Un professore universitario, autore di un libro, viene citato in giudizio per diffamazione da due colleghi a causa di frasi contenute nella prefazione, ritenute lesive della loro reputazione. Le frasi denunciavano presunti conflitti di interesse legati ai familiari dei due docenti e a una casa editrice. Mentre la Corte d'Appello aveva condannato l'autore, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza, affermando la prevalenza del diritto di critica. Secondo la Suprema Corte, le affermazioni, sebbene aspre, rientravano in un più ampio e legittimo dibattito sullo stato del sistema universitario, basandosi su un nucleo di fatti veritieri.
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