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Giurisprudenza Civile

Danno da demansionamento: guida alla prova e risarcimento
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 7209/2024, ha rigettato il ricorso di un istituto di credito, confermando la condanna per aver demansionato un proprio dipendente, ex direttore di agenzia. La Corte ha ribadito che il danno da demansionamento può essere provato anche tramite presunzioni e che la sua quantificazione, effettuata in via equitativa come percentuale della retribuzione, è legittima se adeguatamente motivata.
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Prescrizione risarcimento danni: quando inizia a decorrere
La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, ha stabilito che la prescrizione del diritto al risarcimento danni da fatto illecito decorre dal momento in cui il danneggiato ha, o avrebbe dovuto avere con ordinaria diligenza, conoscenza della riconducibilità causale del danno a un terzo. Nel caso di un'esondazione del 1992, la Corte ha identificato tale momento con il rinvio a giudizio di un funzionario pubblico nel 2000, e non con la successiva sentenza di condanna. Di conseguenza, l'azione risarcitoria, avviata nel 2015, è stata dichiarata prescritta.
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Plusorario medico: quando è base imponibile?
Un medico ha citato in giudizio il proprio datore di lavoro, una struttura sanitaria, per l'omesso versamento dei contributi previdenziali sul compenso percepito per il lavoro in 'plusorario'. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7212/2024, ha stabilito che il compenso per il plusorario medico, essendo strettamente connesso al rapporto di lavoro subordinato, rientra a pieno titolo nell'imponibile previdenziale. La Corte ha rigettato le argomentazioni dell'ospedale, che sosteneva la natura autonoma di tali prestazioni, e ha cassato con rinvio la sentenza d'appello per non essersi pronunciata sulla domanda di risarcimento per il futuro danno pensionistico.
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Estinzione processo Cassazione: rinuncia e spese
Un'azienda manifatturiera aveva impugnato in Cassazione la sentenza che riteneva illegittima una sanzione disciplinare contro un dipendente. Le parti hanno poi depositato un atto di rinuncia congiunta, portando la Corte a dichiarare l'estinzione del processo Cassazione. La decisione chiarisce che, in caso di rinuncia accettata con accordo sulla compensazione delle spese, la Corte non si pronuncia sui costi del giudizio e non sussistono i presupposti per il versamento del doppio contributo unificato.
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Sdemanializzazione tacita: la Cassazione fa chiarezza
Una società edile rivendicava la proprietà di terreni un tempo appartenenti al demanio idrico, sostenendo una sdemanializzazione tacita avvenuta prima della modifica legislativa del 1994. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni dei gradi inferiori. La Corte ha stabilito che non vi fu sdemanializzazione tacita, poiché un successivo atto amministrativo dimostrava una volontà contraria dello Stato. Inoltre, l'azione legale intrapresa dalla società era mirata alla sola ridefinizione dei confini e non a un accertamento della proprietà.
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Interessi moratori PA: la legge speciale non prevale
Una società di factoring ha citato in giudizio un'azienda ospedaliera pubblica per il pagamento di interessi di mora su un contratto di servizi del 2005. Le corti di merito avevano applicato il tasso legale, richiamando le norme speciali sulla contabilità pubblica. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che la disciplina sui ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali (D.Lgs. 231/2002) si applica anche ai contratti con la PA. Di conseguenza, gli **interessi moratori PA** decorrono automaticamente e al tasso più alto pattuito nel contratto, senza necessità di una formale messa in mora.
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Azione revocatoria: quando la vendita è valida?
Una società cooperativa in liquidazione ha tentato un'azione revocatoria contro la vendita di un complesso industriale. La Cassazione ha respinto il ricorso, confermando la validità dell'operazione. La Corte ha ritenuto non provati gli elementi chiave dell'azione, come il danno ai creditori (eventus damni) e la consapevolezza del terzo, data la complessità e la finalità risanatoria dell'intera operazione.
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Subentro commissario straordinario: la Cassazione chiarisce
Una società cooperativa ha continuato a fornire servizi a un ente religioso dopo l'ammissione di quest'ultimo all'amministrazione straordinaria. La cooperativa ha richiesto il pagamento in prededuzione di tutti i suoi crediti, inclusi quelli sorti prima della procedura. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che senza un'esplicita dichiarazione di subentro del commissario straordinario, i crediti anteriori alla procedura non acquisiscono lo status di prededucibilità. La mera prosecuzione del rapporto contrattuale non è sufficiente a configurare un subentro.
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Ricorso in Cassazione inammissibile: limiti del riesame
Una società ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione dopo che un tribunale ha parzialmente respinto la sua richiesta di risarcimento danni in una procedura fallimentare, relativa a vizi immobiliari e costi di urbanizzazione. La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso in Cassazione inammissibile, stabilendo che il ricorso cercava impropriamente di ottenere un riesame dei fatti e della valutazione delle prove, un compito che esula dalla giurisdizione della Corte di Cassazione.
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Calcolo TFR: emolumenti e decisione Cassazione
Un ex dirigente ha citato in giudizio il suo datore di lavoro, un'importante struttura sanitaria, per ottenere il corretto calcolo del TFR, contestando l'esclusione di alcune voci retributive. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della struttura, confermando che il calcolo TFR deve includere tutti gli emolumenti non occasionali legati al rapporto di lavoro e deve essere effettuato sulla retribuzione lorda. La Corte ha inoltre sanzionato la genericità e i vizi procedurali dei motivi di ricorso presentati dall'azienda.
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Privilegio erariale: quando si estingue il credito?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7182/2024, ha stabilito che il privilegio erariale su un immobile si estingue dopo cinque anni dalla registrazione dell'atto se non viene iniziata un'azione esecutiva. La Corte ha chiarito che un semplice 'avviso di liquidazione' non è un atto esecutivo idoneo a interrompere tale termine di decadenza, accogliendo così il ricorso di due istituti di credito contro l'agente della riscossione in una procedura fallimentare.
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Motivo illecito comune: nullità del contratto
Una società in amministrazione giudiziaria ha impugnato l'esclusione del proprio credito da un fallimento. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione di merito. Il contratto alla base del credito è stato ritenuto nullo per motivo illecito comune, in quanto parte di uno schema tra società collegate volto a moltiplicare i costi e ripartire indebitamente utili a danno di un ente pubblico, invece di fornire servizi reali.
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Eccesso di potere giurisdizionale: quando è inammissibile
La Cassazione dichiara inammissibile un ricorso basato su un presunto eccesso di potere giurisdizionale di un giudice amministrativo. La Corte chiarisce che una errata interpretazione della legge non costituisce un'invasione della sfera del legislatore, ma un semplice errore di giudizio non sindacabile sotto questo profilo.
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Rinuncia al ricorso: niente doppio contributo unificato
Una società di servizi idrici, dopo aver presentato ricorso in Cassazione, vi rinuncia. La Corte Suprema dichiara estinto il giudizio, condanna la società a pagare le spese legali alla controparte e chiarisce un punto fondamentale: in caso di rinuncia al ricorso, non è dovuto il versamento del cosiddetto 'doppio contributo unificato', poiché tale misura sanzionatoria si applica solo in casi tassativi come il rigetto o l'inammissibilità.
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Indennità di mensa e TFR: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7181/2024, ha stabilito un principio fondamentale sul calcolo del Trattamento di Fine Rapporto (TFR). Il caso riguardava la richiesta degli eredi di un infermiere di includere diverse voci retributive, tra cui l'indennità di mensa, nel TFR. Mentre i giudici di merito avevano dato ragione ai ricorrenti, la Suprema Corte ha accolto il ricorso dell'ospedale datore di lavoro su un punto cruciale: l'indennità di mensa, per legge, non rientra nella base di calcolo del TFR, a meno che un contratto collettivo non lo preveda esplicitamente. La Corte ha quindi cassato la sentenza e rinviato il caso per un nuovo calcolo.
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Servitù padre di famiglia: i requisiti essenziali
La Corte di Cassazione conferma la decisione di merito che negava la costituzione di una servitù del padre di famiglia su una strada di accesso. La Corte ha stabilito che mancava il requisito fondamentale dell'appartenenza dei fondi (servente e dominante) a un unico proprietario al momento della loro separazione. L'utilizzo della strada da parte dei vicini non derivava da un diritto di servitù, ma dal loro status di comproprietari della strada stessa, escludendo così l'applicazione dell'art. 1062 c.c.
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Legittimazione attiva lavoratore: TFR e fondi pensione
In caso di fallimento del datore di lavoro, la Corte di Cassazione stabilisce che la regola generale riconosce la legittimazione attiva lavoratore per richiedere l'insinuazione al passivo delle quote di TFR non versate al fondo di previdenza complementare. Il trasferimento del TFR si configura di norma come una delegazione di pagamento, che si scioglie con il fallimento, restituendo la titolarità del credito al lavoratore. Sarà onere del curatore fallimentare dimostrare che le parti abbiano invece pattuito una vera e propria cessione del credito a favore del fondo pensione.
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Doppia conforme: ricorso inammissibile in Cassazione
La richiesta di un lavoratore per differenze retributive è stata respinta sia in primo grado che in appello per mancanza di prove. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso finale inammissibile applicando il principio della "doppia conforme", poiché le due decisioni di merito si basavano sulla stessa valutazione dei fatti.
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Sdemanializzazione opere: lo Stato acquisisce tutto
Un privato, successore di un concessionario di un'area demaniale marittima, ha rivendicato la proprietà di alcuni manufatti dopo la sdemanializzazione dell'area. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la sdemanializzazione delle opere demaniali, al pari di altre cause di cessazione della concessione, comporta l'acquisizione automatica e gratuita dei beni non amovibili da parte dello Stato, in applicazione dell'art. 49 del Codice della Navigazione.
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Spese processuali contumace: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7179/2024, si è pronunciata su un caso originato da una controversia immobiliare. La Corte ha dichiarato inammissibile il motivo di ricorso relativo a una presunta evizione parziale, ma ha accolto quello sulle spese processuali. È stato stabilito che non si possono liquidare le spese legali in favore della parte vittoriosa che è rimasta contumace (cioè non si è costituita in giudizio), poiché il rimborso è finalizzato a compensare costi effettivamente sostenuti per la difesa, cosa che non avviene in caso di mancata partecipazione al processo.
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