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Giurisprudenza Civile

Morte avvocato in Cassazione: cosa succede al processo?
Un'ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce le conseguenze della morte dell'avvocato in Cassazione. Il caso riguarda un imprenditore che, dopo aver impugnato la propria dichiarazione di fallimento, perde il suo unico difensore. La Suprema Corte ha stabilito che il processo non va interrotto, ma rinviato. Questa decisione mira a tutelare il diritto di difesa, ordinando alla cancelleria di notificare personalmente alla parte l'accaduto e la nuova data di udienza, per consentirgli di nominare un nuovo legale.
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Diritto di riscatto box: no per le pertinenze
Un inquilino di un alloggio di edilizia residenziale pubblica, dopo aver acquistato l'appartamento, ha citato in giudizio l'ente proprietario per ottenere anche la proprietà del box auto pertinenziale. L'inquilino sosteneva che il suo diritto di riscatto si estendesse anche al box. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che il diritto di riscatto previsto dalla legislazione speciale sull'edilizia pubblica è limitato esclusivamente alle unità abitative e non si applica alle loro pertinenze, come i garage. La Corte ha inoltre escluso che le normative urbanistiche sui parcheggi obblighino l'ente a trasferire la proprietà del box insieme a quella dell'alloggio.
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Prova del debito e fallimento: la Cassazione chiarisce
Una società cooperativa, dichiarata fallita, ricorre in Cassazione contestando la sussistenza dei debiti posti a fondamento della dichiarazione di insolvenza. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, chiarendo che, ai fini fallimentari, costituisce valida prova del debito sia la mancata contestazione in una procedura di pignoramento presso terzi, sia un avviso di accertamento fiscale notificato, anche se non ancora iscritto a ruolo. La Corte ha confermato la correttezza della valutazione dello stato di insolvenza basata su tali debiti e su altri indici, come la cessazione dell'attività d'impresa.
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Gravi difetti: quando un vizio è risarcibile? La Cassazione
La Corte di Cassazione ha stabilito che non tutti i vizi di costruzione rientrano nella categoria dei "gravi difetti" secondo l'art. 1669 c.c. Nel caso specifico di macchie di umidità causate da una cappa da cucina difettosa, la Corte ha confermato la decisione d'appello, negando il risarcimento. Si è chiarito che, per essere considerati gravi, i difetti, anche se relativi a elementi accessori, devono compromettere in modo apprezzabile la funzionalità e il godimento dell'immobile, cosa non avvenuta in questa fattispecie. È stata inoltre esclusa l'applicabilità della tutela risarcitoria generale dell'art. 2043 c.c., poiché le tutele specifiche per i vizi della cosa venduta prevalgono.
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Ricostruzione della carriera: onere della prova
Un dipendente pubblico, dopo aver ottenuto il corretto inquadramento, ha richiesto una ulteriore ricostruzione della carriera per una posizione superiore. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che la progressione non è automatica. Spetta al lavoratore l'onere della prova di possedere tutti i requisiti previsti dalla contrattazione collettiva, inclusa la prova di un punteggio sufficiente per collocarsi utilmente in graduatoria.
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Ricorso inammissibile: i limiti del giudizio
Una società, dichiarata fallita, ha presentato ricorso in Cassazione contestando la valutazione delle prove da parte della Corte d'Appello. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che il giudizio di legittimità non consente un riesame dei fatti, compito esclusivo del giudice di merito. La ricorrente è stata anche condannata per lite temeraria a causa della manifesta infondatezza del ricorso.
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Accreditamento provvisorio: serve il contratto scritto
La Cassazione nega il pagamento a una clinica in regime di accreditamento provvisorio per prestazioni sanitarie fornite a un'ASL. La Corte ha stabilito che, anche in fase transitoria, è indispensabile un contratto scritto che definisca tariffe e limiti di spesa per far sorgere il diritto al corrispettivo.
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Fondo patrimoniale: ricorso inammissibile in Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due coniugi contro la revoca del loro fondo patrimoniale. Il ricorso contestava la legittimazione delle banche creditrici a causa di una fusione non iscritta e di vizi nella procura legale. La Corte ha respinto i motivi, sottolineando la conoscenza effettiva della fusione da parte dei ricorrenti e la possibilità di sanare i vizi di rappresentanza, confermando così la decisione dei giudici di merito sulla revocabilità del fondo patrimoniale.
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Azione revocatoria: ricorso inammissibile in Cassazione
Un creditore ha agito con un'azione revocatoria contro la vendita di un immobile da un padre debitore alla figlia, sostenendo che l'atto fosse lesivo del suo credito. Dopo che sia il Tribunale che la Corte d'Appello hanno respinto la domanda, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso del creditore inammissibile. La decisione si fonda su diversi vizi procedurali del ricorso, tra cui l'applicazione del principio della "doppia sentenza conforme" che limita il riesame dei fatti, e la carenza di specificità dei motivi di impugnazione.
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Transazione commerciale: no interessi se è contributo
Un ente di formazione ha richiesto gli interessi di mora a una Regione per il ritardo nel pagamento di fondi destinati a corsi professionali, sostenendo si trattasse di una transazione commerciale. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che tali fondi sono contributi pubblici erogati per finalità di interesse generale e non il corrispettivo per un servizio. Di conseguenza, non si applica la disciplina sugli interessi di mora automatici prevista per le transazioni commerciali dal D.Lgs. 231/2002.
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Interesse ad agire: quando si può chiedere la nullità
Una socia di un'immobiliare impugnava per nullità un atto di assegnazione di immobili a cui lei stessa aveva partecipato. La Corte d'Appello negava il suo interesse ad agire, non avendo provato un danno concreto. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo un principio fondamentale: chi è parte di un contratto ha sempre l'interesse ad agire per chiederne la nullità, a differenza dei terzi che devono invece dimostrare un pregiudizio specifico. La causa è stata rinviata alla Corte d'Appello per un nuovo esame.
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Azione Revocatoria: quando sorge il credito?
Un imprenditore, dopo aver personalmente garantito un finanziamento aziendale con una fideiussione, vende i suoi principali beni immobili alla madre e alla compagna. Quando la società assicuratrice che ha concesso la garanzia è chiamata a pagare, agisce in revocatoria contro le vendite. La Corte di Cassazione conferma l'azione revocatoria, stabilendo che il credito del garante sorge al momento della concessione della fideiussione, non quando il pagamento viene richiesto. Le vendite, successive a tale momento, sono state quindi correttamente revocate data la consapevolezza del debitore e dei suoi familiari del potenziale danno al creditore.
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Transazioni commerciali: i fondi pubblici lo sono?
Un ente di formazione professionale ha richiesto gli interessi di mora a una Regione per il ritardato pagamento di contributi pubblici, sostenendo che si trattasse di transazioni commerciali. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che l'erogazione di fondi pubblici a seguito di un procedimento amministrativo e di un atto di impegno unilaterale non costituisce una transazione commerciale ai sensi del D.Lgs. 231/2002. La somma versata non era un corrispettivo per un servizio, ma una sovvenzione per coprire i costi di un'attività di interesse pubblico, escludendo così l'applicazione della disciplina sui ritardi di pagamento.
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Notifica avviso udienza: rinvio per diritto difesa
La Corte di Cassazione ha disposto il rinvio di un ricorso contro una sentenza di fallimento. La decisione è scaturita dalla mancata notifica dell'avviso di udienza alla parte ricorrente e dalla scoperta del decesso del suo difensore, vizi procedurali che ledono il diritto di difesa e impongono la rinnovazione della comunicazione.
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Inquadramento e blocco stipendi: regole del transito
Un ex agente di Polizia Penitenziaria, transitato nei ruoli civili, ha richiesto un inquadramento economico superiore basato su tabelle entrate in vigore anni dopo il suo trasferimento. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che per l'inquadramento e blocco stipendi contano le norme vigenti al momento del passaggio. La promozione giuridica ottenuta durante il blocco stipendiale non è sufficiente se non corrisponde a una posizione economica effettivamente percepita.
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Specificità motivi ricorso: inammissibilità e oneri
Una società edile ha visto il suo ricorso in Cassazione dichiarato inammissibile a causa della mancata specificità dei motivi. L'ordinanza sottolinea come, ai sensi dell'art. 366 c.p.c., il ricorrente abbia l'onere di indicare puntualmente le norme violate e le parti della sentenza impugnata, senza poter delegare tale compito alla Corte. Il caso di specie riguardava un'azione revocatoria prescritta nei gradi di merito.
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Prova fallimento: bilanci informali non bastano
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una società contro la propria dichiarazione di fallimento. La società non ha fornito una prova fallimento valida per dimostrare di essere al di sotto delle soglie dimensionali di legge. La Corte ha stabilito che bilanci informali, non approvati e non depositati, così come scritture contabili palesemente inattendibili, sono privi di valore probatorio. L'onere di fornire tale prova ricade interamente sull'imprenditore debitore.
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Onere della prova fallimento: chi deve dimostrarlo?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha dichiarato inammissibile il ricorso del curatore fallimentare contro la revoca di una dichiarazione di fallimento. Il caso verteva sull'onere della prova fallimento a carico di una società che, pur non avendo depositato bilanci recenti, è riuscita a dimostrare di essere al di sotto delle soglie di fallibilità attraverso documentazione alternativa. La Corte ha ribadito che spetta al debitore fornire tale prova e che la valutazione dei fatti e delle prove alternative spetta insindacabilmente al giudice di merito, non potendo essere oggetto di riesame in sede di legittimità.
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Ricorso tardivo: quando l’appello è inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso avverso una sentenza di fallimento. La decisione si fonda sul mancato rispetto del termine di 30 giorni per l'impugnazione, configurando un ricorso tardivo. Il caso evidenzia l'importanza cruciale dei termini processuali nel diritto fallimentare.
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Rinvio per connessione: il caso della supersocietà
Un imprenditore, dichiarato fallito quale socio illimitatamente responsabile di una 'supersocietà di fatto', ricorre in Cassazione. La Corte, rilevando la pendenza di un altro procedimento connesso, dispone con ordinanza interlocutoria il rinvio per connessione della causa, al fine di garantire una trattazione congiunta ed evitare decisioni contrastanti.
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