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Giurisprudenza Civile

Clausola sociale appalti: come si sceglie il CCNL?
Un lavoratore, assunto da una nuova società subentrata in un appalto di servizi socio-sanitari, ha richiesto l'applicazione del CCNL UNEBA in luogo del CCNL Multiservizi. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che la scelta del contratto collettivo non è discrezionale ma vincolata dalle specifiche del capitolato d'appalto. Poiché le mansioni richieste erano di natura socio-sanitaria, la corretta interpretazione della clausola sociale imponeva l'applicazione del CCNL UNEBA, più specifico e pertinente rispetto a quello generico per i multiservizi.
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Terzo datore di pegno: diritti e differenze con il fideiussore
Un soggetto aveva garantito il debito del fratello verso una banca costituendo un pegno sui propri titoli. Dopo aver pagato il debito per evitare l'escussione del pegno, ha chiesto il rimborso al fratello, il quale si è opposto sostenendo di non essere stato preavvisato del pagamento, perdendo così la possibilità di sollevare eccezioni contro la banca. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che la figura del terzo datore di pegno non è assimilabile a quella del fideiussore e, pertanto, non è soggetta all'obbligo di preavviso previsto dall'art. 1952 c.c.
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Clausola sociale: quale CCNL applicare nel cambio appalto
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7362/2024, ha stabilito che per determinare il contratto collettivo (CCNL) applicabile in un cambio appalto, è decisiva l'interpretazione del capitolato speciale. Nel caso esaminato, un lavoratore impiegato in servizi socio-sanitari si è visto applicare un CCNL diverso (Multiservizi) da quello precedente (UNEBA) dalla nuova azienda appaltatrice, con una riduzione della quattordicesima mensilità. La Suprema Corte ha annullato la decisione d'appello, affermando che la natura specifica delle mansioni descritte nel capitolato, implicanti assistenza diretta al paziente, imponeva l'applicazione del CCNL UNEBA, in virtù della clausola sociale prevista. La scelta del CCNL non è una libera prerogativa dell'imprenditore se il bando di gara fornisce indicazioni precise.
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Cessione del credito e azione revocatoria: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7395/2024, ha stabilito che in caso di cessione del credito, il nuovo creditore può subentrare e proseguire l'azione revocatoria iniziata dal creditore originario. La Corte ha rigettato i ricorsi dei debitori che contestavano tale successione nel processo e la sussistenza dei presupposti per la revoca di atti di disposizione patrimoniale, confermando la decisione della Corte d'Appello.
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Sanzione disciplinare: l’accordo non si riapre
Un dipendente pubblico, inizialmente licenziato per false attestazioni di presenza, accetta in sede di conciliazione giudiziale una sanzione disciplinare ridotta a sei mesi di sospensione. Successivamente assolto in sede penale, chiede la revoca della sanzione. La Corte di Cassazione ha stabilito che l'accordo di conciliazione è tombale e non può essere riaperto, poiché la condotta disciplinare concordata era diversa e autonoma rispetto al reato per cui è intervenuta l'assoluzione.
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Giurisdizione lavoro NATO: la parola al giudice locale
Una lavoratrice civile di un contingente italiano NATO in Bosnia ha citato in giudizio il Ministero della Difesa in Italia per differenze retributive. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la carenza di giurisdizione del giudice italiano. Secondo la Corte, per le controversie di lavoro del personale locale assunto da forze NATO all'estero, la competenza spetta ai tribunali dello Stato in cui si svolge l'attività lavorativa (in questo caso, la Bosnia Erzegovina), in applicazione della Convenzione di Londra del 1951.
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Ricorso inammissibile: quando i motivi sono fattuali
Una società, condannata in primo e secondo grado per la mancata stipula di un contratto di franchising, ha presentato ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che i motivi presentati erano generici, confusi e miravano a una nuova valutazione dei fatti, compito che non spetta al giudice di legittimità. La decisione sottolinea l'importanza di formulare motivi di ricorso basati su questioni di diritto e non su contestazioni fattuali.
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Demansionamento: la guida alla valutazione corretta
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7353/2024, ha annullato una sentenza di merito che aveva confermato il demansionamento di un dipendente bancario. La Corte ha stabilito che per valutare un caso di demansionamento non basta un'analisi superficiale, ma è necessaria una comparazione concreta e dettagliata tra le vecchie e le nuove mansioni, basata sulle declaratorie contrattuali e su specifici parametri qualitativi e quantitativi, per tutelare il patrimonio professionale del lavoratore.
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Prescrizione rivalutazione contributiva: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7373/2024, ha confermato la prescrittibilità del diritto alla rivalutazione contributiva per esposizione ad amianto. Il termine decennale di prescrizione decorre dal momento in cui il lavoratore acquisisce consapevolezza dell'esposizione, momento che la Corte ha identificato con la presentazione della domanda di certificazione all'INAIL. Una successiva domanda all'INPS, presentata oltre dieci anni dopo tale data, è stata quindi ritenuta tardiva.
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Ipoteca su immobile da costruire: quando è valida?
Una società che aveva acquistato un appartamento in costruzione tramite permuta ha contestato l'ipoteca su immobile da costruire iscritta da un ente di riscossione contro la ditta costruttrice. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che un immobile si considera giuridicamente 'esistente', e quindi ipotecabile, una volta completate le sue parti strutturali essenziali, anche in assenza di finiture e impianti.
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Indennizzo contratti a termine: prova del danno non serve
La Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte d'Appello che dichiarava inammissibile il ricorso di un'amministrazione pubblica. Il caso riguarda un lavoratore che ha ottenuto un indennizzo per la reiterazione abusiva di contratti a termine. La Suprema Corte ha ribadito che l'indennizzo previsto dall'art. 32, comma 5, L. n. 183/2010 costituisce una forma di danno presunto, di natura sanzionatoria (definito "danno comunitario"), che esonera il lavoratore dall'onere di provare la perdita di chance o qualsiasi altro pregiudizio specifico.
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Incompatibilità vigili del fuoco: la Cassazione chiarisce
Un vigile del fuoco volontario, cancellato dall'elenco per una presunta incompatibilità professionale, viene reintegrato. La Corte di Cassazione stabilisce che la semplice potenziale idoneità a svolgere attività nel settore antincendio non è sufficiente a determinare l'incompatibilità vigili del fuoco. È necessario un esercizio effettivo dell'attività come titolare o amministratore, interpretando la norma in senso restrittivo.
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Dispositivo e motivazione: come interpretare la sentenza
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7340/2024, ha chiarito il rapporto tra dispositivo e motivazione di una sentenza. Nel caso esaminato, una Corte d'Appello aveva erroneamente ritenuto accolta una domanda di revocatoria basandosi solo sulla motivazione di una sentenza di primo grado, nonostante il dispositivo si pronunciasse unicamente sulla nullità di un pegno. La Cassazione ha cassato la sentenza d'appello, affermando che il dispositivo chiaro e inequivocabile prevale sulla motivazione e non può essere contraddetto da essa. Non si può 'immaginare' una statuizione che il giudice non ha pronunciato nel suo comando finale.
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Prelievo abusivo di energia: quando è legittimo?
Un utente contesta una maxi-bolletta per consumi elettrici, calcolata a seguito della scoperta di un contatore manomesso. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, confermando la decisione della corte d'appello. La Corte ha ritenuto che le argomentazioni del ricorrente fossero un tentativo di riesaminare i fatti, validando il metodo di calcolo presuntivo utilizzato dal fornitore per quantificare il prelievo abusivo di energia e sanzionando l'utente per lite temeraria.
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Vendita concorsuale: no a cancellazione ipoteca
Una società creditrice ha contestato la cancellazione di un'ipoteca su un immobile venduto dal curatore fallimentare in esecuzione di un contratto preliminare per una prima casa. Le Sezioni Unite della Cassazione hanno stabilito che tale operazione non costituisce una "vendita concorsuale" ai sensi dell'art. 108 della Legge Fallimentare e, di conseguenza, non gode dell'"effetto purgativo" che consente di cancellare le ipoteche preesistenti. La Corte ha chiarito che il curatore, in questo caso, adempie semplicemente a un'obbligazione contrattuale del fallito, senza porre in essere una procedura di liquidazione competitiva.
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Ingiunzione fiscale per canoni idrici: sì al privato
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7365/2024, ha stabilito che una società privata, concessionaria del servizio di riscossione per un ente pubblico, è legittimata a emettere un'ingiunzione fiscale per il recupero di canoni idrici non pagati. La Corte ha ribaltato le decisioni dei giudici di merito, i quali ritenevano tale strumento riservato esclusivamente alla Pubblica Amministrazione. Attraverso una complessa ricostruzione normativa, la sentenza afferma che la legislazione vigente estende questa facoltà ai concessionari iscritti in appositi albi, anche se operano in forma societaria privata e con scopo di lucro, quando svolgono funzioni di rilievo pubblico.
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Nullità contratti swap: la Cassazione decide
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha stabilito la nullità dei contratti swap quando l'intermediario omette di indicare elementi essenziali come il valore iniziale (mark to market), i costi impliciti e gli scenari probabilistici. Nel caso esaminato, una società alberghiera aveva stipulato un contratto derivato con un istituto di credito. La Suprema Corte, riformando la decisione di merito che aveva concesso solo un risarcimento, ha dichiarato la nullità strutturale del contratto per indeterminatezza dell'oggetto, sottolineando che la trasparenza su tutti i costi e i rischi è un requisito di validità e non solo un obbligo informativo.
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Termine breve appello: quando scatta il countdown?
Un ente previdenziale propone due appelli contro una sentenza di primo grado che dava ragione a un medico in una causa di lavoro. Il primo appello è inammissibile, il secondo è presentato oltre 30 giorni dopo il primo. La Corte di Cassazione, confermando la decisione della Corte d'Appello, stabilisce che il deposito del primo appello, sebbene inammissibile, fa scattare il termine breve appello di 30 giorni. Di conseguenza, il secondo appello è tardivo e viene respinto.
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Esposizione all’amianto: il giudicato blocca i benefici
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un lavoratore che chiedeva i benefici contributivi per esposizione all'amianto. La decisione si fonda sull'esistenza di una precedente sentenza passata in giudicato che aveva già escluso l'esposizione qualificata per un primo periodo, e sulla mancata dimostrazione da parte del lavoratore di un cambiamento delle mansioni o dell'ambiente di lavoro per il periodo successivo. Il giudicato, pertanto, ha precluso la nuova domanda.
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Clausola Sociale e CCNL: la scelta vincolante
Un lavoratore, assunto da una nuova società in un cambio di appalto ospedaliero, si è visto applicare un CCNL diverso e meno favorevole rispetto a quello previsto. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7359/2024, ha stabilito che la clausola sociale contenuta nel capitolato d'appalto è vincolante e prevale sulla scelta dell'impresa. Se il capitolato descrive attività socio-sanitarie, deve essere applicato il CCNL di quel settore (in questo caso, UNEBA), anche se non esplicitamente nominato. La sentenza chiarisce che l'interpretazione del contratto di appalto è decisiva per individuare il trattamento economico e normativo corretto per i lavoratori.
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