LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Giurisprudenza Civile

Assegno divorzile e legge inglese: i limiti della Cassazione
In un caso di divorzio internazionale, la Corte di Cassazione conferma la decisione di merito che ha applicato la legge inglese per determinare l'assegno divorzile. Il ricorso dell'ex marito, che contestava la valutazione economica delle prove, è stato respinto. La Corte ha ribadito che il giudizio di legittimità non può riesaminare i fatti, ma solo verificare la corretta applicazione delle norme, anche quando la disciplina processuale italiana si combina con il diritto sostanziale straniero.
Continua »
Interesse ad agire espulsione: la Cassazione decide
Un cittadino straniero, dopo aver ottenuto lo status di rifugiato, ha impugnato un precedente decreto di espulsione, sostenendo di avere ancora interesse al suo annullamento per futuri risarcimenti e in caso di revoca della protezione. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che l'ottenimento della protezione internazionale elimina definitivamente il decreto di espulsione, facendo così cessare ogni interesse ad agire espulsione e la materia del contendere.
Continua »
Compensatio lucri cum damno: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'indennizzo percepito per danni da emotrasfusione infetta deve sempre essere detratto dal risarcimento del danno, applicando il principio della compensatio lucri cum damno. La Corte ha chiarito che tale principio è rilevabile d'ufficio dal giudice, anche in assenza di prove tempestive, per evitare un ingiusto arricchimento del danneggiato. La sentenza di merito che aveva negato la detrazione è stata cassata con rinvio.
Continua »
Termine a comparire: Cassazione annulla la sentenza
Un uomo, dichiarato padre di una minore in primo grado e in appello, ha fatto ricorso in Cassazione lamentando vizi di notifica. La Suprema Corte ha respinto il motivo relativo alla presunta firma falsa sull'avviso di ricevimento, ma ha accolto quello sulla violazione del termine a comparire minimo di 90 giorni. Di conseguenza, ha annullato la sentenza impugnata, statuendo che il mancato rispetto di tale termine rende nullo il procedimento, e ha rinviato la causa alla Corte d'Appello per un nuovo esame.
Continua »
Giurisdizione obbligazioni alimentari: decide l’Italia
Una coppia, divorziata in Albania, vive in Italia con i figli. La ex moglie chiede la revisione dell'assegno di mantenimento per i figli. L'ex marito contesta la competenza dei tribunali italiani. La Corte di Cassazione, applicando il Regolamento CE n. 4/2009, stabilisce che la giurisdizione per le obbligazioni alimentari spetta al giudice italiano, in quanto sia il creditore (la madre e i figli) sia il debitore (il padre) hanno la loro residenza abituale in Italia.
Continua »
Pensione a superstiti: No se il lavoro non è terapeutico
La Corte di Cassazione ha negato il diritto alla pensione a superstiti a una figlia maggiorenne, totalmente inabile e a carico del genitore defunto, a causa di un'attività lavorativa svolta. Sebbene il lavoro avesse un reddito minimo e una valenza terapeutica attestata da un medico, non rispettava i rigidi requisiti previsti dall'art. 46 del d.l. n. 248/2007. La Corte ha stabilito che, per non perdere il diritto alla pensione, l'attività lavorativa deve essere svolta esclusivamente presso datori di lavoro specifici (come cooperative sociali) e con determinate forme contrattuali (es. apprendistato), condizioni non soddisfatte nel caso di specie. Il basso reddito non è stato ritenuto sufficiente a superare il mancato rispetto di tali presupposti normativi.
Continua »
Improcedibilità dell’appello: errore sanabile
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 23109/2025, ha stabilito un importante principio in materia di processo telematico. Il caso riguardava un appello dichiarato inammissibile perché l'appellante aveva depositato copie PDF dell'atto e delle ricevute di notifica PEC, anziché i file originali (.eml o .msg). La Suprema Corte ha annullato tale decisione, chiarendo che tale errore costituisce una nullità sanabile e non causa l'improcedibilità dell'appello, specialmente se la controparte si è regolarmente costituita in giudizio, dimostrando che l'atto ha raggiunto il suo scopo.
Continua »
Coesione familiare: sì al permesso senza visto
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20020/2025, ha stabilito un importante principio in materia di coesione familiare. È stato confermato che un cittadino straniero, entrato legalmente in Italia in esenzione da visto (ad esempio, per turismo), può ottenere un permesso di soggiorno per motivi familiari direttamente sul territorio nazionale, senza dover rientrare nel proprio Paese per richiedere un apposito visto. La Corte ha chiarito che la condizione di "regolarmente soggiornante", richiesta dalla legge per la coesione familiare, è soddisfatta anche da chi si trova in Italia durante il periodo di validità del proprio ingresso legale, come i 90 giorni concessi per turismo. Questa decisione privilegia la tutela dell'unità familiare rispetto a un'interpretazione formalistica delle norme sull'immigrazione.
Continua »
Vivenza a carico: indennizzo negato senza prova
La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di negare l'assegno 'una tantum' alla vedova di un uomo deceduto a causa di emotrasfusioni infette. Il motivo del rigetto risiede nella mancata dimostrazione del requisito della 'vivenza a carico', ovvero della dipendenza economica dal coniuge defunto. La Corte ha stabilito che tale presupposto è ancora essenziale ai fini del beneficio e che la semplice coabitazione non è una prova sufficiente.
Continua »
TFR e divorzio: niente quota se versato in un fondo
Con la sentenza n. 20132/2025, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale in materia di TFR e divorzio. Se un coniuge trasferisce il proprio TFR maturato in un fondo di previdenza complementare prima dell'inizio della causa di divorzio, l'altro coniuge non ha diritto alla quota del 40% prevista dalla legge. Questo atto è considerato una legittima disposizione del credito, non una percezione. Tuttavia, la rendita pensionistica derivante da tale conferimento deve essere considerata per la determinazione o la modifica dell'assegno di divorzio, come avvenuto nel caso di specie con l'aumento dell'assegno dal tribunale di merito.
Continua »
Addebito della separazione: quando si perde l’assegno
Una moglie ricorre in Cassazione contro l'addebito della separazione a suo carico, che le ha fatto perdere il diritto all'assegno di mantenimento. Sostiene che il suo tradimento sia avvenuto quando il matrimonio era già in crisi e che la norma sulla perdita del mantenimento sia incostituzionale. La Corte Suprema respinge il ricorso, affermando che un'infedeltà può essere la causa decisiva della rottura anche in un rapporto già deteriorato. Inoltre, la perdita dell'assegno come conseguenza dell'addebito è legittima e bilancia correttamente i doveri coniugali con la solidarietà.
Continua »
Verbale ispettivo: valore probatorio e difesa in giudizio
Una società cooperativa ha impugnato un'ordinanza ingiunzione per violazioni in materia di lavoro, basata su un verbale ispettivo. La Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che eventuali vizi procedurali della fase amministrativa, come il negato accesso agli atti, sono superati dal giudizio di opposizione, che riesamina l'intero rapporto. La Corte ha inoltre ribadito che le dichiarazioni dei lavoratori raccolte dagli ispettori, pur non avendo fede privilegiata, costituiscono materiale probatorio liberamente apprezzabile dal giudice, che può fondare su di esse la propria decisione in assenza di prove contrarie concrete.
Continua »
Distrazione delle spese: errore materiale se omessa
La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha stabilito che la mancata pronuncia sulla richiesta di distrazione delle spese a favore del difensore antistatario costituisce un errore materiale. Di conseguenza, tale omissione può essere sanata attraverso la più snella procedura di correzione, senza necessità di impugnare il provvedimento. Nel caso specifico, un avvocato aveva ottenuto la condanna della controparte al pagamento delle spese legali, ma il dispositivo della sentenza non includeva la distrazione a suo favore. La Corte ha accolto l'istanza di correzione, modificando l'ordinanza originale per includere l'attribuzione diretta delle spese al legale.
Continua »
Legittimazione passiva banca: chi citare in giudizio?
Una società cooperativa in liquidazione coatta amministrativa ha citato in giudizio un istituto di credito per ottenere la restituzione di somme pagate a terzi dopo l'apertura della procedura. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di merito, stabilendo il difetto di legittimazione passiva della banca. L'azione per l'inefficacia dei pagamenti deve essere diretta contro i beneficiari effettivi (accipiens) delle somme e non contro la banca, che ha agito come semplice delegata all'esecuzione dei pagamenti.
Continua »
Domicilio digitale: notifica PEC sempre valida?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso perché notificato oltre il termine di 60 giorni. La questione centrale riguarda il domicilio digitale: la notifica della sentenza all'indirizzo PEC del difensore è stata ritenuta valida, nonostante il legale avesse tentato di limitarne l'uso alle sole comunicazioni. La Corte ha stabilito che l'indicazione di un indirizzo PEC lo qualifica come domicilio digitale per tutte le notificazioni, senza possibilità di limitazioni unilaterali.
Continua »
Pagamento post insolvenza: inefficacia e onere prova
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società intermediaria che aveva ricevuto un pagamento da un'altra società lo stesso giorno in cui quest'ultima era stata dichiarata insolvente. La Corte ha stabilito che, in assenza di prove concrete del trasferimento della somma a una terza parte (in questo caso, una compagnia assicuratrice), il pagamento post insolvenza è da considerarsi inefficace nei confronti dei creditori. L'onere di provare la propria carenza di legittimazione passiva ricade interamente su chi riceve il pagamento, e il danno per la massa dei creditori è presunto in via assoluta.
Continua »
Pagamento debitor debitoris: chi citare in giudizio?
La Corte di Cassazione, con ordinanza, ha stabilito che, in caso di fallimento del debitore, l'azione per dichiarare l'inefficacia di un pagamento debitor debitoris eseguito dopo l'apertura della procedura concorsuale deve essere intentata contro il creditore che ha ricevuto la somma (accipiens) e non contro il terzo debitore che ha materialmente effettuato il pagamento. Il ricorso della procedura è stato dichiarato inammissibile per aver citato in giudizio il soggetto sbagliato.
Continua »
Legittimazione passiva banca: chi citare in giudizio?
La Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale sulle azioni di recupero crediti in procedure concorsuali. In caso di pagamenti eseguiti dalla banca su ordine di una società dopo l'apertura della liquidazione, l'azione per dichiarare l'inefficacia di tali pagamenti deve essere rivolta contro i terzi creditori che hanno ricevuto le somme, non contro l'istituto di credito. La Corte ha stabilito che la banca, agendo come mera delegata, non ha la legittimazione passiva per questo tipo di azione, che spetta unicamente al beneficiario effettivo del pagamento (accipiens).
Continua »
Valutazione delle prove: il limite della Cassazione
Un assicurato ricorre in Cassazione dopo che la sua richiesta di indennizzo per tentato furto è stata respinta in due gradi di giudizio. La Corte Suprema dichiara il ricorso inammissibile, sottolineando che non può riesaminare la valutazione delle prove (come la tardività di una querela o l'attendibilità di un teste), compito esclusivo del giudice di merito.
Continua »
Elezione di domicilio: quando è valida la notifica?
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso relativo a un contenzioso per lavori edili e una richiesta di risarcimento per ingiuria. La questione centrale riguardava la validità della notifica dell'atto di citazione, effettuata presso la residenza anagrafica anziché al domicilio eletto nel contratto. La Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che l'elezione di domicilio in un contratto non ha carattere esclusivo, salvo espressa pattuizione. Pertanto, la notifica alla residenza anagrafica resta valida, soprattutto se la parte non ha adempiuto all'onere di comunicare il cambio di residenza.
Continua »