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Giurisprudenza Civile

Visto e piaciuto: quando la garanzia per vizi è esclusa
Un acquirente di un'auto usata, non consumatore, ha citato in giudizio i venditori per vizi palesi, chiedendo riduzione del prezzo e risarcimento. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che la clausola "visto e piaciuto" esclude la garanzia per difetti facilmente riconoscibili con l'ordinaria diligenza, dato che l'acquirente aveva accettato il veicolo nello stato in cui si trovava dopo averlo visionato.
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Impugnazione licenziamento avvocato: serve la procura?
La Corte di Cassazione conferma che l'impugnazione del licenziamento inviata dall'avvocato è inefficace se priva di una procura scritta anteriore. Nel caso esaminato, due lavoratrici avevano perso il diritto di contestare il licenziamento perché la lettera del loro legale era stata inviata senza che egli fosse stato precedentemente munito di mandato scritto, e la società datrice di lavoro ne aveva contestato la validità. La Corte ha ribadito che la ratifica successiva non sana il difetto, confermando la decadenza del diritto all'impugnazione.
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Pagamenti post fallimento: a chi chiedere i soldi?
La Corte di Cassazione chiarisce un punto cruciale sui pagamenti post fallimento. Un'impresa fallita aveva continuato a effettuare pagamenti a un creditore tramite una banca. Il curatore fallimentare ha citato in giudizio la banca per ottenere la restituzione delle somme. La Suprema Corte ha stabilito che l'azione di inefficacia deve essere rivolta contro il creditore che ha effettivamente ricevuto il denaro (l'accipiens), e non contro la banca, che ha agito solo come intermediario. La sentenza precedente è stata quindi annullata con rinvio.
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Regolamento di competenza: quando è l’unico rimedio
La Corte di Cassazione chiarisce un importante principio processuale: in un giudizio con più domande, se il giudice si pronuncia sul merito di una e dichiara la propria incompetenza territoriale su un'altra, tale declaratoria può essere contestata solo con il regolamento di competenza e non con l'appello. La Corte ha rigettato sia il ricorso principale di una società, volto a rimettere in discussione la valutazione delle prove, sia quello incidentale di un agente, che aveva erroneamente appellato la decisione sull'incompetenza, confermando la necessità di utilizzare lo strumento processuale corretto per ogni tipo di doglianza.
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Prova incarico professionale: Cassazione chiarisce
Uno studio di commercialisti si è visto rigettare la domanda di ammissione al passivo per compensi professionali dal tribunale, per mancata prova scritta dell'incarico. La Cassazione ha accolto il ricorso, affermando che la prova dell'incarico professionale non richiede la forma scritta e può essere fornita con ogni mezzo, anche con presunzioni. I documenti prodotti non possono essere ritenuti inammissibili solo perché la loro pertinenza non è stata dettagliata singolarmente. Il caso è stato rinviato al tribunale per un nuovo esame.
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Transazione con il Comune: nullità senza impegno di spesa
Un avvocato ha richiesto il pagamento di compensi professionali a un Comune sulla base di un accordo transattivo. L'ente locale si è opposto, eccependo la nullità della transazione per mancanza del necessario impegno di spesa. La Corte di Cassazione ha confermato la nullità dell'accordo, ribadendo che qualsiasi contratto stipulato da un ente locale che comporti una spesa deve essere assistito, a pena di nullità, dalla relativa copertura finanziaria e da uno specifico impegno contabile. Il diritto del professionista al compenso per l'attività svolta, tuttavia, rimane salvo e può essere fatto valere sulla base del contratto di patrocinio originario.
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Onere della prova contratto d’opera: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di merito che riduceva il compenso dovuto a un'azienda di grafica, per non aver fornito l'onere della prova circa l'avvenuta consegna del prodotto principale commissionato. L'ordinanza ribadisce che spetta al prestatore del servizio dimostrare di aver adempiuto alla propria obbligazione contrattuale. I tentativi della ricorrente di far rivalutare le prove documentali (email) in sede di legittimità sono stati dichiarati inammissibili, in quanto la Cassazione non può sostituirsi al giudice di merito nell'apprezzamento dei fatti.
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Giudicato esterno: l’appello inammissibile
Una coppia ha intentato una causa contro appaltatori e un acquirente in merito a un'operazione immobiliare, chiedendo vari risarcimenti. Le loro richieste sono state respinte sia in primo grado che in appello perché le questioni erano già state risolte da una precedente sentenza definitiva (giudicato esterno). La Corte di Cassazione ha confermato l'inammissibilità del ricorso, ribadendo che non è possibile riaprire controversie già decise e che i motivi di impugnazione devono essere specifici e pertinenti.
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Rifiuto trasferimento lavoratore: quando è legittimo?
Un'ordinanza della Cassazione analizza il caso di licenziamento di una dipendente a seguito del suo rifiuto trasferimento lavoratore. La Corte ha stabilito che, anche in presenza di un trasferimento potenzialmente illegittimo, il rifiuto del lavoratore di prendere servizio nella nuova sede deve essere sorretto da buona fede, altrimenti il licenziamento è legittimo. Nel caso specifico, la chiusura totale della sede originaria e la genericità delle motivazioni familiari addotte dalla lavoratrice hanno reso il suo rifiuto contrario a buona fede.
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Accordo privato prevale sulla proroga amministrativa
La Corte di Cassazione ha stabilito che un accordo privato, stipulato tra un proprietario terriero e una società costruttrice, prevale sui provvedimenti amministrativi di proroga dell'occupazione temporanea di un fondo. La Corte d'Appello aveva erroneamente ignorato l'esistenza di un 'verbale di concordamento' che fissava termini e modalità specifiche per la proroga. La Cassazione ha cassato la sentenza, affermando che l'accordo privato crea una legge speciale tra le parti che deve essere rispettata, anche se i provvedimenti amministrativi di per sé non sono atti recettizi. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione che tenga conto della centralità dell'accordo.
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Valutazione prove: il giudice decide quale è fidata
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'azienda contro una sanzione dell'Ispettorato del Lavoro per uso illecito di manodopera. Il caso verteva sulla valutazione delle prove, in particolare se dare più peso alle dichiarazioni rese dai lavoratori agli ispettori nell'immediatezza dei fatti o alle testimonianze rese in tribunale anni dopo. La Corte ha ribadito che la valutazione delle prove e dell'attendibilità dei testimoni è una prerogativa insindacabile del giudice di merito, non censurabile in sede di legittimità se non per vizi specifici e gravi, qui non riscontrati.
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Indennizzo durata irragionevole: nuovo risarcimento
Una società, creditrice in una procedura fallimentare durata oltre 10 anni, ha ottenuto un secondo indennizzo per durata irragionevole del processo. La Corte d'Appello di Ancona ha liquidato un'ulteriore somma di 800 euro, calcolata sulla base di 400 euro per ogni anno di ritardo aggiuntivo maturato dopo una precedente condanna, tenendo conto della natura chirografaria del credito e della limitata aspettativa di pagamento.
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Cessione credito in blocco: la prova della titolarità
La Corte di Appello di Ancona ha riformato una sentenza di primo grado, stabilendo che nella cessione del credito in blocco, la prova della titolarità del credito può essere fornita anche tramite una dichiarazione della banca cedente e dal comportamento del debitore che, contestando il merito del debito, riconosce implicitamente la cessione. La Corte ha inoltre confermato la validità di un contratto di mutuo con ammortamento alla francese, rigettando l'eccezione di nullità per indeterminatezza, in linea con una recente pronuncia delle Sezioni Unite della Cassazione.
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Taratura autovelox: obbligatoria la verifica periodica
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del Ministero delle Infrastrutture, confermando l'annullamento di una sanzione per eccesso di velocità rilevata con telelaser. La decisione si fonda sulla mancata prova, da parte dell'amministrazione, della periodica verifica di funzionalità e della taratura dell'autovelox, oneri probatori che non possono essere soddisfatti dal solo certificato di omologazione o dall'autotest del dispositivo.
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Etichettatura carni pollame: chi è responsabile?
Un consorzio è stato sanzionato per una presunta violazione delle norme sull'etichettatura carni di pollame. La Corte di Cassazione ha annullato la sanzione, chiarendo che per essere ritenuta responsabile, un'organizzazione non deve solo essere titolare del disciplinare di produzione, ma deve essere provata anche la sua concreta responsabilità nella tracciabilità del prodotto lungo l'intera filiera. La Corte ha rinviato il caso alla Corte d'Appello per una nuova valutazione dei fatti.
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Compensazione spese legali: quando è illegittima?
La Corte di Cassazione ha stabilito che la 'serialità della causa' non è una ragione valida per la compensazione spese legali. In un caso di responsabilità solidale tra un Comune e una cooperativa, la Corte ha annullato la decisione di merito che aveva parzialmente compensato le spese legali a danno dei lavoratori vittoriosi, ritenendo la motivazione illogica e non conforme ai principi di 'gravi ed eccezionali ragioni' richiesti dalla legge.
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Ricorso inammissibile: le questioni nuove in Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un lavoratore in una causa di lavoro. Il motivo è che il ricorrente ha introdotto per la prima volta in sede di legittimità delle "questioni nuove", come la risoluzione di un accordo transattivo per inadempimento, senza dimostrare di averle già sollevate nei gradi di merito. La Corte ha ribadito che l'appello deve essere autosufficiente e non può basarsi su argomenti non trattati in precedenza, confermando la decisione della Corte d'Appello che aveva riconosciuto un credito inferiore basato sull'accordo privato tra le parti.
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Inammissibilità ricorso cassazione: i motivi spiegati
Un agente commerciale si è visto respingere il proprio ricorso dalla Corte di Cassazione. La decisione si fonda sull'inammissibilità dei motivi presentati, tra cui la confusione delle censure, la mancata autosufficienza e l'introduzione di nuove questioni. Questo caso evidenzia le regole stringenti per l'accesso al giudizio di legittimità, confermando che l'inammissibilità del ricorso cassazione scatta quando non vengono rispettati precisi requisiti formali e sostanziali.
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Responsabilità avvocato causa persa: il dovere di diligenza
Una cliente ha citato in giudizio il proprio avvocato per responsabilità professionale dopo che il ricorso per cassazione da lui redatto è stato dichiarato inammissibile. I tribunali di merito avevano respinto la richiesta di risarcimento, ritenendo che la causa originaria sarebbe stata comunque persa. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha invece sollevato la questione cruciale sulla responsabilità dell'avvocato in una causa persa. Ha stabilito di rinviare il caso a pubblica udienza per approfondire se la condotta negligente del legale, anche in un contenzioso dall'esito sfavorevole, costituisca comunque una violazione del diritto di difesa del cliente, meritevole di risarcimento almeno per le spese legali sostenute.
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Recesso giusta causa agente: la Cassazione decide
Un'ordinanza della Corte di Cassazione conferma la legittimità del recesso per giusta causa di un agente che aveva omesso di versare alla società preponente le somme incassate dai clienti. La Corte ha ritenuto tale condotta, unita all'alterazione dello stato delle pratiche nel sistema informativo, una violazione talmente grave del rapporto fiduciario da giustificare la risoluzione immediata del contratto, negando all'agente il diritto a qualsiasi indennità. Il ricorso dell'agente è stato dichiarato inammissibile.
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