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Giurisprudenza Civile

Contratto di mutuo senza TAN: è valido? La Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16456/2024, ha stabilito che un contratto di mutuo senza l'esplicita indicazione del TAN (Tasso Annuo Nominale) non è necessariamente nullo. Se il tasso di interesse è chiaramente determinabile attraverso altri elementi presenti nel contratto, come il TAEG (Tasso Annuo Effettivo Globale), l'importo delle singole rate e il piano di ammortamento dettagliato, i requisiti di trasparenza e determinatezza imposti dalla legge sono soddisfatti. La Corte ha respinto il ricorso di un mutuatario che contestava la validità del proprio finanziamento per questa ragione, confermando la decisione della Corte d'Appello che aveva ritenuto il contratto pienamente valido.
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Diritto di ritenzione: officina vince in Cassazione
Un automobilista contesta il costo delle riparazioni, sostenendo di non averle autorizzate. L'officina si avvale del diritto di ritenzione, trattenendo il veicolo. La Corte di Cassazione conferma le decisioni dei gradi precedenti, dando ragione all'officina e chiarendo i presupposti per l'esercizio del diritto di ritenzione e i limiti del sindacato sulla valutazione dei testimoni.
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Compensazione spese legali: la novità della questione
Un lavoratore, dopo aver vinto una causa per il pagamento di indennità, si è visto compensare le spese legali in appello a causa della 'novità della questione'. Ha quindi fatto ricorso in Cassazione, sostenendo che la questione non fosse nuova. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando che la compensazione spese legali è legittima quando la giurisprudenza su un determinato argomento non è ancora consolidata, ma in fase di formazione, rendendo l'esito della lite oggettivamente incerto per le parti.
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Abusiva concessione di credito: prova del danno
Una società alberghiera ha citato in giudizio un istituto di credito per abusiva concessione di credito. La Corte di Cassazione, con ordinanza 16448/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso della società, confermando la decisione della Corte d'Appello. Il motivo principale è la mancata prova specifica del danno, che in questi casi consiste nell'aggravamento del dissesto finanziario e non nella semplice esposizione debitoria. Il ricorso è stato inoltre ritenuto inammissibile per vizi procedurali, come la mescolanza di diversi motivi di impugnazione.
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Nullità provvedimento giudiziario senza firma relatore
La Corte di Cassazione ha dichiarato la nullità di un'ordinanza di estinzione del processo emessa da una Corte d'Appello perché priva della firma del giudice relatore. Secondo la Suprema Corte, un provvedimento che, pur avendo forma di ordinanza, decide in via definitiva sul processo ha natura sostanziale di sentenza. La mancanza della sottoscrizione del relatore, richiesta dall'art. 132 c.p.c., costituisce una nullità insanabile, rilevabile d'ufficio, che comporta la cassazione del provvedimento con rinvio al giudice precedente. Questa decisione sottolinea l'importanza dei requisiti formali per la validità degli atti giudiziari.
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Affidamento di fatto: prova senza contratto scritto
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16445/2024, ha stabilito che per i rapporti bancari sorti prima del 1992, la prova di un'apertura di credito non necessita di un contratto scritto. L'esistenza di un "affidamento di fatto" può essere dimostrata attraverso il comportamento concludente delle parti, come la sistematica accettazione di scoperti di conto. La Corte ha cassato la sentenza d'appello che, richiedendo la prova scritta, aveva erroneamente considerato prescritto il diritto di un cliente a recuperare somme indebitamente pagate.
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Ricorso inammissibile: motivi generici e autosufficienza
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un debitore e un fideiussore contro una società di servicing. La decisione si fonda sulla violazione del principio di autosufficienza, in quanto i ricorrenti non hanno allegato gli atti necessari a sostenere le loro tesi, e sulla genericità delle critiche mosse alla consulenza tecnica d'ufficio (CTU) in materia di usura. La Corte ribadisce che il giudizio di legittimità non può trasformarsi in una nuova valutazione del merito della causa.
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Termine lungo impugnazione: un giorno fa la differenza
La Cassazione dichiara inammissibile un ricorso perché notificato un giorno dopo la scadenza del termine lungo impugnazione. L'ordinanza analizza il calcolo del termine, includendo la sospensione feriale e quella straordinaria per Covid-19, sottolineando l'importanza del rispetto perentorio delle scadenze processuali in un contenzioso bancario.
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Associazione in partecipazione: risoluzione e limiti
La Corte di Cassazione analizza un caso di risoluzione di un contratto di associazione in partecipazione per inadempimento reciproco. Una società culturale e una di gestione stazioni si accusavano a vicenda di violazioni contrattuali. La Corte ha confermato la risoluzione per l'inadempimento più grave della società associante, ma ha respinto le richieste di risarcimento della società associata per mancanza di prove concrete del danno. La sentenza chiarisce i limiti dell'effetto retroattivo della risoluzione e l'onere della prova per i danni.
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Rimedi preventivi: quando la richiesta è inammissibile
La Corte di Appello di Salerno ha confermato l'inammissibilità di una domanda di equa riparazione per l'eccessiva durata di un processo. La decisione si fonda sulla mancata attivazione, da parte del ricorrente, dei specifici rimedi preventivi previsti dalla legge per accelerare il giudizio. Secondo la Corte, una generica richiesta di fissazione delle udienze non è sufficiente a soddisfare l'onere imposto dalla normativa, che elenca tassativamente gli strumenti processuali da utilizzare, pena la perdita del diritto all'indennizzo.
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Inquadramento superiore: quando spetta al lavoratore?
La Corte d'Appello ha riconosciuto il diritto all'inquadramento superiore a due operai addetti alla manutenzione, riformando la decisione di primo grado. Sulla base delle prove testimoniali, è stato dimostrato che le mansioni svolte, implicando l'uso di attrezzi meccanici e competenze specifiche acquisite sul campo, non corrispondevano a quelle di un operaio comune, bensì a quelle di un operaio qualificato. La sentenza ha quindi condannato il datore di lavoro al pagamento delle differenze retributive.
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Lavoro subordinato mascherato: la decisione del giudice
Un centro estetico ha impugnato una sentenza che riconosceva un rapporto di lavoro subordinato con una collaboratrice, formalmente una social media manager. La Corte d'Appello ha respinto il ricorso, confermando l'esistenza del lavoro subordinato basandosi su prove come le chat di WhatsApp, che dimostravano compiti ben oltre il ruolo dichiarato (apertura del centro, gestione clienti, ricezione di direttive). La Corte ha quindi confermato il risarcimento per le differenze retributive calcolate secondo il CCNL di settore.
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Opposizione atti esecutivi: termini e conseguenze
Un contribuente impugnava una cartella di pagamento per vizi formali e di merito. L'agente della riscossione eccepiva la tardività dell'azione per i vizi formali. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell'agente, dichiarando l'opposizione agli atti esecutivi inammissibile perché proposta oltre il termine perentorio di 20 giorni, ribaltando la decisione del tribunale e sottolineando l'importanza del rispetto dei termini processuali.
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Nullità vendita per prezzo: la Cassazione decide
Un'erede ha impugnato la vendita di un immobile effettuata dalla sua defunta zia, sostenendo l'incapacità di quest'ultima e la nullità vendita per prezzo non pagato. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che l'accordo tra le parti per compensare il prezzo con debiti pregressi del venditore non invalida il contratto. L'azione per incapacità naturale è stata inoltre ritenuta prescritta, essendo trascorsi più di cinque anni dalla stipula.
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Appendice di vincolo: chi incassa l’indennizzo?
La Corte di Cassazione chiarisce la questione della legittimazione ad agire per l'indennizzo assicurativo in caso di furto di un veicolo in leasing. A causa di una specifica clausola contrattuale, l'appendice di vincolo, il diritto a ricevere l'indennizzo spetta alla società di leasing e non all'utilizzatore. Il ricorso di quest'ultimo è stato dichiarato inammissibile per genericità e per non aver contestato specificamente la ratio decidendi della sentenza d'appello.
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Opposizione atti esecutivi: vizio formale senza danno
Un debitore ha proposto opposizione a un precetto, lamentando che la copia della sentenza notificata fosse incompleta. La banca creditrice ha rinunciato al precetto, ma il Tribunale ha condannato il debitore al pagamento delle spese legali, ritenendo l'opposizione infondata nel merito. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, dichiarando il ricorso inammissibile. Il principio chiave è che l'opposizione atti esecutivi basata su un vizio puramente formale, senza che sia dimostrato un concreto pregiudizio al diritto di difesa (vulnus difensivo), non può essere accolta.
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Interesse ad agire: quando impugnare un ruolo esattoriale
Un contribuente ha impugnato degli estratti di ruolo sostenendo la prescrizione dei crediti. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che l'impugnazione è ammissibile solo se il debitore dimostra un concreto e attuale pregiudizio derivante dall'iscrizione a ruolo. La semplice eccezione di prescrizione, in assenza di un'azione esecutiva, non è sufficiente a fondare l'interesse ad agire.
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Estinzione del giudizio: quando non si paga il doppio
Una società di servizi pubblici rinuncia al ricorso in Cassazione contro una decisione del Tribunale. La Corte Suprema, preso atto dell'accettazione della controparte, dichiara l'estinzione del giudizio. La decisione chiarisce un punto cruciale: in caso di rinuncia, non è dovuto il raddoppio del contributo unificato, poiché tale misura ha natura sanzionatoria e si applica solo in caso di rigetto o inammissibilità dell'impugnazione.
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Rinuncia al regolamento di competenza: estinzione
In una controversia sulla competenza territoriale derivante da una vendita online, la parte che aveva sollevato la questione dinanzi alla Cassazione ha successivamente ritirato il proprio ricorso. La Corte ha quindi dichiarato l'estinzione del procedimento per rinuncia al regolamento di competenza, condannando il rinunciante al pagamento delle spese legali e chiarendo che non si applica il raddoppio del contributo unificato.
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Riunione ricorsi: la Cassazione unisce cause identiche
La Corte di Cassazione, di fronte a due ricorsi identici presentati dalle stesse parti contro la medesima sentenza, ha ordinato la riunione dei procedimenti. Questa decisione, basata sul principio di economia processuale, mira a prevenire il rischio di un contrasto di giudicati e a garantire un'unica trattazione della vicenda. Il provvedimento impugnato era una sentenza del Tribunale di Isernia.
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