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Giurisprudenza Civile

Competenza sezioni specializzate: il limite alla connessione
La Cassazione stabilisce i limiti della competenza delle sezioni specializzate. Una domanda di nullità di una fideiussione per violazione antitrust non attira la competenza per una distinta domanda di nullità per indeterminatezza dell'oggetto, se manca una connessione qualificata. La Corte ha dichiarato la competenza del tribunale ordinario per la seconda domanda.
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Competenza fideiussione antitrust: la Cassazione decide
Un debitore e i suoi garanti si opponevano a un atto di precetto, sostenendo la nullità dei contratti di mutuo e, in particolare, delle fideiussioni per violazione della normativa antitrust. La Corte di Cassazione, risolvendo un conflitto di giurisdizione, ha stabilito che la competenza per la fideiussione antitrust spetta al tribunale delle imprese solo per la specifica domanda di nullità della garanzia. Tutte le altre questioni relative al debito principale restano di competenza del tribunale ordinario, poiché non sussiste una "connessione qualificata" tale da giustificare uno spostamento di competenza. Di conseguenza, la Corte ha ordinato la separazione dei giudizi.
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Competenza tribunale imprese: Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13889/2024, ha stabilito un importante principio sulla competenza del tribunale delle imprese. In un caso di opposizione a pignoramento immobiliare, in cui si contestava sia la validità dei titoli esecutivi sia la nullità di una fideiussione per violazione di norme antitrust, la Corte ha chiarito che la competenza del tribunale delle imprese è limitata esclusivamente alla domanda relativa alla violazione della normativa antitrust. Le altre domande, pur connesse, restano di competenza del tribunale ordinario. La decisione si basa sull'assenza di una 'connessione qualificata' che possa giustificare lo spostamento dell'intero giudizio presso la sezione specializzata.
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Arbitrato rituale: la Cassazione chiarisce i criteri
La Corte di Cassazione ha chiarito i criteri per distinguere l'arbitrato rituale da quello irrituale. In un caso di lite tra soci, la Corte ha stabilito che, al di là del testo letterale della clausola compromissoria, è decisivo il comportamento processuale tenuto dalle parti e dall'arbitro. Se le parti si attengono alle regole del processo civile, l'arbitrato deve considerarsi rituale e il lodo è impugnabile come una sentenza. La sentenza della Corte d'Appello, che aveva dichiarato inammissibile l'impugnazione basandosi solo sulla dicitura 'irrituale' presente nello statuto, è stata cassata.
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Responsabilità del notaio: onere della prova del danno
Un notaio viene ritenuto responsabile per non aver verificato la regolarità urbanistica di un immobile. Tuttavia, la richiesta di risarcimento degli acquirenti viene respinta perché non hanno fornito prova adeguata del danno economico subito. La Corte di Cassazione conferma la decisione, sottolineando il principio fondamentale dell'onere della prova del danno, un aspetto cruciale in casi di responsabilità del notaio.
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Improcedibilità ricorso Cassazione: errore fatale
Un debitore esecutato ha impugnato l'aggiudicazione di un lotto immobiliare, sostenendo l'erronea inclusione di un box auto. L'opposizione è stata respinta in primo grado per tardività. Successivamente, il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha statuito l'improcedibilità del ricorso per Cassazione a causa della mancata produzione, da parte del ricorrente, della copia notificata della sentenza impugnata, un onere inderogabile previsto dalla legge. Questo caso sottolinea la rigidità delle norme procedurali che regolano i ricorsi.
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Improcedibilità del ricorso: errore che costa caro
Una cittadina si opponeva a una cartella esattoriale, ottenendo ragione in Corte d'Appello. L'agente della riscossione ha proposto ricorso in Cassazione, ma ha omesso di depositare la prova della notifica della sentenza impugnata, un adempimento essenziale. La Suprema Corte ha quindi dichiarato l'improcedibilità del ricorso, sottolineando come la responsabilità di tale deposito gravi interamente sulla parte ricorrente, rendendo l'appello inammissibile a prescindere dal merito.
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Danno ritardata restituzione: la prova non è scontata
Una società locatrice ha citato in giudizio una clinica conduttrice per ottenere il risarcimento del maggior danno dovuto alla ritardata restituzione di un immobile, protrattasi per oltre tre anni. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13877/2024, ha annullato la decisione della Corte d'Appello che aveva riconosciuto il danno. La Suprema Corte ha ritenuto la motivazione della sentenza d'appello meramente "apparente", in quanto non spiegava in modo adeguato come un contratto preliminare stipulato nel 2012 potesse provare la perdita di occasioni di locazione fin dal 2009. L'ordinanza ribadisce che la prova del danno da ritardata restituzione non è automatica e richiede un onere probatorio rigoroso a carico del locatore e una motivazione esaustiva da parte del giudice.
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Sospensione feriale termini: no per l’esecuzione
Un contribuente si opponeva a una cartella di pagamento per spese di giustizia. La sua impugnazione in appello veniva dichiarata tardiva perché, secondo i giudici, la sospensione feriale termini non si applica alle opposizioni all'esecuzione. La Cassazione ha confermato questa decisione, chiarendo che anche la presenza di una domanda accessoria di risarcimento danni non modifica la natura del giudizio e, pertanto, non rende applicabile la sospensione.
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Prelazione locazione commerciale: no al riscatto
Una ex conduttrice ha agito in giudizio per la violazione del suo diritto di prelazione locazione commerciale, chiedendo di 'riscattare' l'immobile dal nuovo inquilino. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo in modo definitivo che l'art. 40 della Legge 392/1978, in caso di nuova locazione, conferisce al vecchio conduttore solo il diritto al risarcimento del danno nei confronti del locatore, escludendo qualsiasi forma di riscatto o sostituzione nel contratto.
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Ricorso per cassazione civile: notifica e rito
Un amministratore giudiziario ha impugnato la liquidazione del proprio compenso. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché, pur nascendo da un procedimento di prevenzione, la controversia ha natura civile. Il ricorrente ha erroneamente seguito il rito penale, omettendo la notifica del ricorso per cassazione civile alla controparte, un vizio procedurale ritenuto insanabile.
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Giurisdizione giudice italiano per compensi legali
La Corte di Cassazione ha stabilito la giurisdizione del giudice italiano in una causa per il pagamento di compensi professionali a un avvocato, anche se il cliente si era successivamente trasferito in Svizzera. La Corte ha chiarito che, in base al Regolamento UE n. 1215/2012, il foro competente è quello del luogo in cui i servizi legali sono stati resi, ovvero l'Italia. È stato inoltre rigettato il ricorso incidentale del cliente che contestava la validità della notifica dell'atto introduttivo, ritenuta correttamente eseguita secondo le convenzioni internazionali.
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Scissione societaria e debiti fiscali: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13861/2024, ha stabilito che in caso di scissione societaria e debiti fiscali, la società beneficiaria risponde in solido e illimitatamente per le obbligazioni tributarie della società scissa sorte in periodi d'imposta anteriori all'operazione. Tale responsabilità sussiste anche se l'accertamento fiscale e l'iscrizione a ruolo avvengono dopo la data della scissione. Il momento rilevante è l'insorgenza del presupposto del debito, non la sua successiva formalizzazione.
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Prezzo chiuso appalti: l’annullamento parziale delibera
La Cassazione chiarisce che la decorrenza per il calcolo del meccanismo del prezzo chiuso in un appalto pubblico parte dalla delibera che rende efficace l'offerta, anche se poi annullata per motivi non sostanziali. L'annullamento parziale non incide sul termine iniziale.
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Errore scusabile: appello tardivo, Cassazione rigida
La Cassazione conferma l'improcedibilità di un appello iscritto a ruolo in ritardo. Il deposito telematico presso un ufficio giudiziario incompetente non è stato considerato un errore scusabile, poiché le ricevute PEC indicavano chiaramente il destinatario errato, escludendo la buona fede del depositante e l'applicabilità della rimessione in termini.
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Recesso per inadempimento: la gravità conta sempre
Una recente ordinanza della Cassazione chiarisce che il recesso per inadempimento in un contratto preliminare, anche in presenza di caparra, non è automatico. L'assenza di un venditore al rogito non basta: il giudice deve sempre valutare se l'inadempimento è di 'non scarsa importanza'. La Corte ha cassato la decisione precedente che aveva concesso il recesso senza questa fondamentale analisi, rinviando la causa per un nuovo esame che tenga conto della reale gravità della mancata presentazione.
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Rinuncia TFR: la Cassazione chiarisce gli accordi
La Corte di Cassazione ha stabilito che la rinuncia al TFR da parte di un lavoratore deve essere esplicita e non può essere desunta da un accordo transattivo generico, specialmente se lo stesso accordo contiene clausole che fanno salvo tale diritto. In un caso riguardante una dirigente e un'azienda municipalizzata, la Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, rigettando il ricorso dell'azienda. È stato inoltre ribadito che le buste paga non firmate non costituiscono prova del pagamento di anticipi sul TFR, confermando l'onere della prova a carico del datore di lavoro. La sentenza sottolinea che l'interpretazione degli accordi è di competenza del giudice di merito e non può essere ridiscussa in Cassazione se la motivazione è logica e coerente.
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Contratto a progetto illegittimo: quale risarcimento?
Una lavoratrice, assunta con una serie di contratti atipici, ottiene il riconoscimento di un unico rapporto di lavoro subordinato. La Corte di Cassazione, pur confermando la natura subordinata del rapporto, interviene per correggere il calcolo del danno. Viene stabilito che, in caso di conversione di un contratto a progetto illegittimo, al lavoratore spetta un'indennità onnicomprensiva predeterminata dalla legge, e non l'intero ammontare delle retribuzioni maturate dalla cessazione del rapporto. La decisione chiarisce l'ambito di applicazione della tutela indennitaria, estendendola anche a questa tipologia contrattuale.
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Responsabilità extracontrattuale per difetti immobiliari
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13840/2024, ha stabilito importanti principi in materia di risarcimento per gravi difetti di costruzione. La vicenda riguarda il crollo di una palizzata a servizio di due appartamenti. La Corte ha qualificato il danno come derivante da responsabilità extracontrattuale ai sensi dell'art. 1669 c.c., specificando che il risarcimento deve includere automaticamente interessi e rivalutazione monetaria, anche senza una richiesta esplicita. Inoltre, ha chiarito che le spese legali per i procedimenti cautelari ante causam devono essere liquidate secondo le tariffe vigenti al momento della decisione finale di merito.
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Appalto pubblico: risarcimento automatico per stop lavori
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13832/2024, ha stabilito che in un appalto pubblico, la sospensione dei lavori causata dalla mancanza di autorizzazioni che l'ente appaltante doveva ottenere è illegittima. Di conseguenza, l'impresa appaltatrice ha diritto a un risarcimento automatico e presuntivo per le spese generali e il mancato utile, senza la necessità di fornire una prova specifica del danno subito.
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