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Giurisprudenza Civile

Onere della prova carburante: la misura unilaterale
Un gestore di una stazione di servizio ha richiesto al fornitore il rimborso per i cali di volume del carburante, basando la sua pretesa su misurazioni da lui stesso effettuate. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo un principio fondamentale sull'onere della prova carburante: una misurazione unilaterale, condotta senza la partecipazione della controparte (in contraddittorio), non ha valore di prova in un contenzioso contrattuale privato. Le procedure valide ai fini fiscali non sono automaticamente applicabili nei rapporti tra privati.
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Compenso per espropriazione: i nuovi parametri
Un professionista ha impugnato la liquidazione del suo compenso per una perizia di stima in una procedura di espropriazione, contestando sia l'autorità della società concessionaria a liquidare, sia i criteri di calcolo utilizzati. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando la legittimazione della società in quanto autorità espropriante delegata e stabilendo che, a seguito dell'abolizione delle tariffe professionali, il compenso per espropriazione deve essere calcolato secondo i parametri del D.M. 140/2012 e non più con le vecchie tariffe. Il criterio a vacazioni è stato ritenuto solo residuale.
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Donazione indiretta: la forma dell’atto pubblico
La Corte di Cassazione ha chiarito che una promessa gratuita, qualificabile come donazione indiretta, non richiede la forma solenne dell'atto pubblico per la sua validità. Nel caso specifico, l'impegno di una società a estinguere i mutui di un terzo, sebbene considerato un atto di liberalità, è stato ritenuto potenzialmente valido in quanto formalizzato tramite scrittura privata, forma sufficiente per il negozio utilizzato. La Corte ha cassato la decisione del tribunale che aveva erroneamente dichiarato nullo l'impegno per vizio di forma, rinviando la causa per un nuovo esame basato sul corretto principio della donazione indiretta.
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Recesso agente: quando il ricorso è inammissibile
Un agente di commercio ha impugnato il licenziamento per giusta causa dovuto al mancato raggiungimento degli obiettivi contrattuali. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la legittimità del recesso agente. La Corte ha chiarito che non può riesaminare i fatti del caso e che non è possibile introdurre nuove questioni legali, come la presunta vessatorietà di una clausola, per la prima volta in sede di legittimità.
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Criteri di scelta licenziamento: conta l’esperienza
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 18093/2024, ha confermato l'illegittimità di un licenziamento collettivo in cui non sono stati applicati correttamente i criteri di scelta. La Corte ha stabilito che la valutazione della fungibilità professionale di un lavoratore deve basarsi sull'intero bagaglio di esperienze e conoscenze acquisite durante il rapporto di lavoro, e non limitarsi all'ultima mansione svolta. Di conseguenza, il licenziamento di una dipendente è stato annullato perché non era stata comparata con colleghi in posizioni fungibili che avevano un punteggio inferiore ma sono stati mantenuti in servizio.
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Licenziamento ritorsivo: limiti del ricorso in Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una lavoratrice che sosteneva la natura di licenziamento ritorsivo del proprio recesso. La Corte ha ribadito che la valutazione del motivo ritorsivo è una questione di fatto, di competenza dei giudici di merito, e non può essere riesaminata in sede di legittimità. Anche la quantificazione dell'indennità risarcitoria rientra nella discrezionalità del giudice di merito.
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Giurisdizione consumatore: sito web non basta
La Corte di Cassazione stabilisce che la semplice accessibilità di un sito web dall'estero non è sufficiente a radicare la giurisdizione nel paese di residenza del consumatore. Per applicare il foro del consumatore, l'attività del professionista deve essere intenzionalmente 'diretta' verso quello specifico Stato. Nel caso di specie, un agente immobiliare italiano ha legittimamente agito in Italia contro un cliente austriaco, nonostante questi lo avesse contattato tramite il suo sito web.
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Ricorso inammissibile: quando l’atto è nullo
La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da due lavoratori che chiedevano il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato. La decisione si fonda sulla nullità dell'atto introduttivo originario, giudicato confuso e lacunoso già nei gradi di merito, e sulla scorretta formulazione dei motivi di ricorso, che mescolavano impropriamente censure procedurali e di merito, rendendo impossibile l'esame della Corte.
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Giurisdizione contributi previdenziali: decide il Lavoro
Una società agricola ha contestato una cartella di pagamento per contributi previdenziali. A seguito di un conflitto tra Giudice del Lavoro e Giudice Tributario, la Corte di Cassazione ha stabilito che la giurisdizione sui contributi previdenziali spetta sempre al Giudice del Lavoro, indipendentemente dal fatto che la riscossione avvenga tramite cartella esattoriale. La natura previdenziale del credito prevale sulla forma dell'atto di riscossione.
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Eccesso di potere giurisdizionale: limiti al ricorso
Un ex amministratore pubblico, condannato dalla Corte dei Conti per danno erariale, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando un eccesso di potere giurisdizionale. Sosteneva che i giudici contabili avessero invaso la sfera della discrezionalità amministrativa. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che il suo sindacato è confinato ai limiti esterni della giurisdizione e non può estendersi a presunti errori di giudizio (error in iudicando), confermando così la decisione della Corte dei conti.
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Leasing traslativo: la Cassazione sulla risoluzione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società di leasing contro l'esclusione del proprio credito dal passivo fallimentare di una società utilizzatrice. L'ordinanza ribadisce che, per un contratto di leasing traslativo risolto prima del fallimento dell'utilizzatore e prima dell'entrata in vigore della L. 124/2017, si applica in via analogica l'art. 1526 c.c. La società concedente deve formulare una domanda completa, che includa la restituzione dei canoni e la richiesta di un equo compenso, non potendosi limitare a chiedere le rate insolute.
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Nullità parziale fideiussione: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha ribadito il principio della nullità parziale fideiussione per i contratti che replicano lo schema ABI, giudicato anticoncorrenziale. Dei fideiussori avevano richiesto la nullità totale del loro contratto di garanzia, ma la Corte ha respinto il ricorso. È stato stabilito che solo le singole clausole viziate sono nulle, mentre il resto del contratto rimane valido, a meno che il garante non dimostri che non avrebbe mai firmato senza quelle specifiche clausole. La decisione conferma un orientamento consolidato che protegge la stabilità dei contratti bancari.
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Conflitto di interessi nel concordato: creditore-debitore
La Corte di Cassazione esamina un caso di concordato preventivo in cui un creditore, che è anche il principale debitore della società proponente, ha votato contro il piano. L'ordinanza interlocutoria analizza il potenziale conflitto di interessi, poiché l'esito negativo del concordato e il conseguente fallimento avrebbero liberato il creditore dal suo debito. La Corte ha ritenuto la questione di tale rilevanza da rinviare la causa a una pubblica udienza per una decisione nomofilattica.
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Distrazione spese avvocato: come correggere l’omissione
Un legale ha richiesto la correzione di un'ordinanza che aveva omesso la distrazione delle spese legali a suo favore, nonostante la sua richiesta come difensore antistatario. La Corte di Cassazione ha accolto l'istanza, qualificando l'omissione come un errore materiale sanabile con una procedura rapida, anziché con un'impugnazione. Questa decisione sulla distrazione spese avvocato sottolinea un percorso più celere per la tutela del credito professionale del difensore.
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Silenzio giudice delegato: vale come rigetto implicito
La Corte di Cassazione chiarisce che il silenzio del giudice delegato su una domanda di ammissione al passivo fallimentare ha valore di rigetto implicito. Di conseguenza, il creditore la cui domanda è stata ignorata deve proporre formale opposizione allo stato passivo e non una semplice istanza di rettifica. La Corte ha cassato la decisione d'appello che aveva ritenuto 'inesistente' il decreto di esecutività dello stato passivo per l'omesso esame di alcune domande, specificando che si tratta di un vizio procedurale e non di inesistenza dell'atto.
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Responsabilità banca assegno e diligenza richiesta
Una società assicurativa cita in giudizio un istituto di credito per l'incasso di un assegno non trasferibile sottratto e pagato a un soggetto non legittimato. La Corte di Cassazione, con ordinanza n. 18081/2024, ha cassato la decisione dei giudici di merito, stabilendo due principi fondamentali. Primo, la diligenza della banca negoziatrice non impone di richiedere due documenti d'identità, essendo sufficiente un solo documento valido in assenza di palesi anomalie. Secondo, la spedizione di un assegno tramite posta ordinaria costituisce concorso di colpa del mittente, data l'insicurezza del mezzo, riducendo così la responsabilità della banca per l'assegno. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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Contratto autonomo di garanzia: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di alcuni garanti, confermando che la clausola 'a prima richiesta e senza eccezioni' qualifica l'accordo come contratto autonomo di garanzia e non come fideiussione. Di conseguenza, le eccezioni sulla nullità per violazione della normativa antitrust, applicabile al modello ABI per le fideiussioni omnibus, sono state respinte in quanto non pertinenti a questa diversa tipologia contrattuale.
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Tutela reintegratoria: licenziamento e onere della prova
Un lavoratore, dopo aver ottenuto il riconoscimento del rapporto di lavoro subordinato, veniva licenziato per giustificato motivo oggettivo. La Corte d'Appello, pur ritenendo illegittimo il licenziamento, concedeva solo una tutela indennitaria. La Cassazione, accogliendo il ricorso del dipendente, ha cassato la sentenza. Richiamando le sentenze della Corte Costituzionale, ha stabilito che per ottenere la tutela reintegratoria attenuata è sufficiente la semplice insussistenza del fatto posto a base del licenziamento, senza che debba essere 'manifesta'.
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Licenziamento motivo oggettivo: prova generica e onere
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18072/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società di vigilanza, confermando l'illegittimità di un licenziamento per motivo oggettivo. La Corte ha stabilito che le allegazioni generiche del datore di lavoro sulla 'scarsità di commesse' non sono sufficienti a soddisfare l'onere della prova. L'azienda non ha specificato quali contratti fossero stati persi né ha dimostrato il nesso causale tra la presunta crisi e la soppressione del posto di lavoro, rendendo il recesso ingiustificato.
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Sospensione del processo: carenza di interesse
Un lavoratore impugna la sospensione del processo relativo al suo licenziamento, disposta in attesa della definizione di un'altra causa sulle sue mansioni. La Cassazione dichiara il ricorso inammissibile per sopravvenuta carenza di interesse, poiché nel frattempo la causa pregiudicante è stata decisa con sentenza definitiva, rendendo inutile la pronuncia sulla sospensione del processo.
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