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Giurisprudenza Civile

Docenti estero: sì a indennità per ogni contratto
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8679/2024, ha stabilito che i docenti estero con contratto a tempo determinato hanno diritto allo stesso assegno di sede dei colleghi di ruolo. Inoltre, ha chiarito che l'indennità di sistemazione spetta loro per ogni nuovo contratto stipulato, e non solo per il primo, respingendo le argomentazioni del Ministero che giustificavano un trattamento differenziato.
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Collegamento negoziale: la nullità si estende?
Una società sanitaria ha venduto un complesso ospedaliero a un ente pubblico, sostenendo in seguito che la vendita fosse legata a un accordo nullo per il trasferimento simulato di personale. La società ha quindi richiesto l'annullamento della vendita a causa del collegamento negoziale tra i due atti. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, sottolineando che il presupposto fondamentale, ovvero l'esistenza stessa della simulazione e del collegamento negoziale, non era mai stato provato nei gradi di merito, rendendo irrilevanti tutte le successive argomentazioni sulla nullità.
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Assegno di sede docenti estero: parità di trattamento
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8684/2024, ha confermato il diritto di un docente supplente non residente all'estero a percepire l'assegno di sede in misura pari a quella dei docenti di ruolo. La Corte ha rigettato il ricorso del Ministero, affermando che non esistono ragioni oggettive per un trattamento economico differenziato, in linea con il principio di non discriminazione europeo. L'indennità, infatti, compensa il disagio del trasferimento, comune a entrambe le categorie di lavoratori. Un ricorso incidentale del docente per altre indennità è stato invece dichiarato inammissibile per vizi procedurali.
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Retribuzione ferie: sì alle indennità variabili
La Corte di Cassazione ha stabilito che la retribuzione ferie deve includere tutte le indennità variabili corrisposte in modo continuativo, come quelle per attività di scorta e riserva. Confermando la decisione dei giudici di merito, la Corte ha rigettato il ricorso di un'azienda di trasporti, affermando il principio derivato dal diritto europeo secondo cui la paga durante le ferie deve essere comparabile a quella ordinaria per non dissuadere il lavoratore dal godere del suo diritto al riposo.
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Prescrizione risarcimento direttiva: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha confermato la prescrizione del diritto al risarcimento del danno per un gruppo di medici specializzandi a causa della tardiva attuazione di una direttiva comunitaria che prevedeva una loro adeguata remunerazione. L'ordinanza stabilisce che il termine di prescrizione decennale decorre dal 27 ottobre 1999, data di entrata in vigore della Legge n. 370/1999. Poiché il ricorso è stato presentato oltre tale termine, la Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili, consolidando un orientamento giurisprudenziale sul tema della prescrizione del risarcimento per direttive UE.
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Risarcimento del danno da occupazione senza titolo
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna al risarcimento del danno per occupazione senza titolo di un immobile. L'ordinanza rigetta il ricorso di un occupante che contestava la valutazione delle prove, ribadendo che la quantificazione del danno può basarsi su una consulenza tecnica (C.T.U.) e che le decisioni procedurali, come la riunione delle cause, rientrano nel potere discrezionale del giudice di merito.
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Servitù di passaggio coattiva: i criteri di scelta
Un proprietario, impossibilitato a edificare su un terreno privo di accesso (fondo intercluso), ha ottenuto in tribunale la costituzione di una servitù di passaggio coattiva su un'area cortiliva di un condominio. Quest'ultimo ha impugnato la decisione fino in Cassazione, sostenendo l'esistenza di percorsi alternativi e l'inadeguatezza dell'indennità. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando che la servitù può gravare anche su cortili se non esistono alternative praticabili. La scelta del percorso spetta al giudice di merito, che deve bilanciare le esigenze del fondo intercluso con il minor aggravio possibile per il fondo servente. L'indennità, inoltre, è stata ritenuta correttamente calcolata, non essendo stati provati ulteriori danni dal condominio.
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Retribuzione ferie: sì a indennità variabili
Una società di trasporti ha impugnato una sentenza che la obbligava a includere diverse indennità variabili nella retribuzione feriale dei suoi macchinisti. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che il concetto di retribuzione ferie, secondo il diritto dell'Unione Europea, deve comprendere qualsiasi importo pecuniario intrinsecamente legato alla mansione, per evitare di dissuadere i dipendenti dal godere del loro diritto al riposo.
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Interpretazione contratto: progetto preliminare o esecutivo?
Una società di consulenza ha richiesto il pagamento per servizi legati alla progettazione di un impianto fotovoltaico. Una cooperativa si è opposta, sostenendo che il servizio pattuito, ovvero la progettazione esecutiva, non era stato completato. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di merito che negava il compenso, basandosi su una attenta interpretazione contratto che distingueva tra progetto preliminare per l'accesso a incentivi e progetto esecutivo per la realizzazione dell'opera, ritenendo quest'ultimo non fornito.
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Accordo di divisione nullo senza beni specificati
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8675/2024, ha dichiarato la nullità di un accordo di divisione ereditaria tra due fratelli perché i beni immobili oggetto della divisione non erano stati sufficientemente individuati e determinati nella scrittura privata. Di conseguenza, è stata annullata la sentenza di merito che aveva disposto la divisione sulla base di tale accordo invalido, rinviando il caso alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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Conservazione ferie CCNL: il diritto al miglior trattamento
Una società di servizi pubblici ha impugnato una decisione che riconosceva ai propri dipendenti un numero maggiore di giorni di ferie in base a un contratto collettivo precedente alla privatizzazione. I lavoratori, invocando la clausola di "conservazione ferie CCNL", rivendicavano il mantenimento del trattamento di miglior favore. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che la clausola di salvaguardia nel nuovo CCNL impone di conservare il numero di giorni di ferie più elevato previsto dal contratto precedente. La Corte ha inoltre chiarito che la specificazione del riferimento normativo nel corso del giudizio costituisce una mera precisazione della domanda e non un'inammissibile domanda nuova.
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Adeguamento retributivo: un diritto per i dipendenti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8680/2024, ha stabilito un principio fondamentale per i dipendenti del Ministero degli affari esteri in servizio all'estero. La Corte ha chiarito che l'adeguamento retributivo, previsto dall'art. 157 del d.p.r. n. 18/1967, non è una mera facoltà discrezionale della Pubblica Amministrazione, ma un vero e proprio diritto del lavoratore quando la retribuzione diventa inadeguata. Ribaltando la decisione della Corte d'appello, la Cassazione ha affermato che il giudice ha il potere-dovere di valutare la congruità dello stipendio in base all'art. 36 della Costituzione, anche d'ufficio. Il lavoratore deve solo provare il rapporto di lavoro e l'entità della retribuzione, non la sua insufficienza.
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Compenso difensore d’ufficio: no alla riduzione del 50%
Un avvocato, nominato difensore d'ufficio per clienti insolventi, ha contestato la liquidazione del suo onorario, ridotto del 50% dal tribunale. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che la normativa sul compenso difensore d'ufficio per imputati insolventi è distinta da quella del gratuito patrocinio e non prevede tale decurtazione. La Corte ha inoltre chiarito che il giudice della liquidazione non è vincolato da precedenti decreti ingiuntivi ottenuti dal legale.
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Notifica PEC curatore speciale: valida dall’Albo Avvocati
Un lavoratore intenta una causa contro la sua ex società. A seguito del decesso del legale rappresentante, viene nominato un curatore speciale. La notifica dell'atto di appello viene effettuata all'indirizzo PEC del curatore, estratto dal registro dell'Ordine degli Avvocati. La Corte d'Appello dichiara nulla la notifica, ritenendo l'elenco non idoneo, e estingue il processo. La Corte di Cassazione ribalta la decisione, affermando la piena validità della notifica PEC curatore speciale effettuata a un indirizzo risultante da pubblici elenchi come INI-PEC e Re.G.Ind.E, a prescindere dalla natura dell'atto o da una precedente costituzione in giudizio.
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Azione di riduzione: obbligo del beneficio d’inventario
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8666/2024, ha chiarito un punto cruciale in materia di successioni. Quando un erede legittimario agisce per far dichiarare che una vendita del defunto a un terzo era in realtà una donazione (simulazione), al fine di recuperare la propria quota di eredità lesa (azione di riduzione), deve obbligatoriamente aver accettato l'eredità con beneficio d'inventario. Il caso riguardava due sorelle che contestavano vendite immobiliari fatte dal padre al fratello e alla cognata, sostenendo che fossero donazioni mascherate. La Suprema Corte ha accolto il ricorso dei convenuti, cassando la sentenza d'appello e stabilendo che l'azione di simulazione, se finalizzata alla riduzione verso un non coerede, non può prescindere da tale adempimento preventivo.
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Denuncia vizi subappalto: l’accordo non basta
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8647/2024, ha chiarito un punto cruciale in materia di appalti. Un condominio ha citato in giudizio l'impresa costruttrice per gravi vizi edilizi. L'impresa, a sua volta, ha chiamato in causa la società subappaltatrice, ritenendola unica responsabile. Il nodo della questione era un precedente accordo transattivo in cui la subappaltatrice si impegnava a eliminare eventuali futuri difetti. La Corte ha stabilito che tale impegno generico non è sufficiente a esonerare l'impresa appaltatrice dall'obbligo di una formale e tempestiva denuncia vizi subappalto, come previsto dall'art. 1670 c.c., una volta ricevuta la contestazione dal committente. La mancata comunicazione specifica e puntuale comporta la decadenza dall'azione di regresso.
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Ricorso generico: inammissibile senza prove specifiche
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8676/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso generico presentato da alcuni lavoratori che chiedevano la riassunzione. Il motivo risiede nella mancata specificità delle censure: i ricorrenti non hanno trascritto le norme del CCNL che ritenevano violate né hanno indicato come e quando tale contratto fosse stato prodotto nei precedenti gradi di giudizio, violando così i principi procedurali essenziali per l'ammissibilità del ricorso.
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Impossibilità sopravvenuta: quando si applica?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8646/2024, chiarisce la distinzione tra impossibilità sopravvenuta ed eccessiva onerosità. Un'azienda di telecomunicazioni aveva chiesto la risoluzione di un contratto di fornitura di apparati telefonici, divenuti meno redditizi a seguito di una nuova normativa. La Corte ha stabilito che la mera diminuzione di profitto non configura un'impossibilità sopravvenuta, rigettando il ricorso su questo punto. Ha però accolto il motivo relativo alla compensazione delle spese legali, rinviando alla Corte d'Appello per una nuova valutazione motivata.
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Retribuzione ferie: quali voci includere in busta paga
Una società di trasporti ha contestato la decisione di includere alcune indennità variabili nella busta paga dei dipendenti durante le vacanze. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, affermando che la retribuzione ferie deve comprendere tutte le componenti retributive continuative e legate alle mansioni, per evitare di scoraggiare i lavoratori dal prendere le ferie. La Corte ha anche precisato che il termine di prescrizione per queste richieste economiche decorre solo dalla fine del rapporto di lavoro.
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Azione revocatoria fondo patrimoniale: la prova
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8644/2024, ha rigettato il ricorso di un debitore che aveva costituito un fondo patrimoniale poco prima di avviare una causa, il cui esito sfavorevole ha poi generato il debito. La Corte ha confermato la decisione d'appello che aveva accolto l'azione revocatoria dei creditori, ritenendo che l'intento fraudolento (consilium fraudis) potesse essere legittimamente presunto dalla stretta vicinanza temporale tra la costituzione del fondo e l'inizio del contenzioso. L'onere di dimostrare la sufficienza del patrimonio residuo spettava al debitore, prova che non è stata fornita.
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