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Giurisprudenza Civile

Responsabilità precontrattuale PA: quando è esclusa?
Una società immobiliare ha citato in giudizio un Comune per la rottura ingiustificata delle trattative relative a un contratto di locazione. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione della Corte d'Appello. È stata esclusa la responsabilità precontrattuale PA perché la società non poteva vantare un affidamento legittimo sulla conclusione del contratto, essendo a conoscenza della necessità di specifici atti amministrativi (come l'approvazione del bilancio comunale) che non erano mai stati adottati.
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Obbligo di traduzione: sentenza in tedesco in Cassazione
La Corte di Cassazione ha sospeso un giudizio civile perché la sentenza impugnata, proveniente dalla Sezione di Bolzano, era redatta in lingua tedesca e non tradotta. L'ordinanza interlocutoria ribadisce l'obbligo di traduzione a carico dell'ufficio giudiziario mittente, come previsto dalla normativa speciale per il Trentino-Alto Adige, rinviando la causa in attesa del documento in lingua italiana.
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Errore di fatto: quando si può revocare una sentenza?
Un acquirente ha chiesto la revocazione di una sentenza relativa a un acquisto immobiliare, lamentando un errore di fatto del giudice su un pagamento omesso, una penale e l'aliquota IVA. La Corte d'Appello ha accolto parzialmente la richiesta, correggendo solo l'omissione del pagamento, in quanto pura svista materiale. Ha invece stabilito che le questioni sulla penale e sull'IVA riguardavano una valutazione giuridica e non un errore di fatto, chiarendo così i limiti di questo strumento processuale.
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Giurisdizione scorrimento graduatoria: chi decide?
Un dipendente pubblico, idoneo in una graduatoria interna, ha contestato la decisione del suo ente di non procedere allo scorrimento per coprire posti vacanti. La Corte di Cassazione ha stabilito che la giurisdizione in questi casi spetta al giudice amministrativo. La scelta di non utilizzare una graduatoria è considerata un atto di "macro-organizzazione", espressione di potere discrezionale pubblico, che incide su un interesse legittimo del dipendente e non su un suo diritto soggettivo alla promozione.
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Liquidazione controllata: accesso dopo revoca concordato
Un professionista, a seguito della revoca di un concordato minore, ha richiesto la conversione in liquidazione controllata. Il Tribunale ha respinto l'istanza, ritenendola irregolare. La Corte d'Appello ha riformato la decisione, affermando il diritto del debitore di accedere alla liquidazione controllata come naturale prosecuzione della procedura, in base all'art. 83 CCII, quando la revoca non deriva da frode o inadempimento.
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Contributo di solidarietà: no senza una legge
La Corte di Cassazione ha confermato l'illegittimità del contributo di solidarietà imposto da una Cassa di previdenza privata ai suoi pensionati. Secondo la Corte, un simile prelievo ha natura di prestazione patrimoniale imposta e, pertanto, necessita di una base legale specifica che non può essere sostituita dall'autonomia regolamentare dell'ente. La decisione ribadisce che le Casse non possono introdurre trattenute su pensioni già liquidate senza un'espressa previsione di legge.
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Assegno di sede e mansioni: la decisione della Corte
Un docente in servizio presso un'università straniera ha rivendicato un assegno di sede superiore, sostenendo di svolgere di fatto mansioni da addetto culturale. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la retribuzione è legata all'inquadramento formale e non alle mansioni concretamente svolte. L'ordinanza sottolinea come, in assenza di una nomina formale a titolare di cattedra o a addetto culturale, le attività extra-accademiche rientrano nella figura contrattualmente prevista del lettore con incarichi aggiuntivi, non dando diritto a differenze retributive.
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Prelazione agraria: requisiti e onere della prova
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7504/2024, ha rigettato il ricorso di due acquirenti di terreni agricoli contro la sentenza che riconosceva il diritto di prelazione agraria a un coltivatore diretto. La Corte ha ritenuto inammissibili i motivi di ricorso volti a contestare l'accertamento dei fatti, come la qualifica di coltivatore diretto del retraente, ribadendo che il giudizio di legittimità non può riesaminare il merito della controversia. Ha inoltre chiarito che la morte di una parte in giudizio, se non dichiarata dal suo avvocato, non invalida il processo grazie al principio di ultrattività del mandato.
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Giudicato esterno: oneri di allegazione in Cassazione
Un docente con contratti a termine all'estero ha richiesto un'indennità basandosi su una precedente sentenza favorevole. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando che, per far valere un giudicato esterno, è obbligatorio trascrivere nel ricorso le parti essenziali della sentenza precedente. La mancata allegazione impedisce alla Corte di valutare la fondatezza della richiesta.
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Spese di lite: vittoria totale e rimborso integrale
Una madre, esclusa dal testamento del figlio, agisce in giudizio per ottenere la sua quota di legittima. Dopo un lungo iter processuale, la Corte di Cassazione stabilisce che, essendo risultata totalmente vittoriosa, ha diritto al rimborso integrale delle spese di lite. La Corte d'Appello, in sede di rinvio, applica tale principio e condanna l'erede testamentario al pagamento di tutte le spese sostenute nei vari gradi di giudizio.
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Responsabilità del progettista: quando si perde il compenso
Un professionista si è visto negare il compenso per la progettazione di un'opera rivelatasi non conforme alle norme urbanistiche. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, stabilendo che la responsabilità del progettista include l'obbligo di assicurare la piena fattibilità e conformità legale del progetto. La mancata osservanza di tale obbligo costituisce un grave inadempimento contrattuale che giustifica la perdita del diritto al compenso.
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Revocazione ordinaria e Legge Pinto: quando scade?
La Corte di Cassazione ha stabilito che il termine di sei mesi per richiedere l'indennizzo per irragionevole durata del processo (Legge Pinto) non decorre se è pendente un giudizio di revocazione ordinaria. Quest'ultima, essendo un mezzo di impugnazione ordinario, impedisce che la sentenza diventi definitiva. Pertanto, la domanda di equa riparazione, inizialmente respinta perché tardiva, è stata ritenuta tempestiva, poiché il termine decorre solo dalla conclusione del giudizio di revocazione.
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Decadenza benefici amianto: la prima domanda conta
Un ente previdenziale ricorre contro la decisione della Corte d'Appello che aveva riconosciuto a un lavoratore i benefici per esposizione all'amianto. La Cassazione accoglie il ricorso, stabilendo che il termine di decadenza per l'azione giudiziaria decorre dalla prima domanda amministrativa (del 2008) e non da una successiva (del 2015). Di conseguenza, l'azione del lavoratore era tardiva e il suo diritto estinto per decadenza benefici amianto.
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Domanda di restituzione: la Cassazione fa chiarezza
Un istituto di credito, dopo aver versato una somma in esecuzione di una sentenza d'appello poi annullata, ha presentato una domanda di restituzione. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7453/2024, ha cassato la successiva decisione del giudice di rinvio per un errore di calcolo. La sentenza chiarisce che la restituzione deve basarsi sull'importo effettivamente pagato e non su valori intermedi, evidenziando l'illogicità della motivazione del giudice di merito e l'importanza di un corretto rapporto di dare e avere tra le parti.
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Cessione totalitaria partecipazioni: no a riqualificazione
L'Agenzia delle Entrate aveva riqualificato una cessione totalitaria partecipazioni in una cessione d'azienda, applicando un'imposta di registro proporzionale. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che, in base alla normativa vigente (Art. 20 T.U.R.) e alla sua interpretazione autentica retroattiva, l'imposta si applica solo in base alla natura giuridica dell'atto registrato, ovvero la vendita di quote. È quindi dovuta solo l'imposta di registro in misura fissa, essendo preclusa ogni valutazione di elementi esterni o dello scopo economico finale.
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Onere della prova e retribuzione: chi deve dimostrare?
Un ex dipendente delle ferrovie, trasferito a un Comune, ha rivendicato il valore economico di un precedente benefit. La Corte di Cassazione ha stabilito un principio chiave sull'onere della prova: una volta che un precedente giudicato ha accertato il diritto del lavoratore a mantenere il trattamento economico, spetta al datore di lavoro (il Comune) dimostrare che nessuna differenza retributiva è dovuta, e non al lavoratore provarne l'esistenza.
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Valutazione perizia grafologica: la Cassazione decide
In un caso di compravendita immobiliare con firma disconosciuta, la Cassazione ha annullato la sentenza d'appello per "motivazione apparente". La Corte ha stabilito che un giudice non può rigettare le conclusioni di una perizia grafologica basandosi su una generica "perplessità" o su elementi esterni non provati. È necessaria una critica puntuale e logica all'elaborato tecnico, altrimenti la sentenza è nulla. La corretta valutazione della perizia grafologica diventa quindi un pilastro per la giustizia della decisione.
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Errore di fatto Cassazione: quando la sentenza è nulla
Un cittadino chiede la revocazione di una sentenza della Cassazione per un presunto errore di fatto. La Corte, tuttavia, ipotizza un vizio più grave: una svista tale da rendere la precedente decisione giuridicamente inesistente. Invece di procedere con la revocazione, la Corte emette un'ordinanza interlocutoria per riesaminare da capo il ricorso originario, dopo aver sentito le parti su questa nuova qualificazione del vizio.
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Pensionamento dirigenti medici: i limiti d’età
Un dirigente medico ha contestato il suo collocamento a riposo, sostenendo di avere il diritto di rimanere in servizio fino a 70 anni per raggiungere la massima anzianità contributiva. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo una chiara distinzione tra 'età lavorativa massima' (di norma 65 anni) e 'età pensionabile'. La possibilità di proseguire l'attività lavorativa è concessa solo per raggiungere i requisiti minimi per la pensione, non per massimizzarla. Questa ordinanza definisce i criteri per il pensionamento dei dirigenti medici.
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Benefici amianto: no alla rivalutazione dei fatti
Due lavoratori hanno richiesto i benefici amianto per la rivalutazione dei loro contributi previdenziali. Dopo un lungo iter giudiziario, la Corte d'Appello ha respinto la loro domanda basandosi su una perizia tecnica. I lavoratori hanno presentato ricorso in Cassazione, ma la Corte Suprema lo ha rigettato, sottolineando che il ricorso rappresentava un tentativo inammissibile di far riesaminare nel merito le prove e i fatti, un compito che non rientra nelle sue competenze. La decisione riafferma il principio che la Cassazione è un giudice di legittimità, non un terzo grado di giudizio.
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