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Giurisprudenza Civile

Comunicazione sentenza rito Fornero: il termine breve
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un lavoratore contro una sentenza di licenziamento. La decisione si fonda sulla tardività dell'impugnazione, poiché nel rito speciale del lavoro (c.d. Rito Fornero), il termine breve di 60 giorni per ricorrere decorre dalla semplice comunicazione della sentenza da parte della cancelleria, e non dalla successiva notificazione. La Corte ha ribadito che questa è una previsione speciale e derogatoria rispetto al rito ordinario. Il ricorso è stato ritenuto anche improcedibile per il mancato deposito della prova della comunicazione.
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Licenziamento per esternalizzazione: Cassazione chiara
Una lavoratrice viene licenziata per giustificato motivo oggettivo a seguito dell'esternalizzazione del servizio di pulizia, di cui era l'unica addetta. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della dipendente, stabilendo che, ai fini della legittimità del licenziamento per esternalizzazione, è centrale la dimostrazione dell'effettività e non pretestuosità della scelta aziendale, piuttosto che la prova formale di un contratto di appalto. La decisione si fonda sul principio del libero convincimento del giudice e sulla cosiddetta "doppia conforme di merito", che ha limitato la possibilità di riesaminare i fatti.
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Licenziamento collettivo: limiti alla scelta dei lavoratori
La Corte di Cassazione conferma l'illegittimità di un licenziamento collettivo in cui il datore di lavoro aveva limitato la platea dei lavoratori da licenziare solo al reparto soppresso, senza considerare altri dipendenti con professionalità equivalenti. La sentenza ribadisce che tale limitazione è giustificata solo da oggettive esigenze tecnico-produttive, altrimenti la scelta deve estendersi a tutti i lavoratori con profili fungibili per garantire correttezza e buona fede nell'applicazione dei criteri di selezione.
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Clausola di arrotondamento: Cassazione sulla nullità
Una società contesta la validità di un contratto di leasing a causa di una clausola di arrotondamento che, di fatto, aumentava il tasso di interesse. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 35110/2024, ha stabilito che la mera calcolabilità matematica di un tasso non è sufficiente a garantirne la trasparenza. Se una clausola, come quella di arrotondamento, nasconde un aggravio di costi per il cliente, può determinare l'opacità dell'operazione e la nullità parziale del contratto. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione basata su questi principi.
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Licenziamento per giusta causa e prova testimoniale
Un dipendente di un'area di servizio, licenziato per non aver emesso scontrini o averli emessi per importi inferiori, ha impugnato il provvedimento. La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento per giusta causa, rigettando il ricorso del lavoratore. La Corte ha stabilito che la testimonianza degli investigatori privati è valida ai fini della prova, indipendentemente dal loro specifico rapporto contrattuale con l'agenzia investigativa. Inoltre, ha ribadito che la valutazione sulla proporzionalità della sanzione spetta al giudice di merito e che la mancata percezione dell'indennità di cassa non attenua la gravità della condotta, data la rottura del vincolo fiduciario.
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Prescrizione contributi INPS: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione si pronuncia sulla prescrizione contributi INPS per un professionista. Viene chiarito che il termine decorre dalla scadenza del pagamento, non dalla dichiarazione dei redditi. La Corte ha rigettato il ricorso sulla prescrizione, confermando la validità dell'interruzione tramite avviso bonario, ma ha accolto il motivo relativo alle sanzioni, annullandole in base a una sopravvenuta sentenza della Corte Costituzionale che esonera i professionisti già iscritti ad altra cassa dal pagamento delle sanzioni per omessa iscrizione alla Gestione Separata.
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Condanna generica nel licenziamento illegittimo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 35108/2024, ha confermato la legittimità di una condanna generica nei confronti di un'azienda per licenziamento illegittimo. Il lavoratore non è tenuto a provare l'esatto ammontare della propria retribuzione nella prima fase del giudizio, potendo richiedere prima l'accertamento del diritto al risarcimento e, solo in un secondo momento, la sua quantificazione. La Corte ha respinto il ricorso dell'azienda, ribadendo che questa scissione tra l'accertamento del diritto ('an') e la determinazione dell'importo ('quantum') è pienamente ammissibile anche nel rito del lavoro.
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Prescrizione contributi: rinvio valido per tutti
Un libero professionista si è opposto a un avviso di addebito per contributi non versati, sostenendo l'avvenuta prescrizione del credito. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che la proroga dei termini di versamento disposta con D.P.C.M. si applica a tutti i contribuenti che svolgono un'attività economica per la quale sono stati elaborati gli studi di settore, a prescindere dal regime fiscale soggettivamente adottato (nel caso di specie, il regime dei minimi). Di conseguenza, il termine di prescrizione contributi è iniziato a decorrere dalla data posticipata, rendendo l'avviso di addebito tempestivo e legittimo.
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Prescrizione contributi: da quando decorre il termine?
Un contribuente ha contestato una richiesta di pagamento dell'INPS per contributi del 2012, sostenendo l'avvenuta prescrizione del credito. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo un principio fondamentale: la prescrizione contributi di cinque anni inizia a decorrere dalla data di scadenza del versamento, anche se prorogata da un decreto, ma non dal termine successivo concesso per il pagamento con maggiorazione. Di conseguenza, la richiesta dell'ente previdenziale è stata considerata tardiva e il debito estinto.
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Prova del credito fideiussione: ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due fideiussori contro la sentenza d'appello che confermava un decreto ingiuntivo a favore di un istituto di credito. I ricorrenti contestavano la validità della prova del credito, basata su un mero estratto contabile. La Suprema Corte ha ritenuto i motivi di ricorso inammissibili per un triplice profilo: genericità e mancata specificità delle censure, tentativo di ottenere un nuovo giudizio di merito non consentito in sede di legittimità, e infondatezza della doglianza relativa all'omesso esame di fatti decisivi, che la Corte d'Appello aveva invece debitamente valutato. La decisione sottolinea l'importanza del rispetto dei requisiti formali e sostanziali per l'accesso al giudizio di cassazione.
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Termine breve impugnazione: quando decorre?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso perché tardivo. Il caso riguardava l'impugnazione di una sentenza di primo grado, a seguito della dichiarazione di inammissibilità dell'appello. La Corte ha ribadito che il termine breve impugnazione di 60 giorni decorre dalla comunicazione telematica dell'ordinanza di inammissibilità della Corte d'Appello, e non dalla sua pubblicazione, rendendo cruciale il monitoraggio delle comunicazioni processuali.
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Polizza all risks TAEG: quando è esclusa dal calcolo
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante l'inclusione di una polizza all risks nel calcolo del TAEG per la verifica del superamento del tasso soglia usura. La decisione si fonda su motivi procedurali: il ricorrente non ha fornito la prova che la polizza garantisse il rimborso del credito, né ha contestato in modo specifico le motivazioni della corte d'appello, limitandosi a proporre una interpretazione alternativa. La Suprema Corte ha ribadito che il suo ruolo non è riesaminare il merito dei fatti.
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Tasso leasing: quando è valido anche se non indicato?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 35101/2024, ha stabilito che un contratto di leasing è valido anche se il tasso di interesse non è esplicitamente indicato. È sufficiente che il tasso leasing sia oggettivamente determinabile sulla base degli altri elementi contrattuali, come il capitale, la durata e l'importo delle rate. La Corte ha chiarito che la trasparenza è garantita quando il cliente può ricostruire il costo totale dell'operazione, anche tramite un calcolo matematico, senza che vi sia discrezionalità da parte della società concedente.
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Mutuo solutorio: quando è valido per la Cassazione?
Una società garante ha impugnato in Cassazione la validità di un finanziamento, definito come mutuo solutorio, concesso alla società debitrice principale per estinguere una passività pregressa verso la stessa banca. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio consolidato: il mutuo solutorio è valido e la consegna del denaro (traditio) si perfeziona con l'accredito della somma sul conto corrente del mutuatario, conferendogliene la disponibilità giuridica, anche se il conto è in rosso e l'importo viene immediatamente utilizzato per ripianare il debito. La Corte ha inoltre sottolineato che la parte ricorrente non aveva adeguatamente provato, con la dovuta specificità richiesta nel processo, l'eventuale illegittimità del debito originario.
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Contratto autonomo di garanzia: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 35099/2024, ha chiarito la distinzione tra fideiussione e contratto autonomo di garanzia. Nel caso di una polizza per la gestione di una discarica, la Corte ha stabilito che, anche senza la clausola "a prima richiesta", la natura indennitaria e la finalità di trasferire il rischio economico qualificano il contratto come autonomo, impedendo al garante di opporre le eccezioni del debitore principale.
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Giudicato penale nel processo civile: i limiti
Una società dichiarata fallita ha contestato la decisione, invocando l'assoluzione del proprio legale rappresentante in un parallelo processo penale basato sui medesimi fatti. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo i limiti del giudicato penale nel processo civile. La Corte ha chiarito che invocare una sentenza penale passata in giudicato al solo fine di dimostrare l'esistenza o l'inesistenza di fatti materiali costituisce una questione di merito, inammissibile nel giudizio di legittimità, riaffermando il principio di autonomia tra i due processi.
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Clausola di rinuncia: validità e valore probatorio
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 35092/2024, ha stabilito la piena validità di una clausola di rinuncia inserita in un atto di riscatto di un contratto di leasing. Nonostante fosse in corso una causa per la restituzione di somme, la dichiarazione dell'utilizzatore di 'non avere più nulla a pretendere' è stata interpretata come una consapevole rinuncia ai propri diritti. La Corte ha inoltre chiarito che la produzione tardiva in giudizio di tale atto non ne inficia l'efficacia, in quanto la parte che lo ha sottoscritto non può lamentare una violazione del contraddittorio.
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Cram down fiscale: sì anche con dissenso motivato
La Corte di Cassazione ha stabilito che il 'cram down fiscale' è applicabile anche quando il dissenso dell'Amministrazione Finanziaria è fondato su un sistematico inadempimento fiscale del debitore. Se la proposta di ristrutturazione è economicamente più vantaggiosa della liquidazione giudiziale, l'omologa forzata deve essere concessa, facendo prevalere la logica della continuità aziendale su quella della repressione fiscale.
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Improcedibilità del ricorso: l’onere della prova
Una società holding ha impugnato un decreto di omologazione di un concordato preventivo. La Corte di Cassazione ha dichiarato l'improcedibilità del ricorso perché la parte ricorrente, pur avendo menzionato la data di comunicazione del provvedimento impugnato, non ha depositato la copia di tale comunicazione, violando un onere processuale fondamentale per la verifica della tempestività dell'impugnazione.
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Clausola rischio cambio: no alla motivazione apparente
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza d'appello relativa a un contratto di leasing finanziario. La Corte ha riscontrato una 'motivazione apparente' e contraddittoria, poiché i giudici di secondo grado avevano fondato la risoluzione del contratto sulla non 'meritevolezza' della clausola rischio cambio, discostandosi dal tema dell'indeterminatezza analizzato in primo grado e utilizzando argomenti in conflitto con i principi stabiliti dalle Sezioni Unite.
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