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Giurisprudenza Civile

Danni da fauna selvatica: la responsabilità della Regione
A seguito di un sinistro stradale causato da un capriolo, la Corte di Cassazione ha confermato la responsabilità esclusiva della Regione per i danni da fauna selvatica. La decisione si fonda sull'interpretazione dell'art. 2043 c.c. e valorizza, come indice di responsabilità, l'istituzione da parte dell'ente regionale di un fondo specifico per l'indennizzo di tali danni. Il ricorso della Regione è stato rigettato, anche per motivi procedurali.
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Compenso professionista fallimento: quando è negato
Un professionista ha richiesto il pagamento per aver assistito una società nella preparazione di un concordato preventivo. Tuttavia, la proposta è stata giudicata inammissibile per gravi carenze, portando al fallimento della società. La Corte di Cassazione ha confermato il rigetto della richiesta di pagamento, stabilendo che il grave inadempimento del professionista, che ha reso la sua prestazione del tutto inutile, giustifica il mancato compenso. La decisione si fonda sull'eccezione di inadempimento, che il curatore può sollevare quando la prestazione è priva di qualsiasi utilità per il cliente. Il caso chiarisce i limiti del diritto al compenso del professionista nel fallimento.
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Opposizione esecuzione: quando è ammessa? Il caso
La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha rinviato a pubblica udienza un complesso caso di opposizione esecuzione. La controversia nasce dalla richiesta di restituzione di una somma, originariamente pagata da un ente pubblico a un professionista in virtù di un decreto ingiuntivo poi revocato. Il professionista ha promosso opposizione esecuzione, eccependo la prescrizione del credito e chiedendo la compensazione con un proprio controcredito per indebito arricchimento. Data la particolare rilevanza delle questioni giuridiche sollevate, relative ai limiti del giudicato, alla decorrenza della prescrizione e all'ammissibilità di domande riconvenzionali, la Corte ha ritenuto necessario un approfondimento in pubblica udienza.
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Scissione societaria e agevolazioni: conta la sostanza
La Corte di Cassazione, con la sentenza 18795/2024, ha stabilito un principio fondamentale in tema di scissione societaria e agevolazioni fiscali. Il caso riguardava il diniego di un beneficio fiscale su imposte ipotecaria e catastale a una società, nata da scissione, perché non iscritta formalmente nel libro soci della cedente alla data richiesta dalla legge. La Corte ha dato ragione al contribuente, affermando che attraverso la scissione la società beneficiaria subentra in tutti i diritti della società originaria, inclusi quelli fiscali. Pertanto, la condizione per l'agevolazione è da considerarsi soddisfatta in via sostanziale, prevalendo il principio della successione giuridica sul mero dato formale dell'iscrizione.
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Prelazione agraria: quando è valida? La Cassazione
La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di alcuni acquirenti di un terreno agricolo contro i proprietari confinanti che avevano esercitato il diritto di riscatto. La Corte ha stabilito che le censure relative alla qualifica di coltivatore diretto e all'effettiva finalità agricola dell'operazione costituiscono un tentativo di riesaminare il merito della causa, inammissibile in sede di legittimità. La decisione riafferma che il controllo della Cassazione è limitato alla violazione di legge e ai vizi di motivazione radicali, non potendo trasformarsi in un terzo grado di giudizio sui fatti. La questione centrale è quindi il limite del sindacato sul diritto di prelazione agraria.
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Occupazione sine titulo di immobile sociale: la Cassazione
Un socio occupava una villa di proprietà della società di famiglia, sostenendo di averne diritto in quanto 'casa familiare'. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che l'occupazione sine titulo è iniziata quando la madre del socio ha lasciato l'immobile, mancando il consenso della società per un uso esclusivo. Il socio è stato condannato al rilascio e al risarcimento del danno.
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Compenso professionale: quando spetta se il lavoro è negligente?
La Corte di Cassazione ha confermato il rigetto della richiesta di compenso professionale avanzata da un'associazione di professionisti per l'attività di attestazione di un concordato preventivo. La decisione si fonda sulla grave negligenza e sull'inadeguatezza della prestazione, che ha reso la proposta di concordato irrealizzabile e inutile per la società cliente, poi fallita. Secondo la Corte, un inadempimento così significativo giustifica il rifiuto del pagamento da parte del curatore fallimentare.
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Estinzione del giudizio: accordo e fine del processo
Una società aveva citato in giudizio un istituto di credito per presunte irregolarità in contratti bancari, perdendo sia in primo grado che in appello. Durante il ricorso in Cassazione, le parti hanno raggiunto un accordo transattivo. Di conseguenza, la società ha rinunciato al ricorso e la Suprema Corte ha dichiarato l'estinzione del giudizio, con compensazione delle spese legali tra le parti.
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Decadenza assegnazione alloggio: quando si perde?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18765/2024, ha confermato la decadenza assegnazione alloggio pubblico a un assegnatario il cui nucleo familiare aveva superato i limiti patrimoniali previsti dalla legge. La Corte ha chiarito che la perdita dei requisiti opera automaticamente e che la separazione di fatto non esclude il coniuge dal nucleo familiare ai fini del calcolo.
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Crediti prededucibili: il termine per l’insinuazione
Un Comune ha presentato con 11 mesi di ritardo una domanda di insinuazione per crediti prededucibili (sanzioni e interessi IMU) verso una società in amministrazione straordinaria. La Corte di Cassazione ha confermato il rigetto della domanda, stabilendo che, sebbene non esista un termine fisso, il creditore deve agire in un tempo ragionevole. Un ritardo ingiustificato viene considerato 'colpevole' e comporta l'inammissibilità della richiesta, la cui valutazione spetta al giudice di merito.
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Recesso gravi motivi: quando l’azienda può andarsene?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18759/2024, ha confermato la legittimità del recesso per gravi motivi da un contratto di locazione commerciale da parte di una società conduttrice. La causa del recesso era una significativa crescita del personale, che ha reso l'immobile inadeguato. La Corte ha stabilito che tale espansione, se imprevista e tale da rendere la prosecuzione del rapporto eccessivamente gravosa, costituisce un valido motivo per la risoluzione anticipata, respingendo il ricorso del locatore che contestava la prevedibilità dell'evento e chiedeva un riesame dei fatti, compito non spettante al giudice di legittimità.
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Prescrizione crediti medico: la raccomandata basta
Un medico ha citato in giudizio un'Azienda Sanitaria per ottenere il pagamento di crediti risalenti agli anni '80 e '90. Le sue richieste sono state respinte in primo e secondo grado per intervenuta prescrizione. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha ribaltato parzialmente la decisione, stabilendo un principio fondamentale sulla prescrizione crediti medico: per interrompere la prescrizione, è sufficiente la prova della spedizione di una lettera raccomandata, in base alla presunzione di conoscenza, senza che sia necessario produrre l'avviso di ricevimento. La Corte ha però confermato che il termine di prescrizione per tali crediti è quinquennale e non decennale. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione alla luce di questo principio.
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Mansioni superiori autorità portuali: si applica il CC
Un dipendente di un'Autorità Portuale ha ottenuto il riconoscimento di mansioni superiori con adeguamento retributivo. La Cassazione ha confermato che per le mansioni superiori autorità portuali si applica la disciplina privatistica dell'art. 2103 c.c. e non le regole del pubblico impiego, respingendo il ricorso dell'ente. La sentenza chiarisce la natura speciale del rapporto di lavoro portuale, giustificata dalle esigenze operative e imprenditoriali del settore.
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Inquadramento pubblico impiego: no al trascinamento
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18747/2024, ha negato l'inquadramento pubblico impiego a una qualifica superiore per alcuni dipendenti statali. Essi basavano la loro richiesta sul meccanismo del 'trascinamento', innescato dalla riammissione in servizio di un collega con una qualifica più alta. La Corte ha stabilito che la norma invocata (art. 7, D.L. 344/1990) era di natura speciale e temporanea, con effetti limitati alle situazioni maturate entro il 31.12.1990. Pertanto, un evento successivo come la riammissione non può riattivare tale meccanismo.
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Mobilità verticale: non è automatica per il CCNL
Un lavoratore ha richiesto differenze retributive sostenendo di avere diritto a una promozione automatica in base al CCNL Metalmeccanici. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18744/2024, ha ribaltato le decisioni dei giudici di merito. Ha stabilito che la mobilità verticale prevista dal contratto non è automatica ma subordinata a un preciso iter di valutazione delle capacità del lavoratore, che deve avvenire solo dopo il decorso di 18 mesi di esperienza nella categoria di appartenenza.
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Stabilizzazione del personale: il contratto è decisivo
Un ufficiale della Capitaneria di Porto ha richiesto l'inclusione in una procedura di stabilizzazione del personale indetta dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. La sua domanda è stata respinta in tutti i gradi di giudizio. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, chiarendo che per la stabilizzazione del personale è indispensabile un rapporto di lavoro subordinato e formale con l'amministrazione che bandisce la procedura. Un mero collegamento funzionale o un rapporto di fatto non sono sufficienti, data la natura eccezionale di tali procedure rispetto al principio del concorso pubblico.
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Sfratto alloggi popolari: ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'inquilina contro un ordine di sfratto alloggi popolari per morosità. La Corte ha chiarito che le contestazioni sulle procedure speciali di ingiunzione diventano irrilevanti una volta instaurato il giudizio di opposizione, che valuta il merito della morosità. I motivi di ricorso sono stati respinti per vizi procedurali e perché miravano a un riesame dei fatti.
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Uso aziendale: accordi scaduti ma pagati valgono
Una società metalmeccanica, dopo la scadenza di alcuni accordi aziendali, ha continuato a erogare i relativi benefici economici ai dipendenti, per poi decidere di interromperli. La Corte di Cassazione ha confermato le decisioni dei giudici di merito, stabilendo che tale comportamento reiterato costituisce un "uso aziendale". Questo uso si integra nei contratti di lavoro individuali, trasformando la prassi in un obbligo vincolante per l'azienda. L'ordinanza chiarisce che il datore di lavoro non può unilateralmente revocare benefici consolidati attraverso una pratica costante e generalizzata.
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Disdetta contratti collettivi: i limiti del datore
Una società metalmeccanica cessa di erogare alcuni emolumenti economici ai dipendenti a seguito della disdetta di contratti collettivi aziendali. I lavoratori ottengono ragione in primo e secondo grado. La società ricorre in Cassazione, ma il suo ricorso viene dichiarato inammissibile per vizi procedurali, tra cui la critica al merito della valutazione delle prove e la mancata trascrizione dei contratti oggetto di contestazione. La Suprema Corte conferma quindi le decisioni favorevoli ai lavoratori.
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Prescrizione crediti retributivi: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18738/2024, interviene sulla questione della prescrizione dei crediti retributivi per i dipendenti pubblici a tempo determinato. Riformando la decisione della Corte d'Appello, ha stabilito che si applica la prescrizione quinquennale, e non decennale. Crucialmente, la Corte ha affermato che il termine di prescrizione decorre anche in corso di rapporto, rigettando la tesi secondo cui il timore del mancato rinnovo del contratto potesse sospenderne la decorrenza. La sentenza è stata cassata con rinvio.
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