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Giurisprudenza Civile

Correzione errore materiale: come si rettifica un atto
Un istituto di credito ha richiesto la correzione di un errore materiale in un'ordinanza della Corte di Cassazione. Il provvedimento precedente indicava un importo errato di € 378.219,56 anziché quello corretto di € 327.408,52, come stabilito dalla Corte d'Appello. La Cassazione, riconoscendo l'evidente svista, ha accolto la richiesta e ordinato la rettifica della cifra, ripristinando la corretta quantificazione del debito.
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Giurisdizione danno ambientale: la parola alla Cassazione
Un'associazione sportiva ha citato in giudizio due società industriali per i danni derivanti da inquinamento. Le società hanno sollevato una questione di difetto di giurisdizione, sostenendo la competenza esclusiva dell'autorità amministrativa. La Corte di Cassazione, pur dichiarando inammissibile il ricorso per un vizio di procura, ha statuito sulla questione, affermando la giurisdizione del giudice ordinario. La Corte ha stabilito che le domande di risarcimento e di inibitoria a tutela di diritti soggettivi come proprietà e salute rientrano nella competenza del giudice ordinario, anche in presenza di procedimenti amministrativi di bonifica in corso, poiché questi ultimi non escludono ma si aggiungono alla tutela privatistica.
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Remunerazione medici specializzandi: Cassazione rinvia
Un gruppo di medici specializzatisi tra il 1991 e il 2005 ha citato in giudizio lo Stato per ottenere una remunerazione adeguata, lamentando il tardivo recepimento delle direttive europee. Dopo la sconfitta nei primi due gradi di giudizio, il caso è giunto in Cassazione. La Corte, con ordinanza interlocutoria, ha deciso di sospendere la decisione e rinviare la causa a nuovo ruolo. Il motivo è l'attesa di una pronuncia delle Sezioni Unite su una questione di massima importanza strettamente connessa: l'adeguamento triennale delle borse di studio. La questione sulla corretta remunerazione medici specializzandi resta quindi aperta.
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Remunerazione medici specializzandi: attesa per la Corte
Un gruppo di medici specializzandi tra il 1991 e il 2005 ha citato in giudizio lo Stato per ottenere un'adeguata remunerazione, lamentando il mancato adeguamento all'inflazione delle borse di studio previsto dalla normativa europea e nazionale. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha sospeso la decisione in attesa del pronunciamento delle Sezioni Unite su una questione di diritto fondamentale per il caso, relativa alla rivalutazione triennale degli importi.
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Liquidazione spese legali appello: il criterio del disputatum
Un cittadino ha impugnato una sentenza d'appello relativa alla liquidazione delle spese legali in una causa contro il Ministero della Salute. La Corte di Cassazione ha stabilito che, quando l'appello riguarda unicamente la condanna alle spese del grado precedente, il valore della controversia per la nuova liquidazione spese legali appello (il cosiddetto 'disputatum') è l'importo delle spese contestate, non il valore originario della domanda. Di conseguenza, ha annullato la decisione della Corte d'Appello che aveva liquidato un importo eccessivo.
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Remunerazione medici: Cassazione chiarisce il diritto
La Corte di Cassazione ha stabilito che la specializzazione in Medicina del Lavoro rientra pienamente tra quelle per cui è prevista un'adeguata remunerazione secondo le direttive europee. Il caso riguarda un medico a cui era stato negato il compenso. La Suprema Corte ha annullato la decisione d'appello, che aveva erroneamente escluso tale specializzazione, e ha rinviato la causa per la valutazione della prescrizione del diritto. La decisione rafforza la tutela della remunerazione medici specializzandi.
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Licenziamento dirigente: i limiti del giudice del rinvio
La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza d'appello che aveva ritenuto legittimo il licenziamento di un dirigente basandosi su fatti già giudicati insussistenti in una precedente pronuncia. L'ordinanza stabilisce che il giudice del rinvio non può rivalutare circostanze coperte da giudicato, ma deve fondare la propria decisione su elementi nuovi e diversi, qualora presentati. In assenza di tali nuovi elementi, il licenziamento dirigente basato sui medesimi fatti precedentemente non provati è illegittimo.
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Patrimonio separato: scudo legale per le società veicolo
Una società e i suoi soci avevano ottenuto in appello la condanna di una banca e della società veicolo (SPV) cessionaria del credito. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, chiarendo che in un'operazione di cartolarizzazione, i crediti acquisiti costituiscono un patrimonio separato. Tale patrimonio è destinato esclusivamente a soddisfare i portatori dei titoli emessi per finanziare l'operazione e non può essere aggredito con domande riconvenzionali del debitore relative al rapporto con la banca originaria. L'SPV, quindi, non risponde delle passività del cedente.
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Costituzione tardiva: conseguenze sulla prescrizione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18450/2024, ha stabilito che la costituzione tardiva del convenuto in giudizio comporta la decadenza dalla facoltà di sollevare l'eccezione di prescrizione. Nel caso esaminato, riguardante la richiesta di remunerazione di alcuni medici specializzandi contro la Presidenza del Consiglio, la Corte ha chiarito le modalità di calcolo dei termini processuali 'a ritroso', precisando che se la scadenza cade di sabato, il termine è anticipato al giorno lavorativo precedente. La tardività ha reso l'eccezione di prescrizione inammissibile, portando alla cassazione della sentenza impugnata con rinvio alla Corte d'Appello.
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Decadenza processuale: errore del legale non scusabile
La Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte d'Appello, rigettando il ricorso di un lavoratore che chiedeva il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato. La controversia è stata decisa su una questione preliminare: la tardiva costituzione in giudizio del lavoratore nel grado precedente, causata da un errore del suo avvocato nel deposito telematico. La Suprema Corte ha ribadito che l'errore del difensore non costituisce una "causa non imputabile" che possa giustificare una rimessione in termini. Questa decadenza processuale ha impedito l'utilizzo delle prove testimoniali, risultando decisiva per il rigetto della domanda nel merito.
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Giudicato esterno: limiti alla nuova azione bancaria
Una società, dopo aver ottenuto un giudizio definitivo per il ricalcolo del saldo del proprio conto corrente a causa dell'anatocismo, ha avviato una nuova causa per altre nullità (interessi usurari, etc.). La Corte di Cassazione, applicando il principio del giudicato esterno, ha stabilito che la prima sentenza, avendo già determinato il saldo del conto a una data specifica, preclude ogni nuova azione basata su questioni che si sarebbero potute sollevare nel primo processo. La decisione ribadisce l'ampia portata preclusiva del giudicato.
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Onere della prova: chi prova il danno da carburante?
Una società di autotrasporti ha citato in giudizio un gestore di una stazione di servizio per danni al motore di un camion, attribuiti a carburante contaminato con acqua. Il tribunale, basandosi su una perizia tecnica (CTU) che indicava la condensa come causa dell'acqua, ha respinto la richiesta. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, ribadendo che l'onere della prova del nesso causale tra il rifornimento e il danno spetta a chi agisce in giudizio per il risarcimento.
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Risarcimento medici specializzandi: la Cassazione decide
Un medico, iscritto a una scuola di specializzazione prima del 1982 senza percepire retribuzione, ha citato in giudizio lo Stato per la tardiva attuazione delle direttive comunitarie. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18427/2024, ha accolto il ricorso. Basandosi sulla giurisprudenza della Corte di Giustizia UE e delle Sezioni Unite, ha stabilito che il diritto al risarcimento per i medici specializzandi spetta anche agli iscritti prima del 1982, ma limitatamente al periodo formativo successivo al 1° gennaio 1983, data di scadenza per l'attuazione della direttiva.
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Responsabilità del socio unico: Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un ex dirigente contro il socio unico di una società estinta. Il caso verteva sulla mancata attuazione di un accordo transattivo e sulla conseguente richiesta di risarcimento per la responsabilità del socio unico. La Corte ha rigettato il ricorso per motivi procedurali, sottolineando la necessità di formulare con precisione i motivi di cassazione, specialmente in materia di interpretazione contrattuale e vizi di motivazione.
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Errore di fatto: quando il ricorso è inammissibile
Un paziente ha contestato un trattamento odontoiatrico. La Corte d'Appello ha liquidato un danno basandosi su un certo numero di denti trattati. Il paziente ha proposto ricorso in Cassazione lamentando un errore di fatto nel conteggio dei denti. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che l'errore di fatto va contestato con l'istituto della revocazione davanti alla stessa corte che ha emesso la sentenza, e non con un ricorso per cassazione, che valuta solo errori di diritto.
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Prescrizione danno direttive: Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18408/2024, ha stabilito che la prescrizione del danno da tardiva attuazione di direttive comunitarie è di cinque anni a partire dal 1° gennaio 2012, data di entrata in vigore della L. 183/11. Questa nuova norma si applica anche ai diritti sorti in precedenza ma non ancora prescritti. Nel caso di specie, un medico che aveva interrotto la prescrizione decennale nel 2008, si è visto applicare il nuovo termine quinquennale a decorrere dal 2012, con la conseguenza che il suo diritto si è estinto il 1° gennaio 2017, prima dell'instaurazione del giudizio.
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Errore revocatorio: quando è inammissibile? Analisi
Una società ha richiesto la revocazione di un'ordinanza della Cassazione, sostenendo un errore revocatorio riguardo la data di inizio del rapporto con un amministratore. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che l'errore di fatto deve essere una svista percettiva, evidente "ictu oculi" e decisiva ai fini del giudizio, condizioni non riscontrate nel caso di specie, dove l'errore lamentato era frutto di una valutazione e comunque non decisivo.
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Retribuzione festività: no alla compensazione in banca ore
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di una cooperativa sociale al pagamento della retribuzione festività a favore dei suoi dipendenti. È stato stabilito che la specifica disciplina dell'art. 59 del CCNL Cooperative Sociali per le festività è incompatibile con il sistema generale della 'banca ore' previsto dall'art. 52, non potendo quest'ultimo sostituire il diritto al pagamento o al riposo compensativo.
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Qualificazione rapporto di lavoro: gli indici decisivi
Una collaboratrice, dopo il periodo di praticantato, prosegue l'attività presso uno studio professionale. La Corte d'Appello riconosce la natura subordinata del rapporto basandosi su indici quali orario fisso e potere direttivo del datore, condannando quest'ultimo al pagamento delle differenze retributive. La Corte di Cassazione conferma la decisione, respingendo il ricorso del datore di lavoro e ribadendo che la valutazione degli elementi di fatto per la qualificazione rapporto di lavoro spetta al giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità se la motivazione è logica e coerente.
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Indennità di condotta: quando spetta al macchinista?
Un macchinista ha richiesto che l'indennità di condotta fosse estesa anche alle attività accessorie e complementari svolte prima e dopo la guida effettiva del treno. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che, in base ai contratti collettivi, l'indennità spetta esclusivamente per il tempo trascorso nella guida del treno. Le attività accessorie sono considerate una diversa tipologia di lavoro, con una diversa quantificazione dell'indennità, a meno che non vengano assorbite in un periodo di 'condotta continuativa' senza interruzioni significative.
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