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Giurisprudenza Civile

Responsabilità avvocato: compenso negato per negligenza
La Corte di Cassazione ha negato il compenso a un avvocato per l'assistenza in una procedura di concordato preventivo, poi fallita. La decisione si fonda sulla grave negligenza del professionista, che non ha vigilato sulla correttezza della relazione dell'attestatore, rendendo la sua prestazione del tutto inutile per il cliente. La Suprema Corte ha qualificato tale condotta come un totale inadempimento contrattuale, che giustifica il mancato pagamento del corrispettivo.
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Compenso professionale: quando l’avvocato non ha diritto
Un professionista ha richiesto il pagamento delle sue parcelle per l'assistenza in una procedura di concordato preventivo, poi fallita. La Corte di Cassazione ha negato il diritto al compenso professionale a causa della grave negligenza e imperizia dimostrate dal legale. Gli errori commessi, come la redazione di un piano non conforme e la violazione delle norme sulla soddisfazione dei creditori, hanno reso la sua prestazione totalmente inutile e configurato un grave inadempimento contrattuale, giustificando il mancato pagamento.
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Compenso professionale: niente parcella se c’è imperizia
Un professionista agisce per ottenere il pagamento dei suoi onorari relativi alla redazione di un piano di concordato preventivo per una società, successivamente dichiarata fallita. La Corte di Cassazione conferma la decisione dei giudici di merito, negando il diritto al compenso professionale a causa della grave negligenza e imperizia dimostrate dal professionista nell'esecuzione dell'incarico. La prestazione, resa in modo del tutto inidoneo, è stata qualificata come un totale inadempimento contrattuale, legittimando il rifiuto del pagamento.
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Prededuzione del credito: non si trasferisce al fallito
Una società finanziatrice aveva concesso un credito, beneficiando della prededuzione, a un'impresa in concordato preventivo. Quest'ultima ha poi ceduto la propria azienda a una seconda società, che è successivamente fallita. La società cessionaria del credito ha tentato di far valere la prededuzione nel fallimento della seconda impresa. La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta, statuendo che la prededuzione del credito è una qualità procedurale legata soggettivamente all'impresa che l'ha originata e non si trasferisce al fallimento di un soggetto diverso, neanche in caso di cessione d'azienda.
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Distanze tra costruzioni: i balconi si calcolano
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22765/2024, ha rigettato il ricorso di due proprietari che avevano costruito un edificio senza rispettare le distanze legali dal vicino. La Corte ha confermato che nel calcolo delle distanze tra costruzioni devono essere inclusi anche i balconi aggettanti. Inoltre, ha validato la motivazione 'per relationem' della Corte d'Appello, poiché i motivi di gravame erano una mera riproposizione delle difese di primo grado. L'appello era stato comunque respinto in via preliminare per la perdita di proprietà dell'immobile da parte dei ricorrenti durante il giudizio.
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Rifiuto test DNA: prova decisiva per la paternità
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 22732/2024, ha ribadito un principio fondamentale nel diritto di famiglia: il rifiuto test DNA ingiustificato da parte del presunto padre costituisce un elemento di prova talmente significativo da poter, da solo, fondare la dichiarazione giudiziale di paternità. La Corte ha chiarito che tale comportamento processuale, valutabile dal giudice ai sensi dell'art. 116 c.p.c., assume un valore indiziario elevatissimo, rendendo superflua la valutazione di altre prove, come una registrazione telefonica, che diventano argomenti secondari.
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Revocazione sentenza civile: effetti dell’assoluzione
La Corte di Cassazione chiarisce i limiti della revocazione sentenza civile. Un'assoluzione penale ottenuta in sede di revisione non annulla automaticamente la precedente condanna civile al risarcimento del danno. Il ricorso per revocazione è stato dichiarato inammissibile per non aver rispettato il principio di autosufficienza, non avendo il ricorrente fornito le prove necessarie a sostegno della sua domanda.
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Giudicato esterno: effetti sul licenziamento
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un'azienda contro il licenziamento di una dipendente. La decisione si fonda sull'esistenza di un giudicato esterno, formatosi in un altro processo tra le stesse parti, che aveva già accertato in via definitiva la natura a tempo indeterminato del rapporto di lavoro. Tale giudicato esterno ha risolto la controversia, rendendo illegittimo il recesso basato sulla presunta scadenza del termine.
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Competenza fideiussione antitrust: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione interviene su un conflitto di giurisdizione tra un tribunale ordinario e una sezione specializzata in materia di impresa. Il caso riguarda l'opposizione a un decreto ingiuntivo e una domanda riconvenzionale per la nullità di una fideiussione basata su violazioni della normativa antitrust. La Suprema Corte stabilisce la separazione delle cause: il tribunale ordinario che ha emesso il decreto è competente per l'opposizione, mentre la sezione imprese è competente per la domanda riconvenzionale sulla competenza fideiussione antitrust, riaffermando il carattere inderogabile della competenza funzionale del giudice dell'opposizione.
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Elezione di domicilio: la Cassazione chiarisce la prova
Una società creditrice notifica un precetto a una società debitrice estera, effettuando un'elezione di domicilio in una città italiana dove presume esistano beni pignorabili. La società debitrice contesta la competenza di quel tribunale. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, stabilisce che la competenza è correttamente radicata nel luogo dell'elezione di domicilio, a condizione che il creditore fornisca la prova, anche solo di crediti ipotetici verso terzi, della presenza di beni del debitore in quel circondario. Viene così chiarito l'onere probatorio a carico del creditore.
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Licenziamento illegittimo: quando scatta la reintegra?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 22300/2024, ha stabilito che in caso di licenziamento illegittimo per giustificato motivo oggettivo, qualora il fatto posto a base del recesso si riveli insussistente, il giudice deve ordinare la reintegrazione del lavoratore. La Corte ha applicato i principi sanciti da due sentenze della Corte Costituzionale, eliminando la necessità che l'insussistenza del fatto sia "manifesta". Il caso riguardava un marinaio licenziato per il disarmo di un motopeschereccio, una circostanza poi ritenuta non sufficiente a giustificare il licenziamento.
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Addebito per violenza: l’infedeltà non conta
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un marito contro l'addebito per violenza, a cui era stata attribuita la colpa esclusiva della separazione. L'uomo sosteneva che l'infedeltà precedente della moglie fosse la vera causa della crisi. La Corte ha stabilito che la violenza fisica è una violazione talmente grave dei doveri coniugali da essere considerata la causa principale della rottura, rendendo irrilevanti altri comportamenti, specialmente se superati da una riconciliazione.
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Cancellazione albo consulenti: la Cassazione riesamina
Un consulente finanziario viene cancellato dall'albo professionale dopo che la sua società di intermediazione è stata posta in amministrazione straordinaria. La Corte d'Appello conferma la cancellazione. La Corte di Cassazione, rilevando la complessità delle questioni giuridiche, in particolare sulla giurisdizione e sul diritto di difesa del professionista, non decide in camera di consiglio ma rinvia il caso a una pubblica udienza per un esame approfondito. La questione centrale riguarda la natura del potere dell'Organismo di Vigilanza nella procedura di cancellazione albo consulenti.
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Liquidazione spese legali: il DM 55/2014 si applica
Un cittadino vince una causa milionaria contro l'amministrazione finanziaria, ma gli vengono liquidate spese legali irrisorie. La Cassazione accoglie il suo ricorso, stabilendo che la liquidazione spese legali per tutti i gradi di giudizio deve avvenire secondo i parametri in vigore al momento della decisione finale (D.M. 55/2014), commisurando gli importi al reale valore della causa e rispettando i minimi tariffari.
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Onere della prova pagamento: chi deve dimostrare?
Un fornitore ottiene un decreto ingiuntivo per fatture non pagate. Il cliente si oppone, sostenendo di aver pagato con due assegni. La Corte d'Appello chiarisce che, in un rapporto commerciale continuativo, non basta provare di aver pagato; l'onere della prova pagamento ricade sul debitore, che deve dimostrare il nesso specifico tra il pagamento e il debito contestato. La Corte ha quindi riformato la sentenza di primo grado, condannando il debitore al pagamento.
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Contratto preliminare inadempimento: chi paga?
La Corte d'Appello di Napoli ha confermato la sentenza di primo grado in un caso di contratto preliminare inadempimento. La promittente venditrice è stata ritenuta la parte inadempiente per non aver cancellato un'ipoteca, fornito i certificati necessari e saldato i debiti condominiali. Di conseguenza, è stata rigettata la sua richiesta di risoluzione del contratto ed è stata confermata l'esecuzione in forma specifica a favore del promissario acquirente, che aveva designato un terzo per l'acquisto.
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Competenza giudice ordinario su terreni ex demaniali
Una società ha ricevuto un terreno da un comune, poi scoperto essere un ex alveo fluviale appartenente al demanio. La Corte di Cassazione ha risolto un conflitto di giurisdizione, affermando la competenza del giudice ordinario. La decisione si basa sul fatto che la disputa riguarda la proprietà di un terreno che ha perso la sua natura demaniale, non richiedendo quindi le indagini tecniche specialistiche del Tribunale delle Acque Pubbliche.
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Errore revocatorio: l’analisi della Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per revocazione basato su un presunto errore revocatorio. Il caso riguardava una società fallita che accusava la Corte di aver erroneamente percepito l'assenza di contestazioni su una clausola di compensazione. La Suprema Corte ha chiarito che la sua precedente decisione si basava su un'interpretazione giuridica degli atti processuali, non su una svista fattuale, ribadendo la netta distinzione tra errore di giudizio ed errore di fatto, l'unico che può giustificare la revocazione.
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Appalto fittizio: obblighi fiscali dell’utilizzatore
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22233/2024, ha stabilito un principio cruciale in materia di appalto fittizio. Se un contratto di appalto di servizi maschera una somministrazione illecita di manodopera, l'azienda utilizzatrice è considerata l'effettivo datore di lavoro. Di conseguenza, essa è tenuta a versare le ritenute fiscali per i lavoratori, indipendentemente da un'azione legale da parte di questi ultimi. Inoltre, i costi fatturati e l'IVA relativa a tale contratto non sono deducibili né detraibili, poiché l'operazione è considerata inesistente.
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Giudizio di rinvio: limiti del giudice e onere prova
La Corte di Cassazione chiarisce i poteri del giudice nel giudizio di rinvio. In un caso di contratto a termine, la Corte ha stabilito che il giudice di rinvio, incaricato di rivalutare la sussistenza del mutuo consenso alla risoluzione del rapporto, ha agito correttamente considerando nuove circostanze, come la mancata iscrizione della lavoratrice in graduatorie per future assunzioni, per dedurre un suo disinteresse alla prosecuzione del rapporto. L'ordinanza conferma che il giudice del rinvio non è vincolato alla sola analisi dei punti specifici indicati, ma può compiere una nuova e complessiva valutazione dei fatti.
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