Una paziente, a seguito di un'errata diagnosi di sclerosi multipla, veniva sottoposta per cinque anni a una terapia non necessaria, subendo significativi effetti collaterali. In primo grado le veniva riconosciuto un risarcimento sia per il danno biologico temporaneo che per quello psicologico permanente (depressione). La Corte d'Appello, sulla base di una nuova perizia, ha riformato la decisione. Pur confermando il risarcimento per il danno temporaneo dovuto agli effetti del farmaco, ha escluso il danno psicologico permanente, non ravvisando un nesso di causalità diretto tra la terapia errata e un disturbo depressivo maggiore. La sentenza sottolinea l'importanza di una prova rigorosa del collegamento causale nel danno da errata diagnosi.
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