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Giurisprudenza Civile

Dimissioni per giusta causa: reazione tardiva nega la NASpI
Una lavoratrice si dimette per presunto mobbing e illecite trattenute in busta paga, chiedendo la NASpI. La Corte d'Appello ha negato l'indennità, stabilendo che la mancata e tempestiva contestazione dei comportamenti del datore di lavoro esclude le dimissioni per giusta causa, rendendo il recesso un atto volontario non indennizzabile.
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Patto fiduciario: la prova per presunzioni semplici
La curatela di un fallimento agisce per far dichiarare un patto fiduciario, sostenendo che una società avesse acquistato immobili per conto di due fratelli debitori al fine di sottrarli ai creditori. La Corte d'Appello conferma la decisione di primo grado, rigettando la domanda. La motivazione si fonda sull'insufficienza della prova per presunzioni: sebbene gli indizi suggerissero un'operazione elusiva, non dimostravano in modo univoco l'esistenza di un obbligo di ritrasferimento della proprietà, essendo i fatti compatibili anche con la mera volontà dei fratelli di godere dei beni attraverso lo schermo societario.
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Derivati IRS: la copertura del rischio valida la causa
Una società stipula un contratto di derivati IRS per coprire il rischio di un mutuo a tasso variabile, ma subisce ingenti perdite. L'azienda cita in giudizio la banca chiedendo la nullità del contratto per assenza di causa e violazione degli obblighi informativi. La Corte d'Appello di Bari ha rigettato l'appello, confermando la validità del contratto. La decisione si fonda sul fatto che la funzione di copertura del rischio era chiaramente documentata e voluta dal cliente, come provato dalla documentazione sottoscritta e da una perizia tecnica, rendendo il contratto valido nonostante il risultato economico negativo.
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Indebito assistenziale sanitario: quando restituire?
Un cittadino, a seguito di una visita di revisione, vedeva ridotta la propria invalidità dal 100% al 75%. Nonostante ciò, l'Ente Previdenziale continuava a erogare la prestazione in misura piena, generando un pagamento in eccesso. La Corte di Appello ha stabilito che l'indebito assistenziale sanitario deve essere restituito a partire dal momento in cui l'assistito ha avuto conoscenza del nuovo stato sanitario, ovvero dalla comunicazione dell'esito della visita. Viene così superato il principio dell'affidamento, poiché la consapevolezza del mutato status sanitario fa cessare la buona fede del percipiente, rendendo irrilevanti i ritardi amministrativi dell'ente.
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Concordato in bianco: obblighi informativi e sanzioni
La Corte di Cassazione conferma la dichiarazione di fallimento di una società la cui domanda di concordato in bianco è stata respinta. La decisione sottolinea che l'omissione di un elenco completo e veritiero dei creditori costituisce una carenza informativa radicale che rende la proposta inammissibile, evidenziando l'importanza cruciale della trasparenza fin dalle prime fasi della procedura.
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Informativa mediazione avvocato: contratto annullabile
Una società energetica ha ottenuto l'annullamento del contratto con il proprio studio legale per la mancata informativa sulla mediazione. La Corte d'Appello ha stabilito che l'obbligo informativo dell'avvocato sussiste anche se la mediazione non è obbligatoria per la specifica azione legale intrapresa. La Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha rinviato il caso alla sezione competente, sottolineando la rilevanza della questione sulla validità dei contratti professionali.
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Soccombenza virtuale e spese: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione esamina un caso complesso originato da un credito condominiale. Dopo l'annullamento del titolo esecutivo, la Corte d'Appello aveva dichiarato la cessazione della materia del contendere, condannando però una delle parti alle spese legali secondo il principio di soccombenza virtuale. La Cassazione, con ordinanza interlocutoria, non decide nel merito ma rinvia la causa a nuovo ruolo, ordinando l'integrazione del contraddittorio nei confronti di altre parti originarie del giudizio, ritenendo la loro presenza necessaria per decidere su un motivo di ricorso relativo alla liquidazione delle spese.
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Modifica della domanda: i limiti in Cassazione
Una società di trasporti ha richiesto un pagamento a un ente regionale basandosi su una delibera specifica. Nel corso della causa, ha tentato di modificare il fondamento della sua richiesta, invocando una delibera diversa e più vantaggiosa. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che tale cambiamento costituisce una modifica della domanda inammissibile perché altera la causa petendi (la ragione della pretesa) e il thema decidendum (l'oggetto del giudizio) in una fase avanzata del processo, pregiudicando il diritto di difesa della controparte.
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Opzione regime previdenziale: la scelta è vincolante
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un ex dirigente che chiedeva la modifica del calcolo della sua pensione e il risarcimento dei danni. Il ricorrente sosteneva un errore nella sua opzione per un regime previdenziale specifico, ma la Corte ha confermato la validità della sua scelta, considerata chiara, inequivocabile e consapevole, anche in virtù del suo elevato profilo professionale. La decisione sottolinea come una ponderata opzione di regime previdenziale sia difficilmente revocabile.
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Compensazione spese processuali: la decisione del giudice
Una società ricorre in Cassazione contestando la condanna al pagamento parziale delle spese legali, sostenendo che le domande della ex dipendente fossero state accolte solo in parte. La Corte Suprema rigetta il ricorso, confermando l'ampia discrezionalità del giudice di merito nel disporre la compensazione spese processuali basandosi sul principio della soccombenza globale, ovvero valutando l'esito complessivo della lite.
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Licenziamento collettivo: fungibilità e scelta
La Corte di Cassazione rigetta il ricorso di un'azienda, confermando l'illegittimità di un licenziamento collettivo. La sentenza sottolinea che, nella scelta dei lavoratori da licenziare, l'azienda deve considerare la fungibilità professionale, ovvero l'intercambiabilità delle mansioni basata sul bagaglio di esperienze complessivo, e non può limitare arbitrariamente la platea dei lavoratori da comparare. La decisione ribadisce l'importanza di un'applicazione ampia e non restrittiva dei criteri di scelta.
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Minimale contributivo: ferie e limiti CCNL, il caso
Una società edile si oppone a una richiesta di contributi da parte di un ente previdenziale per ferie godute dai dipendenti oltre i limiti contrattuali. La Corte d'Appello accoglie l'opposizione. L'ente ricorre in Cassazione, ma il ricorso viene dichiarato inammissibile. La Suprema Corte rileva che l'ente ha modificato inammissibilmente le ragioni della pretesa tra il primo grado e il giudizio di legittimità, ribadendo l'importanza della coerenza processuale in materia di minimale contributivo operai edili.
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Interessi compensativi: calcolo e risarcimento danno
Una società immobiliare ottiene dalla Cassazione l'annullamento di una sentenza che aveva errato nel calcolo degli interessi compensativi per un danno da occupazione illegittima. La Corte ha stabilito che gli interessi vanno calcolati sulla somma rivalutata anno per anno, e non su un periodo limitato, per garantire un risarcimento integrale.
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Indennità sostitutiva preavviso: contributi sempre dovuti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20432/2024, ha stabilito che i contributi previdenziali sull'indennità sostitutiva del preavviso sono sempre dovuti, anche se il lavoratore vi ha rinunciato tramite un accordo. L'obbligazione contributiva ha natura pubblica e sorge al momento del licenziamento senza preavviso, rendendo irrilevante qualsiasi patto contrario tra le parti.
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Minimale contributivo: obbligo anche con assenze?
Un'azienda ha contestato una richiesta di pagamento dell'INPS per contributi non versati a favore di dipendenti assenti. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che l'obbligo di versare il minimale contributivo sussiste anche per le assenze non giustificate dalla legge o dal contratto collettivo, ma basate su un semplice accordo tra le parti. La Corte ha ribadito l'autonomia dell'obbligazione contributiva rispetto a quella retributiva.
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Aiuti comunitari agricoltura: onere della prova
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un agricoltore contro la revoca di un contributo. La decisione si fonda sul mancato superamento della presunzione derivante dal possesso di una partita IVA per attività non agricola. Si chiarisce che, in tema di aiuti comunitari in agricoltura, l'onere di provare la sussistenza dei requisiti richiesti dal bando grava sul beneficiario.
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Vizio del consenso: quando l’accordo è nullo?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20429/2024, ha stabilito che per annullare un accordo transattivo per vizio del consenso non è sufficiente il generico timore di perdere il posto di lavoro. La lavoratrice che lamenta di essere stata costretta a firmare deve fornire prove concrete della minaccia e della coazione subita. Nel caso di specie, una lavoratrice aveva firmato quattro accordi in cui si riconosceva l'occasionalità del rapporto, ma la sua richiesta di annullamento è stata respinta perché non ha dimostrato gli elementi specifici della violenza morale, come richiesto dalla legge.
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Prescrizione credito erariale: da quando decorre?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20427/2024, ha stabilito un principio fondamentale sulla prescrizione del credito erariale. Nel caso di stipendi pagati in eccesso a un dipendente pubblico, il termine di prescrizione per la restituzione delle somme non decorre dal momento in cui l'Amministrazione accerta l'errore, ma dalla data di ogni singolo pagamento indebito. La Corte ha rigettato il ricorso del Ministero, affermando che la causa del pagamento era inesistente sin dall'origine per la parte eccedente.
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Impresa familiare: quando il lavoro tra parenti non basta
Un padre ricorre in Cassazione sostenendo l'esistenza di un rapporto di lavoro subordinato o di un'impresa familiare con la ditta del figlio. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando che il figlio era un mero 'prestanome' e il padre il reale gestore. Viene ribadito che per configurare un'impresa familiare non basta il legame di parentela e la collaborazione, ma sono necessari elementi specifici come la comunanza di utili e perdite e la costituzione di un fondo comune.
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Compensazione spese legali: quando è legittima?
Una lavoratrice ha citato in giudizio la sua ex datrice di lavoro per omissioni contributive, ottenendo la condanna alla costituzione di una rendita. Entrambe le parti hanno presentato ricorso in Cassazione. La lavoratrice ha contestato la totale compensazione spese legali disposta dal giudice. La Suprema Corte ha rigettato entrambi i ricorsi, confermando che la complessità della causa e l'accoglimento solo parziale delle domande costituiscono ragioni sufficienti a giustificare la compensazione.
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