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Giurisprudenza Civile

Responsabilità medica: prova e danno morale presunto
Un paziente subisce una lesione nervosa permanente dopo un intervento di artroprotesi d'anca. La Corte d'Appello conferma la responsabilità medica della struttura sanitaria, respingendo l'ipotesi di una mera complicanza. La sentenza chiarisce che, in caso di lesioni gravi, il danno morale può essere riconosciuto anche tramite presunzioni, basandosi sull'impatto della lesione sulla vita del paziente. Viene inoltre corretto il calcolo delle spese legali, includendo fasi processuali precedentemente omesse.
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Fondo Garanzia TFR: no se il titolo è invalido
Un ex dipendente si è visto negare l'accesso al Fondo di Garanzia per il TFR. La Corte d'Appello ha confermato la decisione, stabilendo che il lavoratore non aveva ottenuto un valido titolo esecutivo. Dopo la cancellazione della società datrice di lavoro, l'azione per l'accertamento del credito doveva essere intentata contro tutti i soci successori dei debiti sociali, e non solo contro uno di essi. La mancanza di questo presupposto ha reso impossibile l'intervento del Fondo Garanzia TFR.
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Responsabilità medica ginecologo: no risarcimento
Una recente sentenza della Corte d'Appello ha escluso la responsabilità medica di un ginecologo per la mancata diagnosi prenatale di gravi malformazioni. La decisione si fonda sull'assenza di nesso di causalità, in quanto le patologie erano congenite e non rilevabili con la tecnologia dell'epoca. La Corte ha stabilito che, anche in caso di diagnosi, non sussistevano i presupposti per un'interruzione di gravidanza, negando così il risarcimento ai genitori.
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Retratto agrario: I.A.P. deve provare la capacità?
Un'imprenditrice agricola professionale (I.A.P.) ha tentato di esercitare il diritto di retratto agrario su un fondo confinante. La Corte d'Appello ha respinto la sua richiesta, confermando la decisione di primo grado. La sentenza stabilisce che la qualifica di I.A.P. non è sufficiente a esonerare chi agisce in giudizio dall'onere di provare tutti i requisiti di legge, in particolare l'adeguata capacità lavorativa del proprio nucleo familiare, elemento indispensabile per l'esercizio del diritto.
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Annullamento crediti previdenziali: rinvio al ruolo
Una cassa di previdenza professionale ha impugnato in Cassazione la sentenza che applicava l'annullamento automatico dei crediti iscritti a ruolo prima del 1999. La Corte Suprema, data la presenza di un caso analogo pendente, ha emesso un'ordinanza interlocutoria di rinvio, sospendendo la decisione sull'argomento dell'annullamento crediti previdenziali per garantire coerenza giurisprudenziale.
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Annullamento debiti e Cassa Forense: caso in Cassazione
Una Cassa di previdenza privata si oppone all'applicazione della normativa sull'annullamento debiti statali ai propri crediti contributivi. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha rinviato la decisione sul caso. La questione centrale è se le leggi di sanatoria fiscale, che prevedono la cancellazione automatica di vecchi debiti di importo limitato, possano ledere l'autonomia e i diritti patrimoniali di un ente previdenziale privato. La Corte ha sospeso il giudizio per attendere l'esito di un procedimento con questioni giuridiche analoghe, al fine di garantire un'interpretazione uniforme della legge.
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Abuso di dipendenza economica: prova e applicazione
La Corte di Cassazione interviene sul tema dell'abuso di dipendenza economica, chiarendo che la sua applicazione è generale e non limitata ai contratti di subfornitura. Il caso riguardava una concessionaria auto che lamentava modifiche contrattuali unilaterali da parte della casa madre. La Corte ha cassato la decisione d'appello che aveva negato la produzione di documenti ritenuti indispensabili per quantificare il danno, stabilendo che nel rito sommario l'indispensabilità della prova in appello va intesa in senso ampio per compensare le limitazioni istruttorie del primo grado.
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Danno da diffamazione: la presunzione per i familiari
In un caso di diffamazione a mezzo stampa contro un politico deceduto, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale sul danno da diffamazione. La Corte ha chiarito che il pregiudizio morale e reputazionale subito dai parenti stretti, come un fratello, si presume (presunzione 'iuris tantum'). Le corti inferiori avevano negato il risarcimento al fratello del defunto, ritenendo non provato un danno concreto. La Cassazione ha ribaltato questa decisione, affermando che spetta al diffamatore dimostrare l'assenza di un legame affettivo, e non al familiare provarne l'esistenza. Fattori come la distanza geografica non sono sufficienti a escludere il diritto al risarcimento.
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Domanda nuova in appello: il divieto di modifica
La Corte di Cassazione chiarisce i limiti del principio 'iura novit curia' in appello. Una richiesta di risarcimento basata su un titolo giuridico nuovo, che presuppone fatti non allegati in primo grado, costituisce una domanda nuova inammissibile. Nel caso specifico, un'utente di servizi telefonici, non titolare del contratto, non può in appello fondare la sua pretesa sull'esistenza di un contratto di mandato con il titolare se non lo aveva dedotto nel giudizio di primo grado.
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Distrazione delle spese: come correggere l’errore
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20261/2024, ha chiarito che l'omessa pronuncia sulla richiesta di distrazione delle spese costituisce un errore materiale. In un caso in cui una precedente sentenza aveva dimenticato di attribuire le spese legali direttamente all'avvocato della parte vittoriosa, che ne aveva fatto richiesta, la Corte ha accolto l'istanza di correzione. È stato stabilito che il rimedio corretto non è l'impugnazione, ma la procedura di correzione dell'errore materiale, più rapida ed efficiente, in linea con il principio della ragionevole durata del processo.
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Allegazione difensiva: la perizia vale come atto
La Cassazione stabilisce che una perizia tecnica allegata a un atto processuale non è mera produzione documentale, ma costituisce una valida allegazione difensiva. La Corte ha cassato la sentenza d'appello per difetto di motivazione, poiché non aveva considerato la perizia per valutare la specificità delle contestazioni su un contratto di leasing. La causa è stata rinviata per un nuovo esame.
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Ricorso inammissibile: requisiti secondo la Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un'azienda sanitaria contro la sentenza che riconosceva il diritto ai buoni pasto a un infermiere per i turni notturni. La decisione si fonda su vizi procedurali: il ricorso mancava di specificità e criticava la motivazione in modo non conforme alla legge, limitandosi a citare un'altra sentenza favorevole anziché contestare puntualmente la decisione impugnata.
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Onere della prova: il danno va sempre dimostrato
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20257/2024, ha respinto il ricorso di una società fornitrice di gas contro un cliente industriale. Nonostante fosse stato accertato l'inadempimento del cliente, che aveva ritirato meno gas del pattuito, la richiesta di risarcimento è stata negata. La Corte ha sottolineato che spetta al danneggiato l'onere della prova del danno effettivo, che non può essere presunto. Il fornitore non è riuscito a dimostrare di aver acquistato il gas in eccesso e di averlo poi rivenduto in perdita, rendendo la sua richiesta risarcitoria infondata.
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Inammissibilità ricorso Cassazione: limiti al riesame
La Cassazione dichiara l'inammissibilità del ricorso di una società produttrice di energia contro una società di distribuzione. I motivi, incentrati su presunto abuso di posizione dominante e errata valutazione contrattuale, sono stati respinti in quanto miravano a un riesame del merito, precluso in sede di legittimità, confermando le decisioni dei gradi precedenti.
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Risarcimento danno edificatorio: la motivazione è chiave
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di merito in un caso di risarcimento danno edificatorio, criticando la motivazione confusa e incomprensibile. Il caso riguardava una richiesta di danni per la demolizione di un'opera edilizia, ordinata a seguito di un'azione possessoria poi rivelatasi infondata. La Suprema Corte ha stabilito che il giudice d'appello non ha spiegato adeguatamente perché i diritti edificatori fossero andati definitivamente persi, rimandando il caso per una nuova e più chiara valutazione del nesso causale tra la demolizione e il danno effettivo.
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Onere della prova: responsabilità amministratore negata
Una società creditrice ha agito in giudizio contro l'amministratore di una società debitrice, sostenendo che avesse causato l'insolvenza di quest'ultima. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che l'onere della prova grava sul creditore, il quale deve dimostrare le specifiche condotte illecite dell'amministratore e non può limitarsi a un'allegazione generica sul declino patrimoniale della società.
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Diritto buono pasto: sì anche per il turno notturno
Una dipendente di un'azienda sanitaria pubblica ha richiesto il riconoscimento del suo diritto al buono pasto per i turni notturni. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso dell'azienda, confermando che il diritto buono pasto è una misura assistenziale legata alla durata del turno di lavoro (superiore a sei ore), a prescindere che sia diurno o notturno. La Corte ha inoltre ribadito che la prescrizione per questo diritto è decennale e non quinquennale.
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Ricostruzione consumi per manomissione: i criteri
Un'impresa alberghiera contesta la ricostruzione consumi effettuata da una società elettrica dopo la scoperta di un allaccio abusivo. La Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, confermando la validità del criterio di calcolo basato sulla 'potenza tecnicamente prelevabile' e rigettando la richiesta di una nuova valutazione dei fatti.
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Comodato familiare: quando non puoi riavere la casa
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di due proprietari che chiedevano la restituzione di un immobile concesso in comodato. La Corte ha stabilito che, anche in assenza di contratto scritto, la destinazione a casa familiare (cd. comodato familiare) si può provare tramite presunzioni, come la lunga durata dell'utilizzo, il matrimonio degli occupanti e le spese di ristrutturazione sostenute. Tale destinazione impedisce al proprietario di recedere liberamente dal contratto, se persistono le esigenze abitative della famiglia.
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Buono pasto turno notturno: la Cassazione decide
Un'infermiera ha richiesto i buoni pasto per i suoi turni notturni svolti tra il 2002 e il 2008. La Corte d'Appello le ha dato ragione, interpretando gli accordi collettivi e aziendali. L'azienda sanitaria ha fatto ricorso in Cassazione, ma la Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile per vizi di forma. La decisione conferma il diritto al buono pasto per il turno notturno in base alla specifica articolazione oraria, consolidando la sentenza di secondo grado.
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