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Giurisprudenza Civile

Nesso di causalità: quando si esclude la responsabilità
La Corte di Cassazione ha esaminato il caso di un condominio che ha subito gravi danni strutturali, attribuiti a lavori di scavo per una galleria vicina. Inizialmente, il tribunale aveva riconosciuto la responsabilità dell'impresa costruttrice. Tuttavia, la Corte d'Appello e successivamente la Cassazione hanno ribaltato la decisione. È stato accertato che i danni non erano riconducibili ai lavori, ma a gravi e preesistenti fragilità strutturali dell'edificio e all'instabilità geologica del terreno, interrompendo così il nesso di causalità con l'attività dell'impresa. La Suprema Corte ha quindi rigettato il ricorso dei condomini, confermando che la responsabilità civile richiede una prova concreta del legame causa-effetto, che in questo caso mancava.
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Notifica telematica: come evitare l’improcedibilità
Una società impugna degli avvisi di accertamento IMU. Il suo ricorso in Cassazione viene dichiarato improcedibile perché la prova della notifica telematica della sentenza d'appello è stata depositata in formato PDF anziché nel formato nativo .eml o .msg, come richiesto dalla nuova normativa sulla giustizia digitale. Tale omissione ha impedito alla Corte di verificare la tempestività del ricorso.
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Errore di fatto: notifica a legale revocato, no revoca
Una contribuente ha richiesto la revocazione di una sentenza della Cassazione, sostenendo un errore di fatto poiché l'appello le era stato notificato al precedente legale, già revocato. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che la valutazione errata sulla regolarità di una notifica costituisce un errore di diritto e non un errore di fatto idoneo a giustificare la revocazione del provvedimento.
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Retribuzione dirigenziale: quando va restituita?
La Cassazione chiarisce che la retribuzione dirigenziale accessoria, se erogata da un ente pubblico senza rispettare i presupposti di legge (come l'istituzione di un apposito fondo), deve essere restituita. Tuttavia, ha accolto i motivi procedurali di un dirigente, annullando la sentenza d'appello per omessa pronuncia su questioni cruciali come il minimo contrattuale e un precedente giudicato.
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Indennità di amministrazione: sì all’estero (Cass.)
La Corte di Cassazione si è pronunciata sul diritto all'indennità di amministrazione per i dipendenti pubblici in servizio all'estero. Pur dichiarando inammissibili la maggior parte dei ricorsi per un vizio di procura, la Corte ha accolto la domanda nel merito per le parti ritualmente costituite. Ha stabilito che, per i periodi precedenti alla legge interpretativa del 2011 (poi dichiarata parzialmente incostituzionale), tale indennità va considerata un emolumento fisso e continuativo e quindi corrisposta, cumulandosi con l'assegno di sede. La causa è stata rinviata alla Corte d'Appello per una nuova valutazione basata su questo principio.
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Retribuzione di posizione: la Cassazione decide
Un ex dirigente di un ente locale si è opposto alla richiesta di restituzione di una parte della retribuzione di posizione, ritenuta illegittima dal Comune. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del dirigente, confermando la giurisdizione del giudice ordinario e l'obbligo di restituire le somme. La Corte ha chiarito che la nullità delle delibere che assegnano una retribuzione non conforme alla contrattazione collettiva impone la restituzione, e che tale controversia rientra nel rapporto di lavoro e non nella giurisdizione della Corte dei Conti per danno erariale.
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Retribuzione illegittima: la PA deve recuperare le somme
Un Comune ha agito per il recupero di una retribuzione illegittima, specificamente le componenti accessorie, versata a un ex dirigente. La Cassazione ha confermato il diritto/dovere dell'ente di recuperare le somme, applicando la prescrizione decennale e chiarendo che la mancanza dei presupposti legali, come la contrattazione decentrata, rende il pagamento indebito e soggetto a restituzione.
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Termine impugnazione lavoro: il ricorso è tardivo
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un Ente Pubblico contro una lavoratrice socialmente utile. La decisione si fonda sulla tardività dell'impugnazione, presentata oltre il termine semestrale. L'ordinanza ribadisce un principio cruciale: il termine impugnazione lavoro non è soggetto alla sospensione feriale dei termini, rendendo perentori i tempi per appellare le sentenze in materia di diritto del lavoro.
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Responsabilità incendio: riparto della colpa e prova
Un'ordinanza della Cassazione affronta un caso di responsabilità incendio scoppiato tra due capannoni industriali. La Corte conferma la ripartizione della colpa (70% all'impresa che ha generato le scintille e 30% all'impresa che custodiva materiale infiammabile), rigettando il ricorso. Viene chiarito il valore probatorio degli atti dei pubblici ufficiali e l'uso delle presunzioni semplici nel processo civile per determinare la responsabilità incendio e il nesso causale.
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Restituzione somme indebite: la Cassazione decide
Un dirigente di un ente locale è stato condannato alla restituzione di emolumenti accessori (retribuzione di posizione e di risultato) percepiti per anni, ma ritenuti illegittimi per vizi procedurali. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14762/2024, ha rigettato il ricorso del dirigente, confermando l'obbligo di restituzione delle somme indebite. La Suprema Corte ha stabilito che la tutela prevista per la retribuzione a fronte di una prestazione lavorativa di fatto (art. 2126 c.c.) non si estende agli emolumenti accessori erogati in assenza dei presupposti legali e contrattuali, come la contrattazione integrativa e la costituzione del relativo fondo. La buona fede del dipendente è stata considerata irrilevante ai fini della restituzione.
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Prescrizione compensi avvocato: quando scatta?
Un avvocato ha richiesto il pagamento di compensi per un'attività professionale svolta per molti anni, sostenendo si trattasse di un unico mandato. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che la prescrizione presuntiva dei compensi professionali inizia a decorrere dalla conclusione di ogni singolo affare legale e non dalla cessazione dell'intero rapporto. Il ricorrente è stato inoltre sanzionato per lite temeraria.
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Improcedibilità ricorso: conseguenze del mancato deposito
La Corte di Cassazione ha analizzato un caso di improcedibilità del ricorso a causa del suo mancato deposito nei termini di legge. Una società ha notificato un primo ricorso senza poi depositarlo, rendendolo improcedibile. Successivamente, ha proposto un secondo ricorso identico, che la Corte ha dichiarato improponibile. La decisione sottolinea il rigore delle scadenze processuali e le conseguenze finanziarie, inclusa la condanna alle spese e il raddoppio del contributo unificato.
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Canone pubblicitario: la Cassazione chiarisce su IVA
Una società di pubblicità ha contestato degli avvisi di pagamento per un canone pubblicitario emessi da un Comune. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo principi chiave: il canone per la locazione di impianti comunali è un'attività commerciale soggetta a IVA; il suo importo si calcola sulla superficie espositiva e non sul suolo occupato. La Corte ha inoltre respinto le eccezioni procedurali della società relative alla prescrizione e all'omesso esame di prove.
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Decorrenza interessi compenso: la Cassazione decide
Un avvocato ha agito legalmente contro un ex cliente e un istituto di credito per ottenere il pagamento dei suoi onorari. I tribunali di merito gli avevano riconosciuto una somma, ma avevano stabilito che gli interessi decorressero solo dalla data della sentenza. L'avvocato ha presentato ricorso in Cassazione. La Suprema Corte, soffermandosi sulla questione della decorrenza interessi, ha parzialmente accolto il ricorso. Ha stabilito che gli interessi sui compensi professionali decorrono dalla data della domanda giudiziale, che costituisce formale messa in mora, e non dal momento della successiva liquidazione da parte del giudice. Le altre richieste del legale, tra cui la responsabilità solidale della banca e una maggiore quantificazione degli onorari, sono state respinte.
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Assunzione senza concorso: quando è valida?
Una società di trasporti pubblici dichiarava nullo il contratto di un dirigente per assunzione senza concorso. La Cassazione ha confermato la validità del contratto, poiché la legge che impone le procedure selettive è entrata in vigore dopo la data di assunzione, condannando l'azienda al pagamento di tutte le retribuzioni maturate.
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Giudicato esterno: limiti alla riproposizione della domanda
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un lavoratore che chiedeva un inquadramento superiore, già negato in un precedente giudizio. La decisione si fonda sul principio del giudicato esterno, che impedisce di ridiscutere questioni già decise con sentenza definitiva tra le stesse parti, anche se la nuova domanda si riferisce a un periodo lavorativo successivo ma basato sulla medesima causa petendi (le stesse mansioni).
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Rapporto di lavoro subordinato: la Cassazione decide
Un lavoratore ha richiesto il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato per una collaborazione di lunga data con un'istituzione pubblica. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando le decisioni dei gradi precedenti che qualificavano il rapporto come collaborazione autonoma. La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile perché mirava a un riesame dei fatti e non presentava argomentazioni specifiche sulla presunta errata interpretazione del contratto.
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Indennità di esproprio: i criteri di calcolo
La Corte di Cassazione si è pronunciata sulla corretta metodologia per calcolare l'indennità di esproprio di un terreno destinato a servizi pubblici. I proprietari contestavano la valutazione del giudice di merito, che aveva mediato il valore del loro terreno con quello delle aree agricole circostanti. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che la legge provinciale applicabile impone di considerare congiuntamente tre criteri – caratteristiche del terreno, inserimento nel tessuto urbanistico e destinazione delle aree circostanti – senza alcuna gerarchia tra essi. La decisione conferma quindi la legittimità di un calcolo che pondera tutti i fattori, anche quelli apparentemente svalutanti come la vicinanza a terreni agricoli, per giungere a una stima equa.
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Errore revocatorio: quando non è ammesso in Cassazione
La Corte di Cassazione chiarisce i limiti dell'errore revocatorio, dichiarando inammissibile il ricorso di un collezionista d'arte. Il caso riguardava la contestata autenticità di una scultura. La Corte ha stabilito che l'errore revocatorio deve consistere in una svista percettiva su un fatto decisivo e non in una diversa valutazione delle prove o in un errore di giudizio, ribadendo che la revocazione non può trasformarsi in un terzo grado di merito.
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Ingiustificato arricchimento P.A.: l’onere della prova
L'ordinanza analizza un caso di ingiustificato arricchimento P.A. a seguito di prestazioni professionali non saldate. La Corte di Cassazione, ribaltando le decisioni precedenti, chiarisce che l'onere di provare il rifiuto del beneficio spetta alla Pubblica Amministrazione e non al professionista. Quest'ultimo deve solo dimostrare il proprio impoverimento e il conseguente arricchimento dell'ente. La sentenza cassa la decisione d'appello e rinvia la causa per una nuova valutazione basata su questo principio.
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