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Giurisprudenza Civile

Estratto conto non certificato: la prova del credito
La Cassazione accoglie il ricorso di una società e dei suoi garanti, stabilendo che un estratto conto non certificato e specificamente contestato non ha valore di prova per dimostrare il credito. La Corte annulla la decisione d'appello che aveva convalidato un decreto ingiuntivo basandosi su tale documento. Viene inoltre riaffermata la nullità parziale della fideiussione conforme allo schema ABI anticoncorrenziale, con rinvio alla Corte d'Appello per un nuovo esame della vicenda.
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Potere sanzionatorio Consob: i termini per agire
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27242/2024, interviene sul tema del potere sanzionatorio Consob, chiarendo la decorrenza dei termini per la contestazione degli illeciti. Nel caso di specie, relativo a sanzioni per omessa informativa nei prospetti di una banca, la Corte ha annullato la decisione di merito che riteneva la Consob decaduta dal suo potere. È stato stabilito che il termine per contestare non parte dalla mera conoscenza di un'irregolarità, ma dal completamento dell'istruttoria necessaria all'accertamento della violazione, riconoscendo la discrezionalità dell'autorità nei tempi di indagine.
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Indennità di sostituzione: no allo stipendio pieno
Una dirigente medico ha sostituito per anni un collega in comando, chiedendo la retribuzione piena. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 27241/2024, ha stabilito che in questi casi spetta solo l'indennità di sostituzione prevista dal CCNL, e non la retribuzione superiore, anche se l'incarico si protrae oltre i termini previsti. La Corte ha chiarito che la sostituzione non configura lo svolgimento di mansioni superiori per la dirigenza sanitaria.
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Ente Pubblico Non Economico: Niente NASpI per i dipendenti
La Corte di Cassazione ha stabilito che una 'azienda speciale' finanziata prevalentemente da enti pubblici deve essere classificata come Ente Pubblico Non Economico. Di conseguenza, i suoi dipendenti a tempo indeterminato non hanno diritto all'indennità di disoccupazione (NASpI), in quanto equiparati ai dipendenti delle pubbliche amministrazioni, esclusi dalla normativa. La sentenza ribalta la decisione di merito, chiarendo i criteri per distinguere la natura economica o meno di un ente pubblico.
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Responsabilità aggravata: quando è ingiusta la condanna?
Una compagnia assicurativa si oppone all'escussione di una garanzia da parte di un Ministero. La Cassazione respinge i motivi sull'escussione ma accoglie quello sulla condanna per responsabilità aggravata, ritenendo che la mera infondatezza della domanda non basta a giustificarla, e rinvia il caso alla Corte d'Appello.
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Salvaguardia pensioni: limitata ai dipendenti
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27238/2024, ha stabilito che la cosiddetta "salvaguardia pensioni" per i lavoratori "esodati" si applica esclusivamente ai lavoratori subordinati. La Corte ha chiarito che l'espressione "rapporto di lavoro", utilizzata dal legislatore, non può essere estesa ai lavoratori autonomi, come gli agenti di commercio. La decisione si fonda su un'interpretazione restrittiva della norma, data la sua natura eccezionale, e sulla distinzione terminologica tra "rapporto di lavoro" (impiego dipendente) e "attività lavorativa" (qualsiasi tipo di lavoro). Di conseguenza, un lavoratore autonomo che ha cessato la sua attività non rientra tra i beneficiari della tutela.
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Indennità Covid-19: iscrizione retroattiva non basta
Una lavoratrice autonoma si è vista negare l'indennità Covid-19 perché la sua iscrizione alla gestione previdenziale, sebbene retroattiva, è stata presentata dopo l'entrata in vigore del decreto. La Corte di Cassazione ha confermato il diniego, stabilendo che la legge richiede un'iscrizione effettiva e attuale al momento dell'introduzione del beneficio, e non una successiva regolarizzazione. La decisione si fonda su un'interpretazione letterale e sistematica della norma, finalizzata a garantire certezza e a gestire le risorse pubbliche durante l'emergenza.
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Contributo integrativo biologi: chi paga? La Cassazione
Una professionista biologa ha richiesto a un'azienda sanitaria locale il rimborso del contributo integrativo versato alla propria cassa di previdenza (ENPAB). Dopo il rigetto nei primi due gradi di giudizio, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo un principio fondamentale: l'obbligo di versare il contributo integrativo biologi spetta al soggetto che usufruisce della prestazione professionale, in questo caso l'azienda sanitaria, e non al professionista stesso. La causa è stata rinviata alla Corte d'Appello per una nuova decisione.
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Ultrattività del mandato: appello valido post-estinzione
Una società si estingue durante una causa di primo grado ma il suo avvocato propone comunque appello. La Corte d'Appello lo dichiara inammissibile, ma la Cassazione ribalta la decisione. Viene affermato il principio di ultrattività del mandato: se l'estinzione non viene dichiarata dal difensore, il suo mandato prosegue e l'appello è valido, stabilizzando la posizione processuale della parte. La causa viene quindi rinviata per essere decisa nel merito.
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Prestazioni aggiuntive medici: la guida completa
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27233/2024, ha chiarito il regime contributivo delle prestazioni aggiuntive medici. La Corte ha stabilito che i compensi per tali attività, svolte per ridurre le liste d'attesa, non sono assimilabili a retribuzione da lavoro dipendente e, pertanto, non sono soggetti a contribuzione INPS a carico del datore di lavoro, bensì a quella del fondo di previdenza di categoria (ENPAM). La decisione si fonda sulla natura libero-professionale di tali prestazioni, sebbene svolte per l'ente datore di lavoro.
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Contributi integrativi ENPAB: chi paga per i biologi?
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un'azienda sanitaria locale, confermando il suo obbligo di versare i contributi integrativi ENPAB per prestazioni rese da un laboratorio di analisi biologiche. La sentenza ha stabilito che un precedente giudicato sulla stessa questione ha effetto preclusivo anche per le annualità successive e che la normativa speciale invocata dall'azienda non è applicabile al caso di specie, consolidando il principio che l'onere contributivo ricade sul committente del servizio professionale.
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Onere della prova nel mutuo: chi deve dimostrare il prestito?
Un creditore ha citato in giudizio due persone per la restituzione di una somma versata per loro conto a fronte di un mutuo, sostenendo che si trattasse di un prestito. La Corte d'Appello ha respinto la richiesta, affermando che il creditore non ha adempiuto all'onere della prova del mutuo, non avendo dimostrato l'esistenza di un obbligo di restituzione. La Corte di Cassazione ha confermato questa decisione, ribadendo che chi eroga il denaro deve provare non solo la consegna della somma, ma anche il titolo giuridico (il contratto di mutuo) che obbliga chi la riceve a restituirla.
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Occupazione usurpativa: cessazione della materia del contendere
Un ente pubblico, dopo essere stato condannato per occupazione usurpativa di un terreno privato, ha formalmente acquisito l'area durante il giudizio in Cassazione. La Corte ha dichiarato la cessazione della materia del contendere ma ha condannato l'ente al pagamento delle spese legali applicando il principio della soccombenza virtuale, ritenendo infondati i suoi motivi di ricorso.
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Contributi previdenziali professionisti: chi paga?
Una ASL è stata condannata a versare i contributi previdenziali integrativi per un biologo operante in uno studio associato. La Cassazione ha respinto il ricorso dell'ASL, confermando che l'obbligo di versare i contributi previdenziali professionisti spetta al cliente che usufruisce della prestazione. La decisione si fonda sia sull'effetto vincolante di una precedente sentenza (giudicato) sia sulla non applicabilità di una normativa eccezionale prevista solo per le società mediche e odontoiatriche.
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Notifica PEC: valida anche con prova depositata tardi
Un lavoratore ha citato in giudizio l'ente previdenziale per un'indennità. Il processo è stato erroneamente estinto in primo grado per un presunto vizio di notifica. La Cassazione ha confermato la decisione d'appello, stabilendo che una notifica PEC è valida se effettuata nei termini, anche se la prova viene depositata tardivamente. Il giudice ha il dovere di verificare d'ufficio la corretta instaurazione del contraddittorio esaminando gli atti, garantendo così il diritto a un giusto processo.
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Medico convenzionato: no a indennità da dipendente
Una dottoressa, operante come medico convenzionato ma svolgendo di fatto mansioni superiori, ha richiesto il riconoscimento economico di tali mansioni. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 27227/2024, ha respinto la richiesta. I giudici hanno stabilito che il rapporto di lavoro autonomo del medico convenzionato è giuridicamente distinto da quello subordinato del personale dipendente del Servizio Sanitario Nazionale. Di conseguenza, non è possibile estendere al medico convenzionato i benefici economici, come l'indennità di esclusività e le differenze retributive, previsti dai contratti collettivi per i lavoratori dipendenti.
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Onere della prova tariffe energia: la Cassazione
Una società finanziaria, cessionaria di crediti da un fornitore di energia, ha citato in giudizio un comune per bollette non pagate. La controversia verteva su un notevole aumento delle tariffe. I tribunali di merito e la Corte di Cassazione hanno respinto la richiesta della società, affermando che non aveva adempiuto all'onere della prova tariffe, non avendo prodotto il contratto che giustificasse le tariffe più elevate. L'argomentazione della società secondo cui la fornitura rientrava in un "regime di salvaguardia" legale è stata ritenuta inammissibile in quanto questione nuova sollevata tardivamente nel processo.
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Inquadramento dirigente: la prova del lavoro subordinato
Un ex amministratore delegato ha richiesto il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato con inquadramento dirigente. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 27225/2024, ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che la valutazione delle prove spetta al giudice di merito e che il ricorso per legittimità non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sui fatti. La decisione sottolinea l'onere della prova a carico di chi afferma la coesistenza dei due ruoli e la discrezionalità del giudice nell'ammettere le istanze istruttorie.
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Omessa pronuncia spese legali: Cassazione decide
La Corte di Cassazione interviene su un caso di omessa pronuncia spese legali. A seguito di una causa per danni da lavori condominiali, la Corte d'Appello aveva rigettato le impugnazioni ma omesso di liquidare le spese legali in favore dei proprietari vittoriosi. La Cassazione ha accolto il loro ricorso, cassato la sentenza limitatamente a questo punto e, decidendo nel merito, ha condannato le parti soccombenti al pagamento delle spese, riaffermando che la statuizione sulle spese è un dovere del giudice.
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Onere della prova: chi deve provare il vizio del bene?
Una società acquista materiale isolante che si rivela difforme dalle specifiche tecniche, causandole danni. Le corti di merito rigettano la richiesta di risarcimento per mancato assolvimento dell'onere della prova. La Corte di Cassazione conferma la decisione, ribadendo che l'onere della prova del vizio del bene spetta al compratore. Le dichiarazioni contenute nella comparsa di costituzione del difensore del venditore non costituiscono confessione e non invertono tale onere.
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