La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14437/2024, ha chiarito i criteri per distinguere un appalto di servizi legittimo da un'illecita interposizione di manodopera. Nel caso esaminato, un lavoratore, licenziato dalla società appaltatrice, sosteneva di essere di fatto un dipendente della società committente. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando la genuinità dell'appalto di servizi. Ha stabilito che, per la validità del contratto, sono determinanti l'assunzione del rischio d'impresa e l'esercizio del potere direttivo e organizzativo da parte dell'appaltatore, mentre il solo collegamento societario tra le due aziende non è sufficiente a dimostrare la non genuinità dell'operazione.
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