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Giurisprudenza Civile

Fondo di Garanzia TFR: il diritto al pagamento
Una lavoratrice, non pagata dal suo ex datore di lavoro insolvente, si rivolge al Fondo di Garanzia per ottenere il TFR. L'ente nega il pagamento eccependo la prescrizione del diritto. Il Tribunale di Torino accoglie il ricorso della lavoratrice, condannando il Fondo al pagamento. La decisione sottolinea come le azioni esecutive contro il datore di lavoro interrompano la prescrizione e come una documentazione completa sia cruciale per l'accoglimento della domanda per il Fondo di Garanzia TFR.
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Spese giudizio divisione: chi paga in caso di pignoramento?
Una sentenza del Tribunale di Torino chiarisce la ripartizione delle spese nel giudizio di divisione di un immobile cointestato, scaturito da un pignoramento a carico di uno solo dei comproprietari. Il provvedimento stabilisce un doppio criterio: il debitore, per il principio di soccombenza, deve rimborsare integralmente le spese legali ai creditori che hanno agito. Le spese funzionali alla divisione (es. CTU), invece, vengono poste a carico della massa e ripartite tra tutti i comproprietari in base alle rispettive quote, poiché rispondono a un interesse comune.
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Licenziamento per giusta causa: lite tra colleghi
Il Tribunale di Torino ha confermato il licenziamento per giusta causa di un lavoratore che ha aggredito fisicamente un collega durante una lite per l'uso di un carrello elevatore. La violenza sul lavoro è stata ritenuta una grave violazione degli obblighi contrattuali, tale da ledere irrimediabilmente il rapporto di fiducia con il datore di lavoro.
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Responsabilità intermediario finanziario: il caso
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di presunta appropriazione indebita da parte di un promotore finanziario ai danni di due risparmiatori. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso dei risparmiatori, confermando la decisione d'appello che negava la responsabilità dell'intermediario finanziario. La decisione si fonda sulla mancata prova della dazione di somme di denaro in contanti al promotore, ritenendo questo elemento assorbente rispetto alla valutazione del nesso di occasionalità tra l'operato del promotore e l'illecito. In assenza di prove documentali certe, le dichiarazioni confessorie del promotore e altri elementi indiziari non sono stati ritenuti sufficienti per affermare la responsabilità della banca.
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Motivazione apparente: Cassazione e onere della prova
Una società ha citato in giudizio una banca per i danni derivanti da una segnalazione illegittima alla Centrale Rischi. La Corte d'Appello ha respinto la domanda per mancanza di prove. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, ravvisando una motivazione apparente, poiché i giudici di merito non avevano concretamente esaminato i documenti probatori offerti. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.
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Compensatio lucri cum damno: la Cassazione chiarisce
Un azionista di minoranza, danneggiato dalla mancata offerta pubblica di acquisto, aveva accettato (prestato acquiescenza) l'importo del risarcimento stabilito in primo grado. In appello, le società convenute hanno ottenuto che da tale importo venissero detratti i dividendi percepiti dall'azionista, in applicazione del principio di compensatio lucri cum damno. La Corte di Cassazione ha annullato questa decisione, stabilendo che l'applicazione di tale principio impone una riconsiderazione globale del danno effettivo, non una mera sottrazione dal valore a cui la parte danneggiata aveva prestato acquiescenza.
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Risarcimento danno debito di valore: la Cassazione
Una società, danneggiata da un'esondazione nel 1992, ha ottenuto una condanna al risarcimento del danno da parte di un Ministero. La Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso della società che lamentava la mancata rivalutazione e l'assenza di interessi dalla data del fatto. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, chiarendo che quando il risarcimento danno debito di valore viene liquidato "all'attualità", tale importo già comprende la rivalutazione. Gli interessi compensativi, inoltre, non sono automatici ma devono essere provati dal danneggiato. Infine, l'omessa pronuncia sulle spese di consulenza doveva essere contestata con un rimedio specifico e non con il ricorso per cassazione.
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Giurisdizione concorsi pubblici: la parola alla Cassazione
Un professionista impugna gli atti di una selezione pubblica indetta da un'Azienda Sanitaria per il conferimento di incarichi a tempo determinato, lamentando un'errata valutazione dei titoli. A seguito di un conflitto tra giudice ordinario e amministrativo, la Corte di Cassazione, con ordinanza n. 18653/2024, ha risolto la questione sulla giurisdizione concorsi pubblici. La Corte ha stabilito che la competenza spetta al giudice amministrativo, poiché la procedura, caratterizzata da un bando, una valutazione comparativa dei candidati da parte di una commissione e la formazione di una graduatoria di merito, costituisce una vera e propria procedura concorsuale. L'elemento decisivo è la presenza di una discrezionalità amministrativa nella valutazione, in particolare del colloquio, che esula dalla mera verifica di requisiti e rientra nella sfera di competenza della giustizia amministrativa.
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Giurisdizione ordini professionali: la Cassazione decide
Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno chiarito la divisione di competenza in materia di giurisdizione ordini professionali. Analizzando un caso relativo all'Ordine dei Biologi, la Corte ha stabilito che la contestazione del decreto ministeriale di scioglimento di un organo direttivo spetta al giudice amministrativo (TAR). Invece, le controversie sulla validità delle successive operazioni elettorali sono di competenza della Commissione Centrale per gli Esercenti le Professioni Sanitarie (CCEPS), un organo di giurisdizione speciale. La decisione sottolinea la distinzione tra l'esercizio del potere autoritativo della Pubblica Amministrazione e la gestione delle procedure elettorali interne all'ordine.
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Giurisdizione Corte dei Conti: il caso del danno erariale
Una società di trasporto pubblico ha citato in giudizio l'agente della riscossione per il mancato incasso di una sanzione. La questione centrale riguarda la giurisdizione: tribunale ordinario o Corte dei Conti? Le Sezioni Unite della Cassazione, di fronte a una complessa 'ri-qualificazione' della domanda da parte della stessa Corte dei Conti, hanno ritenuto necessario un ulteriore approfondimento. Pertanto, l'ordinanza rinvia la causa a una nuova udienza pubblica per dirimere la questione sulla giurisdizione Corte dei Conti in casi di azioni risarcitorie da parte di società in house.
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Giurisdizione Corte dei Conti: il caso delle società in house
Una società di trasporto pubblico, ente 'in house', ha citato in giudizio l'Agente della Riscossione per il mancato incasso di una sanzione. Il nodo centrale è stabilire se la competenza spetti al giudice ordinario o alla Corte dei Conti. La Cassazione, evidenziando la natura pubblica dei fondi e del rapporto tra le parti, ha ritenuto complessa la questione sulla giurisdizione della Corte dei Conti, rinviando la causa a pubblica udienza per un necessario approfondimento.
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Giurisdizione acque pubbliche: TSAP decide su energia
Due società energetiche hanno contestato l'obbligo di fornire energia gratuita imposto da una delibera regionale. La Corte di Cassazione ha stabilito la giurisdizione acque pubbliche del Tribunale Superiore (TSAP) e non del Tribunale Regionale (TRAP), poiché l'azione mirava a contestare un atto amministrativo generale e discrezionale, configurando un interesse legittimo e non un diritto soggettivo.
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Estinzione del processo: la rinuncia chiude il caso
La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, ha dichiarato l'estinzione del processo relativo al pagamento di un canone per le acque pubbliche. La decisione deriva dalla rinuncia reciproca agli atti del giudizio presentata da tutte le parti coinvolte, una società privata e due enti pubblici. Di conseguenza, il caso si è concluso senza una pronuncia nel merito, evidenziando l'efficacia della rinuncia come strumento di definizione delle liti.
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Giurisdizione consumatore: banca estera in Italia
Una risparmiatrice italiana ha citato in giudizio due banche svizzere per investimenti finanziari andati male. La Cassazione ha stabilito la giurisdizione del consumatore italiano, ribaltando le decisioni precedenti. La Corte ha ritenuto che l'attività delle banche fosse 'diretta' verso l'Italia, anche attraverso intermediari e società del gruppo, giustificando l'applicazione del foro del consumatore previsto dalla Convenzione di Lugano.
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Estinzione del giudizio: rinuncia reciproca al ricorso
Una società ha impugnato una sentenza del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche relativa al pagamento di un canone. Gli enti pubblici resistenti hanno proposto ricorso incidentale. Tuttavia, prima della decisione nel merito, tutte le parti hanno reciprocamente rinunciato ai propri ricorsi, portando la Corte di Cassazione a Sezioni Unite a dichiarare l'estinzione del giudizio per cessata materia del contendere.
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Regolamento preventivo di giurisdizione inammissibile
La Corte di Cassazione a Sezioni Unite ha dichiarato inammissibile il regolamento preventivo di giurisdizione proposto da uno Stato estero nell'ambito di un'opposizione a un pignoramento immobiliare. La Corte ha ribadito il principio consolidato secondo cui tale strumento è applicabile solo nei processi di cognizione e non in quelli esecutivi, né nei giudizi di opposizione all'esecuzione, poiché le questioni sollevate (come l'immunità dei beni) attengono alla legittimità dell'esecuzione stessa e non alla giurisdizione.
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Giurisdizione contributi previdenziali: decide il Lavoro
Una società si è opposta a delle cartelle di pagamento per contributi previdenziali. Ne è nato un conflitto tra il Giudice del Lavoro e quello Tributario. La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, ha risolto la questione, stabilendo che la giurisdizione per contributi previdenziali spetta al Giudice del Lavoro. La Corte ha chiarito che, per determinare la competenza, si deve guardare alla natura del credito (in questo caso previdenziale) e non allo strumento usato per la riscossione (la cartella esattoriale).
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Tutela acque pubbliche: legittimo il diniego transitorio
Un gruppo di società energetiche ha impugnato il diniego di autorizzazione per la costruzione di impianti idroelettrici su un fiume. Il diniego si basava su una misura transitoria provinciale per la protezione di corsi d'acqua sensibili, in attesa del nuovo piano generale (PGUAP). La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del diniego, riconoscendo il potere dell'ente provinciale di adottare misure protettive temporanee per salvaguardare l'ambiente. La Corte ha ritenuto che la tutela acque pubbliche e la prevenzione di danni ambientali giustificassero il regime transitorio, respingendo le censure dei ricorrenti.
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Tetti retributivi dirigenti: la Cassazione fa chiarezza
La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha rinviato a una pubblica udienza la decisione sulla controversia riguardante l'applicazione dei tetti retributivi ai dirigenti di società a partecipazione pubblica. Il caso nasce dalla richiesta degli eredi di un dirigente defunto per il pagamento di emolumenti, contrastata dalla società datrice di lavoro che invocava il limite di 240.000 euro annui introdotto dal D.L. 66/2014. La Corte ha ritenuto la questione di tale novità e importanza nomofilattica da richiedere una trattazione approfondita, senza quindi decidere nel merito ma preparando il terreno per una sentenza di principio.
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Affidamento in house: requisiti e legittimità
Una società, precedente gestore del servizio idrico, ha impugnato la decisione di un Ente di Governo d'Ambito di procedere a un affidamento in house a una nuova società interamente pubblica. La Corte di Cassazione a Sezioni Unite ha rigettato il ricorso, confermando la legittimità della scelta. La sentenza chiarisce che l'obbligo di motivazione è attenuato per il settore idrico, che il "controllo analogo" può essere esercitato congiuntamente anche in modo non paritario e che la partecipazione di tutti gli enti locali può avvenire progressivamente.
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