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Diritto Fallimentare

Interessi su credito privilegiato: quale tasso si applica?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 29605/2025, ha chiarito la disciplina degli interessi su credito privilegiato in una procedura di amministrazione straordinaria. È stato stabilito che il tasso di interesse speciale, previsto da una normativa di settore per un credito garantito, non si applica per l'intera durata della procedura. Invece, la regola generale prevista dalla legge fallimentare e dall'art. 2749 c.c. prevale. Di conseguenza, il tasso speciale è riconosciuto solo per l'anno in corso alla data della dichiarazione di insolvenza; per il periodo successivo, si applica il più basso tasso di interesse legale, al fine di tutelare la parità di trattamento tra tutti i creditori.
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Garanzia fideiussoria: la prova del pagamento non serve
Una società assicurativa, che aveva rilasciato una garanzia fideiussoria, ha pagato un istituto di credito a seguito dell'inadempimento della società garantita, poi fallita. La richiesta di ammissione al passivo era stata respinta per mancata prova del pagamento. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, statuendo che per l'ammissione al passivo del garante non è necessaria la prova del pagamento, essendo sufficienti la dimostrazione del rilascio della garanzia e l'inadempimento del debitore principale.
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Legittimazione ad agire: garante rimborsato escluso
Un intermediario finanziario, che aveva garantito un prestito a un'impresa poi fallita, ha tentato di insinuarsi nel passivo fallimentare per recuperare la somma versata. Tuttavia, essendo stato integralmente rimborsato da un fondo di controgaranzia, la Corte di Cassazione ha negato la sua legittimazione ad agire. Il diritto di recuperare il credito spetta unicamente al controgarante, in quanto è l'unico soggetto ad aver subito la perdita economica effettiva.
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Intervento adesivo: quando non si può impugnare
La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un istituto di credito, intervenuto in un processo come parte adesiva. La sentenza chiarisce che l'intervento adesivo non conferisce un diritto autonomo di impugnazione se la parte principale non contesta la decisione sfavorevole. Il caso riguardava l'ammissione di un credito in una procedura fallimentare.
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Privilegio Garanzia Pubblica: la Cassazione decide
Una società in concordato preventivo contesta la natura privilegiata di un credito vantato da un ente garante a partecipazione pubblica, intervenuto a copertura dei suoi prestiti bancari insoluti. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, confermando che il credito dell'ente garante gode di uno speciale privilegio garanzia pubblica ai sensi del D.Lgs. 123/1998. Tale diritto, finalizzato al recupero di risorse pubbliche, prevale sulle norme ordinarie della surroga e non richiede il completo soddisfacimento del creditore originario.
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Interessi legali fallimento: la Cassazione decide
Una società garante, dopo aver saldato un debito per un'impresa poi fallita, ha richiesto il rimborso del proprio credito con interessi a un tasso speciale maggiorato. La Corte di Cassazione ha rigettato la richiesta, stabilendo che nel contesto di una procedura fallimentare, per garantire la parità di trattamento tra i creditori, si applicano gli interessi legali al tasso standard previsto dal codice civile, e non i tassi speciali previsti da normative settoriali. Questa decisione conferma il principio secondo cui la disciplina degli interessi legali nel fallimento prevale su altre leggi speciali.
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Garanzia fondo PMI: sì alla surroga nel fallimento
La Corte di Cassazione ha stabilito che il gestore del Fondo di Garanzia per le PMI, dopo aver pagato la banca finanziatrice a seguito dell'inadempimento di un'impresa poi fallita, ha diritto di surrogarsi nei diritti del creditore e di insinuarsi al passivo. La Corte chiarisce che la garanzia fondo PMI ha natura pubblicistica e non configura un'obbligazione solidale. Di conseguenza, non si applica il limite previsto dall'art. 61 della legge fallimentare, che vieta il regresso tra coobbligati prima del totale soddisfacimento del creditore principale, e non si crea una duplicazione del credito nel passivo fallimentare.
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Bancarotta fraudolenta: distrazione e leasing
La Corte di Cassazione conferma la condanna per bancarotta fraudolenta a carico di due amministratori. Il caso riguarda la distrazione di attivi realizzata tramite la cessione del diritto di godimento di un immobile in leasing a un'altra società del gruppo senza corrispettivo e la vendita di automezzi aziendali a un prezzo irrisorio. La Corte ha stabilito che anche la distrazione di un diritto, e non solo di un bene materiale, integra il reato. Viene inoltre confermato che per la bancarotta fraudolenta è sufficiente il dolo generico, ovvero la consapevolezza di agire a danno dei creditori, senza necessità di un'intenzione specifica.
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Privilegio società cooperativa: onere della prova
Un consorzio si è opposto all'esclusione del proprio credito dal rango privilegiato nello stato passivo di una liquidazione giudiziale. Il Tribunale ha rigettato l'opposizione, affermando che il creditore non ha fornito la prova necessaria a sostegno della sua richiesta di privilegio società cooperativa, in particolare riguardo alla natura mutualistica e alla prevalenza del lavoro dei soci nell'esecuzione del servizio.
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Opposizione a decreto ingiuntivo e concordato
Una società ha presentato opposizione a un decreto ingiuntivo per una fornitura commerciale, contestando una minima parte dell'importo richiesto. Durante la causa, la stessa società ha avviato una procedura di concordato preventivo. Il Tribunale ha stabilito che l'opposizione a decreto ingiuntivo deve comunque essere decisa nel merito, revocando il decreto iniziale per l'inesattezza dell'importo e condannando il debitore al pagamento della somma corretta, oltre alle spese legali.
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COMI sede effettiva: prevale sulla sede legale
Un'azienda creditrice ha richiesto la liquidazione giudiziale di una società debitrice. Il Tribunale di Monza ha affermato la propria competenza, stabilendo che il COMI sede effettiva, ovvero il centro operativo dell'impresa, prevale sulla sede legale fittizia. La decisione si basa su prove concrete come contratti di locazione, presenza di beni e risultanze online, che dimostravano l'attività principale in un luogo diverso da quello registrato. Di conseguenza, il Tribunale ha aperto la procedura di liquidazione.
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Ricorso per cassazione: limiti alla prova del lavoro
Un lavoratore si rivolge alla Corte di Cassazione dopo che il tribunale ha respinto la sua richiesta di ammissione al passivo fallimentare per un presunto rapporto di lavoro subordinato. La Corte Suprema respinge l'appello, sottolineando che il ricorso per cassazione non può essere utilizzato per una nuova valutazione delle prove o per contestare le decisioni discrezionali del giudice di merito sulla gestione dei testimoni, a meno che non vengano dedotte specifiche violazioni procedurali. La decisione del tribunale viene quindi confermata.
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Cessione contratto di leasing: il foro fallimentare
La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di fallimento della società cessionaria di un contratto di leasing, qualsiasi domanda volta ad accertare l'avvenuta cessione deve essere proposta dinanzi al tribunale fallimentare e non in un'autonoma causa civile. La controversia nasceva dal mancato consenso della società concedente alla cessione contratto di leasing di un'imbarcazione. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando che la competenza funzionale del foro fallimentare è inderogabile per tutte le pretese che incidono sulla massa fallimentare, al fine di garantire la parità di trattamento tra i creditori.
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Legittimazione curatore fallimentare e art. 2497 c.c.
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15196/2024, ha stabilito importanti principi in materia di responsabilità da direzione e coordinamento di società. Il caso riguardava la richiesta di risarcimento del fallimento di una S.r.l. nei confronti di un'altra società e del suo amministratore, che esercitava un'influenza dominante su entrambe. La Corte ha chiarito che la legittimazione del curatore fallimentare ad agire ai sensi dell'art. 2497 c.c. è limitata alla sola azione dei creditori e non si estende a quella della società fallita. Inoltre, ha qualificato l'azione per la restituzione dei finanziamenti anomali (art. 2467 c.c.) come una revocatoria speciale, esperibile solo per i rimborsi avvenuti nell'anno anteriore al fallimento, rigettando la tesi dell'indebito oggettivo per pagamenti anteriori.
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Opposizione stato passivo: si può cambiare domanda?
La Corte di Cassazione ha stabilito che un creditore, durante il giudizio di opposizione stato passivo, può modificare la sua domanda da ammissione con riserva a piena e incondizionata, senza che ciò costituisca una domanda nuova (mutatio libelli). Il caso riguardava un socio di minoranza che chiedeva il risarcimento danni alla società controllante, poi finita in amministrazione straordinaria. La Corte ha chiarito che, se i fatti costitutivi del credito rimangono gli stessi, il tribunale deve esaminare il merito della richiesta e non dichiararla inammissibile.
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Esdebitazione: l’errore di calcolo non la nega
La Corte di Cassazione ha annullato la decisione di una Corte d'Appello che negava l'esdebitazione a un imprenditore fallito. La Corte ha riscontrato un errore nel calcolo della percentuale di soddisfacimento dei creditori, sottolineando che non si possono includere nel calcolo i crediti tardivi non ancora accertati. È stato riaffermato il principio del favor debitoris, secondo cui l'esdebitazione può essere negata solo se il soddisfacimento dei creditori è totalmente assente o 'affatto irrisorio', valutazione che spetta al giudice di merito sulla base di calcoli corretti e di un'interpretazione estensiva della norma.
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Correzione errore materiale: l’importanza dei dettagli
La Corte di Cassazione ha emesso un'ordinanza per la correzione di un errore materiale contenuto in un suo precedente provvedimento. L'errore consisteva nell'errata indicazione della denominazione sociale della società ricorrente. Riconosciuta l'evidenza della svista, la Corte ha disposto la rettifica, ripristinando la corretta identità della parte processuale e sottolineando l'importanza della precisione negli atti giudiziari.
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Credito antistatario: quando il pagamento è inammissibile
Un avvocato ha richiesto l'ammissione al passivo di un fallimento per un credito antistatario di 40.000 euro, sostenendo di aver anticipato tale somma. Il Tribunale ha respinto la richiesta poiché i fondi provenivano da una società di consulenza legale e non dall'avvocato come persona fisica. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, dichiarando il ricorso inammissibile. La Corte ha sottolineato che non può riesaminare i fatti e che il motivo centrale della decisione, ovvero la differenza soggettiva tra chi ha pagato e chi ha richiesto il credito, non è stato validamente contestato.
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Delegazione di pagamento: quando non esclude il credito
La Corte di Cassazione ha confermato la dichiarazione di fallimento di una società, rigettando la tesi difensiva basata su una presunta delegazione di pagamento. Un'altra società fallita aveva chiesto il fallimento della prima sulla base di un credito di 145.000 euro, usati per estinguere un leasing immobiliare. La ricorrente sosteneva che i fondi, sebbene prelevati dal conto dell'altra società, fossero stati da lei forniti e che l'operazione fosse una semplice delegazione di pagamento. La Corte ha stabilito che i fondi su un conto corrente si presumono di proprietà dell'intestatario e che la delegazione deve essere provata concretamente, cosa non avvenuta nel caso di specie. È stata inoltre confermata la competenza territoriale del tribunale e lo stato di insolvenza della società.
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Leasing traslativo: restituzione rate e equo compenso
La Corte di Cassazione si pronuncia su un caso di risoluzione di un contratto di leasing traslativo per mancato pagamento del prezzo di riscatto. L'ordinanza chiarisce che, in caso di risoluzione, l'utilizzatore deve restituire il bene ma ha diritto alla restituzione delle rate pagate, al netto di un equo compenso per l'uso del bene. Tuttavia, il diritto alla restituzione sorge solo dopo l'effettiva riconsegna del bene. Il ricorso della società finanziaria è stato dichiarato inammissibile.
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