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Diritto Fallimentare

Contratto preliminare immobile ipotecato: la Cassazione
Una società venditrice non adempie a un contratto preliminare per un immobile ipotecato, adducendo difficoltà economiche. I promissari acquirenti ottengono in appello una sentenza che dispone il trasferimento coattivo del bene. La società ricorre in Cassazione. La Corte, rilevando la presenza di un altro caso con questioni giuridiche identiche, rinvia la trattazione per una decisione congiunta, data la rilevanza delle questioni sul contratto preliminare immobile ipotecato.
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Errore materiale: la correzione di un’ordinanza
La Corte di Cassazione ha corretto d'ufficio un proprio precedente provvedimento per un errore materiale. L'ordinanza originale aveva erroneamente omesso di indicare, tra le parti ricorrenti, i soci di una società, menzionando solo quest'ultima. La Corte ha riscontrato l'evidente svista, definita lapsus calami, e ha disposto la modifica del testo per includere correttamente tutti i soggetti appellanti, ripristinando la corretta intestazione e formulazione del provvedimento.
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Rinuncia ricorso cassazione: ecco le conseguenze
La Corte di Cassazione dichiara estinto un processo a seguito della rinuncia al ricorso per cassazione, formalizzata dopo un accordo transattivo tra le parti. La decisione chiarisce un punto fondamentale: la rinuncia non comporta il raddoppio del contributo unificato, una sanzione prevista solo per i casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell'impugnazione.
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Fondo di garanzia TFR: no intervento in cessione
La Corte di Cassazione stabilisce che il Fondo di garanzia TFR non è tenuto a intervenire per il pagamento del Trattamento di Fine Rapporto maturato con l'azienda cedente, qualora un accordo sindacale abbia escluso la solidarietà dell'azienda cessionaria e il rapporto di lavoro sia proseguito con quest'ultima. La decisione si fonda sulla distinzione tra il rapporto di lavoro e quello previdenziale, rendendo l'accordo inopponibile all'ente previdenziale.
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Misure cautelari CNC: nuova emissione post-scadenza
Un'impresa in Composizione Negoziata della Crisi (CNC) ha ottenuto dal Tribunale di Milano nuove misure cautelari per sospendere i pagamenti verso l'ente fiscale. La decisione chiarisce che è possibile emettere tali provvedimenti specifici anche dopo la scadenza del termine massimo di 240 giorni previsto per le misure protettive generalizzate, qualora siano strumentali al buon esito delle trattative in corso. La concessione si è basata sulla sussistenza del fumus boni iuris e del periculum in mora.
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Responsabilità amministratori srl: quando è esclusa?
Una sentenza del Tribunale di Milano ha escluso la responsabilità degli amministratori di una srl per l'aggravamento del dissesto. La curatela fallimentare aveva accusato i gestori di aver ritardato la messa in liquidazione, ma il giudice ha stabilito che la loro reazione è stata tempestiva, avvenendo subito dopo la perdita del capitale sociale certificata dal bilancio. La decisione sottolinea che la responsabilità amministratori srl sorge solo in caso di inerzia colpevole di fronte a una crisi irreversibile, non per la semplice emersione di difficoltà finanziarie.
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Ricorso tardivo: i termini nel giudizio di rinvio
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso perché tardivo. Il caso riguardava l'impugnazione di una sentenza emessa in sede di rinvio dopo una precedente cassazione. La Corte ha chiarito che il giudizio di rinvio è una fase del procedimento originario e, pertanto, si applicano i termini brevi previsti dalla materia specifica (in questo caso, l'art. 18 della legge fallimentare), non quelli ordinari. Il deposito dell'atto oltre il termine di 30 giorni dalla notifica ha reso il ricorso tardivo e quindi inammissibile.
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Domanda di concordato: dove presentarla se c’è fallimento
Una società, già soggetta a un'istanza di fallimento presso un tribunale, ha presentato una successiva domanda di concordato preventivo in un foro diverso. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società contro la dichiarazione di fallimento, stabilendo che la domanda di concordato deve essere obbligatoriamente presentata dinanzi allo stesso giudice presso cui pende la procedura prefallimentare, al fine di garantire l'unità e la celerità del procedimento.
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Ricorso per cassazione concordato: quando è inammissibile
Una società in liquidazione, dopo aver presentato domanda di concordato preventivo presso il tribunale della sua nuova sede, viene dichiarata fallita dal tribunale della vecchia sede. Di conseguenza, il primo tribunale dichiara inammissibile la proposta di concordato. La Corte d'Appello conferma questa decisione. La Corte di Cassazione, investita della questione, dichiara il ricorso inammissibile. La motivazione principale risiede nel fatto che il provvedimento che dichiara inammissibile una proposta di concordato, senza aprire contestualmente la liquidazione giudiziale, manca di 'carattere decisorio'. Non risolvendo una controversia su diritti soggettivi con efficacia di giudicato, non può essere impugnato con un ricorso per cassazione concordato ai sensi dell'art. 111 della Costituzione.
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Termine impugnazione rinvio: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso perché tardivo. Si chiarisce che il termine di impugnazione dopo un rinvio da parte della Cassazione non cambia, ma resta quello previsto per il procedimento originario, che nel caso di specie (reclamo fallimentare) è di soli trenta giorni dalla notifica della sentenza.
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Socio di fatto: la valutazione delle prove del giudice
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una persona a cui era stato esteso il fallimento per essere stata ritenuta socio di fatto di un'impresa. La Corte ribadisce che la valutazione delle prove testimoniali e la loro attendibilità sono di competenza esclusiva del giudice di merito e non possono essere oggetto di un nuovo esame in sede di legittimità.
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Prova legale cancelleria: il valore dello storico fascicolo
La Cassazione ha stabilito che l'annotazione del deposito di un atto nello 'storico fascicolo' informatico della cancelleria costituisce prova legale. Una Corte d'appello aveva revocato una dichiarazione di fallimento ritenendo incerta la data di deposito di un atto interruttivo della prescrizione. La Suprema Corte ha cassato la decisione, affermando il valore probatorio delle registrazioni della cancelleria, che non possono essere superate da dichiarazioni contenute in altri documenti con minore forza probatoria. La prova legale della cancelleria prevale.
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Deposito telematico: errore e oneri del difensore
Un'ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce le responsabilità dell'avvocato in caso di fallimento del deposito telematico di un atto. Se il sistema genera un messaggio di errore, la semplice ricezione della prima ricevuta di consegna non è sufficiente a considerare l'atto depositato. Il difensore ha l'onere di attivarsi immediatamente per risolvere il problema, non potendo invocare la rimessione in termini dopo anni di inerzia. La tardività dell'azione rende il ricorso inammissibile.
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Termine breve impugnazione: la PEC del cancelliere basta
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una socia di un'impresa fallita, chiarendo un punto cruciale sulla decorrenza del termine breve per l'impugnazione. La Corte ha stabilito che, nelle procedure fallimentari, la comunicazione della sentenza da parte della cancelleria via PEC è sufficiente a far decorrere il termine per impugnare, rendendo tardivo il ricorso presentato oltre tale scadenza, a nulla valendo una successiva notifica ad opera della controparte.
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Compensazione legale: quando è valida in fallimento?
Una società in liquidazione coatta amministrativa ha agito contro un istituto di credito per la revoca di alcuni addebiti in conto corrente. La banca ha eccepito la compensazione legale. La Corte di Cassazione, riformando la decisione di appello, ha stabilito che per l'operatività della compensazione legale tra i saldi di diversi rapporti è sufficiente la mera esigibilità dei crediti reciproci, essendo del tutto irrilevante la circostanza che il conto corrente non sia stato formalmente chiuso.
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Pegno irregolare e cauzione: Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha stabilito che il deposito cauzionale versato in un contratto di locazione costituisce un pegno irregolare. Di conseguenza, il locatore acquisisce la proprietà della somma e la sua successiva ritenzione a compensazione di canoni non pagati non è un pagamento anomalo revocabile in caso di fallimento del conduttore. La Corte ha quindi rigettato il ricorso del fallimento, confermando la decisione della Corte d'Appello e consolidando un principio fondamentale in materia di garanzie locatizie.
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Consegna contratto bancario: non è causa di nullità
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30760/2025, ha stabilito un principio fondamentale in materia di contrattualistica bancaria. La mancata consegna del contratto bancario al cliente non comporta la nullità del contratto stesso. Il requisito della forma scritta 'ad substantiam' è soddisfatto dalla redazione del documento, mentre la consegna attiene a un momento successivo. La Corte ha inoltre cassato la sentenza d'appello per violazione del giudicato interno formatosi sulla natura di 'garanzia autonoma' delle fideiussioni, che non era stata contestata in appello dai garanti.
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Restituzione frutti revocatoria: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha chiarito importanti aspetti legati all'azione revocatoria fallimentare. In particolare, ha stabilito che l'acquirente di un immobile, il cui atto di acquisto sia stato dichiarato inefficace, ha l'obbligo di procedere alla restituzione frutti revocatoria, ovvero dei canoni di locazione percepiti, a decorrere dalla data della domanda giudiziale. La Corte ha inoltre precisato che il termine di prescrizione decennale per tale azione restitutoria decorre non dalla domanda, ma dal momento in cui la sentenza di revoca passa in giudicato. Rigettate anche le eccezioni di compensazione e di deduzione delle spese per mancanza di prova.
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Cessione crediti: la banca acquirente risponde
Un'ordinanza della Cassazione chiarisce che nella cessione crediti in blocco secondo l'art. 58 TUB, la banca cessionaria è tenuta a rispondere delle richieste di restituzione del debitore per somme indebitamente pagate alla banca originaria. Dopo tre mesi dalla pubblicazione della cessione, la responsabilità diventa esclusiva della cessionaria, a differenza di quanto avviene nelle operazioni di cartolarizzazione.
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Interruzione processo: quando decorre il termine?
Due società avevano citato in giudizio un istituto di credito, il quale è stato poi posto in liquidazione coatta amministrativa. Le società hanno richiesto l'estinzione del giudizio sostenendo che l'interruzione del processo, causata dalla liquidazione, non era stata seguita da una tempestiva riassunzione. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, specificando che, sebbene l'evento interruttivo sia automatico, il termine per la riassunzione decorre solo dalla data in cui il giudice emette un provvedimento formale di interruzione e lo comunica alle parti. In assenza di tale provvedimento, il termine non inizia a decorrere e il processo non può essere dichiarato estinto.
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