La Corte di Cassazione ha stabilito che la durata irragionevole del processo fallimentare, se superiore a sette anni, genera il diritto a un equo indennizzo. Un creditore, dopo aver atteso oltre 18 anni per la conclusione di una procedura, si era visto negare il risarcimento dalla Corte d'Appello a causa della complessità del caso. La Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che la complessità può giustificare un allungamento dei tempi fino a un massimo di sette anni, ma non può escludere del tutto il diritto all'indennizzo per ritardi ulteriori. Superata tale soglia, il danno non patrimoniale si presume, e il cittadino deve essere risarcito per la disfunzione del sistema giudiziario.
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