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Diritto Fallimentare

Misure cautelari CNC: nuova emissione post-scadenza
Un'impresa in Composizione Negoziata della Crisi (CNC) ha ottenuto dal Tribunale di Milano nuove misure cautelari per sospendere i pagamenti verso l'ente fiscale. La decisione chiarisce che è possibile emettere tali provvedimenti specifici anche dopo la scadenza del termine massimo di 240 giorni previsto per le misure protettive generalizzate, qualora siano strumentali al buon esito delle trattative in corso. La concessione si è basata sulla sussistenza del fumus boni iuris e del periculum in mora.
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Responsabilità amministratori srl: quando è esclusa?
Una sentenza del Tribunale di Milano ha escluso la responsabilità degli amministratori di una srl per l'aggravamento del dissesto. La curatela fallimentare aveva accusato i gestori di aver ritardato la messa in liquidazione, ma il giudice ha stabilito che la loro reazione è stata tempestiva, avvenendo subito dopo la perdita del capitale sociale certificata dal bilancio. La decisione sottolinea che la responsabilità amministratori srl sorge solo in caso di inerzia colpevole di fronte a una crisi irreversibile, non per la semplice emersione di difficoltà finanziarie.
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Ricorso tardivo: i termini nel giudizio di rinvio
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso perché tardivo. Il caso riguardava l'impugnazione di una sentenza emessa in sede di rinvio dopo una precedente cassazione. La Corte ha chiarito che il giudizio di rinvio è una fase del procedimento originario e, pertanto, si applicano i termini brevi previsti dalla materia specifica (in questo caso, l'art. 18 della legge fallimentare), non quelli ordinari. Il deposito dell'atto oltre il termine di 30 giorni dalla notifica ha reso il ricorso tardivo e quindi inammissibile.
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Domanda di concordato: dove presentarla se c’è fallimento
Una società, già soggetta a un'istanza di fallimento presso un tribunale, ha presentato una successiva domanda di concordato preventivo in un foro diverso. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società contro la dichiarazione di fallimento, stabilendo che la domanda di concordato deve essere obbligatoriamente presentata dinanzi allo stesso giudice presso cui pende la procedura prefallimentare, al fine di garantire l'unità e la celerità del procedimento.
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Ricorso per cassazione concordato: quando è inammissibile
Una società in liquidazione, dopo aver presentato domanda di concordato preventivo presso il tribunale della sua nuova sede, viene dichiarata fallita dal tribunale della vecchia sede. Di conseguenza, il primo tribunale dichiara inammissibile la proposta di concordato. La Corte d'Appello conferma questa decisione. La Corte di Cassazione, investita della questione, dichiara il ricorso inammissibile. La motivazione principale risiede nel fatto che il provvedimento che dichiara inammissibile una proposta di concordato, senza aprire contestualmente la liquidazione giudiziale, manca di 'carattere decisorio'. Non risolvendo una controversia su diritti soggettivi con efficacia di giudicato, non può essere impugnato con un ricorso per cassazione concordato ai sensi dell'art. 111 della Costituzione.
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Termine impugnazione rinvio: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso perché tardivo. Si chiarisce che il termine di impugnazione dopo un rinvio da parte della Cassazione non cambia, ma resta quello previsto per il procedimento originario, che nel caso di specie (reclamo fallimentare) è di soli trenta giorni dalla notifica della sentenza.
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Socio di fatto: la valutazione delle prove del giudice
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una persona a cui era stato esteso il fallimento per essere stata ritenuta socio di fatto di un'impresa. La Corte ribadisce che la valutazione delle prove testimoniali e la loro attendibilità sono di competenza esclusiva del giudice di merito e non possono essere oggetto di un nuovo esame in sede di legittimità.
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Prova legale cancelleria: il valore dello storico fascicolo
La Cassazione ha stabilito che l'annotazione del deposito di un atto nello 'storico fascicolo' informatico della cancelleria costituisce prova legale. Una Corte d'appello aveva revocato una dichiarazione di fallimento ritenendo incerta la data di deposito di un atto interruttivo della prescrizione. La Suprema Corte ha cassato la decisione, affermando il valore probatorio delle registrazioni della cancelleria, che non possono essere superate da dichiarazioni contenute in altri documenti con minore forza probatoria. La prova legale della cancelleria prevale.
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Deposito telematico: errore e oneri del difensore
Un'ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce le responsabilità dell'avvocato in caso di fallimento del deposito telematico di un atto. Se il sistema genera un messaggio di errore, la semplice ricezione della prima ricevuta di consegna non è sufficiente a considerare l'atto depositato. Il difensore ha l'onere di attivarsi immediatamente per risolvere il problema, non potendo invocare la rimessione in termini dopo anni di inerzia. La tardività dell'azione rende il ricorso inammissibile.
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Termine breve impugnazione: la PEC del cancelliere basta
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una socia di un'impresa fallita, chiarendo un punto cruciale sulla decorrenza del termine breve per l'impugnazione. La Corte ha stabilito che, nelle procedure fallimentari, la comunicazione della sentenza da parte della cancelleria via PEC è sufficiente a far decorrere il termine per impugnare, rendendo tardivo il ricorso presentato oltre tale scadenza, a nulla valendo una successiva notifica ad opera della controparte.
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Compensazione legale: quando è valida in fallimento?
Una società in liquidazione coatta amministrativa ha agito contro un istituto di credito per la revoca di alcuni addebiti in conto corrente. La banca ha eccepito la compensazione legale. La Corte di Cassazione, riformando la decisione di appello, ha stabilito che per l'operatività della compensazione legale tra i saldi di diversi rapporti è sufficiente la mera esigibilità dei crediti reciproci, essendo del tutto irrilevante la circostanza che il conto corrente non sia stato formalmente chiuso.
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Pegno irregolare e cauzione: Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha stabilito che il deposito cauzionale versato in un contratto di locazione costituisce un pegno irregolare. Di conseguenza, il locatore acquisisce la proprietà della somma e la sua successiva ritenzione a compensazione di canoni non pagati non è un pagamento anomalo revocabile in caso di fallimento del conduttore. La Corte ha quindi rigettato il ricorso del fallimento, confermando la decisione della Corte d'Appello e consolidando un principio fondamentale in materia di garanzie locatizie.
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Consegna contratto bancario: non è causa di nullità
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30760/2025, ha stabilito un principio fondamentale in materia di contrattualistica bancaria. La mancata consegna del contratto bancario al cliente non comporta la nullità del contratto stesso. Il requisito della forma scritta 'ad substantiam' è soddisfatto dalla redazione del documento, mentre la consegna attiene a un momento successivo. La Corte ha inoltre cassato la sentenza d'appello per violazione del giudicato interno formatosi sulla natura di 'garanzia autonoma' delle fideiussioni, che non era stata contestata in appello dai garanti.
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Restituzione frutti revocatoria: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha chiarito importanti aspetti legati all'azione revocatoria fallimentare. In particolare, ha stabilito che l'acquirente di un immobile, il cui atto di acquisto sia stato dichiarato inefficace, ha l'obbligo di procedere alla restituzione frutti revocatoria, ovvero dei canoni di locazione percepiti, a decorrere dalla data della domanda giudiziale. La Corte ha inoltre precisato che il termine di prescrizione decennale per tale azione restitutoria decorre non dalla domanda, ma dal momento in cui la sentenza di revoca passa in giudicato. Rigettate anche le eccezioni di compensazione e di deduzione delle spese per mancanza di prova.
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Cessione crediti: la banca acquirente risponde
Un'ordinanza della Cassazione chiarisce che nella cessione crediti in blocco secondo l'art. 58 TUB, la banca cessionaria è tenuta a rispondere delle richieste di restituzione del debitore per somme indebitamente pagate alla banca originaria. Dopo tre mesi dalla pubblicazione della cessione, la responsabilità diventa esclusiva della cessionaria, a differenza di quanto avviene nelle operazioni di cartolarizzazione.
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Interruzione processo: quando decorre il termine?
Due società avevano citato in giudizio un istituto di credito, il quale è stato poi posto in liquidazione coatta amministrativa. Le società hanno richiesto l'estinzione del giudizio sostenendo che l'interruzione del processo, causata dalla liquidazione, non era stata seguita da una tempestiva riassunzione. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, specificando che, sebbene l'evento interruttivo sia automatico, il termine per la riassunzione decorre solo dalla data in cui il giudice emette un provvedimento formale di interruzione e lo comunica alle parti. In assenza di tale provvedimento, il termine non inizia a decorrere e il processo non può essere dichiarato estinto.
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Fallimento e opposizione: la Cassazione chiarisce
Una società ha proposto opposizione a un decreto ingiuntivo ma è stata dichiarata fallita nel corso del giudizio. La Corte di Cassazione ha confermato che l'opposizione diventa improcedibile. Qualsiasi pretesa creditoria, dopo la dichiarazione di fallimento, deve essere fatta valere esclusivamente tramite l'ammissione allo stato passivo. La Corte ha inoltre chiarito che la nullità iniziale della notifica dell'opposizione è stata sanata dalla costituzione in giudizio del creditore. Il punto focale è il rapporto tra fallimento e opposizione a decreto ingiuntivo.
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Rinuncia al ricorso: estinzione del giudizio
La Corte di Cassazione dichiara l'estinzione del giudizio a seguito della rinuncia al ricorso da parte sia del ricorrente principale che di quello incidentale. Data la mancata costituzione della parte intimata, la Corte non ha pronunciato condanna alle spese, applicando l'articolo 391 del codice di procedura civile.
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Legittimazione suppletiva del fallito: quando agire?
Una società fallita ha proseguito un'azione legale dopo che il proprio curatore fallimentare, pur essendo stato notificato, ha scelto di non costituirsi in giudizio. I tribunali hanno ritenuto l'azione inammissibile. La Corte di Cassazione ha confermato che la legittimazione suppletiva del fallito non sussiste quando l'inazione del curatore è frutto di una scelta consapevole (inerzia qualificata) e non di un totale disinteresse. La contumacia del curatore è stata interpretata come una decisione ponderata, precludendo così l'intervento della società fallita.
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Regolamento di competenza e vizi processuali
La Corte di Cassazione chiarisce che una sentenza che decide esclusivamente sulla competenza territoriale deve essere impugnata solo con il regolamento di competenza, anche qualora il giudice abbia implicitamente rigettato altre questioni pregiudiziali di rito, come la richiesta di interruzione del processo a seguito dell'ammissione di una parte all'amministrazione straordinaria. L'uso dell'appello, in questi casi, è inammissibile.
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