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Diritto Fallimentare

Pagamento indebito: la Cassazione sul credito non ceduto
La Corte di Cassazione ha stabilito che una banca deve restituire alla curatela fallimentare la parte di un versamento ricevuta per una fattura che non le era mai stata ceduta. Anche se il debitore ha commesso un errore, si configura un pagamento indebito (oggettivo dal lato di chi riceve) che impone la restituzione. La Corte ha ritenuto irrilevante sia una successiva comunicazione del debitore per correggere l'imputazione, sia la tesi della banca di un mero "errore materiale", accogliendo il ricorso del Fallimento.
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Revocatoria fallimentare: anomalo il pagamento terzo
Una società creditrice riceve il pagamento da un terzo, su delega del debitore poi fallito. La Cassazione conferma la revocatoria fallimentare di tale pagamento, qualificandolo come 'mezzo anomalo'. Questo sistema viola la par condicio creditorum e inverte l'onere della prova sul creditore, che deve dimostrare di non essere a conoscenza dello stato di insolvenza del debitore per evitare la restituzione delle somme.
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Revocatoria fallimentare e prova della scientia decoctionis
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30260/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società fornitrice contro un'azione di revocatoria fallimentare. La Corte ha confermato che la restituzione di merce (datio in solutum) costituisce un mezzo di pagamento anomalo. In tali casi, la conoscenza dello stato di insolvenza del debitore (scientia decoctionis) da parte del creditore è presunta, e spetta a quest'ultimo dimostrare il contrario. La Corte ha ritenuto sufficienti gli indizi valutati dal giudice di merito (protesti, vicinanza territoriale, pagamenti parziali) per confermare la decisione.
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Fondo di Garanzia INPS: No se l’azienda è ceduta
La Cassazione nega l'accesso al Fondo di Garanzia INPS ai lavoratori di un'azienda ceduta in amministrazione straordinaria. Se il rapporto di lavoro prosegue con un acquirente solvente, quest'ultimo resta coobbligato per i crediti pregressi, nonostante accordi sindacali contrari. L'accordo privato non vincola l'INPS.
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Revocatoria fallimentare: pagamento con beni è anomalo
Un'impresa in crisi finanziaria paga un fornitore vendendogli dei beni (pani di ghisa) il cui valore viene poi compensato con il debito esistente. La Corte di Cassazione ha confermato che questa operazione costituisce un mezzo anomalo di pagamento, soggetto a revocatoria fallimentare, poiché la vendita era funzionalmente diretta a estinguere il debito in modo non ordinario, ledendo la parità di trattamento tra i creditori.
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Improcedibilità ricorso: onere deposito notifica
La Cassazione ha dichiarato l'improcedibilità di un ricorso a causa del mancato deposito della prova di notifica della sentenza impugnata. La Corte ha ribadito che questo adempimento è un onere inderogabile del ricorrente per dimostrare la tempestività dell'impugnazione, specialmente quando il termine lungo è già scaduto.
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Revocatoria fallimentare del pagamento via delegazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30252/2024, ha confermato la revocatoria fallimentare di un pagamento eseguito da un terzo su delega del debitore, poi fallito. Tale modalità è stata qualificata come 'mezzo anormale di pagamento', facendo scattare la presunzione di conoscenza dello stato di insolvenza (scientia decoctionis) in capo al creditore. Poiché il creditore non è riuscito a fornire prova contraria, l'appello è stato dichiarato inammissibile e la revoca del pagamento confermata.
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Azione revocatoria credito litigioso: la guida
La Corte di Cassazione ha confermato che un creditore può esercitare l'azione revocatoria anche se il suo credito è ancora oggetto di una causa in corso (credito litigioso). Il caso riguardava un fallimento che ha agito contro la vendita di un immobile effettuata da un suo debitore (a sua volta debitore per oltre 1,6 milioni di euro in un altro giudizio) a una società da lui stesso rappresentata. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso della società acquirente, ribadendo che la funzione cautelare dell'azione revocatoria giustifica il suo utilizzo anche per crediti non definitivi, e ha confermato la responsabilità della società acquirente per aver successivamente rivenduto l'immobile a terzi, rendendone impossibile il recupero.
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Competenza territoriale crisi impresa: sede legale
Una società sportiva trasferisce la propria sede legale da una città all'altra poche settimane prima di depositare un ricorso per concordato preventivo. Il tribunale della nuova sede, dopo aver inizialmente affermato la propria giurisdizione, dichiara la propria incompetenza a favore del tribunale della sede precedente, applicando la regola che considera il centro degli interessi principali nell'anno antecedente la domanda. La questione, di rilevante importanza nomofilattica sotto il nuovo Codice della Crisi, viene rimessa dalla Corte di Cassazione a una pubblica udienza per una decisione approfondita, data l'assenza di precedenti specifici.
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Revocazione ordinanza Cassazione: errore di fatto?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per la revocazione di una propria ordinanza. Il ricorrente sosteneva un errore di fatto per l'omesso esame di una memoria difensiva. La Corte ha chiarito che l'omissione non integra un errore di fatto revocatorio se la memoria non introduce elementi fattuali decisivi, ma si limita a riproporre argomentazioni giuridiche. La vicenda trae origine dalla dichiarazione di fallimento di una società, i cui bilanci erano stati depositati solo dopo la sentenza, minandone l'attendibilità.
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Prova presuntiva: i limiti nel giudizio di Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una curatela fallimentare avverso una sentenza d'appello che aveva respinto le domande di revocatoria e simulazione. La decisione si fonda sul principio che la valutazione della prova presuntiva e la ricostruzione dei fatti sono di competenza esclusiva del giudice di merito. La Suprema Corte non può sostituire il proprio apprezzamento, ma solo verificare la corretta applicazione dei criteri legali, ribadendo che la critica a un ragionamento indiziario non costituisce un valido motivo di ricorso per cassazione.
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Azione revocatoria e fallimento: chi agisce?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30140/2024, chiarisce le sorti dell'azione revocatoria quando il debitore fallisce. Se il curatore fallimentare subentra nel processo, il creditore individuale che aveva iniziato l'azione perde la legittimazione ad agire. La sua posizione viene assorbita nell'interesse della massa dei creditori, e l'azione prosegue a beneficio di tutti. Di conseguenza, il creditore originario deve essere estromesso dal giudizio e non ha diritto al rimborso delle spese legali per le fasi successive al subentro del curatore.
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Mandato irrevocabile all’incasso: revocatoria sicura
La Corte di Cassazione conferma che il pagamento ottenuto da una banca tramite un mandato irrevocabile all'incasso, conferito da una società poi fallita, è soggetto a revocatoria. Tale strumento, utilizzato per estinguere un debito preesistente, costituisce un mezzo di pagamento anormale che lede la parità di trattamento dei creditori, anche se coevo alla concessione di un finanziamento. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso della banca, ribadendo che l'atto revocabile è la materiale riscossione della somma nel periodo sospetto, non il conferimento del mandato in sé.
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Revocatoria fallimentare pagamenti: la Cassazione chiarisce
Una società tipografica riceveva pagamenti da un terzo per conto di un'azienda editoriale, poi fallita. Le corti di merito hanno revocato i pagamenti, considerandoli anomali. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, stabilendo che la revocatoria fallimentare pagamenti può essere esclusa anche in rapporti commerciali di breve durata, se i pagamenti sono funzionali e indispensabili alla continuità aziendale del debitore. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione alla luce di questo principio.
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Azione revocatoria: inammissibile contro fallito
Il curatore di un fallimento ha avviato un'azione revocatoria per annullare la restituzione di un'azienda a un'altra società, anch'essa fallita. La Corte di Cassazione ha dichiarato l'azione inammissibile, chiarendo che dopo la dichiarazione di fallimento di una parte, non è possibile utilizzare l'azione revocatoria per recuperare un bene fisico. La procedura corretta consiste nel presentare una domanda di ammissione al passivo per il valore monetario del bene nel fallimento del convenuto, per proteggere l'integrità del suo patrimonio.
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Azione revocatoria donazione: la Cassazione decide
Un figlio riceve immobili in dono dal padre, la cui azienda successivamente fallisce. La Cassazione conferma l'inefficacia del dono verso i creditori. La decisione chiarisce i requisiti per un'azione revocatoria donazione, specificando che per gli atti gratuiti il danno è presunto ed è sufficiente provare la consapevolezza del pregiudizio da parte del debitore. La corte ha respinto le eccezioni procedurali relative alla composizione del tribunale e all'autorizzazione del curatore.
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Estinzione anticipata mutuo: quando non è revocabile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una curatela fallimentare volto a revocare l'estinzione anticipata di un mutuo fondiario. La Suprema Corte chiarisce che il pagamento, effettuato in virtù di una facoltà contrattuale, trasforma il debito in scaduto, rendendolo non assoggettabile all'azione revocatoria ai sensi dell'art. 2901 c.c., a prescindere dal potenziale pregiudizio per gli altri creditori.
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Compensazione concordato preventivo e canoni locazione
Una società in concordato preventivo chiede il pagamento di canoni di locazione maturati dopo l'inizio della procedura. La banca conduttrice oppone in compensazione i propri crediti, sorti prima del concordato. I giudici di merito accolgono la tesi della banca, ma la Corte di Cassazione, rilevando un contrasto giurisprudenziale sul tema della compensazione nel concordato preventivo, ha rimesso la causa in pubblica udienza per una decisione di principio.
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Fallimento Impresa Agricola: quando prevale il commerciale
La Corte di Cassazione ha confermato il fallimento di una società a responsabilità limitata che, pur operando nel settore agricolo, svolgeva in misura preponderante attività commerciale, come la trasformazione e vendita di prodotti acquistati da terzi. La Corte ha stabilito che per le società commerciali, come le s.r.l., la soggettività al fallimento è presunta e spetta alla società stessa dimostrare la prevalenza dell'attività agricola. Inoltre, un precedente decreto di inammissibilità di un concordato preventivo non costituisce giudicato sulla natura non fallibile dell'impresa.
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Credito tributario contestato: l’obbligo di inclusione
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una società fallita, confermando che il suo piano di concordato preventivo era a sua volta inammissibile. La ragione principale è la mancata adeguata rappresentazione di un ingente credito tributario contestato, un errore che ha compromesso la trasparenza e la fattibilità del piano, ledendo il diritto dei creditori a un'informazione completa e veritiera.
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