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Diritto Fallimentare

Onere della prova inadempimento: chi prova il danno

Una società fornitrice ha richiesto l’ammissione al passivo fallimentare di un credito per danni derivanti da inadempimento contrattuale. La Corte di Cassazione, pur riconoscendo un errore del giudice di merito sulla ripartizione dell’onere della prova inadempimento, ha rigettato il ricorso. La decisione sottolinea che spetta sempre al creditore dimostrare l’esistenza e l’ammontare del danno subito, un onere non assolto nel caso di specie.

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Limite di finanziabilità: la Cassazione fa chiarezza

Una società finanziaria contesta il declassamento di un suo credito da privilegiato a chirografario in una procedura fallimentare. Il tribunale di merito aveva dichiarato nullo il contratto di mutuo fondiario per superamento del limite di finanziabilità. La Corte di Cassazione, aderendo a una pronuncia delle Sezioni Unite, ha annullato tale decisione, stabilendo che il superamento di detto limite non comporta la nullità del contratto, poiché la relativa norma ha natura di regola di condotta e non di validità. Il caso è stato rinviato al tribunale per un nuovo esame.

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Durata irragionevole fallimento: spetta il risarcimento

Un individuo dichiarato fallito ha richiesto un indennizzo per l’eccessiva durata della sua procedura fallimentare, protrattasi per 25 anni. La Corte d’Appello aveva negato il risarcimento, attribuendo il ritardo alla condotta colpevole del fallito. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che una durata così eccezionale non può essere interamente giustificata dal comportamento del soggetto. La durata irragionevole del fallimento, quando abnorme, indica un’inefficienza del sistema giudiziario e fonda il diritto all’indennizzo, sebbene questo possa essere ridotto in proporzione alle colpe del fallito.

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Equa riparazione fallimento: quando spetta l'indennizzo?

La Corte di Cassazione ha stabilito che la condotta del debitore, anche se fraudolenta e precedente alla dichiarazione di fallimento, non esclude automaticamente il diritto all’equa riparazione per l’eccessiva durata della procedura. In un caso di fallimento durato 17 anni, la Corte ha annullato la decisione di merito che negava l’indennizzo, precisando che il giudice deve valutare la durata irragionevole e può solo scomputare i ritardi specificamente causati dalle azioni del fallito, non negare in toto il diritto.

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Dichiarazione di fallimento: quando l'appello è perso

L’amministratore di una S.r.l. ha impugnato in Cassazione la dichiarazione di fallimento della sua società, lamentando vizi di notifica e l’insussistenza dei debiti. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che la costituzione in giudizio sana qualsiasi difetto di notifica. Inoltre, ha ribadito che la valutazione sull’ammontare dei debiti è un accertamento di fatto del giudice di merito, non sindacabile in sede di legittimità se la motivazione è coerente.

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Specificità del ricorso: Cassazione inammissibile

Una società creditrice ha visto il suo ricorso in Cassazione dichiarato inammissibile. La Corte ha stabilito che la mancata riproduzione degli atti processuali fondamentali nel testo del ricorso viola il principio di specificità del ricorso, impedendo alla Corte di valutare le censure. Il caso riguardava la richiesta di ammissione di un credito in via privilegiata in una procedura fallimentare, negata nei gradi di merito.

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Risoluzione contratto e fallimento: la Cassazione decide

Una società immobiliare chiede la risoluzione di un contratto di vendita per inadempimento dell’acquirente, che successivamente fallisce. Sorge un conflitto giurisprudenziale: la causa per la risoluzione del contratto e fallimento deve proseguire in sede ordinaria o essere trasferita interamente al tribunale fallimentare? La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha rilevato il contrasto tra i propri orientamenti e ha rimesso la questione alle Sezioni Unite per una decisione definitiva che chiarisca la sorte delle azioni giudiziarie pendenti al momento della dichiarazione di fallimento.

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Domanda di risoluzione e fallimento: la Cassazione

Una società immobiliare aveva avviato una causa per la risoluzione di un contratto di vendita per inadempimento dell’acquirente. Successivamente, la società acquirente è stata dichiarata fallita. La questione centrale è diventata se la causa di risoluzione dovesse proseguire davanti al giudice ordinario o essere trasferita interamente al tribunale fallimentare. A fronte di precedenti sentenze contrastanti sul punto, la Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha ritenuto necessario rimettere la decisione alle Sezioni Unite per risolvere il conflitto giurisprudenziale e stabilire un principio di diritto univoco sulla gestione della domanda di risoluzione e fallimento.

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Domanda di risoluzione e fallimento: la sorte del rito

Una società venditrice di un immobile cita in giudizio la società acquirente per inadempimento, chiedendo la risoluzione del contratto. Prima della conclusione del giudizio, la società acquirente fallisce. La società venditrice prosegue la sua azione in sede fallimentare. La Curatela del fallimento si oppone, sostenendo l’inammissibilità della domanda in quella sede. La Corte di Cassazione, rilevando un profondo contrasto giurisprudenziale sulla questione, ha rimesso la decisione alle Sezioni Unite per stabilire se la domanda di risoluzione debba proseguire nel giudizio ordinario o essere interamente assorbita dalla procedura fallimentare.

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Crediti prededucibili: Cassazione rinvia la decisione

La Cassazione esamina il caso di crediti per canoni di locazione sorti durante un concordato preventivo poi fallito. Riconoscendo la complessità della questione sui crediti prededucibili e l’esistenza di un dibattito giurisprudenziale, la Corte ha emesso un’ordinanza interlocutoria, rinviando la decisione per attendere una pronuncia di principio su un caso analogo.

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Limite finanziabilità mutuo: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha stabilito che il superamento del limite di finanziabilità in un contratto di mutuo fondiario non ne determina la nullità. In un caso di fallimento, un istituto di credito si era visto declassare il proprio credito da ipotecario a chirografario proprio per questa ragione. La Suprema Corte, richiamando un’importante sentenza delle Sezioni Unite, ha annullato la decisione del tribunale, affermando che la norma sul limite di finanziabilità è una regola di vigilanza prudenziale che non incide sulla validità del contratto. Di conseguenza, la garanzia ipotecaria resta efficace.

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Prededuzione credito subappaltatore: i limiti fissati

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 1729/2025, ha accolto il ricorso di una curatela fallimentare, negando la prededuzione al credito di un subappaltatore. La Corte ha stabilito che, per ottenere la prededuzione del credito, non è sufficiente che la prestazione abbia arrecato un generico vantaggio patrimoniale alla massa dei creditori, ma è necessario dimostrare un “nesso funzionale forte” con gli scopi specifici della procedura concorsuale. La decisione del tribunale, che aveva concesso la prededuzione basandosi solo sul beneficio derivato, è stata cassata con rinvio.

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Crediti prededucibili: la Cassazione fa il punto

La Corte di Cassazione esamina il caso di un fornitore che richiede l’ammissione di un credito come prededucibile nel fallimento di una società, sostenendo che tale credito sia sorto durante un precedente concordato preventivo. Data la complessità e l’evoluzione della giurisprudenza sui criteri per definire i crediti prededucibili, la Corte ha emesso un’ordinanza interlocutoria, rinviando la trattazione a nuovo ruolo. La decisione finale è sospesa in attesa di una pronuncia su un caso analogo in pubblica udienza, che potrebbe chiarire definitivamente la materia.

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Prededucibilità crediti post-omologa: la Cassazione frena

Un fallimento ha contestato l’ammissione in prededuzione di un credito per canoni di affitto maturati durante la fase esecutiva di un precedente concordato preventivo. La Corte di Cassazione, rilevando la complessità della questione sulla prededucibilità crediti sorti dopo l’omologa del piano, ha emesso un’ordinanza interlocutoria. Con essa, ha rinviato la trattazione del caso a nuovo ruolo, in attesa di una pronuncia a seguito di una pubblica udienza su un caso analogo, al fine di consolidare l’orientamento giurisprudenziale in materia.

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Crediti prededucibili: esclusi nel concordato in bianco

Una società fornitrice di servizi di marketing ha visto negarsi il riconoscimento dei propri crediti prededucibili nei confronti di un’azienda fallita. Quest’ultima aveva presentato una domanda di concordato ‘in bianco’ senza mai depositare un piano, per poi fallire. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in assenza di un piano e di un’autorizzazione del tribunale, i crediti sorti in questa fase non sono automaticamente prededucibili, in quanto gli atti gestionali non possono essere qualificati come di ‘ordinaria amministrazione’ e manca la necessaria sequenza tra le procedure concorsuali.

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Errore revocatorio: quando non è cassazione

Una società in fallimento ha presentato ricorso in Cassazione lamentando, tra le altre cose, un errore revocatorio da parte della Corte d’Appello, che l’aveva erroneamente dichiarata assente (contumace). La Suprema Corte ha respinto il ricorso, chiarendo che un errore di fatto del giudice non può essere contestato con un ricorso per cassazione, ma richiede un’apposita azione di revocazione. La Corte ha inoltre precisato che il termine per riprendere un processo interrotto a causa di fallimento decorre non dalla dichiarazione di fallimento, ma dalla conoscenza legale dell’interruzione da parte della parte interessata.

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Valutazione delle prove: limiti del ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di alcuni soci contro una banca. La richiesta di risarcimento per il fallimento della loro società era stata respinta per carenza probatoria. La Corte ribadisce che la valutazione delle prove spetta al giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità, se non entro limiti rigorosi non rispettati nel caso di specie.

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Debiti fiscali concordato: sanzioni e interessi

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza del 27/01/2025, chiarisce la disciplina dei debiti fiscali concordato, stabilendo una distinzione fondamentale. Per i debiti tributari sorti prima della domanda di ammissione al concordato, non sono dovute sanzioni per il ritardato pagamento. Tuttavia, per i debiti sorti durante la procedura, come le ritenute fiscali sui salari dei dipendenti, l’impresa è tenuta al pagamento puntuale. Il mancato versamento di questi ultimi comporta la piena applicazione di sanzioni e interessi, poiché tali obbligazioni sono considerate parte della gestione corrente dell’attività aziendale.

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Fondo di Garanzia: No TFR se l'azienda è ceduta

Un lavoratore, il cui datore di lavoro originario è fallito dopo aver ceduto l’azienda a una nuova società, ha richiesto l’intervento del Fondo di Garanzia INPS per TFR e stipendi arretrati. La Corte di Cassazione ha negato tale diritto, poiché il rapporto di lavoro era proseguito con il nuovo datore di lavoro solvente. La Corte ha stabilito che la condizione essenziale per l’intervento del Fondo è la cessazione del rapporto di lavoro con un datore insolvente, condizione non verificatasi in questo caso.

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Fondo di Garanzia: serve titolo contro i soci?

La Corte di Cassazione ha stabilito che un lavoratore, per accedere alle prestazioni del Fondo di Garanzia INPS, deve obbligatoriamente ottenere un accertamento giudiziale del proprio credito. Nel caso di una società datrice di lavoro estinta e non più fallibile, questo accertamento deve essere conseguito nei confronti dei soci, quali successori della società, prima di poter presentare domanda all’INPS. Non è possibile accertare il credito incidentalmente nel giudizio contro l’Istituto.

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