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Diritto Societario

Responsabilità direttore generale: chi giudica?
Una società consortile ha intentato un'azione di responsabilità contro il proprio direttore generale. Il Tribunale adito si è dichiarato incompetente, indicando la competenza del Giudice del Lavoro. La Corte di Cassazione, con ordinanza, ha annullato tale decisione, stabilendo che la competenza spetta al Tribunale delle Imprese. La Corte ha chiarito che, ai fini della giurisdizione, è dirimente la natura della contestazione: se le inadempienze riguardano poteri gestori autonomi delegati dall'organo amministrativo, come nel caso di specie, la responsabilità del direttore generale rientra nell'ambito del diritto societario e non del diritto del lavoro, anche in presenza di un contratto di lavoro subordinato.
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Competenza arbitrale: no al regolamento di competenza
Una società cooperativa ha impugnato con regolamento di competenza la decisione di un collegio arbitrale che affermava la propria giurisdizione in una controversia sull'esclusione di soci. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che questo strumento è riservato esclusivamente alle decisioni dei giudici ordinari e non a quelle sulla competenza arbitrale emesse dagli stessi arbitri. La decisione degli arbitri sulla propria competenza può essere contestata solo impugnando il lodo finale.
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Pignoramento quote srl fiduciaria: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 24859 del 16 settembre 2024, ha stabilito che il pignoramento di quote di s.r.l. intestate a una società fiduciaria deve seguire la procedura di pignoramento diretto ex art. 2471 c.c., e non quella presso terzi. La Corte ha chiarito che la quota di s.r.l. è un bene immateriale e la società fiduciaria, avendo solo la titolarità formale, non è un 'terzo debitore'. Di conseguenza, il pignoramento eseguito con le forme dell'art. 543 c.p.c. è stato dichiarato nullo.
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Impugnazione delibera consorzio: limiti e validità
Due soci di un consorzio residenziale hanno contestato una delibera del Consiglio di Amministrazione che approvava un nuovo regolamento elettorale. Dopo decisioni contrastanti nei primi due gradi di giudizio, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso. La Suprema Corte ha chiarito che l'interpretazione dello statuto di un'associazione è compito del giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità semplicemente proponendo un'interpretazione alternativa. L'impugnazione della delibera del consorzio è stata quindi ritenuta infondata nel merito.
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Connessione tra cause: la Cassazione rinvia la decisione
Una società immobiliare ha presentato ricorso in Cassazione contro la decisione di un Tribunale che aveva parzialmente annullato, per conflitto di interessi, i crediti da essa vantati nei confronti di un'altra società dello stesso gruppo, posta in amministrazione straordinaria. Data la presenza di altri ricorsi analoghi tra diverse società del medesimo gruppo, la Corte di Cassazione ha emesso un'ordinanza interlocutoria. Invece di decidere nel merito, ha disposto il rinvio della causa per valutare l'opportunità di una trattazione congiunta di tutti i procedimenti, evidenziando la forte connessione tra cause.
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Onere della prova in appello: dovere dell’appellante
Una società ottiene in primo grado la condanna di alcuni suoi soci alla restituzione di ingenti somme date a mutuo, sulla base di prove documentali. In appello, i soci soccombenti non depositano nuovamente tale documentazione. La Corte d'Appello, e poi la Cassazione, rigettano il gravame proprio per tale omissione, ribadendo che l'onere della prova in appello incombe sull'appellante, che deve fornire al giudice tutti gli elementi necessari per valutare le proprie censure, anche se prodotti dalla controparte nel precedente grado di giudizio.
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Efficacia del giudicato: chi è vincolato?
Un socio recede da una società familiare tramite un accordo transattivo, sottoscritto anche dagli eredi non soci, proprietari di un immobile oggetto della transazione. La Corte di Cassazione ha stabilito che l'efficacia del giudicato, formatosi su una sentenza che dichiara valido l'accordo, si estende a tutti i firmatari. Questi ultimi non sono semplici parti processuali ma parti sostanziali, in quanto litisconsorti necessari per l'adempimento del contratto. Di conseguenza, sono tenuti a trasferire l'immobile come previsto dall'accordo.
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Amministratore formale: la responsabilità va provata
La Corte di Cassazione ha annullato la condanna per bancarotta fraudolenta a carico di un amministratore formale. La Corte ha stabilito che la mera carica sociale e il legame familiare con l'amministratore di fatto non sono sufficienti a dimostrare la colpevolezza. È necessaria la prova concreta della consapevolezza dell'illecito.
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Responsabilità socio uscente: diritto alla polizza
Un ex socio di una s.n.c. chiede copia di una polizza fideiussoria. Il Tribunale lo condanna alle spese per difetto di legittimazione, ma la Corte d'Appello riforma la decisione. Viene riconosciuto il suo interesse personale ad agire in virtù della potenziale responsabilità del socio uscente per le obbligazioni sociali contratte prima della sua uscita, compensando le spese di lite.
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Attività professionale riservata: limiti e società
Due professionisti hanno citato in giudizio due società, una pubblica "in house" e la sua controllata, accusandole di svolgere illecitamente attività professionale riservata di analisi chimiche. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che tali analisi, se svolte come "controlli interni" per conto degli enti pubblici soci e da personale dipendente qualificato, non costituiscono esercizio abusivo di professione né concorrenza sleale, data l'assenza di un monopolio assoluto e l'operatività al di fuori del mercato.
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Impugnazione delibera: il diritto del socio receduto
Il caso analizza la legittimazione all'impugnazione di una delibera assembleare da parte di un socio fiduciario che, prima di agire, aveva esercitato il diritto di recesso per gran parte delle azioni. La Corte d'Appello ha negato tale legittimazione, poiché la quota di partecipazione era scesa sotto la soglia legale del 5%. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha rinviato la trattazione della causa a nuovo ruolo senza decidere nel merito.
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Quorum azioni proprie: la Cassazione fa chiarezza
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23557/2024, ha confermato un principio cruciale in diritto societario: nelle società per azioni non quotate, le azioni proprie devono sempre essere incluse nella base di calcolo del quorum deliberativo. Il caso riguardava l'annullamento di una delibera per la distribuzione gratuita di azioni proprie, in cui il presidente aveva illegittimamente escluso i voti della minoranza. La Corte ha stabilito che la norma vigente (art. 2357-ter c.c.) serve a preservare gli equilibri di potere tra soci, impedendo che la maggioranza possa rafforzare artificialmente la propria posizione attraverso l'acquisto di azioni proprie. La sentenza ha anche ribadito la responsabilità degli amministratori che hanno dato esecuzione alla delibera illegittima.
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Danno erariale: la responsabilità degli amministratori
La Corte di Cassazione ha stabilito che gli amministratori di una società controllata da un ente pubblico sono soggetti alla giurisdizione della Corte dei conti per danno erariale, qualora le loro azioni, in virtù di un mandato specifico, abbiano causato un pregiudizio diretto al patrimonio dell'ente controllante. La natura sostanzialmente pubblica della controllante e l'esistenza di un rapporto di servizio funzionale sono determinanti, a prescindere dalla forma giuridica privata della società.
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Società pubblica: può citare l’ente locale socio?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 23386/2024, ha stabilito che una società pubblica, anche se interamente partecipata da un ente locale, possiede una personalità giuridica autonoma e distinta. Di conseguenza, può agire in giudizio contro l'ente stesso per ottenere il pagamento dei corrispettivi dovuti. Il caso riguardava una società di gestione ambientale che aveva richiesto il pagamento di interessi di mora a un Comune per il ritardato saldo di fatture. La Corte ha confermato che tale rapporto costituisce una "transazione commerciale" ai sensi del D.Lgs. 231/2002, legittimando l'applicazione degli interessi moratori previsti dalla normativa, e ha respinto la tesi del Comune secondo cui la società fosse una semplice "longa manus" dell'amministrazione.
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Amministratore di fatto: quando si risponde del reato?
La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per bancarotta fraudolenta, stabilendo che per qualificare un soggetto come amministratore di fatto non sono sufficienti indizi quali la detenzione della maggioranza delle quote o il rapporto di coniugio con l'amministratore legale. È necessario provare l'esercizio concreto, continuativo e significativo di poteri gestionali. La Corte ha rinviato il caso per un nuovo esame che accerti la reale ingerenza dell'imputato nella gestione societaria.
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Prededuzione del credito: non si trasferisce al fallito
Una società finanziatrice aveva concesso un credito, beneficiando della prededuzione, a un'impresa in concordato preventivo. Quest'ultima ha poi ceduto la propria azienda a una seconda società, che è successivamente fallita. La società cessionaria del credito ha tentato di far valere la prededuzione nel fallimento della seconda impresa. La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta, statuendo che la prededuzione del credito è una qualità procedurale legata soggettivamente all'impresa che l'ha originata e non si trasferisce al fallimento di un soggetto diverso, neanche in caso di cessione d'azienda.
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Impugnazione incidentale tardiva: quando è lecita?
Una società azionista otteneva in sede arbitrale la condanna in solido di amministratori e sindaci di una partecipata al risarcimento dei danni. Alcuni dei condannati impugnavano il lodo. La società creditrice proponeva un'impugnazione incidentale tardiva, dichiarata inammissibile dalla Corte d'Appello. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, affermando che l'impugnazione incidentale tardiva è sempre ammissibile quando l'appello principale, proposto anche da uno solo dei condebitori solidali, rischia di alterare l'assetto degli interessi del creditore, riducendo la platea dei soggetti obbligati.
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Legittimazione passiva ente ponte: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'ente ponte, creato nel contesto di una risoluzione bancaria, non possiede la legittimazione passiva per rispondere delle pretese risarcitorie avanzate dagli azionisti della banca originaria. La decisione si fonda sulla necessità di garantire la stabilità finanziaria del nuovo istituto, trasferendogli solo le passività esplicitamente previste nel provvedimento di cessione e non oneri pregressi e incerti. Le pretese degli azionisti, pertanto, devono essere rivolte verso l'ente originario posto in liquidazione.
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Contributi editoria: requisiti temporali e forma
La Corte di Cassazione ha negato i contributi editoria a una società cooperativa. La decisione si basa sulla mancanza dei requisiti temporali richiesti dalla legge, specificando che il periodo di attività precedente alla trasformazione in cooperativa non può essere conteggiato per raggiungere l'anzianità necessaria. La sentenza sottolinea l'importanza della forma giuridica specifica e del momento in cui il diritto al contributo viene maturato.
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Lavoro socio cooperativa: quando è subordinato?
Una società cooperativa ha contestato la richiesta di ingenti contributi previdenziali da parte dell'Ente Previdenziale, che aveva riqualificato i rapporti con i soci come lavoro subordinato. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della cooperativa, confermando la decisione dei giudici di merito. La Corte ha stabilito che, ai fini della classificazione del rapporto di lavoro socio cooperativa, prevalgono le concrete modalità di svolgimento della prestazione rispetto alla qualificazione formale data dalle parti. L'aver inizialmente optato per il regime contributivo dei lavoratori dipendenti costituisce un forte indizio a sfavore della tesi della cooperativa, che non è riuscita a provare la natura autonoma dei rapporti.
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