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Diritto Societario

Sanzioni Banca d’Italia: limiti e poteri del giudice
Un ex sindaco di una società di intermediazione mobiliare, sanzionato dalla Banca d'Italia per carenze nella vigilanza, ha presentato ricorso in Cassazione. Il ricorrente sosteneva l'incostituzionalità della procedura e la sproporzione della sanzione, richiamando la sentenza Grande Stevens della CEDU. La Suprema Corte ha respinto il ricorso, chiarendo che le sanzioni della Banca d'Italia per violazioni di vigilanza non hanno natura "sostanzialmente penale", a differenza di quelle oggetto del caso Grande Stevens. La Corte ha confermato che il giudice dell'opposizione ha piena giurisdizione per riesaminare i fatti e la sanzione, e che la responsabilità dei sindaci non è oggettiva ma deriva da un'omissione colpevole dei loro doveri di controllo. La sanzione è stata ritenuta adeguata alla gravità dei fatti, che avevano condotto alla liquidazione della società.
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Poteri rappresentativi: i limiti della delibera del CdA
La Corte di Cassazione chiarisce i limiti dei poteri rappresentativi di un direttore generale. Una delibera del CdA che autorizza la stipula di un finanziamento e la concessione di garanzie specifiche (ipoteca e pegno) non abilita implicitamente alla firma di una fideiussione personale, anche in presenza di clausole generiche. La Corte ha inoltre ribadito che l'accertamento dei crediti in sede di concordato preventivo non costituisce giudicato opponibile in un successivo giudizio ordinario.
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Errore di fatto revocatorio: quando è inammissibile?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per revocazione basato su un presunto errore di fatto revocatorio. L'ordinanza chiarisce la distinzione fondamentale tra un errore di percezione materiale (l'unico che giustifica la revocazione) e un errore di valutazione o interpretazione degli atti processuali, che costituisce un non censurabile errore di giudizio. Il caso riguardava una precedente decisione in materia di responsabilità degli amministratori.
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Trasformazione societaria fideiussione: no liberazione
Un garante ha richiesto la liberazione da una fideiussione a seguito della trasformazione della società debitrice da s.n.c. a s.r.l. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la semplice trasformazione societaria e la fideiussione non sono sufficienti a liberare il garante. È onere di quest'ultimo dimostrare un effettivo e noto peggioramento delle condizioni patrimoniali del debitore al momento della concessione di nuovo credito, prova che nel caso di specie non è stata fornita.
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Giudicato esterno: come una sentenza cambia il processo
La Corte di Cassazione ha esaminato una controversia tra due società di gestione del risparmio relativa al pagamento di commissioni. La questione centrale era l'interpretazione di una clausola contrattuale che posticipava tale pagamento. Decisivo è stato l'intervento di un giudicato esterno, ovvero una sentenza definitiva emessa in un'altra causa tra le stesse parti sulla medesima clausola. La Suprema Corte ha stabilito che tale giudicato, formatosi dopo la sentenza d'appello, crea una regola di diritto vincolante. Di conseguenza, ha cassato la decisione impugnata, che aveva interpretato la clausola in modo difforme, e ha rinviato il caso alla Corte d'Appello per una nuova valutazione alla luce del principio stabilito dal giudicato esterno.
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Responsabilità amministratori banca: la Cassazione conferma
Un ex amministratore di un istituto di credito ha impugnato una sanzione pecuniaria irrogata dall'Autorità di Vigilanza per carenze gestionali. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che le sanzioni amministrative bancarie non hanno natura penale e, pertanto, non è applicabile il principio della legge più favorevole (lex mitior). La sentenza ribadisce l'elevato standard di diligenza richiesto e la centrale importanza della responsabilità degli amministratori di banca nel dovere di agire informati.
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Debiti società cancellata: chi paga? La Cassazione
L'Agenzia delle Entrate ha notificato un avviso di accertamento al socio unico per i debiti di una società cancellata. La Cassazione ha stabilito che i creditori non devono provare che il socio abbia ricevuto beni dalla liquidazione. La responsabilità per i debiti della società cancellata si trasferisce al socio, che ha l'onere di provare di non aver ricevuto nulla per limitare la sua responsabilità. La sentenza di secondo grado è stata cassata con rinvio.
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Prelazione agraria: no al riscatto su quote sociali
Un coltivatore diretto ha agito in giudizio per esercitare il diritto di prelazione agraria su un fondo confinante, sostenendo che la cessione di quote della società proprietaria del terreno fosse un'operazione simulata per eludere i suoi diritti. Il Tribunale ha respinto la domanda per difetto di legittimazione passiva dei convenuti, in quanto l'azione doveva essere intentata contro la società proprietaria. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, rigettando il ricorso perché mirava a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità, e ha ribadito che la cessione di quote sociali non equivale a una vendita del fondo.
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TFR socio lavoratore: la Cassazione conferma il diritto
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 26071/2024, ha stabilito che il diritto al TFR del socio lavoratore di cooperativa deriva direttamente dalla legge e non necessita di una specifica previsione contrattuale. Il caso riguardava un lavoratore che, pur essendo socio di una cooperativa, svolgeva un'attività lavorativa subordinata. La Corte ha rigettato il ricorso della società committente, confermando che la Legge 142/2001 ha esteso le tutele del lavoro subordinato, incluso il TFR, ai soci lavoratori, superando la precedente giurisprudenza che richiedeva un accordo esplicito o un comportamento concludente.
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Ripartizione utili ATI: chi non lavora non guadagna
Una società di costruzioni, membro al 50% di un'Associazione Temporanea di Imprese (ATI) per un appalto pubblico, ha citato in giudizio la partner per ottenere la sua quota di utili, pur non avendo eseguito alcun lavoro. La Corte di Cassazione ha confermato le decisioni dei gradi precedenti, respingendo la richiesta. Il principio chiave ribadito è che, in assenza di un diverso accordo, la ripartizione utili ATI deve essere proporzionale al lavoro effettivamente svolto da ciascun membro. Nessun lavoro, nessun profitto.
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Clausola change of control: interpretazione restrittiva
La Corte d'Appello di Trento ha confermato una sentenza di primo grado, stabilendo che una clausola statutaria sul 'change of control' si applica solo al trasferimento di una partecipazione di controllo preesistente, e non alla sua creazione ex novo tramite l'acquisto progressivo di quote di minoranza. La Corte ha privilegiato un'interpretazione letterale e restrittiva della clausola, ritenendo irrilevante un preesistente patto parasociale ai fini dell'applicazione della stessa, poiché il patto ha efficacia solo tra le parti e non definisce un controllo rilevante per lo statuto.
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Legittimazione socio: chi contesta l’accertamento?
L'ordinanza analizza il caso della legittimazione di un socio a impugnare un avviso di accertamento notificato alla società, dopo che le quote di quest'ultima sono state sottoposte a sequestro preventivo e affidate a un custode giudiziario. A causa della particolare rilevanza della questione, la Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha rinviato la causa a una pubblica udienza per una trattazione approfondita, senza ancora decidere nel merito. L'Amministrazione finanziaria contestava proprio la legittimazione del socio, ritenendo che solo il custode potesse agire.
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Legittimazione socio: sequestro quote e ricorso fiscale
Un'ordinanza interlocutoria della Cassazione esamina il caso della legittimazione del socio, ex amministratore di una S.r.l. fallita, a impugnare un avviso di accertamento fiscale. La questione centrale riguarda il suo diritto di agire dopo che le quote societarie sono state sottoposte a sequestro preventivo e un custode giudiziario è stato nominato. Data la rilevanza del tema, la Corte ha rinviato la causa a una pubblica udienza per la decisione finale.
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Sanzioni Banca d’Italia: Cassazione su golden parachute
La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità delle sanzioni Banca d'Italia inflitte a un ex consigliere di amministrazione di un istituto di credito. Il caso riguardava l'approvazione di una ricca buonuscita ('golden parachute') per il Direttore Generale, ritenuta non conforme alle disposizioni sulla remunerazione bancaria. La Corte ha rigettato tutti i motivi di ricorso, chiarendo la natura non penale di tali sanzioni, i limiti del diritto alla prova nel processo di opposizione e la piena applicabilità delle normative di vigilanza che legano i compensi alla performance e ai rischi.
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Cessazione materia del contendere: accordo in Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato la cessazione della materia del contendere in un caso di responsabilità di ex amministratori verso un fallimento. A seguito di una condanna in appello per oltre 8 milioni di euro per mala gestio, le parti hanno raggiunto un accordo transattivo durante il giudizio di legittimità. La Corte, accogliendo la richiesta congiunta, ha terminato il processo, rendendo inefficace la sentenza impugnata e compensando le spese legali.
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Società cancellata: impugnazione nulla del liquidatore
La Corte di Cassazione ha stabilito che il ricorso presentato dal liquidatore contro un avviso di accertamento fiscale, notificato dopo la cancellazione della società dal Registro delle Imprese, è inammissibile. Una volta estinta, la società cancellata perde la capacità processuale, rendendo nullo l'intero giudizio intentato in suo nome.
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Responsabilità amministratore: la Cassazione decide
Una società fa causa a un suo amministratore per non aver messo a reddito gli immobili sociali. La Cassazione chiarisce la responsabilità amministratore, affermando che l'inerzia gestionale non è coperta dalla business judgment rule e va provata. La sentenza d'appello è annullata con rinvio.
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Protesto per firma non autorizzata: chi paga i danni?
Un ex amministratore di società veniva protestato per un assegno emesso dopo le sue dimissioni. L'imprenditore citava in giudizio la banca e il notaio per i danni subiti, inclusa l'impossibilità di aprire un nuovo conto corrente per la sua attività. La Corte d'Appello ha respinto la richiesta, stabilendo che il protesto per firma non autorizzata era legittimo. La firma era infatti simile a quella depositata e l'onere di provare la falsità della firma spettava all'attore, prova che non è stata fornita. Inoltre, non è stato dimostrato un nesso causale diretto tra il protesto e il fallimento dell'attività commerciale.
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Interesse ad impugnare: socio e sequestro beni sociali
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un socio di una società in nome collettivo contro il sequestro preventivo dei beni aziendali. La decisione si fonda sulla mancanza di un concreto e attuale interesse ad impugnare, poiché i beni appartengono alla società, dotata di autonomia patrimoniale, e non direttamente al socio. Quest'ultimo, non essendo il legale rappresentante, non può agire in proprio per la restituzione, vantando solo un interesse di mero fatto e non una posizione giuridica soggettiva lesa dal provvedimento.
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Responsabilità direttore generale: chi giudica?
Una società consortile ha intentato un'azione di responsabilità contro il proprio direttore generale. Il Tribunale adito si è dichiarato incompetente, indicando la competenza del Giudice del Lavoro. La Corte di Cassazione, con ordinanza, ha annullato tale decisione, stabilendo che la competenza spetta al Tribunale delle Imprese. La Corte ha chiarito che, ai fini della giurisdizione, è dirimente la natura della contestazione: se le inadempienze riguardano poteri gestori autonomi delegati dall'organo amministrativo, come nel caso di specie, la responsabilità del direttore generale rientra nell'ambito del diritto societario e non del diritto del lavoro, anche in presenza di un contratto di lavoro subordinato.
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