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Diritto Societario

Clausola change of control: interpretazione restrittiva
La Corte d'Appello di Trento ha confermato una sentenza di primo grado, stabilendo che una clausola statutaria sul 'change of control' si applica solo al trasferimento di una partecipazione di controllo preesistente, e non alla sua creazione ex novo tramite l'acquisto progressivo di quote di minoranza. La Corte ha privilegiato un'interpretazione letterale e restrittiva della clausola, ritenendo irrilevante un preesistente patto parasociale ai fini dell'applicazione della stessa, poiché il patto ha efficacia solo tra le parti e non definisce un controllo rilevante per lo statuto.
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Legittimazione socio: chi contesta l’accertamento?
L'ordinanza analizza il caso della legittimazione di un socio a impugnare un avviso di accertamento notificato alla società, dopo che le quote di quest'ultima sono state sottoposte a sequestro preventivo e affidate a un custode giudiziario. A causa della particolare rilevanza della questione, la Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha rinviato la causa a una pubblica udienza per una trattazione approfondita, senza ancora decidere nel merito. L'Amministrazione finanziaria contestava proprio la legittimazione del socio, ritenendo che solo il custode potesse agire.
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Legittimazione socio: sequestro quote e ricorso fiscale
Un'ordinanza interlocutoria della Cassazione esamina il caso della legittimazione del socio, ex amministratore di una S.r.l. fallita, a impugnare un avviso di accertamento fiscale. La questione centrale riguarda il suo diritto di agire dopo che le quote societarie sono state sottoposte a sequestro preventivo e un custode giudiziario è stato nominato. Data la rilevanza del tema, la Corte ha rinviato la causa a una pubblica udienza per la decisione finale.
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Sanzioni Banca d’Italia: Cassazione su golden parachute
La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità delle sanzioni Banca d'Italia inflitte a un ex consigliere di amministrazione di un istituto di credito. Il caso riguardava l'approvazione di una ricca buonuscita ('golden parachute') per il Direttore Generale, ritenuta non conforme alle disposizioni sulla remunerazione bancaria. La Corte ha rigettato tutti i motivi di ricorso, chiarendo la natura non penale di tali sanzioni, i limiti del diritto alla prova nel processo di opposizione e la piena applicabilità delle normative di vigilanza che legano i compensi alla performance e ai rischi.
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Cessazione materia del contendere: accordo in Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato la cessazione della materia del contendere in un caso di responsabilità di ex amministratori verso un fallimento. A seguito di una condanna in appello per oltre 8 milioni di euro per mala gestio, le parti hanno raggiunto un accordo transattivo durante il giudizio di legittimità. La Corte, accogliendo la richiesta congiunta, ha terminato il processo, rendendo inefficace la sentenza impugnata e compensando le spese legali.
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Società cancellata: impugnazione nulla del liquidatore
La Corte di Cassazione ha stabilito che il ricorso presentato dal liquidatore contro un avviso di accertamento fiscale, notificato dopo la cancellazione della società dal Registro delle Imprese, è inammissibile. Una volta estinta, la società cancellata perde la capacità processuale, rendendo nullo l'intero giudizio intentato in suo nome.
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Responsabilità amministratore: la Cassazione decide
Una società fa causa a un suo amministratore per non aver messo a reddito gli immobili sociali. La Cassazione chiarisce la responsabilità amministratore, affermando che l'inerzia gestionale non è coperta dalla business judgment rule e va provata. La sentenza d'appello è annullata con rinvio.
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Protesto per firma non autorizzata: chi paga i danni?
Un ex amministratore di società veniva protestato per un assegno emesso dopo le sue dimissioni. L'imprenditore citava in giudizio la banca e il notaio per i danni subiti, inclusa l'impossibilità di aprire un nuovo conto corrente per la sua attività. La Corte d'Appello ha respinto la richiesta, stabilendo che il protesto per firma non autorizzata era legittimo. La firma era infatti simile a quella depositata e l'onere di provare la falsità della firma spettava all'attore, prova che non è stata fornita. Inoltre, non è stato dimostrato un nesso causale diretto tra il protesto e il fallimento dell'attività commerciale.
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Interesse ad impugnare: socio e sequestro beni sociali
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un socio di una società in nome collettivo contro il sequestro preventivo dei beni aziendali. La decisione si fonda sulla mancanza di un concreto e attuale interesse ad impugnare, poiché i beni appartengono alla società, dotata di autonomia patrimoniale, e non direttamente al socio. Quest'ultimo, non essendo il legale rappresentante, non può agire in proprio per la restituzione, vantando solo un interesse di mero fatto e non una posizione giuridica soggettiva lesa dal provvedimento.
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Responsabilità direttore generale: chi giudica?
Una società consortile ha intentato un'azione di responsabilità contro il proprio direttore generale. Il Tribunale adito si è dichiarato incompetente, indicando la competenza del Giudice del Lavoro. La Corte di Cassazione, con ordinanza, ha annullato tale decisione, stabilendo che la competenza spetta al Tribunale delle Imprese. La Corte ha chiarito che, ai fini della giurisdizione, è dirimente la natura della contestazione: se le inadempienze riguardano poteri gestori autonomi delegati dall'organo amministrativo, come nel caso di specie, la responsabilità del direttore generale rientra nell'ambito del diritto societario e non del diritto del lavoro, anche in presenza di un contratto di lavoro subordinato.
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Competenza arbitrale: no al regolamento di competenza
Una società cooperativa ha impugnato con regolamento di competenza la decisione di un collegio arbitrale che affermava la propria giurisdizione in una controversia sull'esclusione di soci. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che questo strumento è riservato esclusivamente alle decisioni dei giudici ordinari e non a quelle sulla competenza arbitrale emesse dagli stessi arbitri. La decisione degli arbitri sulla propria competenza può essere contestata solo impugnando il lodo finale.
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Pignoramento quote srl fiduciaria: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 24859 del 16 settembre 2024, ha stabilito che il pignoramento di quote di s.r.l. intestate a una società fiduciaria deve seguire la procedura di pignoramento diretto ex art. 2471 c.c., e non quella presso terzi. La Corte ha chiarito che la quota di s.r.l. è un bene immateriale e la società fiduciaria, avendo solo la titolarità formale, non è un 'terzo debitore'. Di conseguenza, il pignoramento eseguito con le forme dell'art. 543 c.p.c. è stato dichiarato nullo.
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Impugnazione delibera consorzio: limiti e validità
Due soci di un consorzio residenziale hanno contestato una delibera del Consiglio di Amministrazione che approvava un nuovo regolamento elettorale. Dopo decisioni contrastanti nei primi due gradi di giudizio, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso. La Suprema Corte ha chiarito che l'interpretazione dello statuto di un'associazione è compito del giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità semplicemente proponendo un'interpretazione alternativa. L'impugnazione della delibera del consorzio è stata quindi ritenuta infondata nel merito.
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Connessione tra cause: la Cassazione rinvia la decisione
Una società immobiliare ha presentato ricorso in Cassazione contro la decisione di un Tribunale che aveva parzialmente annullato, per conflitto di interessi, i crediti da essa vantati nei confronti di un'altra società dello stesso gruppo, posta in amministrazione straordinaria. Data la presenza di altri ricorsi analoghi tra diverse società del medesimo gruppo, la Corte di Cassazione ha emesso un'ordinanza interlocutoria. Invece di decidere nel merito, ha disposto il rinvio della causa per valutare l'opportunità di una trattazione congiunta di tutti i procedimenti, evidenziando la forte connessione tra cause.
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Onere della prova in appello: dovere dell’appellante
Una società ottiene in primo grado la condanna di alcuni suoi soci alla restituzione di ingenti somme date a mutuo, sulla base di prove documentali. In appello, i soci soccombenti non depositano nuovamente tale documentazione. La Corte d'Appello, e poi la Cassazione, rigettano il gravame proprio per tale omissione, ribadendo che l'onere della prova in appello incombe sull'appellante, che deve fornire al giudice tutti gli elementi necessari per valutare le proprie censure, anche se prodotti dalla controparte nel precedente grado di giudizio.
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Efficacia del giudicato: chi è vincolato?
Un socio recede da una società familiare tramite un accordo transattivo, sottoscritto anche dagli eredi non soci, proprietari di un immobile oggetto della transazione. La Corte di Cassazione ha stabilito che l'efficacia del giudicato, formatosi su una sentenza che dichiara valido l'accordo, si estende a tutti i firmatari. Questi ultimi non sono semplici parti processuali ma parti sostanziali, in quanto litisconsorti necessari per l'adempimento del contratto. Di conseguenza, sono tenuti a trasferire l'immobile come previsto dall'accordo.
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Amministratore formale: la responsabilità va provata
La Corte di Cassazione ha annullato la condanna per bancarotta fraudolenta a carico di un amministratore formale. La Corte ha stabilito che la mera carica sociale e il legame familiare con l'amministratore di fatto non sono sufficienti a dimostrare la colpevolezza. È necessaria la prova concreta della consapevolezza dell'illecito.
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Responsabilità socio uscente: diritto alla polizza
Un ex socio di una s.n.c. chiede copia di una polizza fideiussoria. Il Tribunale lo condanna alle spese per difetto di legittimazione, ma la Corte d'Appello riforma la decisione. Viene riconosciuto il suo interesse personale ad agire in virtù della potenziale responsabilità del socio uscente per le obbligazioni sociali contratte prima della sua uscita, compensando le spese di lite.
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Attività professionale riservata: limiti e società
Due professionisti hanno citato in giudizio due società, una pubblica "in house" e la sua controllata, accusandole di svolgere illecitamente attività professionale riservata di analisi chimiche. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che tali analisi, se svolte come "controlli interni" per conto degli enti pubblici soci e da personale dipendente qualificato, non costituiscono esercizio abusivo di professione né concorrenza sleale, data l'assenza di un monopolio assoluto e l'operatività al di fuori del mercato.
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Impugnazione delibera: il diritto del socio receduto
Il caso analizza la legittimazione all'impugnazione di una delibera assembleare da parte di un socio fiduciario che, prima di agire, aveva esercitato il diritto di recesso per gran parte delle azioni. La Corte d'Appello ha negato tale legittimazione, poiché la quota di partecipazione era scesa sotto la soglia legale del 5%. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha rinviato la trattazione della causa a nuovo ruolo senza decidere nel merito.
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