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Diritto Immobiliare

Servitù di passaggio carrabile: conta l’opera visibile
La Corte di Cassazione ha stabilito che per riconoscere una servitù di passaggio carrabile, l'elemento decisivo è la presenza di opere visibili e permanenti (come un garage con accesso per auto), non la frequenza con cui il passaggio viene effettivamente utilizzato. In un caso riguardante l'accesso a un garage, la Corte ha annullato la decisione d'appello che limitava il transito a pedoni e veicoli a due ruote, sottolineando che la natura discontinua della servitù rende irrilevante l'uso sporadico. La sentenza chiarisce che la possibilità di esercitare il diritto, dimostrata dalle strutture esistenti, prevale sulla sua effettiva e costante utilizzazione.
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Occupazione appropriativa: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione si pronuncia su una controversia tra proprietari confinanti, chiarendo la natura di una strada che li separa. Il ricorrente lamentava la violazione delle distanze legali e l'esistenza di servitù a suo danno, ma la sua domanda è stata respinta. La Corte ha confermato che la striscia di terreno non era privata ma pubblica, a seguito di una precedente occupazione appropriativa da parte del Comune. Tale circostanza, già accertata in un giudizio precedente, rendeva le proprietà non contigue, facendo decadere il fondamento delle pretese del ricorrente. La Cassazione ha dichiarato inammissibili i motivi di ricorso, ribadendo che l'istituto dell'occupazione appropriativa è distinto dalla 'dicatio ad patriam' e che la valutazione delle consulenze tecniche da parte del giudice di merito non è sindacabile in sede di legittimità se adeguatamente motivata.
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Ripartizione spese condominiali: uso e proprietà
La Corte di Cassazione ha affrontato un caso di ripartizione spese condominiali per la manutenzione straordinaria di un impianto di raffrescamento a servizio solo di una parte dell'edificio. La Corte ha stabilito che, in presenza di un precedente accordo unanime che istituisce una tabella di spesa basata sull'uso, tale criterio prevale su quello dei millesimi di proprietà. La delibera che applica tale tabella è stata ritenuta meramente annullabile e non nulla, confermando la legittimità della ripartizione dei costi solo tra i condomini che beneficiano effettivamente del servizio.
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Compenso CTU: no solidarietà se parte è errata
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20919/2024, ha stabilito che la parte erroneamente coinvolta in una procedura esecutiva immobiliare non è tenuta a pagare il compenso CTU in solido con il creditore procedente. Se l'esecuzione viene estinta a causa di un errore nell'individuazione del debitore, l'onere del pagamento del consulente tecnico d'ufficio ricade unicamente sul creditore che ha dato avvio alla procedura in modo errato, non potendosi applicare il principio generale di solidarietà passiva.
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Spese legali volontaria giurisdizione: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20917/2024, ha chiarito un importante principio in materia di spese legali nella volontaria giurisdizione. Anche se il procedimento iniziale per la nomina di un amministratore giudiziario (art. 1105 c.c.) è di natura non contenziosa e non prevede la condanna alle spese, la successiva fase di reclamo assume carattere contenzioso. Pertanto, in caso di rigetto del reclamo, la parte soccombente è correttamente condannata al pagamento delle spese legali, in applicazione dell'art. 91 c.p.c.
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Spese legali volontaria giurisdizione: chi paga?
Un condomino si rivolge al tribunale per la nomina di un amministratore in un piccolo condominio conflittuale. La sua richiesta viene respinta e viene condannato a pagare le spese legali. La Corte di Cassazione ribalta la decisione sulle spese, chiarendo che nei procedimenti di volontaria giurisdizione, come la nomina di un amministratore, non si applica il principio "chi perde paga". Tali procedimenti tutelano un interesse collettivo, quindi non ci sono veri vincitori o vinti. L'analisi si concentra sulle implicazioni per le spese legali in volontaria giurisdizione.
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Acquiescenza tacita: riassumere la causa non è rinuncia
Un condominio si oppone a una decisione di incompetenza territoriale. Nel frattempo, per prudenza, riassume la causa davanti al nuovo giudice. La Corte d'Appello considera questo atto come acquiescenza tacita, dichiarando inammissibile l'appello. La Cassazione ribalta la decisione, chiarendo che la riassunzione è un atto cautelativo e non una rinuncia a impugnare. La riassunzione della causa non implica acquiescenza tacita.
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Inammissibilità appello: i requisiti di specificità
Un ente sanitario pubblico recedeva anticipatamente da alcuni contratti di locazione adducendo motivi di contenimento della spesa. Soccombente in primo e secondo grado, ricorreva in Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo i rigorosi requisiti di specificità dell'atto di appello. In particolare, ha stabilito che l'impugnazione è inammissibile se non critica l'intera motivazione della sentenza impugnata, ma solo una sua parte. Questo caso sottolinea l'importanza di una critica puntuale e completa per evitare una declaratoria di inammissibilità dell'appello.
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Specificità del motivo d’appello: la Cassazione decide
Un acquirente di un immobile ipotecato si è visto dichiarare inammissibile l'appello per la cancellazione dell'ipoteca per prescrizione. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, chiarendo i requisiti di specificità del motivo d'appello. Secondo i giudici, l'atto era sufficientemente dettagliato nel contestare la decorrenza della prescrizione, contrariamente a quanto stabilito dalla Corte territoriale. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione nel merito.
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Purgazione ipoteche: no nel preliminare del fallito
La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha stabilito che l'ordine di purgazione ipoteche non è applicabile quando il curatore fallimentare si limita a dare esecuzione a un contratto preliminare di vendita immobiliare già stipulato dalla società poi fallita. Il trasferimento della proprietà, in questo caso, non rientra nelle procedure di liquidazione coattiva che giustificano la cancellazione dei gravami, ma costituisce un mero adempimento contrattuale. La Corte ha chiarito che il potere purgativo del giudice delegato è strettamente legato alle vendite competitive dell'attivo fallimentare e non può essere esteso a vendite di natura privatistica.
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Procura speciale cassazione: quando è valida?
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per risarcimento danni a un immobile a causa di un vizio della procura speciale cassazione. L'ordinanza stabilisce che la procura deve essere conferita in una specifica finestra temporale, ovvero dopo la pubblicazione della sentenza impugnata e prima della notifica del ricorso, pena l'invalidità insanabile dell'atto e la condanna alle spese per il ricorrente.
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Proprietà sottotetto: quando è parte comune?
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta il tema della proprietà del sottotetto. Il caso riguarda la modifica di un sottotetto da parte dei proprietari dell'ultimo piano. La Corte ha rigettato il loro ricorso, confermando che il sottotetto si presume bene comune se funzionale all'edificio (es. isolamento), e spetta a chi ne rivendica la proprietà esclusiva fornire una prova rigorosa tramite un titolo d'acquisto specifico.
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Vizi procedura esecutiva: quando opporsi? Cassazione
Una quota di immobile è stata venduta all'asta. Gli atti esecutivi la descrivevano erroneamente come "nuda proprietà", sebbene fosse già "piena proprietà" per la precedente morte dell'usufruttuario. Il debitore ha contestato la validità della vendita in un giudizio separato, sostenendo che l'oggetto del pignoramento fosse un diritto inesistente. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, affermando che i vizi della procedura esecutiva devono essere eccepiti esclusivamente tramite opposizione agli atti esecutivi all'interno della procedura stessa, e non in una causa successiva.
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Sospensione del processo: quando è illegittima?
Una società agricola chiede il rilascio di un immobile concesso in comodato a ex soci. Questi ultimi hanno in corso una causa per rientrare in possesso delle quote sociali. Il tribunale dispone la sospensione del processo di rilascio, ma la Cassazione annulla la decisione. La Corte afferma che non sussiste pregiudizialità giuridica tra le due cause, ma solo un nesso di fatto, insufficiente a giustificare la sospensione.
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Opponibilità al fallimento: la trascrizione è decisiva
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20798/2024, ha ribadito un principio fondamentale in materia di diritto immobiliare e fallimentare: la compravendita di un immobile, formalizzata con scrittura privata solo registrata ma non trascritta, non ha efficacia contro i creditori del venditore fallito. L'opponibilità al fallimento richiede inderogabilmente la trascrizione dell'atto nei registri immobiliari in data anteriore alla dichiarazione di fallimento. Di conseguenza, il bene è stato considerato ancora parte del patrimonio del fallito e gli acquirenti sono stati condannati al rilascio.
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Ricorso incidentale tardivo: inefficace se principale out
La Corte di Cassazione chiarisce la sorte del ricorso incidentale tardivo in caso di inammissibilità del ricorso principale. In una complessa disputa ereditaria, il ricorso principale è stato dichiarato inammissibile per vizi procedurali, come la commistione di motivi e la mancata critica alla ratio decidendi della sentenza d'appello. Di conseguenza, il ricorso incidentale, proposto oltre i termini ordinari di impugnazione, è stato dichiarato inefficace, confermando il principio secondo cui la sua validità è strettamente legata a quella del ricorso principale.
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Clausola penale leasing: la Cassazione fissa i limiti
La Corte di Cassazione si è pronunciata sulla legittimità di una clausola penale leasing in caso di risoluzione contrattuale. Pur rigettando la tesi del patto commissorio vietato, la Corte ha accolto il ricorso relativo all'eccessiva onerosità della penale. È stato stabilito che il concedente non può differire indefinitamente la vendita del bene restituito, poiché ciò comporterebbe un'indebita locupletazione. Il giudice deve garantire che il valore di mercato del bene venga detratto a favore dell'utilizzatore per riequilibrare il sinallagma contrattuale.
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Azione revocatoria fallimentare: no se atto del terzo
Una società costruttrice stipula un preliminare per una villa, pagando quasi tutto subito. Il venditore concede ipoteca sulla villa a garanzia di un debito della società. Quando la società fallisce, il curatore completa l'acquisto e la villa entra nell'attivo fallimentare. La Cassazione ha negato l'uso dell'azione revocatoria fallimentare contro l'ipoteca, perché concessa da un terzo su un bene all'epoca suo, e non dal debitore poi fallito. La valutazione va fatta al momento dell'atto, non ex post.
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Servitù di veduta: i requisiti secondo la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20705/2024, ha chiarito i requisiti per l'acquisizione di una servitù di veduta per usucapione. Il caso riguardava una lite tra vicini in cui uno dei proprietari sosteneva di aver acquisito tale diritto tramite un'apertura al piano terra. La Corte ha respinto la domanda, sottolineando che per una veduta non basta la semplice possibilità di ispezionare il fondo altrui (inspectio), ma è necessaria anche la possibilità di affacciarsi comodamente e in sicurezza (prospectio). La Corte ha inoltre cassato parzialmente la sentenza d'appello per un errore di extrapetizione, avendo i giudici di secondo grado pronunciato su una finestra non oggetto della causa, senza però modificare la sostanza della decisione principale.
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Detenzione e possesso: il giudicato fa chiarezza
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di appello che aveva erroneamente qualificato un rapporto di detenzione come possesso. La Corte ha stabilito che un precedente giudicato, che aveva accertato l'esistenza di un contratto di affitto agrario, era vincolante. Di conseguenza, la richiesta di indennità per migliorie, basata sulla qualifica di possessore, è stata ritenuta inammissibile, ribadendo la netta distinzione tra detenzione e possesso.
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