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Diritto Immobiliare

Abuso del diritto: l’inerzia non basta per il canone
Un conduttore, citato in giudizio per anni di canoni di locazione non pagati, invoca l'abuso del diritto da parte del locatore a causa della sua prolungata inerzia. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, stabilendo che il semplice ritardo nella richiesta di pagamento, senza altre circostanze specifiche che generino un legittimo affidamento, non costituisce abuso del diritto, soprattutto se tale difesa viene sollevata per la prima volta in sede di legittimità. Il debito del conduttore viene quindi confermato.
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Canone a scaletta: valido nelle locazioni commerciali?
La Corte di Cassazione ha confermato la piena legittimità della clausola di "canone a scaletta" nei contratti di locazione ad uso diverso dall'abitazione. Tale pattuizione, che prevede un importo del canone crescente nel tempo secondo scadenze predeterminate, è valida a meno che la parte che ne contesta la nullità non dimostri che essa avesse il solo scopo di eludere i limiti di aggiornamento ISTAT previsti dalla legge. Nel caso di specie, il ricorso della società conduttrice è stato rigettato.
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Recesso contratto preliminare: quando è legittimo?
La Corte di Cassazione conferma la legittimità del recesso dal contratto preliminare da parte del promissario acquirente a causa di un grave vizio dell'immobile. Un tasso di umidità superiore ai limiti di legge, che rende la proprietà inidonea all'uso abitativo, costituisce un inadempimento grave del venditore, giustificando la risoluzione del contratto e la restituzione del doppio della caparra versata. La sentenza chiarisce che la gravità dell'inadempimento va valutata in relazione all'interesse della parte non inadempiente.
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Indennità di occupazione: la riduzione del 15% per la PA
Una società immobiliare ha richiesto il pagamento integrale di un'indennità di occupazione da parte di un Ministero, che aveva invece applicato la riduzione del 15% prevista da una legge del 2012. La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità della riduzione, stabilendo la sua immediata applicabilità dal luglio 2012 e rigettando il ricorso della società.
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Contratto di locazione atipico: la durata massima
In un caso riguardante un contratto di locazione atipico per un'area destinata a discarica, la cui durata era legata al "completo sfruttamento" dell'impianto, la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso dei proprietari. La decisione non entra nel merito della durata del contratto, ma si fonda su vizi procedurali: l'aver sollevato per la prima volta in Cassazione la questione del limite massimo trentennale della locazione e la mancata specificità dei motivi di ricorso. La pronuncia ribadisce il rigore formale necessario nel giudizio di legittimità.
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Prova presuntiva: quando è inammissibile il ricorso
Una società conduttrice di un immobile chiedeva il risarcimento dei danni al locatore, accusando un suo collaboratore di atti vandalici. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che la valutazione della prova presuntiva spetta al giudice di merito. Un ricorso è inammissibile se si limita a contestare i fatti senza dimostrare specifici vizi logici o giuridici nella motivazione della sentenza impugnata.
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Oneri accessori locazione: quando si rischia lo sfratto
In una locazione commerciale, il mancato pagamento degli oneri accessori per sei anni ha portato alla risoluzione del contratto, nonostante l'inquilino avesse saldato i canoni di locazione arretrati. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, ritenendo l'inadempimento grave e respingendo le eccezioni del conduttore, inclusa quella sull'esercizio abusivo del diritto da parte del locatore, a causa di vizi procedurali nel ricorso.
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Risarcimento danni locazione: la valutazione delle prove
La Corte di Cassazione rigetta il ricorso di un conduttore condannato al risarcimento danni locazione. L'ordinanza chiarisce che la valutazione delle prove (foto, fatture) spetta esclusivamente al giudice di merito. Inoltre, conferma che l'indennità per ritardata riconsegna è dovuta fino al ripristino della piena disponibilità dell'immobile, a prescindere dalla mera restituzione delle chiavi e senza necessità di formale messa in mora.
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Servitù apparente: quando non spetta la riduzione prezzo
Un acquirente cita in giudizio i venditori per ottenere una riduzione del prezzo di un immobile, dopo aver scoperto l'esistenza di una servitù di passaggio non dichiarata. I tribunali, inclusa la Corte di Cassazione, hanno respinto la richiesta, stabilendo che la servitù era apparente. La presenza di opere visibili e permanenti, come una rampa di scale e un vialetto, rendeva la servitù facilmente riconoscibile. Di conseguenza, non sussistevano i presupposti per la tutela richiesta dall'acquirente, in quanto la natura evidente della servitù apparente escludeva il diritto alla riduzione del prezzo.
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Indennità di espropriazione: i criteri di stima
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di alcuni proprietari terrieri, confermando la correttezza della decisione della Corte d'Appello sulla determinazione dell'indennità di espropriazione. La sentenza sottolinea che la stima deve basarsi su un'analisi equilibrata delle caratteristiche del terreno, del suo inserimento nel tessuto urbanistico e della destinazione delle aree circostanti, come precedentemente indicato dalla stessa Cassazione in una sentenza di rinvio. Le critiche alla consulenza tecnica d'ufficio (C.T.U.) sono state ritenute inammissibili in sede di legittimità.
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Indennità di esproprio: i criteri di valutazione
La Corte di Cassazione conferma la decisione della Corte d'Appello sulla corretta determinazione dell'indennità di esproprio per alcuni terreni destinati a parcheggio pubblico. La Corte ribadisce che la valutazione deve basarsi su tre criteri congiunti: le caratteristiche del terreno, il suo inserimento nel tessuto urbanistico e la destinazione delle aree circostanti. Le critiche alla consulenza tecnica d'ufficio (CTU) non possono essere motivo di ricorso in Cassazione, in quanto attengono a valutazioni di merito.
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Domanda trasversale: come agire contro un co-convenuto
La Corte di Cassazione interviene sul tema della domanda trasversale tra convenuti. In un caso di vizi acustici di un immobile, la venditrice citava in garanzia altri convenuti (progettisti e costruttori). Le corti di merito ritenevano tardiva la domanda perché non era stato chiesto il differimento dell'udienza. La Cassazione cassa la decisione, stabilendo che per la domanda trasversale non si applicano le formalità previste per la chiamata di un terzo estraneo al giudizio, semplificando così l'azione processuale.
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Indennità di esproprio: giudicato e limiti al ricorso
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società agricola in un caso di indennità di esproprio. La Corte ha stabilito che la natura non edificabile del terreno era già stata decisa con una precedente sentenza parziale passata in giudicato, creando un 'giudicato interno' che impediva una nuova discussione sul punto. Di conseguenza, tutti i motivi di ricorso basati sulla presunta edificabilità del suolo sono stati respinti, confermando l'importo dell'indennizzo stabilito in appello.
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Indennità di esproprio: i criteri di stima corretti
La Corte di Cassazione si è pronunciata sulla corretta determinazione dell'indennità di esproprio per un terreno destinato a parcheggio pubblico. Confermando la decisione della Corte d'Appello, ha stabilito che la valutazione deve basarsi su un'analisi congiunta di tre criteri fondamentali: le caratteristiche intrinseche del bene, il suo inserimento nel tessuto urbanistico e la destinazione dei terreni circostanti. La Corte ha rigettato il ricorso dei proprietari, i quali sostenevano una valutazione errata, ribadendo che la stima del consulente tecnico, se recepita dal giudice di merito con motivazione adeguata, non è sindacabile in sede di legittimità.
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Indennità di espropriazione: il metodo comparativo
Una società immobiliare ha contestato l'importo dell'indennità di espropriazione per un terreno destinato a parcheggio pubblico. La società richiedeva una valutazione basata sui redditi della sua attività, ma la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso. La Suprema Corte ha confermato la validità del metodo sintetico-comparativo, basato sul valore di mercato di beni simili, ritenendolo il criterio corretto per determinare la giusta indennità di espropriazione, in quanto la destinazione urbanistica preesistente del terreno era già a parcheggio.
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Decadenza permesso di costruire: demolizione per analogia
La Corte di Cassazione, Sezioni Unite, ha stabilito l'inammissibilità del ricorso contro una decisione del Consiglio di Stato che confermava l'ordine di demolizione di un immobile. Il caso riguarda la decadenza del permesso di costruire, originariamente concesso a un imprenditore agricolo a condizione del mantenimento della destinazione d'uso. Venuta meno tale condizione, il Comune ha ordinato la demolizione. La Corte ha chiarito che l'applicazione analogica, da parte del giudice amministrativo, delle sanzioni previste per l'annullamento del titolo edilizio (art. 38 D.P.R. 380/2001) alla diversa ipotesi di decadenza del permesso di costruire non costituisce un eccesso di potere giurisdizionale, ma rientra nell'attività interpretativa, non sindacabile in sede di legittimità per motivi di giurisdizione.
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Clausola risolutiva espressa: risoluzione automatica
Una società vendeva un immobile con riserva di proprietà. L'acquirente non pagava diverse rate, così il venditore ha invocato la clausola risolutiva espressa presente nel contratto. Il Tribunale ha dichiarato il contratto risolto di diritto, ordinando la restituzione dell'immobile. Ha inoltre stabilito un equo compenso per l'uso del bene, superiore alle rate versate, condannando l'acquirente al pagamento della differenza.
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Risoluzione contratto locazione per morosità: il caso
Un tribunale ha decretato la risoluzione contratto locazione a causa della persistente morosità dell'inquilino. Nonostante la notifica a persona irreperibile e la contumacia, il conduttore è stato condannato al rilascio dell'immobile e al pagamento di tutti i canoni arretrati, oltre agli interessi e alle spese legali, confermando che l'onere di provare il pagamento spetta al debitore.
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Cessazione della materia del contendere: il caso
Una lunga vicenda giudiziaria, iniziata con l'annullamento di una procedura di esproprio per la realizzazione di una discarica, giunge a una conclusione procedurale. Una società si era opposta a un decreto di acquisizione del proprio terreno, ottenendone l'annullamento. Nel successivo giudizio di ottemperanza, il Consiglio di Stato aveva ordinato alla società di restituire gli indennizzi ricevuti. La società ha impugnato tale decisione dinanzi alla Cassazione. Tuttavia, nel frattempo, la sentenza impugnata è stata annullata da un'altra pronuncia del Consiglio di Stato. Di conseguenza, le Sezioni Unite hanno dichiarato la cessazione della materia del contendere, poiché l'oggetto del ricorso era venuto a mancare.
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Simulazione relativa: confessione e valutazione prove
Una società immobiliare ha perso un ricorso in Cassazione riguardo una compravendita immobiliare. I giudici hanno confermato che si trattava di una simulazione relativa, basandosi sulla confessione del legale rappresentante. La Suprema Corte ha ribadito che la valutazione delle prove è compito del giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità, rigettando il tentativo della società di presentare l'operazione come un legittimo negozio indiretto.
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