LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Diritto Immobiliare

Successione alloggio popolare: la decisione della Cassazione
La nipote di un'assegnataria di alloggio pubblico ha richiesto il diritto di successione nel contratto di locazione dopo la morte della zia. Sia il Tribunale che la Corte d'Appello hanno respinto la sua domanda, non ritenendo provata la stabile convivenza né la comunicazione formale all'ente gestore. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che la valutazione della convivenza è una questione di fatto riservata ai giudici di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità. Il ricorso è stato respinto perché chiedeva una nuova valutazione delle prove anziché contestare un errore di diritto, elemento fondamentale per la successione alloggio popolare.
Continua »
Spese accertamento tecnico preventivo: quando si ha diritto
Un proprietario, coinvolto in un accertamento tecnico preventivo (ATP) per infiltrazioni e risultato estraneo ai fatti, ha citato in giudizio la controparte per ottenere il rimborso delle spese legali e tecniche sostenute. La Corte di Cassazione ha rigettato la richiesta, specificando che le spese dell'accertamento tecnico preventivo non possono essere recuperate con un'azione autonoma per danni. Esse possono essere liquidate solo nel successivo giudizio di merito, a condizione che vi sia un nesso di strumentalità, ovvero che l'ATP sia stato propedeutico a quella specifica causa.
Continua »
Subentro alloggio popolare: la legge applicabile
La Corte di Cassazione ha stabilito che per il subentro in un alloggio popolare, la normativa applicabile è quella in vigore al momento del decesso dell'assegnatario, non quella vigente all'inizio della convivenza. Nel caso esaminato, un nipote si è visto negare il subentro perché, al momento della morte della nonna, non aveva maturato i cinque anni di convivenza richiesti da una nuova legge, sebbene avesse quasi completato i due anni previsti dalla legge precedente. La Corte ha chiarito che non si tratta di applicazione retroattiva, poiché il diritto al subentro sorge solo con il decesso, e a quella data la nuova legge era già in vigore.
Continua »
Risarcimento danni: prova essenziale, no liquidazione
Una società edile ha citato in giudizio i proprietari di immobili confinanti, chiedendo il risarcimento danni per un ritardo nei lavori causato dalla condizione pericolante delle loro proprietà. La Corte di Cassazione ha rigettato definitivamente la richiesta, stabilendo che la liquidazione equitativa del danno non può essere concessa in assenza di prove concrete fornite dalla parte che richiede il risarcimento. La sentenza sottolinea che l'onere della prova rimane un principio fondamentale del processo civile.
Continua »
Danno da occupazione sine titulo: onere della prova
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società immobiliare contro un occupante. Il caso riguardava la richiesta di un indennizzo per il danno da occupazione sine titulo di un immobile, a seguito della dichiarazione di nullità di un contratto di locazione verbale. La Corte ha ribadito che spetta al proprietario l'onere di provare il danno subito e la sua quantificazione, non potendo il giudice sopperire alla negligenza probatoria della parte attraverso una liquidazione equitativa.
Continua »
Regolamento di competenza: inammissibile se c’è merito
Una società che utilizzava un terreno come deposito di marmi ha impugnato con regolamento di competenza la decisione della Sezione Agraria che negava la natura agricola del contratto. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che la decisione del primo giudice era una pronuncia nel merito sulla natura del rapporto e non una mera statuizione sulla competenza. Pertanto, il rimedio corretto sarebbe stato l'appello.
Continua »
Indennità di occupazione: l’inerzia non esclude il debito
La Corte di Cassazione ha stabilito che la prolungata inerzia di un custode giudiziario nel richiedere il pagamento di un'indennità di occupazione non estingue il diritto a riceverla. Un individuo che occupava un immobile pignorato è stato condannato al pagamento, nonostante la tolleranza iniziale del custode. La Corte ha chiarito che il semplice ritardo nell'esercitare un diritto non equivale a una rinuncia né costituisce un concorso di colpa. Tutte le eccezioni procedurali del ricorrente, incluse quelle sulla nullità della perizia e sulla compensazione, sono state respinte perché non correttamente riproposte nel corso del giudizio di primo grado.
Continua »
Opposizione all’esecuzione: chi citare in giudizio?
Una società ha proposto opposizione a due cartelle di pagamento per canoni demaniali, citando in giudizio il Comune creditore. La Corte di Cassazione ha dichiarato l'azione inammissibile, stabilendo che in una opposizione all'esecuzione l'unico soggetto da citare è l'agente della riscossione, in quanto titolare esclusivo dell'azione esecutiva. La sentenza impugnata è stata cassata senza rinvio perché la domanda, essendo stata proposta contro un soggetto privo di legittimazione passiva, non poteva essere accolta.
Continua »
Usucapione servitù di passaggio: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso riguardante l'usucapione servitù di passaggio. La decisione conferma le sentenze di merito che avevano riconosciuto il diritto di passaggio a favore di una proprietà, basandosi sulla visibilità e permanenza di un sentiero. La Corte ribadisce che il suo ruolo non è riesaminare i fatti, ma solo le violazioni di legge, soprattutto in caso di "doppia conforme" (decisioni uguali nei primi due gradi di giudizio).
Continua »
Intervento tardivo: la Cassazione sui titoli esecutivi
La Corte di Cassazione chiarisce che un secondo intervento in una procedura esecutiva, basato su una sentenza definitiva per un credito maggiore, non può essere considerato un'integrazione di un precedente intervento tempestivo basato su una condanna provvisionale. Si tratta di un nuovo atto, la cui tempestività va valutata autonomamente. Pertanto, se depositato oltre i termini, si qualifica come intervento tardivo, con conseguente collocazione chirografaria postergata nella distribuzione delle somme.
Continua »
Competenza territoriale locazioni: la regola inderogabile
Una società locatrice ottiene un decreto ingiuntivo per canoni non pagati. La società conduttrice si oppone, eccependo l'incompetenza del tribunale basata su una clausola contrattuale. A seguito di un conflitto tra tribunali, la Corte di Cassazione interviene e chiarisce che la competenza territoriale per le locazioni è inderogabile, spettando esclusivamente al tribunale del luogo in cui si trova l'immobile. Qualsiasi patto contrario è nullo e l'accordo delle parti non può sanare tale nullità.
Continua »
Spese di lite: come si dividono se il debito è ridotto
La Corte d'Appello di Napoli interviene sulla ripartizione delle spese di lite in un caso di opposizione a decreto ingiuntivo per oneri condominiali. A fronte di una richiesta iniziale di oltre 12.000 €, il debito effettivo è stato accertato in circa 4.500 €. La Corte ha riformato la decisione di primo grado, che addebitava il 70% delle spese al debitore, stabilendo una più equa compensazione al 50% tra le parti. La sentenza chiarisce che la notevole riduzione della pretesa creditoria giustifica una revisione della ripartizione delle spese legali, applicando il principio di causalità.
Continua »
Errore di fatto: quando la Cassazione non può rivedere
La Corte di Cassazione ha rigettato un ricorso per revocazione basato su un presunto errore di fatto. La Corte ha chiarito che non vi è errore di fatto quando la questione, pur supportata da nuove prove come una CTU, è già stata decisa con valore di giudicato in una precedente pronuncia. L'errore lamentato era in realtà un'errata valutazione giuridica, non una svista percettiva, e la Corte era vincolata dalla precedente decisione sulla natura conformativa del vincolo urbanistico.
Continua »
Vincolo conformativo: quando incide sull’indennizzo
Alcuni proprietari si sono opposti all'indennizzo di esproprio per un terreno destinato alla costruzione di una strada, contestando la validità dei vincoli urbanistici che ne riducevano il valore. La Corte di Cassazione ha chiarito la distinzione fondamentale tra un **vincolo conformativo**, che rappresenta una regola generale di zonizzazione e incide legittimamente sull'indennizzo, e un vincolo preordinato all'esproprio, che non deve essere considerato nel calcolo. La Corte ha inoltre accolto il ricorso su un punto procedurale, stabilendo che le contestazioni alla perizia tecnica erano state erroneamente ritenute tardive, e ha rinviato il caso alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
Continua »
Indennità di esproprio: quando si può chiedere?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni proprietari terrieri che chiedevano l'indennità di esproprio per un loro fondo. Il terreno era stato incluso in un piano di lottizzazione con un vincolo preordinato all'esproprio, ma l'amministrazione non aveva mai emesso il decreto né occupato l'area. La Corte ha stabilito che la richiesta di indennità è prematura in assenza di un formale decreto di esproprio. Ha inoltre escluso l'applicabilità dell'istituto dell'acquisizione sanante, poiché mancano i presupposti dell'occupazione illecita e del successivo provvedimento amministrativo.
Continua »
Servitù di passaggio: Cassazione e onere della prova
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso riguardante una servitù di passaggio per destinazione del padre di famiglia. La decisione sottolinea che il ricorso per Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio per riesaminare i fatti, ma deve limitarsi a censure di legittimità. La Corte ha confermato la validità della decisione di merito, che aveva accertato l'esistenza della servitù basandosi sulle risultanze di una consulenza tecnica, la quale aveva ricostruito lo stato dei luoghi originariamente appartenenti a un unico proprietario.
Continua »
Distanza legale strade: la Cassazione chiarisce le norme
Un proprietario ha citato in giudizio un Comune per la costruzione di una strada a meno di 15 metri dalla sua abitazione, sostenendo che la distanza legale fosse di 30 metri. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la distanza legale strade applicabile era quella ridotta di 10 metri. La motivazione si basa sul fatto che l'area, sebbene di aspetto rurale, rientrava in strumenti di programmazione urbanistica (PRG e PAC) esecutivi, condizione sufficiente a giustificare la deroga alla norma generale.
Continua »
Litisconsorzio necessario: causa nulla senza i proprietari
La Corte di Cassazione ha annullato le sentenze di primo e secondo grado che ordinavano la demolizione di un manufatto per violazione delle distanze legali. La decisione si fonda sul principio del litisconsorzio necessario: la causa doveva coinvolgere tutti i comproprietari dell'immobile, e non solo uno. L'assenza di un comproprietario ha reso il giudizio nullo, con rinvio al tribunale di primo grado per un nuovo processo con la corretta integrazione del contraddittorio.
Continua »
Contratto di mantenimento: quando è risolto?
La Corte di Cassazione conferma la risoluzione di un contratto di mantenimento per inadempimento della parte assistente. La Corte ha ritenuto inammissibile il ricorso basato sulla giustificazione del mancato adempimento a causa del comportamento difficile della persona assistita, ribadendo che la valutazione dei fatti spetta ai giudici di merito. La sentenza chiarisce anche che la richiesta di restituzione delle prestazioni non è una conseguenza automatica della risoluzione in questo tipo di contratto.
Continua »
Detenzione e possesso: la Cassazione chiarisce
Una società, dopo aver ricevuto un'area immobiliare in base a un contratto preliminare, ne rivendicava la proprietà per usucapione. La Corte di Cassazione ha stabilito che la consegna anticipata del bene non trasferisce il possesso, ma genera solo una detenzione qualificata. Per l'usucapione è necessario un atto specifico che trasformi la detenzione e possesso. Pertanto, la semplice utilizzazione dell'area non è sufficiente a far scattare l'usucapione, annullando la decisione della Corte d'Appello.
Continua »