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Diritto Immobiliare

Errore di fatto revocatorio: quando è inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per revocazione basato su un presunto errore di fatto revocatorio. Il caso riguardava la successione nel diritto all'acquisto di un alloggio pubblico dopo la morte dell'assegnataria. La Corte chiarisce che un'errata interpretazione della legge o la valutazione delle prove costituisce un errore di giudizio, non un errore di fatto, e quindi non può essere motivo di revocazione, che è riservata a sviste percettive su fatti incontestabili risultanti dagli atti.
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Litisconsorzio necessario: quando non si separano cause
La Corte di Cassazione, con la sentenza 7428/2024, chiarisce che in presenza di un difetto di litisconsorzio necessario su una domanda, l'intero processo deve essere annullato e rinviato al primo grado se le altre domande sono logicamente dipendenti da essa. Nel caso specifico, una richiesta di pagamento per lavori di ristrutturazione era subordinata all'esito di una domanda di demolizione di parte dell'opera, rendendo impossibile la separazione dei giudizi.
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Usucapione terreno: il possesso vince la proprietà
Una società immobiliare perde la proprietà di alcuni terreni a seguito di una causa per usucapione terreno. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito, riconoscendo che un soggetto privato aveva esercitato per oltre vent'anni un possesso pacifico, pubblico e ininterrotto, realizzando e gestendo un impianto sportivo. I ricorsi della società, basati sulla presunta carenza di legittimazione ad agire dell'attrice e su una errata valutazione delle prove, sono stati respinti, consolidando l'acquisto della proprietà a titolo originario da parte della posseditrice.
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Possesso di buona fede e migliorie: stop indennità
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7445/2024, ha stabilito un principio cruciale in materia di possesso di buona fede. Se un contratto di compravendita viene risolto, l'acquirente non ha diritto all'indennità per i miglioramenti apportati all'immobile dopo la notifica della domanda giudiziale di risoluzione. Da quel momento, infatti, il suo possesso cessa di essere considerato in buona fede, trasformandolo in un mero custode del bene in attesa di restituzione.
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Concessione traslativa: chi paga l’esproprio?
In un caso di esproprio per pubblica utilità, la Corte di Cassazione ha stabilito che, nel contesto di una concessione traslativa regolata da leggi speciali per la ricostruzione post-sismica, l'unico soggetto responsabile per il pagamento dell'indennità è il concessionario e non l'ente pubblico concedente. La Corte ha cassato la sentenza di merito che aveva erroneamente dichiarato la responsabilità solidale di entrambi, specificando inoltre che il calcolo dell'indennità deve seguire criteri riduttivi previsti da una legge speciale e non il pieno valore di mercato del bene.
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Usucapione post esproprio: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7432/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di usucapione post esproprio. Il caso riguardava alcuni cittadini che rivendicavano la proprietà per usucapione di immobili già oggetto di un decreto di esproprio da parte di un ente pubblico. La Suprema Corte, allineandosi a una precedente pronuncia delle Sezioni Unite, ha chiarito che il decreto di esproprio, una volta emesso e notificato, è di per sé sufficiente a trasformare il possesso del precedente proprietario in mera detenzione. Di conseguenza, viene a mancare l'elemento soggettivo del possesso (l'animus possidendi), requisito indispensabile per l'usucapione, rendendo la domanda infondata. La Corte ha precisato che l'inerzia dell'ente pubblico nel prendere materialmente possesso del bene non rileva ai fini della configurabilità di un possesso utile all'usucapione.
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Ricorso per cassazione: inammissibile se prolisso
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso in materia di diritto immobiliare. La decisione non entra nel merito della lite tra condomini, ma si fonda su un vizio di forma: il ricorso per cassazione, di 56 pagine, è stato giudicato caotico, prolisso e privo della necessaria esposizione sommaria dei fatti, violando così i requisiti dell'art. 366 c.p.c. e rendendo impossibile per la Corte comprendere la vicenda processuale.
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Iura novit curia: Il Giudice deve applicare la legge
In una causa tra vicini per violazione delle distanze legali, la Corte di Cassazione ha affermato un principio fondamentale: in base al principio 'iura novit curia', il giudice ha il dovere di individuare e applicare le norme giuridiche pertinenti, inclusi i regolamenti edilizi locali, anche se non specificamente indicate dalla parte che agisce in giudizio. La Corte ha cassato la sentenza d'appello che aveva erroneamente ritenuto 'nuova' e quindi inammissibile la domanda basata su tali regolamenti, rinviando il caso per un nuovo esame nel merito.
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Immobili da costruire: la tutela salta se l’opera è finita
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7411/2024, ha stabilito che la nullità del contratto preliminare per la mancata consegna della polizza fideiussoria, prevista a tutela degli acquirenti di immobili da costruire, non può essere fatta valere se l'immobile è stato completato al momento della domanda giudiziale. Questa specifica protezione è limitata alla fase di costruzione, per garantire l'acquirente dal rischio di insolvenza del costruttore prima della fine dei lavori.
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Estinzione del giudizio: la Cassazione chiude il caso
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7425/2024, ha dichiarato l'estinzione del giudizio in una controversia riguardante una servitù coattiva di passaggio ferroviario. La decisione è seguita a un accordo transattivo tra le parti e alla rinuncia alle domande da parte della società ricorrente. Di conseguenza, il processo si è concluso senza una sentenza di merito, e le spese legali sono state integralmente compensate tra i contendenti, evidenziando come la volontà delle parti possa porre fine a una lite anche nella fase di legittimità.
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Indennità per vincolo espropriativo: guida completa
La Cassazione chiarisce che l'indennità per vincolo espropriativo reiterato spetta al proprietario senza la necessità di una prova specifica del danno. Il pregiudizio è considerato automatico. L'ente attuatore, se indicato come finanziatore, è tenuto al pagamento, non l'autorità che ha formalmente disposto il vincolo.
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Diritto alla provvigione: spetta se l’immobile cambia?
Un'agenzia immobiliare ha richiesto la provvigione per la vendita di un immobile, che però era stato modificato (da due unità a una) tra la visita e l'acquisto. La Corte d'Appello aveva negato il compenso, ma la Cassazione ha annullato la decisione. Secondo la Suprema Corte, il diritto alla provvigione sussiste se l'intervento del mediatore è stato un antecedente necessario alla conclusione dell'affare, anche in caso di variazioni dell'immobile, e la confessione degli acquirenti non può essere ignorata.
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Certificato di agibilità: obbligo del locatore
Un locatore ha citato in giudizio un conduttore, gestore di una pensione, per il mancato pagamento dei canoni. Il conduttore aveva sospeso i pagamenti a causa della mancanza del certificato di agibilità. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito, stabilendo che la consegna di un immobile provvisto dei permessi necessari per l'uso pattuito, incluso il certificato di agibilità, è un'obbligazione primaria del locatore. L'assenza di tale certificato costituisce un grave inadempimento che giustifica la sospensione del pagamento del canone da parte del conduttore, anche se l'immobile è materialmente utilizzato.
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Spese di lite contumace: chi paga se non fai appello?
Un creditore ottiene la revoca di una vendita immobiliare. L'acquirente appella la decisione. Gli eredi del venditore, non partecipando all'appello (rimanendo contumaci), vengono comunque condannati in solido a pagare le spese legali. La Corte di Cassazione ha annullato tale condanna, stabilendo che le spese di lite del contumace non sono dovute se questi non ha causato la prosecuzione del giudizio, applicando il principio di causazione.
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Ipoteca su immobile da costruire: quando è valida?
Una società che aveva acquistato un appartamento in costruzione tramite permuta ha contestato l'ipoteca su immobile da costruire iscritta da un ente di riscossione contro la ditta costruttrice. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che un immobile si considera giuridicamente 'esistente', e quindi ipotecabile, una volta completate le sue parti strutturali essenziali, anche in assenza di finiture e impianti.
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Vendita concorsuale: no a cancellazione ipoteca
Una società creditrice ha contestato la cancellazione di un'ipoteca su un immobile venduto dal curatore fallimentare in esecuzione di un contratto preliminare per una prima casa. Le Sezioni Unite della Cassazione hanno stabilito che tale operazione non costituisce una "vendita concorsuale" ai sensi dell'art. 108 della Legge Fallimentare e, di conseguenza, non gode dell'"effetto purgativo" che consente di cancellare le ipoteche preesistenti. La Corte ha chiarito che il curatore, in questo caso, adempie semplicemente a un'obbligazione contrattuale del fallito, senza porre in essere una procedura di liquidazione competitiva.
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Remissione di debito: la Cassazione annulla sentenza
Una società committente cita in giudizio l'impresa appaltatrice e i professionisti per gravi vizi in un'opera di consolidamento. La Corte d'Appello rigetta la domanda, ravvisando una tacita remissione di debito nel fatto che le parti avessero stipulato un secondo contratto per rimediare ai vizi. La Corte di Cassazione accoglie il ricorso, stabilendo che la remissione di debito è un'eccezione che deve essere sollevata dalla parte interessata e non può essere rilevata d'ufficio dal giudice, soprattutto senza aver prima stimolato il dibattito tra le parti (il contraddittorio). La sentenza viene cassata con rinvio.
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Deposito cartaceo notifica PEC: l’appello è valido
Un appellante notificava un atto di appello tramite PEC ma depositava in cancelleria solo le copie cartacee. La Corte d'Appello dichiarava l'impugnazione improcedibile. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che il deposito cartaceo di una notifica PEC non causa improcedibilità, ma costituisce una mera nullità sanabile. Il principio cardine è che la sostanza (l'effettiva conoscenza dell'atto da parte del destinatario e la tempestiva costituzione in giudizio) prevale sulla forma del deposito, tutelando il diritto di difesa contro gli eccessi di formalismo.
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Azione di simulazione: la prova indiziaria è valida
Una società immobiliare ha impugnato in Cassazione una sentenza che dichiarava simulato un contratto di compravendita immobiliare. La Corte Suprema ha rigettato il ricorso, stabilendo che per esperire un'azione di simulazione è sufficiente un credito anche solo potenziale (litigioso) e che la prova della simulazione può essere fornita tramite presunzioni gravi, precise e concordanti, senza che sia necessario un riesame dei fatti in sede di legittimità.
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Causa petendi: il giudice non può cambiare la domanda
Una società di leasing ha agito contro un'impresa individuale per l'occupazione di un immobile, sostenendo la mancata successione nel contratto. La Corte d'Appello ha ritenuto l'occupazione illegittima, ma per una ragione diversa: la risoluzione del contratto. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, affermando che il giudice non può mutare la causa petendi, ovvero il fondamento giuridico della domanda, poiché ciò lede il diritto di difesa della controparte.
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