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Diritto Immobiliare

Maggior danno locazione: offerta dell’inquilino prova
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'offerta di un nuovo contratto di locazione a un canone superiore, proveniente dallo stesso inquilino in ritardo nella riconsegna dell'immobile, costituisce prova sufficiente del maggior danno locazione subito dal proprietario. Il rifiuto del locatore di accettare tale proposta non riduce il suo diritto al risarcimento, poiché non è tenuto a contrattare con la parte inadempiente.
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Responsabilità professionale avvocato: onere della prova
La Cassazione chiarisce i limiti della responsabilità professionale avvocato in un caso di compravendita immobiliare. Se il cliente è a conoscenza di fatti cruciali (come la non abitabilità di una soffitta), e questa consapevolezza non viene contestata in appello, l'avvocato non può essere ritenuto responsabile per l'esito negativo della causa. L'ordinanza sottolinea l'importanza di formulare motivi di impugnazione specifici contro ogni autonoma ragione della decisione del giudice.
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Assunzione di responsabilità via email: vale come impegno?
Un architetto revoca l'incarico a un notaio e, in una email alla venditrice, si dichiara disponibile a pagare la parcella. La Cassazione ha confermato la sua condanna a rimborsare i costi alla venditrice, qualificando l'email come una valida assunzione di responsabilità e non un mero riconoscimento di debito.
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Muro di cinta: altezza e distanze legali spiegate
Una proprietaria ha citato in giudizio il vicino per la costruzione di un muro alto, sostenendo la violazione delle distanze e di una servitù di veduta. I tribunali hanno respinto la richiesta, qualificando la struttura come un muro di cinta esente dalle distanze legali, poiché la sua altezza, misurata dal lato della ricorrente, non superava i tre metri. Inoltre, la finestra in questione è stata classificata come una semplice "luce" e non una "veduta", impedendo così l'acquisizione di una servitù. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, chiarendo i criteri per la qualificazione e la misurazione di un muro di cinta in presenza di dislivelli.
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Erronea iscrizione ipotecaria: no al risarcimento
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un proprietario che chiedeva il risarcimento per una erronea iscrizione ipotecaria sul suo immobile. La Corte ha stabilito che, nonostante l'errore della banca, il ricorrente non ha fornito prova sufficiente del nesso causale tra l'iscrizione, peraltro subito cancellata, e i danni lamentati, come la risoluzione di un contratto preliminare e il trauma psicologico.
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Incompetenza per materia: i termini per rilevarla
Una società contesta la decisione di un Tribunale che si dichiara incompetente in una causa per il pagamento di un'indennità di esproprio. La Corte di Cassazione accoglie il ricorso, affermando che l'incompetenza per materia deve essere rilevata dal giudice non oltre la prima udienza di trattazione, come previsto dall'art. 38 c.p.c. Un rilievo tardivo, avvenuto in sentenza, è illegittimo e la competenza del giudice adito si consolida.
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Distanze legali: Piani urbanistici e deroghe
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 24814/2024, ha chiarito i limiti delle deroghe alle distanze legali tra costruzioni previste dai piani urbanistici locali. Il caso riguardava una sopraelevazione che violava le norme di un Piano Particolareggiato. La Corte ha rigettato il ricorso del costruttore, confermando la condanna alla parziale demolizione e al risarcimento del danno, stabilendo che le deroghe sono legittime solo se inserite in piani attuativi che disciplinano in modo unitario un'intera zona, bilanciando l'interesse pubblico del governo del territorio con i diritti dei privati.
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Insinuazione al passivo: obbligo anche con sentenza?
Una società, nonostante una sentenza di primo grado a suo favore, si è vista negare il proprio credito verso un professionista dichiarato fallito perché non aveva presentato la domanda di insinuazione al passivo. La Corte di Cassazione ha confermato che questo adempimento spetta sempre al creditore, anche in pendenza di un giudizio di appello. L'obbligo di insinuazione al passivo è un passo fondamentale e non delegabile.
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Ricorso in Cassazione: il deposito della notifica è cruciale
La Cassazione dichiara improcedibile un ricorso per il mancato deposito della copia notificata della sentenza impugnata, un onere processuale inderogabile per il ricorrente. Il caso riguardava una controversia tra fratelli per il pagamento di un conguaglio derivante da una divisione giudiziale. L'analisi della Corte sottolinea l'importanza del rispetto dei termini e delle formalità nel ricorso in cassazione, confermando che l'omissione non è sanabile.
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Distanza legale tra costruzioni: la terrazza conta?
In un caso di violazione della distanza legale tra costruzioni, la Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito. È stato stabilito che una terrazza a sbalzo, per la sua stabilità e funzione, deve essere considerata a tutti gli effetti una 'costruzione' ai fini del calcolo delle distanze. Il ricorso dei proprietari del nuovo manufatto è stato respinto, consolidando il principio che anche le strutture accessorie rilevano nel rispetto delle normative edilizie e che la determinazione del confine si basa su atti di proprietà e non su semplici mappe catastali.
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Distanze legali ricostruzione: quando si applicano?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 24764/2024, ha stabilito che la demolizione e ricostruzione di un edificio con una diversa area di sedime, anche se arretrata dal confine, integra una "nuova costruzione" e non una "ristrutturazione". Di conseguenza, l'opera deve rispettare le distanze legali vigenti al momento della sua realizzazione. Il caso riguardava un fabbricato ricostruito dopo un sisma non più sul confine come il precedente, ma a una distanza minima. La Corte ha rigettato il ricorso dei proprietari, confermando che la modifica del sedime fa perdere il diritto a mantenere le distanze preesistenti, rendendo obbligatorio l'adeguamento alle normative sulle distanze legali per la ricostruzione.
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Litispendenza tra gradi: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di presunta litispendenza tra due procedimenti, uno in primo grado e l'altro in appello, aventi ad oggetto la medesima domanda di usucapione tra le stesse parti. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando che la litispendenza sussiste anche tra gradi diversi di giudizio quando la domanda nel primo processo non sia stata validamente rinunciata, rendendo così inammissibile la seconda azione.
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Distanze legali: il muro di confine e l’aderenza
La Corte di Cassazione si pronuncia su un caso pluriennale in materia di distanze legali tra costruzioni. L'ordinanza chiarisce la natura di un muro a sostegno di un terrapieno, qualificandolo come vera e propria costruzione soggetta alle normative sulle distanze. Viene inoltre affrontato il concetto di costruzione in aderenza, specificando che una minima intercapedine non è sufficiente a escluderla. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni dei giudici di merito e sottolineando l'importanza della corretta formulazione delle domande processuali sin dalle prime fasi del giudizio.
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Transazione locatizia: è valida dopo lo sfratto?
Un conduttore, il cui contratto di locazione era stato risolto per inadempimento, ha firmato una transazione locatizia per ritardare l'esecuzione dello sfratto in cambio della rinuncia all'appello. In seguito, ha sostenuto che l'accordo fosse simulato e mirasse a continuare il rapporto. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che la transazione era valida, che i pagamenti effettuati erano indennità di occupazione e non canoni, e che non vi era stata alcuna rinnovazione tacita del contratto.
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Muro di contenimento e distanze: la Cassazione
La Corte di Cassazione interviene su una disputa tra vicini, stabilendo che un muro di contenimento a servizio di un terrapieno artificiale è sempre da considerarsi una costruzione ai fini delle distanze legali, a prescindere dalla sua altezza. La Corte ha cassato la sentenza d'appello che aveva applicato erroneamente la disciplina del muro di cinta e non aveva valutato correttamente gli effetti dell'acquisizione di un'opera abusiva al patrimonio comunale. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.
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Patto commissorio: nullità anche con atti collegati
La Corte di Cassazione ha confermato la nullità di una compravendita immobiliare per violazione del divieto di patto commissorio. Il caso riguardava un prestito tra fratelli, garantito da una procura a vendere che il creditore ha poi utilizzato per trasferire i beni del debitore alla propria moglie. Sebbene gli atti (mutuo, procura e vendita) fossero separati nel tempo, la Corte li ha considerati un'unica operazione elusiva, finalizzata a far acquisire al creditore la proprietà del bene in caso di inadempimento, in violazione dell'art. 2744 c.c.
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Azione di rivendicazione: la prova della proprietà
La Corte di Cassazione cassa con rinvio la sentenza d'appello in un caso di azione di rivendicazione. La Corte ribadisce che la prova della proprietà (probatio diabolica) non è attenuata dalla semplice eccezione di usucapione del convenuto, se questi non riconosce l'originaria appartenenza del bene. È stato inoltre chiarito l'errore nel confondere la successio possessionis (per gli eredi) con l'accessio possessionis, sottolineando la necessità di una motivazione non apparente sulla sussistenza del possesso.
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Improcedibilità del ricorso: onere della prova
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'improcedibilità del ricorso presentato da un debitore in una procedura esecutiva immobiliare. La causa dell'improcedibilità risiede nell'omesso deposito, da parte del ricorrente, della prova di notifica della sentenza impugnata, un adempimento formale che impedisce alla Corte di verificare la tempestività dell'impugnazione. La decisione ribadisce il rigore delle norme procedurali nel giudizio di legittimità.
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Distanze legali: la demolizione è inevitabile
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 24719/2024, ha ribadito un principio fondamentale in materia di distanze legali tra costruzioni. In caso di violazione, il proprietario danneggiato ha diritto alla demolizione dell'opera illegittima (riduzione in pristino) e non può essere costretto ad accettare un semplice risarcimento del danno. La Corte ha chiarito che il rimedio della demolizione non può essere escluso per 'eccessiva onerosità', poiché la tutela del diritto di proprietà in questo ambito è assoluta. La sentenza è scaturita da una controversia tra proprietari di fondi confinanti, in cui uno aveva edificato un manufatto senza rispettare le distanze previste dalla legge e dai regolamenti comunali.
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Danno da occupazione: come si calcola l’indennizzo?
Una società creditrice ha richiesto un risarcimento per il danno da occupazione illegittima di un immobile da parte di una società fallita, a seguito della cessazione di un contratto di affitto d'azienda. La società fallita sosteneva che il risarcimento dovesse basarsi sul canone pattuito. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso, confermando la decisione del tribunale che aveva liquidato il danno sulla base del più elevato valore locativo di mercato del bene, come stimato da un consulente tecnico, e non sul canone originario dell'affitto d'azienda.
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