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Diritto Immobiliare

Occupazione usurpativa: cessazione della materia del contendere
Un ente pubblico, dopo essere stato condannato per occupazione usurpativa di un terreno privato, ha formalmente acquisito l'area durante il giudizio in Cassazione. La Corte ha dichiarato la cessazione della materia del contendere ma ha condannato l'ente al pagamento delle spese legali applicando il principio della soccombenza virtuale, ritenendo infondati i suoi motivi di ricorso.
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Omessa pronuncia spese legali: Cassazione decide
La Corte di Cassazione interviene su un caso di omessa pronuncia spese legali. A seguito di una causa per danni da lavori condominiali, la Corte d'Appello aveva rigettato le impugnazioni ma omesso di liquidare le spese legali in favore dei proprietari vittoriosi. La Cassazione ha accolto il loro ricorso, cassato la sentenza limitatamente a questo punto e, decidendo nel merito, ha condannato le parti soccombenti al pagamento delle spese, riaffermando che la statuizione sulle spese è un dovere del giudice.
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Onere della prova possesso: il titolo non basta
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 27220/2024, chiarisce l'onere della prova possesso in una causa per spoglio. Un proprietario lamentava il restringimento di una strada di lottizzazione da parte del vicino. La Corte ha stabilito che, per ottenere tutela, non è sufficiente produrre l'atto notarile che prevede una certa larghezza della strada. Il ricorrente deve dimostrare l'effettivo esercizio del possesso su quella larghezza nell'anno precedente allo spoglio. Il titolo può solo 'colorare' una situazione di fatto già provata, ma non sostituirsi ad essa.
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Interposizione fittizia: prova e ruolo del terzo
La Corte di Cassazione chiarisce i requisiti per la prova dell'interposizione fittizia in una compravendita immobiliare. La curatela di un fallimento aveva agito per far dichiarare simulato l'acquisto di un immobile, intestato alla moglie del socio fallito. La Corte ha rigettato il ricorso, sottolineando che, per provare la simulazione soggettiva, è indispensabile dimostrare la partecipazione consapevole del terzo venditore all'accordo simulatorio, prova che nel caso di specie mancava completamente.
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Domanda risarcitoria: i limiti del giudice
La Corte di Cassazione chiarisce i limiti della domanda risarcitoria. In una causa tra vicini per servitù illegittime e sconfinamenti, la Corte ha stabilito che una richiesta di risarcimento generica, formulata nell'atto introduttivo, può legittimamente includere anche i danni per sconfinamento quantificati successivamente tramite CTU, senza violare il principio di corrispondenza tra chiesto e pronunciato. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché non contestava specificamente le motivazioni della sentenza d'appello.
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Prova qualità di erede: la dichiarazione non basta
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 27172/2024, ha respinto il ricorso di alcuni soggetti che agivano in giudizio per ottenere un risarcimento danni in qualità di eredi del proprietario di alcuni terreni. La Corte ha stabilito che la semplice produzione di una dichiarazione sostitutiva di atto notorio non è sufficiente a fornire la prova della qualità di erede, specialmente quando tale qualità è stata specificamente contestata dalla controparte. La decisione ribadisce il principio secondo cui l'onere della prova grava su chi agisce in giudizio, il quale deve fornire elementi certi e incontrovertibili a sostegno della propria legittimazione.
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Riacquisizione aree industriali e giurisdizione
La Corte di Cassazione chiarisce la divisione di competenze tra giudice amministrativo e ordinario nel caso di riacquisizione aree industriali non sviluppate. Un consorzio aveva ripreso un terreno da una società fallita senza corrispondere indennizzo, basandosi su una clausola contrattuale. La Suprema Corte ha stabilito che mentre la legittimità dell'atto di riacquisizione è di competenza del giudice amministrativo, la determinazione dell'indennità spetta al giudice ordinario, confermando la decisione della Corte d'Appello.
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Onere della prova furto: chi risponde dei danni?
I proprietari di un appartamento subiscono un furto agevolato da un'impalcatura. La Cassazione, confermando le decisioni di merito, rigetta la richiesta di risarcimento danni. Viene stabilito che l'onere della prova furto spetta al danneggiato, che deve dimostrare la condotta colposa dell'impresa, come la mancata installazione di sistemi di sicurezza. La testimonianza di un carabiniere non è stata ritenuta sufficiente a invertire tale onere.
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Responsabilità proprietario immobile: il caso del camino
Un'ordinanza della Cassazione analizza la responsabilità del proprietario di un immobile per i danni causati a terzi da un incendio originato da una canna fumaria difettosa. La Corte ha confermato la condanna, basandola sulla colpa del proprietario per aver utilizzato, o permesso l'utilizzo, di un camino palesemente fessurato, violando così un fondamentale dovere di prudenza secondo l'art. 2043 c.c. Viene rigettata la tesi difensiva che puntava a un difetto di prova della colpa e al possibile coinvolgimento di terzi.
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Interversio possessionis: come diventare proprietari
La Corte di Cassazione ha stabilito che la ricostruzione di un immobile a proprie spese, originariamente detenuto per ragioni di servizio, costituisce un valido atto di interversio possessionis. Questo atto trasforma la detenzione in possesso, permettendo di acquisire la proprietà per usucapione ventennale, a condizione che il termine si compia prima che il bene diventi parte del patrimonio indisponibile di un ente pubblico.
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Riacquisto aree industriali: la Cassazione decide
Un'importante ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce l'ambito di applicazione della procedura di riacquisto aree industriali da parte dei consorzi. Il caso riguardava un imprenditore che aveva acquisito un lotto da un consorzio e un lotto adiacente da privati. La Corte ha stabilito che il potere di riacquisto del consorzio si estende a tutte le aree incluse nel piano di sviluppo industriale, anche quelle acquistate sul libero mercato. Tuttavia, ha cassato la decisione della Corte d'Appello per errori nel calcolo dell'indennità, rinviando la causa per una nuova valutazione.
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Dicatio ad patriam: l’opposizione del proprietario
La Corte di Cassazione ha stabilito che non si può configurare una servitù di uso pubblico per 'dicatio ad patriam' se il proprietario del terreno ha manifestato chiaramente la sua opposizione, anche se ha realizzato opere come una recinzione. Il caso riguardava un Comune che rivendicava l'uso pubblico di un'area privata. La Suprema Corte ha annullato la decisione precedente, sottolineando che l'opposizione scritta del proprietario è un fatto decisivo che deve essere considerato, in quanto esclude la volontà di dedicare il bene alla collettività.
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Rinuncia al ricorso: estinzione e spese legali
Una recente ordinanza della Cassazione chiarisce gli effetti della rinuncia al ricorso, sia principale che incidentale. Il caso riguardava una controversia tra una società, un condominio e una terza società. A seguito della rinuncia di entrambe le parti appellanti, la Corte ha dichiarato l'estinzione del giudizio, compensando le spese tra i rinuncianti ma condannando il ricorrente principale a pagare le spese del condominio. È stato inoltre escluso il raddoppio del contributo unificato, poiché non applicabile in caso di rinuncia.
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Rinuncia al ricorso: niente doppio contributo unificato
Una società costruttrice e una società di servizi hanno ritirato i rispettivi ricorsi, principale e incidentale, davanti alla Corte di Cassazione. La Corte ha dichiarato estinto il giudizio a seguito della rinuncia al ricorso, compensando le spese tra le due società appellanti e condannando la ricorrente principale al pagamento delle spese a favore del condominio. Il punto cruciale della decisione è l'esclusione del raddoppio del contributo unificato, poiché tale sanzione non si applica ai casi di rinuncia volontaria.
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Rimborso caparra: sì alla restituzione dell’imposta
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 27093/2024, ha stabilito il diritto al rimborso dell'imposta di registro proporzionale versata sulla caparra confirmatoria, in caso di risoluzione consensuale del contratto preliminare. Secondo la Corte, tale imposta è un'anticipazione della tassazione dovuta per l'atto definitivo. Se quest'ultimo non si realizza, come nel caso di risoluzione consensuale con restituzione della caparra, viene meno il presupposto impositivo, e il contribuente ha diritto al rimborso.
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Responsabilità perito stimatore: la stima errata
Una società acquista un immobile all'asta basandosi su una perizia. Scoperti vizi gravi, fa causa al perito. La Cassazione chiarisce che la responsabilità perito stimatore non sussiste se la consulenza tecnica d'ufficio (CTU) a supporto dell'accusa è contraddittoria e insufficiente, confermando la decisione d'appello che aveva escluso la colpa del professionista.
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Interessi compensativi contratto preliminare: la guida
La Corte di Cassazione chiarisce che in un contratto preliminare di compravendita, in caso di inadempimento del compratore, gli interessi compensativi sul prezzo decorrono non dalla data pattuita per il rogito, ma dal momento in cui il venditore comunica formalmente la propria disponibilità a concludere l'atto definitivo. Questa comunicazione rende il credito liquido ed esigibile. La richiesta di risarcimento per ulteriori danni è stata respinta per un vizio procedurale, sottolineando l'importanza di reiterare le istanze istruttorie in appello.
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Buona fede del terzo acquirente: prova e presunzioni
La Corte di Cassazione conferma la decisione di merito che ha dichiarato l'inefficacia di un acquisto immobiliare da parte di un terzo, ritenendolo in mala fede. La sentenza stabilisce che la presunzione legale di buona fede del terzo acquirente può essere superata attraverso prove presuntive, qualora queste siano gravi, precise e concordanti. Nel caso di specie, elementi come gli stretti legami familiari tra le parti, la mancata prova del pagamento del prezzo e la consapevolezza della litigiosità dell'immobile sono stati considerati sufficienti a dimostrare la partecipazione del terzo all'accordo simulatorio volto a danneggiare i creditori.
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Responsabilità direttore lavori: la Cassazione chiarisce
Un proprietario di immobile ha citato in giudizio il direttore dei lavori per gravi difetti al tetto. Dopo una decisione d'appello sfavorevole, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, riaffermando l'ampia responsabilità del direttore dei lavori. La Suprema Corte ha sottolineato che il professionista ha un obbligo di vigilanza costante e attiva, non potendo essere considerato un mero esecutore di ordini. La sua diligenza deve essere valutata in base alle sue competenze tecniche specifiche per garantire un'opera priva di vizi. La sentenza è stata cassata con rinvio.
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Compenso professionale: diritto anche con vizi dell’opera
Un professionista, direttore dei lavori in un cantiere, si è visto negare il compenso professionale dalla Corte d'Appello a causa di vizi e opere abusive riscontrate. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo un principio fondamentale: se il committente non chiede la risoluzione del contratto ma solo il risarcimento dei danni, il professionista mantiene il diritto al suo compenso. L'esistenza di vizi, se non rendono l'opera totalmente inutilizzabile, non giustifica il mancato pagamento, ma può portare a una riduzione dell'importo. La causa è stata rinviata alla Corte d'Appello per una nuova valutazione del compenso dovuto.
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