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Diritto Commerciale

Clausola risolutiva espressa: quando è grave inadempimento

Una società fornitrice di caffè ha ottenuto la risoluzione di un contratto a causa del mancato acquisto della quantità minima pattuita da parte di un cliente. La Corte d’Appello ha confermato la decisione di primo grado, stabilendo che l’inadempimento era già conclamato prima dell’emergenza Covid-19. La presenza di una clausola risolutiva espressa nel contratto, che qualificava specificamente tale mancanza come ‘grave inadempimento’, ha reso irrilevante ogni successiva valutazione sulla sua importanza, legittimando il recesso del fornitore.

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Appalto lavori stradali e danni a terzi: la guida

Un Comune, dopo aver risarcito un ciclista per un incidente causato da una buca, agisce in rivalsa contro la società concessionaria dei lavori stradali. La Corte d’Appello chiarisce che la responsabilità in un appalto di lavori stradali segue la catena dei contratti. La concessionaria è responsabile verso il Comune, ma può rivalersi integralmente sull’appaltatrice, che a sua volta può rivalersi sulla subappaltatrice esecutrice dei lavori. L’onere finale ricade su chi ha materialmente eseguito l’opera.

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Prova cessione crediti: la G.U. non basta

Una società e i suoi garanti hanno appellato una sentenza che aveva parzialmente confermato un debito verso una banca. La questione decisiva è diventata la prova della cessione dei crediti, avvenuta a favore di una nuova entità finanziaria. La Corte d’Appello, pur respingendo i motivi d’appello iniziali su calcolo degli interessi e nullità della fideiussione, ha dato ragione agli appellanti su un punto cruciale. Ha stabilito che la nuova società non aveva fornito una prova adeguata del trasferimento del credito, poiché la sola pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (G.U.) è insufficiente quando l’esistenza stessa della cessione viene contestata. Di conseguenza, la Corte ha dichiarato il difetto di titolarità del credito in capo alla nuova entità.

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Competenza territoriale debito liquido: la decisione

La Corte d’Appello di Bologna ha rigettato l’appello di un ente pubblico contro un fornitore di energia, confermando la decisione di primo grado. Il caso verteva sulla contestazione di un decreto ingiuntivo per bollette non pagate. La Corte ha stabilito che la competenza territoriale spetta al tribunale del luogo dove ha sede il creditore, poiché il debito, basato su fatture con dati precisi, è da considerarsi liquido. Viene quindi applicato il principio del ‘forum destinatae solutionis’ per la competenza territoriale debito liquido, escludendo la necessità di una perizia tecnica (CTU) richiesta dal debitore, ritenuta meramente esplorativa.

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Omessa collaborazione: quando il cliente deve pagare

Una società committente si opponeva al pagamento del saldo di un contratto di consulenza, lamentando l’inadempimento della società fornitrice. La Corte d’Appello ha confermato la decisione di primo grado, stabilendo che la mancata esecuzione dell’ultima fase del progetto era imputabile all’omessa collaborazione della stessa committente, che aveva interrotto le comunicazioni. Di conseguenza, pur risolvendo il contratto per la parte non eseguita, ha condannato la cliente al pagamento delle fasi di lavoro già completate.

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Liquidazione giudiziale: quando si apre la procedura

Il Tribunale di Bergamo ha dichiarato l’apertura della liquidazione giudiziale per un’impresa in grave stato di dissesto. La decisione si basa sull’enorme esposizione debitoria (oltre 2,6 milioni di euro) a fronte di un attivo irrisorio (€ 37), sulla richiesta dei creditori e sulla stessa adesione del debitore. La sentenza nomina il Giudice Delegato e il Curatore, fissando le scadenze per la procedura di accertamento del passivo.

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Privilegio artigiano per consorzi: la decisione

Un consorzio di imprese artigiane si è visto negare il privilegio artigiano su un credito vantato verso una società fallita. Il tribunale di merito aveva escluso il privilegio a causa della natura giuridica del consorzio, ritenuta incompatibile con la nozione di impresa artigiana. La Corte di Cassazione, con un’ordinanza interlocutoria, ha ritenuto la questione complessa e non di pronta soluzione. Pertanto, ha deciso di non definire il caso in camera di consiglio, ma di rimetterlo alla discussione in pubblica udienza presso la sezione semplice, per un esame più approfondito.

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Liquidazione giudiziale: requisiti e apertura

Un’impresa del settore alimentare, gravata da ingenti debiti verso fornitori, erario ed enti previdenziali, è stata dichiarata in stato di liquidazione giudiziale dal Tribunale di Bergamo. La sentenza evidenzia lo stato di grave dissesto finanziario, l’incapacità di far fronte alle obbligazioni e la mancata costituzione in giudizio del debitore. Il Tribunale ha nominato un curatore e un giudice delegato, fissando i termini per il deposito dei bilanci e l’udienza di verifica dei crediti, applicando le norme del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCII).

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Sospensione decreto ingiuntivo per gravi motivi

Un’ordinanza giudiziaria ha concesso la sospensione di un decreto ingiuntivo, ritenendo fondata l’opposizione per gravi motivi. L’opponente ha eccepito con successo la natura condizionata del credito, legato al perfezionamento di una cessione di quote societarie, il beneficio di preventiva escussione della società, e la possibilità di compensare il debito con propri crediti. Il giudice ha sospeso la provvisoria esecuzione in attesa della definizione del merito della causa.

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Precetto nullo: la girata post-cancellazione societaria

Il Tribunale di Bergamo ha confermato la sospensione di una procedura esecutiva, ritenendo nullo il precetto basato su cambiali con girate irregolari. La decisione si fonda sull’invalidità di una girata apposta dal legale rappresentante di una società dopo che questa era già stata cancellata dal registro delle imprese. Tale vizio interrompe la catena di titolarità del credito, rendendo il precetto nullo per l’impossibilità del debitore di verificare la legittimazione del creditore.

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Revoca sequestro giudiziario: l'accordo tra le parti

Con l’ordinanza N.R.G. 4812/2024 del 01/07/2025, il Tribunale di Ancona, Sezione Specializzata in Materia di Impresa, ha disposto la revoca del sequestro giudiziario su una quota del 40% del capitale di una società. La decisione scaturisce da un accordo transattivo raggiunto tra le parti e dalla conseguente richiesta congiunta di revoca della misura cautelare, ritenendo superflua la fissazione di un’udienza.

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Insinuazione al passivo: basta l'estratto di ruolo

Con la sentenza Cass. Civ., Sez. U, n. 34751 del 10/11/2021, la Corte ha risolto un contrasto sull’insinuazione al passivo dei crediti tributari e previdenziali. Si è stabilito che per ammettere il credito non è necessaria la notifica dell’avviso di accertamento esecutivo o dell’avviso di addebito, essendo sufficiente la produzione dell’estratto di ruolo. La Corte ha inoltre confermato che la prescrizione dei crediti previdenziali resta quinquennale anche se la cartella non è stata opposta.

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Elusione fiscale e operazioni societarie: la Cassazione

Con la sentenza n. 34750 del 31/12/2019, la Cassazione Civile, Sez. V, ha chiarito importanti principi in materia di elusione fiscale. Il caso riguardava una complessa operazione societaria (fusione e conferimento d’azienda) che, secondo l’Agenzia delle Entrate, era priva di valide ragioni economiche e finalizzata a ottenere vantaggi fiscali indebiti. La Corte ha confermato la natura elusiva dell’operazione, negando la deducibilità di ammortamenti derivanti dalla rivalutazione di un marchio e chiarendo che, in caso di conferimento, solo la società ricevente può dedurre gli ammortamenti per l’intero anno.

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Deducibilità costi transazione: analisi della Cassazione

Con la sentenza n. 34618 del 30/12/2019, la Cass. Civ., Sez. 5, ha stabilito un principio cruciale sulla deducibilità dei costi da transazione. Il caso riguardava una società che, a seguito di un accordo transattivo con un ex socio, aveva dedotto diverse componenti negative, tra cui la perdita di un credito e il pagamento di una somma. L’Agenzia delle Entrate aveva disconosciuto parte di queste deduzioni. La Cassazione ha accolto il ricorso della società, affermando che il giudice di merito ha l’obbligo di esaminare analiticamente ogni singola componente di costo derivante dalla transazione, senza raggrupparle in un’unica categoria. La Corte ha rinviato il caso per una nuova valutazione sulla specifica rilevanza fiscale di ciascun elemento, in particolare della perdita su crediti.

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Motivazione per relationem: quando la sentenza è nulla

Con la sentenza n. 34615/2019, la Cassazione Civile, Sez. 5, ha annullato una decisione di merito perché basata su una motivazione per relationem illegittima. Il caso riguardava l’impugnazione di un avviso di accertamento da parte di una socia di una S.r.l. La Corte ha stabilito che una sentenza non può limitarsi a richiamare un altro provvedimento, ma deve riprodurne il contenuto e sottoporlo a una valutazione critica autonoma, pena la nullità per vizio di motivazione.

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Imposta sostitutiva rivalutazione: no interessi rateali

Con la sentenza n. 34616 del 30/12/2019, la Corte di Cassazione, Sez. V Civile, ha stabilito un principio fondamentale in materia di imposta sostitutiva sulla rivalutazione dei beni. Il caso riguardava una società che, avvalendosi della L. 350/2003, aveva pagato l’imposta in tre rate annuali senza interessi. L’Agenzia delle Entrate pretendeva gli interessi sulle rate successive alla prima. La Suprema Corte ha accolto il ricorso della società, chiarendo che se la legge fissa un preciso piano di rateizzazione senza menzionare gli interessi, questi non sono dovuti. Il pagamento entro le scadenze legali è considerato tempestivo e non può generare oneri accessori.

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Opposizione sanzioni Banca d'Italia: il rito speciale

La Cass. Civ., Sez. II, n. 7663 del 19/03/2019 chiarisce la procedura per l’opposizione sanzioni Banca d’Italia. Un amministratore sanzionato ha impugnato il provvedimento depositando il ricorso prima di notificarlo, seguendo il rito generale. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando la specialità del rito previsto dall’art. 195 T.U.F., che impone la notifica all’Autorità prima del deposito in cancelleria, pena l’inammissibilità.

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Rappresentante fiscale: giurisdizione e contratto

Con la sentenza Cass. Civ., Sez. U, n. 7620 del 18/03/2019, la Corte di Cassazione ha stabilito che la controversia tra una società estera e il suo rappresentante fiscale italiano, relativa a un rimborso per sanzioni fiscali pagate, rientra nella giurisdizione italiana. La Corte ha chiarito che, sebbene l’obbligazione tributaria verso lo Stato sia di natura legale, il rapporto tra la società e il suo rappresentante fiscale è di natura contrattuale (mandato). Pertanto, si applica il foro speciale previsto dall’art. 5 della Convenzione di Lugano per le obbligazioni contrattuali, radicando la competenza nel luogo di esecuzione della prestazione, cioè l’Italia.

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Clausola di contingentamento: onere della prova del datore

Con la sentenza Cass. Civ., Sez. L, n. 7589 del 18/03/2019, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una compagnia aerea in amministrazione straordinaria, confermando la nullità di un contratto a termine. La Corte ha ribadito due principi chiave: la competenza del giudice del lavoro per le cause sullo ‘status’ del lavoratore anche in caso di insolvenza aziendale, e l’onere del datore di lavoro di provare il rispetto della clausola di contingentamento. La mancata allegazione specifica dei dati numerici non può essere sanata da una richiesta di prova testimoniale.

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Responsabilità ente pubblico: quando paga per il legale

Con la sentenza n. 7673/2019, la Cassazione Civile, Sez. II, ha stabilito la responsabilità ente pubblico per i compensi di un legale incaricato da una società appaltatrice. Decisiva l’interpretazione del mandato e del comportamento successivo dell’ente, che non aveva mai contestato l’operato della società, configurando così una spendita del nome del Comune.

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