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Diritto Commerciale

Revoca della confessione: niente risarcimento danni
Un'azienda acquirente revoca una confessione di debito verso una banca cessionaria del credito, a causa di vizi occulti della merce. La banca chiede il risarcimento del danno per la negligenza dell'acquirente nell'effettuare i controlli. La Cassazione, con la presente ordinanza, stabilisce che la valida revoca della confessione per errore, una volta passata in giudicato, esclude la possibilità di un'azione di risarcimento basata sulla presunta negligenza del dichiarante. Il giudicato sulla revoca assorbe ogni valutazione sulla colpa.
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Privilegio società cooperativa: onere della prova
Un consorzio si è opposto all'esclusione del proprio credito dal rango privilegiato nello stato passivo di una liquidazione giudiziale. Il Tribunale ha rigettato l'opposizione, affermando che il creditore non ha fornito la prova necessaria a sostegno della sua richiesta di privilegio società cooperativa, in particolare riguardo alla natura mutualistica e alla prevalenza del lavoro dei soci nell'esecuzione del servizio.
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Deroga giurisdizione: clausola sempre esclusiva
In un contratto di agenzia internazionale, la clausola di deroga alla giurisdizione a favore di un tribunale straniero è stata ritenuta esclusiva e non facoltativa. La Corte di Cassazione ha stabilito che tale patto vincola entrambe le parti, precludendo l'azione legale in Italia e determinando il difetto di giurisdizione del giudice italiano, con conseguente nullità degli atti processuali compiuti.
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Giurisdizione appalti pubblici: decide il giudice ordinario
La Cassazione a Sezioni Unite stabilisce la giurisdizione del giudice ordinario in una controversia su un appalto pubblico. Il caso riguarda la revoca di un'aggiudicazione e l'escussione della fideiussione, avvenute dopo l'inizio dei lavori in via d'urgenza ma prima della firma del contratto. La Corte ha chiarito che, se la controversia si fonda sulla violazione dei doveri di correttezza e buona fede (responsabilità precontrattuale) e non sulla legittimità dell'esercizio del potere amministrativo, la competenza è del giudice ordinario. La decisione sulla giurisdizione negli appalti pubblici dipende quindi dalla natura della pretesa avanzata (causa petendi).
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Revoca agevolazioni: sede diversa, finanziamento perso
Una società ottiene la revoca delle agevolazioni pubbliche per aver spostato i beni finanziati in una sede diversa da quella dichiarata, senza alcuna comunicazione. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 15369/2024, ha confermato la decisione, stabilendo che il contributo è strettamente legato alla localizzazione specifica dell'investimento. Il mancato rispetto di questa condizione costituisce un inadempimento grave che giustifica la restituzione totale dei fondi, anche se gli obiettivi occupazionali ed economici sono stati raggiunti.
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Recesso ingiustificato: niente risarcimento dei costi
La Corte di Cassazione ha stabilito che una società che opera un recesso ingiustificato da un contratto di manutenzione non ha diritto al risarcimento dei costi sostenuti per affidare i lavori a una terza azienda. La decisione di recedere senza validi presupposti interrompe il nesso di causalità tra le lievi inadempienze della controparte e il danno lamentato, rendendo tali costi una conseguenza della propria scelta e non dell'altrui condotta.
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Recesso appalto: la clausola di rinnovo non lo esclude
Una società di trasporti si è opposta al recesso di una società committente da un contratto di appalto, sostenendo che la disdetta fosse tardiva a causa di una clausola di tacito rinnovo. La Corte di Cassazione ha stabilito che il diritto di recesso appalto del committente, previsto dall'art. 1671 c.c., coesiste con la clausola di rinnovo. Pertanto, il recesso era legittimo, sebbene potesse dar luogo a un indennizzo, che nel caso specifico non è stato riconosciuto perché richiesto tardivamente e non provato.
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Inadempimento grave per servizio lento: sì alla risoluzione
Una società cliente ha ottenuto la risoluzione di un contratto per servizi IT a causa di un grave inadempimento del fornitore. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, stabilendo che la lentezza del sistema, rendendolo inadatto allo scopo, costituisce un inadempimento grave. La responsabilità è stata attribuita al fornitore, che aveva rassicurato il cliente sull'adeguatezza della connessione, elemento essenziale per la fruizione del servizio. La Corte ha anche chiarito che l'appello sulla questione principale del grave inadempimento riapre la discussione su punti logicamente collegati, come la legittimità del recesso.
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Opposizione a decreto ingiuntivo e concordato
Una società ha presentato opposizione a un decreto ingiuntivo per una fornitura commerciale, contestando una minima parte dell'importo richiesto. Durante la causa, la stessa società ha avviato una procedura di concordato preventivo. Il Tribunale ha stabilito che l'opposizione a decreto ingiuntivo deve comunque essere decisa nel merito, revocando il decreto iniziale per l'inesattezza dell'importo e condannando il debitore al pagamento della somma corretta, oltre alle spese legali.
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Responsabilità assicurazione per l’agente infedele
La Corte di Cassazione ha stabilito che la responsabilità dell'assicurazione per la truffa del proprio agente sussiste anche in presenza di irregolarità nei pagamenti da parte del cliente. La responsabilità della compagnia viene meno solo se il cliente ha agito con una condotta anomala, collusiva o con consapevole acquiescenza alla violazione delle regole da parte dell'agente. Semplici irregolarità formali, come assegni senza data, non sono sufficienti a interrompere il nesso di occasionalità tra l'attività dell'agente e l'illecito, e quindi non escludono la responsabilità dell'assicurazione.
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Responsabilità solidale appalti: anche per società pubbliche
Una società a partecipazione pubblica, committente in un contratto di appalto, è stata ritenuta responsabile per il mancato pagamento del TFR ai dipendenti della ditta appaltatrice. La Corte di Cassazione ha confermato che la disciplina sulla responsabilità solidale appalti si estende anche a tali società, in quanto considerate soggetti privati, e che l'obbligazione copre l'intero TFR maturato, poiché il diritto sorge al momento della cessazione del rapporto di lavoro.
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Mark to Market: quando un contratto swap è valido?
La Cassazione ha respinto il ricorso di una società contro un istituto bancario, confermando la validità di due contratti swap. La Corte ha stabilito che l'oggetto del contratto, incluso il valore del Mark to Market, è sufficientemente determinato se i criteri per calcolarlo sono reperibili da fonti esterne pubblicamente accessibili, come i servizi informativi finanziari, anche se non esplicitati nel documento contrattuale. La funzione di copertura del rischio dei tassi di interesse è stata ritenuta causa sufficiente per la validità dei contratti.
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Recesso socio: quando è opponibile ai terzi?
Un socio receduto da una società in nome collettivo (SNC) si opponeva a decreti ingiuntivi promossi da ex dipendenti, sostenendo che il suo recesso, comunicato alla Camera di Commercio, lo liberasse da obbligazioni successive. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha respinto il ricorso. Ha stabilito che il recesso socio, per essere opponibile ai terzi, richiede l'iscrizione nel Registro delle Imprese, non essendo sufficiente una mera comunicazione o annotazione. Inoltre, la Corte ha chiarito che il rigetto di una precedente istanza di fallimento non costituisce giudicato vincolante sulla validità del recesso.
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Delegazione di pagamento: quando non esclude il credito
La Corte di Cassazione ha confermato la dichiarazione di fallimento di una società, rigettando la tesi difensiva basata su una presunta delegazione di pagamento. Un'altra società fallita aveva chiesto il fallimento della prima sulla base di un credito di 145.000 euro, usati per estinguere un leasing immobiliare. La ricorrente sosteneva che i fondi, sebbene prelevati dal conto dell'altra società, fossero stati da lei forniti e che l'operazione fosse una semplice delegazione di pagamento. La Corte ha stabilito che i fondi su un conto corrente si presumono di proprietà dell'intestatario e che la delegazione deve essere provata concretamente, cosa non avvenuta nel caso di specie. È stata inoltre confermata la competenza territoriale del tribunale e lo stato di insolvenza della società.
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Estinzione del giudizio: accordo e rinuncia in Cassazione
Una società di servizi aeroportuali e una società di logistica, dopo aver presentato ricorso e controricorso in Cassazione, hanno depositato un'istanza congiunta di rinuncia. Tale accordo ha portato la Suprema Corte a dichiarare l'estinzione del giudizio. La controversia originaria verteva sulla restituzione di somme pagate in eccesso, che la Corte d'Appello aveva parzialmente accolto, dichiarando prescritta una parte del credito. La risoluzione finale si è basata unicamente sulla volontà delle parti di porre fine alla lite.
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Disconoscimento scrittura privata: guida al processo
Un imprenditore ha contestato un'intimazione di pagamento basata su una presunta fideiussione personale, effettuando il disconoscimento della scrittura privata apposta sul documento. Poiché il creditore non ha avviato la procedura di verificazione per provare l'autenticità della firma, il Tribunale ha considerato il documento di garanzia come legalmente inesistente. Di conseguenza, ha annullato l'intimazione di pagamento e la relativa cartella, liberando l'imprenditore dal debito per mancanza di prova dell'obbligazione.
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Leasing traslativo: restituzione rate e equo compenso
La Corte di Cassazione si pronuncia su un caso di risoluzione di un contratto di leasing traslativo per mancato pagamento del prezzo di riscatto. L'ordinanza chiarisce che, in caso di risoluzione, l'utilizzatore deve restituire il bene ma ha diritto alla restituzione delle rate pagate, al netto di un equo compenso per l'uso del bene. Tuttavia, il diritto alla restituzione sorge solo dopo l'effettiva riconsegna del bene. Il ricorso della società finanziaria è stato dichiarato inammissibile.
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Consolidato fiscale: compenso per le perdite cedute
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di una società controllante a versare un corrispettivo alla sua controllata, poi fallita, per aver utilizzato le perdite fiscali di quest'ultima nell'ambito del regime del consolidato fiscale. Secondo la Corte, la rinuncia della controllata alla possibilità di utilizzare autonomamente tali perdite in futuro deve essere compensata, sulla base di un accordo tra le parti la cui esistenza è stata provata in giudizio, anche tramite ammissioni della stessa controllante. L'interruzione del consolidato a causa del fallimento non esonera la controllante da tale obbligo.
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Contraffazione brevetto: limiti di interpretazione
Un'azienda del settore bevande ha citato in giudizio una concorrente per contraffazione brevetto, sostenendo che il design di una sua bottiglia violasse un proprio brevetto. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei gradi precedenti, ha respinto il ricorso. La sentenza chiarisce che l'ambito di protezione di un brevetto è definito dalle sue rivendicazioni, interpretate restrittivamente alla luce di descrizione e disegni. È stata esclusa anche la contraffazione per equivalenti, poiché la bottiglia concorrente utilizzava una soluzione tecnica diversa, e non equivalente, per ottenere lo stesso risultato di rigidità.
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Conflitto di interessi: annullata la fideiussione
La Corte di Cassazione ha confermato l'annullamento di una fideiussione prestata da una società a favore di un'altra, entrambe gestite dallo stesso amministratore. La decisione si fonda sulla sussistenza di un concreto conflitto di interessi, riconoscibile dalla banca creditrice. La Corte ha stabilito che l'assenza di un vantaggio economico per la società garante, unita alla sproporzione della garanzia rispetto al suo capitale e alla diversità degli oggetti sociali, costituiscono elementi chiave per l'annullabilità del contratto ai sensi dell'art. 1394 c.c.
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