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Diritto Commerciale

Revocatoria ordinaria: inefficace la cessione d’azienda
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società che aveva acquisito un ramo d'azienda da un'altra, poi fallita. La Corte ha confermato la decisione di merito che aveva accolto l'azione di revocatoria ordinaria promossa dalla curatela fallimentare, rendendo l'atto di cessione inefficace nei confronti dei creditori. Decisivi, per la Corte, i legami familiari tra le due società, sufficienti a provare la consapevolezza del danno arrecato ai creditori.
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Giudice del rinvio: limiti e poteri decisionali
La Corte di Cassazione interviene su un caso complesso riguardante la restituzione di somme versate da una società poi cancellata. La pronuncia si concentra sui limiti invalicabili del giudice del rinvio, che non può riesaminare i presupposti di fatto già stabiliti dalla Cassazione. Viene inoltre riaffermato il principio della prevalenza del contratto definitivo su quello preliminare, chiarendo che il primo costituisce l'unica fonte di regolamentazione del rapporto tra le parti.
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Revocatoria affitto azienda: immobile venduto all’asta
La Corte di Cassazione conferma l'inefficacia di un contratto di affitto di ramo d'azienda nell'ambito di una procedura fallimentare. La sentenza chiarisce che la successiva vendita forzata dell'immobile in cui l'attività era esercitata non estingue l'interesse del fallimento all'azione revocatoria, poiché l'oggetto del contendere è l'azienda (il complesso dei beni organizzati) e non il singolo bene immobile. Si tratta di un caso di revocatoria affitto azienda per pagamento con mezzi anomali.
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Azione revocatoria: prova del prezzo e sproporzione
La Corte di Cassazione conferma la revoca di un atto di trasferimento immobiliare e della relativa garanzia finanziaria. L'operazione, avvenuta a un prezzo notevolmente inferiore al valore di mercato e pagata con titoli di credito di dubbia esistenza, è stata considerata lesiva per i creditori. La sentenza chiarisce che la mancata prova del pagamento costituisce un elemento chiave per dimostrare la sproporzione delle prestazioni, giustificando l'applicazione dell'azione revocatoria fallimentare.
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Eccezione revocatoria fallimentare: quando si applica?
Una società in procedura fallimentare ha citato in giudizio una compagnia di navigazione per revocare alcuni pagamenti relativi a un contratto di noleggio marittimo. La compagnia si è difesa invocando una norma del diritto dell'Unione Europea (Reg. CE 1346/2000) che esclude la revocatoria se la legge applicabile al contratto (in questo caso, il diritto inglese) non la consente. La Corte di Cassazione ha stabilito che questa specifica **eccezione revocatoria fallimentare** è un'eccezione in senso stretto, ovvero una difesa che deve essere sollevata dalla parte interessata entro i rigidi termini processuali iniziali, e non in un momento successivo. Avendola proposta tardivamente, la difesa della compagnia di navigazione è stata respinta.
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Onere della prova cessione crediti: chi prova?
In un caso di conflitto tra due cessionari dello stesso credito, la Corte di Cassazione, con l'ordinanza 8829/2024, ha chiarito un punto cruciale sull'onere della prova nella cessione dei crediti. Contrariamente a quanto stabilito nei gradi di merito, la Corte ha affermato che spetta al debitore ceduto, e non al secondo cessionario, dimostrare la persistente efficacia della prima cessione. Questa è considerata un fatto impeditivo della pretesa del secondo creditore, invertendo così la prospettiva sull'onere probatorio.
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Onere probatorio nella qualificazione del rapporto
Una società si opponeva a un decreto ingiuntivo per il pagamento di provvigioni, sostenendo che il rapporto fosse di agenzia e non di cessione di contratto. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, sottolineando che l'appellante non ha adempiuto al proprio onere probatorio e ha presentato argomentazioni contraddittorie. La decisione conferma che spetta alla parte che contesta la natura di un contratto fornire prove chiare e coerenti, e che il giudizio di legittimità non può rivalutare i fatti già accertati nei gradi di merito.
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Litisconsorzio processuale: appello nullo senza tutti
Un soggetto, sostenendo di essere un compratore fittizio in una vendita di caffè, ricorre in Cassazione. La Corte, prima di esaminare il merito, rileva la mancata notifica del ricorso a una delle parti originarie e ordina l'integrazione del contraddittorio, sottolineando l'importanza del litisconsorzio processuale.
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Agevolazioni contributive: no a finte assunzioni
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8786/2024, ha negato il diritto alle agevolazioni contributive a un'azienda che aveva assunto lavoratori licenziati da un'altra società ad essa collegata da stretti vincoli familiari. L'operazione è stata ritenuta una ristrutturazione fittizia, finalizzata a eludere la normativa e ottenere indebitamente i benefici, poiché mancava un reale incremento occupazionale e i lavoratori non erano stati genuinamente espulsi dal mercato del lavoro.
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Garanzia per vizi: il riconoscimento tacito del venditore
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8775/2024, ha stabilito che il riconoscimento dei difetti da parte del venditore, anche se tacito e manifestato attraverso la riparazione o sostituzione della merce, esonera l'acquirente dall'onere della denuncia tempestiva ai fini della garanzia per vizi. Il caso riguardava una fornitura di calzature difettose. La Corte ha inoltre confermato che per i prodotti di massa, la prova dei vizi può essere fornita tramite una consulenza tecnica su un campione rappresentativo, senza necessità di esaminare l'intera partita.
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Clausola solve et repete: pagare prima di contestare
Una società ha citato in giudizio il suo fornitore di energia per fatturazione illegittima. Tuttavia, il contratto conteneva una clausola solve et repete, che obbliga a pagare prima di poter sollevare contestazioni. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8713/2024, ha confermato che, in virtù di tale clausola, l'azione legale della società era improcedibile perché non aveva saldato le fatture contestate prima di avviare la causa. La Corte ha ribadito che il pagamento è un prerequisito per l'esame nel merito delle eccezioni relative all'inadempimento del creditore.
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Collegamento negoziale: la nullità si estende?
Una società sanitaria ha venduto un complesso ospedaliero a un ente pubblico, sostenendo in seguito che la vendita fosse legata a un accordo nullo per il trasferimento simulato di personale. La società ha quindi richiesto l'annullamento della vendita a causa del collegamento negoziale tra i due atti. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, sottolineando che il presupposto fondamentale, ovvero l'esistenza stessa della simulazione e del collegamento negoziale, non era mai stato provato nei gradi di merito, rendendo irrilevanti tutte le successive argomentazioni sulla nullità.
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Impossibilità sopravvenuta: quando si applica?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8646/2024, chiarisce la distinzione tra impossibilità sopravvenuta ed eccessiva onerosità. Un'azienda di telecomunicazioni aveva chiesto la risoluzione di un contratto di fornitura di apparati telefonici, divenuti meno redditizi a seguito di una nuova normativa. La Corte ha stabilito che la mera diminuzione di profitto non configura un'impossibilità sopravvenuta, rigettando il ricorso su questo punto. Ha però accolto il motivo relativo alla compensazione delle spese legali, rinviando alla Corte d'Appello per una nuova valutazione motivata.
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Azioni illiquide: quando il contratto è valido?
Un investitore ha acquistato azioni illiquide da una banca, riscontrando poi l'impossibilità di venderle. Ha citato in giudizio la banca chiedendo la nullità dei contratti di acquisto e la restituzione della somma investita. Sia il Tribunale che la Corte d'Appello hanno respinto la domanda, sostenendo che la violazione degli obblighi informativi può portare a un risarcimento, non alla nullità. La Corte di Cassazione ha confermato queste decisioni, dichiarando il ricorso inammissibile. Ha stabilito che la natura illiquida delle azioni non rende il contratto nullo per mancanza di causa, specialmente quando l'investitore era stato adeguatamente informato dei rischi, come nel caso di specie attraverso un prospetto informativo. La difficile monetizzazione è una caratteristica intrinseca di tali investimenti, non un vizio del contratto.
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Credito prededucibile: limiti nel concordato
Un consorzio edile richiedeva il pagamento prioritario (credito prededucibile) da una grande società di costruzioni in amministrazione straordinaria. Il credito era sorto mentre la società si trovava in concordato "in bianco". La Corte di Cassazione ha stabilito che un credito può essere considerato prededucibile solo se gli atti del debitore sono trasparenti e finalizzati a preservare il patrimonio per tutti i creditori. Poiché tale prova mancava, la Corte ha annullato la decisione del tribunale inferiore che aveva concesso la prededuzione, riaffermando la necessità di un controllo rigoroso per evitare abusi della procedura.
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Ricorso inammissibile: principio di autosufficienza
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile in una controversia su una fornitura commerciale. La decisione si fonda sulla violazione del principio di autosufficienza, poiché il ricorrente non ha adeguatamente riportato gli atti e i documenti essenziali, impedendo alla Corte di valutare il merito della questione. Viene inoltre ribadito il divieto per la Cassazione di riesaminare i fatti e l'applicazione della regola della 'doppia conforme'.
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Domanda di manleva: riproponibile se rigettata in rito
La Corte di Cassazione chiarisce un importante principio processuale: se una domanda di manleva viene rigettata per motivi puramente procedurali (pronuncia 'in rito'), come la tardività, ciò non preclude la possibilità di riproporla in un nuovo e separato giudizio. La decisione si fonda sulla distinzione tra giudicato formale, che si limita al singolo processo, e giudicato sostanziale, che decide il merito del diritto e impedisce future azioni. In questo caso, relativo a un contenzioso tra vettore e sub-vettore a seguito di un furto, la Corte ha stabilito che la prima dichiarazione di inammissibilità non aveva deciso sul diritto alla manleva, lasciando la porta aperta per una nuova azione legale.
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Mutatio libelli: l’intervento dell’assicuratore
Un'ordinanza della Cassazione affronta il tema della mutatio libelli nel contesto di una causa per risarcimento danni da furto di merci. A seguito del fallimento della società danneggiata, la compagnia assicurativa, già intervenuta nel processo, riassume la causa chiedendo la condanna diretta a proprio favore. La Corte suprema rigetta il ricorso della società responsabile, stabilendo che l'intervento dell'assicuratore in surroga è autonomo e la modifica della domanda non costituisce una mutatio libelli vietata, consolidando i diritti procedurali della compagnia.
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Ricorso inammissibile: il principio di autosufficienza
La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile in un caso di revocatoria fallimentare. La decisione si fonda sulla violazione del principio di autosufficienza del ricorso e sull'applicazione della regola della "doppia conforme", che si verifica quando due corti di merito giungono alla stessa conclusione. La Corte ha sottolineato che il ricorso non conteneva gli elementi necessari per essere esaminato nel merito, confermando così la condanna al pagamento emessa nei gradi precedenti.
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Concordato in continuità: la Cassazione riesamina
Una società in concordato in continuità si è vista respingere il piano dalla Corte d'Appello perché destinava i flussi di cassa futuri ai creditori chirografari prima di soddisfare integralmente i privilegiati. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8491/2024, non ha deciso nel merito ma ha ritenuto la questione di tale importanza da rimettere la causa in pubblica udienza, aprendo a un possibile ripensamento della giurisprudenza sul tema del concordato in continuità.
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