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Diritto Civile

Responsabilità banca: Cassazione su recesso dal fido
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società edile contro un istituto bancario, confermando la decisione della Corte d'Appello. Il caso verteva sulla presunta responsabilità della banca per aver indotto la società a denunciare lo smarrimento di alcuni titoli e aver poi revocato gli affidamenti. La Cassazione ha dichiarato i motivi del ricorso inammissibili per ragioni procedurali, tra cui la mancata autosufficienza e la genericità delle censure, senza entrare nel merito della questione sulla responsabilità della banca.
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Perdita di chance: Cassazione chiarisce il risarcimento
A seguito di un ritardo nella diagnosi di un tumore che ha portato al decesso di una paziente, i suoi eredi hanno citato in giudizio la struttura sanitaria. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha annullato la decisione di merito, cogliendo l'occasione per fare chiarezza sulla fondamentale distinzione tra il 'danno da perdita di chance' di sopravvivenza, che è trasmissibile agli eredi, e il 'danno da perdita anticipata della vita', che spetta agli eredi iure proprio. La Corte ha censurato la sentenza precedente per aver confuso i due concetti e per la totale assenza di motivazione nell'aumentare la percentuale di chance perduta, rinviando il caso alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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Prestito tra conviventi: la prova per la restituzione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21411/2024, ha rigettato il ricorso di una donna condannata a restituire un'ingente somma di denaro all'ex convivente. La Corte ha ribadito che chi chiede la restituzione di un prestito tra conviventi deve provarne il titolo. Ha inoltre chiarito che il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio per riesaminare le prove, confermando la decisione della Corte d'Appello che aveva qualificato la dazione di denaro come un mutuo e non come un'obbligazione naturale legata alla vita familiare.
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Responsabilità del committente: il caso della banca
Una banca è stata ritenuta responsabile per una frode milionaria perpetrata da una sua dipendente con la complicità di un consigliere di una fondazione cliente. La Cassazione ha rigettato il ricorso della banca, escludendo il concorso di colpa della fondazione e confermando la piena responsabilità del committente per l'illecito del preposto.
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Danni fauna selvatica: chi paga in un Parco?
Un'automobilista ha citato in giudizio la Regione per un sinistro causato da un cervo. La Corte di Cassazione ha stabilito che per i danni da fauna selvatica avvenuti all'interno di un Parco Nazionale, la responsabilità non è della Regione, ma dell'Ente Parco. Quest'ultimo, infatti, è l'organo a cui una legge speciale affida le funzioni di controllo e gestione degli animali in quel territorio.
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Inadempimento contratto preliminare: le conseguenze
La Corte di Cassazione conferma la risoluzione di un contratto preliminare di vendita per inadempimento del promittente venditore. La sentenza stabilisce che se un progetto edilizio allegato al contratto risulta irrealizzabile e il venditore si rifiuta di sostenere i costi per le correzioni, l'inadempimento è da considerarsi grave e giustifica il rifiuto dell'acquirente di stipulare il definitivo e la risoluzione del contratto.
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Responsabilità professionale: nesso causale e CTU
La Corte di Cassazione interviene su un caso di responsabilità professionale di un architetto, accusato di aver causato la perdita di un contributo pubblico per la ricostruzione post-sisma. L'ordinanza chiarisce che, a fronte dell'inadempimento del professionista, il giudice non può negare il risarcimento per mancata prova del nesso causale senza prima aver utilizzato gli strumenti a sua disposizione, come la Consulenza Tecnica d'Ufficio (CTU), per accertare se il cliente avrebbe avuto diritto al beneficio. La Corte ha cassato la sentenza d'appello, rinviando per una nuova valutazione.
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Riduzione clausola penale: i poteri del giudice
Una casa automobilistica ricorre in Cassazione contro la decisione di merito che aveva operato una drastica riduzione della clausola penale a carico di un'ex concessionaria. La Corte Suprema rigetta il ricorso, confermando che il giudice può ridurre una penale manifestamente eccessiva valutando, con ampio potere discrezionale, l'interesse del creditore all'adempimento, anche alla luce della sua stessa inerzia nel pretenderlo.
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Prezzo invariabile appalto: ricorso inammissibile
Una sentenza della Cassazione chiarisce l'importanza della clausola di prezzo invariabile appalto. Il ricorso di un'impresa edile per ottenere un compenso extra è stato dichiarato inammissibile perché la sentenza d'appello si basava su più ragioni autonome, inclusa la presenza di un prezzo forfettario non contestata efficacemente dal ricorrente.
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Responsabilità del superiore per omesso controllo
La Corte di Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi di due dirigenti, confermando la loro condanna per i danni causati da un dipendente. La sentenza ribadisce la responsabilità del superiore per omesso controllo, specialmente di fronte a palesi e gravi anomalie gestionali, e sottolinea i rigorosi requisiti di ammissibilità del ricorso per cassazione, come il principio di autosufficienza.
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Divieto di anatocismo: la Cassazione chiarisce
Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito che il divieto di anatocismo, introdotto con la legge di stabilità del 2013, è immediatamente applicabile dal 1° gennaio 2014, senza la necessità di attendere una delibera attuativa del CICR. Il caso nasce dall'azione di un'associazione di consumatori contro diversi istituti di credito per l'illegittima capitalizzazione trimestrale degli interessi passivi. La Suprema Corte, ribaltando le decisioni dei giudici di merito, ha affermato che la nuova norma ha sostituito la precedente, rendendo inapplicabile la vecchia disciplina che permetteva l'anatocismo a determinate condizioni e ripristinando il divieto generale previsto dal codice civile.
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Danno biologico iure proprio: quando allegare i fatti?
In un caso di responsabilità medica, la Cassazione ha stabilito che la richiesta di risarcimento per danno biologico iure proprio, subìto dai familiari di una vittima, è valida se formulata nell'atto di citazione. Le specifiche patologie, quali fatti secondari a sostegno della prova, possono essere introdotte successivamente, nei termini previsti per le memorie istruttorie. La Corte ha cassato la decisione d'appello che le aveva erroneamente ritenute tardive, rinviando il caso per un nuovo esame.
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Azione revocatoria: valida contro gli eredi acquirenti
Un istituto di credito ha agito con un'azione revocatoria contro gli eredi di un debitore, i quali, prima della sua morte, avevano acquistato il suo intero patrimonio immobiliare. Nonostante gli eredi avessero rinunciato all'eredità, la Cassazione ha confermato la validità dell'azione, stabilendo che la vendita aveva leso la garanzia patrimoniale generica del creditore. La Corte ha chiarito che anche i creditori con garanzie speciali possono esperire tale azione e che la natura personale del debito originario non è un ostacolo.
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Servitù di passaggio: l’atto del 1921 è decisivo
Il caso riguarda una servitù di passaggio veicolare contestata tra proprietari confinanti. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione d'appello, stabilendo che per interpretare un atto di divisione del 1921, è fondamentale ricostruire la comune intenzione delle parti originarie, anche oltre il tenore letterale. Il contesto agricolo dell'epoca giustificava un passaggio carrabile, funzionale alla coltivazione dei fondi.
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Risoluzione contratto: Cassazione chiarisce recesso
La Corte di Cassazione si è pronunciata sulla risoluzione contratto preliminare per inadempimento. Un promittente venditore, a seguito del mancato pagamento da parte dell'acquirente, aveva agito per il recesso e la ritenzione della caparra. I giudici hanno riqualificato la domanda come risoluzione con clausola penale. La Suprema Corte ha confermato la decisione, chiarendo che quando è presente una caparra, le azioni di recesso e risoluzione sono funzionalmente equivalenti. Ha inoltre stabilito che la diffida ad adempiere inviata dall'avvocato senza procura scritta è valida se seguita dall'atto giudiziario, che funge da ratifica.
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Spese di lite incompetenza: chi paga se c’è accordo?
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21300/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di spese di lite per incompetenza territoriale. In un caso di opposizione a decreto ingiuntivo, dove le parti si sono accordate sulla competenza di un altro foro, la Corte ha chiarito che il giudice originariamente adito, nel dichiarare la propria incompetenza, non deve pronunciarsi sulle spese legali. Tale decisione spetta unicamente al giudice competente a cui la causa viene trasferita, il quale valuterà l'esito finale dell'intera lite.
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Litisconsorte necessario: la banca deve partecipare
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza in materia di opposizione all'esecuzione, poiché il terzo pignorato (un istituto di credito) non aveva partecipato al giudizio. La Corte ha ribadito il principio secondo cui il terzo pignorato è sempre un litisconsorte necessario in queste procedure, e la sua assenza causa una nullità insanabile che travolge l'intero processo, imponendo di ricominciare dal primo grado. Il caso riguardava un'opposizione sollevata da un Ente Comunale contro un pignoramento per un ingente credito risarcitorio.
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Cessione del credito: a chi spetta il risarcimento?
La Cassazione ha chiarito che in caso di cessione del credito, il diritto al risarcimento del danno da ritardo nel pagamento (lucro cessante) si trasferisce al cessionario. La Corte ha annullato una decisione che liquidava tale danno al creditore originario, un fallimento, senza considerare i diritti della banca a cui il credito era stato ceduto, rinviando il caso per una nuova valutazione.
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Compenso professionale: negato se c’è negligenza
La Corte di Cassazione ha negato il compenso professionale a un legale per l'attività svolta a favore di una società poi fallita. La decisione si fonda sulla grave negligenza del professionista sia nella predisposizione di una proposta di concordato preventivo, risultata inammissibile, sia nella gestione di contenziosi contro istituti di credito, avviati senza un'adeguata verifica preliminare. La Corte ha ritenuto che la prestazione, priva della necessaria diligenza, fosse inutilizzabile per il cliente, giustificando il mancato pagamento.
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Leasing traslativo: oneri del creditore nel fallimento
La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di fallimento dell'utilizzatore di un leasing traslativo già risolto, la società concedente che si insinua al passivo deve fornire una stima del valore del bene recuperato. Questa allegazione è indispensabile per permettere al giudice di calcolare l'equo compenso e l'eventuale risarcimento, evitando un'ingiusta locupletazione del creditore. La mancata indicazione del valore del bene rende la domanda di ammissione al passivo inammissibile.
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