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Diritto Civile

Nullità vendita per prezzo: la Cassazione decide
Un'erede ha impugnato la vendita di un immobile effettuata dalla sua defunta zia, sostenendo l'incapacità di quest'ultima e la nullità vendita per prezzo non pagato. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che l'accordo tra le parti per compensare il prezzo con debiti pregressi del venditore non invalida il contratto. L'azione per incapacità naturale è stata inoltre ritenuta prescritta, essendo trascorsi più di cinque anni dalla stipula.
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Appendice di vincolo: chi incassa l’indennizzo?
La Corte di Cassazione chiarisce la questione della legittimazione ad agire per l'indennizzo assicurativo in caso di furto di un veicolo in leasing. A causa di una specifica clausola contrattuale, l'appendice di vincolo, il diritto a ricevere l'indennizzo spetta alla società di leasing e non all'utilizzatore. Il ricorso di quest'ultimo è stato dichiarato inammissibile per genericità e per non aver contestato specificamente la ratio decidendi della sentenza d'appello.
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Cancellazione albo avvocato: non interrompe il processo
Un avvocato, difendendosi in proprio in un giudizio di appello, ha richiesto la cancellazione volontaria dal proprio albo professionale. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16385/2024, ha stabilito che la cancellazione albo avvocato in queste specifiche circostanze non costituisce causa di interruzione del processo. La Corte ha ritenuto inammissibile il ricorso, affermando che la parte non può deliberatamente causare l'interruzione del giudizio rinunciando alla qualità che le permette la difesa personale.
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Notificazione all’estero: la Cassazione ordina atti
In una controversia riguardante un'azione revocatoria su donazioni immobiliari, la Corte di Cassazione ha emesso un'ordinanza interlocutoria. La Corte ha sospeso la decisione sul merito per risolvere una questione pregiudiziale cruciale: la validità della notificazione all'estero dell'atto di appello a uno dei litisconsorti necessari. Rilevata la mancanza di prove decisive nel fascicolo, la Corte ha ordinato l'acquisizione di ulteriori documenti, presumibilmente conservati in cassaforte presso la Corte d'Appello, per verificare la regolarità del contraddittorio prima di procedere.
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Recesso unilaterale appalto: l’indennizzo dovuto
La Corte di Cassazione conferma la condanna di un condominio a risarcire un'impresa edile. La cessazione del contratto non è stata causata da un inadempimento dell'impresa, ma da un recesso unilaterale appalto da parte del committente. Quest'ultimo, infatti, non aveva cooperato nella scelta dei materiali e l'impresa aveva legittimamente sospeso i lavori per gravi problemi di sicurezza dell'edificio. La Corte ha convalidato il calcolo del mancato guadagno in via forfettaria al 10%, applicando in via analogica i principi degli appalti pubblici.
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Danno da deterioramento: non coperto da penale per ritardo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16345/2024, ha chiarito che il danno da deterioramento di un bene è distinto e autonomo rispetto al danno da ritardo nella consegna. Di conseguenza, una clausola penale che sanziona il ritardo non copre anche il deterioramento. Inoltre, una precedente sentenza sul ritardo non preclude un'azione successiva per il risarcimento del danno da deterioramento, il cui termine di prescrizione decorre dal momento in cui l'acquirente, presa in consegna l'azienda, può effettivamente constatare il degrado.
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Prova del mutuo: onere e limiti testimoniali
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un creditore che non è riuscito a fornire una prova del mutuo adeguata. La Corte ha stabilito che non basta dimostrare la consegna di denaro, ma è necessario provare anche il titolo giuridico che obbliga alla restituzione. La valutazione delle testimonianze, se in contrasto con prove documentali, spetta ai giudici di merito e non è sindacabile in sede di legittimità.
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Onere della prova nel mutuo: chi deve dimostrare?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16331/2024, ha rigettato il ricorso di un creditore che non era riuscito a dimostrare l'esistenza di un contratto di mutuo. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: l'onere della prova nel mutuo grava su chi chiede la restituzione delle somme. Non è sufficiente provare la consegna del denaro; è necessario dimostrare anche il titolo giuridico che obbliga alla restituzione, ovvero il contratto di mutuo stesso. Il fallimento nel fornire tale prova ha portato al rigetto definitivo della domanda del creditore.
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Donazione indiretta: cosa accade se si paga solo una parte?
In una disputa ereditaria tra sorelle, la Corte di Cassazione ha affrontato il tema della donazione indiretta. Una sorella sosteneva che il contributo economico della madre per l'acquisto di un suo immobile costituisse una donazione indiretta di una quota del bene. La Corte ha stabilito che quando un donante paga solo una parte del prezzo, si configura una donazione indiretta del denaro e non dell'immobile. Di conseguenza, in sede di collazione ereditaria, si deve considerare il valore del denaro donato e non la quota di valore dell'immobile. La sentenza è stata cassata con rinvio per una nuova valutazione.
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Onere della prova appalto: chi deve provare il contratto?
Una società costruttrice richiedeva il pagamento per lavori di finitura in un appartamento. Il proprietario negava di aver mai commissionato tali lavori. La Corte di Cassazione ha stabilito che l'onere della prova appalto spetta all'impresa, che deve dimostrare l'esistenza del contratto. È stato annullato il verdetto precedente che aveva erroneamente addossato tale onere all'acquirente dell'immobile.
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Giurisdizione appalti privati: decide il giudice civile
La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, ha stabilito che la giurisdizione per le controversie relative ad appalti indetti da un concessionario autostradale privato spetta al giudice ordinario e non a quello amministrativo. La decisione si fonda sull'assenza di un obbligo di legge, per il concessionario, di seguire le procedure di evidenza pubblica, a seguito della dichiarazione di incostituzionalità della norma che lo imponeva. Secondo la Corte, la scelta volontaria di adottare tali procedure (c.d. 'autovincolo') non è sufficiente a spostare la giurisdizione, che resta radicata nella natura privata del rapporto contrattuale.
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Risarcimento medici: prescrizione decennale confermata
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16278/2024, ha respinto il ricorso di un gruppo di medici che chiedevano il risarcimento per la mancata retribuzione durante la specializzazione a causa della tardiva attuazione di direttive europee. La Corte ha confermato il proprio orientamento consolidato, stabilendo che il diritto al risarcimento si prescrive in dieci anni, con decorrenza dal 27 ottobre 1999. I ricorsi sono stati giudicati inammissibili e i ricorrenti condannati anche per lite temeraria.
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Minaccia di far valere un diritto: quando è illecita?
Un creditore ottiene un'ingiunzione di pagamento per un assegno, ma il debitore si oppone sostenendo di averlo emesso sotto la minaccia di far valere un diritto in un'asta immobiliare. La Cassazione conferma la decisione della Corte d'Appello, stabilendo che la promessa di pagamento è nulla. La Corte chiarisce che la minaccia di far valere un diritto, se finalizzata a ottenere un vantaggio ingiusto e non dovuto, costituisce un illecito e rende nullo l'accordo per mancanza di causa meritevole di tutela.
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Responsabilità intermediario: quando è esclusa?
Una coppia di investitori aveva citato in giudizio un istituto di credito per i danni causati da un promotore infedele. La Cassazione ha escluso la responsabilità dell'intermediario finanziario, confermando la decisione d'appello. La condotta degli investitori, considerata consapevolmente acquiescente a un'operazione anomala e speculativa, è stata ritenuta idonea a interrompere il nesso di causalità tra le mansioni del promotore e il danno subito.
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Equa riparazione: risarcimento per processo lento
Un cittadino ha citato in giudizio il Ministero della Giustizia per la durata eccessiva di un processo civile. La Corte di Appello di Salerno ha accolto la domanda di equa riparazione, calcolando la durata totale del giudizio presupposto (oltre 5 anni) e sottraendo i periodi di sospensione per l'emergenza sanitaria e i rinvii richiesti dalle parti. La Corte ha così identificato un ritardo ingiustificato di oltre un anno, liquidando un indennizzo di 400 euro in favore del ricorrente, oltre al pagamento delle spese legali.
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Obbligazioni solidali e risarcimento: la Cassazione
Un Municipio ha citato in giudizio diverse persone e società per danni derivanti da una turbativa d'asta in un appalto pubblico. In un procedimento separato, il debito di uno dei condebitori è stato estinto per compensazione con un credito che vantava. Gli altri condebitori hanno sostenuto che tale compensazione dovesse estinguere anche il loro debito. La Corte di Cassazione, di fronte a complesse questioni sulle obbligazioni solidali e sulla rescissione dei contratti pubblici, ha ritenuto le questioni di "particolare rilevanza" e ha rinviato la causa a pubblica udienza per la decisione finale.
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Competenza successoria: Cassazione rinvia alla Sezione II
In una controversia tra fratelli riguardante la gestione di un patrimonio a seguito di una procura generale e una successiva rinuncia all'eredità, la Corte di Cassazione interviene con un'ordinanza interlocutoria. Rilevando che il nucleo della disputa rientra nella materia del diritto ereditario, la Terza Sezione Civile dichiara la propria incompetenza per materia e dispone la trasmissione del ricorso alla Seconda Sezione Civile, specializzata in materia di competenza successoria, per la decisione nel merito.
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Accordo bonario: la rinuncia vale anche per danni futuri
Un consorzio edile ha perso una causa contro la stazione appaltante per costi extra. La Cassazione ha confermato che l'accordo bonario e gli atti aggiuntivi sottoscritti implicavano la rinuncia a future pretese, anche per danni non ancora manifestatisi ma derivanti dalle medesime cause già definite.
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Buoni Postali: Variazione Tassi e Pubblicità Legale
Una risparmiatrice aveva acquistato buoni postali fruttiferi nel 1982. Un decreto ministeriale successivo ne ridusse i tassi di interesse. Alla scadenza, la titolare ricevette un importo inferiore a quello originariamente pattuito e avviò un'azione legale. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che per i buoni postali emessi sotto la vecchia normativa, la modifica dei tassi di interesse, anche in senso peggiorativo, è valida e vincolante per il risparmiatore con la sola pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale. La conoscenza dell'atto è presunta per legge e l'unica tutela per il risparmiatore sarebbe stata l'esercizio del diritto di recesso.
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Buoni postali fruttiferi: tassi e timbri, cosa vale?
La Corte di Cassazione ha stabilito che per i buoni postali fruttiferi emessi dopo il d.m. 13 giugno 1986, anche se su vecchi moduli, prevalgono i tassi di interesse introdotti dalla nuova normativa e indicati tramite apposito timbro. La Corte ha chiarito che il decreto ministeriale opera una sostituzione automatica delle condizioni precedenti, escludendo che la semplice apposizione di un timbro possa creare un accordo negoziale diverso. Pertanto, il ricorso dell'ente emittente è stato accolto, cassando la sentenza d'appello che aveva dato ragione al risparmiatore basandosi sulle condizioni originariamente stampate sul titolo.
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