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Diritto Tributario

Onere della prova: Cassazione su fatture inesistenti
Una società si è vista contestare dall'Amministrazione Finanziaria l'uso di fatture per operazioni inesistenti. La Corte di Cassazione, ribaltando la decisione di merito, ha chiarito i principi sull'onere della prova in materia fiscale. Spetta all'Agenzia fornire indizi della frode, ma una volta fatto, l'onere della prova passa al contribuente, che non può limitarsi a esibire la documentazione formale (fatture, pagamenti), spesso parte integrante della frode stessa. La Corte ha sottolineato che il giudice deve valutare tutti gli elementi indiziari nel loro complesso e non può ignorare prove cruciali come le dichiarazioni di terzi coinvolti.
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Impugnazione estratto di ruolo: quando è ammissibile?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21612/2024, ha rigettato il ricorso di una contribuente che aveva proposto opposizione a diverse cartelle di pagamento dopo averne scoperto l'esistenza tramite un estratto di ruolo. La Corte ha chiarito che l'impugnazione dell'estratto di ruolo è ammissibile solo se rappresenta il primo atto con cui il contribuente viene a conoscenza della pretesa creditoria e se dimostra un concreto interesse ad agire, come previsto dalla normativa sopravvenuta (art. 12, comma 4-bis, d.P.R. 602/1973). La semplice eccezione di prescrizione non è sufficiente a integrare tale interesse in assenza di un'azione esecutiva imminente.
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Autotutela in malam partem: il Fisco può correggersi
Le Sezioni Unite della Cassazione hanno stabilito che l'Amministrazione Finanziaria può esercitare l'autotutela in malam partem, annullando un avviso di accertamento e sostituendolo con uno di importo maggiore, anche basandosi sugli stessi elementi. Questo potere è distinto dall'accertamento integrativo, che richiede la scoperta di nuovi elementi. La decisione sottolinea il primato dell'interesse pubblico alla corretta esazione dei tributi.
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Compensazione spese legali: quando è inammissibile
Una contribuente impugna la compensazione delle spese legali disposta in un giudizio in cui aveva ottenuto l'annullamento di una comunicazione di ipoteca, ma non il risarcimento danni. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile. Il motivo risiede nel fatto che la decisione sulla compensazione spese legali si fondava su molteplici ragioni e la ricorrente ne aveva contestata solo una, rendendo l'impugnazione inefficace.
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Errore di fatto revocatorio: la Cassazione si corregge
La Corte di Cassazione accoglie un ricorso per revocazione, riconoscendo un proprio precedente errore di fatto revocatorio in una causa relativa alla TOSAP. La Corte aveva deciso nel merito la controversia, basandosi sull'erroneo presupposto che l'area occupata fosse suolo pubblico. In realtà, la questione decisiva e non esaminata era l'esistenza di una servitù di pubblico passaggio su un'area privata. L'ordinanza revoca la sentenza precedente e rinvia la causa al giudice di merito per decidere la questione di fatto tralasciata.
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Impugnazione estratto di ruolo: i limiti secondo la Cassazione
Una contribuente ha scoperto diverse cartelle di pagamento tramite un estratto di ruolo e ha proposto opposizione lamentando la mancata notifica e la prescrizione dei crediti. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 21606/2024, ha respinto il ricorso, stabilendo che l'impugnazione estratto di ruolo è ammissibile solo in funzione 'recuperatoria' (per contestare la mancata notifica della cartella originaria) e non per far valere fatti estintivi successivi, come la prescrizione, in assenza di un concreto interesse ad agire (es. un pignoramento imminente).
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Accertamento bancario professionista: Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un avvocato contro un avviso di accertamento basato su indagini bancarie. L'ordinanza conferma che, in caso di accertamento bancario professionista, solo i versamenti ingiustificati sono soggetti a presunzione di maggior reddito, non i prelevamenti. La Corte ha inoltre ribadito i principi di autosufficienza del ricorso e di sanatoria dei vizi di notifica per raggiungimento dello scopo, dichiarando inammissibili o infondati tutti i motivi di doglianza del contribuente.
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Morte del difensore: no alla rimessione in termini
La Corte di Cassazione ha stabilito che la morte del difensore, avvenuta dopo la pubblicazione della sentenza di primo grado, non costituisce una causa di forza maggiore che giustifichi la rimessione in termini per proporre appello. Secondo la Corte, l'ampiezza del termine lungo per l'impugnazione è sufficiente a consentire alla parte di attivarsi con diligenza per nominare un nuovo legale. Di conseguenza, l'appello tardivo è stato dichiarato inammissibile, annullando la decisione della corte territoriale che lo aveva invece accolto.
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Omessa pronuncia: quando il rigetto è implicito
Una contribuente si oppone a un'iscrizione ipotecaria per un debito di oltre 500.000 euro, lamentando vizi di notifica e la nullità della sentenza d'appello per omessa pronuncia su diverse eccezioni. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che non si ha omessa pronuncia quando la decisione, nel suo complesso, è incompatibile con le eccezioni sollevate, configurando un rigetto implicito. La Corte ha inoltre ribadito l'importanza del principio di autosufficienza del ricorso.
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Errore di fatto revocatorio: Cassazione e rinvio
Un ente pubblico impugna per errore di fatto revocatorio una sentenza della Cassazione. La Corte aveva deciso nel merito una causa sulla TOSAP, ignorando una questione di fatto (servitù di passaggio) che era rimasta assorbita nel giudizio di appello. Accogliendo il ricorso, la Cassazione revoca la sua precedente decisione e rinvia il caso al giudice di merito per un nuovo esame.
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Annullamento in autotutela: il Fisco si corregge
Una società cooperativa in fallimento ha impugnato un avviso di liquidazione per l'imposta di registro su una sentenza. Dopo un lungo iter giudiziario, durante il procedimento in Cassazione, l'Agenzia delle Entrate ha proceduto all'annullamento in autotutela dell'atto, riconoscendo un errore. La Suprema Corte ha quindi dichiarato la cessata materia del contendere, ponendo fine alla disputa e compensando le spese legali tra le parti.
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Stralcio debiti fiscali: estinzione del giudizio
Un contribuente aveva impugnato un'intimazione di pagamento per un debito erariale inferiore a 1.000 euro. Durante il giudizio di Cassazione, è intervenuta una normativa che ha previsto lo stralcio debiti fiscali di modesto importo. Poiché il debito in questione rientrava nei parametri della nuova legge, la Corte ha dichiarato l'estinzione del giudizio per cessazione della materia del contendere, compensando le spese tra le parti.
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Responsabilità liquidatore società cancellata: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21596/2024, interviene sulla questione della responsabilità liquidatore società cancellata per debiti fiscali. Il caso riguardava un avviso di accertamento per IRES, IRAP e IVA notificato al liquidatore e socio unico di una S.r.l. dopo la sua cancellazione dal registro delle imprese. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva annullato l'atto per mancata prova della colpa del liquidatore. Ha invece affermato che la notifica all'ex socio è valida in virtù di un fenomeno successorio e che la responsabilità del liquidatore per le imposte sui redditi (IRES) deriva direttamente dalla legge (art. 36 D.P.R. 602/73), con presupposti differenti.
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Impugnativa estratti di ruolo: limiti e inammissibilità
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21597/2024, ha stabilito che l'impugnativa di un estratto di ruolo è inammissibile se il contribuente non dimostra un pregiudizio concreto e attuale derivante dall'iscrizione a ruolo. Riformando una decisione di merito favorevole a una società, la Corte ha applicato la recente normativa che limita fortemente la possibilità di contestare un estratto di ruolo per omessa notifica della cartella di pagamento sottostante, a meno che non si verifichino specifiche condizioni di danno previste dalla legge.
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Notifica via PEC: quando è inesistente nel processo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21594/2024, ha stabilito che la notifica via PEC di un atto di appello in un processo tributario è giuridicamente inesistente se effettuata prima dell'entrata in vigore del Processo Tributario Telematico (PTT) nella regione di competenza. Nel caso specifico, un contribuente aveva impugnato un avviso di pagamento per la tassa automobilistica, ma la notifica via PEC del 2015 è stata dichiarata inammissibile perché il PTT nel Lazio è stato attivato solo nel 2017. La Corte ha chiarito che tale vizio è insanabile e non può essere sanato nemmeno dalla costituzione in giudizio della controparte.
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Accertamento sintetico: la prova del contribuente
L'Amministrazione Finanziaria contesta il reddito di un contribuente per gli anni 2007-2008 tramite accertamento sintetico (redditometro). La Commissione Tributaria Regionale annulla gli avvisi, ma la Cassazione accoglie il ricorso dell'Agenzia. La Corte stabilisce che il giudice di merito ha errato nel calcolare lo scostamento tra reddito dichiarato (pari a zero) e accertato. Inoltre, la prova fornita dal contribuente sulla disponibilità di altri redditi per giustificare le spese era generica e insufficiente, non dimostrando né l'entità né la persistenza del possesso dei fondi. La causa è stata rinviata per un nuovo esame.
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Deducibilità spese rappresentanza: prova dell’inerenza
Una società di elettronica si è vista negare la deduzione di costi per omaggi ai clienti. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che per la deducibilità delle spese di rappresentanza è fondamentale che il contribuente fornisca la prova dell'inerenza del costo all'attività d'impresa. La sola congruità della spesa rispetto al fatturato non è considerata una prova sufficiente.
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Diniego di autotutela: quando è inammissibile il ricorso
La Corte di Cassazione ha chiarito che il ricorso contro un diniego di autotutela è inammissibile se mira a contestare il merito di un atto impositivo (come un'iscrizione ipotecaria) divenuto definitivo per mancata impugnazione nei termini. Un contribuente aveva contestato un diniego parziale di sgravio fiscale, ma non aveva precedentemente impugnato l'iscrizione ipotecaria basata sulle stesse cartelle. La Corte ha stabilito che non è possibile aggirare i termini di decadenza attraverso l'istanza di autotutela, a meno che non si deducano ragioni di rilevante interesse generale per la rimozione dell'atto. Di conseguenza, il ricorso originario del contribuente è stato dichiarato inammissibile.
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Responsabilità soci società estinta: la Cassazione attende
La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha sospeso un giudizio riguardante un accertamento fiscale per Ires, Irap e IVA a carico di una società, poi cancellata dal registro imprese. Il ricorso dell'Amministrazione Finanziaria era stato proposto contro l'ex socio unico. La Corte ha rinviato il caso, in attesa della pronuncia delle Sezioni Unite sulla questione fondamentale della responsabilità soci società estinta per le obbligazioni tributarie, ritenuta questione di massima importanza e oggetto di un precedente rinvio.
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Avviso di accertamento motivazione: basta il criterio
Una società ha impugnato un avviso di accertamento per un maggior valore immobiliare. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che per una corretta motivazione dell'atto è sufficiente che l'Agenzia delle Entrate indichi i criteri astratti utilizzati (metodo comparativo, dati OMI, immobili simili), senza l'obbligo di allegare immediatamente tutti gli atti di confronto. La prova completa dei fatti può essere fornita nella successiva fase giudiziale, garantendo comunque il diritto di difesa del contribuente.
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