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Diritto Tributario

Omessa dichiarazione: calcolo imposta e confisca
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 35322/2024, ha confermato la condanna per omessa dichiarazione, stabilendo che il calcolo dell'imposta evasa basato sui dati forniti dall'imputato è legittimo se non vengono allegati ulteriori costi. Viene esclusa la particolare tenuità del fatto quando le soglie di punibilità sono superate in modo significativo. Di conseguenza, la confisca del profitto, pari all'imposta evasa, è confermata.
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Motivazione apparente: sentenza nulla se incomprensibile
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Commissione Tributaria Regionale per motivazione apparente. La decisione di appello si era limitata a rinviare a un'altra sentenza emessa nei confronti della società, senza esporre un iter logico-giuridico comprensibile per giustificare il rigetto dell'appello dell'Agenzia delle Entrate. Questo vizio, che impedisce di comprendere il fondamento della decisione, determina la nullità della sentenza per error in procedendo.
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Deduzione spese pubblicitarie: il Fisco e il bilancio
Una società di calzature ammortizza le spese pubblicitarie in 10 anni a bilancio ma le deduce in 5 anni ai fini fiscali. L'Agenzia delle Entrate contesta la divergenza. La Corte di Cassazione conferma la legittimità dell'operato della società, stabilendo che la norma fiscale speciale sulla deduzione spese pubblicitarie permetteva questa scelta, anche se in contrasto con il principio di previa imputazione a conto economico. La sentenza chiarisce i limiti del disallineamento tra bilancio e dichiarazione fiscale per le norme vigenti all'epoca.
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Definizione agevolata: estinzione del processo
Una società aveva impugnato un avviso di accertamento per costi ritenuti non deducibili. Durante il giudizio in Cassazione, ha aderito alla definizione agevolata prevista dalla legge. La Corte Suprema, verificata la regolarità della procedura e dei pagamenti, ha dichiarato l'estinzione del processo per cessazione della materia del contendere.
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Plusvalenza cessione fabbricato: no tasse se da demolire
L'Agenzia delle Entrate aveva tassato la plusvalenza derivante dalla vendita di un fabbricato destinato alla demolizione, considerandola come cessione di area edificabile. La Corte di Cassazione ha annullato la pretesa fiscale, stabilendo che la vendita di un immobile, anche se destinato alla demolizione, resta una cessione di un fabbricato e non di un terreno. Pertanto, la plusvalenza cessione fabbricato non rientra nell'ipotesi tassabile prevista dall'art. 67 del TUIR per i terreni.
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Imposta sostitutiva fideiussioni: no al registro
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 25338/2024, ha stabilito che le garanzie fideiussorie collegate a finanziamenti a medio-lungo termine, già assoggettate a imposta sostitutiva, non devono pagare nuovamente l'imposta di registro qualora vengano menzionate (enunciate) in un successivo atto giudiziario. La Corte ha rigettato il ricorso dell'Amministrazione Finanziaria, affermando il principio secondo cui un atto che ha già scontato un'imposizione fiscale completa, come quella prevista per l'imposta sostitutiva fideiussioni, non può essere tassato una seconda volta per il solo fatto della sua menzione in un altro documento.
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Deducibilità costi contanti: no alla prova contabile
In un caso riguardante la deducibilità di costi per pubblicità pagati in contanti da un rivenditore di pneumatici, la Corte di Cassazione ha stabilito che le sole registrazioni contabili interne, come i mastrini di cassa, non sono sufficienti a dimostrare l'effettivo sostenimento della spesa. L'ordinanza sottolinea che la prova della deducibilità dei costi contanti spetta al contribuente, che deve fornire documentazione più solida per comprovare l'uscita finanziaria. La decisione dei giudici di merito, che avevano ritenuto sufficienti le annotazioni contabili, è stata cassata con rinvio.
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Definizione agevolata: estinzione del processo
Una società contesta un avviso di accertamento fiscale. Durante il giudizio di Cassazione, aderisce alla definizione agevolata prevista dalla legge, pagando l'importo dovuto. La Suprema Corte, verificata l'adesione e la mancata istanza di prosecuzione, dichiara l'estinzione del processo per cessazione della materia del contendere.
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Reddito immobile pignorato: si paga l’IRPEF?
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che il reddito da immobile pignorato, derivante dai canoni di locazione, concorre alla formazione del reddito imponibile del proprietario-debitore, anche se questi non ne ha la materiale disponibilità. La Corte ha rigettato il ricorso di una contribuente, affermando che la titolarità del bene, fino alla vendita forzata, implica la titolarità del reddito fondiario ai fini fiscali.
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Definizione agevolata: estinzione del processo
Una società, dopo aver vinto nei primi due gradi di giudizio contro l'Amministrazione Finanziaria, ha visto il suo contenzioso estinguersi in Cassazione. La risoluzione è avvenuta grazie all'adesione alla definizione agevolata, che ha eliminato l'oggetto della disputa, portando la Corte a dichiarare la cessazione della materia del contendere.
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Deducibilità costi: la prova spetta all’impresa
L'Agenzia delle Entrate ha contestato a un'impresa la deducibilità dei costi per sponsorizzazioni, sostenendo la mancanza di prove adeguate sull'effettivo sostenimento delle spese, pagate in gran parte in contanti. Dopo due sentenze favorevoli al contribuente, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione. Con l'ordinanza in esame, ha stabilito che la semplice registrazione dei costi nelle scritture contabili non è sufficiente a provarne la deducibilità. Spetta all'imprenditore dimostrare, con documentazione idonea, l'effettivo pagamento e l'inerenza della spesa. Il caso è stato rinviato alla commissione tributaria regionale per un nuovo esame basato su questo principio.
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Definizione agevolata: estinzione del processo
Una società, dopo aver vinto nei primi due gradi di giudizio contro l'Agenzia delle Entrate per la deducibilità di alcuni costi, ha aderito alla definizione agevolata durante il ricorso in Cassazione. La Suprema Corte, preso atto del perfezionamento della procedura di condono e del mancato impulso processuale delle parti, ha dichiarato l'estinzione del giudizio per cessazione della materia del contendere, ponendo fine alla controversia.
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Omessa pronuncia e ius superveniens: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della commissione tributaria regionale per omessa pronuncia. Il giudice di secondo grado, infatti, non aveva esaminato la questione, sollevata dal contribuente, relativa alla deducibilità dei costi in base a una nuova legge più favorevole (ius superveniens), nonostante la contestazione di fatture per operazioni inesistenti. La Corte ha rinviato il caso per una nuova valutazione che tenga conto della normativa sopravvenuta.
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Motivazione apparente: sentenza nulla se manca la ratio
Una socia di una s.r.l. a ristretta base ha impugnato un avviso di accertamento per maggiori redditi. La Commissione Tributaria Regionale ha rigettato l'appello dell'Ufficio con una motivazione apparente, limitandosi a rinviare a un'altra sua decisione. La Corte di Cassazione ha cassato la sentenza, affermando che un provvedimento è nullo se non esplicita l'iter logico-giuridico seguito, violando il requisito del "minimo costituzionale" della motivazione.
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Errore di fatto revocazione: quando è inammissibile
Un contribuente cerca la revocazione di un'ordinanza della Cassazione, sostenendo un errore di fatto nella qualificazione del suo reddito come d'impresa ai fini di un rimborso fiscale. La Suprema Corte dichiara inammissibile la richiesta di errore di fatto revocazione, chiarendo che la classificazione giuridica del reddito è un errore di giudizio, non un errore di fatto emendabile con questo strumento. La Corte ribadisce che la revocazione è un rimedio eccezionale per chiare sviste percettive, non per riconsiderare valutazioni legali.
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Aiuti di Stato e IVA: la Cassazione fa chiarezza
Un contribuente ha ricevuto una cartella di pagamento per l'IVA del 2005, contestandola sulla base delle sospensioni fiscali per un evento sismico del 2002. Le commissioni tributarie inferiori gli hanno dato ragione. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, applicando una successiva delibera della Commissione UE che ha classificato tali agevolazioni come aiuti di Stato illegittimi. La Corte ha stabilito che le decisioni UE costituiscono 'ius superveniens' (diritto sopravvenuto) di applicazione immediata e che lo specifico sgravio IVA violava il principio di neutralità fiscale dell'Unione. Di conseguenza, il ricorso originario del contribuente è stato respinto.
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Legittimazione dei soci: quando non possono agire
La Cassazione ha stabilito il difetto di legittimazione dei soci di una società di persone a impugnare un avviso di accertamento IVA emesso nei confronti della società. L'imposta sul valore aggiunto è un debito proprio della società, rendendo i soci estranei al rapporto tributario e privi di titolo per agire in giudizio.
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Aiuti di Stato: no rimborso IVA per sisma Sicilia
Una società di costruzioni aveva richiesto il rimborso del 90% delle imposte dirette e dell'IVA versate a seguito del sisma in Sicilia del 1990. La Corte di Cassazione ha negato il rimborso dell'IVA e condizionato quello per le imposte dirette, qualificando l'agevolazione come Aiuto di Stato. La Corte ha stabilito che tali benefici devono rispettare la normativa europea, in particolare il regime "de minimis", e ha ribadito che l'onere della prova spetta all'impresa che richiede l'agevolazione. Il rimborso IVA è stato escluso per violazione del principio di neutralità fiscale.
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Utili extracontabili: l’esito del ricorso societario
Una socia di una s.r.l. era stata oggetto di un accertamento per utili extracontabili, divenuto definitivo. Tuttavia, l'accertamento presupposto a carico della società è stato parzialmente annullato in un separato giudizio. La Cassazione ha stabilito che l'esito favorevole del giudizio della società ha un 'effetto riflesso' sulla posizione del socio, anche se il suo accertamento è definitivo. Di conseguenza, la pretesa fiscale verso il socio deve essere ridotta in conformità con la decisione riguardante la società, poiché viene meno il presupposto logico-giuridico dell'imposizione.
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Termini di appello: vecchie regole per vecchi giudizi
La Corte di Cassazione stabilisce un principio fondamentale sui termini di appello. In un caso tributario complesso, un giudizio iniziato prima della riforma del 2009 è stato rinviato al primo giudice per un vizio procedurale. L'Agenzia delle Entrate ha poi appellato la nuova decisione, ma l'appello è stato dichiarato tardivo secondo le nuove norme. La Cassazione ha annullato questa decisione, chiarendo che un rinvio non crea un nuovo processo. Pertanto, si applicano le regole e i termini vigenti all'inizio della causa originaria, garantendo certezza del diritto.
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