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Diritto Tributario

Onere della prova agevolazioni fiscali: il caso
Una società energetica ha impugnato una cartella di pagamento emessa a seguito del disconoscimento di perdite indicate in una dichiarazione integrativa. La società non era riuscita a beneficiare di agevolazioni fiscali per investimenti ambientali. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che l'onere della prova agevolazioni fiscali spetta al contribuente. Quest'ultimo non aveva dimostrato di possedere i requisiti di piccola e media impresa, rendendo la sua pretesa infondata.
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Raddoppio termini per reati fiscali: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 29304/2025, ha chiarito le condizioni di applicabilità del raddoppio dei termini di accertamento in presenza di reati fiscali. In un caso di fatture per operazioni inesistenti, la Corte ha stabilito che il raddoppio dei termini si applica a IRES e IVA anche se la denuncia penale è tardiva o archiviata, poiché è sufficiente la presenza di seri indizi di reato. Ha tuttavia escluso l'applicazione di tale principio all'IRAP, in quanto le violazioni relative a questa imposta non sono penalmente sanzionate. La Corte ha inoltre respinto la tesi della doppia imposizione sollevata dal contribuente.
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Onere prova agevolazioni: chi deve dimostrare i requisiti
Una società energetica si è vista negare il riporto di perdite derivanti da agevolazioni fiscali per investimenti ambientali, richiesto tramite dichiarazione integrativa. L'Agenzia delle Entrate ha contestato la richiesta tramite controllo automatizzato. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, stabilendo che in questi casi l'onere della prova delle agevolazioni fiscali spetta interamente al contribuente, il quale deve dimostrare concretamente di possedere tutti i requisiti soggettivi e oggettivi richiesti dalla legge, come la qualifica di piccola e media impresa indipendente. Una semplice autocertificazione è stata ritenuta insufficiente.
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Voluntary disclosure: pagamento tardivo annulla tutto
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 29288/2025, ha stabilito un principio fondamentale in materia di voluntary disclosure. Il caso riguardava una contribuente che, pur avendo aderito alla procedura di collaborazione volontaria per regolarizzare capitali detenuti all'estero, aveva pagato in ritardo due delle tre rate dovute. I giudici di merito avevano ritenuto che il ritardo non inficiasse la procedura. La Suprema Corte ha ribaltato tale decisione, affermando che il tempestivo e integrale versamento delle somme è un requisito essenziale per il perfezionamento della procedura. Di conseguenza, il pagamento tardivo comporta la decadenza da tutti i benefici, con la ripresa dell'ordinaria attività di accertamento e sanzionatoria da parte dell'Agenzia delle Entrate.
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Contraddittorio preventivo: non serve per non operative
La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha stabilito che per gli avvisi di accertamento emessi nei confronti delle società non operative (o di comodo), non è necessario il contraddittorio preventivo. Il diritto di difesa del contribuente è garantito dalla possibilità di presentare un'istanza di interpello disapplicativo. La Corte ha accolto il ricorso dell'Agenzia delle Entrate, annullando la decisione dei giudici di merito che avevano invalidato l'accertamento per la mancata audizione preliminare della società. La sentenza chiarisce che per i tributi non armonizzati come IRES e IRAP, l'obbligo del contraddittorio sussiste solo se espressamente previsto dalla legge, cosa non più applicabile a questa fattispecie dopo le modifiche normative.
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Classamento catastale: la Cassazione decide
Una società ha impugnato il classamento catastale del proprio immobile, rettificato dall'Agenzia delle Entrate da C/2 (magazzino) a D/7 (fabbricato industriale). La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che la classificazione si basa sulle caratteristiche oggettive e sulla potenzialità funzionale dell'immobile, non sull'uso soggettivo. L'ordinanza chiarisce inoltre che, in seguito a procedura DOCFA, l'Agenzia non è tenuta a effettuare un sopralluogo né a fornire motivazioni complesse se non contesta i dati forniti dal contribuente ma solo la loro valutazione tecnica.
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Definizione agevolata: come chiudere un contenzioso
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione di un contenzioso tra l'Agenzia delle Entrate e una società immobiliare. La disputa verteva sul valore di un'area industriale con fabbricati da demolire. Mentre il processo era in corso, la società ha aderito con successo alla definizione agevolata, una procedura di sanatoria fiscale. Avendo pagato gli importi dovuti e non avendo ricevuto un diniego dall'Agenzia, la Corte ha archiviato il caso per cessazione della materia del contendere, compensando le spese legali.
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Impugnazione intimazione di pagamento: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha esaminato un'impugnazione di intimazione di pagamento basata su diciassette motivi. Il ricorso, presentato da un contribuente contro l'Agente della Riscossione per un debito di quasi 4 milioni di euro, è stato respinto. La sentenza chiarisce principi fondamentali su notifica, prova, prescrizione e motivazione degli atti, confermando che motivi di ricorso generici o puramente formali non sono sufficienti per annullare la pretesa fiscale.
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Esenzione TARSU centro commerciale: la Cassazione decide
Una società operante in un centro commerciale ha richiesto l'esenzione dal pagamento della TARSU, sostenendo che i suoi rifiuti fossero speciali e non assimilabili a quelli urbani. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che l'esenzione TARSU centro commerciale si applica solo a strutture specifiche come ipermercati con centro commerciale integrato, e non a un insieme di negozi autonomi consorziati. La Corte ha inoltre negato l'efficacia di una precedente sentenza favorevole ad un'altra società dello stesso centro, poiché non vi era identità di parti. Di conseguenza, l'esercizio commerciale è tenuto al pagamento della tassa.
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Litisconsorzio necessario: appello nullo senza soci
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza in materia tributaria, riaffermando il principio del litisconsorzio necessario. Un socio accomandante di una S.a.s. aveva impugnato un avviso di accertamento, ma il giudizio si era svolto senza la partecipazione della società e dell'altro socio. La Corte ha dichiarato la nullità dell'intero procedimento per violazione del contraddittorio, rinviando la causa al primo grado di giudizio.
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Onere probatorio accertamento: chi prova il valore?
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un contribuente contro un avviso di accertamento per un maggior valore di un immobile venduto. La Corte ha chiarito l'onere probatorio nell'accertamento, stabilendo che è sufficiente per l'Agenzia delle Entrate basare la rettifica su elementi presuntivi come perizie e dati comparativi. Spetta poi al contribuente fornire prove contrarie concrete e sufficienti. L'ordinanza ha anche precisato che non è necessario allegare all'avviso gli atti di compravendita usati per la comparazione, essendo sufficiente la loro indicazione.
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Voluntary disclosure: pagamento tardivo annulla benefici
Una contribuente aderisce alla procedura di voluntary disclosure per regolarizzare capitali esteri, ma paga in ritardo due delle tre rate previste. L'Amministrazione Finanziaria revoca i benefici, applicando sanzioni ordinarie. Sebbene i giudici di merito di primo e secondo grado diano ragione alla contribuente, la Corte di Cassazione accoglie il ricorso dell'Agenzia. Con l'ordinanza in esame, la Suprema Corte stabilisce che il rispetto dei termini di pagamento è un requisito essenziale e perentorio: il pagamento tardivo impedisce il perfezionamento della voluntary disclosure, causando la decadenza da tutti i vantaggi previsti.
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Omessa dichiarazione TARI: i termini di decadenza
Una società di riscossione ha impugnato una sentenza che riteneva prescritto un accertamento TARI. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che la mancata denuncia di un box auto costituisce omessa dichiarazione TARI per quella specifica unità e non una dichiarazione infedele. Tale omissione rinnova annualmente l'obbligo dichiarativo, facendo decorrere un nuovo termine di decadenza quinquennale ogni anno, con importanti conseguenze per il calcolo dei termini a disposizione del Fisco.
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Motivazione apparente: la Cassazione annulla sentenza
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Commissione Tributaria Regionale per motivazione apparente. Il giudice d'appello si era limitato a respingere il ricorso dell'Amministrazione Finanziaria con una formula generica, senza analizzare criticamente i motivi specifici. La Suprema Corte ha ribadito che una motivazione, per essere valida, deve consentire di ricostruire il percorso logico-giuridico seguito dal giudice, affermando che in caso contrario si verifica una violazione del minimo costituzionale che comporta la nullità della pronuncia.
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Società di comodo: no contraddittorio preventivo
La Corte di Cassazione ha stabilito che per l'accertamento fiscale nei confronti di una società di comodo non è necessario un contraddittorio preventivo avviato dall'Agenzia delle Entrate. La procedura di tutela per il contribuente è l'interpello disapplicativo, un'istanza che deve essere presentata dal contribuente stesso. La Corte ha cassato la sentenza di merito che aveva annullato gli avvisi di accertamento per la mancata attivazione del contraddittorio da parte dell'Ufficio.
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Riduzione TARI: come si calcola se manca il servizio?
La Corte di Cassazione ha chiarito che in caso di mancato servizio di raccolta rifiuti, la riduzione TARI porta il tributo ad essere dovuto nella misura del 40% della tariffa. Se il contribuente non prova la distanza dal punto di raccolta per una graduazione diversa, si applica la misura massima prevista dalla legge, senza che il giudice possa ridurla equitativamente.
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Notifica diretta atti impositivi: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 29246/2025, interviene sul tema della notifica diretta atti impositivi da parte degli enti locali. Un Comune aveva emesso un'ingiunzione di pagamento per la TARI, contestata da una società per mancata notifica dell'atto presupposto. La Corte ha stabilito che, in caso di notifica diretta a mezzo posta, la procedura si perfeziona con il decorso di dieci giorni dal rilascio dell'avviso di giacenza, senza necessità di inviare un'ulteriore raccomandata informativa. Viene così cassata la decisione del giudice di merito che aveva annullato l'atto per questo motivo.
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Motivazione apparente: Cassazione annulla sentenza
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Commissione Tributaria Regionale che aveva riformato una decisione di primo grado favorevole a un contribuente. La Corte ha stabilito che la sentenza d'appello presentava una motivazione apparente, in quanto si limitava a definire tale la decisione precedente senza fornire un'analisi concreta. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame del merito, sottolineando che il giudice d'appello non può limitarsi ad annullare una sentenza per vizi di motivazione ma deve decidere la controversia.
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Impugnabilità comunicazione irregolarità: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha stabilito che la comunicazione di irregolarità emessa dall'Agenzia delle Entrate ai sensi dell'art. 36-ter del D.P.R. 600/73 è un atto autonomamente impugnabile. Sebbene non inclusa nell'elenco tassativo dell'art. 19 del D.Lgs. 546/92, la Corte ha ribadito che qualsiasi atto che porti a conoscenza del contribuente una pretesa tributaria definita è contestabile in giudizio, in virtù di un'interpretazione estensiva della norma a tutela del diritto di difesa del cittadino. La sentenza del giudice di secondo grado, che aveva dichiarato inammissibile il ricorso, è stata quindi cassata con rinvio.
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Tassazione aree scoperte: quando sono esenti TARSU?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha stabilito che la tassazione delle aree scoperte pertinenziali ai fini TARSU non è automatica. Il giudice deve valutare se l'area sia 'operativa', ovvero idonea a produrre rifiuti. Nel caso specifico, una società del settore legnami contestava un avviso di accertamento del Comune. La Corte ha cassato la sentenza d'appello che aveva ignorato questo punto cruciale, rinviando la causa per un nuovo esame di merito sulla concreta operatività delle superfici contestate.
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