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Diritto Immobiliare

Sopraelevazione antisismica: il permesso non basta
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 27018/2024, ha stabilito che la legittimità amministrativa di un'opera edilizia, come una sopraelevazione, non esclude la sua illegittimità sotto il profilo civilistico se viola le norme a tutela della sicurezza e della stabilità dell'edificio. Nel caso di specie, un proprietario aveva realizzato una nuova superficie all'ultimo piano, ma la Corte ha confermato la condanna al risarcimento del danno in favore dei vicini, ritenendo prevalenti le norme sulla sicurezza strutturale e la normativa antisismica rispetto al mero possesso del titolo edilizio.
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Ricorso inammissibile: no a nuova valutazione dei fatti
Un inquilino, la cui richiesta di risarcimento per danni da incendio era stata respinta in primo e secondo grado, si è rivolto alla Corte di Cassazione. Sosteneva che i giudici avessero ignorato fatti cruciali sull'origine dell'incendio. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che il ricorrente stava impropriamente chiedendo una nuova valutazione dei fatti, non denunciando una reale omissione. Di conseguenza, è stato condannato al pagamento delle spese e a sanzioni per lite temeraria.
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Rinuncia al ricorso: estinzione e spese legali
Una controversia iniziata con l'opposizione a un decreto ingiuntivo per servizi idrici arriva in Cassazione. Le società ricorrenti, tuttavia, presentano una rinuncia al ricorso. La Suprema Corte dichiara l'estinzione del processo, chiarendo che la rinuncia è valida anche senza accettazione della controparte. Di conseguenza, condanna la ricorrente principale al pagamento delle spese legali a favore del condominio resistente, ma esclude il raddoppio del contributo unificato.
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Simulazione contratto: domanda inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un erede che chiedeva di accertare la simulazione del contratto di vendita di un immobile. La Corte ha rilevato una contraddizione insanabile tra la richiesta di dichiarare la vendita come totalmente fittizia (simulazione assoluta) e la contemporanea richiesta di condannare l'acquirente al pagamento di una differenza di prezzo, che presuppone invece la validità della compravendita.
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Servitù di passaggio apparente: il quid pluris
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26956/2024, ha chiarito i requisiti per l'acquisto di una servitù di passaggio per usucapione. Ha stabilito che la mera esistenza di una strada visibile non è sufficiente. È necessario un "quid pluris", ovvero opere che dimostrino in modo inequivocabile la specifica destinazione del percorso a servizio di un fondo (dominante) a scapito di un altro (servente). La Corte ha quindi cassato la decisione d'appello che si era limitata a constatare la presenza di un percorso asfaltato e inghiaiato, rinviando il caso per un nuovo esame basato su questo principio.
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Contratto preliminare nullo: l’oggetto deve essere certo
La Corte di Cassazione ha confermato la nullità di un contratto preliminare di vendita immobiliare a causa dell'assoluta indeterminatezza dell'oggetto. La scrittura privata non specificava l'ubicazione né i confini del terreno e del fabbricato da costruire. La Corte ha chiarito che, affinché un contratto sia valido, l'immobile deve essere almeno determinabile sulla base di elementi presenti nell'accordo stesso, cosa che non avveniva nel caso di specie, rendendo il contratto preliminare nullo e non semplicemente inefficace.
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Litisconsorzio necessario: onere della prova
Una società costruttrice, condannata in appello alla rimozione di un cancello che ostacolava una servitù di passo, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando, tra l'altro, la mancata integrazione del contraddittorio. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, affermando che spetta alla parte che eccepisce il difetto di litisconsorzio necessario non solo indicare i presunti litisconsorti, ma anche provare i presupposti di fatto e di diritto della loro necessaria partecipazione al giudizio. In assenza di tale prova, l'eccezione è infondata.
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Prossimità linea doganale: quando è lecita la sanzione
Una società è stata sanzionata per aver costruito opere in prossimità della linea doganale senza autorizzazione. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 26935/2024, ha stabilito che, per la legittimità della sanzione, non basta la vicinanza fisica dell'opera, ma l'amministrazione deve dimostrare che la costruzione arreca un concreto pregiudizio all'attività di vigilanza. Rigettate le questioni su prescrizione e ritardi, la Corte ha accolto il ricorso su questo punto cruciale, rinviando il caso alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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Clausola risolutiva espressa: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha confermato la risoluzione di un contratto di leasing immobiliare per inadempimento. La controversia verteva sulla validità di una clausola risolutiva espressa, contestata dalla società utilizzatrice perché ritenuta generica. La Corte ha stabilito che la clausola era sufficientemente specifica e che la sua applicazione prevale sulla valutazione legale della gravità dell'inadempimento prevista dalla L. 124/2017, poiché la volontà delle parti è sovrana. Rigettati anche i motivi relativi alla mancata conversione del rito processuale e al presunto omesso esame del diritto di riscatto, considerato estinto con la risoluzione del contratto.
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Rivalutazione monetaria: obbligo di motivazione
In una causa per vizi di un immobile, la Corte di Cassazione ha stabilito che, sebbene la rivalutazione monetaria sia implicitamente inclusa nella richiesta di risarcimento, il giudice ha l'obbligo di motivare in modo trasparente i criteri di calcolo usati. La mancata indicazione di come è stato determinato l'adeguamento ISTAT rende la sentenza nulla per difetto di motivazione, poiché impedisce alle parti di verificarne la correttezza.
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Prova usucapione: onere e limiti del ricorso
Due individui ricorrono in Cassazione dopo che i tribunali di merito hanno respinto la loro richiesta di acquisire una proprietà per usucapione. La Corte Suprema dichiara il ricorso inammissibile, sottolineando che i ricorrenti non hanno fornito la prova usucapione richiesta. La sentenza evidenzia che contestare il possesso della controparte non è sufficiente; è necessario dimostrare positivamente il proprio possesso continuo e ininterrotto. L'appello è stato respinto perché non ha affrontato la ragione centrale della decisione del tribunale inferiore.
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Servitù di passaggio: onere della prova e confini
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del proprietario di un fondo che accusava un terzo vicino di aver ristretto una servitù di passaggio. La decisione si fonda sulla totale assenza di prove a carico del vicino, ribadendo che chi accusa ha l'onere di dimostrare i fatti che afferma. La Corte ha chiarito che non è possibile chiedere in Cassazione una nuova valutazione dei fatti già accertati in appello, specialmente quando la decisione impugnata si basa proprio sulla carenza probatoria.
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Servitù per destinazione del padre di famiglia: la guida
In un caso riguardante l'accesso a servizi comuni, la Corte di Cassazione ha chiarito un principio fondamentale sulla servitù per destinazione del padre di famiglia. La Corte ha stabilito che, per la sua costituzione, lo stato di asservimento tra due fondi deve esistere al momento della prima divisione della proprietà originaria, non al momento di vendite successive. La sentenza impugnata è stata cassata con rinvio per aver erroneamente valutato il momento temporale e per aver mal interpretato una domanda relativa all'illegittima unificazione di utenze idriche.
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Indivisibilità servitù: la Cassazione chiarisce
Un proprietario ha contestato il diritto di passaggio di un vicino, sostenendo che una recente divisione del terreno avesse estinto la servitù. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione dei giudici di merito, riaffermando il principio di indivisibilità della servitù. Secondo la Corte, la divisione del fondo dominante non comporta l'estinzione automatica del diritto di passaggio per le nuove porzioni, anche se dotate di accesso alternativo, a meno che non sia espressamente previsto nell'atto di divisione.
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Danno presunto: come si calcola il risarcimento?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 26884/2024, chiarisce che la violazione delle distanze legali non genera un risarcimento automatico. Il danneggiato deve allegare un pregiudizio concreto. La Corte ha cassato la sentenza di merito che aveva liquidato il danno senza specificare i criteri di calcolo, introducendo il concetto di danno presunto che richiede una prova, anche per presunzioni, del pregiudizio subito.
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Obblighi antiriciclaggio notai: la Cassazione
La Corte di Cassazione conferma la sanzione a un notaio per la mancata segnalazione di operazioni sospette. Il caso riguarda sei compravendite immobiliari in cui le modalità di pagamento erano generiche e risalenti a molti anni prima del rogito. La Suprema Corte ha stabilito che tali anomalie costituiscono un chiaro indice di sospetto, rafforzando gli obblighi antiriciclaggio notai e chiarendo che il dovere di segnalazione non richiede la prova di un reato, ma la semplice presenza di elementi anomali che impongono un approfondimento.
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Giudicato interno: appello implicito e contratto
Due acquirenti, dopo aver pagato un immobile, non ottengono il rogito a causa di ipoteche non cancellate dal venditore. Il Tribunale, pur condannando il venditore al risarcimento, dichiara risolto il contratto preliminare. La Corte d'Appello rigetta la richiesta di trasferimento dell'immobile, ritenendo che la statuizione sulla risoluzione fosse passata in giudicato interno perché non specificamente impugnata. La Cassazione ribalta la decisione, stabilendo che la domanda di adempimento del contratto è intrinsecamente incompatibile con la sua risoluzione e costituisce, pertanto, un'impugnazione implicita, impedendo la formazione del giudicato interno.
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Occupazione abusiva demanio: no a sanatorie e sconti
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di un privato al pagamento di un ingente indennizzo per l'occupazione abusiva del demanio marittimo, derivante dalla trasformazione di una cabina balneare in abitazione. La Corte ha stabilito che tali opere non sono sanabili e ha legittimato l'applicazione retroattiva di sanzioni più severe, basate sui valori di mercato, introdotte dalla legge finanziaria del 2007.
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Ritenzione illegittima immobile: il risarcimento danni
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26828/2024, ha confermato il diritto del committente al risarcimento del danno per la ritenzione illegittima immobile da parte dell'appaltatore. Il caso riguardava un contratto d'appalto per la ristrutturazione di una villa, al termine del quale l'appaltatore si era rifiutato di consegnare le chiavi per oltre quattro anni. La Corte ha ribadito che l'appaltatore non ha diritto di ritenzione e che il danno per il mancato godimento del bene può essere liquidato in base al suo valore locativo di mercato.
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COSAP su suolo pubblico: quando si paga il canone?
Un'associazione sportiva occupava un'area aeroportuale di proprietà di un Ente Locale. Anche dopo la scadenza della concessione, l'occupazione è proseguita, portando l'Ente a richiedere il pagamento del COSAP su suolo pubblico. L'associazione ha contestato la richiesta, adducendo varie motivazioni tra cui la presenza di usi civici sull'area e l'utilizzo parziale da parte della Protezione Civile. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che il canone è dovuto per qualsiasi occupazione di suolo pubblico, a prescindere dall'esistenza di un titolo, e che la presenza di usi civici non esenta dal pagamento.
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