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Diritto Immobiliare

Errore revocatorio e giudicato: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per revocazione, chiarendo che un presunto errore revocatorio nell'interpretazione di un giudicato esterno non costituisce un errore di fatto, ma una questione di diritto. La Corte sottolinea che il giudicato va assimilato a un 'elemento normativo', la cui interpretazione errata non può essere contestata tramite lo strumento della revocazione per errore di fatto, ma attiene a un eventuale errore di giudizio.
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Notifica nulla: Cassazione cassa sentenza d’appello
Una società di distribuzione gas, erroneamente dichiarata contumace in primo grado, veniva condannata in appello. La Cassazione ha annullato la sentenza d'appello a causa di una notifica nulla, non effettuata personalmente ma presso un avvocato di un precedente giudizio. Rilevando un litisconsorzio necessario processuale, ha rinviato il caso alla Corte d'Appello per un nuovo esame con tutte le parti correttamente presenti, evidenziando il vizio della notifica nulla.
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Interesse ad agire condominio: cosa succede se vendi?
Un ex condomino ha impugnato una delibera assembleare per lavori straordinari, ma ha venduto il proprio immobile durante il processo. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che viene meno l'interesse ad agire condominio. Per proseguire l'azione legale è necessario mantenere la qualità di condomino fino alla decisione finale, a meno che non si dimostri un persistente e concreto pregiudizio patrimoniale derivante dalla delibera stessa.
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Impugnazione delibera condominiale: i termini da fare
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16635/2024, chiarisce le modalità per l'impugnazione della delibera condominiale in sede di opposizione a decreto ingiuntivo. Un condomino si opponeva al pagamento di oneri condominiali, lamentando la mancata convocazione all'assemblea e vizi di calcolo. La Corte ha rigettato il ricorso, affermando che i vizi che rendono una delibera annullabile (come l'omessa convocazione) devono essere fatti valere non con una semplice difesa (eccezione), ma con un'apposita domanda di annullamento (domanda riconvenzionale) da proporsi entro i termini di legge.
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Ricorso per cassazione inammissibile: guida pratica
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso per cassazione inammissibile presentato da un condominio contro la sentenza di un Giudice di Pace. La decisione ribadisce che per le sentenze emesse secondo equità, l'unico rimedio è l'appello a motivi limitati, non il ricorso diretto alla Suprema Corte, con conseguente condanna alle spese per l'appellante.
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Rinuncia al ricorso: estinzione senza spese
Un condomino aveva proposto ricorso in Cassazione contro una sentenza che lo obbligava a pagare delle spese condominiali. Successivamente, ha presentato una rinuncia al ricorso, che è stata accettata dal condominio. La Corte di Cassazione, applicando la normativa specifica, ha dichiarato l'estinzione del giudizio senza condannare il ricorrente al pagamento delle spese legali, proprio in virtù dell'accettazione ricevuta.
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Responsabilità professionale notaio: il ricorso è nullo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 16621/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni acquirenti contro un notaio. Sebbene la responsabilità professionale del notaio fosse stata accertata in appello per non aver verificato vincoli urbanistici su un immobile, la richiesta di risarcimento è stata respinta per mancata prova del danno. La Cassazione ha sottolineato che il ricorso era inammissibile perché mirava a una nuova valutazione dei fatti, compito precluso alla Suprema Corte, e per difetti procedurali come la mancanza di autosufficienza.
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Presunzione di condominialità: la prova contraria
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16619/2024, ha chiarito i criteri per determinare la proprietà di un'area contesa in un condominio. Il caso riguardava un viale d'accesso che la Corte d'Appello aveva ritenuto di proprietà esclusiva basandosi su un atto di divisione del 1994. La Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che per vincere la presunzione di condominialità stabilita dall'art. 1117 c.c., è necessario fare riferimento esclusivamente al primo atto di frazionamento che ha dato origine al condominio. Atti successivi o regolamenti non approvati all'unanimità non sono sufficienti a dimostrare la proprietà esclusiva di un bene altrimenti comune.
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Garanzia vizi immobile: quando è esclusa?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 16592/2024, ha confermato l'esclusione della garanzia vizi immobile per un ampliamento abusivo. Il ricorso dell'acquirente è stato respinto poiché, nonostante le dichiarazioni della venditrice, è stata provata la sua conoscenza effettiva del vizio al momento della compravendita. Tale conoscenza, desunta da discrepanze documentali e dall'evidenza del vizio, rende inoperante la garanzia ai sensi dell'art. 1491 del Codice Civile.
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Travisamento della prova: quando il ricorso è inammissibile
Un professionista ha citato in giudizio un condominio e un vicino per danni da infiltrazioni d'acqua. La Corte d'Appello ha attribuito la colpa a piogge eccezionali e a presunti lavori del professionista. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che denunciare un travisamento della prova non consente di ottenere un nuovo esame dei fatti, ma serve solo a contestare un errore palese su un atto specifico del processo.
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Responsabilità appaltatore: quando è totale per danni
Un'impresa edile, condannata per una frana causata da lavori fognari, ricorre in Cassazione invocando una responsabilità ridotta a causa di preesistenti problemi di drenaggio. La Corte Suprema rigetta il ricorso, affermando la piena responsabilità dell'appaltatore. Secondo i giudici, l'intervento dell'impresa è stato la causa scatenante (condicio sine qua non) del danno, rendendo irrilevante la concausa naturale ai fini di una riduzione del risarcimento.
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Qualificazione della domanda: effetti sui termini
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per revocazione. La decisione si fonda sul principio che la qualificazione della domanda operata in una precedente sentenza, sebbene contestata, costituisce un giudicato interno. Di conseguenza, i termini per l'impugnazione, inclusa l'applicazione o meno della sospensione feriale, devono essere calcolati in base a quella qualificazione, rendendo il ricorso tardivo.
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Prescrizione danno contrattuale: quando inizia?
La Corte di Cassazione ha stabilito che la prescrizione del danno contrattuale, derivante dalla mancata cancellazione di un'ipoteca da parte del venditore di un immobile, decorre dal momento in cui l'acquirente subisce l'effettivo pregiudizio economico, ovvero quando paga i creditori per estinguere il debito, e non dalla semplice notifica dell'atto di precetto. L'ordinanza analizza il caso di acquirenti costretti a saldare un'ipoteca che i venditori si erano impegnati a rimuovere, chiarendo che il mero pericolo del danno non fa scattare il termine prescrizionale.
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Erede apparente: acquisto salvo se in buona fede
La Corte di Cassazione conferma la validità di un acquisto immobiliare effettuato da un erede apparente, la cui nomina derivava da un testamento poi dichiarato falso. La sentenza ribadisce che per la tutela dell'acquirente sono decisivi la sua buona fede, l'onerosità dell'atto e l'anteriorità della trascrizione dell'acquisto rispetto alla trascrizione della domanda giudiziale dei veri eredi. Viene chiarito che la nozione di erede apparente include anche chi agisce sulla base di un titolo ereditario (come un testamento) che si rivela successivamente nullo.
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Decisione secondo equità: i limiti dell’appello
Una sentenza analizza i limiti di appellabilità di una decisione secondo equità emessa da un Giudice di Pace. La Corte di Cassazione ha stabilito che, anche in questi casi, la violazione delle norme sulla competenza del giudice costituisce un valido motivo di appello, in quanto rientra tra le 'norme sul procedimento'. La Corte ha quindi annullato la decisione del Tribunale che aveva dichiarato inammissibile l'appello senza esaminare tale motivo.
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Nullità vendita per prezzo: la Cassazione decide
Un'erede ha impugnato la vendita di un immobile effettuata dalla sua defunta zia, sostenendo l'incapacità di quest'ultima e la nullità vendita per prezzo non pagato. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che l'accordo tra le parti per compensare il prezzo con debiti pregressi del venditore non invalida il contratto. L'azione per incapacità naturale è stata inoltre ritenuta prescritta, essendo trascorsi più di cinque anni dalla stipula.
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Recesso unilaterale appalto: l’indennizzo dovuto
La Corte di Cassazione conferma la condanna di un condominio a risarcire un'impresa edile. La cessazione del contratto non è stata causata da un inadempimento dell'impresa, ma da un recesso unilaterale appalto da parte del committente. Quest'ultimo, infatti, non aveva cooperato nella scelta dei materiali e l'impresa aveva legittimamente sospeso i lavori per gravi problemi di sicurezza dell'edificio. La Corte ha convalidato il calcolo del mancato guadagno in via forfettaria al 10%, applicando in via analogica i principi degli appalti pubblici.
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Danno da deterioramento: non coperto da penale per ritardo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16345/2024, ha chiarito che il danno da deterioramento di un bene è distinto e autonomo rispetto al danno da ritardo nella consegna. Di conseguenza, una clausola penale che sanziona il ritardo non copre anche il deterioramento. Inoltre, una precedente sentenza sul ritardo non preclude un'azione successiva per il risarcimento del danno da deterioramento, il cui termine di prescrizione decorre dal momento in cui l'acquirente, presa in consegna l'azienda, può effettivamente constatare il degrado.
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Onere della prova nel mutuo: chi deve dimostrare?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16331/2024, ha rigettato il ricorso di un creditore che non era riuscito a dimostrare l'esistenza di un contratto di mutuo. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: l'onere della prova nel mutuo grava su chi chiede la restituzione delle somme. Non è sufficiente provare la consegna del denaro; è necessario dimostrare anche il titolo giuridico che obbliga alla restituzione, ovvero il contratto di mutuo stesso. Il fallimento nel fornire tale prova ha portato al rigetto definitivo della domanda del creditore.
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Onere della prova appalto: chi deve provare il contratto?
Una società costruttrice richiedeva il pagamento per lavori di finitura in un appartamento. Il proprietario negava di aver mai commissionato tali lavori. La Corte di Cassazione ha stabilito che l'onere della prova appalto spetta all'impresa, che deve dimostrare l'esistenza del contratto. È stato annullato il verdetto precedente che aveva erroneamente addossato tale onere all'acquirente dell'immobile.
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