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Diritto Immobiliare

Convocazione assemblea: condomino contro cui si agisce
La Corte di Cassazione stabilisce che un condomino, contro cui l'assemblea delibera di intraprendere un'azione legale, non ha la legittimazione per impugnare la delibera per omessa o tardiva convocazione. In questo scenario, la compagine condominiale si scinde in due parti contrapposte e il condomino interessato non rientra tra gli aventi diritto a partecipare alla decisione. La mancata convocazione assembleare condominiale, in questo caso, non è un vizio che può essere fatto valere.
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Delibera condominiale invalida: il caso del vialetto
Una condomina impugna una delibera assembleare che istituisce un parcheggio per disabili in un vialetto, sostenendo di non essere stata convocata. La Corte d'Appello le dà ragione, dichiarando la delibera condominiale invalida. La motivazione si fonda sulla natura del vialetto: non un'area di pertinenza esclusiva di alcuni, ma un "bene comune non censibile" secondo i rogiti e il regolamento condominiale. Pertanto, la decisione richiedeva la partecipazione di tutti i condomini e non poteva essere presa da un'assemblea parziale.
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Affitto di azienda: i limiti del ricorso in Cassazione
Una società ha contestato la qualificazione del suo contratto come affitto di azienda, sostenendo fosse una locazione commerciale. Dopo la sconfitta in Appello, ha proposto ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per gravi vizi procedurali, senza entrare nel merito della questione. La decisione sottolinea l'importanza del rigore formale nella redazione dei motivi di ricorso, che devono criticare specificamente la sentenza impugnata e non limitarsi a riproporre le proprie tesi.
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Mera difesa in appello: Cassazione chiarisce i limiti
Una società è stata condannata a demolire un muro ritenuto all'interno della proprietà confinante. In appello, la sua tesi sulla collocazione del muro sulla linea di confine è stata respinta come eccezione nuova. La Cassazione ha annullato tale decisione, chiarendo che contestare i fatti posti a fondamento della domanda avversaria costituisce una mera difesa in appello, sempre ammissibile, e non un'eccezione vietata ai sensi dell'art. 345 c.p.c.
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Letto fiume abbandonato: la prova in giudizio
La Corte di Cassazione chiarisce la natura della prova necessaria per rivendicare la proprietà di un letto fiume abbandonato. A differenza di quanto stabilito dalla Corte d'Appello, non è richiesta la 'probatio diabolica', trattandosi di un acquisto a titolo originario per accessione. È sufficiente dimostrare i presupposti previsti dall'art. 946 c.c. (versione ante 1994), ovvero l'abbandono del letto da parte del fiume e la proprietà del fondo rivierasco.
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Regolamento di competenza: inammissibile su ATP
Una parte ha proposto ricorso per regolamento di competenza, sostenendo che un accertamento tecnico preventivo per infiltrazioni d'acqua fosse di competenza di un altro giudice già investito di una causa successoria tra le stesse parti. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che non può esserci litispendenza o continenza tra un giudizio di merito e un procedimento di istruzione preventiva, come l'ATP. Il ricorrente è stato condannato anche per lite temeraria per aver riproposto un'impugnazione già in passato respinta.
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Azione di rivendica: prova e confini tra fondi
La Corte di Cassazione conferma la distinzione tra azione di rivendica e regolamento di confini. In un caso di occupazione di una striscia di terreno, i giudici hanno ribadito che se vi è un conflitto tra titoli di proprietà, si tratta di azione di rivendica, che richiede una prova rigorosa della proprietà (probatio diabolica). L'attore deve dimostrare la validità del proprio titolo risalendo a un acquisto a titolo originario, non essendo sufficiente il solo atto di compravendita.
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Qualificazione del contratto: il ruolo del giudice
Una società di servizi postali ha contestato la qualificazione del contratto di scambio di un'area immobiliare con un ministero, sostenendo fosse una consegna provvisoria e non una permuta definitiva. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che la qualificazione del contratto spetta al giudice di merito sulla base dell'interpretazione della volontà delle parti. La Corte ha stabilito che la valutazione del giudice prevale sull'opinione del consulente tecnico e che l'errata interpretazione dei fatti non costituisce un vizio di legge sindacabile in sede di legittimità.
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Usucapione coerede: la coltivazione non basta
Una controversia tra sorelle sull'usucapione di terreni co-ereditati arriva in Cassazione. La Corte Suprema stabilisce che la semplice coltivazione del fondo da parte di un coerede non è sufficiente a dimostrare il possesso esclusivo necessario per l'usucapione. Occorrono atti inequivocabili che escludano gli altri coeredi dal godimento del bene. La sentenza d'appello, che aveva concesso l'usucapione basandosi solo sulla coltivazione, viene annullata con rinvio per un nuovo esame.
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Notifica avvocato irreperibile: la Cassazione chiarisce
Un cittadino vede il suo appello dichiarato inammissibile a causa di una presunta notifica errata. La Cassazione interviene, ribaltando la decisione e chiarendo le regole sulla notifica a un avvocato irreperibile e sprovvisto di PEC (Posta Elettronica Certificata). Il principio affermato è che, in assenza di un domicilio digitale comunicato, la notifica va eseguita correttamente tramite deposito in cancelleria, rendendo l'atto valido e il processo proseguibile.
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Sopraelevazione: nuove regole sulle distanze legali
Un proprietario ha costruito un piano aggiuntivo sul proprio edificio, direttamente sul confine con il vicino. Quest'ultimo ha contestato l'opera, appellandosi a nuove normative locali che imponevano una distanza minima dal confine. La Corte di Cassazione ha confermato che una sopraelevazione è da considerarsi una nuova costruzione e, come tale, deve rispettare le norme sulle distanze in vigore al momento della sua realizzazione, anche se l'edificio originale era stato legittimamente costruito sul confine. Il ricorso del costruttore è stato quindi respinto.
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Usucapione stradina: la Cassazione chiarisce i requisiti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21675/2024, ha rigettato il ricorso in un caso di usucapione stradina e servitù di passaggio. La Corte ha stabilito che una sentenza è valida anche se identifica l'area tramite riferimento a una perizia (CTU), purché la motivazione la renda inequivocabilmente individuabile. Ha inoltre ribadito che la valutazione delle prove testimoniali spetta al giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità. La decisione conferma i requisiti di prova per l'acquisto della proprietà e della servitù per possesso prolungato nel tempo.
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Usucapione immobile abusivo: quando è impossibile
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21672/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di usucapione di un immobile abusivo. Il caso riguardava una cittadina che, dopo la costruzione di un immobile senza permesso e la successiva acquisizione del bene da parte del Comune, aveva continuato a viverci, chiedendo poi il riconoscimento della proprietà per usucapione. La Suprema Corte ha rigettato la richiesta, chiarendo che l'acquisizione del bene al patrimonio comunale, essendo un acquisto a titolo originario, determina la perdita dell'"animus possidendi" (l'intenzione di possedere come proprietario) in capo all'ex titolare. Di conseguenza, la sua permanenza nell'immobile si configura come mera detenzione, una condizione che non consente di maturare i termini per l'usucapione, salvo uno specifico atto di interversione del possesso.
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Litisconsorzio necessario: azione del comproprietario
Una società occupava senza titolo un immobile di proprietà di due persone. Una delle comproprietarie ha agito in giudizio per la restituzione e il risarcimento. La società si è difesa sostenendo la necessità di coinvolgere anche l'altra proprietaria, invocando il litisconsorzio necessario. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, affermando che ciascun comproprietario può agire individualmente per tutelare il bene comune, poiché tale azione non incide sul rapporto giuridico plurisoggettivo in modo inscindibile.
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Indennità di occupazione: quando è debito di valuta?
La Cassazione ha respinto il ricorso di un coerede che chiedeva il pagamento dell'indennità di occupazione per un periodo più lungo e la rivalutazione monetaria della somma. La Corte ha stabilito che la valutazione della durata dell'occupazione è un giudizio di fatto insindacabile in sede di legittimità e ha ribadito che l'indennità per frutti civili costituisce un debito di valuta, non soggetto a rivalutazione automatica.
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Azione negatoria servitutis: rimozione senza danno
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 21648/2024, chiarisce un punto cruciale sull'azione negatoria servitutis. Il proprietario di un immobile può chiedere la rimozione di un'opera illegittima, come una tubatura, senza dover dimostrare di aver subito un danno specifico. La Corte ha stabilito che l'accertamento dell'inesistenza di una servitù (nella specie, per rigetto della domanda di usucapione) è sufficiente a fondare il diritto alla rimozione. Inoltre, spetta a chi ha realizzato l'opera nel sottosuolo dimostrare la carenza di interesse del proprietario alla sua rimozione, e non viceversa.
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Inammissibilità ricorso cassazione: limiti al riesame
La Corte di Cassazione dichiara l'inammissibilità del ricorso riguardante una servitù di passaggio. La decisione si fonda sulla non conformità dei motivi di ricorso ai requisiti di legge, che miravano a un riesame del merito della controversia, non consentito in sede di legittimità. Viene ribadito che il giudizio di Cassazione non è un terzo grado di giudizio, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge, e che i motivi di ricorso devono essere specifici e autosufficienti, senza richiedere una nuova valutazione dei fatti.
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Sospensione necessaria processo: la Cassazione chiarisce
Una società cooperativa, citata in giudizio per il saldo del prezzo di un terreno, chiedeva la sospensione necessaria del processo in attesa della definizione di un'altra causa per la riduzione del prezzo. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo la differenza tra sospensione obbligatoria e facoltativa e confermando che la valutazione delle prove sulla consegna del bene, operata dal giudice di merito, non è sindacabile in sede di legittimità.
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Vizio occulto: quando un difetto è eliminabile?
La Corte di Cassazione ha stabilito che un difetto in un immobile, qualificato come vizio occulto, se eliminabile, non giustifica una richiesta di riduzione del prezzo. Nel caso di specie, l'assenza di un allaccio idrico autonomo è stata considerata un vizio sanabile tramite l'installazione di un nuovo contatore. Di conseguenza, l'acquirente avrebbe potuto richiedere solo il rimborso dei costi di ripristino, non una diminuzione del valore dell'immobile. Il ricorso degli acquirenti è stato rigettato.
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Errore di fatto revocatorio: quando è inammissibile
Un condomino propone ricorso per revocazione contro un'ordinanza della Cassazione, lamentando un errore di fatto revocatorio nell'interpretazione di una perizia tecnica. La Corte dichiara il ricorso inammissibile, chiarendo che la critica alla valutazione delle prove costituisce un errore di giudizio e non un errore percettivo che giustifica la revocazione. Di conseguenza, il ricorrente viene condannato per lite temeraria.
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