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Diritto di Famiglia

Trasferimento immobile separazione: rischio fallimento
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una moglie separata contro la decisione che rendeva inefficace il trasferimento immobiliare ricevuto dall'ex coniuge, poi fallito. L'atto, avvenuto in sede di separazione consensuale, è stato qualificato come gratuito perché non è stata fornita prova della sua natura onerosa, ovvero come sostituzione del mantenimento o come transazione di liti potenziali. La Suprema Corte ha confermato l'inefficacia dell'atto verso i creditori del fallimento.
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Comunione legale: vendita dopo la separazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8193/2024, stabilisce un principio fondamentale riguardo la sorte della comunione legale dopo la separazione. La Corte ha chiarito che, a seguito della separazione personale dei coniugi, il regime di comunione legale si scioglie e si trasforma in comunione ordinaria. Di conseguenza, ciascun ex coniuge può liberamente vendere la propria quota del bene, precedentemente in comunione, senza necessità del consenso dell'altro. Il caso riguardava la vendita della quota di un immobile da parte di un ex marito, impugnata dall'ex moglie. La Cassazione ha cassato la decisione della Corte d'Appello, che aveva erroneamente annullato la vendita applicando le norme della comunione legale anziché quelle della comunione ordinaria.
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Scioglimento fondo patrimoniale: la Cassazione decide
Un creditore contesta un atto con cui due genitori trasferiscono ai figli la nuda proprietà di immobili, precedentemente vincolati in un fondo patrimoniale. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8190/2024, ha stabilito che la motivazione della Corte d'Appello era contraddittoria. Un atto dichiarato nullo per simulazione non può produrre alcun effetto giuridico, compreso lo scioglimento del fondo patrimoniale. Pertanto, la Corte ha annullato la sentenza e rinviato il caso per un nuovo esame, sottolineando l'impossibilità di uno scioglimento implicito del fondo tramite un negozio fittizio.
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Promessa di pagamento: validità e onere della prova
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8213/2024, ha stabilito che una scrittura privata contenente una promessa di pagamento può validamente costituire una rendita vitalizia, invertendo l'onere della prova sul rapporto causale. Il caso riguardava una complessa disputa ereditaria in cui i giudici di merito avevano erroneamente negato valore legale a un accordo del 1970. La Corte ha cassato la sentenza per non aver correttamente qualificato l'atto come promessa di pagamento e per vizi procedurali legati alla mancata integrazione del contraddittorio.
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Successione per rappresentazione: limiti e validità
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso relativo a un testamento dalla validità contestata. La Corte ha stabilito che la natura testamentaria di un atto non può essere esclusa solo per elementi formali, richiedendo una valutazione complessiva della volontà del testatore. Ha però confermato i rigidi limiti della successione per rappresentazione, escludendo che essa possa operare a favore dei discendenti dei nipoti del defunto. La causa è stata rinviata alla Corte d'Appello per una nuova valutazione del testamento.
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Revoca donazione per ingratitudine: la Cassazione
Un figlio aggredisce la madre anziana e la esclude dalla sua abitazione. Lei avvia un'azione di revoca donazione per ingratitudine. Dopo la sua morte, gli eredi proseguono la causa. La Corte di Cassazione conferma la revoca, sottolineando che l'intera condotta del figlio, e non il singolo episodio, dimostra un'offesa grave e duratura. La sentenza chiarisce anche la piena legittimità degli eredi nel proseguire l'azione legale.
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Assegno divorzile: revoca casa coniugale lo aumenta
Un ex marito ricorre in Cassazione contro l'aumento dell'assegno divorzile a favore dell'ex moglie, disposto dopo la revoca dell'assegnazione della casa coniugale. La Suprema Corte ha respinto il ricorso, stabilendo che la revoca della casa, unita al miglioramento delle condizioni economiche del marito (non più tenuto a versare il mantenimento per un figlio divenuto autonomo), costituisce una sopravvenienza che giustifica la revisione dell'assegno divorzile per riequilibrare la situazione patrimoniale tra gli ex coniugi.
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Spese di lite: vittoria totale e rimborso integrale
Una madre, esclusa dal testamento del figlio, agisce in giudizio per ottenere la sua quota di legittima. Dopo un lungo iter processuale, la Corte di Cassazione stabilisce che, essendo risultata totalmente vittoriosa, ha diritto al rimborso integrale delle spese di lite. La Corte d'Appello, in sede di rinvio, applica tale principio e condanna l'erede testamentario al pagamento di tutte le spese sostenute nei vari gradi di giudizio.
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Amministratore di sostegno: la volontà del beneficiario
La Corte di Cassazione conferma la sostituzione di un amministratore di sostegno familiare con un professionista esterno. La decisione si basa sulla volontà espressa dalla persona beneficiaria, affetta da patologia psichiatrica, che lamentava un rapporto difficile con il fratello amministratore. Il provvedimento sottolinea come la volontà del beneficiario sia un elemento cruciale da considerare per il suo benessere, prevalendo sulla mera gestione patrimoniale.
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Responsabilità genitoriale: quando appellare i decreti
Un padre si vede limitare la propria responsabilità genitoriale da un decreto del Tribunale per i Minorenni. La Corte d'Appello dichiara inammissibile il suo reclamo, ritenendo il provvedimento non definitivo. La Corte di Cassazione ribalta la decisione, stabilendo un principio fondamentale: qualsiasi provvedimento che incide sulla responsabilità genitoriale ha carattere decisorio e, pertanto, è immediatamente impugnabile, a prescindere dal procedimento in cui è inserito.
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Incapacità a testimoniare della madre: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7171/2024, ha stabilito che la madre non è affetta da incapacità a testimoniare nella causa promossa dalla figlia maggiorenne contro il padre biologico per il risarcimento dei danni derivanti dal tardivo riconoscimento. La Corte ha chiarito che l'interesse della madre è solo di fatto e non giuridico, non potendo essere chiamata a rispondere in solido per la violazione di obblighi che, nel caso specifico, erano contestati solo al padre. Di conseguenza, è stata cassata la sentenza d'appello che aveva escluso la testimonianza della madre, con rinvio per un nuovo esame del merito.
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Spese straordinarie figli: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7169/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di spese straordinarie per i figli di genitori separati. Il caso riguardava la richiesta di rimborso da parte di una madre per le ingenti spese universitarie e altre sostenute per il figlio. La Corte d'Appello le aveva negate, ritenendole prevedibili dato l'alto status socio-culturale dei genitori. La Cassazione ha ribaltato questa decisione, chiarendo che la prevedibilità di una spesa va valutata al momento in cui l'assegno di mantenimento è stato originariamente determinato (nel caso di specie, molti anni prima), e non in un momento successivo. Pertanto, costi significativi e non ipotizzabili all'epoca, come l'iscrizione a un'università privata fuori sede, costituiscono spese straordinarie da ripartire tra i genitori.
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Arricchimento senza causa: quando non è esperibile
La Corte d'Appello di Ancona ha respinto la richiesta di un ex convivente basata sull'azione di arricchimento senza causa. La Corte ha stabilito che tale azione non è ammissibile quando esistono altri rimedi legali specifici per recuperare le somme versate, come l'azione di regresso per le rate del mutuo cointestato o l'azione di adempimento per un prestito. La decisione sottolinea il carattere sussidiario dell'azione di arricchimento, che può essere utilizzata solo come ultima risorsa.
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Obbligazioni naturali convivenza: proporzionalità
La Corte di Cassazione affronta il tema delle restituzioni economiche tra ex conviventi. Viene chiarito che le somme versate durante la relazione possono essere considerate obbligazioni naturali, e quindi non ripetibili, solo se proporzionate alle capacità economiche di chi le ha elargite e ai doveri morali e sociali del rapporto. In caso contrario, si configura un arricchimento senza causa. La Corte ha cassato la sentenza d'appello che non aveva valutato adeguatamente la proporzionalità di alcuni versamenti, rinviando il caso per un nuovo esame.
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Impugnazione testamento: la prova della capacità
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 6726/2024, ha rigettato il ricorso di alcuni nipoti che chiedevano l'annullamento del testamento della zia per presunta incapacità di intendere e volere. La Corte ha confermato la validità del testamento olografo, basandosi sulle prove raccolte nei gradi di merito, tra cui una consulenza tecnica d'ufficio (CTU), che attestavano la lucidità della testatrice al momento della redazione dell'atto. La decisione ribadisce che l'onere di provare l'incapacità spetta a chi impugna e che la valutazione delle prove è di competenza esclusiva dei giudici di merito, non sindacabile in sede di legittimità se adeguatamente motivata.
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Azione di riduzione e prova: Cassazione chiarisce
Una sorella cita in giudizio i fratelli per la divisione dell'eredità. Questi ultimi replicano sostenendo che una compravendita immobiliare tra la madre e la sorella fosse in realtà una donazione dissimulata, lesiva della loro quota di legittima. I tribunali di merito e la Corte di Cassazione danno ragione ai fratelli, confermando che l'erede che agisce con l'azione di riduzione è considerato 'terzo' rispetto all'atto simulato e può quindi fornire la prova della simulazione con ogni mezzo, incluse le presunzioni. L'ordinanza chiarisce i poteri probatori del legittimario a tutela dei suoi diritti.
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Incentivo all’esodo e divorzio: spetta all’ex?
La Corte di Cassazione a Sezioni Unite stabilisce che l'incentivo all'esodo, a differenza del TFR, non rientra nell'indennità di fine rapporto da dividere con l'ex coniuge. La sentenza chiarisce che tale somma non ha natura di retribuzione differita maturata durante il matrimonio, ma serve a compensare la rinuncia al posto di lavoro, avendo quindi una finalità proiettata verso il futuro e non legata al passato contributo familiare.
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Assegno di divorzio: quando la convivenza lo annulla?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 6111/2024, ha rigettato il ricorso di un ex marito che chiedeva la revoca dell'assegno di divorzio. La Corte ha ribadito che la nuova convivenza dell'ex coniuge beneficiario non comporta l'automatica estinzione dell'assegno. È onere di chi richiede la revoca dimostrare un effettivo e stabile miglioramento economico derivante dalla nuova unione.
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Compensazione spese legali: quando è illegittima?
Un ex-convivente, dopo aver perso una causa per il rimborso di lavori di ristrutturazione sulla casa della compagna, era stato esonerato dal pagamento delle spese legali in appello. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che la compensazione spese legali non può basarsi su una generica 'difficoltà di accertare i fatti'. La Corte ha ribadito che tale misura è un'eccezione e richiede 'gravi ed eccezionali ragioni', specificamente motivate, condannando infine la parte soccombente al pagamento di tutte le spese processuali.
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Migliorie su immobile altrui: spetta l’indennità?
Un uomo apporta migliorie sull'immobile di proprietà della compagna. La Cassazione nega l'indennità, chiarendo che il convivente non è possessore ma detentore qualificato e non ha quindi diritto al rimborso previsto dall'art. 1150 c.c. per le migliorie su immobile altrui. La sua posizione deriva da un rapporto di natura familiare e non da un potere di fatto sul bene assimilabile alla proprietà.
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