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Diritto di Famiglia

Assegnazione casa familiare: il diritto non si eredita
La Corte d'Appello ha confermato la condanna di una figlia a rilasciare la casa familiare di proprietà del padre e a risarcire i danni per occupazione senza titolo. Dopo la morte della madre assegnataria, il diritto all'assegnazione della casa familiare non si trasferisce al figlio maggiorenne, che non può vantare un valido titolo per permanere nell'immobile contro la volontà del genitore proprietario.
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Usucapione Immobile Familiare: No a Detenzione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto che chiedeva l'usucapione di un immobile familiare in cui viveva da decenni. La decisione si fonda sulla distinzione tra detenzione e possesso: l'originario rapporto con il bene era di detenzione qualificata, e non sono stati provati atti di interversione del possesso. L'uso prolungato è stato interpretato come tolleranza dovuta a vincoli familiari, e un acquisto congiunto del terreno da parte di tutti i coeredi ha ulteriormente negato l'esistenza di un possesso esclusivo. Il ricorso sull'usucapione immobile familiare è stato quindi respinto.
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Indennità di occupazione: quando non è dovuta
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 1314/2024, ha stabilito che il comproprietario che cede a terzi il proprio diritto di usufrutto su un immobile rinuncia volontariamente al godimento del bene. Di conseguenza, non può richiedere l'indennità di occupazione all'altro comproprietario che lo utilizza in via esclusiva. La Corte ha inoltre chiarito che la proposizione di una domanda riconvenzionale per la divisione dei frutti civili di altri beni comuni è sufficiente a manifestare il dissenso verso l'uso esclusivo da parte dell'altro contitolare.
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Divieto di reformatio in peius: la Cassazione decide
Una donna ha chiesto la revoca di una donazione fatta dalla madre a sua sorella, accusandola di ingratitudine per presunte appropriazioni indebite. Le corti di merito hanno respinto la domanda per mancanza di prove. La Cassazione ha confermato il rigetto nel merito, ma ha accolto il ricorso sulle spese legali, affermando il divieto di reformatio in peius: la corte d'appello non poteva condannare l'appellante al pagamento delle spese di primo grado, precedentemente compensate, senza un appello specifico della controparte.
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Divisione ereditaria: rivalutazione per crisi mercato
In una causa di divisione ereditaria, la Corte di Cassazione ha stabilito che è necessario procedere a una nuova valutazione degli immobili se è trascorso un lungo periodo dalla perizia iniziale e si è verificata una crisi di mercato. La Corte ha accolto il ricorso di una coerede, censurando la decisione d'appello che aveva illegittimamente negato l'ammissione di un documento ISTAT, formatosi dopo la sentenza di primo grado, che provava il calo dei valori immobiliari. Di conseguenza, il principio di una divisione ereditaria equa impone una stima aggiornata dei beni.
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Donazione indiretta: onere della prova e presunzioni
Una donna agisce in giudizio per la lesione della sua quota di legittima, ma i coeredi eccepiscono una donazione indiretta ricevuta in vita: un appartamento acquistato con denaro dei genitori. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni di merito, stabilisce che in presenza di solidi elementi presuntivi (come lo status di studentessa senza reddito dell'acquirente), l'onere di provare di aver pagato con mezzi propri si sposta su chi ha ricevuto il bene. Viene così rigettato il ricorso basato sull'errata applicazione dell'onere della prova.
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Simulazione vendita: prova e diritti degli eredi
In una causa di divisione ereditaria, gli eredi contestavano una vendita di quote societarie tra il padre defunto e un fratello, sostenendo fosse una donazione mascherata. La Cassazione ha confermato che si trattava di una simulazione vendita, chiarendo un punto cruciale: gli eredi che agiscono per tutelare la propria quota di legittima sono considerati 'terzi' e possono quindi provare la simulazione con ogni mezzo, inclusi testimoni e presunzioni, senza i limiti previsti per le parti contrattuali. La Corte ha però annullato la sentenza per un errore di calcolo nel conguaglio divisionale, rinviando il caso alla Corte d'Appello per la correzione.
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Donazione diretta via bonifico: serve il notaio?
In un complesso caso ereditario, un figlio contesta le liberalità del padre defunto a favore della seconda moglie. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 982/2024, stabilisce un principio fondamentale: il trasferimento di somme di denaro tramite bonifico bancario costituisce una donazione diretta. Di conseguenza, per essere valida, tale operazione necessita della forma dell'atto pubblico notarile, pena la nullità. La Corte cassa la sentenza d'appello che aveva erroneamente qualificato l'operazione come donazione indiretta, esente da vincoli di forma.
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Divisione ereditaria: calcolo e valutazione dei beni
In una complessa vicenda di divisione ereditaria, originata da un testamento che nominava un erede universale, la Corte di Cassazione interviene per correggere gli errori della Corte d'Appello. L'ordinanza chiarisce i principi per la valutazione dei beni, specialmente quelli soggetti a esproprio, e censura la duplicazione del calcolo del valore di alcuni terreni, già inclusi in una precedente liquidazione. La sentenza impugnata viene cassata con rinvio per una nuova e corretta determinazione delle quote spettanti ai legittimari, nel rispetto dei principi di diritto e delle decisioni precedenti.
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Patto successorio: quando un accordo è nullo?
Un fratello cita in giudizio le sorelle per revocare la donazione di quote societarie. Le sorelle si difendono sostenendo che l'atto fosse parte di un accordo familiare più ampio, volto a riequilibrare precedenti donazioni ricevute dal fratello da parte dei genitori. La Corte d'Appello aveva dichiarato nullo sia l'accordo che la donazione, qualificandoli come patto successorio vietato. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 722/2024, ha annullato tale decisione, distinguendo nettamente tra un accordo compensativo per donazioni passate, che è lecito, e un vero e proprio patto successorio, che dispone di una successione non ancora aperta.
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Annullamento testamento per dolo: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di presunto annullamento testamento per dolo. Un figlio impugnava il secondo testamento del padre, sostenendo che il fratello lo avesse indotto con l'inganno a modificare le sue volontà a proprio favore. La Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che per dimostrare il dolo non è sufficiente provare un mero interesse del beneficiario, ma è necessario fornire la prova concreta di mezzi fraudolenti che abbiano ingannato e deviato la volontà del testatore. La decisione conferma che le semplici supposizioni o la presunta fragilità del testatore, se non provate, non sono sufficienti per invalidare un testamento.
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Comunione legale beni: accordo non opponibile al coniuge
La Corte di Cassazione ha stabilito che un accordo (scrittura privata) relativo alla costruzione di un muro di confine, sottoscritto da un solo coniuge prima dell'acquisto effettivo dell'immobile, non è opponibile all'altro coniuge. Anche se l'immobile è stato successivamente acquistato in regime di comunione legale dei beni, l'obbligazione ha natura personale e non può essere estesa al coniuge che non ha firmato, in quanto al momento della firma il bene non era ancora parte del patrimonio comune.
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Donazione indiretta: collazione e prova in giudizio
La Corte d'Appello di Firenze chiarisce la disciplina della donazione indiretta in un caso di successione ereditaria. Un padre aveva pagato un immobile per la figlia, e dopo la sua morte, l'altro figlio ha agito in giudizio. La Corte ha stabilito che si tratta di donazione indiretta dell'immobile, soggetta a collazione. La sentenza sottolinea come l'onere della prova gravi su chi sostiene che le somme versate dal de cuius siano state restituite, riformando la decisione di primo grado.
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Caducazione sentenza definitiva: effetti del ricorso
La Corte di Cassazione chiarisce il principio della caducazione della sentenza definitiva. In una complessa causa ereditaria, i giudici hanno dichiarato inammissibile il ricorso contro una sentenza finale, poiché la precedente sentenza non definitiva, che ne costituiva il presupposto logico-giuridico, era stata annullata in un separato giudizio di legittimità. Questo effetto automatico, previsto dall'art. 336 c.p.c., svuota di contenuto e interesse l'impugnazione successiva, che viene quindi respinta in rito.
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Controdichiarazione testamentaria: prova della donazione
In una complessa disputa ereditaria, la Cassazione stabilisce che una controdichiarazione testamentaria, anche se non consegnata in vita, è una prova valida per dimostrare la simulazione parziale di donazioni precedenti. La Corte ha rigettato il ricorso principale di una società acquirente di una quota ereditaria, confermando che la pubblicazione del testamento rende la dichiarazione conoscibile e quindi efficace. Ha inoltre accolto il ricorso incidentale degli eredi, rinviando alla Corte d'Appello il compito di ricalcolare le quote di legittima alla luce della simulazione accertata.
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Errore di fatto: quando la revocazione è inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una ex coniuge che chiedeva la revocazione di una sentenza d'appello per un presunto errore di fatto. Il caso riguardava la divisione di beni aziendali in regime di comunione de residuo. La Corte ha stabilito che l'impugnazione per revocazione non può essere usata per contestare l'interpretazione giuridica del giudice, ma solo per correggere una palese e decisiva percezione errata di un fatto processuale. Nel caso specifico, gli errori lamentati non erano veri errori di fatto e, comunque, erano irrilevanti ai fini della decisione finale.
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Usucapione: la divisione ereditaria interrompe i termini
Una coppia rivendicava l'usucapione di un fondo agricolo posseduto per decenni. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che un precedente giudizio di divisione ereditaria aveva interrotto i termini necessari per l'usucapione. Inoltre, è stato accertato che il possesso non era esclusivo, ma esercitato in 'compossesso' con altri familiari, elemento che osta all'acquisto della proprietà.
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Assegnazione casa familiare e fallimento: la decisione
La Corte d'Appello di Firenze ha rigettato l'istanza di sospensione di una sentenza, chiarendo i limiti di opponibilità dell'assegnazione casa familiare al fallimento della società proprietaria. La Corte ha stabilito che un provvedimento di assegnazione non trascritto prima della dichiarazione di fallimento ha un'opponibilità limitata nel tempo. È stato inoltre ritenuto non sufficientemente provato il pregiudizio grave e irreparabile, poiché gli appellanti disponevano di altri immobili idonei a soddisfare le loro esigenze abitative, anche in presenza di una figlia con disabilità.
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Negozio fiduciario: la prova in ambito successorio
In una complessa disputa ereditaria tra fratelli, la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un erede che contestava la decisione dei giudici di merito. Il caso verteva su un'azione di riduzione per lesione di legittima e sulla qualificazione di alcune operazioni patrimoniali, tra cui la presunta esistenza di un negozio fiduciario relativo a quote di una società monegasca. La Corte ha ribadito che il giudizio di legittimità non consente un riesame dei fatti e che le censure, in presenza di una "doppia conforme", devono evidenziare vizi logico-giuridici e non mere interpretazioni alternative delle prove. Il ricorrente non è riuscito a dimostrare l'esistenza del negozio fiduciario né a invalidare le valutazioni probatorie delle corti inferiori.
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Errata dichiarazione di contumacia: Cassazione annulla
Una disputa ereditaria tra due sorelle arriva in Cassazione a causa di un grave errore procedurale. La Corte di Appello aveva erroneamente dichiarato una delle parti contumace, omettendo di esaminare il suo appello incidentale. La Suprema Corte ha annullato la sentenza, stabilendo che l'errata dichiarazione di contumacia vizia la decisione quando, come in questo caso, provoca un concreto pregiudizio al diritto di difesa, e ha rinviato il caso per un nuovo giudizio.
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