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Diritto di Famiglia

Conto cointestato successione: prova e divisione
In una causa di divisione ereditaria, la Cassazione ha confermato la condanna di un figlio a restituire alla massa le somme prelevate da un conto cointestato col defunto padre. La decisione si fonda sulla prova, anche presuntiva, che i fondi sul conto cointestato in successione provenivano esclusivamente dal padre. Viene così superata la presunzione di contitolarità, stabilendo che le somme appartengono interamente all'asse ereditario. La Corte ha anche rigettato la domanda di usucapione del figlio su alcuni immobili, ritenendo il godimento basato sulla mera tolleranza familiare.
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Prova del giudicato esterno: onere e limiti in giudizio
La Corte di Cassazione rigetta il ricorso di un ex coniuge in una causa di divisione dei beni. La Corte ribadisce che la prova del giudicato esterno spetta alla parte che lo eccepisce, la quale deve produrre la sentenza munita di attestato di definitività nei gradi di merito. L'assenza di tale prova e la produzione di un documento irrilevante in Cassazione ha comportato non solo il rigetto del ricorso, ma anche una condanna per abuso del processo.
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Donazione indiretta: prova e oneri in successione
In una complessa causa di successione, la Corte di Cassazione ha annullato una sentenza d'appello che aveva qualificato come donazione indiretta di un immobile la somma di denaro fornita da un genitore alla figlia. La Corte ha ribadito che, per configurare una donazione indiretta del bene, è necessario provare che la somma sia stata specificamente finalizzata all'acquisto e non semplicemente versata. La decisione chiarisce anche importanti aspetti procedurali, come l'omessa pronuncia e i termini per contestare la consulenza tecnica d'ufficio (CTU).
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Rendiconto del coerede: obblighi e contestazioni
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27591/2024, ha rigettato il ricorso di una coerede condannata a restituire ingenti somme prelevate dal conto del defunto padre. La Corte ha stabilito che l'obbligo di rendiconto del coerede non può essere soddisfatto da un elenco generico di spese e che l'onere di contestazione specifica a carico dell'altra parte sorge solo di fronte ad allegazioni puntuali e dettagliate. È stata confermata la condanna basata sulla gestione non giustificata del patrimonio ereditario.
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Estinzione del giudizio e successione: il caso
La Corte di Cassazione dichiara l'estinzione del giudizio in un complesso caso di successione ereditaria. La controversia vedeva opposti la vedova del defunto e i figli di primo letto riguardo la determinazione della quota di legittima. Dopo un lungo iter processuale, che aveva toccato temi come la valutazione delle donazioni e la creazione di passività fittizie, le parti hanno raggiunto un accordo. Di conseguenza, la parte ricorrente ha rinunciato al ricorso in Cassazione, portando alla chiusura definitiva del procedimento senza una pronuncia nel merito da parte della Suprema Corte.
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Azione di riduzione: come tutelare la quota legittima
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27580/2024, ha chiarito i requisiti per l'ammissibilità dell'azione di riduzione. Il caso riguarda una disputa ereditaria in cui alcuni eredi legittimari contestavano vendite immobiliari effettuate dal defunto, ritenendole donazioni dissimulate. La Corte ha stabilito che, per agire in riduzione, non è necessario quantificare aritmeticamente la lesione della quota di legittima nella domanda iniziale, ma è sufficiente fornire un quadro patrimoniale (beni relitti e donati) che renda verosimile la lesione stessa. La sentenza ha rigettato il ricorso, confermando la decisione di merito che aveva accolto l'azione di riduzione.
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Comunione convenzionale: validità e interpretazione
In una disputa ereditaria, la Cassazione ha confermato la validità di una convenzione matrimoniale del 1976. Sebbene formulata per assoggettare i beni al regime legale, è stata interpretata come una comunione convenzionale, permettendo così di includere anche beni acquistati prima del matrimonio. La Corte ha privilegiato l'intenzione effettiva dei coniugi rispetto all'interpretazione letterale, salvaguardando l'efficacia dell'accordo.
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Donazione remuneratoria: quando non è revocabile?
Un uomo dona un immobile alla nipote. Anni dopo, la accusa di ingratitudine e chiede la revoca. La nipote si difende sostenendo fosse una donazione remuneratoria, quindi non revocabile. La Cassazione conferma la revoca, chiarendo che in assenza di prove concrete del carattere remuneratorio nell'atto, la donazione si considera ordinaria. La mancanza di un riferimento a servizi passati e la presenza di un onere per assistenza futura sono stati decisivi.
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Estinzione del processo: effetti sulla prescrizione
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27352/2024, ha chiarito gli effetti dell'estinzione del processo sulla prescrizione. Se un giudizio si estingue, anche se dichiarato in appello ribaltando la decisione di primo grado, viene meno l'effetto sospensivo permanente della prescrizione. Rimane solo l'effetto interruttivo istantaneo della domanda iniziale, con la conseguenza che il termine di prescrizione ricomincia a decorrere dalla data della prima notifica. Nel caso di specie, un'azione di riduzione per lesione di legittima è stata quindi dichiarata prescritta.
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Pensione di reversibilità e recupero indebito: cosa fare?
Una vedova ha ricevuto la pensione di reversibilità, dichiarando la presenza di un'ex coniuge del defunto. Anni dopo, una sentenza ha diviso la pensione, generando un pagamento in eccesso a favore della vedova. Il Tribunale ha stabilito che l'ente previdenziale ha diritto al recupero indebito delle somme, poiché la causa non è un errore dell'ente ma una decisione giudiziaria successiva. La buona fede della vedova non è stata ritenuta sufficiente a bloccare la restituzione.
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Accollo semplice: no agli accordi di separazione
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza che qualificava come accollo semplice un'obbligazione sorta da un accordo di separazione. L'accordo prevedeva che un ex coniuge pagasse il prezzo di un immobile a un terzo per saldare debiti di mantenimento verso l'altro. La Corte ha stabilito che, in assenza di un debito preesistente del beneficiario verso il terzo, non si tratta di accollo, ma di un'obbligazione diretta tra gli ex coniugi, la cui interpretazione deve rispettare la reale volontà delle parti.
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Arricchimento senza causa: quando è un’azione esperibile
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 27008/2024, ha chiarito l'ambito di applicazione dell'azione di arricchimento senza causa. Nel caso di un marito che aveva pagato da solo le rate del mutuo cointestato con la moglie, la Corte ha stabilito che tale azione è ammissibile poiché l'azione di indebito oggettivo non era concretamente esperibile, essendo il pagamento dovuto alla banca. La decisione ribalta i precedenti gradi di giudizio, affermando che la residualità dell'azione va valutata in concreto e non in astratto.
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Mancata procura alle liti: effetti sulla sentenza
La Corte di Cassazione chiarisce che la mancata procura alle liti non causa l'inesistenza della sentenza, ma una mera nullità. Se non impugnata tempestivamente, la sentenza diventa definitiva (giudicato) e sana il vizio originario. In questo caso, un'azione di regresso per spese legali basata su una tale sentenza è stata ritenuta legittima, poiché il provvedimento era ormai divenuto inattaccabile.
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Cessazione materia del contendere: l’accordo in giudizio
Una recente sentenza analizza un caso di successione ereditaria in cui la moglie, esclusa dal testamento del marito, agisce in giudizio. Le parti raggiungono un accordo economico durante la causa, portando il Tribunale a dichiarare la cessazione materia del contendere. La decisione chiarisce che l'accordo transattivo, se non diversamente specificato, risolve l'intera controversia, comprese le pretese su beni non menzionati nel testamento.
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Sequestro giudiziario: quando il giudice lo nega
Il Tribunale di Venezia ha respinto la richiesta di sequestro giudiziario e conservativo avanzata da alcuni eredi su un'azienda agricola. La decisione si fonda sulla mancata dimostrazione dei presupposti fondamentali: il 'fumus boni iuris', ovvero la verosimiglianza del diritto vantato, e il 'periculum in mora', cioè il rischio concreto di un danno irreparabile nelle more del giudizio di merito. La controversia riguardava la proprietà e il possesso dei beni facenti parte di un asse ereditario.
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Valutazione delle prove: limiti del giudice di appello
In una causa ereditaria, la Cassazione stabilisce i limiti del sindacato sulla valutazione delle prove compiuta dal giudice di merito. Alcuni fratelli agivano contro un altro fratello per la distrazione di una somma dal conto della madre defunta. La Corte d'Appello aveva rigettato la domanda, ritenendo che le somme fossero già state restituite sotto forma di 'prestiti familiari'. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che la valutazione delle prove è un'attività discrezionale del giudice di merito, non censurabile in sede di legittimità se non per vizi specifici e non per un riesame del fatto.
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Interpretazione testamento: prevale volontà del de cuius
La Corte d'Appello di Trento si è pronunciata su un caso di impugnazione di testamento olografo redatto in modo poco chiaro. La controversia vedeva contrapposti due fratelli per l'eredità di un immobile. La Corte ha stabilito che, ai fini dell'interpretazione del testamento, la volontà effettiva del testatore, desumibile dal contesto complessivo del documento, prevale su errori formali e grammaticali. Ha quindi confermato la decisione di primo grado, attribuendo l'immobile alla sorella e rigettando quasi integralmente l'appello del fratello.
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Reintegra Responsabilità Genitoriale: il percorso conta
Un padre, a cui era stata tolta la responsabilità genitoriale a causa di detenzione e dipendenze, ha ottenuto la riforma della decisione in appello. La Corte ha concesso la reintegra responsabilità genitoriale valorizzando il suo percorso di recupero personale e il positivo riavvicinamento alle figlie, ritenuto nell'interesse superiore delle minori.
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Contratto di vitalizio: assistenza e oneri ereditari
In un caso riguardante un contratto di vitalizio, gli eredi di un anziano defunto hanno citato in giudizio i suoi assistenti, beneficiari di un immobile e di un lascito testamentario. La Corte d'Appello ha confermato la validità del contratto, ritenendo provata l'adeguata assistenza fornita all'anziano. Tuttavia, ha riformato la decisione di primo grado sul calcolo dell'eredità, escludendo dal passivo le spese funerarie e i costi di manutenzione non eseguiti, poiché non vi era prova che fossero stati sostenuti con fondi propri degli assistenti. Di conseguenza, la Corte ha ricalcolato le quote ereditarie e condannato i beneficiari a versare un conguaglio agli eredi.
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Accordo divisione immobile: vale senza firma del coniuge
Una controversia tra fratelli sulla modifica di un accesso comune e l'incorporazione di un androne in una proprietà privata, basata su una scrittura privata. La Cassazione ha confermato la validità dell'accordo di divisione immobile anche senza la firma del coniuge in comunione dei beni, poiché l'immobile, costruito su suolo personale, era stato acquisito per accessione e non rientrava nella comunione legale.
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