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Diritto di Famiglia

Simulazione vendita: prova per l’erede legittimario
Un fratello cita in giudizio l'altro, sostenendo che due compravendite immobiliari stipulate dalla loro madre in favore di quest'ultimo fossero in realtà una simulazione vendita per mascherare delle donazioni. La Corte di Cassazione, confermando la decisione d'appello, ha ribadito un principio fondamentale: l'erede legittimario che agisce per tutelare la propria quota di legittima è considerato un 'terzo' rispetto all'atto simulato. Di conseguenza, può dimostrare la simulazione con ogni mezzo di prova, incluse le presunzioni come lo stretto rapporto di parentela e la mancata prova del pagamento del prezzo.
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Obbligazione naturale: difesa, non eccezione tardiva
Un ex coniuge ha agito in giudizio contro la moglie per ottenere la restituzione di somme impiegate per l'acquisto e la ristrutturazione di immobili, invocando l'arricchimento senza causa. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo un principio fondamentale: l'esistenza di un'obbligazione naturale non è un'eccezione in senso stretto, soggetta a termini di decadenza, ma una mera difesa. Tale difesa nega il presupposto stesso dell'azione, ovvero la mancanza di una 'giusta causa' del trasferimento patrimoniale, e può quindi essere sollevata in qualsiasi momento. La valutazione sulla sussistenza e proporzionalità di tale obbligazione è, inoltre, un accertamento di fatto riservato al giudice di merito.
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Equa indennità: no se l’amministratore è inadempiente
La Corte di Cassazione ha confermato il diniego di un'equa indennità a un'amministratrice di sostegno a causa di un grave ritardo (circa due anni) nel deposito del rendiconto finale. La Corte ha stabilito che la concessione dell'indennità è soggetta alla valutazione discrezionale del giudice, che deve considerare non solo l'entità del patrimonio e la difficoltà della gestione, ma anche la diligenza e la correttezza dell'amministratore nell'adempimento dei suoi doveri. Il ritardo è stato considerato una grave inadempienza che giustifica il rigetto della richiesta.
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Assegno sociale: spetta anche con rinuncia al mantenimento
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 22833/2024, ha stabilito che la rinuncia all'assegno di mantenimento in sede di separazione consensuale non preclude il diritto a percepire l'assegno sociale. Il requisito fondamentale è lo stato di bisogno effettivo, basato sui redditi realmente percepiti e non su quelli potenziali a cui si è rinunciato. La Corte ha cassato la decisione dei giudici di merito che avevano negato il beneficio, affermando che la legge non richiede che lo stato di bisogno sia 'incolpevole'.
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Rifiuto test DNA: prova decisiva per la paternità
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 22732/2024, ha ribadito un principio fondamentale nel diritto di famiglia: il rifiuto test DNA ingiustificato da parte del presunto padre costituisce un elemento di prova talmente significativo da poter, da solo, fondare la dichiarazione giudiziale di paternità. La Corte ha chiarito che tale comportamento processuale, valutabile dal giudice ai sensi dell'art. 116 c.p.c., assume un valore indiziario elevatissimo, rendendo superflua la valutazione di altre prove, come una registrazione telefonica, che diventano argomenti secondari.
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Addebito per violenza: l’infedeltà non conta
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un marito contro l'addebito per violenza, a cui era stata attribuita la colpa esclusiva della separazione. L'uomo sosteneva che l'infedeltà precedente della moglie fosse la vera causa della crisi. La Corte ha stabilito che la violenza fisica è una violazione talmente grave dei doveri coniugali da essere considerata la causa principale della rottura, rendendo irrilevanti altri comportamenti, specialmente se superati da una riconciliazione.
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Errore di fatto revocatorio: quando la Cassazione erra
Una erede impugna un'ordinanza della Cassazione per errore di fatto revocatorio, sostenendo che la Corte non ha visto la prova di notifica depositata. La Cassazione ammette l'errore, revoca la sua precedente decisione ma dichiara comunque inammissibile il ricorso originario per cessata materia del contendere, poiché la sentenza impugnata era stata nel frattempo revocata da un'altra pronuncia.
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Ricorso per cassazione decadenza genitoriale: quando?
Una madre ha proposto un ricorso per cassazione per decadenza genitoriale contro un decreto del Tribunale per i minorenni. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che il rimedio corretto è il reclamo alla Corte d'Appello. Il ricorso diretto in Cassazione è possibile solo per provvedimenti definitivi, cioè non altrimenti impugnabili, e il decreto in questione non rientra in tale categoria.
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Accettazione eredità: possesso e presunzioni legali
La Corte di Cassazione ha confermato che la ripetuta presenza del chiamato all'eredità presso un immobile ereditario, dove riceve personalmente atti e raccomandate, costituisce una presunzione grave, precisa e concordante del possesso del bene. Tale possesso, se non seguito dalla redazione dell'inventario nei termini di legge, comporta l'accettazione eredità pura e semplice, ai sensi dell'art. 485 c.c. La sentenza chiarisce che il possesso rilevante non richiede l'esercizio di veri e propri diritti di proprietà, ma una mera relazione materiale con la cosa.
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Sospensione processo civile: quando è illegittima?
Un fratello intenta una causa per la restituzione di un immobile concesso in comodato alla sorella. Quest'ultima si oppone, eccependo la pendenza di una causa di divisione ereditaria che, a suo dire, incide sulla proprietà del bene. Il Tribunale sospende il primo giudizio. La Corte di Cassazione annulla l'ordinanza, affermando il principio secondo cui la sospensione processo civile ex art. 295 c.p.c. è illegittima se la causa pregiudiziale pende dinanzi allo stesso ufficio giudiziario, dovendosi in tal caso procedere alla riunione dei procedimenti.
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Patto di famiglia: quando un accordo non lo è?
Una complessa controversia nata da un accordo di riorganizzazione aziendale tra familiari giunge in Cassazione. La questione centrale è se tale accordo debba essere qualificato come patto di famiglia, con la conseguente necessità della forma dell'atto pubblico a pena di nullità. La Corte d'Appello aveva escluso tale qualificazione, ritenendo l'accordo valido. La Suprema Corte, con ordinanza interlocutoria, data la rilevanza e complessità delle questioni giuridiche sollevate, in particolare sulla natura del patto di famiglia e su una garanzia atipica (fideiussio indemnitatis), ha rimesso la trattazione della causa alla pubblica udienza per un esame più approfondito.
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Usucapione coerede: la coltivazione non basta
Una controversia tra sorelle sull'usucapione di terreni co-ereditati arriva in Cassazione. La Corte Suprema stabilisce che la semplice coltivazione del fondo da parte di un coerede non è sufficiente a dimostrare il possesso esclusivo necessario per l'usucapione. Occorrono atti inequivocabili che escludano gli altri coeredi dal godimento del bene. La sentenza d'appello, che aveva concesso l'usucapione basandosi solo sulla coltivazione, viene annullata con rinvio per un nuovo esame.
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Doppia conforme: ricorso inammissibile in Cassazione
Un fratello ricorre in Cassazione per far annullare un contratto di rendita vitalizia stipulato dai genitori a favore dell'altro fratello, lamentando l'incapacità dei genitori e la simulazione del contratto. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile in applicazione del principio di "doppia conforme", poiché le decisioni di primo e secondo grado erano basate sulla medesima ricostruzione dei fatti. Viene ribadito che la Cassazione non può riesaminare le prove e che l'errata affermazione sulla mancata produzione di un documento costituisce errore revocatorio, non un motivo di ricorso.
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Azione revocatoria: la cessione del bene tra coniugi
Un creditore ha ottenuto con successo un'azione revocatoria contro un trasferimento immobiliare effettuato da un debitore a sua moglie durante la loro separazione. La Corte di Cassazione ha confermato che il credito, derivante da un contratto del 2005, era anteriore al trasferimento. L'atto è stato considerato gratuito in assenza di prova contraria e pregiudizievole per il creditore, poiché i restanti beni del debitore erano gravati da ipoteca.
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Giurisdizione estera per liti tra eredi su società
In una controversia tra coeredi riguardante la gestione di partecipazioni societarie ereditate, la Corte di Cassazione ha affermato la giurisdizione estera. La Corte ha stabilito che la natura della lite non era successoria, bensì civile e commerciale, poiché verteva sull'abuso di diritti societari e su operazioni come aumenti di capitale. Di conseguenza, la competenza è stata determinata in base alla Convenzione di Lugano, che indicava i tribunali svizzeri come foro competente, dato il domicilio delle parti convenute e il luogo del presunto danno.
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Improcedibilità ricorso Cassazione: la guida completa
La Corte di Cassazione dichiara l'improcedibilità di un ricorso in una complessa disputa ereditaria. La causa dell'improcedibilità del ricorso in Cassazione è un vizio procedurale fatale: il mancato deposito della copia notificata della sentenza impugnata entro i termini di legge. La decisione sottolinea l'importanza inderogabile degli adempimenti formali, che non possono essere sanati neanche dalla mancata obiezione della controparte.
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Notifica PEC dopo le 21: come si calcola il termine
Un'erede impugna un testamento. L'appello viene dichiarato tardivo perché basato su una notifica PEC dopo le 21. La Cassazione interviene, stabilendo che una notifica PEC dopo le 21 si perfeziona per il destinatario il giorno successivo, rendendo l'appello tempestivo e rinviando il caso alla Corte d'Appello.
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Stato di adottabilità: valutazione attuale è decisiva
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza che dichiarava tre minori adottabili, stabilendo che la valutazione dello stato di adottabilità deve basarsi su elementi attuali e concreti. La decisione della corte d'appello, fondata su informazioni datate e senza aver considerato i recenti cambiamenti nella vita del padre, è stata ritenuta illegittima. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame che tenga conto della situazione presente, ribadendo che l'adozione è una misura estrema da applicare solo quando l'incapacità genitoriale è irreversibile e ogni tentativo di supporto è fallito.
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Divisione ereditaria: le regole processuali vincenti
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di divisione ereditaria in cui un erede contestava sia le modalità procedurali della decisione d'appello sia la ripartizione delle quote. La Corte ha respinto il ricorso, sottolineando che la scelta del rito processuale è discrezionale del giudice e che l'ordinanza che stabilisce le quote, se non impugnata, diventa vincolante, precludendo successive contestazioni sulla loro formazione. Anche la valutazione sulla comoda divisibilità di un immobile è stata ritenuta un giudizio di fatto, non sindacabile in sede di legittimità.
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Prestito tra conviventi: la prova per la restituzione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21411/2024, ha rigettato il ricorso di una donna condannata a restituire un'ingente somma di denaro all'ex convivente. La Corte ha ribadito che chi chiede la restituzione di un prestito tra conviventi deve provarne il titolo. Ha inoltre chiarito che il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio per riesaminare le prove, confermando la decisione della Corte d'Appello che aveva qualificato la dazione di denaro come un mutuo e non come un'obbligazione naturale legata alla vita familiare.
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