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Diritto del Lavoro

Licenziamento collettivo: limiti e oneri processuali
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7695/2024, ha rigettato il ricorso di un lavoratore contro un licenziamento collettivo. La Corte ha stabilito che le eccezioni procedurali, come la mancata contestualità delle comunicazioni, devono essere sollevate fin dal primo grado di giudizio per essere ammissibili. Inoltre, ha confermato che la disciplina del licenziamento collettivo si applica anche ai dipendenti di istituti di credito privatizzati, e ha ritenuto non apparente la motivazione della corte d'appello che aveva correttamente individuato il nesso causale tra il recesso e la riorganizzazione aziendale.
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Onere della prova: Cassazione rigetta ricorso
Un lavoratore si è visto negare la disoccupazione agricola dopo che la Corte d'Appello ha ritenuto fittizio il suo rapporto di lavoro, basandosi su un verbale ispettivo. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il suo ricorso, evidenziando gravi carenze procedurali. In particolare, il ricorrente non ha soddisfatto l'onere della prova, omettendo di allegare al ricorso gli atti processuali necessari a sostenere le proprie censure, rendendo impossibile per la Corte la valutazione del caso nel merito.
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Prescrizione contributi appalto: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7691/2024, ha stabilito che la prescrizione contributi appalto per l'ente previdenziale è quinquennale. Il termine di decadenza biennale dell'art. 29 D.Lgs. 276/03 si applica solo all'azione del lavoratore per le retribuzioni, non alla pretesa contributiva dell'ente, che è autonoma e soggetta alle proprie regole.
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Controllo investigativo dipendente: i limiti del datore
La Corte di Cassazione conferma l'illegittimità di un licenziamento basato sulle prove raccolte tramite un'agenzia investigativa. Il caso riguarda un controllo investigativo dipendente focalizzato sul rispetto dell'orario di lavoro, considerato una violazione dello Statuto dei Lavoratori. La Corte ha stabilito che tali controlli non possono avere ad oggetto la verifica della prestazione lavorativa, ma solo la prevenzione di illeciti. Le prove raccolte sono state dichiarate inutilizzabili, rendendo il licenziamento nullo e disponendo la reintegrazione del lavoratore.
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Distrazione delle spese: la Cassazione corregge l’errore
La Corte di Cassazione interviene per correggere un proprio precedente provvedimento in cui era stata omessa la pronuncia sulla distrazione delle spese legali, nonostante la formale richiesta dell'avvocato. L'ordinanza stabilisce che tale omissione costituisce un errore materiale e può essere sanata attraverso l'apposita procedura di correzione, accogliendo il ricorso del legale e modificando la sentenza originale per includere la clausola di pagamento diretto in favore del procuratore antistatario.
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Indennità di trasferta negata: quando è trasferimento
Un lavoratore richiedeva un'indennità di trasferta, ma la Corte d'Appello, e poi la Cassazione, hanno respinto la richiesta. La decisione si è basata sull'interpretazione di un ordine di servizio che configurava lo spostamento come un trasferimento definitivo e non una trasferta temporanea. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso del lavoratore, poiché non contestava la ratio decidendi della sentenza d'appello, ovvero l'accertamento di fatto che si trattasse di un trasferimento, rendendo irrilevanti le norme sulla indennità di trasferta.
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Comunicazione CIGS: gli obblighi per l’azienda
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7642/2024, ha confermato l'illegittimità della collocazione in Cassa Integrazione Straordinaria (CIGS) di alcuni dipendenti a seguito della chiusura di un'unità produttiva. La Corte ha stabilito che la comunicazione CIGS iniziale inviata ai sindacati era generica e non specificava adeguatamente i criteri di scelta dei lavoratori da sospendere, né le ragioni della mancata rotazione con il personale di altre sedi. Secondo i giudici, l'obbligo di informazione dettagliata sussiste sempre, anche in caso di cessazione totale dell'attività di una sede, per garantire la trasparenza e la verificabilità delle decisioni aziendali.
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Perdita di chance: risarcimento e onere della prova
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7611/2024, ha chiarito i principi relativi al risarcimento del danno per perdita di chance di un dipendente in seguito a una procedura di selezione interna (interpello) viziata. Il caso riguarda un funzionario che si era visto illegittimamente escluso dalla valutazione per un incarico dirigenziale temporaneo. La Corte ha cassato per la seconda volta la decisione della Corte d'Appello, ribadendo che il giudice del rinvio è vincolato ai principi di diritto enunciati dalla Cassazione e non può rimettere in discussione l'illegittimità della procedura già accertata. Inoltre, ha specificato che il lavoratore che lamenta una perdita di chance deve fornire elementi, anche presuntivi, per dimostrare la probabilità che avrebbe avuto di ottenere il risultato sperato, senza che gli si possa addossare l'onere di provare l'esito certo della comparazione con altri candidati.
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Calcolo TFR: quali voci includere? La Cassazione chiarisce
Due ex dipendenti di un ente ospedaliero hanno contestato il calcolo del TFR, sostenendo la mancata inclusione di alcune indennità. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7590/2024, ha rigettato il ricorso, fornendo importanti chiarimenti sulla base di computo del trattamento di fine rapporto. L'analisi si è concentrata sulla natura dell'indennità integrativa speciale e sui limiti procedurali per le nuove contestazioni in appello, offrendo una guida precisa per il corretto calcolo TFR.
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Prescrizione crediti INPS: 5 o 10 anni?
Una società si opponeva a un'iscrizione ipotecaria per crediti previdenziali, sostenendone l'avvenuta prescrizione quinquennale. La Corte di Cassazione, pur rigettando il ricorso dell'Agente di riscossione per motivi specifici, ha ribadito un principio fondamentale sulla prescrizione crediti INPS: se la cartella di pagamento non viene impugnata nei termini, il diritto alla riscossione si prescrive nel termine ordinario di dieci anni e non più in quello breve di cinque.
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Frazionamento domanda: inammissibile dopo la pensione
Un ex dipendente pubblico ha citato in giudizio la sua precedente amministrazione per ottenere una dichiarazione di illegittimità riguardo alla sua esclusione da incarichi dirigenziali, riservandosi di richiedere il risarcimento dei danni in un secondo momento. Poiché l'azione legale è stata avviata dopo il suo pensionamento, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda sulla carenza di interesse ad agire, aggravata dal frazionamento della domanda, che trasforma l'azione in una richiesta di mero accertamento di fatti senza un'utilità giuridica concreta e attuale.
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Giurisdizione scorrimento graduatoria: chi decide?
Un dipendente pubblico, idoneo in una graduatoria interna, ha contestato la decisione del suo ente di non procedere allo scorrimento per coprire posti vacanti. La Corte di Cassazione ha stabilito che la giurisdizione in questi casi spetta al giudice amministrativo. La scelta di non utilizzare una graduatoria è considerata un atto di "macro-organizzazione", espressione di potere discrezionale pubblico, che incide su un interesse legittimo del dipendente e non su un suo diritto soggettivo alla promozione.
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Contributo di solidarietà: no senza una legge
La Corte di Cassazione ha confermato l'illegittimità del contributo di solidarietà imposto da una Cassa di previdenza privata ai suoi pensionati. Secondo la Corte, un simile prelievo ha natura di prestazione patrimoniale imposta e, pertanto, necessita di una base legale specifica che non può essere sostituita dall'autonomia regolamentare dell'ente. La decisione ribadisce che le Casse non possono introdurre trattenute su pensioni già liquidate senza un'espressa previsione di legge.
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Assegno di sede e mansioni: la decisione della Corte
Un docente in servizio presso un'università straniera ha rivendicato un assegno di sede superiore, sostenendo di svolgere di fatto mansioni da addetto culturale. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la retribuzione è legata all'inquadramento formale e non alle mansioni concretamente svolte. L'ordinanza sottolinea come, in assenza di una nomina formale a titolare di cattedra o a addetto culturale, le attività extra-accademiche rientrano nella figura contrattualmente prevista del lettore con incarichi aggiuntivi, non dando diritto a differenze retributive.
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Giudicato esterno: oneri di allegazione in Cassazione
Un docente con contratti a termine all'estero ha richiesto un'indennità basandosi su una precedente sentenza favorevole. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando che, per far valere un giudicato esterno, è obbligatorio trascrivere nel ricorso le parti essenziali della sentenza precedente. La mancata allegazione impedisce alla Corte di valutare la fondatezza della richiesta.
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Decadenza benefici amianto: la prima domanda conta
Un ente previdenziale ricorre contro la decisione della Corte d'Appello che aveva riconosciuto a un lavoratore i benefici per esposizione all'amianto. La Cassazione accoglie il ricorso, stabilendo che il termine di decadenza per l'azione giudiziaria decorre dalla prima domanda amministrativa (del 2008) e non da una successiva (del 2015). Di conseguenza, l'azione del lavoratore era tardiva e il suo diritto estinto per decadenza benefici amianto.
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Onere della prova e retribuzione: chi deve dimostrare?
Un ex dipendente delle ferrovie, trasferito a un Comune, ha rivendicato il valore economico di un precedente benefit. La Corte di Cassazione ha stabilito un principio chiave sull'onere della prova: una volta che un precedente giudicato ha accertato il diritto del lavoratore a mantenere il trattamento economico, spetta al datore di lavoro (il Comune) dimostrare che nessuna differenza retributiva è dovuta, e non al lavoratore provarne l'esistenza.
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Pensionamento dirigenti medici: i limiti d’età
Un dirigente medico ha contestato il suo collocamento a riposo, sostenendo di avere il diritto di rimanere in servizio fino a 70 anni per raggiungere la massima anzianità contributiva. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo una chiara distinzione tra 'età lavorativa massima' (di norma 65 anni) e 'età pensionabile'. La possibilità di proseguire l'attività lavorativa è concessa solo per raggiungere i requisiti minimi per la pensione, non per massimizzarla. Questa ordinanza definisce i criteri per il pensionamento dei dirigenti medici.
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Benefici amianto: no alla rivalutazione dei fatti
Due lavoratori hanno richiesto i benefici amianto per la rivalutazione dei loro contributi previdenziali. Dopo un lungo iter giudiziario, la Corte d'Appello ha respinto la loro domanda basandosi su una perizia tecnica. I lavoratori hanno presentato ricorso in Cassazione, ma la Corte Suprema lo ha rigettato, sottolineando che il ricorso rappresentava un tentativo inammissibile di far riesaminare nel merito le prove e i fatti, un compito che non rientra nelle sue competenze. La decisione riafferma il principio che la Cassazione è un giudice di legittimità, non un terzo grado di giudizio.
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Prescrizione rivalutazione contributiva: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7446/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di prescrizione per la rivalutazione contributiva da esposizione ad amianto. Un lavoratore si era visto negare il beneficio dalla Corte d'Appello, la quale aveva fatto decorrere il termine decennale di prescrizione dalla data del pensionamento. La Cassazione ha cassato la sentenza, chiarendo che il termine di prescrizione non decorre automaticamente dal pensionamento, ma dal momento in cui il lavoratore ha avuto effettiva conoscenza o poteva avere conoscenza del suo diritto, ovvero dell'esposizione nociva. La causa è stata rinviata per un nuovo esame basato su questo principio.
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