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Diritto del Lavoro

Decurtazione stipendio: illegittima se è sanzione
La Cassazione conferma la decisione di merito: illegittima la decurtazione stipendio operata da un'azienda di trasporti ai danni di un lavoratore collocato in aspettativa forzata. La Corte ha qualificato la trattenuta come una sanzione disciplinare applicata senza le dovute garanzie procedurali, basandosi sulle specifiche norme aziendali piuttosto che sulle normative generali invocate dall'azienda.
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Lavoro occasionale: quando non c’è obbligo di comunicazione
Un'azienda turistica, sanzionata per non aver comunicato l'assunzione di lavoratori con contratto di lavoro occasionale, si è vista dare ragione dalla Cassazione. La Corte ha stabilito che, a differenza di quanto erroneamente sostenuto dai giudici d'appello, il lavoro occasionale genuino non rientra tra le tipologie contrattuali soggette all'obbligo di comunicazione preventiva. È quindi fondamentale, prima di applicare sanzioni, accertare la reale natura del rapporto di lavoro.
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Abuso permessi sindacali: licenziamento legittimo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20979/2024, ha confermato la legittimità del licenziamento per giusta causa di un rappresentante sindacale. Il lavoratore aveva utilizzato i permessi retribuiti per finalità diverse da quelle istituzionali, configurando un grave abuso dei permessi sindacali. La Corte ha stabilito che tale condotta non è una semplice assenza ingiustificata, ma una violazione più grave che lede il rapporto di fiducia, giustificando la sanzione espulsiva. Il ricorso del lavoratore è stato respinto, consolidando l'orientamento secondo cui il datore di lavoro può verificare la corretta fruizione dei permessi.
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Lavoro subordinato associazione: la Cassazione decide
Un'associazione sportiva dilettantistica, sanzionata per l'impiego di collaboratori considerati lavoratori subordinati non dichiarati, ha visto il suo ricorso respinto dalla Corte di Cassazione. La Suprema Corte ha confermato che la qualificazione di un rapporto come **lavoro subordinato associazione** prevale sulle agevolazioni fiscali previste per il settore dilettantistico. La decisione sottolinea che la natura effettiva della prestazione lavorativa è determinante ai fini degli obblighi contributivi e previdenziali, confermando le pesanti sanzioni amministrative inflitte.
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Licenziamento collettivo: poteri e criteri di scelta
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di licenziamento collettivo, confermando la legittimità della procedura gestita dal Direttore generale della società. La Corte ha ritenuto valido sia il potere di rappresentanza del dirigente, sia l'applicazione di criteri di scelta che limitavano la platea dei lavoratori a specifici profili professionali, in quanto concordati con i sindacati. L'ordinanza chiarisce che l'accordo concluso da un rappresentante senza poteri non è nullo, ma può essere ratificato con effetto retroattivo.
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Licenziamento collettivo: obblighi in caso di chiusura
La Corte di Cassazione ha statuito su un caso di licenziamento collettivo derivante dalla chiusura di una scuola materna. L'ordinanza chiarisce che, in caso di cessazione totale dell'attività, la comunicazione iniziale ai sindacati non deve specificare tutte le possibili misure alternative ai licenziamenti. È sufficiente esporre chiaramente le ragioni della chiusura che impediscono la prosecuzione dell'attività, ribadendo che la scelta imprenditoriale non è sindacabile nel merito dal giudice.
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Successione tra enti pubblici: chi paga la pensione?
La Corte di Cassazione chiarisce la responsabilità nel pagamento del trattamento pensionistico integrativo in caso di soppressione di un ente e subentro di un nuovo soggetto. La sentenza analizza un caso di successione tra enti pubblici, stabilendo che, concluse le operazioni di liquidazione dell'ente originario, l'obbligo di corrispondere la pensione integrativa si trasferisce al nuovo istituto, garantendo così la continuità dei diritti acquisiti dal pensionato.
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Assegno ad personam: quali voci sono incluse?
Ex dipendenti di un ente soppresso chiedono di includere nel loro assegno ad personam il TEP e i premi di polizze assicurative. La Cassazione rigetta il ricorso, stabilendo che tali voci non hanno natura fissa e continuativa, requisito essenziale per l'inclusione.
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Assegno ad personam: la retribuzione va garantita
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20958/2024, ha stabilito che l'assegno ad personam spettante a un dipendente pubblico trasferito deve includere tutte le componenti retributive fisse e continuative, anche se contrattualmente definite come "variabili". Il caso riguardava una dipendente passata da una società a partecipazione pubblica a un Ministero, la quale si era vista decurtare l'assegno di alcune indennità. La Corte ha chiarito che la natura di un emolumento non dipende dalla sua classificazione formale, ma dalla sua effettiva modalità di erogazione. Se una voce è corrisposta stabilmente, non legata al raggiungimento di specifici obiettivi, deve essere considerata parte del trattamento economico da salvaguardare per evitare una riduzione dello stipendio.
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Buono pasto turno notturno: Cassazione conferma il diritto
Un'azienda sanitaria ha negato il buono pasto a un infermiere per i turni notturni. La Corte d'Appello ha riconosciuto il diritto del lavoratore, considerando il turno di notte una 'particolare articolazione dell'orario di lavoro'. L'azienda ha presentato ricorso in Cassazione, ma è stato dichiarato inammissibile per vizi procedurali. La decisione, di fatto, consolida il diritto al buono pasto per il turno notturno del dipendente.
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Assegno ad personam: cosa include dopo il trasferimento
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20955/2024, ha chiarito la composizione dell'assegno ad personam per i dipendenti pubblici trasferiti da una società statale a un Ministero. La Corte ha stabilito che le indennità di funzione, di rischio e il premio di produzione, se corrisposti con continuità, devono essere inclusi nell'assegno per garantire la parità di trattamento economico. Ha invece escluso il controvalore della polizza sanitaria, poiché la sua funzione è sostituita dal sistema assistenziale dell'ente di destinazione. La decisione si fonda sul principio della continuità sostanziale della retribuzione, prevalendo sulla classificazione formale delle singole voci.
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Mobilità volontaria: diritto all’assegno ad personam
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20953/2024, ha stabilito che un dipendente pubblico trasferito tramite mobilità volontaria ha diritto a un assegno 'ad personam' per conservare il trattamento economico acquisito. Il principio del divieto di 'reformatio in peius' (peggioramento della condizione economica) prevale, anche dopo le modifiche legislative all'art. 30 del D.Lgs. 165/2001. La mobilità si configura come una cessione del contratto di lavoro, garantendo la continuità giuridica ed economica del rapporto.
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Socio lavoratore subordinato: quando il rapporto è fittizio
A seguito di un accertamento ispettivo, alcuni soci lavoratori di una cooperativa venivano riclassificati come dipendenti subordinati. La società cooperativa ha impugnato tale decisione, ma sia il Tribunale che la Corte d'Appello hanno confermato la natura subordinata del rapporto, basandosi su indici quali la retribuzione fissa, l'assenza di rischio d'impresa e l'eterorganizzazione delle mansioni. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso finale della cooperativa, ribadendo che la modalità effettiva di svolgimento della prestazione prevale sulla qualificazione formale del contratto, confermando così lo status di socio lavoratore subordinato.
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Rinuncia al ricorso: estinzione e spese legali
Una società propone ricorso in Cassazione contro una sentenza d'appello sfavorevole in materia di diritto del lavoro. Prima della decisione, le parti raggiungono un accordo e la società effettua una rinuncia al ricorso, accettata dalla controparte. La Corte Suprema dichiara l'estinzione del giudizio e stabilisce che non è dovuto il raddoppio del contributo unificato, data la natura concordata della chiusura del procedimento.
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Indennità TFR dirigente: fringe benefit e calcolo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20938/2024, ha respinto il ricorso di un'azienda, confermando che l'indennità TFR dirigente deve includere il valore reale dei fringe benefit, come l'auto aziendale, e non solo l'importo forfettario in busta paga. La Corte ha inoltre stabilito che l'inadempimento del datore di lavoro, come il mancato pagamento di premi assicurativi, non può ridurre la base di calcolo del TFR. Il caso riguardava un dirigente dimessosi a seguito di un demansionamento, il cui diritto a un'indennità sostitutiva del preavviso è stato confermato.
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Licenziamento orale: prova e limiti del ricorso
La Corte di Cassazione conferma la decisione di merito che aveva ritenuto provato un licenziamento orale ai danni di un autotrasportatore. L'ordinanza ribadisce un principio fondamentale: il giudizio di Cassazione non può riesaminare nel merito le prove e i fatti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge. Pertanto, il ricorso dell'azienda, basato su una diversa valutazione delle prove presuntive e testimoniali, è stato respinto in quanto inammissibile.
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Inammissibilità appello ATP: la via è il merito
Un lavoratore si vede negare l'assegno di invalidità. Il Tribunale dichiara inammissibile il ricorso ATP per carenza del requisito contributivo. La Corte d'Appello conferma l'inammissibilità, ma dell'appello stesso, chiarendo che dopo un ATP negativo il rimedio non è l'appello ma un giudizio di merito. La nostra analisi spiega questa importante regola procedurale sull'inammissibilità appello ATP.
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Interesse ad agire: impugnazione estratto di ruolo
Una società di trasporti ha impugnato un estratto di ruolo relativo a 47 cartelle esattoriali, sostenendo di non aver mai ricevuto le notifiche e che i crediti fossero prescritti. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte d'Appello, dichiarando il ricorso inammissibile per mancanza di un interesse ad agire. L'ordinanza chiarisce che l'impugnazione dell'estratto di ruolo è ammessa solo se il contribuente dimostra un pregiudizio concreto e attuale, come l'impossibilità di partecipare a gare d'appalto, cosa non avvenuta nel caso di specie. In assenza di tale pregiudizio, il contribuente deve attendere un successivo atto esecutivo per far valere le proprie ragioni.
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Lavoro in nero: la prova testimoniale non basta
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20804/2024, ha respinto il ricorso di un datore di lavoro sanzionato per l'impiego di due lavoratrici in nero. Il caso verteva sulla valutazione delle testimonianze delle dipendenti, ritenute dalla Corte d'Appello "stereotipate e poco circostanziate" e quindi inidonee a superare la presunzione legale sulla durata del rapporto di lavoro irregolare. La Suprema Corte ha confermato che la valutazione dell'attendibilità delle prove è un compito esclusivo del giudice di merito, non sindacabile in sede di legittimità se la motivazione non è palesemente illogica o apparente.
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Retribuzione onnicomprensiva: niente extra per i medici
Gli eredi di una dirigente medico hanno citato in giudizio un'azienda sanitaria per ottenere il pagamento di ore di lavoro extra, derivanti da un errato calcolo del debito orario durante i giorni di assenza. La Corte di Cassazione ha stabilito che il principio di retribuzione onnicomprensiva, applicabile ai dirigenti medici, implica che lo stipendio mensile copra l'intera prestazione lavorativa, anche se superiore alle 38 ore settimanali, per il raggiungimento degli obiettivi. Pertanto, non è dovuto alcun compenso aggiuntivo per le ore eccedenti. La Corte ha chiarito che un'eventuale richiesta di risarcimento per danno alla salute o al riposo rappresenta un'azione legale distinta e non una richiesta di retribuzione.
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