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Diritto del Lavoro

Licenziamento amministrazione giudiziaria: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità di un licenziamento intimato da una società in amministrazione giudiziaria per ragioni di ordine pubblico. La sentenza chiarisce che tale recesso segue una disciplina speciale, distinta da quella ordinaria, e che il giudice del lavoro ha ampi poteri istruttori, potendo acquisire d'ufficio i documenti necessari alla decisione. Il caso riguarda il licenziamento di una dipendente, autorizzato dal giudice delegato per interrompere i legami con la precedente gestione. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso della lavoratrice, validando la procedura seguita e la sufficienza della motivazione basata sul richiamo al provvedimento giudiziario.
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Giudizio di rinvio: poteri del giudice e giudicato
La Corte di Cassazione ha stabilito che, nel giudizio di rinvio, il giudice deve esaminare anche le eccezioni sollevate nelle fasi precedenti e non decise perché 'assorbite', anche se non vengono formalmente riproposte. Nel caso specifico, un secondo licenziamento, mai impugnato, ha impedito la reintegra del lavoratore nonostante l'illegittimità del primo, poiché la relativa eccezione, sollevata in primo grado, non era coperta da giudicato.
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Deposito telematico ricorso: errore e improcedibilità
La Corte di Cassazione ha dichiarato improcedibile un ricorso presentato da un gruppo di lavoratori contro una società di telecomunicazioni. Sebbene notificato prima del 1° gennaio 2023, il ricorso è stato depositato in formato cartaceo dopo tale data, violando l'obbligo del deposito telematico ricorso introdotto dalla Riforma Cartabia. La Corte ha stabilito che l'errore nell'interpretazione della nuova normativa processuale non giustifica una rimessione in termini, rendendo l'appello irricevibile a prescindere dal merito della controversia.
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Eccezioni nuove in appello: quando sono ammesse?
La Corte di Cassazione chiarisce i limiti del divieto di eccezioni nuove in appello nel rito del lavoro. In un caso di differenze retributive, la Corte ha stabilito che la contestazione di un errore di calcolo del giudice non costituisce un'eccezione nuova inammissibile, ma una mera difesa. La sentenza d'appello, che aveva dichiarato l'inammissibilità del gravame, è stata cassata con rinvio.
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Indennità di reperibilità: la valutazione dei fatti
La Corte di Cassazione conferma il diritto all'indennità di reperibilità per alcuni comandanti di navi che, pur terminato il turno, dovevano rimanere disponibili fino all'arrivo dell'equipaggio successivo. L'ordinanza chiarisce che la valutazione sull'esistenza di un obbligo di disponibilità si basa sull'analisi dei fatti e delle prove, una competenza esclusiva dei giudici di merito e non sindacabile in sede di legittimità se l'appello contesta la ricostruzione fattuale invece di un errore di diritto.
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Indennità di esazione: spetta anche senza incasso?
Un capotreno ha richiesto il pagamento di un'indennità di esazione per ogni sanzione emessa a bordo treno, indipendentemente dall'effettivo incasso. L'azienda si opponeva, sostenendo che il compenso fosse legato alla riscossione. La Corte di Cassazione ha dato ragione al lavoratore, stabilendo che, in base al contratto collettivo aziendale, il diritto all'indennità matura con la semplice emissione del verbale di accertamento.
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Lavoro subordinato: quando il ricorso è inammissibile
Una lavoratrice di call center, dopo una vittoria in primo grado per il riconoscimento del lavoro subordinato, ha visto la sua domanda rigettata in appello. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il suo successivo ricorso, sottolineando che il suo ruolo non è riesaminare i fatti, ma solo verificare specifici vizi di legittimità, come l'omesso esame di un fatto storico decisivo.
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Patto di stabilità: risarcimento e licenziamento
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di una società agricola al risarcimento del danno per violazione di un patto di stabilità quinquennale. La Corte ha stabilito che il risarcimento previsto da tale accordo si aggiunge, e non sostituisce, l'indennità per licenziamento illegittimo, poiché il patto creava una tutela rafforzata e autonoma rispetto alle garanzie di legge.
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Ricorso per cassazione tardivo: i termini per impugnare
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile l'appello di un lavoratore contro un licenziamento. Il caso evidenzia un errore procedurale iniziale, seguito da un ricorso per cassazione tardivo, depositato oltre il termine perentorio di 60 giorni previsto dal rito speciale della Legge n. 92/2012. La decisione sottolinea l'importanza cruciale del rispetto dei termini processuali.
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Responsabilità solidale: quando cessa per l’azienda?
La Corte di Cassazione chiarisce i limiti della responsabilità solidale in caso di affitto e successiva retrocessione d'azienda. Un lavoratore ha richiesto il pagamento di un'indennità alla società affittuaria per un periodo successivo alla restituzione dell'azienda al proprietario originario, fallito nel frattempo. La Corte ha respinto il ricorso, stabilendo che la responsabilità solidale dell'affittuario non si estende ai crediti maturati dopo la retrocessione, poiché in quel momento la società affittuaria è ormai estranea al rapporto obbligatorio.
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Prassi aziendale tollerata: giustifica l’ammanco?
La Corte di Cassazione conferma il licenziamento di un capo negozio per un ammanco di cassa di oltre 38.000 euro. La Corte ha stabilito che la presenza di una prassi aziendale tollerata, che consentiva una certa flessibilità nelle procedure di versamento, non può giustificare un ammanco finale. Tale evento costituisce una grave violazione del vincolo fiduciario e rende legittima la sanzione espulsiva, respingendo così il ricorso del lavoratore.
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Collaboratore fisso: quando il giornalista è dipendente
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società editoriale, confermando che un rapporto di collaborazione giornalistica può essere qualificato come lavoro subordinato nella figura del "collaboratore fisso" anche in assenza di un orario di lavoro rigido o di una prestazione quotidiana. Secondo la Corte, sono decisivi la natura non occasionale della prestazione, la messa a disposizione delle proprie energie lavorative e la responsabilità di un servizio specifico, elementi che dimostrano un inserimento stabile e organico del lavoratore nell'organizzazione aziendale.
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Licenziamento giusta causa: foto in aereo lo legittima
La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità di un licenziamento per giusta causa inflitto a una lavoratrice del settore catering aeroportuale. La dipendente aveva scattato fotografie e fatto copie di materiale aziendale a bordo di aerei di terzi. La Corte ha ritenuto tale condotta una grave violazione del vincolo fiduciario, rendendo inammissibile il ricorso della lavoratrice che mirava a una rivalutazione dei fatti, compito non spettante al giudice di legittimità.
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Distacco del lavoratore: legittimo nel gruppo di imprese
La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento di un lavoratore che aveva rifiutato un provvedimento di distacco. La Corte ha stabilito che, nell'ambito di un gruppo di imprese, l'interesse al distacco del lavoratore è presunto se funzionale agli obiettivi del gruppo. Inoltre, il consenso del lavoratore per mutamento di mansioni è necessario solo se tale mutamento lede la sua professionalità, e la prova di tale pregiudizio spetta al lavoratore stesso.
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Licenziamento proporzionalità: quando è illegittimo?
Una società automobilistica ha licenziato un dipendente per violazioni procedurali. La Corte d'Appello ha ritenuto il licenziamento illegittimo per mancanza di proporzionalità, considerando la lunga anzianità di servizio e l'assenza di precedenti disciplinari. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, dichiarando inammissibile il ricorso dell'azienda e ribadendo che la valutazione sulla proporzionalità del licenziamento è una questione di fatto riservata ai giudici di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità se non per vizi specifici non sollevati nel caso di specie.
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Competenza territoriale contributi: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30579/2024, ha risolto un conflitto di competenza territoriale tra due Tribunali riguardo a un'opposizione a un'ingiunzione di pagamento per contributi previdenziali non versati. La Corte ha stabilito che la competenza territoriale contributi si determina in base al luogo dove la violazione è stata commessa. Tale luogo coincide con il domicilio del creditore, ovvero la sede dell'ufficio dell'ente previdenziale che ha emesso l'atto e dove il pagamento doveva essere effettuato, e non con la sede legale dell'impresa debitrice.
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Superminimo società in house: quando è nullo?
La Cassazione ha stabilito la nullità del superminimo per un dirigente di una società in house, in quanto non previsto dalla contrattazione collettiva. Tale trattamento economico è illegittimo da quando la normativa pubblicistica è divenuta applicabile al rapporto di lavoro, con conseguente obbligo per il dirigente di restituire le somme indebitamente percepite da quella data.
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Condotta incensurabile e assunzione pubblica: il caso
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30577/2024, ha stabilito che la mancanza di una condanna penale definitiva non è sufficiente per l'assunzione in determinati settori pubblici. È necessario possedere il requisito della "condotta incensurabile", che implica una valutazione più ampia delle qualità morali e del comportamento del candidato. Nel caso specifico, è stata legittimamente negata l'assunzione a un soggetto coinvolto in un'inchiesta per il rilascio illecito di permessi di soggiorno, poiché la sua condotta è stata ritenuta non compatibile con le funzioni da svolgere, a prescindere dall'esito del processo penale.
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Legittimazione passiva: azione contro ex datore di lavoro
Due ex dipendenti citano in giudizio il loro precedente datore di lavoro, un ente in liquidazione, per ottenere il riconoscimento di un assegno personale da far valere presso le nuove amministrazioni di destinazione. La Cassazione dichiara l'azione inammissibile per difetto di legittimazione passiva, poiché l'azione doveva essere intentata contro i nuovi datori di lavoro, unici titolari del rapporto.
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Legittimazione passiva: Cassazione chiude il caso
Un lavoratore, dopo essere stato trasferito a una nuova amministrazione pubblica, ha citato in giudizio il suo ex datore di lavoro per ottenere un assegno personale. La Corte di Cassazione ha dichiarato la domanda inammissibile per difetto di legittimazione passiva, poiché l'azione legale è stata intentata contro un soggetto non più titolare del rapporto di lavoro. La sentenza è stata quindi annullata senza rinvio, chiudendo definitivamente la controversia.
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