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Diritto del Lavoro

Perdita di chance nel pubblico: quando è risarcibile?
Un dirigente pubblico ha citato in giudizio l'Amministrazione per demansionamento e perdita di chance a seguito di una riorganizzazione interna. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, sottolineando che la domanda per perdita di chance deve essere specifica e non un generico lamento. Inoltre, ha ribadito l'assenza di un diritto all'assegnazione di un incarico dirigenziale specifico, data la fungibilità normativa di tali ruoli, e ha chiarito l'autonomia dell'Avvocatura dello Stato nel decidere se impugnare o meno una sentenza.
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Giudicato interno: appello limitato e conseguenze
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un ente regionale contro un lavoratore, stabilendo un importante principio sul giudicato interno. L'ente aveva appellato una sentenza contestando solo le modalità di calcolo di un'indennità, senza mettere in discussione l'applicabilità del contratto collettivo che la prevedeva. Secondo la Corte, questa scelta ha consolidato il diritto del lavoratore all'indennità, creando un giudicato interno che non può essere riesaminato nelle fasi successive del giudizio.
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Indennizzo durata irragionevole: la Cassazione rinvia
La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha rinviato la decisione sul calcolo dell'indennizzo per durata irragionevole del processo fallimentare. Il caso riguarda ex dipendenti di una società fallita che hanno ricevuto un pagamento parziale dal Fondo di Garanzia INPS. La Corte ha riscontrato un contrasto giurisprudenziale sulla questione e ha deciso di attendere una pronuncia a sezioni unite per stabilire un principio di diritto uniforme.
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Rinuncia al ricorso e spese legali: chi paga?
Due società, dopo aver perso in appello in una causa relativa alla falsità di verbali di conciliazione, hanno proposto ricorso in Cassazione. Successivamente, hanno presentato una rinuncia al ricorso. La controparte non ha accettato la rinuncia, chiedendo la condanna alle spese. La Corte di Cassazione ha dichiarato estinto il giudizio, ma, applicando il principio della soccombenza virtuale, ha condannato le società ricorrenti al pagamento delle spese legali, ritenendo il loro ricorso originario verosimilmente improcedibile.
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Contratti a termine agricoli: limiti e stagionalità
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 24983/2024, ha stabilito che un ente pubblico non può essere considerato un imprenditore agricolo e, pertanto, non può abusare dei contratti a termine agricoli. La Corte ha chiarito che la deroga per stagionalità si applica solo a lavori strettamente stagionali, escludendo mansioni continuative come la manutenzione. L'onere di provare la natura stagionale del rapporto spetta sempre al datore di lavoro. La sentenza di merito è stata cassata con rinvio.
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Lavoro agricolo: limiti ai contratti a termine per enti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 24980/2024, ha stabilito che un ente pubblico non economico non può essere qualificato come imprenditore agricolo. Di conseguenza, non può beneficiare delle deroghe previste per i contratti a termine nel lavoro agricolo, che si applicano solo in caso di attività strettamente stagionali. La Corte ha cassato la sentenza d'appello che aveva dato ragione all'ente, sottolineando che l'onere di provare la natura stagionale delle mansioni ricade sul datore di lavoro.
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Automaticità delle prestazioni: obblighi INPS
Un lavoratore ha citato in giudizio l'ente previdenziale per ottenere la regolarizzazione dei contributi non versati dal datore di lavoro, invocando il principio di automaticità delle prestazioni. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che tale principio garantisce al lavoratore il diritto di ricevere le prestazioni (es. pensione) nonostante le omissioni, ma non trasferisce all'ente l'obbligo di pagare i contributi, che resta unicamente a carico del datore di lavoro.
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Pensione anticipata: valgono i contributi figurativi?
Una lavoratrice si è vista negare la pensione anticipata perché aveva raggiunto il requisito contributivo anche tramite contributi figurativi. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo un principio fondamentale: per la pensione anticipata basata unicamente sul requisito contributivo (41 anni e 1 mese per le donne), i contributi figurativi sono pienamente validi. La Corte ha sottolineato che la legge richiede la "contribuzione effettiva" solo in altre e specifiche ipotesi di pensionamento, non in questo caso.
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APE sociale: accesso senza indennità di disoccupazione
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 24950/2024, ha stabilito un principio fondamentale riguardo i requisiti per l'accesso all'APE sociale. Un ente previdenziale aveva negato il beneficio a una lavoratrice disoccupata perché non aveva precedentemente percepito l'indennità di disoccupazione. La Corte ha rigettato il ricorso dell'ente, chiarendo che il requisito essenziale è lo stato di disoccupazione e non la fruizione di una precedente indennità. La legge, infatti, richiede solo che, qualora l'indennità sia stata percepita, la sua erogazione sia terminata, senza imporre la percezione stessa come condizione per accedere all'APE sociale.
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Decorrenza pensione computo: decide la domanda
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 24926/2024, ha stabilito un principio fondamentale sulla decorrenza della pensione con computo in Gestione Separata. Il trattamento pensionistico non parte dalla data di maturazione dei requisiti, ma dal primo giorno del mese successivo a quello di presentazione della domanda di computo. Questo perché il computo è una facoltà che il lavoratore esercita attivamente con una richiesta specifica, e solo da quel momento i contributi versati in altre gestioni possono essere utilizzati. La sentenza ha quindi accolto il ricorso dell'ente previdenziale, cassando la decisione della Corte d'Appello che aveva fissato una decorrenza anteriore, legata al perfezionamento del diritto.
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Pensione anticipata e contributi figurativi: sì della Cassazione
Una lavoratrice si è vista negare la pensione anticipata perché i suoi contributi figurativi non erano stati conteggiati. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che, secondo la Riforma Fornero (legge 214/2011), i contributi figurativi (per malattia, disoccupazione, ecc.) sono pienamente validi per raggiungere il requisito contributivo necessario, a meno che la legge non specifichi esplicitamente il contrario. La sentenza impugnata è stata annullata per aver erroneamente applicato vecchie normative.
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Estinzione del giudizio per rinuncia al ricorso
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione del giudizio in un caso riguardante contributi previdenziali. L'ente di riscossione aveva impugnato una sentenza d'appello che annullava un avviso di addebito. Tuttavia, prima della decisione, lo stesso ente ha presentato una formale rinuncia al ricorso. Di conseguenza, il processo si è concluso senza una pronuncia nel merito, rendendo definitiva la decisione favorevole al contribuente dei giudici di secondo grado. Non sono state liquidate spese legali poiché la controparte non si era costituita attivamente nel giudizio di cassazione.
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Responsabilità direttore generale: chi giudica?
Una società consortile ha intentato un'azione di responsabilità contro il proprio direttore generale. Il Tribunale adito si è dichiarato incompetente, indicando la competenza del Giudice del Lavoro. La Corte di Cassazione, con ordinanza, ha annullato tale decisione, stabilendo che la competenza spetta al Tribunale delle Imprese. La Corte ha chiarito che, ai fini della giurisdizione, è dirimente la natura della contestazione: se le inadempienze riguardano poteri gestori autonomi delegati dall'organo amministrativo, come nel caso di specie, la responsabilità del direttore generale rientra nell'ambito del diritto societario e non del diritto del lavoro, anche in presenza di un contratto di lavoro subordinato.
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Pensione con cumulo: decorrenza dalla domanda
La Corte di Cassazione ha stabilito che la decorrenza della pensione con cumulo di contributi versati in gestioni diverse (nella specie, Gestione Separata e AGO) non può essere retroattiva al momento del raggiungimento dei requisiti anagrafici e contributivi. Il trattamento pensionistico decorre, invece, dal momento della presentazione della domanda con cui l'assicurato esercita la facoltà di unificare i periodi contributivi. La Corte ha cassato la sentenza d'appello che aveva riconosciuto una decorrenza anteriore, chiarendo che il montante contributivo complessivo si costituisce giuridicamente solo con la richiesta del pensionato.
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Cessazione materia del contendere: priorità sulla giurisdizione
Un cittadino si oppone a delle cartelle esattoriali. In appello, nonostante l'agente della riscossione ammetta lo sgravio totale dei debiti, la Corte decide sulla giurisdizione. La Cassazione interviene, stabilendo che la cessazione della materia del contendere, dovuta allo sgravio, ha priorità e determina l'estinzione del processo, annullando la necessità di decidere sulla giurisdizione.
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Querela di falso: onere della prova sul ricorrente
Un professore universitario ha intentato una querela di falso contro due decreti rettorali che modificavano il suo regime lavorativo da tempo definito a tempo pieno, sostenendo di non aver mai richiesto tale modifica. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando le sentenze precedenti. Il principio chiave è che l'onere della prova in un procedimento di querela di falso grava interamente su chi contesta l'atto, il quale non è riuscito a dimostrare la falsità dei documenti. La Corte ha inoltre specificato che una precedente sentenza favorevole della Corte dei Conti non costituisce giudicato nel processo civile.
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Cessazione materia del contendere: accordo tra le parti
Una società energetica aveva impugnato in Cassazione una sentenza della Corte d'Appello in una controversia di lavoro contro alcuni suoi ex dipendenti. Durante il giudizio, le parti hanno raggiunto un accordo transattivo, risolvendo la lite. Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha dichiarato la cessazione della materia del contendere, ponendo fine al processo e compensando le spese legali.
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Risarcimento del danno: datore non paga per ritardo pensione
Un lavoratore, collocato a riposo per legge, ha ricevuto la pensione con cinque mesi di ritardo e ha chiesto il risarcimento del danno al datore di lavoro. La Corte di Cassazione ha escluso la responsabilità dell'azienda, stabilendo che il ritardo era imputabile esclusivamente alla tardiva presentazione della domanda di pensione da parte del lavoratore. Manca quindi il nesso causale tra la condotta del datore e il danno subito, rendendo non dovuto alcun risarcimento del danno.
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Contratto a progetto: sanzioni per finta autonomia
La Corte di Cassazione ha confermato le sanzioni amministrative a carico di un'azienda per violazione degli obblighi di comunicazione. L'azienda aveva assunto 19 lavoratori con contratti a progetto, i quali sono stati successivamente riqualificati come rapporti di lavoro subordinato. Secondo la Corte, la comunicazione di un tipo di contratto fittizio non adempie all'obbligo di legge, poiché non fornisce alle autorità informazioni veritiere e complete, necessarie per il monitoraggio del mercato del lavoro. La sentenza ribadisce che un contratto a progetto, per essere valido, deve riferirsi a un'attività specifica e distinguibile dall'ordinaria operatività aziendale.
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Indennità mansioni superiori: conta il fatto, non la forma
Un lavoratore del settore trasporti, pur ottenendo il riconoscimento giudiziale dell'inquadramento superiore a "quadro", si vedeva negata la relativa indennità per mancanza di nomina formale. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che l'accertamento giudiziale dello svolgimento di fatto delle mansioni è sufficiente per il diritto all'indennità mansioni superiori, facendo prevalere la sostanza sulla forma.
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