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Diritto del Lavoro

Indennità di buonuscita: il riscatto è necessario
Una lavoratrice ha richiesto l'inclusione di un periodo di lavoro non di ruolo nel calcolo della sua indennità di buonuscita. La Corte d'Appello ha respinto la domanda, stabilendo che, poiché quel periodo non era legalmente soggetto a contribuzione obbligatoria, la lavoratrice avrebbe dovuto presentare una specifica domanda di riscatto. Il principio dell'automatismo delle prestazioni, in questo caso, non è applicabile.
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Impugnazione licenziamento: la procura all’avvocato
La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di impugnazione licenziamento disciplinare, confermando principi chiave. Un lavoratore, licenziato per una presunta colluttazione, aveva impugnato il recesso tramite il proprio legale. La società datrice di lavoro contestava la validità dell'atto, sostenendo che la procura non fosse stata comunicata tempestivamente. La Corte ha rigettato il ricorso della società, stabilendo che il difensore non ha l'onere di comunicare la procura, salvo specifica richiesta del datore di lavoro. Ha inoltre confermato che il giudice civile può legittimamente utilizzare prove atipiche, come quelle provenienti da un procedimento penale, per formare il proprio convincimento. Anche il ricorso incidentale del lavoratore, relativo alla liquidazione delle spese legali, è stato respinto per mancanza di specificità.
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Equa riparazione e fallimento: notifica allo Stato
L'ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione affronta un caso di equa riparazione e fallimento. Ex dipendenti di una società fallita hanno richiesto un indennizzo per l'eccessiva durata della procedura. La Corte d'Appello aveva limitato il risarcimento. Prima di decidere nel merito, la Cassazione ha rilevato un vizio nella notifica del ricorso al Ministero della Giustizia, ordinandone la rinnovazione all'Avvocatura Generale dello Stato e rinviando la causa.
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Retribuzione ferie: quali voci includere nel calcolo?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 1513/2024, ha stabilito che nella retribuzione ferie devono essere incluse anche le indennità variabili, purché intrinsecamente connesse alle mansioni svolte e corrisposte con continuità. La decisione, basata sull'interpretazione del diritto dell'Unione Europea, mira a evitare che una diminuzione dello stipendio possa dissuadere i lavoratori dal godere del loro diritto al riposo. Il caso riguardava alcuni macchinisti di una società di trasporti che chiedevano il computo di specifici incentivi nella loro paga feriale. La Corte ha rigettato il ricorso dell'azienda, confermando che la nozione di retribuzione durante le ferie deve essere onnicomprensiva per garantire l'effettività del diritto.
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Licenziamento collettivo: limiti scelta dipendenti
In una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito l'illegittimità di un licenziamento collettivo in cui l'azienda aveva limitato la platea dei lavoratori da licenziare a una sola unità produttiva, usando come giustificazione la "comoda raggiungibilità" di altre sedi. La Corte ha stabilito che tale criterio è soggettivo e non valido. La scelta deve includere tutti i lavoratori con professionalità fungibili nell'intero complesso aziendale, a meno che non sussistano ragioni tecniche e organizzative oggettive, chiaramente specificate.
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Competenza territoriale collaboratori: la Cassazione decide
Una società di servizi digitali ha contestato la competenza territoriale del Tribunale in una causa promossa dai suoi collaboratori. Questi ultimi chiedevano l'applicazione delle tutele del lavoro subordinato. La società sosteneva che dovesse applicarsi il foro del domicilio del collaboratore, tipico del lavoro autonomo. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che quando si invoca la disciplina del lavoro subordinato, anche le relative norme processuali, inclusa la competenza territoriale collaboratori, devono essere applicate. Di conseguenza, il foro competente è quello del luogo in cui sorge il rapporto o dove si trova una sede dell'azienda presso cui il lavoratore opera.
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Retribuzione feriale: quali voci include? Analisi
La Corte di Cassazione ha stabilito che la retribuzione feriale deve includere anche le indennità variabili, come quelle per attività di scorta e riserva, se sono collegate all'esecuzione delle mansioni e allo status del lavoratore. La decisione, basata sul diritto dell'Unione Europea, mira a evitare che una paga ridotta durante le ferie possa dissuadere i dipendenti dal goderne. La Corte ha rigettato il ricorso di un'azienda di trasporti, confermando che la nozione di retribuzione durante le ferie deve essere onnicomprensiva per garantire un riposo effettivo.
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Retribuzione ferie: indennità variabili nel calcolo
La Corte di Cassazione ha confermato il diritto di un gruppo di macchinisti a includere nella retribuzione ferie le indennità variabili legate alla mansione, come quelle per la condotta oraria e la riserva. L'esclusione di tali voci, erogate in modo continuativo, creerebbe una diminuzione economica tale da dissuadere i lavoratori dal godere delle ferie, violando la Direttiva UE 2003/88/CE. La Corte ha ribadito che la nozione europea di retribuzione prevale, garantendo al lavoratore una situazione economica durante le ferie paragonabile a quella dei periodi di lavoro.
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Criteri di valutazione: legittima scelta del datore
Una dirigente del settore pubblico contesta i criteri di valutazione adottati dalla sua amministrazione durante una riorganizzazione, che hanno favorito un collega nell'assegnazione di un nuovo incarico. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la legittimità delle scelte aziendali. La Corte ha stabilito che i criteri di valutazione, sebbene non perfetti, non erano arbitrari ma giustificati da esigenze concrete, come l'indisponibilità di dati recenti. Inoltre, ha ribadito i rigorosi requisiti formali per presentare un ricorso, sanzionando la genericità delle censure sollevate.
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Retribuzione ferie: indennità variabili incluse
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 1496/2024, ha stabilito che le indennità variabili corrisposte in modo continuativo, come quelle per attività di scorta e di riserva, devono essere incluse nel calcolo della retribuzione ferie. La Corte ha rigettato il ricorso di una società di trasporti, confermando che escludere tali compensi potrebbe dissuadere i lavoratori dal godere del loro diritto alle ferie, in linea con i principi della direttiva europea 2003/88/CE. La decisione sottolinea la prevalenza del diritto europeo sulla contrattazione collettiva nazionale quando si tratta di tutelare diritti fondamentali del lavoratore.
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Mobilità volontaria: la qualifica non si trasferisce
Una dipendente pubblica, durante una procedura di mobilità volontaria, ha ottenuto una promozione dal suo ente di provenienza. La Corte di Cassazione ha stabilito che l'ente di destinazione non è tenuto a riconoscere tale qualifica superiore. Il trasferimento, infatti, cristallizza il ruolo e le mansioni del dipendente al momento in cui la domanda viene accettata per una specifica posizione vacante, tutelando gli interessi pubblici e l'organizzazione dell'ente di destinazione.
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Risarcimento danni: ricorso inammissibile, le regole
Una professionista del settore medico ha richiesto un risarcimento danni per la mancata indizione di una procedura di selezione per un incarico dirigenziale, lamentando una perdita di chance e danni alla salute. Dopo la sconfitta in primo e secondo grado, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La Suprema Corte ha sottolineato la necessità di specificare in modo dettagliato le prove non ammesse e le critiche alla consulenza tecnica (CTU), ribadendo che la genericità dei motivi di ricorso ne impedisce l'esame nel merito.
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Blocco progressioni stipendiali: Cassazione su medici
La Corte di Cassazione ha stabilito che il blocco progressioni stipendiali introdotto dal D.L. 78/2010 si applica anche ai dirigenti medici del settore pubblico. La sola valutazione positiva dopo cinque anni di servizio non conferisce un diritto automatico all'attribuzione di un incarico superiore né a un conseguente aumento retributivo, poiché tale avanzamento non costituisce un "evento straordinario" idoneo a superare il congelamento degli stipendi imposto per il contenimento della spesa pubblica.
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Licenziamento collettivo: illegittima la scelta per residenza
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 1486/2024, ha dichiarato illegittimo un licenziamento collettivo in cui l'azienda aveva limitato la platea dei lavoratori da licenziare a una sola unità produttiva, usando come criterio la vicinanza della residenza dei dipendenti. La Corte ha stabilito che tale criterio non è oggettivo e che l'azienda deve considerare l'intero complesso aziendale se le professionalità sono fungibili, per minimizzare l'impatto sociale.
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Rinuncia diritti futuri: è nulla per la Cassazione
Un lavoratore, assunto da un'azienda sanitaria pubblica con contratti di collaborazione, ha ottenuto il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, sottolineando che qualsiasi clausola contrattuale di rinuncia a diritti futuri è nulla. Tale rinuncia viola infatti il principio di indisponibilità dei diritti fondamentali del lavoratore, che non possono essere oggetto di pattuizioni preventive. L'appello dell'azienda sulla qualificazione del rapporto è stato giudicato inammissibile.
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Selezione dirigenti sanitari: obbligo di motivazione
Un medico ha contestato l'esito di una selezione per un ruolo direttivo in un ospedale. La Cassazione ha confermato la responsabilità dell'ente per perdita di chance, stabilendo che la procedura di selezione dirigenti sanitari, pur avendo natura fiduciaria, deve rispettare i principi di comparazione, trasparenza e motivazione, a tutela della buona fede e dell'imparzialità.
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Licenziamento per giustificato motivo: onere della prova
La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha rigettato il ricorso di una società di servizi confermando l'illegittimità di un licenziamento per giustificato motivo oggettivo. La Corte ha ribadito che spetta al datore di lavoro dimostrare la concretezza ed effettività delle ragioni organizzative addotte a fondamento del recesso, non essendo sufficiente una mera allegazione.
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Scorrimento graduatoria: quando non è un diritto
Un dirigente biologo, già assunto a tempo determinato da una graduatoria, ha citato in giudizio l'Azienda Sanitaria per non aver continuato con lo scorrimento della graduatoria, preferendo indire un nuovo concorso. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che la pretesa del lavoratore non configura un diritto soggettivo all'assunzione, ma un interesse legittimo. La decisione della P.A. di bandire un nuovo concorso è un atto amministrativo che il giudice ordinario non può annullare, ma solo disapplicare se lede un diritto soggettivo, cosa che in questo caso non sussiste.
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Aliunde Perceptum: Ricorso Inammissibile, Danno Zero
Un dirigente pubblico, il cui incarico era stato revocato, ha chiesto un risarcimento. La Corte di Cassazione ha dichiarato il suo ricorso inammissibile. La decisione si fonda sul principio dell'aliunde perceptum: è stato provato che il dirigente, dopo la revoca, aveva guadagnato con un'altra attività una somma superiore a quella che avrebbe percepito mantenendo l'incarico. Di conseguenza, il danno patrimoniale è stato azzerato.
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Cessazione materia del contendere: accordo in Cassazione
Una controversia di lavoro, giunta in Cassazione dopo una sentenza d'appello favorevole alla lavoratrice, si conclude con una dichiarazione di cessazione della materia del contendere. Le parti hanno infatti raggiunto un accordo transattivo privato, comunicandolo alla Corte. Di conseguenza, la Cassazione ha terminato il giudizio senza pronunciarsi nel merito e senza statuire sulle spese, prendendo atto della volontà concorde delle parti.
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