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Diritto del Lavoro

Notifica sentenza PEC: quando decorre il termine breve
Un Ente Locale ha impugnato una sentenza che annullava il licenziamento di alcuni dipendenti. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché tardivo. La decisione chiarisce che la notifica della sentenza via PEC all'avvocato difensore è sufficiente a far decorrere il termine breve per impugnare, anche se la parte aveva eletto domicilio presso un altro legale. Questo principio si basa sulla prevalenza del domicilio digitale.
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Domanda Nuova in Appello: Inammissibile e Vincolante
Un lavoratore, indotto a risolvere il proprio rapporto di lavoro da un'errata comunicazione dell'ente previdenziale sulla sua pensione, ha agito per il risarcimento del danno. Dopo il rigetto in primo grado, in appello ha modificato la causa della sua richiesta, sostenendo che l'errore lo avesse portato a negoziare un accordo transattivo meno favorevole. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione d'appello, ribadendo che tale modifica costituisce una 'domanda nuova in appello', come tale inammissibile. La Suprema Corte ha sottolineato che, una volta accertata l'inammissibilità per una ragione di rito, qualsiasi ulteriore argomentazione sul merito della causa è irrilevante.
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Perequazione pensione: no al blocco per le integrative
Un ex dipendente ha citato in giudizio un istituto bancario per ottenere l'adeguamento della sua pensione integrativa al costo della vita. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21572/2024, ha confermato la decisione dei giudici di merito, stabilendo che il blocco della perequazione pensione, previsto dalla L. 449/1997, si applica esclusivamente alle pensioni pubbliche obbligatorie e non a quelle integrative aziendali, che hanno natura retributiva. La Corte ha rigettato sia il ricorso della banca sia quello incidentale del pensionato relativo alla compensazione delle spese legali, ritenuta giustificata da un pregresso contrasto giurisprudenziale.
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Indennità di regolarizzazione: quando spetta al lavoratore
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'indennità di regolarizzazione spetta al lavoratore per il solo fatto di aver avviato la procedura sanzionatoria nei confronti di un passeggero senza biglietto, indipendentemente dall'effettivo incasso della somma. La decisione si fonda sull'interpretazione letterale del contratto aziendale, che non collega il diritto all'indennità alla riscossione, a differenza di altre voci retributive variabili. Il ricorso dell'azienda di trasporti è stato quindi respinto.
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Ricorso inammissibile: i requisiti del ricorso
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da alcuni dipendenti contro un'azienda sanitaria. La decisione si fonda su vizi di forma, come la mancata esposizione dei fatti di causa, e su errori di diritto, tra cui l'impossibilità di denunciare in Cassazione la violazione di contratti collettivi regionali. Il ricorso è stato respinto con condanna alle spese.
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Incarichi dirigenza medica: non è un diritto automatico
Un dirigente medico, dopo cinque anni di servizio, rivendicava il diritto a un incarico superiore. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che l'assegnazione di incarichi dirigenza medica non è automatica. Tale conferimento dipende dalla disponibilità di posti, dalle risorse finanziarie e dal superamento di procedure di selezione, rientrando nella discrezionalità organizzativa dell'Azienda Sanitaria.
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Estinzione del processo: cosa succede con la rinuncia
Un fondo pensione aveva presentato ricorso in Cassazione contro una sentenza della Corte d'Appello che lo condannava alla riliquidazione della pensione complementare di alcuni ex dipendenti. Durante il giudizio, il fondo ha rinunciato al ricorso e le controparti hanno accettato. La Corte di Cassazione, di conseguenza, ha dichiarato l'estinzione del processo, rendendo definitiva la sentenza di secondo grado e compensando le spese legali tra le parti.
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Patto non concorrenza: il mancato pagamento legittima?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21524/2024, chiarisce la validità del patto non concorrenza in un contratto di agenzia. Un agente violava il patto, giustificandosi con il mancato pagamento dell'indennità da parte dell'azienda. La Corte ha stabilito che il mancato pagamento non libera automaticamente l'agente dai suoi obblighi. È necessaria una valutazione comparativa della gravità dei rispettivi inadempimenti, basata sui principi di proporzionalità e buona fede, per stabilire se l'eccezione di inadempimento sia legittima. La sentenza della Corte d'Appello è stata cassata con rinvio.
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Onere della prova: chi deve dimostrare il diritto?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21523/2024, ha rigettato il ricorso di un agente contro una banca, chiarendo l'onere della prova nella restituzione degli anticipi provvigionali. La Corte ha stabilito che spetta alla società preponente dimostrare i fatti che giustificano la restituzione. Inoltre, ha confermato che l'indennità per mancato preavviso si prescrive in dieci anni, avendo natura risarcitoria.
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Compenso avvocati pubblici: il CCNL prevale sempre
La Corte di Cassazione, con la sentenza 21520/2024, ha negato il diritto al compenso professionale a tre avvocati dipendenti di un'azienda ospedaliera per le cause con spese compensate. La Corte ha stabilito la prevalenza del Contratto Collettivo Nazionale (CCNL) sugli accordi individuali. Poiché il CCNL di settore prevedeva il pagamento degli onorari solo in caso di recupero delle spese dalla controparte, le clausole dei contratti individuali che estendevano tale diritto anche ai casi di compensazione sono state dichiarate nulle. Questa decisione riafferma il principio di inderogabilità della contrattazione collettiva nel pubblico impiego per quanto riguarda il compenso avvocati pubblici.
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Contratto a progetto: quando è nullo e si converte?
La Corte di Cassazione ha confermato la nullità di un contratto a progetto per mancanza di un progetto specifico, che di fatto coincideva con l'attività ordinaria dell'azienda. La Corte ha ribadito che tale vizio comporta la conversione del rapporto in un contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato sin dall'inizio. È stato inoltre confermato il corretto inquadramento del lavoratore a un livello superiore sulla base delle mansioni specialistiche effettivamente svolte, a prescindere dall'assenza di compiti direttivi.
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Ricostruzione di carriera: sì al servizio integrale
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21518/2024, ha rigettato il ricorso del Ministero, confermando il diritto di una docente alla piena valutazione del servizio pre-ruolo ai fini della ricostruzione di carriera. La Corte ha ribadito che la normativa nazionale (art. 485, D.Lgs. 297/1994) va disapplicata se crea una discriminazione rispetto ai docenti assunti a tempo indeterminato, in violazione del diritto europeo.
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Buono pasto turno notturno: sì dalla Cassazione
Un'infermiera ha ottenuto il riconoscimento del diritto al buono pasto per i turni notturni svolti tra il 2001 e il 2008. La Corte di Cassazione ha stabilito che il diritto al buono pasto turno notturno sorge quando l'orario di lavoro supera le sei ore, poiché ciò genera la necessità di una pausa per il recupero psicofisico, indipendentemente dalla fascia oraria. La "particolare articolazione dell'orario" prevista dal CCNL Sanità va interpretata in relazione alla durata della prestazione e non a specifici orari di pranzo o cena.
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Giurisdizione Giudice Ordinario: il caso del dirigente
Un dipendente pubblico si opponeva alla revoca del suo incarico dirigenziale. La Corte di Cassazione ha chiarito che la giurisdizione del giudice ordinario è competente per tali controversie nel pubblico impiego privatizzato. La Corte ha stabilito che la statuizione sulla giurisdizione del giudice di primo grado, sebbene non specificamente appellata, non era passata in giudicato, poiché l'impugnazione complessiva della sentenza ne implicava la contestazione. Di conseguenza, il caso è stato rinviato per una nuova valutazione nel merito.
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Contratto a progetto: quando è legittimo? La Cassazione
Un lavoratore ha contestato la legittimità di una serie di contratti a progetto, chiedendone la conversione in un rapporto di lavoro subordinato. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la validità del contratto a progetto. La Corte ha stabilito che, per essere valido, un progetto deve specificare un risultato finale chiaro e identificabile, distinto dalla mera messa a disposizione di energie lavorative, anche se rientra nell'ambito dell'attività generale dell'impresa.
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Diritto buoni pasto: quando spetta al lavoratore?
La Corte di Cassazione ha stabilito che il diritto ai buoni pasto per i dipendenti del settore Sanità matura per ogni turno lavorativo superiore alle sei ore, indipendentemente dalla fascia oraria. La sentenza chiarisce che tale diritto è intrinsecamente legato al diritto alla pausa, previsto dalla legge per il recupero psicofisico del lavoratore, e non alla possibilità materiale di pranzare fuori dall'ambiente di lavoro. L'azienda sanitaria è stata condannata a fornire i buoni pasto e a risarcire il danno alla dipendente.
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Calcolo TFR incarico dirigenziale: la Cassazione
Un funzionario comunale con incarico dirigenziale a tempo determinato ha chiesto il ricalcolo del TFR basato sullo stipendio più alto. La Cassazione ha negato, confermando che si tratta di rapporti di lavoro separati e che il calcolo TFR deve essere distinto per i due periodi, senza unificazione.
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Calcolo TFS servizio non di ruolo: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha stabilito che, ai fini del calcolo TFS servizio non di ruolo, il periodo lavorativo prestato da un infermiere in convenzione presso un policlinico universitario deve essere incluso nel computo totale, anche se precedente all'assunzione a tempo indeterminato presso la ASL. La decisione si fonda sul principio di automatismo delle prestazioni previdenziali, respingendo il ricorso dell'Ente Previdenziale.
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Lavoro subordinato: quando il ricorso è inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un datore di lavoro contro una sanzione per l'impiego di un lavoratore irregolare. La decisione si fonda sull'applicazione della regola della "doppia conforme", che impedisce un nuovo esame dei fatti quando due sentenze di merito sono concordi, e sottolinea come la valutazione delle prove per qualificare un rapporto come lavoro subordinato spetti esclusivamente ai giudici di merito, senza possibilità di riesame in sede di legittimità se la motivazione è coerente.
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Impossibilità sopravvenuta: contratto risolto
Un dirigente amministrativo di un'azienda sanitaria ha visto il suo contratto risolto a seguito della soppressione dell'ente per cui lavorava, a causa di una riorganizzazione regionale. La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità della risoluzione, qualificandola come un caso di impossibilità sopravvenuta della prestazione, escludendo il diritto al risarcimento del danno.
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