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Diritto del Lavoro

Cessazione materia del contendere: priorità sulla giurisdizione
Un cittadino si oppone a delle cartelle esattoriali. In appello, nonostante l'agente della riscossione ammetta lo sgravio totale dei debiti, la Corte decide sulla giurisdizione. La Cassazione interviene, stabilendo che la cessazione della materia del contendere, dovuta allo sgravio, ha priorità e determina l'estinzione del processo, annullando la necessità di decidere sulla giurisdizione.
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Querela di falso: onere della prova sul ricorrente
Un professore universitario ha intentato una querela di falso contro due decreti rettorali che modificavano il suo regime lavorativo da tempo definito a tempo pieno, sostenendo di non aver mai richiesto tale modifica. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando le sentenze precedenti. Il principio chiave è che l'onere della prova in un procedimento di querela di falso grava interamente su chi contesta l'atto, il quale non è riuscito a dimostrare la falsità dei documenti. La Corte ha inoltre specificato che una precedente sentenza favorevole della Corte dei Conti non costituisce giudicato nel processo civile.
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Cessazione materia del contendere: accordo tra le parti
Una società energetica aveva impugnato in Cassazione una sentenza della Corte d'Appello in una controversia di lavoro contro alcuni suoi ex dipendenti. Durante il giudizio, le parti hanno raggiunto un accordo transattivo, risolvendo la lite. Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha dichiarato la cessazione della materia del contendere, ponendo fine al processo e compensando le spese legali.
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Risarcimento del danno: datore non paga per ritardo pensione
Un lavoratore, collocato a riposo per legge, ha ricevuto la pensione con cinque mesi di ritardo e ha chiesto il risarcimento del danno al datore di lavoro. La Corte di Cassazione ha escluso la responsabilità dell'azienda, stabilendo che il ritardo era imputabile esclusivamente alla tardiva presentazione della domanda di pensione da parte del lavoratore. Manca quindi il nesso causale tra la condotta del datore e il danno subito, rendendo non dovuto alcun risarcimento del danno.
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Contratto a progetto: sanzioni per finta autonomia
La Corte di Cassazione ha confermato le sanzioni amministrative a carico di un'azienda per violazione degli obblighi di comunicazione. L'azienda aveva assunto 19 lavoratori con contratti a progetto, i quali sono stati successivamente riqualificati come rapporti di lavoro subordinato. Secondo la Corte, la comunicazione di un tipo di contratto fittizio non adempie all'obbligo di legge, poiché non fornisce alle autorità informazioni veritiere e complete, necessarie per il monitoraggio del mercato del lavoro. La sentenza ribadisce che un contratto a progetto, per essere valido, deve riferirsi a un'attività specifica e distinguibile dall'ordinaria operatività aziendale.
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Indennità mansioni superiori: conta il fatto, non la forma
Un lavoratore del settore trasporti, pur ottenendo il riconoscimento giudiziale dell'inquadramento superiore a "quadro", si vedeva negata la relativa indennità per mancanza di nomina formale. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che l'accertamento giudiziale dello svolgimento di fatto delle mansioni è sufficiente per il diritto all'indennità mansioni superiori, facendo prevalere la sostanza sulla forma.
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Notifica telematica PA: l’indirizzo deve essere valido
La Corte di Cassazione ha stabilito che la notifica telematica a una Pubblica Amministrazione (PA) è nulla se effettuata a un indirizzo PEC estratto da un elenco pubblico (IndicePA) non più valido secondo la legge in vigore al momento della notifica. Questa nullità impedisce il decorso del termine breve per impugnare. La Corte ha chiarito che l'eventuale inadempienza della PA nel comunicare il proprio domicilio digitale ufficiale non sana il vizio, poiché la legge prevede una procedura alternativa, ovvero il deposito dell'atto in cancelleria. Di conseguenza, è stata annullata la decisione d'appello che aveva dichiarato inammissibile per tardività il ricorso dell'amministrazione.
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Decorrenza pensione cumulo: la data della domanda
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha chiarito un punto cruciale sulla decorrenza pensione cumulo. È stato stabilito che, in caso di pensione di vecchiaia a carico della Gestione Separata con l'inclusione di contributi versati in altre gestioni, la data di decorrenza del trattamento non è quella di maturazione dei requisiti, ma quella di presentazione della domanda con cui si esercita l'opzione di cumulo. La Corte ha accolto il ricorso dell'ente previdenziale, cassando la sentenza d'appello che aveva fissato una decorrenza anteriore.
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Inquadramento superiore: quando le mansioni non bastano
Un lavoratore del settore elettrico ha richiesto un inquadramento superiore basato sulle sue mansioni di preventivista. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che, sebbene le mansioni fossero di concetto e rilevanti, non raggiungevano la 'particolare importanza' richiesta dal CCNL per la categoria superiore. La Corte ha inoltre chiarito che il confronto con la classificazione di altri colleghi non è un criterio decisivo per ottenere la promozione.
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Calcolo TFR: anche le voci non continuative contano
Un lavoratore ha citato in giudizio il proprio datore di lavoro, una società di gestione infrastrutturale, per includere diverse voci retributive variabili nel calcolo del suo Trattamento di Fine Rapporto (TFR). La Corte d'Appello aveva escluso tali voci, ritenendole non continuative. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che per un corretto calcolo TFR il criterio determinante non è la continuità, ma la natura "non occasionale" della retribuzione. Se un compenso, anche variabile, costituisce un corrispettivo ricorrente per la prestazione lavorativa e non deriva da eventi imprevedibili, deve essere computato nella base di calcolo del TFR, a meno che il contratto collettivo non lo escluda in modo esplicito e inequivocabile. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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Utilizzabilità prove ispettive: la Cassazione decide
Un imprenditore contesta un'ordinanza per somministrazione illecita di manodopera, sostenendo l'inutilizzabilità delle sue dichiarazioni agli ispettori del lavoro. La Cassazione ha respinto il ricorso, confermando la piena utilizzabilità delle prove ispettive nel processo civile, poiché le regole di inutilizzabilità del processo penale non si estendono a quello civile, governato dal principio del libero convincimento del giudice.
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Litisconsorzio necessario: INPS in causa per i contributi
Un lavoratore ha ottenuto il riconoscimento del rapporto di lavoro subordinato e la condanna del datore di lavoro al pagamento del TFR e alla regolarizzazione contributiva. La Cassazione, pur confermando la natura subordinata del rapporto, ha annullato la condanna relativa ai contributi perché l'ente previdenziale non era stato citato in giudizio, configurando un'ipotesi di litisconsorzio necessario.
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Estinzione del processo: rinuncia al ricorso in Cassazione
Un ex dirigente di una società fallita aveva proposto ricorso in Cassazione per vedersi riconosciute delle somme a titolo di TFR e indennità. Prima della decisione, il dirigente ha rinunciato al ricorso e la controparte ha accettato la rinuncia. Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione del processo, ponendo fine alla controversia senza entrare nel merito della questione e senza disporre sulle spese.
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Decorrenza pensione cumulo: la domanda è decisiva
La Corte di Cassazione ha stabilito che la decorrenza della pensione in regime di cumulo contributivo, specificamente per la Gestione Separata, non può essere retroattiva alla data di maturazione dei requisiti. Il momento determinante è la data di presentazione della domanda con cui l'assicurato esercita la facoltà di unire i contributi versati in diverse gestioni. Secondo la Corte, solo con tale richiesta si perfeziona il montante contributivo unico necessario per la liquidazione della pensione, annullando così una precedente decisione della Corte d'Appello che aveva concesso la retroattività.
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Decorrenza pensione cumulo: decide la domanda
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 24773/2024, ha stabilito un principio fondamentale sulla decorrenza pensione cumulo. Un lavoratore aveva maturato i requisiti per la pensione in gestione separata ma ha richiesto il cumulo con contributi di un'altra gestione solo anni dopo. La Corte ha chiarito che la pensione non può decorrere dalla data di maturazione dei requisiti, ma solo dalla data della domanda con cui si esercita la facoltà di cumulo. La decisione ribalta la sentenza d'appello, affermando che il montante contributivo unico si forma solo al momento della richiesta esplicita del pensionato.
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Licenziamento disciplinare per ritardato versamento
La Cassazione conferma il licenziamento disciplinare di un dipendente che, dopo aver incassato somme dai clienti per conto dell'azienda, ne ha ritardato il versamento per quasi due anni. La Corte ha ritenuto inammissibile il ricorso, confermando la valutazione dei giudici di merito che hanno qualificato la condotta come appropriazione indebita, integrando così la giusta causa di recesso.
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Contributi volontari: sì anche se la domanda è post-lavoro
La Corte di Cassazione ha stabilito che un lavoratore può richiedere il versamento dei contributi volontari per un periodo di disoccupazione anche se la domanda viene presentata quando ha già iniziato un nuovo rapporto di lavoro. Ciò che conta è l'assenza di copertura contributiva nel periodo che si intende coprire, non lo status lavorativo al momento della richiesta. La sentenza chiarisce che la possibilità di versare i contributi per i sei mesi precedenti alla domanda è una facoltà ampliata a tutela del lavoratore.
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Condotta processuale: ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'Azienda Ospedaliera contro alcuni dipendenti per la riliquidazione di compensi per la produttività. La decisione si fonda non sulla singola mancata contestazione di un documento, ma sulla complessiva condotta processuale dell'ente, che non ha adempiuto al proprio onere probatorio né contestato specificamente le pretese avversarie, dimostrando un comportamento processuale passivo.
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Contributo solidarietà: illegittimo se senza legge
Un ente previdenziale per professionisti ha trattenuto un "contributo solidarietà" dalla pensione di un suo iscritto. La Corte di Cassazione ha confermato le decisioni dei giudici di merito, dichiarando la trattenuta illegittima. Secondo la Corte, un simile contributo, avendo natura di prestazione patrimoniale imposta, può essere introdotto solo da una legge dello Stato e non da un regolamento interno dell'ente. L'autonomia regolamentare della cassa non si estende fino a poter imporre nuove tasse su trattamenti pensionistici già consolidati. La Corte ha inoltre ribadito che il diritto al rimborso si prescrive in dieci anni.
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Contributo di solidarietà: illegittimo se imposto da Casse
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una Cassa di previdenza privata, confermando l'illegittimità del contributo di solidarietà imposto ai propri pensionati. La decisione ribadisce che le Casse non hanno il potere di introdurre prelievi di natura patrimoniale, in quanto tale facoltà è soggetta a riserva di legge e spetta unicamente al legislatore statale. Di conseguenza, le somme trattenute devono essere restituite al pensionato con gli interessi.
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