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Diritto del Lavoro

Carta Docente precari: Sentenza riconosce il bonus
Il Tribunale di Monza ha riconosciuto il diritto di un insegnante con contratti a tempo determinato a ricevere il bonus della Carta Docente. La sentenza stabilisce che escludere i precari da questo beneficio costituisce una discriminazione vietata dalla normativa europea. L'amministrazione scolastica è stata condannata a erogare la somma di 1.500,00 euro per tre annualità scolastiche. La decisione si fonda sul principio di non discriminazione tra lavoratori a tempo determinato e indeterminato, disapplicando la legge nazionale in contrasto con la direttiva UE.
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Carta del docente a precari: la guida completa
Una docente precaria ha citato in giudizio l'Amministrazione scolastica per ottenere la carta del docente, il bonus annuale di 500 euro per la formazione. Il Tribunale, richiamando i principi di non discriminazione dell'UE e le sentenze della Cassazione, ha riconosciuto il diritto della ricorrente. Tuttavia, ha accolto la domanda solo per due dei quattro anni scolastici richiesti, dichiarando prescritti i diritti per i primi due anni a causa del decorso del termine di cinque anni. La sentenza conferma quindi che la carta del docente spetta ai supplenti annuali, ma sottolinea l'importanza di agire tempestivamente per non perdere il diritto.
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Carta del docente: spetta anche ai precari, ecco perché
Una docente con contratti a tempo determinato si è vista negare la Carta del docente. Il Tribunale di Monza ha accolto il suo ricorso, stabilendo che l'esclusione dei precari dal beneficio di 500 euro annui per la formazione è discriminatoria e contraria al diritto dell'Unione Europea. Di conseguenza, ha condannato l'Amministrazione a erogare le somme dovute per gli anni scolastici contestati.
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Rapporto di lavoro subordinato: onere della prova
Un gruppo di collaboratori di un ente pubblico ha chiesto il riconoscimento del loro rapporto di lavoro subordinato. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni dei gradi precedenti. La motivazione principale risiede nella genericità delle accuse dei lavoratori: non avendo fornito dettagli specifici e individuali sulle modalità di svolgimento delle loro mansioni (orari, luoghi, direttive), le prove presentate sono state ritenute irrilevanti. La sentenza sottolinea che per accertare un rapporto di lavoro subordinato è fondamentale un'allegazione fattuale precisa e puntuale.
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Inesistenza della notificazione: errore e decadenza
La Corte di Cassazione chiarisce la differenza tra nullità e inesistenza della notificazione. Un errore nell'individuazione del luogo di notifica, se imputabile al notificante e causa della mancata consegna, determina l'inesistenza dell'atto. Di conseguenza, l'appellante decade dal diritto di impugnare la sentenza, che passa in giudicato. Il caso analizzato riguarda una lavoratrice che, dopo aver perso in primo grado, ha tentato di notificare l'appello a un indirizzo errato, vedendosi così preclusa la possibilità di proseguire il giudizio.
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Nullità incarico dirigenziale: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha confermato la revoca di un incarico a un dirigente pubblico, dichiarando la nullità dell'incarico dirigenziale. La decisione si fonda sulla mancanza dei requisiti legali essenziali per la nomina, in particolare sul fatto che l'esperienza professionale vantata dal dirigente derivava da un precedente contratto già nullo, rendendola inutilizzabile per un nuovo incarico.
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Durata incarico dirigenziale: la Cassazione rinvia
Una dipendente pubblica contesta la durata minima semestrale del suo incarico dirigenziale, sostenendo che dovesse essere triennale. Dopo due gradi di giudizio sfavorevoli, la Cassazione, rilevando l'importanza nomofilattica della questione sulla durata incarico dirigenziale, ha emesso un'ordinanza interlocutoria rinviando la causa a una pubblica udienza per una decisione approfondita.
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Spoil system: quando si applica ai dirigenti?
Una dirigente pubblica, il cui incarico triennale era stato revocato da un'amministrazione regionale in applicazione dello spoil system, ha visto il suo caso arrivare fino alla Corte di Cassazione. Con una recente ordinanza, la Suprema Corte ha stabilito un principio fondamentale: lo spoil system si applica solo ai dirigenti "apicali", ossia coloro che occupano posizioni di vertice. Per superare la qualifica formale di un dirigente non apicale, non è sufficiente valutare i poteri a lui conferiti, ma è necessario un accertamento specifico sulla natura della struttura da lui diretta, che deve possedere un'autonomia e un'importanza paragonabili a quelle di un Dipartimento. La sentenza è stata cassata con rinvio per una nuova valutazione basata su questo criterio.
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Servizio militare: punteggio ATA sempre valido
La Corte di Cassazione ha stabilito che il periodo di servizio militare deve essere sempre riconosciuto ai fini del punteggio nelle graduatorie del personale ATA, anche se svolto prima dell'instaurazione di un rapporto di lavoro nel settore scolastico. La Corte ha ritenuto illegittima e disapplicato la norma ministeriale che limitava tale riconoscimento al solo servizio prestato "in costanza di nomina". La decisione si fonda sull'interpretazione estensiva della normativa primaria, che garantisce la valutazione del servizio militare nei concorsi pubblici senza tale restrizione.
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Successione nel munus: niente proroga per l’appello
La Corte di Cassazione ha stabilito che la riorganizzazione amministrativa che porta alla soppressione di un ente pubblico e al trasferimento delle sue funzioni a un altro (c.d. successione nel munus) non costituisce un evento interruttivo del processo. Di conseguenza, non giustifica una proroga dei termini per impugnare una sentenza. Nel caso specifico, l'appello di un ente pubblico, subentrato a un altro soppresso, è stato dichiarato inammissibile perché presentato oltre il termine annuale, respingendo la tesi che la soppressione avesse prorogato la scadenza.
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Qualificazione rapporto di lavoro: indici di subordinazione
La Corte di Cassazione interviene sulla qualificazione del rapporto di lavoro di una ricercatrice, inizialmente considerato autonomo dalla Corte d'Appello. La Suprema Corte cassa la decisione, sottolineando che per le attività intellettuali la subordinazione si valuta con un approccio globale, considerando indici come l'inserimento nell'organizzazione aziendale, la continuità e il coordinamento, anche in assenza di un orario di lavoro rigido. Viene inoltre affrontato il tema della liquidazione delle spese legali per la P.A. difesa da propri dipendenti.
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Ricostruzione carriera scuola: vale la temporizzazione
Un dipendente scolastico ha contestato il metodo di calcolo dell'anzianità di servizio (c.d. temporizzazione) applicato dall'amministrazione, preferendo la ricostruzione di carriera standard. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che l'amministrazione ha agito correttamente scegliendo il metodo che garantiva un vantaggio economico immediato e certo al lavoratore, ovvero uno stipendio iniziale più alto. Secondo la Corte, la richiesta di un metodo diverso deve essere fatta al momento dell'assunzione, non anni dopo aver beneficiato del sistema applicato.
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Risarcimento abuso contratti a termine: l’analisi
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'amministrazione pubblica contro una docente che aveva ottenuto un risarcimento per l'abuso di contratti a termine. Il ricorso è stato respinto perché basato su presupposti di fatto errati, come l'inesistente stabilizzazione della lavoratrice, e perché non si confrontava con la motivazione della sentenza precedente. La Corte ha ribadito che, in assenza di stabilizzazione, il risarcimento abuso contratti a termine nel pubblico impiego è dovuto in misura forfettaria, senza che il lavoratore debba fornire prova di un danno specifico.
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Abuso contratti a termine: No alla conversione nel P.A.
Una lavoratrice sanitaria, impiegata per anni con contratti a termine e di somministrazione presso un'azienda sanitaria pubblica, ha denunciato l'abuso contratti a termine. La Corte di Cassazione ha confermato le decisioni dei giudici di merito: pur riconoscendo l'illegittimità della reiterazione dei contratti e il diritto della lavoratrice a un risarcimento del danno, ha escluso la possibilità di convertire il rapporto di lavoro in uno a tempo indeterminato. La decisione si fonda sul divieto imposto dalla legge per il settore pubblico (art. 36, D.Lgs. 165/2001), che prevede l'accesso tramite concorso. Entrambi i ricorsi, della lavoratrice e dell'azienda, sono stati dichiarati inammissibili per vizi procedurali.
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Lavoro subordinato: quando gli indizi contano di più
Un lavoratore ha chiesto il riconoscimento del suo rapporto ultra-trentennale con una tipografia come lavoro subordinato. Dopo il rigetto nei primi due gradi di giudizio, la Corte di Cassazione ha accolto il suo ricorso. La Corte ha stabilito che i giudici d'appello hanno errato nel non considerare adeguatamente gli elementi sussidiari (come la lunga durata, l'uso di strumenti aziendali e l'assenza di fatture), che sono decisivi per qualificare un rapporto come lavoro subordinato, specialmente in mansioni tecnico-professionali.
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Liquidazione giudiziale: quando si dichiara?
Un creditore, titolare di un credito da lavoro, ha richiesto con successo la liquidazione giudiziale di una società. Il Tribunale ha dichiarato lo stato di insolvenza sulla base di molteplici indicatori, tra cui ingenti debiti previdenziali, la mancata presentazione dei bilanci e l'esito negativo di precedenti azioni esecutive. La mancata costituzione in giudizio della società debitrice è stata un fattore decisivo, poiché non ha fornito la prova contraria sull'assoggettabilità alla procedura.
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Inquadramento superiore: quando le mansioni contano
La Corte di Cassazione ha confermato il diritto di una lavoratrice a un inquadramento superiore, basandosi sulle mansioni effettivamente svolte di 'eco-informatrice' e non sulla qualifica formale. La sentenza stabilisce che gli accordi sindacali successivi al periodo lavorativo in questione non possono pregiudicare i diritti già acquisiti dal dipendente. La decisione ribadisce il principio della prevalenza della sostanza sulla forma nel rapporto di lavoro, sottolineando che l'analisi delle attività concretamente eseguite è decisiva per determinare il corretto livello contrattuale.
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Ricalcolo TFR: quali voci includere nella base?
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di un gruppo di lavoratori contro un'azienda di gestione autostradale, stabilendo un principio chiave per il ricalcolo TFR. La Corte ha chiarito che, per legge, tutte le somme corrisposte in modo non occasionale devono essere incluse nella base di calcolo del TFR. Un contratto collettivo può derogare a questa regola solo con una previsione esplicita e inequivocabile, non per implicita esclusione. L'onere di provare tale esclusione spetta al datore di lavoro. La sentenza d'appello, che aveva erroneamente invertito l'onere della prova, è stata annullata con rinvio per un nuovo esame.
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Lite temeraria: ricorso inammissibile dopo accordo
Una società propone ricorso in Cassazione contro una sentenza di risarcimento danni a favore di un ex dipendente, nonostante avesse già firmato una conciliazione giudiziale rinunciando all'azione. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile per carenza di interesse ad agire e condanna la società per lite temeraria, sanzionando l'abuso dello strumento processuale e la violazione dei doveri di lealtà e probità.
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Rivalutazione redditi pensione: il calcolo corretto
Un professionista ha richiesto il ricalcolo della propria pensione, sostenendo l'applicazione di un coefficiente di rivalutazione dei redditi più favorevole. La Cassa di previdenza si è opposta. La Corte di Cassazione, pur confermando il coefficiente di rivalutazione corretto come indicato dal professionista, ha stabilito un principio fondamentale sulla rivalutazione redditi pensione: la prestazione pensionistica deve essere sempre proporzionata ai contributi effettivamente versati. Se i contributi sono stati pagati su un reddito rivalutato con un coefficiente inferiore, la pensione deve essere calcolata su quella base, non su un importo teorico più elevato per cui non è stata versata la contribuzione corrispondente.
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