LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Diritto del Lavoro

Diritto buono pasto: ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'azienda sanitaria contro la sentenza che riconosceva il diritto buono pasto a un infermiere per i turni notturni. La decisione sottolinea l'importanza del rispetto dei requisiti formali e del principio di specificità nell'atto di ricorso, rendendo definitiva la decisione di merito favorevole al lavoratore.
Continua »
Buono pasto turno notturno: diritto confermato
Un'azienda sanitaria ha contestato la decisione di concedere il buono pasto ai suoi infermieri per i turni notturni superiori alle sei ore. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che il diritto al buono pasto per turno notturno è intrinsecamente legato al superamento del limite di sei ore di lavoro giornaliero, che fa scattare il diritto a una pausa. Questo beneficio, di natura assistenziale e non retributiva, spetta a prescindere dall'orario (diurno o notturno) in cui viene svolta la prestazione lavorativa.
Continua »
Buono pasto turno notturno: diritto anche senza CCNL
Un infermiere ha rivendicato il diritto ai buoni pasto per i turni notturni svolti tra il 2002 e il 2008. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte d'Appello a favore del lavoratore, dichiarando inammissibile il ricorso dell'Azienda Sanitaria. La sentenza sottolinea che il diritto al buono pasto turno notturno non deriva solo dalla durata dell'orario, ma dalla sua specifica articolazione che impedisce di consumare il pasto a casa.
Continua »
Onere della prova lavoro: ricorso inammissibile
Un lavoratore ha fatto ricorso in Cassazione dopo che i giudici di merito avevano respinto le sue richieste di differenze retributive, straordinari e TFR. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando la centralità dell'onere della prova lavoro. La decisione si fonda sul principio della "ragione più liquida", per cui il rigetto nel merito per mancanza di prove assorbe le questioni preliminari, e sulla genericità delle censure mosse dal ricorrente, che non hanno scalfito le valutazioni dei giudici precedenti.
Continua »
Risarcimento contratti a termine: sì ai danni nel pubblico
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del Ministero dell'Istruzione, confermando il diritto al risarcimento per l'abuso di contratti a termine a due docenti. La Suprema Corte ha ribadito che, sebbene nel pubblico impiego sia vietata la conversione del rapporto in tempo indeterminato, l'illegittima reiterazione dei contratti a termine dà comunque diritto a un'indennità risarcitoria per il lavoratore.
Continua »
Buono pasto notturno: diritto se il turno è lungo
La Corte di Cassazione ha stabilito che il diritto al buono pasto notturno sussiste per i dipendenti del comparto sanità il cui turno di lavoro superi le sei ore. La 'particolare articolazione dell'orario' che fonda il diritto non è legata a fasce orarie specifiche, ma alla necessità di una pausa. La Corte ha cassato la sentenza d'appello che negava il buono pasto a un'infermiera per i turni notturni.
Continua »
Buono pasto turno notturno: il diritto alla mensa vale
Un infermiere ha rivendicato il diritto ai buoni pasto per i turni notturni svolti tra il 2002 e il 2008. Dopo il rigetto nei primi due gradi di giudizio, basato su un accordo aziendale che limitava il beneficio alle ore diurne, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso. La Suprema Corte ha stabilito che il diritto al buono pasto per il turno notturno sorge quando l'orario di lavoro supera le sei ore, essendo legato alla pausa obbligatoria, e non può essere limitato da accordi locali in contrasto con il contratto collettivo nazionale.
Continua »
Risarcimento Danno: limiti al dovere di mitigazione
Una docente, a cui era stata negata l'assunzione in ruolo nel 1991, ha agito per ottenere il risarcimento del danno. La Corte d'Appello aveva limitato il risarcimento, sostenendo che la docente non avesse usato l'ordinaria diligenza per mitigare il danno, non avendo cercato supplenze in province lontane dalla sua residenza. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che il dovere di mitigazione del danno non può imporre al danneggiato comportamenti gravosi o che comportino notevoli sacrifici personali e familiari, soprattutto a fronte di risultati incerti. La valutazione della condotta del danneggiato deve essere effettuata 'ex ante', cioè in base alle informazioni disponibili al momento, e non 'ex post', con il senno di poi.
Continua »
Blocco contratti PA: valido per dipendenti privati?
Un gruppo di dipendenti comunali, il cui rapporto di lavoro è regolato da un contratto collettivo di diritto privato (CCNL Edili), ha richiesto il riconoscimento di aumenti retributivi. La Corte d'Appello ha respinto la richiesta, applicando il blocco contratti PA in vigore per il pubblico impiego, sostenendo la prevalenza della natura pubblica del datore di lavoro. I lavoratori hanno fatto ricorso in Cassazione. La Suprema Corte, ritenendo la questione di particolare importanza e non ancora risolta in giurisprudenza, ha emesso un'ordinanza interlocutoria con cui rinvia il caso a una pubblica udienza per una decisione approfondita, senza quindi pronunciarsi sul merito della controversia.
Continua »
Blocco contrattazione pubblica: si applica a CCNL privati?
La Corte di Cassazione affronta un caso cruciale riguardante l'applicabilità del blocco contrattazione pubblica a dipendenti di un ente locale assunti con un contratto collettivo del settore privato (CCNL Edilizia). I lavoratori chiedevano l'adeguamento salariale negato dall'ente in virtù delle norme sul contenimento della spesa pubblica. Riconoscendo la novità e la rilevanza della questione, mai affrontata prima in questi termini, la Suprema Corte ha deciso di non pronunciarsi immediatamente, disponendo il rinvio della causa a una pubblica udienza per un esame più approfondito.
Continua »
Blocco contrattazione pubblica: vale per i CCNL privati?
La Corte di Cassazione esamina se il blocco della contrattazione pubblica, imposto per il triennio 2010-2012, si estenda anche ai dipendenti delle pubbliche amministrazioni il cui rapporto di lavoro è regolato da un contratto collettivo di diritto privato. Ritenendo la questione di particolare importanza e non ancora risolta, l'ordinanza interlocutoria rinvia la causa a una pubblica udienza per una decisione più approfondita, che sarà assunta con sentenza.
Continua »
Decadenza impugnazione contratto: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20579/2024, ha confermato la decadenza dall'impugnazione del contratto per un lavoratore in somministrazione. L'impugnazione tempestiva dell'ultimo contratto non salva dalla decadenza per i contratti precedenti, se non contestati nei termini di legge. La Corte ha stabilito che l'eccezione di decadenza, anche se formulata genericamente citando le norme, è valida se il fatto generatore (il decorso del tempo) è desumibile dagli atti.
Continua »
Stabilizzazione precari scuola: esclude i danni?
Una docente, dopo anni di contratti a termine, ha ottenuto la stabilizzazione. Nonostante ciò, ha richiesto un risarcimento per l'abuso subito. La Corte di Cassazione ha stabilito che la stabilizzazione dei precari scuola è di per sé una sanzione adeguata e sufficiente, escludendo quindi il diritto a un ulteriore risarcimento economico, salvo prova di danni specifici. La Corte ha confermato che l'assunzione a tempo indeterminato sana l'illegittimità pregressa.
Continua »
Errore di fatto: quando non si può revocare la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20566/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso per revocazione, chiarendo la netta distinzione tra errore di fatto e errore di giudizio. La Corte ha stabilito che un presunto errore del giudice su punti già discussi nel processo o sulla valutazione delle prove costituisce un errore di giudizio, non un errore di fatto idoneo a giustificare la revocazione della decisione.
Continua »
Licenziamento collettivo: fungibilità e onere prova
La Corte di Cassazione ha confermato l'illegittimità di un licenziamento collettivo, stabilendo che la valutazione della fungibilità delle mansioni deve considerare l'intero bagaglio professionale del lavoratore, non solo l'ultima posizione ricoperta. La Corte ha rigettato il ricorso di un'azienda che non aveva correttamente comparato la dipendente licenziata con altri colleghi in posizioni fungibili e con punteggio inferiore.
Continua »
Errore di fatto: limiti della revocazione in Cassazione
Una lavoratrice ha richiesto la revocazione di un'ordinanza della Corte di Cassazione, sostenendo un errore di fatto nella valutazione delle prove relative a un rapporto di lavoro subordinato. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che gli presunti errori su punti già decisi costituiscono errori di giudizio e non il specifico "errore di fatto" richiesto dalla legge per la revocazione.
Continua »
Errore di fatto: quando non si può revocare la Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per revocazione, chiarendo la distinzione tra errore di fatto ed errore di giudizio. Gli eredi di un lavoratore sostenevano un errore di fatto nella valutazione di un rapporto di lavoro subordinato. La Corte ha stabilito che la cattiva valutazione delle prove costituisce un errore di giudizio, non un errore di fatto idoneo a fondare la revocazione.
Continua »
Licenziamento collettivo: criteri di scelta del personale
Una società cooperativa ha effettuato un licenziamento collettivo a seguito della perdita di un appalto. La Corte di Cassazione ha dichiarato illegittimo il licenziamento di un dipendente, poiché la società non aveva correttamente applicato i criteri di scelta. La comparazione non era stata estesa a tutti i lavoratori con professionalità fungibili (intercambiabili) all'interno dell'azienda, ma si era limitata solo a quelli con le medesime mansioni. La sentenza sottolinea che la scelta deve basarsi su una valutazione complessiva delle competenze del lavoratore, non solo sul ruolo ricoperto al momento del recesso.
Continua »
Licenziamento disciplinare: contestazione e prove
Un magazziniere, licenziato per presunto furto di farmaci, ha impugnato il provvedimento sostenendo la genericità della contestazione disciplinare. La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento disciplinare, chiarendo che la contestazione è valida se permette al lavoratore di difendersi, anche senza dettagli contabili e temporali precisi. La Corte ha inoltre stabilito che il giudice può basare la sua decisione su una pluralità di elementi, incluse le prove atipiche come un verbale di conciliazione sottoscritto da un terzo.
Continua »
Subordinazione: Limiti al sindacato della Cassazione
Un datore di lavoro, condannato in Appello al pagamento di ingenti differenze retributive per il riconoscimento di un rapporto di lavoro di subordinazione durato otto anni, ha proposto ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio consolidato: l'accertamento dei fatti che provano la subordinazione è di esclusiva competenza dei giudici di merito e non può essere oggetto di una nuova valutazione in sede di legittimità.
Continua »