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Diritto del Lavoro

Dimissioni per giusta causa: reazione tardiva nega la NASpI
Una lavoratrice si dimette per presunto mobbing e illecite trattenute in busta paga, chiedendo la NASpI. La Corte d'Appello ha negato l'indennità, stabilendo che la mancata e tempestiva contestazione dei comportamenti del datore di lavoro esclude le dimissioni per giusta causa, rendendo il recesso un atto volontario non indennizzabile.
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Indebito assistenziale sanitario: quando restituire?
Un cittadino, a seguito di una visita di revisione, vedeva ridotta la propria invalidità dal 100% al 75%. Nonostante ciò, l'Ente Previdenziale continuava a erogare la prestazione in misura piena, generando un pagamento in eccesso. La Corte di Appello ha stabilito che l'indebito assistenziale sanitario deve essere restituito a partire dal momento in cui l'assistito ha avuto conoscenza del nuovo stato sanitario, ovvero dalla comunicazione dell'esito della visita. Viene così superato il principio dell'affidamento, poiché la consapevolezza del mutato status sanitario fa cessare la buona fede del percipiente, rendendo irrilevanti i ritardi amministrativi dell'ente.
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Opzione regime previdenziale: la scelta è vincolante
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un ex dirigente che chiedeva la modifica del calcolo della sua pensione e il risarcimento dei danni. Il ricorrente sosteneva un errore nella sua opzione per un regime previdenziale specifico, ma la Corte ha confermato la validità della sua scelta, considerata chiara, inequivocabile e consapevole, anche in virtù del suo elevato profilo professionale. La decisione sottolinea come una ponderata opzione di regime previdenziale sia difficilmente revocabile.
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Compensazione spese processuali: la decisione del giudice
Una società ricorre in Cassazione contestando la condanna al pagamento parziale delle spese legali, sostenendo che le domande della ex dipendente fossero state accolte solo in parte. La Corte Suprema rigetta il ricorso, confermando l'ampia discrezionalità del giudice di merito nel disporre la compensazione spese processuali basandosi sul principio della soccombenza globale, ovvero valutando l'esito complessivo della lite.
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Licenziamento collettivo: fungibilità e scelta
La Corte di Cassazione rigetta il ricorso di un'azienda, confermando l'illegittimità di un licenziamento collettivo. La sentenza sottolinea che, nella scelta dei lavoratori da licenziare, l'azienda deve considerare la fungibilità professionale, ovvero l'intercambiabilità delle mansioni basata sul bagaglio di esperienze complessivo, e non può limitare arbitrariamente la platea dei lavoratori da comparare. La decisione ribadisce l'importanza di un'applicazione ampia e non restrittiva dei criteri di scelta.
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Minimale contributivo: ferie e limiti CCNL, il caso
Una società edile si oppone a una richiesta di contributi da parte di un ente previdenziale per ferie godute dai dipendenti oltre i limiti contrattuali. La Corte d'Appello accoglie l'opposizione. L'ente ricorre in Cassazione, ma il ricorso viene dichiarato inammissibile. La Suprema Corte rileva che l'ente ha modificato inammissibilmente le ragioni della pretesa tra il primo grado e il giudizio di legittimità, ribadendo l'importanza della coerenza processuale in materia di minimale contributivo operai edili.
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Indennità sostitutiva preavviso: contributi sempre dovuti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20432/2024, ha stabilito che i contributi previdenziali sull'indennità sostitutiva del preavviso sono sempre dovuti, anche se il lavoratore vi ha rinunciato tramite un accordo. L'obbligazione contributiva ha natura pubblica e sorge al momento del licenziamento senza preavviso, rendendo irrilevante qualsiasi patto contrario tra le parti.
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Minimale contributivo: obbligo anche con assenze?
Un'azienda ha contestato una richiesta di pagamento dell'INPS per contributi non versati a favore di dipendenti assenti. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che l'obbligo di versare il minimale contributivo sussiste anche per le assenze non giustificate dalla legge o dal contratto collettivo, ma basate su un semplice accordo tra le parti. La Corte ha ribadito l'autonomia dell'obbligazione contributiva rispetto a quella retributiva.
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Vizio del consenso: quando l’accordo è nullo?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20429/2024, ha stabilito che per annullare un accordo transattivo per vizio del consenso non è sufficiente il generico timore di perdere il posto di lavoro. La lavoratrice che lamenta di essere stata costretta a firmare deve fornire prove concrete della minaccia e della coazione subita. Nel caso di specie, una lavoratrice aveva firmato quattro accordi in cui si riconosceva l'occasionalità del rapporto, ma la sua richiesta di annullamento è stata respinta perché non ha dimostrato gli elementi specifici della violenza morale, come richiesto dalla legge.
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Prescrizione credito erariale: da quando decorre?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20427/2024, ha stabilito un principio fondamentale sulla prescrizione del credito erariale. Nel caso di stipendi pagati in eccesso a un dipendente pubblico, il termine di prescrizione per la restituzione delle somme non decorre dal momento in cui l'Amministrazione accerta l'errore, ma dalla data di ogni singolo pagamento indebito. La Corte ha rigettato il ricorso del Ministero, affermando che la causa del pagamento era inesistente sin dall'origine per la parte eccedente.
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Impresa familiare: quando il lavoro tra parenti non basta
Un padre ricorre in Cassazione sostenendo l'esistenza di un rapporto di lavoro subordinato o di un'impresa familiare con la ditta del figlio. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando che il figlio era un mero 'prestanome' e il padre il reale gestore. Viene ribadito che per configurare un'impresa familiare non basta il legame di parentela e la collaborazione, ma sono necessari elementi specifici come la comunanza di utili e perdite e la costituzione di un fondo comune.
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Compensazione spese legali: quando è legittima?
Una lavoratrice ha citato in giudizio la sua ex datrice di lavoro per omissioni contributive, ottenendo la condanna alla costituzione di una rendita. Entrambe le parti hanno presentato ricorso in Cassazione. La lavoratrice ha contestato la totale compensazione spese legali disposta dal giudice. La Suprema Corte ha rigettato entrambi i ricorsi, confermando che la complessità della causa e l'accoglimento solo parziale delle domande costituiscono ragioni sufficienti a giustificare la compensazione.
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Assegno sociale: domanda annuale è necessaria
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una cittadina contro l'Istituto Previdenziale per il riconoscimento dell'assegno sociale per l'anno 2013. La Corte ha confermato che la domanda amministrativa presentata nel 2012 non era sufficiente a fondare la richiesta per l'anno successivo, mancando del contenuto minimo essenziale per la nuova annualità. La decisione sottolinea la necessità di una domanda specifica per ogni anno in cui si richiede la prestazione.
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Legittimazione passiva INPS: esclusiva per ticket
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20415/2024, ha respinto il ricorso dell'Istituto previdenziale, confermando la sua esclusiva legittimazione passiva nei procedimenti di accertamento sanitario per l'esenzione dal ticket. La Corte ha ribadito che, per legge, l'Istituto è l'unico interlocutore giudiziario del cittadino per tutte le questioni relative all'invalidità civile, anche quando la prestazione finale non è erogata direttamente dall'ente stesso.
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Ricorso incidentale: quando va accolto dalla Cassazione
Una lavoratrice ricorre in Cassazione per il mancato pagamento di straordinari, ma il suo ricorso viene dichiarato inammissibile. La Corte accoglie invece il ricorso incidentale dell'azienda, condannando la lavoratrice alla restituzione delle somme percepite in esecuzione della sentenza di primo grado, poi riformata in appello. La decisione si fonda sull'omessa pronuncia della Corte d'Appello sulla domanda di restituzione.
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Licenziamento per giusta causa: firma su ordini falsi
Un dipendente, licenziato per aver firmato buoni di prelievo per merce mai consegnata, ha impugnato il provvedimento sostenendo di aver seguito una prassi aziendale imposta dai superiori. La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento per giusta causa, dichiarando il ricorso inammissibile. Secondo la Corte, il lavoratore aveva un ruolo consapevole e strategico nel sistema illecito, condotta che ha irrimediabilmente leso il vincolo fiduciario con l'azienda.
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Contratti a termine agricoli: limiti e stagionalità
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20383/2024, ha accolto il ricorso di un lavoratore contro un ente pubblico agricolo, stabilendo principi chiari sui contratti a termine nel settore. La Corte ha precisato che un ente pubblico non economico non è un imprenditore agricolo e che la deroga ai limiti di durata dei contratti a termine è applicabile solo per attività genuinamente stagionali, il cui onere della prova spetta al datore di lavoro. Di conseguenza, è stata cassata la sentenza d'appello che giustificava la reiterazione dei contratti sulla base della generica natura agricola dell'attività.
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Derogabilità art. 2112 c.c.: la Cassazione decide
Un gruppo di dirigenti medici, esclusi da un trasferimento d'azienda a seguito di una procedura di amministrazione straordinaria, ha fatto ricorso in Cassazione. La Corte ha annullato la precedente sentenza d'appello, la quale aveva erroneamente ritenuto non contestata la questione sulla derogabilità art. 2112 c.c. La Cassazione ha stabilito che la Corte d'Appello ha commesso un errore di omessa pronuncia, non decidendo nel merito la questione centrale della controversia, e ha rinviato il caso per un nuovo esame.
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Responsabilità impresa autotrasporto: sanzione unica
Una società di autotrasporti è stata multata per numerose violazioni dei tempi di guida e riposo commesse da diversi suoi autisti. La Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale sulla responsabilità impresa autotrasporto: la sanzione per il difetto organizzativo dell'azienda deve essere considerata unitaria, basata sul numero di autisti coinvolti e non sulla somma di ogni singola infrazione. La Corte ha stabilito che la responsabilità diretta dell'impresa per la cattiva organizzazione del lavoro è un illecito unico, distinto dalle singole violazioni dei conducenti, per le quali l'impresa risponde in solido.
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Lavoro giornalistico subordinato: iscrizione all’Albo
La Corte di Cassazione chiarisce che l'obbligo di versare i contributi all'ente previdenziale di categoria per un lavoro giornalistico subordinato richiede la formale iscrizione del lavoratore all'Albo professionale. In un caso contro un'azienda radiotelevisiva, la Corte ha escluso l'obbligo per un collaboratore non iscritto, pur riconoscendo la protezione generale del lavoro di fatto. Ha inoltre dichiarato inammissibile il ricorso dell'azienda che mirava a un riesame delle prove sulla natura subordinata del rapporto per altri collaboratori.
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