LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Diritto del Lavoro

Ferie non godute: spetta l’indennità anche senza prove
Una dirigente medico, dopo le dimissioni volontarie, ha chiesto il pagamento dell'indennità per ferie non godute. L'azienda ospedaliera si è opposta, ma la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso, confermando il diritto della lavoratrice. La Corte ha stabilito che la prova dell'impossibilità di fruire delle ferie può essere fornita anche tramite testimoni, senza necessità di richieste o dinieghi scritti, e ha ribadito importanti principi procedurali sui motivi di ricorso.
Continua »
Sanzione Disciplinare: Quando il ricorso è inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una dipendente pubblica contro una sanzione disciplinare di 14 giorni di sospensione. I motivi, incentrati sulla proporzionalità della sanzione e su vizi di motivazione, sono stati respinti. La Corte ha chiarito che non è possibile sollevare questioni nuove in sede di legittimità né richiedere un riesame dei fatti, confermando la decisione dei giudici di merito.
Continua »
Decadenza azione disciplinare: quando scattano i termini?
Un dipendente pubblico, sanzionato con la sospensione, ha impugnato il provvedimento sostenendo la decadenza dell'azione disciplinare per superamento dei termini. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, affermando che il termine per contestare l'illecito non decorre dai primi accertamenti ispettivi, ma dal momento in cui l'ufficio competente acquisisce una "notizia di infrazione" completa e dettagliata, idonea a formulare un addebito preciso. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile.
Continua »
Termine decadenziale contributi: la Cassazione decide
Una professionista si è opposta a una richiesta di pagamento di contributi previdenziali. La sua domanda per un versamento ridotto era stata respinta per superamento del termine decadenziale. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione precedente, stabilendo che il termine decadenziale imposto dall'ente previdenziale era illegittimo perché rendeva eccessivamente difficile l'esercizio del diritto della contribuente, violando l'articolo 2965 del Codice Civile. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
Continua »
Cancellazione albo: decorrenza e diritto alla pensione
La Corte di Cassazione ha stabilito che la decorrenza della cancellazione dall'albo professionale dipende dalla volontà dell'iscritto. Un ente previdenziale non può contestare la data se l'ordine professionale l'ha confermata, anche a distanza di anni, e se i contributi relativi al periodo contestato sono stati regolarmente accettati. La decisione conferma il diritto alla pensione di una professionista.
Continua »
Ricongiunzione contributi: l’accordo è vincolante
Un lavoratore ha contestato il costo della sua ricongiunzione contributi dopo aver accettato la proposta dell'ente previdenziale. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che l'accettazione genera un accordo di natura pubblicistica vincolante e irrevocabile, che impedisce qualsiasi successiva contestazione dell'onere economico calcolato.
Continua »
Domanda di ricongiunzione: la rinuncia è irrevocabile?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14857/2024, ha stabilito che una volta presentata e accettata dall'ente previdenziale una domanda di ricongiunzione dei contributi, il procedimento si considera perfezionato. Una successiva rinuncia da parte del lavoratore è irrilevante e non consente di presentare una nuova domanda al di fuori delle specifiche e restrittive condizioni di legge. La Corte ha quindi cassato la sentenza d'appello che aveva accolto la seconda istanza della lavoratrice, rigettando la sua domanda originaria.
Continua »
Tempo tuta: quando va pagato? La Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14848/2024, ha stabilito che il tempo impiegato da un lavoratore tra la timbratura del cartellino all'ingresso e il login alla propria postazione, così come il percorso inverso a fine turno, deve essere considerato orario di lavoro effettivo e quindi retribuito. Il caso riguardava alcuni dipendenti di una società di telecomunicazioni. La Corte ha rigettato il ricorso dell'azienda, affermando che questo lasso di tempo, definito 'tempo tuta', rientra nell'orario di lavoro quando le attività preparatorie sono necessarie, obbligatorie e soggette al potere direttivo del datore di lavoro, che decide l'organizzazione della sede e le procedure da seguire.
Continua »
Orario di lavoro effettivo: il tempo per il login vale
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha stabilito che il tempo impiegato da un lavoratore tra la timbratura del cartellino all'ingresso e il login alla postazione di lavoro deve essere considerato orario di lavoro effettivo e, di conseguenza, retribuito. La Corte ha respinto il ricorso di una grande società di telecomunicazioni, la quale sosteneva che tale periodo non fosse sotto il suo diretto potere di controllo. Secondo i giudici, tutte le attività preparatorie, necessarie e obbligatorie per l'inizio della prestazione, rientrano a pieno titolo nell'orario di lavoro, poiché il dipendente è già a disposizione dell'azienda.
Continua »
Orario di lavoro: il tempo per log-in è retribuito
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14843/2024, ha stabilito che il tempo impiegato dal lavoratore per spostarsi dall'ingresso aziendale alla postazione e per avviare i sistemi informatici rientra a pieno titolo nell'orario di lavoro e deve essere retribuito. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso di una grande società di telecomunicazioni, confermando la nullità della clausola del contratto aziendale che escludeva tale periodo dal computo delle ore lavorate. Si tratta di attività preparatorie essenziali, svolte sotto la direzione del datore di lavoro, e quindi da considerarsi prestazione lavorativa effettiva.
Continua »
Cessione del ramo d’azienda: i requisiti essenziali
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 14840/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società tecnologica contro la sentenza che aveva giudicato inefficace la cessione del ramo d'azienda ad un'altra impresa. Al centro della decisione vi è il principio secondo cui, per una valida cessione del ramo d'azienda ai sensi dell'art. 2112 c.c., il ramo trasferito deve possedere i requisiti di autonomia funzionale e preesistenza al momento della cessione, senza i quali è necessario il consenso del lavoratore.
Continua »
Retribuzione dirigenziale: quando va restituita?
La Cassazione chiarisce che la retribuzione dirigenziale accessoria, se erogata da un ente pubblico senza rispettare i presupposti di legge (come l'istituzione di un apposito fondo), deve essere restituita. Tuttavia, ha accolto i motivi procedurali di un dirigente, annullando la sentenza d'appello per omessa pronuncia su questioni cruciali come il minimo contrattuale e un precedente giudicato.
Continua »
Indennità di amministrazione: sì all’estero (Cass.)
La Corte di Cassazione si è pronunciata sul diritto all'indennità di amministrazione per i dipendenti pubblici in servizio all'estero. Pur dichiarando inammissibili la maggior parte dei ricorsi per un vizio di procura, la Corte ha accolto la domanda nel merito per le parti ritualmente costituite. Ha stabilito che, per i periodi precedenti alla legge interpretativa del 2011 (poi dichiarata parzialmente incostituzionale), tale indennità va considerata un emolumento fisso e continuativo e quindi corrisposta, cumulandosi con l'assegno di sede. La causa è stata rinviata alla Corte d'Appello per una nuova valutazione basata su questo principio.
Continua »
Retribuzione di posizione: la Cassazione decide
Un ex dirigente di un ente locale si è opposto alla richiesta di restituzione di una parte della retribuzione di posizione, ritenuta illegittima dal Comune. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del dirigente, confermando la giurisdizione del giudice ordinario e l'obbligo di restituire le somme. La Corte ha chiarito che la nullità delle delibere che assegnano una retribuzione non conforme alla contrattazione collettiva impone la restituzione, e che tale controversia rientra nel rapporto di lavoro e non nella giurisdizione della Corte dei Conti per danno erariale.
Continua »
Retribuzione illegittima: la PA deve recuperare le somme
Un Comune ha agito per il recupero di una retribuzione illegittima, specificamente le componenti accessorie, versata a un ex dirigente. La Cassazione ha confermato il diritto/dovere dell'ente di recuperare le somme, applicando la prescrizione decennale e chiarendo che la mancanza dei presupposti legali, come la contrattazione decentrata, rende il pagamento indebito e soggetto a restituzione.
Continua »
Termine impugnazione lavoro: il ricorso è tardivo
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un Ente Pubblico contro una lavoratrice socialmente utile. La decisione si fonda sulla tardività dell'impugnazione, presentata oltre il termine semestrale. L'ordinanza ribadisce un principio cruciale: il termine impugnazione lavoro non è soggetto alla sospensione feriale dei termini, rendendo perentori i tempi per appellare le sentenze in materia di diritto del lavoro.
Continua »
Restituzione somme indebite: la Cassazione decide
Un dirigente di un ente locale è stato condannato alla restituzione di emolumenti accessori (retribuzione di posizione e di risultato) percepiti per anni, ma ritenuti illegittimi per vizi procedurali. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14762/2024, ha rigettato il ricorso del dirigente, confermando l'obbligo di restituzione delle somme indebite. La Suprema Corte ha stabilito che la tutela prevista per la retribuzione a fronte di una prestazione lavorativa di fatto (art. 2126 c.c.) non si estende agli emolumenti accessori erogati in assenza dei presupposti legali e contrattuali, come la contrattazione integrativa e la costituzione del relativo fondo. La buona fede del dipendente è stata considerata irrilevante ai fini della restituzione.
Continua »
Assunzione senza concorso: quando è valida?
Una società di trasporti pubblici dichiarava nullo il contratto di un dirigente per assunzione senza concorso. La Cassazione ha confermato la validità del contratto, poiché la legge che impone le procedure selettive è entrata in vigore dopo la data di assunzione, condannando l'azienda al pagamento di tutte le retribuzioni maturate.
Continua »
Giudicato esterno: limiti alla riproposizione della domanda
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un lavoratore che chiedeva un inquadramento superiore, già negato in un precedente giudizio. La decisione si fonda sul principio del giudicato esterno, che impedisce di ridiscutere questioni già decise con sentenza definitiva tra le stesse parti, anche se la nuova domanda si riferisce a un periodo lavorativo successivo ma basato sulla medesima causa petendi (le stesse mansioni).
Continua »
Rapporto di lavoro subordinato: la Cassazione decide
Un lavoratore ha richiesto il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato per una collaborazione di lunga data con un'istituzione pubblica. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando le decisioni dei gradi precedenti che qualificavano il rapporto come collaborazione autonoma. La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile perché mirava a un riesame dei fatti e non presentava argomentazioni specifiche sulla presunta errata interpretazione del contratto.
Continua »