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Diritto del Lavoro

Improcedibilità appello: le note scritte mancate
La Corte di Appello di Salerno ha dichiarato l'improcedibilità di un appello riguardante la prescrizione di contributi previdenziali. La decisione non si basa sul merito della controversia, ma sulla condotta processuale dell'appellante, che ha omesso per due volte consecutive di depositare le note di trattazione scritta, un'inadempienza equiparata alla mancata comparizione in udienza, che ha comportato la sanzione dell'improcedibilità dell'appello.
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Cessazione materia del contendere: accordo e processo
La Corte di Appello di Salerno ha dichiarato la cessazione della materia del contendere in una causa di lavoro riguardante l'inquadramento superiore di alcuni dipendenti. Dopo una prima sentenza favorevole ai lavoratori, la società datrice di lavoro aveva proposto appello. Tuttavia, durante il giudizio di secondo grado, le parti hanno raggiunto un accordo transattivo, eliminando la necessità di una decisione giudiziale e portando alla chiusura del processo con compensazione delle spese legali.
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Mansioni superiori: la Cassazione e il rito trifasico
La Corte di Cassazione conferma la condanna di un ente pubblico al pagamento di differenze retributive a una dipendente per lo svolgimento di mansioni superiori. La sentenza ribadisce l'importanza del corretto procedimento logico-giuridico trifasico per l'accertamento di tale diritto, respingendo le eccezioni procedurali sollevate dall'ente. Il caso sottolinea come la valutazione del giudice debba basarsi su un'analisi concreta delle attività svolte, l'individuazione delle qualifiche contrattuali e il loro confronto, senza potersi limitare a un richiamo acritico delle declaratorie contrattuali.
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Contratti a termine agricoltura: i limiti per gli enti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16155/2024, ha stabilito che le deroghe sui contratti a termine agricoltura, previste per gli imprenditori privati, non si applicano agli enti pubblici non economici. La Corte ha chiarito che il concetto di 'stagionalità' deve essere interpretato in modo rigoroso, escludendo attività continuative. La sentenza ha annullato la decisione della Corte d'Appello, che aveva erroneamente giustificato la reiterazione di contratti a un lavoratore, affermando che spetta al datore di lavoro provare la natura esclusivamente stagionale delle mansioni.
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Recupero retributivo e mansioni superiori: la Cass.
La Corte di Cassazione ha stabilito che un'amministrazione pubblica ha il diritto di effettuare un recupero retributivo nei confronti di un dipendente per importi erogati a seguito di una progressione di carriera poi annullata. La Corte ha chiarito che, secondo il CCNL di riferimento, il passaggio a un livello economico superiore all'interno della stessa area professionale non implica automaticamente lo svolgimento di mansioni superiori. Di conseguenza, il lavoratore non ha diritto a mantenere la maggiore retribuzione se non prova l'effettivo svolgimento di compiti qualitativamente diversi e più complessi. La presunzione di svolgimento di tali mansioni da parte dei giudici di merito è stata ritenuta un errore giuridico, invertendo illegittimamente l'onere della prova.
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Contratto collettivo pubblico: la P.A. non sceglie
Un dipendente di un ente pubblico chiedeva differenze retributive per mansioni superiori basate su un contratto collettivo privato applicato di fatto. La Cassazione ha negato il diritto, stabilendo che nel pubblico impiego si applica inderogabilmente solo il contratto collettivo pubblico di comparto previsto per legge, e non quello scelto o applicato di fatto dall'amministrazione.
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Mansioni superiori CCNL: l’obbligo del giudice
Una dipendente di un ente pubblico ha richiesto differenze retributive per lo svolgimento di mansioni superiori. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione favorevole alla lavoratrice, stabilendo che i giudici di merito avevano errato nell'applicare un CCNL superato. La Corte ha ribadito che, in tema di mansioni superiori CCNL, il giudice ha l'obbligo di individuare e applicare d'ufficio il contratto collettivo vigente nel periodo di riferimento, anche se non indicato dalle parti, rinviando il caso alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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Anzianità di servizio: parità per i docenti precari
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 16144/2024, ha accolto il ricorso di una docente, cassando la decisione della Corte d'Appello che negava la piena ricostruzione della carriera basata sull'anzianità di servizio maturata con contratti a termine. La Suprema Corte ha ribadito il principio di non discriminazione tra lavoratori a tempo determinato e indeterminato, imponendo la disapplicazione delle norme nazionali (art. 485 D.Lgs. 297/1994) e contrattuali (clausola di salvaguardia CCNL 2011) che creano disparità di trattamento, chiarendo l'errata interpretazione di una precedente sentenza della Corte di Giustizia UE.
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Mansioni dirigenziali: no a paga superiore se previste
La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di un ex funzionario di un ente previdenziale che rivendicava differenze retributive per lo svolgimento di presunte mansioni dirigenziali. La Corte ha stabilito che l'incarico di responsabile di un'area complessa rientrava nelle funzioni attribuibili alla sua qualifica apicale non dirigenziale, come previsto dalla legge e dalla contrattazione collettiva, la quale già riconosceva un trattamento economico aggiuntivo specifico, escludendo quindi il diritto a una retribuzione da dirigente.
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Posizione organizzativa: no al rinnovo automatico
Una dipendente pubblica si era vista negare il rinnovo di una posizione organizzativa. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 16139/2024, ha ribaltato la decisione di merito, stabilendo che la mancata riconferma di una posizione organizzativa rientra nella discrezionalità dell'ente pubblico e non costituisce demansionamento. La decisione si fonda sul principio del 'giudicato esterno', poiché una precedente sentenza tra le stesse parti aveva già definito la natura non permanente di tale incarico. La Corte ha invece confermato la condanna dell'ente per aver assegnato un'indennità di produttività inferiore in modo discriminatorio.
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Mansioni superiori: quando non spetta la retribuzione
Un funzionario pubblico ha richiesto una retribuzione superiore per aver svolto mansioni superiori di rappresentanza legale per la sua amministrazione. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di merito, rigettando la richiesta. Il motivo è la mancata dimostrazione della prevalenza di tali mansioni superiori, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, rispetto ai compiti ordinari. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché mirava a un riesame dei fatti, non consentito in sede di legittimità.
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Mansioni superiori indennità: quando non spetta?
Un dipendente pubblico ha svolto mansioni superiori di tipo dirigenziale, ma la Corte di Cassazione ha negato il suo diritto all'indennità di risultato. La sentenza chiarisce che tale componente retributiva è legata al raggiungimento di obiettivi formali e predeterminati, assenti nello svolgimento di fatto. La Corte ha inoltre specificato che l'impugnazione sul diritto a una somma permette al giudice di riesaminare l'intero calcolo, confermando che la corretta quantificazione della retribuzione per mansioni superiori indennità spetta alla diretta determinazione giudiziale.
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Mansioni superiori: retribuzione per non dirigenti
Una recente ordinanza della Cassazione chiarisce il diritto alla retribuzione per mansioni superiori nel pubblico impiego. Un dipendente non dirigente, che di fatto svolgeva compiti manageriali, ha visto riconosciuto il proprio diritto al trattamento economico superiore. La Corte ha stabilito che le norme restrittive previste per le sostituzioni tra dirigenti non si applicano quando è un funzionario non qualificato come tale a svolgere le funzioni più elevate, applicandosi invece l'art. 52 del D.Lgs. 165/2001.
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Supervalutazione servizio estero: blocco stipendi ok
Una docente ha richiesto la ricostruzione della propria carriera tenendo conto della supervalutazione del servizio estero. Il Ministero si è opposto per l'annualità 2013, invocando il blocco degli scatti stipendiali. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del Ministero, stabilendo che il blocco normativo aveva effetti puramente economici e non poteva impedire la progressione giuridica della carriera, confermando così il diritto alla supervalutazione del servizio estero ai fini dell'anzianità.
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Vittime del dovere: la giurisdizione è del giudice ordinario
Un funzionario di polizia ha richiesto i benefici per le vittime del dovere, ma è sorto un conflitto di giurisdizione. La Corte di Cassazione ha stabilito che la competenza spetta al giudice ordinario, trattandosi di un diritto soggettivo di natura assistenziale e non di un interesse legittimo.
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Domanda riconvenzionale: quando viene assorbita?
Una società ottica licenzia una dirigente per concorrenza. La lavoratrice impugna il licenziamento, ma il suo ricorso viene rigettato. La Corte di Cassazione conferma la decisione, chiarendo che la domanda riconvenzionale subordinata della società è correttamente assorbita dal rigetto della domanda principale. Inoltre, dichiara inammissibile il ricorso della lavoratrice sulla tempestività della sanzione, ribadendo che la Cassazione non può riesaminare i fatti.
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Errore revocatorio: i limiti dell’impugnazione
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un lavoratore, chiarendo la distinzione tra errore revocatorio e omessa pronuncia. Il caso riguardava un licenziamento disciplinare e una successiva domanda di nullità del licenziamento, che la corte d'appello aveva prima dichiarato inammissibile per tardività e poi comunque respinto nel merito. La Cassazione ha stabilito che non sussiste errore revocatorio quando il giudice, pur dichiarando inammissibile una domanda, la esamina e la rigetta, dimostrando di non averla affatto ignorata.
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Inquadramento dipendente pubblico: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16082/2024, ha stabilito i principi per il corretto inquadramento del dipendente pubblico in caso di mobilità tra amministrazioni diverse. Il caso riguardava un lavoratore trasferito da un Comune a un'Agenzia Fiscale, al quale era stata assegnata una qualifica inferiore. La Corte ha rigettato il ricorso dell'amministrazione, confermando che il passaggio diretto è assimilabile a una cessione del contratto e deve garantire la conservazione della qualifica e del trattamento economico acquisiti, evitando ogni forma di dequalificazione.
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Responsabilità solidale appalto: surroga e regresso
Una società committente, costretta a versare i contributi INPS per un subappaltatore a causa della responsabilità solidale appalto, ha il diritto di recuperare l'intera somma versata. La Corte di Cassazione chiarisce che in questo caso si applica la surrogazione legale totale e non l'azione di regresso parziale, poiché la responsabilità del committente ha natura di garanzia rispetto all'obbligazione principale del subappaltatore-datore di lavoro.
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Prescrizione crediti lavoro: quando inizia a decorrere?
Un lavoratore ha ottenuto il riconoscimento di mansioni superiori. L'azienda ha contestato la richiesta di differenze retributive eccependo la prescrizione. La Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la prescrizione crediti lavoro inizia a decorrere solo dalla cessazione del rapporto. Questa decisione si fonda sulla mancanza di un regime di stabilità reale del posto di lavoro dopo le riforme del 2012, che potrebbe indurre nel lavoratore un timore di ritorsione da parte del datore.
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