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Diritto del Lavoro

Licenziamento illegittimo: prova e proporzionalità
Una società impugna la sentenza che aveva dichiarato l'illegittimità del licenziamento di un dipendente. La Corte d'Appello rigetta il ricorso, confermando il licenziamento illegittimo. La decisione sottolinea che l'onere della prova grava sul datore di lavoro e che l'insubordinazione richiede un'effettiva volontà di sfidare l'autorità, non essendo sufficiente un dissenso motivato da ragioni di sicurezza. Viene inoltre confermata l'indennità risarcitoria.
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Prescrizione restituzione indebito: quando inizia?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30659/2024, chiarisce un punto cruciale sulla prescrizione restituzione indebito. Il caso riguarda un Ente Locale che chiedeva la restituzione di contributi versati a un Ente Previdenziale per un dipendente, a seguito di un licenziamento la cui illegittimità è stata poi ribaltata. La Corte ha stabilito che il termine di prescrizione decennale non decorre dalla decisione amministrativa finale, ma dal momento in cui la sentenza che imponeva il pagamento è stata annullata dalla stessa Cassazione, poiché da quella data è sorto il diritto alla restituzione.
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Blocco retributivo pubblico impiego: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha stabilito che il blocco retributivo nel pubblico impiego, introdotto per il triennio 2011-2013, si applica anche ai dipendenti delle società a totale partecipazione statale inserite nell'elenco ISTAT. Con questa ordinanza, la Corte ha annullato una decisione di merito che aveva riconosciuto il diritto a scatti di anzianità e all'indennità di vacanza contrattuale, rigettando le domande dei lavoratori e confermando la piena validità delle misure di contenimento della spesa pubblica.
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Cessazione materia contendere: guida completa
Una società, dopo aver perso in appello una causa di lavoro, ha presentato ricorso in Cassazione. Prima dell'udienza, le parti hanno raggiunto un accordo transattivo, rinunciando reciprocamente agli atti. La Suprema Corte ha quindi dichiarato la cessazione della materia del contendere, specificando che in questi casi non è dovuto il pagamento del contributo unificato aggiuntivo.
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Decorrenza pensione: la domanda fissa l’inizio
La Corte di Cassazione ha stabilito che la decorrenza pensione, qualora l'assicurato si avvalga della facoltà di computare i contributi versati nella Gestione Separata, deve essere fissata alla data della domanda amministrativa e non può essere retrodatata al momento in cui sono maturati i requisiti anagrafici e contributivi. La Corte ha accolto il ricorso dell'ente previdenziale, cassando la sentenza d'appello che aveva anticipato la decorrenza di diversi anni, e ha chiarito la distinzione fondamentale tra il momento in cui si matura il diritto alla pensione e quello da cui il trattamento economico ha effettivamente inizio, che dipende dalla manifestazione di volontà dell'interessato.
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Contratto a progetto: quando è lavoro subordinato?
Un professionista con un contratto a progetto ha richiesto il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione di merito che negava tale qualificazione basandosi solo sull'iscrizione del lavoratore a un albo professionale. La Suprema Corte ha stabilito che è sempre necessario un accertamento concreto sull'effettiva natura delle mansioni svolte, non potendo l'iscrizione all'albo escludere a priori l'esistenza di un rapporto subordinato mascherato da contratto a progetto.
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Prescrizione crediti di lavoro: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30648/2024, ha stabilito che la prescrizione dei crediti di lavoro di un dipendente, impiegato in un appalto non genuino, decorre dalla cessazione del rapporto. Questa decisione si fonda sulla mancanza di un regime di stabilità reale a seguito delle riforme del mercato del lavoro, che giustifica il timore del lavoratore di essere licenziato qualora agisca in giudizio durante il rapporto. La Corte ha rigettato il ricorso di un istituto bancario, confermando la natura subordinata del rapporto di lavoro e la condanna al pagamento delle differenze retributive per l'intero periodo lavorato.
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Distacco infragruppo: legittimo se c’è interesse
La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità di un appalto di servizi e di un successivo distacco infragruppo di una lavoratrice. L'ordinanza chiarisce che l'appalto è valido quando l'appaltatore mantiene l'organizzazione dei mezzi e il rischio d'impresa. Per quanto riguarda il distacco tra società dello stesso gruppo, la Corte ha ribadito che l'interesse del datore di lavoro distaccante può coincidere con l'interesse economico e organizzativo del gruppo stesso, escludendo l'ipotesi di una mera fornitura illecita di manodopera.
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Termine breve ricorso: l’appello tardivo è inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un ente previdenziale contro un avvocato. La decisione si fonda sul mancato rispetto del termine breve ricorso di 60 giorni, decorrente dalla notifica della sentenza d'appello. La questione di merito, relativa all'obbligo di iscrizione alla Gestione Separata per redditi inferiori a una certa soglia, non è stata esaminata a causa di questo vizio procedurale.
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Contratti collettivi regionali: limiti del ricorso
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un'amministrazione regionale contro una sentenza d'appello relativa all'inquadramento di alcuni dirigenti. La decisione si fonda sul principio che i contratti collettivi regionali, a differenza di quelli nazionali, non possono essere oggetto di censura diretta in sede di legittimità per violazione o falsa applicazione, se non nei limiti dei vizi di motivazione o violazione delle norme sull'interpretazione dei contratti.
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Risarcimento precariato scuola: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione esamina il caso di un insegnante che ha ottenuto un risarcimento per l'abuso di contratti a termine, nonostante sia stato successivamente assunto a tempo indeterminato. Il punto cruciale della controversia riguarda il diritto al risarcimento precariato scuola per un docente privo dell'abilitazione necessaria per accedere ai concorsi precedenti, una mancanza attribuita all'inerzia dell'amministrazione. Data la complessità delle questioni giuridiche, in particolare alla luce della riforma scolastica del 2015, la Corte ha rinviato la decisione finale a una pubblica udienza per un esame più approfondito.
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Arricchimento senza giusta causa: no al dirigente
Un dirigente medico ha richiesto un compenso aggiuntivo per aver svolto mansioni superiori. La Corte di Cassazione ha respinto la domanda di arricchimento senza giusta causa, stabilendo che tale azione non è ammissibile quando la richiesta principale basata sul contratto è già stata rigettata nel merito. La decisione si fonda sul principio di sussidiarietà dell'azione e sull'onnicomprensività della retribuzione dirigenziale nel pubblico impiego.
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Benefici contributivi amianto: limiti al ricalcolo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30625/2024, ha stabilito che i benefici contributivi amianto non possono essere utilizzati per aumentare l'importo della pensione di un lavoratore che abbia già raggiunto l'anzianità contributiva massima di 40 anni. La Corte ha chiarito che la maggiorazione serve a colmare vuoti contributivi o ad anticipare il pensionamento, ma non a superare il tetto massimo di contribuzione né a sostituire periodi meno favorevoli per ottenere un ricalcolo più vantaggioso.
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Rinvio al CCNL: il contratto deve escludere gli aumenti
Una dipendente pubblica otteneva il riconoscimento delle differenze retributive basate sui rinnovi di un CCNL menzionato nel suo contratto di assunzione. L'ente datore di lavoro ricorreva in Cassazione, sostenendo che il rinvio al CCNL fosse solo parziale. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che l'interpretazione del contratto è di competenza dei giudici di merito e che il ricorso non aveva adeguatamente contestato la motivazione della Corte d'Appello, la quale aveva correttamente applicato una clausola di salvaguardia del trattamento più favorevole presente nel CCNL successivo.
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Licenziamento per abuso di fiducia: la condotta conta
Un'ordinanza della Corte di Cassazione conferma la legittimità di un licenziamento per abuso di fiducia nei confronti di un direttore di punto vendita. Il lavoratore si era assentato recandosi in un'altra città, mentendo sulla sua disponibilità. La Corte ha stabilito che la condotta fraudolenta, che mina il rapporto fiduciario, è più grave della semplice assenza ingiustificata e giustifica la massima sanzione, anche se l'assenza è di un solo giorno.
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Licenziamento assenza ingiustificata: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30612/2024, ha confermato l'illegittimità di un licenziamento per assenza ingiustificata. Il caso riguardava un lavoratore licenziato per essersi assentato a seguito di un malinteso sulla durata delle ferie autorizzate. La Corte ha stabilito che il giudizio sulla proporzionalità della sanzione spetta al giudice di merito e che un fraintendimento tra le parti può ridurre la gravità della condotta, rendendo il licenziamento una misura eccessiva.
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Perdita di chance: risarcimento per mancata mobilità
Un dipendente pubblico ha citato in giudizio un Comune per non aver attivato una procedura di mobilità, preferendo assumere un esterno. La Corte di Cassazione ha stabilito che la mancata attivazione della procedura, se illegittima, genera un danno da perdita di chance risarcibile. Questo pregiudizio sussiste anche se il dipendente non può dimostrare con certezza che avrebbe ottenuto il posto, ma solo che aveva una concreta e seria possibilità. La Corte ha cassato la sentenza d'appello che aveva escluso dal risarcimento le indennità legate all'incarico, rinviando il caso per una nuova quantificazione del danno.
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Ricorso inammissibile: la Cassazione e il giudicato
La Cassazione dichiara il ricorso inammissibile presentato da un'Amministrazione Pubblica. La Corte ha stabilito che non si può rimettere in discussione l'illegittimità di un provvedimento, già coperta da giudicato, per contestare il conseguente risarcimento del danno non patrimoniale. La richiesta di rivalutare i fatti è preclusa in sede di legittimità.
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Giurisdizione professore universitario: a chi spetta?
La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, ha confermato la giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo nelle controversie relative ai compensi per incarichi di supplenza conferiti a un professore universitario. Il caso riguardava un docente che aveva richiesto un adeguamento economico per incarichi svolti presso un ateneo diverso da quello di appartenenza. La Suprema Corte ha stabilito che, poiché il rapporto è intrinsecamente legato allo status di pubblico impiego non contrattualizzato, anche le pretese patrimoniali che ne derivano sono di competenza del giudice amministrativo, rigettando così il ricorso del professore.
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Distacco del personale: no a parità di stipendio
Un dipendente pubblico, precedentemente in distacco presso un ente poi privatizzato, ha richiesto il mantenimento del trattamento economico superiore una volta rientrato nell'amministrazione. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che il diritto alla riammissione e all'equiparazione economica è riservato solo al personale effettivamente trasferito e non a chi, tramite il distacco del personale, ha mantenuto il rapporto di lavoro con l'ente di origine.
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