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Diritto del Lavoro

Competenza territoriale contributi: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30579/2024, ha risolto un conflitto di competenza territoriale tra due Tribunali riguardo a un'opposizione a un'ingiunzione di pagamento per contributi previdenziali non versati. La Corte ha stabilito che la competenza territoriale contributi si determina in base al luogo dove la violazione è stata commessa. Tale luogo coincide con il domicilio del creditore, ovvero la sede dell'ufficio dell'ente previdenziale che ha emesso l'atto e dove il pagamento doveva essere effettuato, e non con la sede legale dell'impresa debitrice.
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Superminimo società in house: quando è nullo?
La Cassazione ha stabilito la nullità del superminimo per un dirigente di una società in house, in quanto non previsto dalla contrattazione collettiva. Tale trattamento economico è illegittimo da quando la normativa pubblicistica è divenuta applicabile al rapporto di lavoro, con conseguente obbligo per il dirigente di restituire le somme indebitamente percepite da quella data.
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Condotta incensurabile e assunzione pubblica: il caso
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30577/2024, ha stabilito che la mancanza di una condanna penale definitiva non è sufficiente per l'assunzione in determinati settori pubblici. È necessario possedere il requisito della "condotta incensurabile", che implica una valutazione più ampia delle qualità morali e del comportamento del candidato. Nel caso specifico, è stata legittimamente negata l'assunzione a un soggetto coinvolto in un'inchiesta per il rilascio illecito di permessi di soggiorno, poiché la sua condotta è stata ritenuta non compatibile con le funzioni da svolgere, a prescindere dall'esito del processo penale.
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Legittimazione passiva: azione contro ex datore di lavoro
Due ex dipendenti citano in giudizio il loro precedente datore di lavoro, un ente in liquidazione, per ottenere il riconoscimento di un assegno personale da far valere presso le nuove amministrazioni di destinazione. La Cassazione dichiara l'azione inammissibile per difetto di legittimazione passiva, poiché l'azione doveva essere intentata contro i nuovi datori di lavoro, unici titolari del rapporto.
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Legittimazione passiva: Cassazione chiude il caso
Un lavoratore, dopo essere stato trasferito a una nuova amministrazione pubblica, ha citato in giudizio il suo ex datore di lavoro per ottenere un assegno personale. La Corte di Cassazione ha dichiarato la domanda inammissibile per difetto di legittimazione passiva, poiché l'azione legale è stata intentata contro un soggetto non più titolare del rapporto di lavoro. La sentenza è stata quindi annullata senza rinvio, chiudendo definitivamente la controversia.
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Presunzione di conoscenza: onere della prova del mittente
Una società edile si opponeva a una cartella esattoriale per contributi non versati, eccependo la prescrizione del credito. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di contestazione sulla ricezione di un atto, la presunzione di conoscenza viene meno. Spetta al mittente (in questo caso l'ente previdenziale) dimostrare l'avvenuta consegna producendo l'avviso di ricevimento, non essendo sufficiente la sola prova della spedizione. La contestazione di un fatto negativo, come la mancata ricezione, non può essere considerata generica.
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Spese di lite parte contumace: no condanna in favore
Un gruppo di pensionati si opponeva a una condanna alle spese di lite a favore dell'ente previdenziale, nonostante quest'ultimo fosse rimasto contumace nel giudizio d'appello. La Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che non si possono liquidare le spese di lite alla parte contumace, cassando la sentenza impugnata su questo punto specifico.
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Giudicato esterno: appello inammissibile
Un ente previdenziale ricorre in Cassazione per il mancato pagamento di contributi da parte di una professionista, ma il ricorso è dichiarato inammissibile. La Corte rileva l'esistenza di un precedente giudicato esterno tra le stesse parti sulla medesima questione, impedendo una nuova discussione nel merito.
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Assegno ad personam: no al personale ‘richiamato’
Un ex militare di un ente pubblico, precedentemente in servizio in base a richiami militari, ha chiesto il riconoscimento di un assegno ad personam dopo il passaggio al ruolo civile. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un precedente giudicato amministrativo che aveva escluso la natura di lavoro subordinato del servizio prestato. La Corte ha inoltre chiarito che la normativa sull'assegno ad personam è riservata al solo personale in servizio continuativo a tempo indeterminato, escludendo quindi il personale 'richiamato'.
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Competenza territoriale contributi: decide sede INPS
In un caso di mancato versamento di contributi, la Cassazione ha risolto un conflitto di giurisdizione. Ha stabilito che la competenza territoriale per l'opposizione a un'ingiunzione di pagamento INPS spetta al tribunale del luogo in cui ha sede l'ufficio dell'ente che ha emesso l'atto e dove il pagamento doveva essere eseguito, e non al tribunale della sede legale dell'impresa debitrice. Questa decisione si fonda sul principio che il luogo della violazione, in caso di debiti pecuniari, coincide con il domicilio del creditore.
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Termine di decadenza: no agevolazioni se la domanda è tardiva
La Corte di Cassazione ha stabilito che il diritto alle agevolazioni contributive, previste per le imprese colpite da calamità naturali, si perde se la domanda non viene presentata entro il termine di decadenza fissato dalla legge. Nel caso specifico, un'impresa di trasporti ha richiesto la restituzione di contributi versati in eccesso, ma la sua domanda, presentata nel 2010, è stata considerata tardiva rispetto alla scadenza del 31 luglio 2007. La Corte ha chiarito che tale termine si applica sia a chi deve ancora pagare sia a chi chiede un rimborso, a tutela della certezza dei bilanci pubblici.
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Licenziamento disciplinare: prova e limiti del ricorso
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un istituto di credito contro la sentenza che aveva annullato un licenziamento disciplinare. Il caso riguardava una dipendente accusata di aver diffuso un documento riservato. La Corte ha ribadito che il giudizio di Cassazione non può riesaminare i fatti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge. La decisione della Corte d'Appello, che aveva ritenuto non provata la condotta della lavoratrice, è stata quindi confermata in quanto basata su una valutazione di merito non sindacabile in sede di legittimità.
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Condotta extralavorativa: no al licenziamento automatico
La Corte di Cassazione ha confermato l'illegittimità del licenziamento di una dipendente di banca per una condotta extralavorativa. Un post diffamatorio pubblicato su Facebook, pur costituendo reato, è stato ritenuto privo di collegamento con il rapporto di lavoro e ininfluente sulla sua funzionalità. Di conseguenza, il fatto disciplinare è stato considerato 'insussistente' e il ricorso dell'istituto di credito dichiarato inammissibile, in quanto mirava a una rivalutazione dei fatti non consentita in sede di legittimità.
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Prova presuntiva: la Cassazione sul nesso causale
Una società di ingegneria ha citato in giudizio un suo ex dirigente per ottenere il risarcimento dei danni, sostenendo che quest'ultimo avesse ricevuto una tangente da una società di consulenza pagata dalla stessa azienda. Le corti di merito avevano respinto la domanda per mancanza di prova certa sul nesso causale tra la condotta del dirigente e il danno. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, affermando che la corte d'appello ha errato nel richiedere una prova certa. Per la prova presuntiva, infatti, non è necessaria un'inferenza assoluta, ma è sufficiente un giudizio di alta probabilità basato sulla valutazione complessiva di tutti gli indizi (gravi, precisi e concordanti). Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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Licenziamento disciplinare: la nota spese falsa basta
Una dipendente pubblica veniva licenziata per aver presentato note spese falsificate al fine di ottenere rimborsi non dovuti. La lavoratrice ha impugnato il licenziamento lamentando vizi procedurali e sproporzione della sanzione. La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento disciplinare, stabilendo che una condotta fraudolenta di questo tipo rompe in modo irreparabile il vincolo di fiducia con il datore di lavoro, giustificando la massima sanzione.
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Assenza ingiustificata: licenziamento legittimo
La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento di una dirigente medico per un'assenza ingiustificata di oltre 185 ore. La lavoratrice aveva giustificato le assenze, dovute a presunta partecipazione a corsi formativi, con una semplice autocertificazione, ritenuta insufficiente. La Corte ha stabilito che una prassi aziendale non può derogare alle previsioni del contratto collettivo che richiedono idonea documentazione, respingendo tutti i motivi di ricorso, inclusi quelli procedurali e sulla proporzionalità della sanzione.
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Licenziamento disciplinare postumo: è legittimo?
La Corte di Cassazione ha stabilito la legittimità di un licenziamento disciplinare postumo, irrogato a una docente per false dichiarazioni sul titolo di studio, anche se il rapporto di lavoro era già stato risolto per carenza del medesimo titolo. La Corte ha chiarito che la prima risoluzione non aveva natura disciplinare, escludendo quindi la violazione del principio del 'ne bis in idem'. L'interesse dell'amministrazione a sanzionare la condotta illecita, per le sue conseguenze future, giustifica l'avvio del procedimento anche dopo la cessazione del rapporto.
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Sgravi contributivi: no se gli assetti sono fittizi
La Corte di Cassazione ha confermato il diniego degli sgravi contributivi a un'azienda che aveva assunto lavoratori provenienti da un'altra società con cui condivideva assetti proprietari sostanzialmente coincidenti. Secondo la Corte, il beneficio è escluso quando l'operazione non crea nuova occupazione ma si limita a trasferire personale tra entità collegate, vanificando lo scopo della norma agevolativa.
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Licenziamento ente pubblico economico: potere disciplinare
La Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento disciplinare di un dirigente da parte del commissario liquidatore di un ente pubblico economico. La Corte ha chiarito che il rapporto di lavoro in tali enti è di natura privatistica, escludendo l'applicazione delle norme sul pubblico impiego. Di conseguenza, il liquidatore detiene il potere disciplinare necessario a tutelare il patrimonio dell'ente, senza necessità di autorizzazioni specifiche. Questo principio è cruciale nei casi di licenziamento ente pubblico economico.
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Risarcimento danno precarizzazione: no se c’è assunzione
Un gruppo di lavoratori del settore pubblico, dopo aver subito la revoca della stabilizzazione e essere stati successivamente assunti a tempo indeterminato, ha richiesto un indennizzo. La Corte di Cassazione ha negato il diritto al risarcimento danno precarizzazione, stabilendo che l'assunzione definitiva, se non specificamente contestata, costituisce una misura satisfattiva che sana l'abuso pregresso dei contratti a termine, precludendo ulteriori richieste economiche.
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