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Diritto Commerciale

Abuso di dipendenza economica: prova e applicazione
La Corte di Cassazione interviene sul tema dell'abuso di dipendenza economica, chiarendo che la sua applicazione è generale e non limitata ai contratti di subfornitura. Il caso riguardava una concessionaria auto che lamentava modifiche contrattuali unilaterali da parte della casa madre. La Corte ha cassato la decisione d'appello che aveva negato la produzione di documenti ritenuti indispensabili per quantificare il danno, stabilendo che nel rito sommario l'indispensabilità della prova in appello va intesa in senso ampio per compensare le limitazioni istruttorie del primo grado.
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Onere della prova: il danno va sempre dimostrato
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20257/2024, ha respinto il ricorso di una società fornitrice di gas contro un cliente industriale. Nonostante fosse stato accertato l'inadempimento del cliente, che aveva ritirato meno gas del pattuito, la richiesta di risarcimento è stata negata. La Corte ha sottolineato che spetta al danneggiato l'onere della prova del danno effettivo, che non può essere presunto. Il fornitore non è riuscito a dimostrare di aver acquistato il gas in eccesso e di averlo poi rivenduto in perdita, rendendo la sua richiesta risarcitoria infondata.
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Inammissibilità ricorso Cassazione: limiti al riesame
La Cassazione dichiara l'inammissibilità del ricorso di una società produttrice di energia contro una società di distribuzione. I motivi, incentrati su presunto abuso di posizione dominante e errata valutazione contrattuale, sono stati respinti in quanto miravano a un riesame del merito, precluso in sede di legittimità, confermando le decisioni dei gradi precedenti.
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Clausola di giurisdizione: rinvio alle Sezioni Unite
La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha rinviato alle Sezioni Unite la decisione su una controversia relativa a una clausola di giurisdizione in un contratto di leasing nautico tra una società italiana e una banca francese. Il caso verte sulla validità della clausola che designa un foro francese esclusivo, contestata dalla società italiana per vizi di forma e consenso. La Corte d'Appello aveva confermato la giurisdizione francese, ma la questione, per sua natura, è stata ritenuta di competenza delle Sezioni Unite.
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Caparra confirmatoria: recesso e rinuncia al ricorso
Un caso di preliminare di vendita d'azienda finito in Cassazione. La controversia riguardava il recesso del venditore e il suo diritto a trattenere la caparra confirmatoria per mancato pagamento di una rata. Tuttavia, la Corte Suprema ha dichiarato l'estinzione del giudizio a seguito della rinuncia al ricorso da parte di entrambe le parti, senza decidere nel merito.
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Consegna Aliud Pro Alio: la Cassazione chiarisce
Un'azienda edile ha contestato una fornitura di pedane in legno, ritenendole inadatte all'uso pattuito e invocando la cosiddetta consegna aliud pro alio. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo un principio fondamentale: se il bene consegnato appartiene allo stesso genere di quello ordinato, anche se di qualità inferiore o con caratteristiche diverse, si tratta di un vizio e non di una consegna di 'qualcosa per qualcos'altro'. L'ordinanza chiarisce che per la risoluzione generale del contratto è necessaria una diversità radicale del bene, non solo qualitativa. La Corte ha inoltre confermato che le fatture accompagnatorie, se firmate dal destinatario, costituiscono piena prova del contratto.
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Servizio di salvaguardia: contratto valido senza avviso
Una società agricola ha contestato una fattura per la fornitura di energia elettrica in regime di servizio di salvaguardia, sostenendo la nullità del contratto per mancata comunicazione da parte del nuovo fornitore. La Corte d'Appello le ha dato ragione. La Corte di Cassazione, tuttavia, ha ribaltato la decisione, stabilendo che il contratto si costituisce per legge (ex lege) nel momento in cui un fornitore si aggiudica il servizio. L'obbligo di comunicazione è una regola di comportamento la cui violazione può dar luogo a risarcimento del danno, ma non invalida il contratto stesso.
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Diffida ad adempiere: quando risolve il contratto?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20122/2024, ha chiarito la validità della risoluzione contrattuale tramite diffida ad adempiere, anche in presenza di un inadempimento non grave, qualora il contratto lo preveda esplicitamente. Il caso riguardava un contratto tra una società di gestione di apparecchi da gioco e l'esercente di un bar. La Corte ha rigettato il ricorso della società, sottolineando che se le parti pattuiscono la possibilità di risolvere il contratto per 'qualsiasi inadempimento' tramite diffida, non è necessario per il giudice valutare la gravità della violazione.
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Responsabilità solidale ATI: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso complesso sulla responsabilità solidale ATI. La società capogruppo di un'associazione temporanea di imprese è stata chiamata a rispondere dei debiti di un'altra impresa associata verso un subappaltatore. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso principale della capogruppo, confermando la sua responsabilità e chiarendo i limiti procedurali del giudizio di rinvio. È stato inoltre dichiarato inammissibile il ricorso incidentale del subappaltatore fallito, che chiedeva l'applicazione di un tasso di interesse moratorio superiore.
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Impresa individuale: chi ha diritto al risarcimento?
La Corte di Cassazione conferma un principio fondamentale: l'impresa individuale non è un soggetto giuridico distinto dall'imprenditore. Di conseguenza, il titolare ha pieno diritto a richiedere l'equo indennizzo per l'irragionevole durata di un processo in cui l'impresa era creditrice, respingendo la tesi del Ministero della Giustizia che tentava di separare le due figure.
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Responsabilità solidale appalto: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha confermato la responsabilità solidale appalto a carico di due società committenti per i crediti retributivi di un autista dipendente della società appaltatrice. La Corte ha qualificato il rapporto come appalto di servizi, e non mero trasporto, data la complessità delle mansioni svolte dal lavoratore (carico, scarico, magazzinaggio). La decisione sottolinea come la presenza di più committenti non escluda l'applicazione della tutela prevista per i lavoratori.
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Trasferimento ramo d’azienda: quando è illegittimo?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20083/2024, ha dichiarato illegittimo un trasferimento di ramo d'azienda poiché l'entità trasferita non possedeva i requisiti di preesistenza e autonomia funzionale. Il caso riguardava un gruppo di lavoratori trasferiti da una società editoriale a una di servizi, ma la Corte ha rilevato che si trattava di una mera esternalizzazione di personale, in quanto il 'ramo' era un aggregato eterogeneo di dipendenti senza un'organizzazione unificante, un know-how comune o beni significativi. La decisione ribadisce che un ramo d'azienda non può essere creato 'ad hoc' al solo scopo del trasferimento.
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Indipendenza attestatore: stop a incarichi pregressi
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'indipendenza dell'attestatore in un concordato preventivo è un requisito inderogabile. Anche una singola prestazione professionale retribuita, svolta per il debitore nei cinque anni precedenti, fa venir meno tale requisito, invalidando la relazione e compromettendo la procedura, indipendentemente dalla natura occasionale dell'incarico.
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Cessione dei crediti in garanzia: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale sulla cessione dei crediti in garanzia. In un caso complesso legato a contratti di leasing e affitto d'azienda, la Corte ha chiarito che la garanzia accessoria (la cessione dei crediti) si estingue automaticamente quando viene meno l'obbligazione principale garantita (il contratto di leasing). Di conseguenza, il cessionario non può più pretendere i pagamenti successivi alla scadenza del contratto principale, poiché il credito ritorna nella sfera giuridica del cedente. La sentenza annulla la decisione d'appello che aveva condannato un'azienda al pagamento dei canoni anche dopo la fine del rapporto garantito.
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Assegno postdatato: da quando decorre la prescrizione?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 19330/2024, ha rigettato il ricorso di un creditore che agiva sulla base di un assegno postdatato. È stato confermato che, in caso di data di emissione falsa apposta per evitare la prescrizione, il termine per l'azione decorre dal momento della reale sottoscrizione e consegna del titolo, non dalla data fittizia. La Corte ha valorizzato gli accertamenti del giudizio penale che avevano provato la falsità della data.
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Modifica della domanda: quando è emendatio e non mutatio
Una società che custodiva veicoli per un'altra in concordato preventivo ha modificato la sua domanda di pagamento in corso di causa, rivolgendola alla procedura concorsuale con richiesta di prededuzione. I giudici di merito hanno ritenuto inammissibile questa modifica della domanda, qualificandola come una 'mutatio libelli' (domanda nuova). La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, giudicando la motivazione della Corte d'Appello 'apparente' e insufficiente a spiegare perché non si trattasse di una semplice e ammissibile 'emendatio libelli' (precisazione della domanda).
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Onere della prova: vendita senza prezzo e decreto
La Corte di Cassazione ha chiarito un principio fondamentale sull'onere della prova nell'opposizione a decreto ingiuntivo. In un caso riguardante la vendita di un cavallo, la Corte d'Appello aveva accertato che il contratto era a titolo gratuito, ma non aveva revocato il decreto ingiuntivo per il pagamento del prezzo. La Cassazione ha corretto questo errore, stabilendo che se il creditore non dimostra il suo diritto al pagamento, perché la vendita è risultata senza corrispettivo, il decreto deve essere revocato. L'onere della prova del credito spetta sempre a chi agisce per il pagamento.
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Foro esclusivo: quando la clausola è valida?
Una società operante nel settore nautico ha ottenuto un decreto ingiuntivo per provvigioni non pagate. La società debitrice si è opposta eccependo l'incompetenza del tribunale adito in favore di un altro, sulla base di una clausola contrattuale. La Corte di Cassazione ha stabilito che la clausola non creava un foro esclusivo, poiché mancava una dichiarazione espressa e inequivocabile in tal senso. La semplice indicazione di un tribunale come 'competente' lo designa solo come foro alternativo, non esclusivo, confermando la competenza del primo giudice.
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Eccezione incompetenza: guida alla corretta formulazione
Una società si oppone a un decreto ingiuntivo sollevando un'eccezione di incompetenza territoriale basata su una clausola contrattuale. Tuttavia, omette di contestare la competenza per altre pretese non coperte dalla clausola. La Corte di Cassazione stabilisce che un'eccezione incompetenza formulata in modo incompleto è inammissibile, radicando così la competenza presso il giudice originariamente adito. La decisione sottolinea l'importanza di una contestazione onnicomprensiva di tutti i criteri di competenza.
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Prova contratto assicurativo: la Cassazione decide
Una compagnia assicurativa ha negato la copertura a diverse imprese agricole, sostenendo l'inesistenza di un contratto valido. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che la prova contratto assicurativo può essere fornita tramite documenti interni della compagnia, come tabulati e dati informatici, anche in assenza di una polizza formale emessa prima del sinistro. La Corte ha sottolineato che tali documenti costituiscono una valida prova scritta.
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