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Diritto Commerciale

Compenso professionale: quando spetta se il lavoro è negligente?
La Corte di Cassazione ha confermato il rigetto della richiesta di compenso professionale avanzata da un'associazione di professionisti per l'attività di attestazione di un concordato preventivo. La decisione si fonda sulla grave negligenza e sull'inadeguatezza della prestazione, che ha reso la proposta di concordato irrealizzabile e inutile per la società cliente, poi fallita. Secondo la Corte, un inadempimento così significativo giustifica il rifiuto del pagamento da parte del curatore fallimentare.
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Recesso gravi motivi: quando l’azienda può andarsene?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18759/2024, ha confermato la legittimità del recesso per gravi motivi da un contratto di locazione commerciale da parte di una società conduttrice. La causa del recesso era una significativa crescita del personale, che ha reso l'immobile inadeguato. La Corte ha stabilito che tale espansione, se imprevista e tale da rendere la prosecuzione del rapporto eccessivamente gravosa, costituisce un valido motivo per la risoluzione anticipata, respingendo il ricorso del locatore che contestava la prevedibilità dell'evento e chiedeva un riesame dei fatti, compito non spettante al giudice di legittimità.
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Marchio decettivo: priorità d’uso non giustifica l’uso
In una complessa vicenda sulla tutela di un marchio conteso tra un produttore americano e uno boemo, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale: il diritto di priorità d'uso ("preuso") non legittima l'utilizzo di un marchio se questo è stato giudicato decettivo. L'uso di un marchio decettivo è un atto illecito che può costituire contraffazione dei marchi validamente registrati da terzi. La sentenza chiarisce che la protezione del consumatore dall'inganno prevale sul diritto di preuso, affermando che quest'ultimo non può essere esercitato in modo illecito.
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Giurisdizione acque pubbliche: TSAP decide su energia
Due società energetiche hanno contestato l'obbligo di fornire energia gratuita imposto da una delibera regionale. La Corte di Cassazione ha stabilito la giurisdizione acque pubbliche del Tribunale Superiore (TSAP) e non del Tribunale Regionale (TRAP), poiché l'azione mirava a contestare un atto amministrativo generale e discrezionale, configurando un interesse legittimo e non un diritto soggettivo.
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Affidamento in house: requisiti e legittimità
Una società, precedente gestore del servizio idrico, ha impugnato la decisione di un Ente di Governo d'Ambito di procedere a un affidamento in house a una nuova società interamente pubblica. La Corte di Cassazione a Sezioni Unite ha rigettato il ricorso, confermando la legittimità della scelta. La sentenza chiarisce che l'obbligo di motivazione è attenuato per il settore idrico, che il "controllo analogo" può essere esercitato congiuntamente anche in modo non paritario e che la partecipazione di tutti gli enti locali può avvenire progressivamente.
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Borderò non contestati: la prova del credito
Una società concessionaria di giochi otteneva un'ingiunzione di pagamento contro una ricevitoria basata su documenti contabili elettronici, i "borderò". La ricevitoria si opponeva, ma la sua contestazione veniva respinta in tutti i gradi di giudizio. La Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha confermato che i borderò non contestati tempestivamente, come previsto dal contratto, costituiscono piena prova del credito. L'onere di dimostrare l'impossibilità di visionare tali documenti, resi disponibili online, ricade sul debitore e non sul creditore. Le contestazioni tardive sono state ritenute inammissibili.
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Compenso professionista: quando l’errore lo annulla
La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di negare il compenso a una professionista incaricata di redigere la relazione per un concordato preventivo. A causa di gravi carenze, illogicità e incoerenze nel suo operato, la proposta di concordato è stata dichiarata inammissibile e la società è fallita. La Corte ha stabilito che il curatore fallimentare può legittimamente rifiutare il pagamento del compenso professionista sollevando l'eccezione di inadempimento, poiché la prestazione resa era del tutto inadeguata e inutile al raggiungimento dello scopo.
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Responsabilità avvocato concordato: compenso negato
Un professionista ha richiesto il pagamento per l'assistenza fornita a una società in una procedura di concordato preventivo. La sua richiesta è stata respinta a tutti i livelli di giudizio, inclusa la Corte di Cassazione. La Corte ha confermato la grave negligenza del legale, il quale aveva redatto un piano di concordato non conforme alla legge, omettendo il calcolo degli interessi sui crediti privilegiati. Tale errore ha reso la sua prestazione professionalmente inutile, legittimando il curatore fallimentare a rifiutare il pagamento tramite l'eccezione di inadempimento. Il caso sottolinea la profonda responsabilità dell'avvocato nel concordato.
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Modifica Contratto di Agenzia: la prova scritta decisiva
Una società mandante ha contestato delle commissioni dovute a un'agente, sostenendo che una "circolare sconti" avesse modificato il loro contratto. I tribunali, inclusa la Cassazione, hanno respinto le pretese della mandante, stabilendo che la modifica contratto di agenzia richiede una prova scritta e l'accettazione da parte di un legale rappresentante, elementi che in questo caso mancavano.
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Modifica verbale contratto: vale l’accordo tacito?
In una controversia su un contratto d'appalto, la Cassazione ha stabilito che una modifica verbale del contratto è valida se provata da comportamenti concludenti, come l'emissione e il pagamento di fatture a un prezzo diverso da quello pattuito per un lungo periodo. La condotta delle parti può quindi prevalere sull'accordo scritto originario.
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Fattibilità piano concordatario: l’analisi della Corte
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una società fallita, la cui proposta di concordato era stata respinta. La decisione si fonda sulla valutazione della concreta fattibilità del piano concordatario, giudicando inadeguata la relazione del professionista attestatore e carente la prova della copertura finanziaria. La Corte sottolinea che non basta riproporre le stesse argomentazioni dei gradi precedenti e che il giudice ha il dovere di verificare la reale sostenibilità economica della proposta, al di là degli aspetti puramente formali.
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Insinuazione al passivo leasing: oneri del creditore
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società di leasing, confermando la reiezione della sua domanda di insinuazione al passivo leasing. La sentenza ribadisce che, in caso di contratto risolto prima del fallimento dell'utilizzatore, si applica l'art. 1526 c.c. e il creditore ha l'onere di presentare una domanda 'completa', fornendo una stima attendibile del valore del bene restituito per determinare il proprio credito.
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Inefficacia contratto locazione: no al canone
Un sublocatore perde il diritto a riscuotere i canoni di sublocazione dopo che il contratto di locazione originario è stato dichiarato inefficace a seguito del fallimento del proprietario. La Cassazione ha stabilito che la sentenza di inefficacia del contratto di locazione, una volta divenuta definitiva, estingue gli obblighi del subconduttore verso il sublocatore, legittimando un nuovo contratto diretto con la curatela fallimentare.
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Patrimonio separato: scudo legale per le società veicolo
Una società e i suoi soci avevano ottenuto in appello la condanna di una banca e della società veicolo (SPV) cessionaria del credito. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, chiarendo che in un'operazione di cartolarizzazione, i crediti acquisiti costituiscono un patrimonio separato. Tale patrimonio è destinato esclusivamente a soddisfare i portatori dei titoli emessi per finanziare l'operazione e non può essere aggredito con domande riconvenzionali del debitore relative al rapporto con la banca originaria. L'SPV, quindi, non risponde delle passività del cedente.
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Responsabilità del socio unico: Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un ex dirigente contro il socio unico di una società estinta. Il caso verteva sulla mancata attuazione di un accordo transattivo e sulla conseguente richiesta di risarcimento per la responsabilità del socio unico. La Corte ha rigettato il ricorso per motivi procedurali, sottolineando la necessità di formulare con precisione i motivi di cassazione, specialmente in materia di interpretazione contrattuale e vizi di motivazione.
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Legittimazione studio associato: chi incassa il credito?
Un professionista si è visto negare il pagamento per le sue prestazioni da una società in fallimento, poiché il tribunale riteneva che il creditore fosse lo studio associato e non il singolo. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che la titolarità del credito spetta al singolo professionista se lo statuto dell'associazione non prevede diversamente in modo inequivocabile. La sentenza chiarisce la questione della legittimazione dello studio associato, dando prevalenza al testo contrattuale rispetto al comportamento successivo delle parti, come la fatturazione.
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Esenzione Bolar: limiti per produttori di principi attivi
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18372 del 2024, ha stabilito i limiti di applicazione dell'esenzione Bolar per i produttori di principi attivi farmaceutici. Il caso riguardava due società che producevano e offrivano in vendita un principio attivo ancora coperto da brevetto, sostenendo che tale attività fosse lecita in quanto finalizzata a consentire a terzi di ottenere l'autorizzazione all'immissione in commercio per farmaci generici. La Corte ha rigettato questa tesi, chiarendo che l'esenzione Bolar per un produttore terzo presuppone una richiesta preventiva e specifica da parte del genericista. La produzione e l'offerta proattiva, slegate da una committenza, costituiscono contraffazione di brevetto.
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Condizione sospensiva: contratto inefficace?
La Corte di Cassazione ha confermato l'inefficacia di un contratto di compravendita di azioni a causa del mancato avveramento della condizione sospensiva entro il termine pattuito. La Corte ha stabilito che, una volta scaduto il termine, il contratto diventa definitivamente inefficace e il comportamento successivo delle parti non può essere interpretato come una proroga tacita della condizione, a meno che non si configuri un nuovo accordo. È stata inoltre respinta l'applicazione della finzione di avveramento, poiché non è stata provata una condotta colposa della controparte volta a impedire l'evento prima della scadenza.
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Responsabilità del vettore: non serve la proprietà
Una società aveva affidato due escavatori a un'azienda di trasporti, che li ha smarriti per poi fallire. La richiesta di risarcimento era stata inizialmente respinta per mancata prova della proprietà dei macchinari. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che per la responsabilità del vettore è sufficiente il contratto di trasporto. La pretesa di risarcimento nasce dall'inadempimento contrattuale, non dal diritto di proprietà sulla merce. La Corte ha anche censurato il giudice di merito per non aver considerato i dati disponibili per una stima del valore dei beni.
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Credito studio associato: legittimazione e fallimento
La Corte di Cassazione esamina il caso del credito di uno studio associato escluso dal passivo di un fallimento. La questione verte sulla titolarità del credito, originariamente conferito a un singolo professionista, e su una complessa problematica procedurale legata a una precedente sentenza di rigetto divenuta definitiva. Con ordinanza interlocutoria, la Corte ha rinviato la decisione a una pubblica udienza per approfondire le implicazioni della normativa fallimentare vigente sulla gestione di crediti oggetto di sentenze non definitive al momento della dichiarazione di fallimento.
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