Una società, danneggiata da un'esondazione nel 1992, ha ottenuto una condanna al risarcimento del danno da parte di un Ministero. La Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso della società che lamentava la mancata rivalutazione e l'assenza di interessi dalla data del fatto. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, chiarendo che quando il risarcimento danno debito di valore viene liquidato "all'attualità", tale importo già comprende la rivalutazione. Gli interessi compensativi, inoltre, non sono automatici ma devono essere provati dal danneggiato. Infine, l'omessa pronuncia sulle spese di consulenza doveva essere contestata con un rimedio specifico e non con il ricorso per cassazione.
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