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Diritto Civile

Attestazione conformità avvocato: i limiti del potere
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27565/2025, ha chiarito i limiti del potere di attestazione di conformità dell'avvocato per gli atti processuali. In un caso relativo a un equo indennizzo, la Corte ha stabilito che l'avvocato non può certificare la conformità di copie digitali estratte direttamente da originali cartacei contenuti nel fascicolo d'ufficio. Tale potere è riservato al cancelliere. L'avvocato può certificare solo copie di atti che detiene in originale o in copia già conforme.
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Esclusione socio associazione: vale lo statuto
Un socio, espulso da un'associazione sportiva per commenti offensivi su un social network, ha fatto ricorso in Cassazione. La Corte Suprema ha stabilito che, per l'esclusione del socio di un'associazione, il giudice deve attenersi alle specifiche cause previste dallo statuto, come il 'danno morale o patrimoniale', e non può basarsi sulla clausola generale dei 'gravi motivi' del Codice Civile se lo statuto è più specifico. La sentenza è stata annullata con rinvio.
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Titolare del trattamento FSE: chi è responsabile?
A seguito di un data breach che ha permesso l'accesso non autorizzato a Fascicoli Sanitari Elettronici, la Corte di Cassazione ha chiarito la figura del titolare del trattamento. L'ordinanza stabilisce che l'ente pubblico che istituisce il sistema e ne determina le finalità e i mezzi di accesso (in questo caso la Provincia Autonoma) è il titolare del trattamento per le attività di autenticazione e accesso, e quindi responsabile della violazione, distinguendo il suo ruolo da quello dell'Azienda Sanitaria, titolare per le finalità di cura.
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Riduzione canone locazione: no se l’uso non è diretto
La Corte di Cassazione ha negato la possibilità di applicare la riduzione canone locazione a un ente pubblico che aveva affittato un immobile per poi concederlo in uso a un istituto scolastico. La sentenza chiarisce che il beneficio fiscale, previsto per contenere la spesa pubblica, spetta solo se l'ente conduttore utilizza direttamente l'immobile per i propri scopi istituzionali, escludendo i casi di assegnazione a terzi, anche se per finalità di pubblica utilità.
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Prova testimoniale: quando il rigetto è illegittimo
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di merito che aveva negato il risarcimento alla vedova di un uomo deceduto in un parco acquatico. La decisione è stata cassata perché il giudice aveva illegittimamente rigettato la richiesta di ammissione di una prova testimoniale cruciale per accertare la dinamica dei fatti, violando così il diritto di difesa della parte. La Corte ha chiarito che negare i mezzi istruttori e poi rigettare la domanda per mancato assolvimento dell'onere della prova costituisce un vizio della sentenza.
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Tetto di spesa sanità: la Cassazione decide
Una società sanitaria ha citato in giudizio un'Azienda Sanitaria Locale per il mancato pagamento di prestazioni erogate oltre il budget annuale. La Corte di Cassazione ha stabilito che il tetto di spesa sanità rappresenta un limite obbligatorio, anche qualora venga definito retroattivamente. Di conseguenza, la struttura non ha diritto al pagamento per le prestazioni che superano tale soglia, poiché l'interesse pubblico alla stabilità finanziaria prevale. La sentenza chiarisce anche che la nullità di una notifica viene sanata se il destinatario si costituisce in giudizio.
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Obblighi informativi banca: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di un istituto di credito per non aver tempestivamente informato i propri clienti della variazione del livello di rischio di obbligazioni acquistate. Secondo la Corte, l'adesione della banca a un consorzio di trasparenza (tipo "Patti Chiari") crea un obbligo contrattuale specifico di monitoraggio e informazione post-vendita. Di conseguenza, spetta alla banca, e non al cliente, l'onere di provare di aver adempiuto a tali obblighi informativi. La mancata prova di tale adempimento configura un inadempimento contrattuale che dà diritto al risarcimento del danno per l'investitore.
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Errore del giudice: la sentenza non impugnata è legge
Un cliente ha citato in giudizio un istituto finanziario per una presunta illegittima segnalazione alla Centrale Rischi. Il giudice di primo grado, commettendo un errore, si è pronunciato su una questione diversa (un'iscrizione ipotecaria) invece che sulla segnalazione. Poiché la sentenza non è stata impugnata, la Corte di Cassazione ha stabilito che l'errore del giudice è diventato definitivo (giudicato), impedendo al cliente di riproporre la stessa domanda in un nuovo processo.
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Risoluzione subappalto: recesso o impossibilità?
Una società subappaltatrice ha citato in giudizio il committente per ottenere un indennizzo a seguito dell'interruzione di un contratto. La controversia riguardava la qualificazione della cessazione del rapporto: recesso unilaterale, che dà diritto a un indennizzo, o risoluzione subappalto per impossibilità sopravvenuta, che non lo prevede. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito, stabilendo che la risoluzione del contratto di appalto principale aveva reso di fatto impossibile la prestazione del subappaltatore, configurando un'ipotesi di impossibilità sopravvenuta (art. 1672 c.c.) e non di recesso (art. 1671 c.c.). Di conseguenza, al subappaltatore spetta solo il pagamento per il lavoro già eseguito, ma non l'indennizzo richiesto.
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Responsabilità del riparatore: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di una società di riparazione al risarcimento dei danni per un intervento inefficace su un motore di un gommone. La sentenza chiarisce i limiti della responsabilità del riparatore, distinta da quella del venditore per vizi di fabbricazione, e sottolinea l'importanza di definire correttamente l'oggetto dell'impugnazione in appello. Il ricorso della società è stato rigettato perché l'appello era stato rivolto solo contro l'acquirente e non contro il venditore, limitando così l'esame alla sola questione del risarcimento per la cattiva riparazione.
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Contratto di somministrazione: quando non esiste
La Corte di Cassazione ha stabilito che un rapporto commerciale duraturo, caratterizzato da ordini periodici, non si qualifica automaticamente come un contratto di somministrazione. Nel caso esaminato, una società di abbigliamento non è stata ritenuta inadempiente per non aver spedito la merce ordinata da un rivenditore, poiché la Corte ha qualificato la relazione come una serie di singole compravendite, ognuna soggetta ad accettazione. La mancanza di un obbligo a fornire ha reso le pretese risarcitorie del rivenditore infondate.
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Vizi cessione d’azienda: quando non si ha diritto
La Corte di Cassazione ha stabilito che non tutti i difetti in una cessione d'azienda costituiscono un vizio che dà diritto alla riduzione del prezzo. Nel caso specifico, riguardante l'acquisto di un ramo d'azienda con case di riposo, la Corte ha rigettato le richieste dell'acquirente. È stato chiarito che la minor valutazione dell'avviamento, la mancanza di crediti promessi e i difetti strutturali facilmente riconoscibili non rientrano nella nozione di "vizio della cosa venduta" (art. 1490 c.c.), ma afferiscono ad altri rimedi legali, come la risoluzione per inadempimento o l'annullamento del contratto, che la parte non aveva richiesto. La sentenza sottolinea l'importanza di inquadrare correttamente l'azione legale in base alla natura dei vizi nella cessione d'azienda.
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Regresso condizionale: sì all’azione prima del pagamento
Una compagnia assicurativa, che aveva prestato fideiussione per una società, si oppone a una cartella esattoriale e agisce in regresso contro la società garantita prima di pagare. La Corte di Cassazione dichiara inammissibile l'opposizione perché notificata all'ente creditore invece che all'agente di riscossione. Tuttavia, accoglie il ricorso sulla domanda accessoria, affermando la legittimità dell'azione di regresso condizionale, esperibile anche prima del pagamento per motivi di economia processuale.
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Obbligo dichiarazione contante: Cassazione chiarisce
Un imprenditore è stato sanzionato per non aver dichiarato l'esportazione di una cospicua somma di denaro verso San Marino. La Corte d'Appello aveva annullato la sanzione, ipotizzando un 'vuoto normativo' e la buona fede del trasgressore. La Corte di Cassazione ha ribaltato tale decisione, affermando la continuità e la costante vigenza dell'obbligo dichiarazione contante sin dagli anni '90. La Suprema Corte ha escluso che l'incertezza normativa potesse giustificare l'omissione, stabilendo la piena applicabilità delle sanzioni.
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Incandidabilità amministratori: nesso causale e prova
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del Ministero dell'Interno contro la decisione che aveva escluso l'incandidabilità di un ex assessore comunale. Per la Corte, ai fini della dichiarazione di incandidabilità amministratori, non sono sufficienti accuse generiche di condotta omissiva o la semplice conoscenza di persone vicine ad ambienti criminali, se non supportate da prove concrete, univoche e rilevanti che dimostrino un collegamento diretto con la criminalità o un condizionamento dell'organo politico.
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Usucapione e preliminare: non basta possedere
La Corte di Cassazione chiarisce che chi ottiene la disponibilità di un immobile tramite un contratto preliminare di vendita è un mero detentore, non un possessore. Di conseguenza, non può acquisire la proprietà per usucapione, anche se ha pagato il prezzo e apportato migliorie. Le azioni legali intraprese per ottenere il trasferimento della proprietà, inoltre, confermano l'assenza dell'intenzione di possedere come proprietario, elemento essenziale per l'usucapione.
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Ricorso per cassazione: l’onere della specificità
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per cassazione relativo a un'azione revocatoria. La decisione si fonda sulla violazione del principio di autosufficienza, poiché il ricorrente non ha adeguatamente specificato e riprodotto nel ricorso gli atti e i documenti essenziali a sostegno delle proprie censure, trasformando l'appello in un'inammissibile richiesta di riesame del merito.
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Eleggibilità sindaco a europarlamentare: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha stabilito che la carica di sindaco di un comune con più di 15.000 abitanti non costituisce una causa di ineleggibilità per l'elezione al Parlamento Europeo. La normativa specifica per le elezioni europee qualifica tale situazione come una causa di incompatibilità, risolvibile con una scelta (opzione) da parte dell'eletto dopo la proclamazione. Pertanto, è stata confermata la legittimità dell'elezione del sindaco, respingendo il ricorso di un cittadino che ne sosteneva l'ineleggibilità sulla base delle norme previste per le elezioni politiche nazionali.
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Accreditamento sanitario: l’accordo scritto è cruciale
Una struttura sanitaria è stata condannata a restituire oltre 685.000 euro a un'Azienda Sanitaria Locale per prestazioni erogate oltre la capacità operativa massima. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della struttura, confermando le decisioni dei giudici di merito. Il punto centrale della vicenda è la mancata prova di un formale accordo scritto che giustificasse tali prestazioni, rendendo i pagamenti ricevuti indebiti e soggetti a restituzione secondo il principio dell'accreditamento sanitario.
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Legge Pinto: continuità processuale e rimedi preventivi
La Corte d'Appello di Cagliari ha respinto la richiesta di indennizzo per eccessiva durata del processo (Legge Pinto), stabilendo un principio chiave: due procedimenti, anche se collegati, non costituiscono un'unica vicenda processuale. Il primo procedimento è stato considerato concluso con la sentenza definitiva, rendendo tardiva la domanda di indennizzo. Per il secondo, la Corte ha dichiarato la domanda inammissibile per il mancato utilizzo dei cosiddetti 'rimedi preventivi', strumenti obbligatori per sollecitare la definizione del giudizio, dimostrando la loro cruciale importanza nelle cause pendenti dopo il 2016.
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