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Diritto Civile

Esecuzione del mandato: onere della prova del creditore
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16107/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di contratto di mandato. Un professionista aveva richiesto il pagamento del suo compenso per un'attività di mediazione immobiliare, ma la sua domanda è stata rigettata. La Suprema Corte ha confermato che, per avere diritto al corrispettivo, non è sufficiente provare l'esistenza del contratto (il titolo), ma è necessario dimostrare anche l'effettiva esecuzione del mandato. Questo onere della prova ricade interamente sul mandatario che agisce per il pagamento.
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Contratto di appalto: risoluzione e vizi dell’opera
Una società committente ricorre in Cassazione contro la condanna al pagamento del saldo per un impianto fotovoltaico, lamentando vizi e ritardi. La Corte rigetta il ricorso, chiarendo i limiti per la risoluzione del contratto di appalto e per l'eccezione di inadempimento, ritenuta contraria a buona fede se le mancanze sono di modesta rilevanza rispetto al credito.
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Alloggio portiere: servitù e limiti alla proprietà
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16083/2024, ha stabilito che la clausola di un regolamento condominiale che destina un'unità immobiliare privata ad alloggio portiere in uso perpetuo costituisce una servitù atipica e non un diritto d'uso soggetto al limite temporale di 30 anni. Tale vincolo, se trascritto, è opponibile ai successivi acquirenti e non svuota il diritto di proprietà, poiché il proprietario può rientrare nel pieno godimento del bene se il servizio di portierato cessa.
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Responsabilità solidale appalto: surroga e regresso
Una società committente, costretta a versare i contributi INPS per un subappaltatore a causa della responsabilità solidale appalto, ha il diritto di recuperare l'intera somma versata. La Corte di Cassazione chiarisce che in questo caso si applica la surrogazione legale totale e non l'azione di regresso parziale, poiché la responsabilità del committente ha natura di garanzia rispetto all'obbligazione principale del subappaltatore-datore di lavoro.
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Onere della prova mutuo: la motivazione contraddittoria
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza d'appello che condannava una ex nuora a restituire una somma di denaro, asseritamente ricevuta a titolo di mutuo dal suocero per l'acquisto di un'auto. La Corte ha ritenuto la motivazione della sentenza d'appello illogica e contraddittoria, in quanto aveva ritenuto provato il mutuo per un veicolo ma non per un secondo, basandosi sulle medesime testimonianze. Questo caso ribadisce il rigoroso onere della prova mutuo a carico di chi chiede la restituzione.
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Avvocato distrattario: niente equa riparazione
Un avvocato, in qualità di difensore distrattario, ha richiesto un'equa riparazione per l'eccessiva durata di un processo e della successiva fase di esecuzione per il recupero delle sue spese. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che l'avvocato distrattario non è una parte del giudizio di merito e, pertanto, non può lamentare la sua irragionevole durata. Il suo diritto a un processo celere sorge solo nella fase esecutiva da lui stesso avviata, la quale, nel caso specifico, non è stata ritenuta eccessivamente lunga.
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Interessi art. 1284 c.c.: la Cassazione attende le S.U.
La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha sospeso la decisione su un ricorso che solleva la questione dell'applicabilità degli interessi moratori ex art. 1284 c.c., comma 4, anche alle obbligazioni non derivanti da contratto. In attesa di una pronuncia delle Sezioni Unite sulla stessa materia, la Corte ha disposto il rinvio della causa a nuovo ruolo, evidenziando l'importanza di un'interpretazione uniforme riguardo agli interessi art. 1284 c.c.
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Equa riparazione: due giudizi separati, due scadenze
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16062/2024, ha stabilito che, ai fini dell'equa riparazione per irragionevole durata del processo, i giudizi per l'accertamento del diritto (an debeatur) e per la liquidazione del danno (quantum debeatur), se instaurati separatamente, sono autonomi. Di conseguenza, il termine per chiedere l'indennizzo per la durata eccessiva del primo giudizio decorre dalla sua conclusione e non da quella del secondo, rendendo tardiva la domanda presentata dopo molti anni.
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Disapplicazione atto amministrativo: i limiti del giudice
Un laboratorio privato ha citato in giudizio un'azienda sanitaria pubblica per sconti tariffari applicati nel 2009, basati su un decreto regionale retroattivo. I tribunali hanno respinto la richiesta. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, chiarendo i limiti alla disapplicazione di un atto amministrativo da parte del giudice civile, specialmente quando l'atto è la causa diretta della lesione del diritto e non un semplice antecedente logico.
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Appello incidentale tardivo: quando è ammissibile?
Un ente previdenziale, dopo aver ottenuto in primo grado la condanna del responsabile di un sinistro, si vede rigettare la domanda contro la compagnia assicuratrice. Quando il responsabile impugna la sentenza, l'ente propone un appello incidentale tardivo contro l'assicurazione. La Cassazione chiarisce che l'appello incidentale tardivo è ammissibile, poiché l'interesse a impugnare sorge proprio dalla messa in discussione, da parte dell'appellante principale, dell'assetto di interessi definito in primo grado.
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Durata irragionevole processo: calcolo e limiti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16040/2024, ha chiarito i criteri per il calcolo della durata irragionevole processo ai fini dell'indennizzo ex legge Pinto. Sebbene il giudizio di merito e quello di ottemperanza vadano considerati come un 'unicum', dal computo totale vanno esclusi i tempi morti tra una fase e l'altra e il periodo per il passaggio in giudicato della sentenza. La Corte ha rigettato il ricorso di alcuni cittadini contro un Ministero, stabilendo che la durata complessiva del loro iter giudiziario non superava la soglia di ragionevolezza legale.
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Indennizzo durata irragionevole: l’erede non ha diritto
La Corte di Cassazione nega il diritto all'indennizzo per durata irragionevole del processo all'erede di una parte deceduta durante la causa. La decisione si basa su due principi: il defunto non aveva maturato il diritto prima di morire, e l'erede, in un successivo giudizio, non ha utilizzato i rimedi preventivi per accelerare i tempi, requisito essenziale per la richiesta di risarcimento.
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Clausola penale: come si chiede in giudizio?
In un caso di ritardo nella consegna di un immobile, la Cassazione ha stabilito che la richiesta di pagamento della clausola penale è valida se chiaramente esposta nella parte narrativa dell'atto introduttivo, anche se non ripetuta formalmente nelle conclusioni. La Corte ha rigettato il ricorso di un'impresa costruttrice, confermando la condanna al pagamento della penale per il ritardo e chiarendo i principi sul cumulo tra penale e risarcimento del danno.
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Giurisdizione giudice ordinario su mandato di incasso
Le Sezioni Unite della Cassazione hanno stabilito la giurisdizione del giudice ordinario in una controversia tra un'Unione di comuni e una società privata incaricata, tramite contratto di mandato, di riscuotere sanzioni amministrative. La Corte ha chiarito che la giurisdizione si determina in base alla natura privatistica del rapporto (il mandato), e non sulla base della natura pubblica del denaro gestito. Pertanto, la richiesta di rendiconto derivante dal contratto spetta al giudice ordinario e non alla Corte dei Conti.
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Interessi legali: no al tasso maggiorato senza specifica
Una società ha pagato una somma richiesta tramite atto di precetto, la quale includeva interessi calcolati con un tasso maggiorato. Successivamente, ha intentato una causa per la restituzione della differenza, sostenendo che fossero dovuti solo gli interessi legali standard, dato che la sentenza originaria non specificava il tasso. Il Tribunale ha accolto la richiesta, basandosi su una recente pronuncia delle Sezioni Unite della Cassazione, e ha ordinato la restituzione dell'importo pagato in eccesso, stabilendo che un pagamento effettuato sotto la minaccia di un'azione esecutiva non può essere considerato spontaneo.
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Omessa pronuncia spese: la Cassazione decide
Un avvocato ricorre in Cassazione lamentando la mancata decisione sulle spese legali in un giudizio di revocazione. La Corte Suprema accoglie il ricorso, affermando che l'omessa pronuncia spese costituisce un vizio della sentenza da impugnare. Decide poi nel merito, compensando i costi del giudizio di appello e di legittimità a causa del comportamento processuale dello stesso ricorrente che aveva dato origine alla nullità del primo grado.
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Buona fede assicurazione: la Cassazione decide
Una società si è vista negare l'indennizzo per il furto di un'auto perché non aveva inviato personalmente il certificato di installazione del localizzatore satellitare. Tuttavia, l'assicurazione lo aveva già ricevuto dall'installatore. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, sottolineando che il principio di buona fede assicurazione prevale sul mero formalismo, dato che lo scopo della clausola (ridurre il rischio) era stato raggiunto e la compagnia aveva accettato i premi per anni senza sollevare obiezioni. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.
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Giudizio di rinvio e limiti del ricorso in Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16018/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un ex dipendente condannato al risarcimento danni per appropriazione indebita. Il caso verteva sui limiti del giudizio di rinvio seguito all'annullamento di una precedente sentenza. La Corte ha ribadito che in sede di rinvio non è possibile riproporre questioni già decise dalla Cassazione, né contestare la valutazione dei fatti operata dal giudice di merito, se non per specifici vizi di motivazione. La decisione sottolinea la natura "chiusa" del giudizio di rinvio, finalizzato unicamente ad applicare i principi di diritto stabiliti dalla Suprema Corte.
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Errore di fatto: quando non si può revocare una sentenza
La Corte di Cassazione ha rigettato un ricorso per revocazione basato su un presunto errore di fatto. La Corte ha chiarito che l'errata interpretazione giuridica del contenuto di un atto processuale non costituisce un errore di fatto, ma un errore di valutazione, che non legittima la revocazione. La decisione impugnata si basava correttamente sul principio causalistico che lega diverse azioni legali nate dallo stesso rapporto, confermando l'effetto interruttivo della prescrizione anche se la prima azione riguardava solo una parte dei beni oggetto della controversia.
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Litisconsorzio necessario nel pignoramento: il caso
Un avvocato avviava un pignoramento presso terzi nei confronti di una compagnia assicurativa (debitrice) e di una sua agenzia (terzo pignorato). La debitrice proponeva opposizione senza coinvolgere l'agenzia. La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso dell'avvocato, ha stabilito che in questi casi si configura un litisconsorzio necessario. L'assenza del terzo pignorato ha causato la nullità della sentenza d'appello e il rinvio della causa al giudice di primo grado per un nuovo esame con la partecipazione di tutte le parti.
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