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Diritto Bancario

Decadenza beneficio del termine: mutuo e insolvenza
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14702/2024, ha affrontato il tema della decadenza dal beneficio del termine in un contratto di mutuo fondiario. La Corte ha stabilito che la banca non può aggirare la norma speciale dell'art. 40 del Testo Unico Bancario, che richiede almeno sette ritardi qualificati per la risoluzione del contratto, invocando una clausola contrattuale generica per un singolo ritardo. È possibile ricorrere alla norma generale sull'insolvenza del debitore (art. 1186 c.c.), ma l'istituto di credito deve fornire la prova concreta di una situazione di dissesto economico complessiva del mutuatario, non potendo basarsi sul solo inadempimento della rata.
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Eccezione di inadempimento: la Cassazione e la buona fede
Una società costruttrice si oppone a un decreto ingiuntivo per rate di mutuo non pagate, sollevando un'eccezione di inadempimento contro la banca per il mancato frazionamento dell'ipoteca. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, stabilendo che l'eccezione era stata sollevata in violazione del principio di buona fede. La Corte ha ritenuto prevalente l'inadempimento della società, in quanto questa non aveva mai collegato le sue difficoltà di pagamento al mancato frazionamento prima dell'azione legale.
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Polizza assicurativa mutuo: chi è l’assicurato?
La Corte di Cassazione chiarisce l'ambito di applicazione di una polizza assicurativa mutuo. In un caso riguardante un finanziamento cointestato, la Corte ha stabilito che la copertura assicurativa per decesso opera solo a favore del soggetto specificamente qualificato come "richiedente" nel contratto e non si estende al semplice "coobbligato". La decisione si basa su una stretta interpretazione letterale delle clausole contrattuali, evidenziando che la qualifica nel contratto di mutuo non determina automaticamente quella nel contratto di assicurazione.
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Compensatio lucri cum damno e onere della prova
La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di risarcimento danni richiesto da alcuni investitori nei confronti di un istituto di credito per l'acquisto di obbligazioni poi rivelatesi rischiose. La Corte ha confermato la decisione di merito che, in applicazione del principio di compensatio lucri cum damno, ha sottratto dal danno risarcibile tutti i vantaggi economici conseguiti dagli investitori, come le cedole incassate e il valore derivante dal concambio dei titoli. La sentenza chiarisce che tale principio, stabilito in una precedente pronuncia di cassazione, ha valore vincolante per tutte le parti nel giudizio di rinvio e che la valutazione dei fatti relativi ai benefici percepiti spetta al giudice di merito.
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Onere della prova creditore: decreto ingiuntivo revocato
Un debitore si oppone a un decreto ingiuntivo per un presunto debito derivante da un finanziamento. La società creditrice, nel corso della causa, fornisce documenti contraddittori e non riesce a identificare con certezza il contratto su cui si fonda la pretesa. Il Tribunale accoglie l'opposizione e revoca il decreto ingiuntivo, sottolineando che l'onere della prova creditore non è stato soddisfatto, rendendo il credito incerto e illiquido.
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Errore materiale condanna spese: correzione Cassazione
La Corte di Cassazione ha corretto una propria ordinanza che conteneva un errore materiale condanna spese. Inizialmente, la Corte aveva erroneamente condannato la parte vittoriosa (alcuni risparmiatori) a pagare le spese legali alla parte soccombente (un istituto finanziario). Riconoscendo l'evidente refuso, la Corte ha emendato la decisione, ponendo correttamente a carico dell'istituto finanziario soccombente tutte le spese di lite, in applicazione del principio della soccombenza.
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Cessione azienda bancaria: chi paga i debiti?
Una società ha citato in giudizio il proprio istituto di credito per la restituzione di somme indebitamente percepite su un conto corrente, poi estinto. Successivamente, la banca è stata posta in liquidazione e un'altra banca ha acquisito un suo ramo d'azienda. La Corte d'Appello ha negato la responsabilità della banca acquirente, sostenendo che il rapporto, essendo già estinto al momento della cessione azienda bancaria, non rientrava nel perimetro delle passività trasferite. La Corte di Cassazione, con questa ordinanza, ha rinviato la decisione per trattare la questione insieme ad altri casi analoghi, data la sua rilevanza.
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Obblighi informativi intermediario: no a ricorsi generici
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un investitore contro un intermediario finanziario. Il caso riguardava le perdite subite in operazioni su derivati e i presunti inadempimenti agli obblighi informativi dell'intermediario. La Corte ha confermato le decisioni dei giudici di merito, sottolineando la genericità delle contestazioni dell'investitore e la sua condotta contraddittoria, respingendo la richiesta di risarcimento danni per la chiusura delle posizioni in perdita.
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Consulenza tecnica d’ufficio: quando è inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due mutuatari che denunciavano tassi usurari su contratti di mutuo. La Corte ha stabilito che la richiesta di una consulenza tecnica d'ufficio (C.T.U.) era esplorativa e la sua mancata ammissione non è un valido motivo per il ricorso, poiché rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito.
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Obbligo informativo intermediario: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un'investitrice contro una banca, confermando la decisione della Corte d'Appello. Il caso verteva sulla presunta violazione dell'obbligo informativo dell'intermediario nell'acquisto di titoli ad alto rischio e fondi speculativi. La Corte ha stabilito che l'intermediario aveva adempiuto ai suoi doveri informativi, avendo correttamente profilato la cliente come esperta e con alta propensione al rischio e avendola avvertita dell'inadeguatezza dell'operazione per dimensione. La Suprema Corte ha ritenuto inammissibili i motivi di ricorso in quanto miravano a un riesame del merito dei fatti, non consentito in sede di legittimità.
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Privilegio su crediti: esteso al garante? La Cassazione
Una banca in liquidazione ha contestato l'estensione di un privilegio su crediti a sé stessa, in qualità di garante di un finanziamento pubblico. La Corte d'Appello aveva dato ragione al creditore, affermando la natura oggettiva del privilegio. La Corte di Cassazione, tuttavia, ha dichiarato il ricorso della banca inammissibile perché presentato oltre il termine perentorio di 30 giorni previsto dalle norme speciali sulla liquidazione coatta amministrativa degli istituti di credito, senza entrare nel merito della questione.
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Estinzione del giudizio: la rinuncia al ricorso
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione del giudizio in un caso che vedeva contrapposti un istituto bancario e una società immobiliare. La decisione è seguita alla presentazione di atti di rinuncia reciproca al ricorso principale e a quello incidentale, notificati e accettati da tutte le parti coinvolte prima della camera di consiglio. Questo provvedimento conferma che l'accordo tra le parti può porre fine al contenzioso in qualsiasi fase, anche davanti alla Suprema Corte, senza una pronuncia nel merito.
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Exceptio doli: garanzia annullata per mala fede
Una società di telecomunicazioni ha tentato di escutere una garanzia autonoma nonostante fosse impossibilitata a fornire il servizio pattuito. La Corte di Cassazione ha confermato l'inefficacia della garanzia, applicando il principio dell'exceptio doli a causa della palese mala fede e dell'abuso del diritto da parte del beneficiario.
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Estinzione del giudizio: la Cassazione chiude il caso
Un contenzioso relativo a un contratto di leasing nautico, giunto in Cassazione dopo il rigetto delle domande di risoluzione e ripetizione dell'indebito, si è concluso con una declaratoria di estinzione del giudizio. La decisione è scaturita dalla presentazione di un atto di rinuncia al ricorso, accettato dalla controparte, che ha reso superflua una pronuncia nel merito e sulle spese legali.
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Leasing traslativo: cosa succede in caso di fallimento?
Una società di leasing ha richiesto il pagamento di canoni insoluti a un'azienda fallita, per un contratto di leasing risolto prima della dichiarazione di fallimento. La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta, confermando l'applicazione dell'art. 1526 c.c. per il leasing traslativo. Secondo la Corte, la società concedente deve restituire i canoni riscossi e ha diritto solo a un equo compenso per l'uso del bene, una pretesa che deve essere formulata correttamente includendo la stima del valore del bene recuperato.
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Responsabilità solidale ATI: la firma della capogruppo
La Corte di Cassazione ha stabilito che i membri di un'Associazione Temporanea di Imprese (ATI) non sono responsabili per i debiti di un conto corrente se il contratto è stato firmato solo dall'impresa capogruppo. La semplice intestazione del conto a tutte le imprese non è sufficiente a stabilire una responsabilità solidale ATI in assenza della firma di tutti i soci. Il potere di rappresentanza della capogruppo è limitato al rapporto con la stazione appaltante e non si estende automaticamente a contratti bancari con terzi.
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Accollo di mutuo: l’interpretazione del contratto
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14197/2024, ha rigettato il ricorso di una società costruttrice in un caso di accollo di mutuo. La Corte ha stabilito che l'interpretazione del contratto deve basarsi sul dato letterale e che il ricorso per cassazione deve dimostrare una specifica violazione delle norme ermeneutiche, non limitarsi a proporre una diversa ricostruzione dei fatti. Sono stati respinti anche i motivi relativi all'indeterminatezza degli interessi e alla mancata ammissione di una C.T.U.
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Competenza fideiussione antitrust: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14185/2024, ha risolto un conflitto di competenza tra un tribunale ordinario e una sezione specializzata in materia di imprese. Il caso riguardava un'opposizione a un decreto ingiuntivo basata sulla presunta nullità di una fideiussione per violazione della normativa antitrust. La Corte ha stabilito che la competenza del Tribunale delle Imprese sussiste solo quando la nullità è fatta valere con un'azione principale, e non come semplice eccezione difensiva. Di conseguenza, ha dichiarato la competenza del tribunale ordinario per la causa in esame, in cui non era stata proposta una specifica azione di nullità per violazione delle norme sulla competenza fideiussione antitrust.
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Compensazione impropria: serve un credito certo?
Una società si opponeva a un decreto ingiuntivo di una banca, sostenendo di poter operare una compensazione impropria tra il debito verso la banca (derivante da una cessione del quinto dello stipendio di un dipendente) e un proprio credito risarcitorio verso lo stesso dipendente per appropriazione indebita. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che anche la compensazione impropria richiede il presupposto della certezza del credito, che in questo caso mancava non essendo il danno stato accertato giudizialmente.
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Sospensione facoltativa: quando il giudice sbaglia
La Corte di Cassazione ha annullato l'ordinanza di un Tribunale che aveva disposto la sospensione facoltativa di un giudizio di opposizione a cartelle esattoriali. La sospensione era stata motivata dalla pendenza di un altro processo d'appello relativo al credito originario. La Suprema Corte ha chiarito che i presupposti per la sospensione facoltativa non erano soddisfatti, in quanto il giudice non aveva adeguatamente motivato la sua decisione e mancava un reale rischio di conflitto tra giudicati, data la diversità di parti e oggetto dei due procedimenti.
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