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Diritto Bancario

Commissioni di massimo scoperto: la Cassazione decide
Una società ha presentato ricorso in Cassazione contro una banca, contestando la capitalizzazione degli interessi e le commissioni di massimo scoperto. La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che le commissioni di massimo scoperto sono legittime se le clausole contrattuali sono chiare e determinate. La Corte ha ribadito di non poter riesaminare nel merito le valutazioni già compiute dai giudici dei gradi precedenti.
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Assegno in garanzia: la Cassazione chiarisce la prova
La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito che hanno revocato un decreto ingiuntivo basato su un assegno in garanzia. Si è stabilito che, quando un assegno è consegnato non per il pagamento immediato ma come garanzia di un debito, spetta al creditore dimostrare l'esistenza del rapporto sottostante. La Corte ha ribadito che la valutazione delle prove, inclusa l'interpretazione di elementi presuntivi come un successivo accordo di saldo del debito, è di competenza esclusiva del giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità.
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Buoni postali: la Gazzetta Ufficiale basta a variare i tassi
Un risparmiatore ha contestato la riduzione unilaterale dei tassi di interesse sui suoi buoni postali, avvenuta tramite un decreto ministeriale. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la pubblicazione del decreto sulla Gazzetta Ufficiale è una condizione necessaria e sufficiente per rendere la modifica dei tassi vincolante per tutti i possessori di buoni postali, anche per i titoli già emessi. Non è richiesta alcuna comunicazione personale o ulteriore forma di pubblicità.
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Contratto di gestione patrimoniale: valido per investire?
La Corte di Cassazione chiarisce che un ordine di acquisto di titoli finanziari è valido se eseguito in attuazione di un preesistente contratto di gestione patrimoniale regolarmente sottoscritto, anche in assenza di uno specifico contratto-quadro di negoziazione. Nel caso di specie, gli eredi di un investitore avevano richiesto la nullità di un'operazione di acquisto di obbligazioni, lamentando la mancanza del contratto-quadro. La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile, affermando che il contratto di gestione patrimoniale già in essere costituiva la fonte legittimante dell'operazione, soddisfacendo il requisito della forma scritta.
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Cancellazione pignoramento: l’onere è dell’interessato
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 6789/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni acquirenti di un immobile che chiedevano un risarcimento danni alla banca per la mancata cancellazione del pignoramento. La Corte ha stabilito che, in assenza di una norma specifica, non sussiste un obbligo per il creditore di attivarsi. L'onere della cancellazione del pignoramento ricade su chiunque vi abbia interesse, presentando l'ordine del giudice al conservatore dei registri. L'inerzia degli acquirenti è stata considerata la causa esclusiva del danno.
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Motivo di appello aspecifico: il ricorso è inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un istituto di credito. La banca non aveva contestato la ragione procedurale della decisione d'appello (un motivo di appello aspecifico), ma aveva insistito sui meriti del caso relativo a un mutuo di scopo. La Suprema Corte ha ribadito che l'impugnazione deve colpire la specifica 'ratio decidendi' della sentenza precedente per essere ammissibile.
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Legittimazione passiva: appello tardivo inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un intermediario finanziario in una causa su buoni postali fruttiferi. La questione centrale era la legittimazione passiva, ma il ricorso è stato respinto perché l'intermediario non ha contestato la vera ragione della decisione d'appello: la tardività del suo gravame. Invece di contestare il vizio procedurale, ha discusso il merito, mancando così la ratio decidendi della sentenza impugnata.
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Impugnazione tardiva: l’appello errato fa decorrere i termini
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un istituto di credito a causa di un'impugnazione tardiva. La vicenda riguarda l'opposizione a un decreto ingiuntivo per il pagamento di onorari legali. L'istituto ha prima proposto un appello, ritenuto inammissibile, e solo successivamente il corretto ricorso straordinario. La Suprema Corte ha stabilito che il termine breve di 60 giorni per impugnare è iniziato a decorrere dalla notifica del primo atto di appello (sebbene errato), in quanto tale atto dimostra la piena conoscenza legale della decisione. Di conseguenza, il successivo ricorso è risultato tardivo.
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Accertamento saldo conto: legittimo prima della chiusura
Una società ha citato in giudizio un istituto di credito per la restituzione di somme indebitamente addebitate sul conto corrente. La Corte d'Appello, pur negando la restituzione immediata poiché il conto era ancora aperto, ha confermato l'accertamento del credito a favore della società. L'istituto di credito ha impugnato tale decisione, sostenendo la mancanza di interesse ad agire. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo il principio consolidato secondo cui il correntista ha sempre un interesse giuridicamente rilevante all'accertamento del saldo del conto, anche prima della chiusura del rapporto, al fine di veder rettificato il saldo e ripristinata la propria posizione creditoria/debitoria.
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Iscrizione ipotecaria con riserva: ricorso inammissibile
Una società cessionaria di un credito ha richiesto un'iscrizione ipotecaria basata su un titolo ottenuto dal creditore originario. A seguito dell'iscrizione con riserva da parte del Conservatore e del rigetto del reclamo in Corte d'Appello, la società ha proposto ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che il procedimento di iscrizione ipotecaria con riserva rientra nella volontaria giurisdizione. Tali provvedimenti non hanno carattere decisorio e definitivo, pertanto non sono impugnabili con ricorso straordinario, restando salva la possibilità per il creditore di agire in un ordinario giudizio di cognizione per tutelare i propri diritti.
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Inammissibilità appello: i requisiti di specificità
La Corte di Cassazione conferma l'inammissibilità di un appello proposto da un fideiussore. Il caso evidenzia come la semplice riproposizione delle argomentazioni di primo grado, senza una critica puntuale alla sentenza impugnata, porti a una declaratoria di inammissibilità dell'appello per difetto di specificità, impedendo l'esame nel merito della controversia.
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Revoca affidamento bancario: ricorso inammissibile
Un cliente ha citato in giudizio una banca per la presunta illegittima revoca di un affidamento bancario, attribuendo la causa ad un'errata iscrizione ipotecaria. Sia il Tribunale che la Corte d'Appello hanno respinto le sue richieste per mancanza di prove. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, applicando il principio della "doppia conforme" e sottolineando come il ricorrente tentasse di ottenere un riesame dei fatti, non consentito in sede di legittimità. La decisione evidenzia anche il difetto di autosufficienza del ricorso, confermando che le censure devono essere specifiche e complete.
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Onere della prova: le dichiarazioni difensive come indizi
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un istituto di credito in un caso di restituzione di somme indebite. La Corte ha chiarito che l'ammissione contenuta in un atto difensivo non ha valore di confessione legale, ma può essere valutata dal giudice come elemento indiziario. Di conseguenza, non vi è violazione dell'onere della prova se il giudice ritiene un fatto provato sulla base di tali indizi, poiché il ricorso mirava a un riesame del merito, non consentito in sede di legittimità.
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Fideiussione omnibus: onere della prova del garante
Un garante per un contratto di leasing si opponeva al pagamento del debito, invocando la nullità della fideiussione per clausole anticoncorrenziali e la liberazione per condotta negligente del creditore. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che le clausole illecite comportano solo una nullità parziale e che l'onere di provare i presupposti per la liberazione dalla fideiussione omnibus, ai sensi degli artt. 1955 e 1956 c.c., grava interamente sul garante.
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Giudicato esterno: limiti al ricorso in Cassazione
Una società ha citato in giudizio una banca per la nullità di alcuni contratti swap e di una successiva transazione, nonostante una precedente causa sugli stessi rapporti fosse già stata definita con sentenza passata in giudicato. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito che avevano ravvisato l'esistenza di un giudicato esterno. La Suprema Corte ha ribadito che l'interpretazione del giudicato è un'attività riservata al giudice di merito e non può essere oggetto di un nuovo esame dei fatti in sede di legittimità.
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Prescrizione rimesse solutorie: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 6684/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di una correntista contro una banca. Il caso verteva sulla richiesta di restituzione di somme indebitamente pagate. La Corte ha ribadito principi chiave sulla prescrizione rimesse solutorie, confermando che l'eccezione di prescrizione sollevata dalla banca può essere generica e che spetta al cliente l'onere di provare l'esistenza di un contratto di apertura di credito per qualificare i versamenti come ripristinatori e non solutori, dai quali decorre la prescrizione decennale.
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Limite di finanziabilità: Cassazione e inammissibilità
Un debitore ha contestato un'esecuzione immobiliare sostenendo la nullità di un mutuo fondiario per superamento del limite di finanziabilità. Dopo la sconfitta in primo e secondo grado, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso miravano a una inammissibile rivalutazione dei fatti e ha ribadito il principio secondo cui il superamento del limite di finanziabilità non comporta la nullità del contratto di mutuo.
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Azione di accertamento: quando è ammessa in pendenza?
Una curatela fallimentare ha agito contro un istituto di credito per la restituzione di somme indebitamente percepite su un conto corrente. La Corte d'Appello ha convertito la domanda di condanna in un'azione di accertamento del saldo reale, non essendoci stato un effettivo pagamento. La banca ha impugnato la decisione sostenendo la carenza di interesse ad agire. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che il correntista ha sempre un interesse giuridicamente rilevante a ottenere una sentenza che chiarisca la nullità di clausole illegittime e determini il corretto saldo del conto, anche prima della sua chiusura e in assenza di pagamenti diretti.
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Inammissibilità ricorso Cassazione: limiti e doveri
Un investitore ha impugnato in Cassazione le sentenze a lui sfavorevoli relative a un contratto di investimento, lamentando la nullità del contratto quadro e l'inadempimento informativo della banca. La Suprema Corte ha dichiarato l'inammissibilità del ricorso Cassazione, evidenziando come il ricorrente avesse introdotto per la prima volta questioni di fatto non trattate nei gradi di merito e avesse formulato censure generiche, violando così il principio di autosufficienza del ricorso. La decisione sottolinea il rigore procedurale necessario per adire la Corte di legittimità.
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Fideiussione omnibus: la sua validità pre-2005
La Corte d'Appello di Ancona ha rigettato l'appello di un debitore e dei suoi garanti, confermando la validità di un contratto di mutuo e delle relative garanzie. La sentenza ha stabilito che la titolarità del credito era stata provata dall'acquirente, il tasso di interesse era determinabile e non vi era anatocismo nel piano di ammortamento. In particolare, è stata respinta l'eccezione di nullità della fideiussione omnibus per violazione della normativa antitrust, poiché il provvedimento della Banca d'Italia del 2005 non si applica retroattivamente a garanzie stipulate negli anni '90 senza una prova specifica di un'intesa illecita all'epoca.
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