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Diritto Bancario

Obblighi informativi banca: la Cassazione decide
Una banca d'investimento ricorre in Cassazione contro la sentenza d'appello che l'ha condannata a risarcire un cliente per l'acquisto di obbligazioni ad alto rischio. La Corte d'Appello aveva ravvisato una violazione degli obblighi informativi banca, disponendo la risoluzione dei contratti e la restituzione delle somme investite. La Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha rilevato una questione di particolare importanza sulla restituzione dei frutti in caso di risoluzione e ha rinviato la causa a pubblica udienza per una decisione approfondita.
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Responsabilità bonifico domiciliato: la diligenza
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 209/2024, ha chiarito i contorni della responsabilità del prestatore di servizi di pagamento in caso di bonifico domiciliato pagato a un soggetto non legittimato. Il caso riguardava una società che, dopo aver disposto un pagamento a un proprio creditore, si vedeva costretta a ripeterlo perché un impostore aveva incassato la somma presentando un documento falso. La Corte ha escluso l'applicazione analogica delle norme sulla responsabilità oggettiva previste per gli assegni non trasferibili, inquadrando la fattispecie nell'ambito della responsabilità contrattuale. Di conseguenza, l'istituto non è responsabile se dimostra di aver agito con la diligenza professionale richiesta, la quale è stata ritenuta assolta tramite la verifica di un documento d'identità, del codice fiscale e della password fornita dall'ordinante, anche senza conservare copia del documento.
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Riproposizione della domanda: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di un istituto bancario, cassando la sentenza di merito che aveva condannato la banca al risarcimento. La decisione si fonda sul principio della corretta riproposizione della domanda in appello. Gli investitori avevano originariamente lamentato l'acquisto di un titolo diverso da quello ordinato, ma i giudici di merito avevano fondato la condanna su una violazione degli obblighi informativi, una 'causa petendi' diversa. Poiché gli investitori non hanno specificamente riproposto la loro domanda originaria in appello, questa si è intesa rinunciata, portando al rigetto definitivo della richiesta risarcitoria.
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Spese di lite: chi paga se il decreto è revocato?
Una società si opponeva a un decreto ingiuntivo. Il Tribunale revocava il decreto ma condannava la società a pagare una somma quasi identica e a sostenere le spese di lite. La Corte d'Appello ha confermato la decisione, chiarendo che per l'attribuzione delle spese di lite non conta la sola revoca del decreto, ma l'esito complessivo e sostanziale della causa. Poiché la pretesa del creditore era stata in gran parte accolta, il debitore è stato correttamente identificato come parte soccombente.
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Eccezione art. 1957 c.c.: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30774/2024, ha respinto il ricorso di alcuni fideiussori. Ha stabilito che l'eccezione art. 1957 c.c., relativa all'estinzione della garanzia per inerzia del creditore, è un'eccezione in senso stretto. Pertanto, deve essere sollevata dal garante nei termini processuali, anche se la clausola di deroga è nulla per violazione della normativa antitrust.
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Motivazione apparente: quando la sentenza è nulla
La Corte di Cassazione chiarisce i limiti del vizio di motivazione apparente, rigettando un ricorso basato sull'accusa che la sentenza d'appello fosse un mero 'copia-incolla' degli atti di controparte. Il caso, originato da un'opposizione a decreto ingiuntivo per una fideiussione, ha permesso alla Corte di ribadire i criteri per denunciare la violazione delle norme sulla valutazione delle prove e di definire quando una motivazione è talmente carente da determinare la nullità della sentenza.
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Motivazione Apparente: Cassazione e i limiti del ricorso
Una garante si opponeva a un decreto ingiuntivo, ma le sue eccezioni venivano respinte sia in primo grado che in appello. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il suo ricorso, chiarendo i rigidi limiti del vizio di motivazione apparente. La Suprema Corte ha ribadito che non può riesaminare i fatti, ma solo verificare la coerenza logico-giuridica della sentenza impugnata, confermando le decisioni dei giudici di merito.
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Fideiussione omnibus: quando l’eccezione è nulla?
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un garante contro un istituto finanziario. La Corte ha stabilito che l'eccezione di nullità della fideiussione omnibus per violazione della normativa antitrust deve essere specifica e non generica, affrontando la 'ratio decidendi' della sentenza precedente. Inoltre, il ricorrente non aveva argomentato che il contratto non sarebbe stato stipulato senza le clausole nulle, rendendo il motivo di ricorso non specifico e, quindi, inammissibile.
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Rottamazione quater: Cassazione rinvia la decisione
La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha rinviato la causa a pubblica udienza per decidere una questione di particolare rilevanza giuridica. Il caso riguarda l'opposizione all'esecuzione promossa da due garanti, complicata dall'adesione di uno di essi alla definizione agevolata dei debiti, la cosiddetta rottamazione quater. La Corte deve stabilire quali siano gli effetti di tale adesione sul procedimento giudiziario in corso.
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Collegamento negoziale: mutuo e conto corrente
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un correntista contro un istituto di credito. La domanda di ripetizione d'indebito, basata sulla nullità di clausole di conti correnti e sul presunto collegamento negoziale con un mutuo successivo per ripianare il debito, è stata respinta per motivi procedurali. La Corte ha confermato che il mutuo aveva una causa autonoma e ha rigettato le nuove argomentazioni del ricorrente come inammissibili.
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Inopponibilità cessione del quinto: il caso si estingue
Una società consortile, interamente partecipata da enti pubblici, ha contestato l'obbligo di pagare la rata di un finanziamento di un suo dipendente, sostenendo l'inopponibilità della cessione del quinto. La società riteneva di dover essere equiparata a una Pubblica Amministrazione. Tuttavia, prima che la Corte di Cassazione potesse decidere nel merito, la società ha rinunciato al ricorso, portando alla dichiarazione di estinzione del giudizio.
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Mutuo condizionato: quando è valido titolo esecutivo?
La Corte d'Appello di Firenze ha stabilito che un contratto di mutuo condizionato costituisce un valido titolo esecutivo, anche se la somma non è immediatamente prelevabile dal mutuatario. Secondo la Corte, l'accredito dell'importo su un conto corrente, sebbene temporaneamente vincolato, rappresenta una 'traditio' (consegna) sufficiente a perfezionare il contratto. L'appello del debitore, che contestava anche l'usurarietà dei tassi in modo generico, è stato respinto confermando la piena validità dell'azione esecutiva della banca.
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Fideiussione specifica: quando il garante non è consumatore
La Corte di Appello ha esaminato un caso di fideiussione specifica, stabilendo che il socio garante per i debiti della propria società non può essere qualificato come consumatore. La sentenza chiarisce la distinzione con la fideiussione omnibus e i limiti delle tutele antitrust in questo contesto. L'appello del garante è stato parzialmente accolto solo per escludere la richiesta di risarcimento per la minusvalenza dei beni, a causa dell'inerzia del creditore nel risolvere i contratti.
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Litisconsorzio necessario: appello e co-fideiussori
Un garante si rivolge alla Corte di Cassazione per contestare una sentenza d'appello relativa a una fideiussione. La Corte, prima di esaminare il merito, rileva un vizio procedurale: non tutti i co-fideiussori, parti nelle fasi precedenti del giudizio, sono stati citati in appello. Sulla base del principio del litisconsorzio necessario processuale, la Corte ordina l'integrazione del contraddittorio, rinviando la causa a nuovo ruolo per garantire che la decisione finale sia valida per tutte le parti coinvolte.
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Cessione crediti in blocco: l’onere della prova
La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha stabilito i principi sull'onere della prova nella cessione crediti in blocco. Nel caso esaminato, alcuni garanti si erano opposti a un decreto ingiuntivo. La Corte ha chiarito che la sola pubblicazione dell'avviso di cessione in Gazzetta Ufficiale non è sufficiente a dimostrare la titolarità del credito in capo alla società cessionaria, se il debitore contesta tale titolarità. Spetta al cessionario fornire la prova documentale che lo specifico credito è stato incluso nell'operazione di cessione. Di conseguenza, la sentenza d'appello è stata annullata con rinvio.
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Clausola di arrotondamento: Cassazione sulla nullità
Una società contesta la validità di un contratto di leasing a causa di una clausola di arrotondamento che, di fatto, aumentava il tasso di interesse. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 35110/2024, ha stabilito che la mera calcolabilità matematica di un tasso non è sufficiente a garantirne la trasparenza. Se una clausola, come quella di arrotondamento, nasconde un aggravio di costi per il cliente, può determinare l'opacità dell'operazione e la nullità parziale del contratto. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione basata su questi principi.
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Prova del credito fideiussione: ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due fideiussori contro la sentenza d'appello che confermava un decreto ingiuntivo a favore di un istituto di credito. I ricorrenti contestavano la validità della prova del credito, basata su un mero estratto contabile. La Suprema Corte ha ritenuto i motivi di ricorso inammissibili per un triplice profilo: genericità e mancata specificità delle censure, tentativo di ottenere un nuovo giudizio di merito non consentito in sede di legittimità, e infondatezza della doglianza relativa all'omesso esame di fatti decisivi, che la Corte d'Appello aveva invece debitamente valutato. La decisione sottolinea l'importanza del rispetto dei requisiti formali e sostanziali per l'accesso al giudizio di cassazione.
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Termine breve impugnazione: quando decorre?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso perché tardivo. Il caso riguardava l'impugnazione di una sentenza di primo grado, a seguito della dichiarazione di inammissibilità dell'appello. La Corte ha ribadito che il termine breve impugnazione di 60 giorni decorre dalla comunicazione telematica dell'ordinanza di inammissibilità della Corte d'Appello, e non dalla sua pubblicazione, rendendo cruciale il monitoraggio delle comunicazioni processuali.
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Polizza all risks TAEG: quando è esclusa dal calcolo
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante l'inclusione di una polizza all risks nel calcolo del TAEG per la verifica del superamento del tasso soglia usura. La decisione si fonda su motivi procedurali: il ricorrente non ha fornito la prova che la polizza garantisse il rimborso del credito, né ha contestato in modo specifico le motivazioni della corte d'appello, limitandosi a proporre una interpretazione alternativa. La Suprema Corte ha ribadito che il suo ruolo non è riesaminare il merito dei fatti.
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Tasso leasing: quando è valido anche se non indicato?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 35101/2024, ha stabilito che un contratto di leasing è valido anche se il tasso di interesse non è esplicitamente indicato. È sufficiente che il tasso leasing sia oggettivamente determinabile sulla base degli altri elementi contrattuali, come il capitale, la durata e l'importo delle rate. La Corte ha chiarito che la trasparenza è garantita quando il cliente può ricostruire il costo totale dell'operazione, anche tramite un calcolo matematico, senza che vi sia discrezionalità da parte della società concedente.
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