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Diritto Bancario

Cessazione materia del contendere: accordo in appello
Una società, condannata in primo grado al pagamento di oltre 37.000 euro per un finanziamento, ha proposto appello. Durante il giudizio di secondo grado, le parti hanno raggiunto un accordo transattivo. La Corte di Appello ha quindi dichiarato la cessazione della materia del contendere, statuendo che tale pronuncia annulla gli effetti della sentenza precedente e ha compensato integralmente le spese legali tra le parti.
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Responsabilità intermediario: quando è esclusa?
Una coppia di investitori aveva citato in giudizio un istituto di credito per i danni causati da un promotore infedele. La Cassazione ha escluso la responsabilità dell'intermediario finanziario, confermando la decisione d'appello. La condotta degli investitori, considerata consapevolmente acquiescente a un'operazione anomala e speculativa, è stata ritenuta idonea a interrompere il nesso di causalità tra le mansioni del promotore e il danno subito.
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Onere della prova: Cassazione su conto corrente
Una società e i suoi garanti hanno citato in giudizio una banca per presunta usura su un conto corrente. La loro domanda è stata respinta in primo e secondo grado per mancanza di prove (estratti conto mancanti). La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che l'onere della prova grava sul cliente e non può essere colmato da ordini del giudice (come una CTU o un ordine di esibizione) per sopperire alle carenze probatorie della parte.
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Cessione crediti bancari: il contenzioso passa?
Una società fa causa a una banca per addebiti illegittimi. La banca viene posta in liquidazione e cede parte delle sue attività a un altro istituto di credito. La Corte d'Appello esclude che il contenzioso sia stato trasferito alla banca cessionaria. La Cassazione, con ordinanza interlocutoria, riconosce la complessità della questione legata alla cessione dei crediti bancari delle ex banche venete e rinvia la causa a nuovo ruolo per una trattazione congiunta con altri casi analoghi.
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Buoni Postali: Variazione Tassi e Pubblicità Legale
Una risparmiatrice aveva acquistato buoni postali fruttiferi nel 1982. Un decreto ministeriale successivo ne ridusse i tassi di interesse. Alla scadenza, la titolare ricevette un importo inferiore a quello originariamente pattuito e avviò un'azione legale. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che per i buoni postali emessi sotto la vecchia normativa, la modifica dei tassi di interesse, anche in senso peggiorativo, è valida e vincolante per il risparmiatore con la sola pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale. La conoscenza dell'atto è presunta per legge e l'unica tutela per il risparmiatore sarebbe stata l'esercizio del diritto di recesso.
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Buoni postali fruttiferi: tassi e timbri, cosa vale?
La Corte di Cassazione ha stabilito che per i buoni postali fruttiferi emessi dopo il d.m. 13 giugno 1986, anche se su vecchi moduli, prevalgono i tassi di interesse introdotti dalla nuova normativa e indicati tramite apposito timbro. La Corte ha chiarito che il decreto ministeriale opera una sostituzione automatica delle condizioni precedenti, escludendo che la semplice apposizione di un timbro possa creare un accordo negoziale diverso. Pertanto, il ricorso dell'ente emittente è stato accolto, cassando la sentenza d'appello che aveva dato ragione al risparmiatore basandosi sulle condizioni originariamente stampate sul titolo.
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Apertura di credito: prova scritta e prescrizione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 16194/2024, ha stabilito che per superare l'eccezione di prescrizione in un'azione di ripetizione di indebito contro una banca, il cliente deve provare non solo l'esistenza di un'apertura di credito, ma anche il suo esatto ammontare. In assenza di tale prova, i versamenti su un conto scoperto sono considerati solutori e la prescrizione decorre da ogni singola operazione, non dalla chiusura del conto. La mancanza dell'indicazione dell'importo del fido rende il contratto nullo per indeterminatezza.
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Principio di non contestazione: prova e oneri in causa
Un cliente ha citato in giudizio un istituto di credito per ottenere il rimborso di oneri non dovuti a seguito di una presunta estinzione anticipata del finanziamento. La domanda è stata respinta in primo e secondo grado per mancanza di prova dell'avvenuto pagamento. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che la valutazione sul rispetto del principio di non contestazione spetta al giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità, se non per vizi di motivazione.
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Cessione crediti in blocco: prova e oneri
Una società ha contestato la titolarità di un credito in capo a una società di cartolarizzazione, ritenendo insufficiente la prova della cessione crediti in blocco. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che la pubblicazione dell'avviso in Gazzetta Ufficiale, se indica chiaramente le categorie di crediti ceduti, costituisce prova sufficiente. Inoltre, ha sottolineato che la contestazione del debitore deve essere specifica e non generica, sanzionando la società ricorrente per abuso del processo.
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Cessione passività bancarie: la Cassazione rinvia
Un risparmiatore ha citato in giudizio un grande istituto bancario per le perdite subite su azioni acquistate da un'altra banca, successivamente posta in liquidazione. I giudici di merito hanno escluso la responsabilità della banca acquirente. La Corte di Cassazione, chiamata a decidere sulla questione della cessione passività bancarie, ha disposto il rinvio della causa in attesa di una decisione su casi analoghi.
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Accordo transattivo: l’interpretazione del Giudice
Una società fa causa a una banca per clausole su conti correnti. Le parti firmano un accordo transattivo, ma litigano sulla sua estensione a un finanziamento. La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso della banca, confermando che l'interpretazione del giudice di merito sull'ampiezza dell'accordo transattivo, basata sul collegamento negoziale, non è sindacabile se non si dimostra una specifica violazione dei canoni ermeneutici.
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Buoni postali fruttiferi: la Cassazione sui tassi
Dei risparmiatori hanno agito contro l'ente emittente per il pagamento di interessi su buoni postali fruttiferi, sostenendo che i tassi originari dovessero prevalere sulle successive variazioni peggiorative. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che la modifica unilaterale dei tassi di interesse è legittima se disposta con decreto ministeriale e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. Tale pubblicazione è ritenuta una forma di conoscenza legale sufficiente a informare i risparmiatori, senza che sussista un ulteriore obbligo informativo a carico dell'ente emittente.
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Cessione crediti banche: chi risponde dei debiti?
Una società fa causa a una banca per oneri illegittimi. La banca viene posta in liquidazione e cede le sue attività a un altro istituto. La Corte d'Appello stabilisce che la banca acquirente non è responsabile per il debito, in quanto escluso dal contratto di cessione. La Cassazione, vista la complessità del tema della cessione crediti banche e la presenza di casi simili, rinvia la decisione per una trattazione congiunta, senza risolvere la questione nel merito.
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Avviso al debitore: l’obbligo del fideiussore
Un fideiussore paga il debito di una società senza averla prima informata. La società aveva però stipulato una transazione con il creditore che rendeva il debito non ancora esigibile. La Cassazione, applicando l'art. 1952 c.c., stabilisce che il momento decisivo per valutare le eccezioni opponibili dal debitore è quello del pagamento. Poiché al momento del pagamento la transazione era valida, il fideiussore, a causa del mancato avviso al debitore, ha perso il suo diritto di regresso, indipendentemente dai successivi inadempimenti del debitore.
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Determinazione tasso interesse: il ricorso inammissibile
Una società ha citato in giudizio un istituto di credito contestando l'indeterminatezza del tasso di interesse applicato al suo conto corrente. Dopo una sentenza d'appello sfavorevole, che aveva accertato l'esistenza di un accordo scritto sul tasso, la società ha proposto ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che la valutazione sulla chiarezza della clausola contrattuale costituisce un accertamento di fatto non sindacabile in sede di legittimità. La società è stata inoltre condannata per abuso del processo, con pesanti sanzioni economiche, per aver proseguito il giudizio nonostante una proposta di definizione.
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Ricorso inammissibile: quando l’appello è un abuso
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un imprenditore contro un istituto di credito. La decisione si basa sulla manifesta infondatezza dei motivi, che miravano a una nuova valutazione dei fatti già decisi nei gradi precedenti. Il ricorrente viene sanzionato per abuso del processo, poiché i suoi motivi erano generici e privi di fondamento, in particolare riguardo la richiesta di chiamata in causa di un terzo e la domanda di risarcimento danni non provata.
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Onere della prova: appello inammissibile senza prova
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due investitori che chiedevano la nullità di contratti di investimento e la restituzione di somme. La decisione si fonda sulla mancata dimostrazione del danno economico, confermando che l'onere della prova è un requisito fondamentale. La Corte ha inoltre sanzionato i ricorrenti per abuso del processo, condannandoli al pagamento di ulteriori somme per aver intrapreso un'azione legale palesemente infondata.
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Buoni postali: la Cassazione sui tassi e i timbri
Un risparmiatore ha citato in giudizio l'istituto postale per il mancato riconoscimento dei tassi di interesse originari sui suoi buoni postali per l'ultimo decennio di validità. Sul retro dei titoli era apposto un timbro che modificava i tassi solo per i primi venti anni. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo il suo orientamento consolidato: in caso di indicazioni incomplete o ambigue, non si applicano i tassi originari, ma si procede a un'integrazione del contratto sulla base dei decreti ministeriali vigenti per quella specifica serie di buoni. La Corte ha escluso la violazione del principio di buona fede e ha condannato il ricorrente per abuso del processo.
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Buoni postali fruttiferi: tassi di interesse e legge
Un risparmiatore ha citato in giudizio l'ente emittente per aver ricevuto un importo inferiore alle aspettative al momento del rimborso dei suoi buoni postali fruttiferi. La differenza era dovuta a una modifica dei tassi di interesse stabilita da un decreto ministeriale successivo all'emissione dei titoli. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso del risparmiatore, confermando che la pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale è una condizione sufficiente per rendere efficaci i nuovi tassi, i quali si sostituiscono automaticamente alle condizioni originarie del contratto in virtù di una norma di legge.
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Obblighi informativi banca: la firma non basta
Una coppia di risparmiatori ha acquistato dei titoli finanziari rischiosi. Pur essendo stati avvertiti dalla banca dell'inadeguatezza dell'operazione, hanno deciso di procedere firmando un ordine scritto. A seguito della perdita dell'investimento, hanno citato in giudizio l'istituto di credito. La Corte di Cassazione ha rigettato il loro ricorso, chiarendo che la firma del cliente, dopo aver ricevuto un'avvertenza, crea una forte presunzione che gli obblighi informativi della banca siano stati adempiuti. Il ricorso è stato giudicato inammissibile in quanto mirava a una nuova valutazione dei fatti, già accertati dalla Corte d'Appello.
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