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Diritto Bancario

Domanda tardiva: termini e onere della prova
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18527/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni investitori che avevano presentato una domanda tardiva di insinuazione al passivo di un istituto di credito in liquidazione coatta. La Corte ha confermato che, a seguito delle modifiche introdotte dal D.Lgs. 181/2015, il creditore ha l'onere di dimostrare che il ritardo nella presentazione della domanda è dipeso da causa a lui non imputabile, anche per il periodo successivo alla cessazione dell'impedimento. Un ritardo di dieci mesi dal passaggio in giudicato della sentenza che accertava il credito è stato ritenuto ingiustificato.
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Interpretazione contratto bancario: Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un cliente contro un istituto di credito in un caso di mutuo. La Corte ribadisce che l'interpretazione del contratto bancario è compito del giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità se non per violazione dei canoni legali di ermeneutica. Viene inoltre confermato il potere discrezionale del giudice nel negare una consulenza tecnica d'ufficio (CTU) quando le questioni sono di natura prettamente giuridica.
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Domanda ultratardiva: negligenza del cedente ricade sul cessionario
Una società di gestione crediti presentava una domanda ultratardiva di ammissione al passivo fallimentare, sostenendo che il ritardo non fosse a lei imputabile. La Corte di Cassazione ha respinto questa tesi, stabilendo che il cessionario di un credito subentra nella stessa posizione del cedente, ereditandone anche la negligenza pregressa e le conseguenti preclusioni processuali. La domanda è stata quindi ritenuta inammissibile.
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Onere della prova mutuo: non basta la consegna del denaro
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18516/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di onere della prova mutuo. Un individuo aveva ricevuto una somma di denaro da un istituto finanziario, ma ne contestava la natura di prestito, sostenendo facesse parte di un accordo più complesso. Le corti di merito gli avevano dato torto. La Suprema Corte ha invece cassato la decisione, affermando che chi agisce per la restituzione di una somma deve provare non solo l'avvenuta consegna del denaro, ma anche il titolo giuridico che fonda l'obbligo di restituzione. La semplice ammissione di aver ricevuto la somma da parte del convenuto non è sufficiente a invertire l'onere della prova.
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Estratti conto mancanti: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18514/2024, ha stabilito un importante principio in materia di contenzioso bancario. In un caso in cui un correntista chiedeva la restituzione di somme indebitamente pagate, ma non era in grado di produrre tutti i documenti, la Corte ha chiarito che la presenza di estratti conto mancanti non comporta automaticamente il rigetto della domanda. Il giudice di merito deve invece procedere a una ricostruzione del saldo utilizzando la documentazione disponibile e applicando il principio dell'azzeramento del saldo per i periodi non documentati. La sentenza impugnata è stata cassata con rinvio per non aver seguito questo criterio.
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Insinuazione al passivo leasing: oneri del creditore
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società di leasing, confermando la reiezione della sua domanda di insinuazione al passivo leasing. La sentenza ribadisce che, in caso di contratto risolto prima del fallimento dell'utilizzatore, si applica l'art. 1526 c.c. e il creditore ha l'onere di presentare una domanda 'completa', fornendo una stima attendibile del valore del bene restituito per determinare il proprio credito.
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Usura sopravvenuta: la Cassazione conferma i limiti
Una società ha citato in giudizio un istituto di credito per usura sopravvenuta e anatocismo su una linea di credito. Dopo aver perso in primo grado e in appello, ha proposto ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che i principi sull'usura sopravvenuta, stabiliti dalle Sezioni Unite, si applicano anche alle aperture di credito e che il ricorso di legittimità non può essere utilizzato per chiedere un nuovo esame dei fatti già valutati dai giudici di merito.
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Tasso soglia usura: la Cassazione chiarisce i costi
La Cassazione, con una recente ordinanza, ha respinto il ricorso di alcuni clienti contro un istituto di credito, confermando la validità di due contratti di mutuo. La Corte ha stabilito che la commissione di estinzione anticipata non rientra nel calcolo del tasso soglia usura, in quanto non è una remunerazione per il credito. Ha inoltre dichiarato inammissibili le censure relative al calcolo degli interessi di mora e all'errata indicazione del TAEG, ribadendo i limiti del proprio sindacato di legittimità.
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Disconoscimento firma: quando è inammissibile?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un fideiussore contro una società di gestione crediti. Il ricorrente aveva prima contestato la falsità della propria firma sulla fideiussione e, in un secondo momento, la conformità della copia del documento all'originale. La Corte ha stabilito che un disconoscimento firma così contraddittorio, generico e tardivo costituisce una valutazione di fatto riservata al giudice di merito, rendendo il motivo di ricorso inammissibile.
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Correzione errore materiale: come si rettifica un atto
Un istituto di credito ha richiesto la correzione di un errore materiale in un'ordinanza della Corte di Cassazione. Il provvedimento precedente indicava un importo errato di € 378.219,56 anziché quello corretto di € 327.408,52, come stabilito dalla Corte d'Appello. La Cassazione, riconoscendo l'evidente svista, ha accolto la richiesta e ordinato la rettifica della cifra, ripristinando la corretta quantificazione del debito.
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Patrimonio separato: scudo legale per le società veicolo
Una società e i suoi soci avevano ottenuto in appello la condanna di una banca e della società veicolo (SPV) cessionaria del credito. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, chiarendo che in un'operazione di cartolarizzazione, i crediti acquisiti costituiscono un patrimonio separato. Tale patrimonio è destinato esclusivamente a soddisfare i portatori dei titoli emessi per finanziare l'operazione e non può essere aggredito con domande riconvenzionali del debitore relative al rapporto con la banca originaria. L'SPV, quindi, non risponde delle passività del cedente.
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Giudicato esterno: limiti alla nuova azione bancaria
Una società, dopo aver ottenuto un giudizio definitivo per il ricalcolo del saldo del proprio conto corrente a causa dell'anatocismo, ha avviato una nuova causa per altre nullità (interessi usurari, etc.). La Corte di Cassazione, applicando il principio del giudicato esterno, ha stabilito che la prima sentenza, avendo già determinato il saldo del conto a una data specifica, preclude ogni nuova azione basata su questioni che si sarebbero potute sollevare nel primo processo. La decisione ribadisce l'ampia portata preclusiva del giudicato.
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Eccezione fideiussore: quando è tardiva in giudizio
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18380/2024, ha rigettato il ricorso di un garante che si opponeva a un pagamento. Il caso verteva su una fideiussione ritenuta valida nonostante il disconoscimento di altre garanzie successive. La Corte ha stabilito che l'eccezione fideiussore, basata sulla liberazione per concessione di credito a un debitore insolvente, deve essere sollevata nei termini di legge, altrimenti risulta tardiva e inefficace. La sentenza sottolinea l'importanza del rispetto dei termini processuali e dell'autosufficienza del ricorso in Cassazione.
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Ricorso inammissibile: l’esposizione dei fatti è cruciale
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile in una causa relativa all'acquisto di obbligazioni argentine. La ragione principale è la mancata esposizione chiara e sommaria dei fatti, che ha impedito alla Corte di comprendere la controversia. La decisione sottolinea come il rispetto dei requisiti formali, come una narrazione comprensibile della vicenda, sia fondamentale per l'ammissibilità del ricorso stesso, prevalendo sull'esame del merito.
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Effetto solutorio del pegno: la Cassazione decide
Una società ha fornito un pegno a garanzia di un prestito specifico per un'altra entità. La banca creditrice, dopo aver escusso il pegno, ha utilizzato i fondi per coprire un debito diverso, impedendo al garante di esercitare il suo diritto di surroga. La Corte di Cassazione ha confermato l'"effetto solutorio del pegno", equiparando l'escussione a un pagamento. Di conseguenza, ha annullato la decisione della Corte d'Appello, riaffermando il diritto del garante al risarcimento del danno subito.
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Società pubbliche: i limiti all’indebitamento
La Corte di Cassazione ha chiarito che i limiti all'indebitamento, noti come 'golden rule', non si estendono alle società pubbliche costituite per l'esercizio di servizi pubblici. L'ordinanza annulla la decisione di un tribunale che aveva dichiarato nullo un finanziamento bancario, specificando che è cruciale distinguere tali società da quelle meramente 'strumentali' analizzando il loro statuto sociale. Questa distinzione determina l'applicabilità delle restrizioni sui finanziamenti.
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Golden rule società pubbliche: Cassazione chiarisce
Una banca si è vista negare l'ammissione al passivo fallimentare di una società partecipata da un ente locale. Il tribunale aveva dichiarato nullo il contratto di finanziamento per violazione della "golden rule", che vieta agli enti pubblici di indebitarsi per spese non di investimento. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, specificando che la golden rule società pubbliche non si applica alle società di capitali costituite per l'esercizio di servizi pubblici. Queste ultime, infatti, sono espressamente escluse dal divieto e sono soggette alle norme del codice civile, godendo di piena capacità giuridica per contrarre finanziamenti.
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Usura interessi corrispettivi: omesso esame è cassazione
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte d'Appello che aveva riformato una decisione di primo grado favorevole a dei mutuatari. Il motivo è l'omesso esame di un fatto decisivo: la presunta usura degli interessi corrispettivi, accertata dal consulente tecnico in primo grado. La Corte d'Appello si era concentrata solo sugli interessi di mora, ignorando un aspetto cruciale della controversia, il che ha portato alla cassazione con rinvio della decisione.
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Prescrizione Rimesse Solutorie: Ruolo del Fido
Una società e i suoi fideiussori hanno agito contro una banca per la restituzione di somme indebitamente versate su un conto corrente. La banca si è difesa eccependo la prescrizione del diritto alla restituzione. Il nodo centrale della controversia è diventato stabilire la natura dei versamenti (ripristinatori o solutori), legata all'esistenza di un'apertura di credito. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18230/2024, ha stabilito un principio fondamentale: l'esistenza di un fido, anche "di fatto", costituisce un'eccezione in senso lato. Ciò significa che il giudice deve valutarla sulla base dei documenti in atti per decidere sulla prescrizione rimesse solutorie, anche se il cliente non l'ha specificamente allegata nei suoi scritti difensivi iniziali. La Corte ha quindi cassato la sentenza d'appello, rinviando la causa per un nuovo esame.
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Nullità contratto leasing: La Cassazione chiarisce
Due società in liquidazione hanno contestato la validità di un contratto di leasing immobiliare, sostenendo la nullità del contratto di leasing per l'assenza di un necessario frazionamento urbanistico. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che per la validità del contratto è sufficiente la menzione del titolo edilizio abilitativo nell'atto, indipendentemente dalla conformità sostanziale dell'immobile. Il ricorso incidentale della banca è stato dichiarato inammissibile.
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