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Diritto Bancario

Ordine di esibizione bancario: onere della prova
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di due clienti contro un istituto di credito, confermando che l'onere della prova spetta al correntista. Un ordine di esibizione bancario per ottenere la documentazione può essere concesso solo se il cliente ha già richiesto i documenti alla banca ai sensi dell'art. 119 T.U.B. e quest'ultima non li ha forniti senza giustificato motivo. L'istanza al giudice non può essere uno strumento per eludere il proprio onere probatorio.
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Notifica preavviso revoca assegni: vale a mano?
Un correntista ha citato in giudizio una banca per l'illegittima iscrizione alla Centrale Allarme Interbancaria (CAI), sostenendo che la notifica del preavviso di revoca assegni, avvenuta a mano, fosse invalida. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che la legge non esclude forme di comunicazione diverse dalla raccomandata, purché garantiscano l'effettiva conoscenza del destinatario. La consegna a mano è stata ritenuta una modalità valida.
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Ripetizione indebito: interessi e onere della prova
Un correntista ha citato in giudizio una banca per la restituzione di somme indebitamente addebitate sul conto corrente. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9757/2024, ha chiarito due aspetti fondamentali della ripetizione dell'indebito: primo, che gli interessi sulla somma da restituire decorrono non solo dalla domanda giudiziale ma anche da un precedente atto di costituzione in mora; secondo, che spetta al cliente, e non alla banca, l'onere di provare la natura non solutoria dei versamenti effettuati sul conto scoperto ai fini della prescrizione.
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Motivazione apparente: quando è valida la sentenza?
Una società e i suoi fideiussori si opponevano a un decreto ingiuntivo per un debito su conto corrente, contestando addebiti e l'applicazione di tassi usurari. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione d'appello e cogliendo l'occasione per definire i confini del vizio di 'motivazione apparente'. La Corte ha stabilito che la motivazione, seppur sintetica, è valida se permette di comprendere il percorso logico-giuridico seguito dal giudice, respingendo l'idea che la contestazione degli addebiti fosse rilevante dato che il debito pregresso superava già l'importo richiesto.
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Produzione documentale tardiva: ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di due correntisti contro un istituto di credito. La decisione si fonda sulla tardiva produzione documentale, avvenuta solo in appello e senza le formalità necessarie a certificarne il tempestivo deposito in primo grado. La Corte ha stabilito che la mancanza della sottoscrizione del cancelliere sull'indice dei documenti e il mancato deposito del fascicolo all'inizio della causa hanno impedito di considerare le prove come validamente acquisite al processo, rendendo la domanda infondata per carenza probatoria.
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Onere della prova e estratti conto: la Cassazione decide
Una società ha citato in giudizio il proprio istituto di credito per addebiti ritenuti illegittimi su un conto corrente, ma non ha fornito la documentazione completa degli estratti conto. La Corte di Cassazione ha ribadito che l'onere della prova spetta al cliente, che deve produrre tutti i documenti necessari a ricostruire il rapporto. In mancanza di una serie completa di estratti conto, la domanda di restituzione non può essere accolta. L'appello è stato quindi dichiarato inammissibile.
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Accertamento saldo conto corrente: la Cassazione decide
Una società cita in giudizio la propria banca per addebiti illegittimi su un conto corrente. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 9756/2024, interviene su un punto cruciale: l'eccezione di prescrizione sollevata dalla banca. La Suprema Corte stabilisce che la banca ha un interesse meritevole a eccepire la prescrizione anche nel caso in cui il cliente richieda il solo accertamento saldo conto corrente, senza una domanda di restituzione. Questo perché gli addebiti prescritti, sebbene non più restituibili, incidono sulla quantificazione finale del saldo e devono essere considerati nel conteggio.
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Foro convenzionale: quando è davvero esclusivo?
Una società finanziaria agiva per il recupero di un credito contro un'azienda e i suoi fideiussori. Il tribunale adito si dichiarava incompetente, ritenendo esclusiva una clausola sul foro convenzionale presente nel contratto. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che un foro convenzionale è esclusivo solo se la clausola manifesta una volontà chiara e inequivocabile di escludere tutti gli altri fori previsti dalla legge. In assenza di tale pattuizione espressa, il foro indicato si aggiunge a quelli legali, senza sostituirli.
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Interessi moratori usurari: ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un mutuatario che contestava la natura usuraria degli interessi moratori del proprio contratto. La decisione conferma che l'appello non può mirare a un riesame dei fatti e che, in caso di superamento della soglia usura, sono dovuti gli interessi corrispettivi. Il ricorrente è stato inoltre sanzionato per abuso del processo.
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Cessione in blocco: prova con Gazzetta Ufficiale
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un garante che contestava la titolarità di un credito in capo a una società di cartolarizzazione. La Corte ha ribadito un principio consolidato: nella cessione in blocco di crediti bancari, la pubblicazione dell'avviso in Gazzetta Ufficiale è una prova sufficiente del trasferimento, senza la necessità di produrre in giudizio il contratto di cessione specifico. Questa pronuncia consolida le formalità probatorie a carico delle società cessionarie.
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Onere della prova conto corrente: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9727/2024, ha stabilito principi cruciali in materia di onere della prova nel contenzioso bancario. Il caso riguardava una richiesta di restituzione di somme indebitamente pagate su conti correnti. La Corte d'Appello aveva respinto la domanda del cliente per la mancata produzione del contratto. La Cassazione ha ribaltato tale decisione, affermando che il cliente può dimostrare le proprie ragioni anche senza il contratto scritto e con estratti conto incompleti, utilizzando prove alternative. La Suprema Corte ha inoltre valorizzato il principio di acquiescenza, derivante dalla richiesta subordinata della banca in appello, che di fatto riconosceva un debito parziale.
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Rinuncia al ricorso: come estinguere il giudizio
Una società finanziaria aveva presentato ricorso in Cassazione contro una decisione della Corte d'Appello in materia di opposizione all'esecuzione. A seguito di un accordo tra le parti, è stata presentata una rinuncia al ricorso principale e a quello incidentale. La Corte di Cassazione, verificati i requisiti di legge, ha dichiarato l'estinzione del giudizio, compensando integralmente le spese legali tra le parti come da loro richiesta.
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Integrazione del contraddittorio: il caso del TFS
Un lavoratore ha citato in giudizio un ente previdenziale e una banca a seguito della modifica unilaterale delle scadenze del suo TFS, che ha causato l'inadempimento di un finanziamento collegato. Il tribunale di primo grado si è dichiarato incompetente. La Corte di Cassazione, investita della questione, ha emesso un'ordinanza interlocutoria con cui non decide nel merito ma ordina l'integrazione del contraddittorio, poiché l'ente previdenziale, parte originaria del giudizio, non era stato notificato del ricorso per regolamento di competenza.
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Affidamento di fatto: prova e prescrizione
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un istituto di credito, confermando che un affidamento di fatto può essere provato tramite presunzioni e condotta concludente, anche in assenza di un contratto scritto. Di conseguenza, le rimesse sul conto sono state qualificate come ripristinatorie e l'azione di ripetizione dell'indebito non era prescritta, con decorrenza del termine solo dalla chiusura del conto.
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Ricorso inammissibile: quando la Cassazione non decide
Una società correntista ha impugnato una sentenza d'appello sfavorevole in un contenzioso bancario su interessi e commissioni. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che i motivi presentati non costituivano una violazione di legge, ma un tentativo di riesaminare i fatti, compito non spettante alla Corte di legittimità. La società è stata condannata alle spese.
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Capitalizzazione interessi: l’obbligo del TAE
Una società correntista ha contestato alla propria banca la capitalizzazione interessi trimestrale. La Corte di Cassazione ha stabilito che la mancata indicazione del Tasso Annuo Effettivo (TAE) nel contratto rende inapplicabile la capitalizzazione stessa, non potendosi sanare il vizio con l'applicazione di un tasso sostitutivo. La sentenza della Corte d'Appello è stata cassata con rinvio.
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Recupero crediti garanzia pubblica: la Cassazione
Dei garanti si opponevano a una cartella esattoriale per un finanziamento aziendale assistito da garanzia pubblica. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che il credito, una volta escussa la garanzia, assume natura pubblicistica. Di conseguenza, il recupero crediti garanzia pubblica tramite iscrizione a ruolo è legittimo non solo verso il debitore principale ma anche nei confronti dei garanti. La Corte ha inoltre dichiarato inammissibile l'introduzione di nuove eccezioni nel corso del giudizio.
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Cessione del credito: diritti del cessionario e clausole
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9479/2024, ha chiarito importanti aspetti sulla cessione del credito. Nel caso esaminato, una società debitrice si opponeva al precetto di un nuovo creditore (cessionario), sostenendo che il debito originario fosse stato estinto da una transazione e che, in ogni caso, il nuovo creditore non potesse avvalersi della clausola risolutiva espressa contenuta in tale accordo. La Corte ha respinto il ricorso, stabilendo che la transazione in questione era conservativa e non novativa, quindi non aveva estinto il rapporto originario. Di conseguenza, con l'inadempimento del debitore, il debito originario è tornato esigibile. Fondamentalmente, la Corte ha affermato che la cessione del credito trasferisce al cessionario non solo il diritto alla prestazione, ma anche tutti i diritti accessori, inclusa la facoltà di avvalersi della clausola risolutiva espressa, in quanto strumento di tutela del credito stesso.
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Nullità contratto bancario: chi può farla valere?
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di opposizione allo stato passivo fallimentare. Un creditore contestava l'ammissione di un credito bancario, sostenendo la nullità del contratto bancario per mancanza della firma dell'istituto di credito. La Corte ha rigettato il ricorso, chiarendo che, secondo un orientamento consolidato, la mancata sottoscrizione da parte della banca non determina la nullità del contratto quando la volontà di quest'ultima di vincolarsi è inequivocabile, come nel caso dell'effettiva erogazione del finanziamento. La pronuncia ribadisce la natura funzionale, e non meramente strutturale, del requisito della forma scritta a protezione del cliente.
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Segnalazione Centrale Rischi: quando è legittima?
Il Tribunale di Brescia ha rigettato un ricorso d'urgenza volto a impedire una segnalazione alla Centrale Rischi. Secondo i giudici, la contestazione generica del debito e la mancata prova di un danno imminente rendono la minacciata segnalazione legittima, in assenza di fumus boni juris e periculum in mora.
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