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Carmine Paul Alexander TEDESCO - Avvocato

Onere della prova nell'incentivo all'esodo: la guida

Un lavoratore ha contestato l’esclusione della tredicesima dal suo incentivo all’esodo. La Cassazione ha stabilito che l’onere della prova spetta all’ente datore di lavoro, che deve dimostrare di aver calcolato correttamente l’indennità secondo le procedure regionali, e non al dipendente.

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Omissione contributiva: obblighi del datore di lavoro

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di una società di vigilanza per omissione contributiva nei confronti dei propri dipendenti. L’azienda è stata ritenuta responsabile per il mancato versamento di contributi a un fondo sanitario e a un fondo pensione. La Corte ha stabilito che il pagamento tardivo dei contributi non esonera il datore di lavoro dal risarcire i danni diretti subiti dai lavoratori, come le spese mediche non coperte e la perdita di rendimento del fondo pensione. Il ricorso della società è stato integralmente respinto.

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Lavoro precario: contratti a termine e risarcimento

Un’amministrazione comunale ha impiegato diversi lavoratori con una serie di contratti a tempo determinato, giustificandoli sulla base di una legge regionale per l’occupazione. La Corte di Cassazione ha confermato che tale pratica costituisce un abuso di lavoro precario, poiché le mansioni svolte rispondevano a esigenze permanenti e non temporanee dell’ente. Pur negando la conversione dei contratti in rapporti a tempo indeterminato, come previsto per il settore pubblico, la Corte ha ribadito il diritto dei lavoratori a ottenere un risarcimento del danno. La sentenza ha inoltre affrontato e respinto le contestazioni relative alla liquidazione delle spese legali, confermando l’ampia discrezionalità del giudice di merito in materia.

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Termine ripresa notifica: quando l'appello è tardivo

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso dell’Agenzia delle Entrate per tardività. Dopo una prima notifica fallita per errore dell’indirizzo, l’ente non ha rispettato il termine per la ripresa della notifica, fissato dalla giurisprudenza nella metà del tempo previsto per l’impugnazione. La mancata tempestività ha reso l’appello definitivo.

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Saldo rettificato: la Cassazione chiarisce i calcoli

In una controversia su un conto corrente, la Corte di Cassazione ha stabilito due principi fondamentali. Primo, per calcolare la prescrizione del diritto alla restituzione di somme indebite, si deve utilizzare il cosiddetto ‘saldo rettificato’, ovvero il saldo del conto depurato da tutte le voci illegittimamente addebitate dalla banca, e non il saldo contabile originale. Secondo, in caso di cessione di una banca in crisi, la banca acquirente non risponde dei debiti derivanti da rapporti bancari già estinti al momento della cessione, poiché tali passività non sono considerate funzionali all’esercizio della nuova impresa bancaria. La Corte ha quindi accolto il primo motivo del ricorso del correntista e respinto il secondo, rinviando il caso alla Corte d’Appello per un nuovo esame basato sul corretto principio del saldo rettificato.

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Impugnazione trasferimento: oneri in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un lavoratore contro un trasferimento. La decisione si fonda sul principio di autosufficienza: il ricorrente non aveva trascritto nel ricorso le clausole contrattuali e del CCNL contestate, impedendo alla Corte di valutare il merito della questione. L’impugnazione del trasferimento è stata quindi respinta per ragioni puramente procedurali, confermando la validità delle motivazioni aziendali, che includevano non solo un aumento di attività nella nuova sede ma anche un calo in quella di origine.

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Compensazione spese: la Cassazione bacchetta i giudici

Una società petrolifera, assolta dall’accusa di frode IVA, si vede compensare le spese legali in appello. La Corte di Cassazione interviene, annullando la decisione sulle spese e riaffermando il principio della soccombenza. L’ordinanza sottolinea anche l’importanza del principio di autosufficienza del ricorso, dichiarando inammissibile il controricorso dell’Agenzia Fiscale perché generico e non autosufficiente.

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Memoria illustrativa: limiti e funzioni nel processo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 18160/2025, ha ribadito che la memoria illustrativa non può essere utilizzata per introdurre nuovi motivi di ricorso nel processo tributario. Nel caso esaminato, un contribuente aveva inizialmente contestato un’ingiunzione di pagamento per la mancata notifica degli atti presupposti. Successivamente, solo con una memoria illustrativa, aveva sollevato una nuova e più specifica doglianza sull’incompletezza della prova di notifica. La Corte ha dichiarato inammissibile tale motivo tardivo, chiarendo che la memoria illustrativa serve solo ad approfondire le argomentazioni già presentate nel ricorso originario, senza poter ampliare il thema decidendum.

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Giudicato penale assolutorio: effetti nel processo

Una società, accusata di frode IVA, viene assolta in sede penale. La Corte di Cassazione, di fronte alla nuova legge sull’efficacia del giudicato penale assolutorio nel processo tributario (art. 21-bis, d.lgs. 74/2000), sospende la decisione. La Corte attende il pronunciamento delle Sezioni Unite per chiarire i complessi dubbi interpretativi sulla portata e applicazione della nuova norma.

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Deducibilità interessi passivi: la Cassazione decide

L’Agenzia delle Entrate aveva negato la deducibilità di interessi passivi su un mutuo, poiché i fondi non erano stati usati per l’acquisto dell’immobile ipotecato. La Corte di Cassazione ha dato ragione al contribuente, stabilendo che per la deducibilità interessi passivi è sufficiente che il finanziamento sia garantito da ipoteca su un immobile destinato alla locazione, indipendentemente dall’effettivo impiego delle somme.

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Definizione agevolata: estinzione del processo

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione di un processo tributario relativo a una plusvalenza da cessione d’azienda. I contribuenti, durante il giudizio di legittimità, hanno aderito alla definizione agevolata prevista dal D.L. 119/2018. Avendo presentato istanza e versato gli importi dovuti, e in assenza di un diniego da parte dell’Amministrazione finanziaria nei termini di legge, il processo è stato dichiarato estinto per cessata materia del contendere, senza esame del merito.

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Ricorso per revocazione: i limiti dell'errore di fatto

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per revocazione presentato da una società contro una sua precedente sentenza. La società lamentava un errore di fatto, sostenendo che la Corte non avesse valutato una nuova questione di legittimità costituzionale. La Suprema Corte chiarisce che non vi fu alcun errore di fatto, ma una precisa valutazione giuridica. Il ricorso per revocazione, pertanto, non può essere utilizzato come un pretesto per ottenere un nuovo giudizio sulla base di una diversa interpretazione legale, confermando la natura eccezionale di tale rimedio.

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Autorizzazione segreto professionale: la Cassazione fissa i limiti

Un professionista, durante un accertamento fiscale, si è visto esaminare documenti coperti da segreto professionale in virtù di un’autorizzazione preventiva del Pubblico Ministero. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16795/2025, ha dichiarato illegittima tale prassi. L’autorizzazione a superare il segreto professionale deve essere rilasciata solo dopo che il segreto è stato opposto e deve contenere una valutazione comparativa delle ragioni delle parti, non potendo essere né preventiva né generica. Di conseguenza, i documenti così acquisiti sono inutilizzabili.

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Inammissibilità ricorso Cassazione: guida pratica

Un caso di occupazione immobiliare giunge fino alla Corte Suprema, che però non entra nel merito della questione. L’ordinanza stabilisce l’inammissibilità del ricorso per cassazione a causa della mancata “esposizione sommaria dei fatti”, un requisito formale essenziale. La Corte ribadisce che senza una sintesi chiara della vicenda processuale, l’appello non può essere esaminato, indipendentemente dalle ragioni sostanziali delle parti.

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Prescrizione sanzioni tributarie: da quando decorre?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 17575/2025, ha chiarito un punto cruciale sulla prescrizione sanzioni tributarie in caso di prelievo irregolare di energia. La Corte ha stabilito che il termine di prescrizione quinquennale non decorre dal momento della scoperta della frode da parte del fornitore di energia, ma dal giorno in cui l’Amministrazione finanziaria (in questo caso, l’Agenzia delle Dogane) riceve la comunicazione dell’illecito. Questo principio protegge l’azione accertatrice dell’ente impositore dai ritardi di terzi, affermando che la “scoperta del fatto illecito” si concretizza solo con la conoscenza effettiva da parte dell’organo preposto alla riscossione e alla sanzione.

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Conflitto di interessi dipendente pubblico: no a extra

Un dipendente di un ente pubblico si è visto negare l’autorizzazione per un’attività extra lavorativa a causa di un potenziale conflitto di interessi dipendente pubblico. La Corte di Cassazione ha confermato il diniego, sottolineando che la necessità di garantire imparzialità e buon andamento della P.A. prevale, anche in assenza di un conflitto attuale e provato. Il solo rischio che l’attività secondaria interferisca con le funzioni istituzionali dell’ente è sufficiente a giustificare il divieto.

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Contributo di solidarietà: la Cassazione lo boccia

Una Cassa Previdenziale ha imposto un contributo di solidarietà sulla pensione di un suo iscritto. La Corte di Cassazione ha confermato l’illegittimità del prelievo, stabilendo che tali misure possono essere introdotte solo dal legislatore e non dagli enti previdenziali autonomi. L’ente è stato condannato per aver ignorato la giurisprudenza consolidata.

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Adeguamento ISTAT locazione: la clausola è nulla

Una controversia su uno sfratto per morosità porta la Cassazione a chiarire i limiti dell’adeguamento ISTAT locazione. La Corte dichiara inammissibile il ricorso del locatore, confermando la nullità di una clausola che prevedeva un aggiornamento automatico del canone. Viene ribadito che la richiesta di adeguamento deve essere annuale e che la risoluzione del contratto è giustificata solo in caso di inadempimento di non scarsa importanza, valutazione rimessa al giudice di merito.

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Responsabilità amministratore di fatto: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 16452/2025, ha chiarito i limiti della responsabilità dell’amministratore di fatto per le sanzioni fiscali di una società esterovestita. Il caso riguardava una società con sede formale all’estero ma gestita dall’Italia. L’Amministrazione Finanziaria aveva sanzionato personalmente l’amministratore di fatto, ma la Corte ha stabilito che, non trattandosi di una società fittizia ma di un’entità reale con soci effettivi, la responsabilità per le sanzioni ricade esclusivamente sulla persona giuridica, in applicazione dell’art. 7 del D.L. n. 269/2003. Di conseguenza, la responsabilità amministratore di fatto è stata esclusa.

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Responsabilità bancaria: nesso causale e prova

Una cliente ha citato in giudizio un istituto di credito per risarcimento danni, sostenendo che la revoca di un affidamento sul conto corrente della sua società le avesse causato una depressione, portando al pignoramento della sua abitazione. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le decisioni dei gradi precedenti. Il motivo principale è la mancata prova del nesso causale tra la condotta della banca sul conto societario e i pregiudizi personali della socia. Questa ordinanza sottolinea l’importanza cruciale della prova nella responsabilità bancaria e la netta separazione tra il patrimonio di una società e quello personale dei suoi soci.

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