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Carmine Paul Alexander TEDESCO - Avvocato

Azione revocatoria: prescrizione e prova del credito

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 17477/2025, si è pronunciata su un caso di azione revocatoria promossa da un’agenzia di riscossione. La Corte ha confermato principi chiave: la prescrizione quinquennale decorre dalla trascrizione dell’atto e non dalla sua stipula. Ha inoltre ribadito che l’interruzione della prescrizione si perfeziona con la consegna dell’atto di citazione all’ufficiale giudiziario. Infine, ha specificato che il credito tributario si considera sorto al momento del verificarsi del presupposto d’imposta, non con l’accertamento successivo, respingendo le difese dei debitori.

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Motivazione accertamento DOCFA: la Cassazione decide

Una contribuente ha proposto una nuova classificazione catastale tramite procedura DOCFA. L’Agenzia delle Entrate l’ha rettificata, aumentando la rendita. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’avviso di accertamento che recepisce tale rettifica deve contenere una motivazione specifica che spieghi le ragioni della modifica, non essendo sufficiente la mera indicazione dei nuovi dati. La Corte ha quindi accolto il ricorso della contribuente per difetto di motivazione dell’atto, fissando un importante principio sulla motivazione accertamento DOCFA.

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Danni cani randagi: la colpa va provata?

Un cittadino ha citato in giudizio un comune e un’ASL per i danni subiti a seguito dell’aggressione da parte di un cane randagio. Dopo una condanna in appello, il comune ha presentato ricorso in Cassazione. Con un’ordinanza interlocutoria, la Suprema Corte non decide il caso, ma lo rinvia a pubblica udienza per affrontare la fondamentale questione di diritto: per ottenere il risarcimento per i danni da cani randagi, la vittima deve dimostrare la colpa specifica dell’ente pubblico?

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Riduzione canone locazione: No in automatico per Covid

In un caso riguardante una locazione commerciale, la Corte di Cassazione ha stabilito che le restrizioni dovute alla pandemia di Covid-19 non conferiscono al conduttore il diritto automatico a una riduzione del canone locazione. L’ordinanza chiarisce che, sebbene l’inadempimento possa essere giustificato, la modifica del contratto non può essere imposta dal giudice ma resta legata ai rimedi generali come la risoluzione per eccessiva onerosità sopravvenuta, che la controparte può evitare offrendo una modifica equa.

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Competenza arbitrale: l'impugnazione di delibere

La Corte di Cassazione si è pronunciata sui limiti della competenza arbitrale in ambito societario. Il caso riguardava l’impugnazione di una delibera assembleare di una cooperativa edilizia. La Corte ha stabilito che una clausola statutaria che devolve agli arbitri le controversie relative all’interpretazione e applicazione delle delibere non include anche le impugnazioni volte ad annullare le delibere stesse. Tale interpretazione restrittiva è dovuta al fatto che l’arbitrato costituisce una deroga alla giurisdizione ordinaria. Pertanto, la competenza arbitrale non sussiste quando la delibera è l’oggetto dell’impugnazione e non il fondamento della domanda.

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Avviso di accertamento: quando la motivazione è nulla

La Corte di Cassazione analizza un avviso di accertamento emesso nei confronti di un esercente di generi di monopolio. La Corte respinge il motivo sulla decadenza abbreviata dei termini di accertamento, chiarendo che tale beneficio non si applica alla categoria. Accoglie, invece, il motivo sulla carenza di motivazione, poiché l’avviso di accertamento faceva riferimento a dati esterni senza riprodurli in modo completo, ledendo il diritto di difesa. La sentenza è stata cassata con rinvio per un nuovo esame.

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Utili extracontabili e presunzione di distribuzione

Un socio unico di una S.r.l. è stato oggetto di accertamento per l’imposta sul reddito personale, basato sulla presunzione di distribuzione degli utili non dichiarati della società, derivanti da costi non deducibili per operazioni inesistenti. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso del socio, confermando la legittimità della presunzione di distribuzione degli utili extracontabili nelle società a ristretta base partecipativa. La Corte ha ribadito che spetta al socio l’onere di provare che tali profitti non sono stati distribuiti, ma sono stati trattenuti o reinvestiti dalla società. Il ricorso incidentale dell’Agenzia delle Entrate è stato dichiarato inammissibile.

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Eccezione di inadempimento: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di appalto, analizzando i limiti dell’eccezione di inadempimento sollevata da un’impresa edile a fronte di contestazioni per vizi dell’opera. La Corte ha rigettato i motivi relativi alla valutazione delle prove e all’inadempimento, ma ha cassato la sentenza d’appello per omessa pronuncia sulla richiesta di correzione di errori materiali, stabilendo l’obbligo per il giudice del rinvio di esaminare tale istanza.

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Contratto d'appalto: la prova è essenziale per il pagamento

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società che chiedeva il pagamento per la gestione di un impianto di depurazione, in assenza di un contratto d’appalto. La Corte ha stabilito che la mera detenzione delle chiavi dell’impianto e lo svolgimento di trattative non sono sufficienti a dimostrare l’esistenza di un accordo contrattuale. Senza la prova del contratto, nessuna pretesa di pagamento può essere accolta, confermando la decisione della Corte d’Appello.

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Interessi passivi: la Cassazione contro l'abuso del diritto

Una società deduceva ingenti interessi passivi derivanti da un finanziamento concesso dai propri soci per un’operazione di acquisizione. L’Agenzia delle Entrate ha contestato l’operazione come elusiva. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia, stabilendo che la deducibilità degli interessi passivi richiede una valida ragione economica extra-fiscale e che il potere di accertamento si lega all’anno in cui il costo viene dedotto, in base al principio di autonomia dei periodi d’imposta, non all’anno di stipula del contratto originario.

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Diritto di difesa del socio e notifica alla società

Un socio di una società di persone ha ricevuto un avviso di accertamento per imposte non versate dalla società. Inizialmente, il suo motivo di ricorso sull’omessa notifica dell’atto alla società è stato dichiarato inammissibile perché sollevato tardivamente. La Corte di Cassazione ha confermato l’inammissibilità di tale motivo procedurale, ma ha accolto le ragioni del contribuente su un altro fronte. Ha stabilito che la definitività dell’accertamento nei confronti della società non impedisce al socio di esercitare il proprio diritto di difesa nel merito della pretesa tributaria rivolta a lui personalmente, cassando la sentenza precedente e rinviando il caso per un nuovo esame.

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Prescrizione crediti IVA: la Cassazione conferma 10 anni

Un contribuente ha impugnato un’intimazione di pagamento per IVA, sostenendo l’applicazione della prescrizione quinquennale. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che per la prescrizione crediti IVA, così come per IRPEF e IRAP, si applica il termine ordinario di dieci anni. La Corte ha chiarito che l’obbligazione tributaria per queste imposte è autonoma per ogni periodo d’imposta e non rientra tra i pagamenti periodici con prescrizione breve.

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Fatture soggettivamente inesistenti: onere prova

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, interviene sul tema delle fatture soggettivamente inesistenti, chiarendo la ripartizione dell’onere della prova tra Fisco e contribuente. Una società operante nel settore dei rottami ferrosi si era vista contestare la deducibilità dei costi e la detraibilità dell’IVA per fatture emesse da presunte società “cartiere”. Sebbene i giudici di merito avessero dato ragione al contribuente, la Suprema Corte ha cassato la sentenza, ribadendo che spetta all’Amministrazione Finanziaria provare, anche tramite indizi, che l’acquirente sapeva o avrebbe dovuto sapere della frode. A quel punto, l’onere passa al contribuente, che deve dimostrare di aver agito con la massima diligenza, non essendo sufficiente la mera regolarità contabile o la tracciabilità dei pagamenti.

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Contraddittorio preventivo: i chiarimenti della Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16940/2025, ha stabilito che l’obbligo di contraddittorio preventivo per gli accertamenti sintetici (redditometro) non era generalizzato per gli anni d’imposta antecedenti al 2009. L’ordinanza chiarisce che la violazione di tale procedura non comporta l’automatica nullità dell’atto, specialmente per i tributi armonizzati come l’IVA, per i quali il contribuente deve fornire la ‘prova di resistenza’, dimostrando che l’esito del procedimento sarebbe stato diverso. Il caso riguardava due coniugi destinatari di accertamenti fiscali basati sia su studi di settore che su una valutazione sintetica del reddito a seguito dell’acquisto di beni immobili e mobili. La Corte ha rigettato il ricorso dei contribuenti e accolto quello dell’Agenzia delle Entrate, cassando la sentenza precedente e rinviando il caso per una nuova valutazione.

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Contributi consortili: riscossione e ruolo ancora validi

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 17122/2025, ha stabilito la piena legittimità della riscossione dei contributi consortili tramite iscrizione a ruolo. Anche a seguito delle riforme legislative, il sistema di riscossione coattiva per i consorzi di bonifica resta valido grazie alla ‘clausola di continuità’ e ai principi del codice civile, respingendo il ricorso di alcuni contribuenti.

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Esenzione TOSAP: parcheggi in concessione e Cassazione

La Corte di Cassazione ha stabilito che una società che gestisce un’area di parcheggio a pagamento, annessa a un complesso sportivo datole in concessione da un Comune, è tenuta al pagamento della TOSAP. Secondo la Corte, l’esenzione TOSAP non si applica perché l’attività ha un fine di lucro e sottrae l’area all’uso pubblico generalizzato. Né la struttura del contratto come ‘project financing’ né la futura devoluzione gratuita degli impianti al Comune giustificano un’esenzione, in quanto la gestione del parcheggio rappresenta una tipica attività d’impresa.

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Arricchimento senza causa: l'onere della prova

Un avvocato agiva contro un condominio per il pagamento di compensi professionali, ma il mandato era stato conferito da un amministratore senza autorizzazione assembleare. La sua richiesta principale è stata respinta. Successivamente, ha intentato un’azione per arricchimento senza causa. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando che il professionista non aveva fornito prove sufficienti e specifiche del concreto vantaggio economico (utilitas) ottenuto dal condominio, né del proprio impoverimento. La sentenza ribadisce il rigoroso onere della prova a carico di chi agisce per ingiustificato arricchimento.

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Improcedibilità del ricorso: termini perentori e PCT

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’improcedibilità del ricorso presentato da una società in una controversia sulla natura di un contratto, qualificato come finanziamento anziché come servizio di investimento. La decisione si fonda sul tardivo deposito dell’atto, avvenuto oltre il termine perentorio di legge. La Corte ha respinto l’istanza di rimessione in termini, poiché l’errore tecnico che ha impedito il primo tentativo di deposito (la lunghezza eccessiva dell’oggetto della PEC) è stato ritenuto un fattore imputabile direttamente alla parte ricorrente e non una causa di forza maggiore. Viene così confermata la rigidità dei termini processuali e la responsabilità del difensore nel rispettare le specifiche tecniche del processo telematico.

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Opposizione atti esecutivi: rimedi e inammissibilità

Una società, inizialmente aggiudicataria di un immobile all’asta, ha proposto opposizione atti esecutivi dopo la revoca dell’aggiudicazione da parte del giudice. La Corte di Cassazione ha dichiarato l’opposizione radicalmente inammissibile, chiarendo che il rimedio corretto contro quella specifica ordinanza era un altro. Di conseguenza, la Corte ha annullato la sentenza di merito perché la causa non avrebbe mai dovuto essere proposta, evidenziando l’importanza di scegliere il corretto strumento processuale.

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Valutazione di merito: Cassazione e limiti del ricorso

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un istituto di credito contro la sentenza che lo condannava a pagare le parcelle di un avvocato. La Corte ribadisce che la valutazione di merito delle prove, come una consulenza tecnica (CTU), spetta al giudice di grado inferiore e non può essere riesaminata in sede di legittimità, a meno che non si configuri un vizio logico-giuridico grave. Il caso sottolinea la distinzione fondamentale tra errore di valutazione e errore percettivo della prova.

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