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Carmine Paul Alexander TEDESCO - Avvocato

Fatto di lieve entità: quando è escluso dalla Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio. La Corte ha confermato la decisione di non riconoscere l’ipotesi del fatto di lieve entità (art. 73, comma 5, T.U. Stup.) a causa della quantità e tipo di droga (shaboo), delle modalità di confezionamento e della sistematicità della condotta, elementi che escludono una minima offensività.

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Liberazione anticipata e misure alternative: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un condannato che chiedeva di considerare la potenziale liberazione anticipata per ridurre la pena residua e accedere a una misura alternativa. La Corte ha ritenuto il motivo generico e ha confermato la decisione del Tribunale di Sorveglianza, basata sulla prognosi negativa di reinserimento sociale del soggetto.

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Continuazione tra reati: onere della prova e poteri

Una recente sentenza della Corte di Cassazione annulla una condanna per spaccio, stabilendo importanti principi sulla continuazione tra reati. La Corte ha chiarito che, per ottenere il riconoscimento della continuazione, l’imputato ha l’onere di fornire tutti gli elementi per identificare una precedente condanna, ma non è obbligato a produrne copia. A fronte di un’allegazione completa, il giudice può acquisire d’ufficio la sentenza. Viene inoltre criticata una motivazione superficiale sull’assenza di un disegno criminoso in episodi di spaccio ravvicinati.

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Estorsione aggravata: il ruolo del professionista

La Corte di Cassazione ha confermato la misura cautelare degli arresti domiciliari per un architetto accusato di tentata estorsione aggravata. Il professionista, secondo i giudici, non si è limitato a un ruolo tecnico, ma ha fornito un consapevole supporto alla minaccia esercitata da un co-indagato per costringere una persona a pagare una somma di denaro. La Corte ha ritenuto sussistente l’aggravante del metodo mafioso, basata sulla semplice evocazione del nome di un noto esponente criminale, sufficiente a intimidire la vittima.

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Esigenze cautelari: la Cassazione conferma la misura

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’indagata agli arresti domiciliari per traffico di stupefacenti aggravato dal metodo mafioso. La ricorrente contestava i gravi indizi e la sussistenza delle esigenze cautelari. La Corte ha ribadito che non può riesaminare i fatti e che la valutazione del Tribunale del riesame sul persistente pericolo di recidiva, nonostante il tempo trascorso, era logica e ben motivata, confermando la misura.

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Valutazione discrezionale: no a pregiudizi etnici

La Corte di Cassazione annulla la decisione del Tribunale di Sorveglianza che negava misure alternative a una detenuta. Il diniego era basato su un errore di fatto sul domicilio e su una valutazione discrezionale viziata da pregiudizi etnici, ignorando relazioni positive sul percorso carcerario della donna.

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Diritto di critica putativo: quando è legittimo?

Un cittadino, condannato per diffamazione per aver criticato l’amministrazione comunale, ha ottenuto l’annullamento della sentenza dalla Corte di Cassazione. Il caso verte sul concetto di diritto di critica putativo, ovvero la possibilità di criticare basandosi sulla convinzione, ragionevole e giustificata, che i fatti denunciati siano veri. La Corte ha stabilito che i giudici di merito non avevano adeguatamente valutato le prove che sostenevano la buona fede del cittadino, annullando la condanna e rinviando il caso per un nuovo esame.

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Riabilitazione penale: quando è negata?

La Corte di Cassazione conferma il diniego della riabilitazione penale a un soggetto che, dopo una condanna per peculato, era stato denunciato per furto e appropriazione indebita. La sentenza chiarisce che per la riabilitazione non basta l’assenza di nuove condanne, ma occorre una “prova effettiva e costante di buona condotta”, la cui valutazione può includere anche denunce e pendenze che indichino una persistente condotta irregolare.

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Caccia in area protetta: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per caccia in area protetta. La difesa sosteneva che il reato non fosse provato, ma per i giudici è stata decisiva la provenienza dell’auto, con l’animale ucciso a bordo, dalla zona protetta. La Corte ha ritenuto i motivi del ricorso manifestamente infondati, confermando che le doglianze sulla confisca vanno rivolte al giudice dell’esecuzione e che la mancata concessione di benefici di pena non richiesti non costituisce violazione di legge.

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Ricorso inammissibile: motivazione generica e per relationem

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché basato su motivi generici e assertivi. La sentenza sottolinea che, anche in presenza di una motivazione per relationem, il ricorrente deve individuare vizi specifici nel percorso logico della decisione impugnata, non limitarsi a riproporre le stesse doglianze senza un’analisi critica. La mancanza di specificità rende l’appello non meritevole di accoglimento.

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Legittimazione PM ricorso: chi può impugnare?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un Procuratore della Repubblica avverso un’ordinanza del Tribunale del Riesame che negava un sequestro. La sentenza chiarisce un punto cruciale sulla legittimazione PM ricorso: in materia di misure cautelari reali, l’unico soggetto legittimato a ricorrere per cassazione è il Pubblico Ministero presso il tribunale che ha emesso la decisione impugnata, non quello che ha originariamente richiesto la misura.

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Revoca messa alla prova: i limiti temporali del reato

La Corte di Cassazione annulla l’ordinanza di revoca della messa alla prova di un imputato. La decisione si basa sul principio che la revoca per la commissione di un nuovo reato è legittima solo se quest’ultimo è stato commesso durante il periodo di prova, e non prima del suo inizio, come nel caso di specie. Il provvedimento impugnato aveva erroneamente considerato un fatto antecedente alla concessione del beneficio, violando il carattere tassativo delle ipotesi di revoca messa alla prova previste dall’art. 168-quater c.p.

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Chiamata in reità: quando vale la prova?

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un pubblico ministero, confermando l’annullamento di un’ordinanza cautelare per reati di mafia e omicidio. La decisione si fonda sulla mancanza di validi riscontri alle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia. La Corte ha stabilito che la loro testimonianza, essendo una chiamata in reità ‘de relato’ e probabilmente derivante dalla stessa fonte, non possedeva l’autonomia genetica necessaria per corroborarsi a vicenda, rendendo il quadro indiziario insufficiente.

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Salute e carcere: obbligo di motivazione rafforzata

La Corte di Cassazione ha esaminato il caso di un individuo agli arresti domiciliari, la cui misura è stata aggravata con la detenzione in carcere a seguito di una violazione. Pur confermando la gravità della violazione, la Corte ha annullato la decisione per un difetto di motivazione sulla compatibilità tra salute e carcere. I giudici hanno stabilito che, di fronte a un quadro clinico grave e preesistente, il tribunale non può limitarsi a constatare l’assenza di nuova documentazione medica, ma deve condurre un’indagine più approfondita per giustificare il ritorno in un istituto penitenziario, anche se dotato di presidio medico. La causa è stata rinviata per una nuova valutazione.

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Notifica avviso udienza a un solo difensore: la nullità

La Corte di Cassazione ha stabilito che la mancata notifica dell’avviso di udienza a uno dei due difensori di fiducia non costituisce una nullità assoluta e insanabile, bensì una nullità a regime intermedio. Tale vizio procedurale si considera sanato se non viene eccepito tempestivamente in udienza dall’altro difensore presente o dal suo sostituto. Il caso riguardava il ricorso di un condannato che lamentava la lesione del diritto di difesa, ma la Corte ha rigettato l’impugnazione proprio perché l’eccezione non era stata sollevata nei termini previsti dalla legge, sanando così il difetto di notifica.

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Ricorso per cassazione competenza: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un Pubblico Ministero contro una sentenza del Giudice di Pace relativa a una questione di competenza. La Suprema Corte ha chiarito che lo strumento corretto per dirimere tali questioni non è il ricorso per cassazione competenza, bensì la procedura per i conflitti di competenza, come previsto dal codice di procedura penale.

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Stabile convivenza: l'aggravante resta anche senza amore

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 29849/2025, ha confermato la condanna per omicidio aggravato, chiarendo due principi fondamentali. In primo luogo, ha rigettato la tesi del vizio di mente, non ritenendo sufficienti gli stati emotivi o passionali non inseriti in un quadro patologico conclamato. In secondo luogo, e più significativamente, ha stabilito che l’aggravante della stabile convivenza sussiste anche quando la relazione affettiva tra le parti è terminata, purché persista la coabitazione. La Corte ha sottolineato che la legge intende tutelare la vittima proprio nella fase di maggiore vulnerabilità che coincide con la condivisione dello spazio vitale, a prescindere dal legame emotivo.

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Reato continuato tossicodipendenza: non è automatico

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato, stabilendo che il reato continuato per tossicodipendenza non è automatico. La condizione di dipendenza da stupefacenti non è di per sé sufficiente a dimostrare l’esistenza di un unico disegno criminoso, specialmente in presenza di reati eterogenei e distanti nel tempo. Il giudice deve valutare concreti indicatori come l’omogeneità delle condotte e la contiguità temporale.

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Utilizzabilità chat criptate: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha rigettato i ricorsi di tre imputati, condannati per un attentato esplosivo legato a faide tra clan. La sentenza è cruciale perché sancisce la piena utilizzabilità delle chat criptate ottenute da autorità estere tramite Ordine di Indagine Europeo (OIE), senza la necessità di acquisire i provvedimenti autorizzativi originari. La Corte ha stabilito che spetta alla difesa dimostrare la violazione di diritti fondamentali. Sono stati inoltre chiariti importanti principi sull’aggravante della minorata difesa in presenza di videosorveglianza e sulla corretta applicazione del divieto di “reformatio in peius” in appello.

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Disegno criminoso: la Cassazione annulla la sentenza

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza che negava la continuazione tra maltrattamenti in famiglia e successivi atti persecutori. La Corte ha ritenuto insufficiente la motivazione basata solo sul fattore tempo, ribadendo che per accertare il medesimo disegno criminoso è necessaria una valutazione complessiva di tutti gli indici rilevanti, come il contesto, la natura dei reati e il modus operandi.

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