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Carmine Paul Alexander TEDESCO - Avvocato

Compensazione spese legali e pace fiscale: la Cassazione

Un ente impositore ha fatto ricorso contro una decisione che lo condannava a pagare le spese legali in una causa estinta per l’annullamento automatico del debito fiscale (cd. ‘pace fiscale’). La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che in questi casi si applica la compensazione spese legali, poiché la fine del contenzioso deriva da un evento esterno alla volontà delle parti e non dalla vittoria di una sull’altra. La sentenza della commissione tributaria regionale è stata quindi annullata.

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Elusione fiscale: Cassazione su fusioni e condono

Una società contesta un accertamento per elusione fiscale derivante da una fusione societaria volta a creare ammortamenti fittizi. La Cassazione rigetta il ricorso, confermando la decisione dei giudici di merito. L’operazione è stata ritenuta elusiva e l’esistenza di un ‘condono tombale’ della società incorporata è stata giudicata irrilevante.

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Compenso avvocato: i limiti del giudice alla riduzione

Una società ha impugnato la decisione di una Corte di giustizia tributaria che aveva liquidato il compenso avvocato in misura troppo bassa. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che, a seguito delle modifiche normative (D.M. 37/2018), il giudice non può ridurre gli onorari oltre il 50% dei valori medi previsti dai parametri forensi, confermando l’inderogabilità di tale limite minimo.

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Società estinta: sopravvivenza fiscale e ricorsi

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta il tema della società estinta e delle sue passività fiscali. Il caso riguarda una S.r.l. cancellata dal Registro delle Imprese, alla quale l’Agenzia delle Entrate ha notificato avvisi di accertamento per diversi anni d’imposta. La Corte ha stabilito che, in applicazione dell’art. 28 del d.lgs. 175/2014, se la richiesta di cancellazione è successiva all’entrata in vigore della norma, la società si considera ‘sopravvissuta’ per cinque anni ai soli fini fiscali. Di conseguenza, l’ex liquidatore mantiene la legittimazione a rappresentare la società in giudizio, mentre gli ex soci sono privi di tale potere, non potendo agire come successori. La decisione chiarisce quindi chi è il corretto interlocutore del Fisco dopo l’estinzione di una società.

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Indennità pubblico impiego: la Cassazione chiarisce

Un dipendente pubblico, in assegnazione temporanea per oltre 20 anni, ha citato in giudizio l’amministrazione per ottenere varie indennità. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che un’assegnazione così lunga si configura come un trasferimento stabile, escludendo quindi l’indennità di trasferta. Inoltre, ha ribadito che altre forme di indennità pubblico impiego, come quelle di rischio o reperibilità, non sono dovute per i periodi antecedenti a uno specifico accordo di contrattazione decentrata, come previsto dalla normativa regionale. Anche la richiesta di un diverso calcolo degli interessi sul risarcimento del danno è stata respinta.

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Tutela risarcitoria pubblico impiego: i limiti

Un dipendente pubblico, dopo aver ottenuto il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato a seguito di anni di contratti atipici e la successiva stabilizzazione, si è visto negare un risarcimento ulteriore. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 10311/2025, ha chiarito i principi sulla tutela risarcitoria pubblico impiego: la stabilizzazione costituisce una sanzione adeguata che assorbe il danno standard, ma non pregiudica il diritto del lavoratore a ottenere la regolarizzazione della propria posizione contributiva direttamente dal datore di lavoro.

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Comportamenti omissivi: prescrizione e accise

La Corte di Cassazione chiarisce il concetto di “comportamenti omissivi” in materia di accise. Una società del settore ricambi aveva omesso di annotare acquisti di oli lubrificanti, evadendo l’imposta di consumo. La Suprema Corte ha stabilito che tale omissione costituisce un comportamento volto a celare il debito tributario. Di conseguenza, il termine di prescrizione per l’azione di riscossione non decorre dalla data della violazione, ma dal momento della sua scoperta da parte dell’amministrazione finanziaria, rendendo legittimo l’atto di contestazione emesso entro cinque anni da tale scoperta.

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Reiterazione contratti a termine: la decadenza opera

Un lavoratore ha citato in giudizio un’amministrazione regionale per l’abusiva reiterazione di contratti a termine protrattasi per decenni. La Corte d’Appello aveva respinto la domanda, ritenendola tardiva per il mancato rispetto dei termini di decadenza. La Corte di Cassazione, pur correggendo la motivazione della Corte d’Appello, ha confermato la decisione. Ha chiarito che in caso di reiterazione contratti a termine è sufficiente impugnare solo l’ultimo contratto, ma ha rilevato che nel caso di specie neanche questa impugnazione era avvenuta tempestivamente. La Suprema Corte ha quindi ribadito che l’azione è soggetta al termine di decadenza, che decorre dalla cessazione dell’ultimo rapporto.

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Esenzione IMU abitazione principale: residenza e nucleo

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un Comune contro la decisione che riconosceva l’esenzione IMU abitazione principale a una contribuente. Il Comune sosteneva che la contribuente, pur vivendo nel suo appartamento, fosse anagraficamente inserita nel nucleo familiare del fratello, residente in un’altra unità dello stesso stabile. La Corte ha stabilito che la valutazione della residenza effettiva è una questione di fatto, non riesaminabile in sede di legittimità, confermando così il diritto della contribuente all’esenzione.

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Appello incidentale: conversione e termini di legge

Una società subappaltatrice proponeva appello autonomo anziché un appello incidentale. La Corte d’Appello lo dichiarava inammissibile per tardività. La Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che l’appello autonomo si converte in incidentale se notificato entro il termine di costituzione in giudizio, anche se oltre i 30 giorni dalla notifica dell’appello principale.

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Spese di lite e principio di causalità: la Cassazione

In una complessa controversia su lavori condominiali post-sisma, la Corte di Cassazione ha rigettato sia il ricorso principale dei condomini che quello incidentale del direttore dei lavori. La decisione chiarisce l’applicazione del principio di causalità per le spese di lite: la parte che, perdendo la causa, ha provocato la chiamata in giudizio di un terzo, è tenuta a rimborsare a quest’ultimo le spese legali, anche se non aveva proposto domande dirette nei suoi confronti.

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Estinzione del giudizio: la Cassazione decide

Un’agenzia governativa ha rinunciato a un ricorso in Cassazione dopo che il contribuente ha aderito a una definizione agevolata della controversia. La Suprema Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio, chiarendo che in caso di rinuncia, e data la mancata costituzione della controparte, non vi è pronuncia sulle spese e non si applica il raddoppio del contributo unificato.

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Ottemperanza: non c'è litisconsorzio necessario

Una società, dopo aver ottenuto l’annullamento di una cartella esattoriale, ha avviato un giudizio di ottemperanza per la cancellazione del ruolo. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del contribuente, il quale lamentava la mancata partecipazione di un altro socio al giudizio. La Corte ha chiarito che, sebbene il litisconsorzio necessario sia un principio fondamentale nei giudizi di accertamento tributario verso le società di persone, esso non si applica alla fase successiva di ottemperanza, che ha il solo scopo di dare esecuzione a una decisione già definitiva.

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Distanze legali costruzioni: onere della prova

Un proprietario ha citato in giudizio un vicino per una sopraelevazione che avrebbe violato le distanze legali costruzioni e l’altezza massima. La Corte d’Appello ha respinto la domanda per mancanza di prove certe sulla violazione, data l’impossibilità di stabilire l’originario livello del terreno. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, ribadendo che l’onere della prova della violazione grava interamente su chi promuove la causa. L’incertezza probatoria determina il rigetto della domanda.

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Cessione credito fiscale: l'onere della prova

Un istituto di credito, avendo acquisito dei crediti fiscali attraverso una cessione di azienda, ne chiedeva il rimborso. L’Amministrazione Finanziaria si opponeva, ma la Corte di Cassazione ha dichiarato il suo ricorso inammissibile. La decisione chiarisce i principi sulla validità della cessione credito fiscale in ambito di trasferimenti aziendali e i limiti dell’impugnabilità degli atti fiscali, basandosi su precedenti decisioni (giudicato esterno) tra le stesse parti.

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Sospensione necessaria processo: quando è illegittima

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di sospensione di un giudizio per vizi in un appalto. La Corte ha stabilito che la sospensione necessaria del processo, ai sensi dell’art. 295 c.p.c., non può essere disposta per mera opportunità o connessione logica tra cause. È indispensabile un nesso di pregiudizialità in senso tecnico-giuridico, dove la decisione di una causa costituisce un presupposto indispensabile e vincolante per l’altra. Nel caso specifico, le cause pendenti (relative al pagamento di opere extracontrattuali) non erano pregiudiziali rispetto alla nuova causa per vizi e difetti emersi dopo la conclusione dei lavori, poiché trattavano questioni giuridiche distinte.

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Giudicato penale: stop al processo tributario?

La Corte di Cassazione esamina un caso relativo a una cartella di pagamento emessa a seguito di un avviso di accertamento per estero-vestizione societaria. Di fronte all’intervenuta assoluzione definitiva in sede penale del contribuente per i medesimi fatti, la Corte decide di rinviare la causa a nuovo ruolo. La decisione è stata presa per valutare preliminarmente l’impatto del giudicato penale sul procedimento tributario, una questione di massima importanza e oggetto di discussione nelle Sezioni Unite.

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Litisconsorzio necessario e società: la Cassazione

Un socio di una società in accomandita ha impugnato un’intimazione di pagamento, lamentando la mancata partecipazione al giudizio della società e degli altri soci. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che il litisconsorzio necessario non si applica nella fase di riscossione del debito tributario, ma solo in quella di accertamento del reddito societario. In fase di riscossione, la questione attiene alla solidarietà passiva del socio per un debito già accertato.

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Carenza di interesse: ricorso inammissibile in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una curatela fallimentare avverso un’ordinanza del Tribunale di merito. La ragione risiede nella carenza di interesse del ricorrente, che ha contestato aspetti subordinati della decisione senza prima impugnare la ratio decidendi principale, ovvero le motivazioni centrali su cui si fondava il provvedimento del giudice di primo grado.

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Notifica atto giudiziario: l'appello è inammissibile

Una contribuente ottiene il diritto a un rimborso fiscale per agevolazioni post-sisma. L’Amministrazione Finanziaria ricorre in Cassazione, ma fallisce nella notifica dell’atto giudiziario. La Corte Suprema dichiara il ricorso inammissibile per mancata prova del perfezionamento della notifica, confermando la vittoria della contribuente per un vizio di procedura.

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