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Carmine Paul Alexander TEDESCO - Avvocato

Reddito immobile pignorato: si paga l’IRPEF?
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che il reddito da immobile pignorato, derivante dai canoni di locazione, concorre alla formazione del reddito imponibile del proprietario-debitore, anche se questi non ne ha la materiale disponibilità. La Corte ha rigettato il ricorso di una contribuente, affermando che la titolarità del bene, fino alla vendita forzata, implica la titolarità del reddito fondiario ai fini fiscali.
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Spese accertamento tecnico preventivo: quando si ha diritto
Un proprietario, coinvolto in un accertamento tecnico preventivo (ATP) per infiltrazioni e risultato estraneo ai fatti, ha citato in giudizio la controparte per ottenere il rimborso delle spese legali e tecniche sostenute. La Corte di Cassazione ha rigettato la richiesta, specificando che le spese dell'accertamento tecnico preventivo non possono essere recuperate con un'azione autonoma per danni. Esse possono essere liquidate solo nel successivo giudizio di merito, a condizione che vi sia un nesso di strumentalità, ovvero che l'ATP sia stato propedeutico a quella specifica causa.
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Subentro alloggio popolare: la legge applicabile
La Corte di Cassazione ha stabilito che per il subentro in un alloggio popolare, la normativa applicabile è quella in vigore al momento del decesso dell'assegnatario, non quella vigente all'inizio della convivenza. Nel caso esaminato, un nipote si è visto negare il subentro perché, al momento della morte della nonna, non aveva maturato i cinque anni di convivenza richiesti da una nuova legge, sebbene avesse quasi completato i due anni previsti dalla legge precedente. La Corte ha chiarito che non si tratta di applicazione retroattiva, poiché il diritto al subentro sorge solo con il decesso, e a quella data la nuova legge era già in vigore.
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Definizione agevolata: estinzione del processo
Una società, dopo aver vinto nei primi due gradi di giudizio contro l'Amministrazione Finanziaria, ha visto il suo contenzioso estinguersi in Cassazione. La risoluzione è avvenuta grazie all'adesione alla definizione agevolata, che ha eliminato l'oggetto della disputa, portando la Corte a dichiarare la cessazione della materia del contendere.
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Deducibilità costi: la prova spetta all’impresa
L'Agenzia delle Entrate ha contestato a un'impresa la deducibilità dei costi per sponsorizzazioni, sostenendo la mancanza di prove adeguate sull'effettivo sostenimento delle spese, pagate in gran parte in contanti. Dopo due sentenze favorevoli al contribuente, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione. Con l'ordinanza in esame, ha stabilito che la semplice registrazione dei costi nelle scritture contabili non è sufficiente a provarne la deducibilità. Spetta all'imprenditore dimostrare, con documentazione idonea, l'effettivo pagamento e l'inerenza della spesa. Il caso è stato rinviato alla commissione tributaria regionale per un nuovo esame basato su questo principio.
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Risarcimento danni: prova essenziale, no liquidazione
Una società edile ha citato in giudizio i proprietari di immobili confinanti, chiedendo il risarcimento danni per un ritardo nei lavori causato dalla condizione pericolante delle loro proprietà. La Corte di Cassazione ha rigettato definitivamente la richiesta, stabilendo che la liquidazione equitativa del danno non può essere concessa in assenza di prove concrete fornite dalla parte che richiede il risarcimento. La sentenza sottolinea che l'onere della prova rimane un principio fondamentale del processo civile.
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Definizione agevolata: estinzione del processo
Una società, dopo aver vinto nei primi due gradi di giudizio contro l'Agenzia delle Entrate per la deducibilità di alcuni costi, ha aderito alla definizione agevolata durante il ricorso in Cassazione. La Suprema Corte, preso atto del perfezionamento della procedura di condono e del mancato impulso processuale delle parti, ha dichiarato l'estinzione del giudizio per cessazione della materia del contendere, ponendo fine alla controversia.
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Omessa pronuncia e ius superveniens: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della commissione tributaria regionale per omessa pronuncia. Il giudice di secondo grado, infatti, non aveva esaminato la questione, sollevata dal contribuente, relativa alla deducibilità dei costi in base a una nuova legge più favorevole (ius superveniens), nonostante la contestazione di fatture per operazioni inesistenti. La Corte ha rinviato il caso per una nuova valutazione che tenga conto della normativa sopravvenuta.
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Patteggiamento esdebitazione: effetti post-Cartabia
Un socio illimitatamente responsabile di una società fallita si è visto negare il beneficio dell'esdebitazione (la liberazione dai debiti residui) a causa di una precedente sentenza di patteggiamento per bancarotta fraudolenta. La Corte d'Appello aveva confermato tale diniego, equiparando il patteggiamento a una sentenza di condanna. La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha sospeso la decisione, ritenendo necessario un approfondimento in pubblica udienza. La questione centrale riguarda l'impatto della Riforma Cartabia, che ha limitato l'efficacia del patteggiamento nei giudizi civili, e quale normativa applicare al caso specifico. La Corte dovrà quindi chiarire se, alla luce delle nuove norme, il binomio patteggiamento esdebitazione sia ancora un ostacolo insormontabile per il fallito.
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Busta telematica: errore del giudice sulla notifica
La Corte di Cassazione ha annullato un'ordinanza che dichiarava estinto un giudizio di opposizione. Il giudice di merito aveva erroneamente ritenuto che una notifica, effettuata tramite 'busta telematica', fosse priva di allegati. La Suprema Corte ha stabilito che si è trattato di un errore di percezione dei fatti, cassando la decisione e rinviando la causa al tribunale per una nuova valutazione. La pronuncia chiarisce che l'estinzione del processo non può basarsi su un'errata valutazione del contenuto di una notifica digitale, se la parte ha fornito la prova del corretto invio.
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Motivazione apparente: sentenza nulla se manca la ratio
Una socia di una s.r.l. a ristretta base ha impugnato un avviso di accertamento per maggiori redditi. La Commissione Tributaria Regionale ha rigettato l'appello dell'Ufficio con una motivazione apparente, limitandosi a rinviare a un'altra sua decisione. La Corte di Cassazione ha cassato la sentenza, affermando che un provvedimento è nullo se non esplicita l'iter logico-giuridico seguito, violando il requisito del "minimo costituzionale" della motivazione.
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Rito accelerato e udienza pubblica: la Cassazione decide
Un curatore fallimentare revocato ricorre in Cassazione per il mancato pagamento del compenso. La Corte, anziché decidere, solleva una questione procedurale preliminare sulla compatibilità del nuovo rito accelerato, introdotto dalla Riforma Cartabia, con un caso già precedentemente rimesso all'udienza pubblica. Con ordinanza interlocutoria, la Corte dispone un nuovo rinvio alla pubblica udienza per dirimere questa inedita questione di diritto processuale.
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Iscrizione ipotecaria sovrabbondante: danno risarcibile
La Corte di Cassazione conferma che l'iscrizione ipotecaria sovrabbondante genera un danno risarcibile. Con l'ordinanza n. 25308/2024, ha cassato la sentenza d'appello che, in sede di rinvio, aveva riesaminato la questione anziché limitarsi a liquidare il danno come stabilito. La Corte ribadisce il principio vincolante delle sue pronunce per i giudici di merito, che non possono discostarsi dai presupposti di fatto e di diritto già accertati.
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Errore di fatto revocazione: quando è inammissibile
Un contribuente cerca la revocazione di un'ordinanza della Cassazione, sostenendo un errore di fatto nella qualificazione del suo reddito come d'impresa ai fini di un rimborso fiscale. La Suprema Corte dichiara inammissibile la richiesta di errore di fatto revocazione, chiarendo che la classificazione giuridica del reddito è un errore di giudizio, non un errore di fatto emendabile con questo strumento. La Corte ribadisce che la revocazione è un rimedio eccezionale per chiare sviste percettive, non per riconsiderare valutazioni legali.
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Riattivazione notifica appello: quando agire subito
La Corte di Cassazione conferma l'inammissibilità di un appello a causa della tardiva riattivazione della notifica non andata a buon fine. Il caso riguarda un legale che, dopo il fallimento del primo tentativo di notifica dell'atto di impugnazione, ha atteso la successiva udienza per chiedere un nuovo termine. La Corte ha ribadito che la riattivazione notifica appello deve essere immediata e completata entro un termine pari alla metà di quello originario, respingendo il ricorso e condannando il ricorrente alle spese.
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Aiuti di Stato e IVA: la Cassazione fa chiarezza
Un contribuente ha ricevuto una cartella di pagamento per l'IVA del 2005, contestandola sulla base delle sospensioni fiscali per un evento sismico del 2002. Le commissioni tributarie inferiori gli hanno dato ragione. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, applicando una successiva delibera della Commissione UE che ha classificato tali agevolazioni come aiuti di Stato illegittimi. La Corte ha stabilito che le decisioni UE costituiscono 'ius superveniens' (diritto sopravvenuto) di applicazione immediata e che lo specifico sgravio IVA violava il principio di neutralità fiscale dell'Unione. Di conseguenza, il ricorso originario del contribuente è stato respinto.
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Danno da occupazione sine titulo: onere della prova
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società immobiliare contro un occupante. Il caso riguardava la richiesta di un indennizzo per il danno da occupazione sine titulo di un immobile, a seguito della dichiarazione di nullità di un contratto di locazione verbale. La Corte ha ribadito che spetta al proprietario l'onere di provare il danno subito e la sua quantificazione, non potendo il giudice sopperire alla negligenza probatoria della parte attraverso una liquidazione equitativa.
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Esdebitazione e patteggiamento: vale come riabilitazione?
La Corte di Cassazione affronta un'importante questione sul rapporto tra esdebitazione e patteggiamento. Il caso riguarda due imprenditori a cui è stata negata la cancellazione dei debiti (esdebitazione) perché un precedente patteggiamento non è stato ritenuto equivalente alla riabilitazione penale. Riconoscendo la complessità e l'importanza della questione, la Corte ha rinviato il caso a una pubblica udienza per una decisione approfondita.
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Prescrizione presuntiva: quando si applica al compenso?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 25290/2024, ha confermato che la prescrizione presuntiva per il compenso di un professionista si applica anche in caso di lavori complessi e finanziati con fondi pubblici, qualora manchi un contratto stipulato in forma scritta. La Corte ha chiarito che atti come perizie o collaudi, destinati alla Pubblica Amministrazione, non sostituiscono il contratto privato e non impediscono l'operatività della prescrizione. Il caso riguardava la richiesta di pagamento di un ingegnere per lavori di ricostruzione post-sisma, richiesta che è stata respinta proprio a causa dell'applicazione della prescrizione presuntiva.
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Patrocinio a spese dello Stato: i poteri del giudice
La Corte di Cassazione ha stabilito che la tardiva produzione di documenti per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato non comporta l'automatica decadenza dal beneficio. Il giudice ha il potere-dovere di verificare d'ufficio la sussistenza dei requisiti, potendo acquisire direttamente la documentazione o concedere un nuovo termine. La Corte ha cassato la decisione del Tribunale che aveva respinto l'opposizione per la mera tardività, rinviando per una nuova valutazione nel merito.
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