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Carmine Paul Alexander TEDESCO - Avvocato

Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

Una persona, condannata per un reato relativo a sostanze stupefacenti, ha presentato ricorso in Cassazione contro una sentenza di concordato in appello, contestando l’errata qualificazione giuridica del fatto. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che l’accordo processuale implica la rinuncia a contestare la qualificazione giuridica, tranne nel caso in cui venga applicata una pena illegale. Di conseguenza, la ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Ricorso tardivo: quando l'appello è inammissibile

Un’ordinanza della Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso presentato contro una sentenza di condanna. La causa dell’inammissibilità è il mancato rispetto del termine di 30 giorni per l’impugnazione, configurando un ricorso tardivo. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

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Denuncia anonima: legittima per indagini su stupefacenti

Un soggetto condannato per spaccio di stupefacenti ricorre in Cassazione, sostenendo l’inutilizzabilità di una denuncia anonima che ha dato avvio alle indagini. La Corte Suprema dichiara il ricorso inammissibile, specificando che, sebbene una denuncia anonima non costituisca prova, può legittimamente fungere da impulso per l’avvio di attività investigative autonome da parte della polizia giudiziaria. La condanna, infatti, si basava su prove solide e indipendenti come tabulati telefonici e testimonianze. La Corte ha inoltre confermato il diniego delle circostanze attenuanti a causa della fiorente attività di spaccio e del lucro ritenuto non marginale.

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Detenzione stupefacenti: quando è spaccio?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per detenzione stupefacenti a fini di spaccio. La Corte ha confermato che il considerevole numero di dosi ricavabili e il confezionamento frazionato della sostanza (8 stecche di hashish) sono elementi sufficienti a dimostrare la destinazione alla vendita, escludendo l’uso personale, anche in assenza di altri strumenti come bilancini o ingenti somme di denaro.

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Concordato in appello: limiti del ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro una sentenza emessa a seguito di concordato in appello. Il ricorrente aveva chiesto il proscioglimento, ma la Corte ha ribadito che, una volta raggiunto l’accordo, non si possono sollevare questioni di merito, ma solo vizi relativi alla formazione dell’accordo stesso. Con l’accettazione del concordato in appello, l’imputato rinuncia a contestare la propria responsabilità.

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Coltivazione domestica: quando è reato? Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per la coltivazione di 25 piante di marijuana. Secondo la Corte, il numero di piante, il potenziale ricavato di quasi 40 dosi e le modalità di coltivazione non rudimentali escludono la configurabilità di una semplice coltivazione domestica per uso personale e l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

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Attenuanti generiche e reati tributari: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imprenditore condannato per reati tributari, tra cui la distruzione di fatture. L’imputato lamentava il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche e un vizio di motivazione. La Corte ha stabilito che il ricorso mirava a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. Ha inoltre confermato che il diniego delle attenuanti generiche è legittimo se basato su elementi negativi come i precedenti penali e la gravità del reato, essendo insufficiente il solo stato di incensuratezza.

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Ricorso Patteggiamento: i motivi di inammissibilità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato avverso una sentenza di patteggiamento. La Corte ha ribadito che il ricorso patteggiamento è consentito solo per motivi tassativi, come l’errata qualificazione giuridica o l’illegalità della pena, escludendo doglianze generiche sulla motivazione o sul mancato proscioglimento.

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Detenzione di stupefacenti: quando è reato in casa?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un uomo condannato per detenzione di stupefacenti. La sostanza era in un’area comune di una casa condivisa, ma altre prove (bilancini, contanti, ammissioni) la collegavano all’imputato. La Corte ha confermato la condanna, respingendo la tesi del fatto di lieve entità a causa dell’ingente quantitativo, dell’elevata purezza e della natura strutturata dell’attività criminale.

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Ricorso patteggiamento: i motivi ammessi in Cassazione

La Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso patteggiamento per un reato di droga. L’imputato lamentava la mancata motivazione sull’assoluzione, ma la Corte ha ribadito che i motivi di ricorso contro una sentenza di patteggiamento sono tassativi e limitati a vizi specifici, come quelli sulla volontà o sulla pena, escludendo questioni sulla responsabilità.

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Recidiva spaccio: la Cassazione e la pericolosità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per spaccio di stupefacenti. L’imputato sosteneva l’uso personale e contestava l’applicazione dell’aumento di pena per la recidiva. La Corte ha ritenuto le motivazioni infondate, evidenziando come la quantità di droga, il denaro rinvenuto e i numerosi precedenti specifici e non, dimostrassero chiaramente sia la finalità di spaccio sia la pericolosità sociale del soggetto, giustificando la valutazione sulla recidiva spaccio.

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Ingente quantità stupefacenti: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per traffico di droga. La Corte conferma che l’analisi a campione della sostanza è valida per determinare il principio attivo totale e ribadisce i criteri per configurare l’aggravante dell’ingente quantità stupefacenti, basandosi su peso complessivo, principio attivo e superamento delle soglie giurisprudenziali. La scelta del rito abbreviato preclude la richiesta di nuove perizie.

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Ricorso concordato in appello: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza di patteggiamento in appello. La Corte ha stabilito che il ricorso concordato in appello non può essere utilizzato per contestare la misura della pena concordata, come il mancato riconoscimento di attenuanti generiche, ma solo per vizi relativi alla formazione della volontà, al consenso del PM o all’illegalità della sanzione inflitta.

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Inammissibilità ricorso generico: la Cassazione

Un’ordinanza della Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità di un ricorso generico avverso una condanna per furto e reati alimentari. La Corte ha stabilito che la mancata indicazione specifica dei motivi di fatto e di diritto, come richiesto dall’art. 581 c.p.p., rende l’appello nullo, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Trattamento sanzionatorio: motivazione della pena

Un soggetto ricorre in Cassazione contro una condanna per detenzione di stupefacenti, contestando sia l’attribuzione del reato sia il trattamento sanzionatorio, ritenuto eccessivo. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito. Viene ribadito il principio secondo cui l’obbligo di motivazione della pena da parte del giudice è più stringente quanto più ci si allontana dal minimo edittale, mentre può essere più sintetico, basandosi su elementi come le modalità del fatto e i precedenti penali, quando la pena si avvicina a tale minimo.

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Concordato in appello: limiti del ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi di tre individui condannati per reati legati agli stupefacenti. Per due di loro, la Corte ribadisce che il ricorso avverso una sentenza di concordato in appello non può basarsi su una generica contestazione della qualificazione giuridica, essendo i motivi di impugnazione strettamente limitati dalla legge. Per il terzo, la Corte ritiene infondata la doglianza sulla mancata perizia tossicologica, affermando che la prova della natura della sostanza poteva essere desunta da altri elementi, come il contenuto di conversazioni telefoniche, specialmente nel contesto di un giudizio abbreviato.

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Reato di lieve entità: no se la droga è tanta

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di sostanze stupefacenti, confermando l’esclusione del reato di lieve entità. La decisione si fonda sulla notevole quantità di cocaina detenuta (quasi 21 grammi), sull’elevata purezza (70,3%) e sul numero di dosi ricavabili (140), elementi che, uniti alla condizione personale dell’imputato, indicavano una significativa potenzialità diffusiva e un inserimento in circuiti criminali più ampi.

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Concorso coltivazione stupefacenti: ricorso generico

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per concorso in coltivazione di stupefacenti. Il ricorso è stato ritenuto generico perché non affrontava le prove a carico, come video e intercettazioni, che dimostravano la sua consapevole partecipazione alla cura di piante di cannabis illegali, occultate tra quelle legali.

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Finalità di spaccio: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un uomo condannato per detenzione di stupefacenti. La Corte ha ritenuto che le censure sulla finalità di spaccio contestassero la valutazione dei fatti, non ammissibile in sede di legittimità, confermando la decisione basata sulla quantità e modalità di detenzione della sostanza.

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Attenuanti generiche: limiti alla concessione massima

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato, confermando la decisione di non concedere le attenuanti generiche nella massima estensione. La scelta è stata giustificata dalla particolare gravità dei fatti (ingente trasporto di droga da parte di un agente di polizia penitenziaria) e dalla personalità del soggetto, ritenendo la motivazione del giudice di merito adeguata e priva di vizi logici.

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