Un detenuto ha fatto ricorso per ottenere un risarcimento per presunta detenzione inumana, lamentando le condizioni subite in un istituto penitenziario per un periodo di circa cinque anni. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Secondo la Corte, per ottenere un risarcimento per detenzione inumana, non basta qualsiasi disagio, ma è necessaria una sofferenza che ecceda quella inevitabilmente legata allo stato detentivo. Nel caso specifico, la valutazione complessiva delle condizioni, incluso lo spazio pro capite (sempre superiore a 3mq), non ha rivelato una violazione dell’art. 3 CEDU. Il ricorso è stato ritenuto generico perché si limitava a ripetere le stesse lamentele senza contestare specificamente le motivazioni della decisione precedente.
Continua »