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Carmine Paul Alexander TEDESCO - Avvocato

Ricorso patteggiamento: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5894/2025, ha dichiarato inammissibile un ricorso patteggiamento presentato da un imputato condannato per un reato minore di droga. Il ricorso lamentava la mancata motivazione sull’assenza di cause di proscioglimento. La Corte ha ritenuto il motivo generico e non rientrante nei casi di ricorso ammessi dalla legge, condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Spaccio di lieve entità: quando non è concesso?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva il riconoscimento del reato di spaccio di lieve entità. La decisione si fonda sulla valutazione di elementi concreti come la notevole quantità di cocaina, sufficiente per 229 dosi, il ritrovamento di una cospicua somma di denaro e di un registro contabile dell’attività illecita. Tali fattori, secondo i giudici, dimostrano un’attività di spaccio professionale e non occasionale, escludendo così la possibilità di applicare l’attenuante della lieve entità.

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Lieve entità: quando è esclusa per droga? Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di sostanze stupefacenti, il quale richiedeva l’applicazione dell’ipotesi di lieve entità. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, escludendo la lieve entità sulla base di plurimi elementi: l’ingente quantitativo di cocaina (200 grammi), l’elevato principio attivo (86,7%), il notevole valore economico (circa 16.000 euro) e le modalità organizzate dell’azione, che suggerivano un inserimento in contesti criminali più ampi.

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Particolare tenuità del fatto: No con recidiva specifica

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per violazione del diritto d’autore. La Corte ha confermato che il beneficio della particolare tenuità del fatto non si applica in presenza di recidiva specifica reiterata, considerata indice di accentuata pericolosità sociale.

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Ricorso patteggiamento: limiti e inammissibilità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso patteggiamento proposto da un imputato per un reato in materia di stupefacenti. L’appello si basava sulla carenza di motivazione, un motivo non previsto dall’art. 448, comma 2-bis c.p.p., che elenca tassativamente i motivi di ricorso. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Attenuanti generiche: no con confessione in flagranza

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di stupefacenti, a cui erano state negate le attenuanti generiche. La Corte ha confermato che la confessione resa dopo essere stati colti in flagranza di reato non costituisce un elemento sufficiente per il riconoscimento delle attenuanti, poiché la valutazione del giudice di merito è insindacabile in sede di legittimità se adeguatamente motivata.

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Ricorso inammissibile: limiti alla Cassazione

Un soggetto condannato per possesso di droga e armi presenta ricorso in Cassazione contestando l’attribuzione di uno zaino contenente la merce illecita. La Corte Suprema dichiara il ricorso inammissibile, ribadendo che la valutazione dei fatti è di competenza esclusiva dei giudici di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità se la motivazione della sentenza impugnata è logica e completa.

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Ricorso inammissibile: perché la genericità costa

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché i motivi di appello erano generici e non supportati da argomentazioni specifiche. Il ricorrente, condannato per il reato di cui all’art. 517 c.p., aveva lamentato un vizio di motivazione sulla sanzione senza specificare le ragioni di diritto e di fatto. La Corte, applicando gli articoli 581 e 591 c.p.p., ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Inammissibilità ricorso spaccio: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per detenzione di cocaina ai fini di spaccio. La decisione si fonda sulla natura del ricorso, considerato una mera riproposizione di doglianze di fatto e non una critica a vizi di legge. La Suprema Corte ribadisce che la suddivisione della sostanza in dosi e il contesto della vicenda sono elementi sufficienti a provare l’intenzione di spacciare. Viene inoltre confermato il diniego delle attenuanti generiche, in quanto non supportate da elementi positivi.

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Ricorso inammissibile: quando è solo doglianza di fatto

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per spaccio di lieve entità. I motivi, relativi all’applicazione della recidiva e alla mancata continuazione con un altro reato, sono stati rigettati in quanto considerate mere doglianze di fatto, ovvero tentativi di rivalutare le prove già esaminate correttamente nei gradi di merito, senza sollevare questioni di legittimità.

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Ricorso per cassazione: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio. Si ribadisce che il ricorso per cassazione non consente un nuovo esame dei fatti, ma solo un controllo di legittimità. La decisione della Corte d’Appello, basata su prove testimoniali e sul confezionamento della sostanza, è stata ritenuta logicamente motivata, così come il bilanciamento delle circostanze basato sui precedenti penali dell’imputato.

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Ricorso generico: inammissibilità e condanna alle spese

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso generico presentato contro una condanna per reati legati a sostanze stupefacenti. La Corte ha stabilito che la mancanza di motivi specifici viola le norme procedurali, portando alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Particolare tenuità del fatto: non si applica al reato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto condannato per esercizio abusivo di attività di gioco. La Corte ha escluso l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, data la natura organizzata e protratta nel tempo dell’attività illecita, considerata quindi abituale.

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Particolare tenuità e spaccio: quando è esclusa?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di lieve entità. La Corte ha stabilito che non può essere applicata la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto quando emergono elementi come la collaborazione con un complice, l’organizzazione dell’attività in una nota piazza di spaccio e un quantitativo di droga non trascurabile, sufficiente per 64 dosi.

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Ricorso personale Cassazione: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso personale presentato da un imputato avverso una condanna per reati legati agli stupefacenti. La decisione si fonda sulla modifica normativa del 2017, che ha reso obbligatoria la sottoscrizione del ricorso da parte di un avvocato iscritto all’albo speciale. L’inammissibilità ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di 3.000 euro.

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Ricorso inammissibile: limiti in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile di due imputati condannati per spaccio. La decisione si fonda sul principio che la Suprema Corte non può riesaminare i fatti del processo, ma solo valutare la corretta applicazione della legge. I motivi presentati sono stati giudicati mere doglianze di fatto, già correttamente valutate e respinte nei gradi di merito.

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Ricorso patteggiamento: limiti e inammissibilità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro una sentenza di patteggiamento emessa per reati legati agli stupefacenti. Gli imputati lamentavano un vizio di motivazione riguardo l’affermazione della loro responsabilità, ma la Corte ha ribadito che il ricorso patteggiamento è consentito solo per i motivi tassativamente indicati dalla legge, tra cui non rientra la contestazione sulla motivazione della colpevolezza. Di conseguenza, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Ricorso patteggiamento inammissibile: limiti e motivi

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso patteggiamento inammissibile, poiché i motivi si basavano sulla congruità della pena e non su una violazione di legge come richiesto dall’art. 448, comma 2-bis, c.p.p. La decisione chiarisce che la valutazione sulla misura della pena concordata non rientra tra i motivi di impugnazione consentiti, comportando per i ricorrenti la condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

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Ricorso inammissibile patteggiamento: il caso Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro una sentenza di patteggiamento per un reato di droga. Il motivo, basato sulla mancata motivazione per l’esclusione di un proscioglimento ex art. 129 c.p.p., è stato ritenuto generico e fuori dai casi previsti dalla legge, configurando un ricorso inammissibile patteggiamento.

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Circostanze attenuanti generiche: quando il giudice le nega

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio. Il diniego delle circostanze attenuanti generiche è legittimo se mancano elementi positivi, non bastando la sola incensuratezza. Confermato l’impianto accusatorio basato sulla quantità di droga e sul comportamento dell’imputato.

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