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Carmine Paul Alexander TEDESCO - Avvocato

Fondo Garanzia TFR: no pagamento se il lavoro continua
La Corte di Cassazione ha stabilito che il Fondo Garanzia TFR non interviene per pagare il trattamento di fine rapporto maturato con un'azienda cedente, se quest'ultima diventa insolvente ma il rapporto di lavoro del dipendente prosegue senza interruzioni con la nuova società acquirente. Il diritto al TFR, e la conseguente tutela del Fondo, scattano solo al momento della cessazione definitiva del rapporto di lavoro, e l'obbligato principale è il datore di lavoro in quel momento.
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Definizione agevolata: come estingue il processo
Una società, coinvolta in un contenzioso sull'IVA per presunte operazioni soggettivamente inesistenti, ha visto estinguere il proprio processo in Cassazione grazie alla definizione agevolata. Dopo aver vinto nei primi due gradi di giudizio, e mentre pendeva il ricorso dell'Agenzia delle Entrate, l'azienda ha aderito alla procedura di sanatoria prevista dalla legge. La Suprema Corte, preso atto del perfezionamento della definizione tramite domanda e pagamento, ha dichiarato l'estinzione del giudizio, confermando l'efficacia dello strumento per chiudere le liti fiscali pendenti.
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Iscrizione gestione separata: quando è obbligatoria?
La Cassazione conferma che per l'obbligo di iscrizione gestione separata è cruciale l'esercizio abituale dell'attività. Un reddito sotto i 5.000 euro e la mancanza di prove sulla continuità escludono l'obbligo per una professionista, anche se iscritta all'albo.
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Termine breve appello: la notifica fa scattare la Clessidra
La Corte di Cassazione chiarisce che la notifica di un atto di appello, anche se non seguita dall'iscrizione a ruolo, è sufficiente a far decorrere il termine breve appello di 60 giorni. Un contribuente aveva notificato un secondo appello entro il termine lungo di sei mesi, ma dopo i 60 giorni dalla notifica del primo (non iscritto). La Corte ha dichiarato il secondo appello inammissibile, confermando che la notifica telematica del primo atto era valida e aveva avviato il conteggio del termine breve, rendendo tardivo il secondo tentativo di impugnazione.
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Motivazione apparente: sentenza annullata dalla Cassazione
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della commissione tributaria regionale per motivazione apparente. Il giudice di secondo grado, in sede di rinvio, non aveva seguito le indicazioni della Suprema Corte riguardo la valutazione della deducibilità di un costo contestato dall'Agenzia delle Entrate. La Corte ha ribadito che il giudice del rinvio deve esaminare nel merito le questioni indicate, senza limitarsi a motivazioni generiche o elusive, riaffermando l'onere della prova a carico del contribuente.
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Quorum azioni proprie: la Cassazione fa chiarezza
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23557/2024, ha confermato un principio cruciale in diritto societario: nelle società per azioni non quotate, le azioni proprie devono sempre essere incluse nella base di calcolo del quorum deliberativo. Il caso riguardava l'annullamento di una delibera per la distribuzione gratuita di azioni proprie, in cui il presidente aveva illegittimamente escluso i voti della minoranza. La Corte ha stabilito che la norma vigente (art. 2357-ter c.c.) serve a preservare gli equilibri di potere tra soci, impedendo che la maggioranza possa rafforzare artificialmente la propria posizione attraverso l'acquisto di azioni proprie. La sentenza ha anche ribadito la responsabilità degli amministratori che hanno dato esecuzione alla delibera illegittima.
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Equa riparazione fallimento: il valore della causa
Una società ha richiesto un'equa riparazione per un fallimento durato diciotto anni. La Corte d'Appello aveva negato l'indennizzo, equiparando il valore della causa a zero, dato che la società non aveva ricevuto alcun pagamento dal riparto. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che, ai fini dell'equa riparazione fallimento, il parametro corretto è il valore del credito ammesso al passivo, indipendentemente dall'esito della liquidazione, e ha rinviato il caso per una nuova valutazione.
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Ricorso per revocazione: inammissibile se confuso
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per revocazione presentato da un lavoratore contro l'Ente Previdenziale. La decisione si fonda sul fatto che il ricorso era confuso e non contestava una delle due autonome ragioni (doppia ratio decidendi) su cui si basava la precedente ordinanza di inammissibilità, rendendo l'impugnazione inefficace.
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Correzione errore materiale: quando non è necessaria
La Corte di Cassazione ha respinto una richiesta di correzione errore materiale avanzata nell'ambito di una controversia ereditaria. La richiesta mirava a inserire i dati catastali di un immobile in una sentenza della Suprema Corte. La Corte ha chiarito che non vi era alcun errore da correggere, poiché la dichiarazione di nullità dell'atto di vendita simulato era stata pronunciata dalla Corte d'Appello, e tale sentenza era già titolo idoneo per le necessarie annotazioni nei registri immobiliari, rendendo superfluo un intervento correttivo della Cassazione.
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Liquidazione compenso avvocato: quando si conclude?
Un avvocato ha impugnato la liquidazione dei suoi onorari per l'assistenza in una procedura prefallimentare. Il Tribunale aveva applicato una tariffa superata, ritenendo l'attività conclusa prima dell'entrata in vigore della nuova. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che l'attività professionale in tale fase si conclude solo con la sentenza di fallimento. Di conseguenza, la corretta liquidazione compenso avvocato deve basarsi sulla tariffa vigente a quella data.
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Errore di fatto: quando il ricorso è inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per revocazione basato su un presunto errore di fatto. La decisione si fonda sul principio che, se l'ordinanza originale era stata dichiarata inammissibile per motivi procedurali (censure esposte in modo confuso), l'eventuale errore di fatto sui meriti della causa diventa non decisivo. Il ricorrente non aveva contestato la statuizione di inammissibilità procedurale, rendendo il suo tentativo di revocazione infondato.
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Sanzioni omesso versamento: la Cassazione rinvia
Una società, a seguito di un accertamento per operazioni inesistenti, ha impugnato le sanzioni per omesso versamento di ritenute. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha rilevato una questione di diritto inedita e di particolare importanza: l'effettiva abrogazione della sanzione per omesso versamento a seguito della riforma del 2015. Data la rilevanza nomofilattica, la Corte ha deciso di rimettere la causa alla pubblica udienza della sezione tributaria per una decisione definitiva, senza pronunciarsi nel merito.
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Interruzione processo tributario: quando decorre?
La Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale sull'interruzione del processo tributario a seguito del fallimento di una delle parti. Contrariamente a quanto deciso dalla Commissione Tributaria Regionale, che aveva dichiarato estinto il giudizio per mancata riassunzione, la Suprema Corte ha chiarito che il termine perentorio di sei mesi per la riassunzione non decorre dalla mera conoscenza dell'evento interruttivo (il fallimento), ma dalla dichiarazione giudiziale formale di interruzione. In assenza di tale provvedimento del giudice, il termine non inizia a decorrere e il processo non può essere dichiarato estinto per inattività.
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Misure cautelari penali: la scelta del giudice
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un indagato per reati fiscali, confermando la legittimità della decisione del Tribunale del riesame. Quest'ultimo aveva sostituito la misura dell'obbligo di dimora con il divieto di esercitare attività imprenditoriali. La Corte ha stabilito che, in materia di misure cautelari penali, il giudice dell'appello ha il potere di applicare una misura diversa e meno grave di quella originaria, anche se non richiesta dalle parti, al fine di garantire la proporzionalità e prevenire la reiterazione del reato.
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Interruzione processo tributario: la guida completa
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 23538/2024, ha stabilito un principio fondamentale sull'interruzione processo tributario. In caso di fallimento di una parte, il termine per la riassunzione del giudizio non decorre dalla mera conoscenza legale dell'evento, ma dalla formale dichiarazione giudiziale di interruzione. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva erroneamente dichiarato estinto il processo per mancata riassunzione, poiché il giudice non aveva mai emesso il provvedimento formale di interruzione, impedendo così al termine di decorrere.
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Rinnovazione notifica: inattività e inammissibilità
La Corte di Cassazione conferma l'inammissibilità di un appello a causa della mancata rinnovazione della notifica a un litisconsorte necessario. La parte appellante, pur a conoscenza dell'esito negativo della prima notifica, è rimasta totalmente inattiva anche dopo la fine del periodo di sospensione dei termini processuali dovuto alla pandemia. La Corte ha ritenuto che l'emergenza sanitaria non giustificasse tale inerzia, sanzionando il difetto procedurale con l'inammissibilità.
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Indebita compensazione: annullata misura cautelare
Un imprenditore, destinatario di una misura cautelare interdittiva per un'ipotesi di indebita compensazione realizzata tramite società appaltatrici, ha ottenuto l'annullamento del provvedimento dalla Corte di Cassazione. La Suprema Corte ha ritenuto carente la prova del dolo e non attuale il pericolo di reiterazione del reato, rinviando gli atti al Tribunale per una nuova valutazione.
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Indebita compensazione: Dolo e misure cautelari
La Corte di Cassazione ha annullato un'ordinanza che applicava una misura cautelare interdittiva a un imprenditore per concorso in indebita compensazione. Secondo la Corte, la consapevolezza di un vantaggio economico derivante da un contratto di appalto non è sufficiente a dimostrare il dolo, ovvero la volontà o l'accettazione del rischio che il fornitore commettesse illeciti fiscali. La sentenza sottolinea l'importanza di prove specifiche sulla conoscenza del meccanismo fraudolento e il principio del 'favor rei' anche in fase cautelare, rinviando il caso per un nuovo esame.
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Reddito di cittadinanza: false dichiarazioni e dolo
Un cittadino è stato condannato per aver omesso un componente del nucleo familiare percettore di reddito nella sua domanda per il reddito di cittadinanza. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, specificando che il reato richiede dolo specifico, ovvero la finalità di ottenere indebitamente il beneficio. Tale finalità è stata ritenuta provata dalla stessa presentazione della domanda incompleta. Inoltre, l'errore sulla definizione di 'nucleo familiare' è stato considerato un errore inescusabile sulla legge penale.
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Recidiva e obbligo di motivazione: Cassazione annulla
La Corte di Cassazione ha annullato parzialmente una sentenza di condanna per spaccio di stupefacenti. Il motivo dell'annullamento è la totale assenza di motivazione da parte della Corte d'Appello riguardo la conferma dell'aggravante della recidiva, un punto specificamente contestato dalla difesa. La Corte ha ribadito che i giudici hanno sempre l'obbligo di spiegare le ragioni della loro decisione su tale aggravante, che incide significativamente sulla determinazione della pena. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame sul punto.
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