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Carmine Paul Alexander TEDESCO - Avvocato

Peculato medico intra-moenia: quando scatta il reato

Un medico svolge attività privata “intra-moenia” in un ospedale pubblico, incassa l’intero onorario dai pazienti ma non versa la quota spettante alla struttura. La Corte di Cassazione conferma la condanna per peculato, stabilendo che il medico, nell’atto di riscuotere il pagamento, agisce come pubblico ufficiale. L’appropriazione della quota pubblica integra il reato di peculato medico intra-moenia. Il ricorso del professionista è stato dichiarato inammissibile.

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Concordato in appello: limiti al ricorso per Cassazione

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza emessa a seguito di concordato in appello. I motivi, relativi alla mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p. e alle attenuanti generiche, sono stati ritenuti rinunciati o non deducibili in sede di legittimità, confermando la stretta interpretazione dei motivi di ricorso in questi casi.

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Evasione arresti domiciliari: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per evasione dagli arresti domiciliari. L’imputato si era allontanato dalla propria abitazione per sedersi su una panchina pubblica. La Corte ha ritenuto che tale comportamento integrasse il reato, data la violazione del divieto di comunicare con terzi e i precedenti specifici dell’imputato, respingendo le tesi difensive sulla minima offensività del fatto.

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Estorsione contrattuale: la decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per estorsione contrattuale a carico di due individui che, tramite violenze e minacce, avevano costretto il titolare di un’officina a collaborare commercialmente con la loro carrozzeria. I ricorsi sono stati dichiarati inammissibili, stabilendo che il danno patrimoniale in questo reato consiste nella stessa compressione della libertà negoziale della vittima, e chiarendo il ruolo del complice ai fini dell’aggravante del concorso di persone.

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Confisca denaro per droga: la Cassazione chiarisce

Un individuo è stato condannato per reati legati agli stupefacenti, con contestuale confisca di una somma di quarantamila euro. La Corte di Cassazione ha annullato la statuizione sulla confisca denaro per totale assenza di motivazione, rinviando il caso alla Corte d’Appello. La Suprema Corte ha precisato che, sebbene non si possa procedere con confisca diretta o per equivalente, poiché la somma non costituisce prezzo, prodotto o profitto del reato, è possibile valutare la confisca per sproporzione, misura di sicurezza applicabile anche retroattivamente.

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Custodia cautelare: quando il rischio di recidiva la giustifica

La Corte di Cassazione conferma la custodia cautelare in carcere per un’indagata accusata di associazione per delinquere finalizzata all’introduzione di droni, cellulari e droga nelle carceri. La decisione si fonda sui gravi indizi di colpevolezza e su un concreto e attuale rischio di reiterazione del reato, data la profonda integrazione della donna in una struttura criminale organizzata e la continuità delle attività illecite.

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Appello inammissibile: i motivi devono essere specifici

La Corte di Cassazione dichiara un appello inammissibile perché i motivi addotti erano troppo generici. L’imputato, condannato per resistenza a pubblico ufficiale, nel suo atto di appello aveva omesso di contestare fatti cruciali, come il tentativo di colpire un agente, rendendo l’impugnazione non specifica e quindi inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello.

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Prescrizione e assoluzione: prova evidente richiesta

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che, nonostante la prescrizione del reato, chiedeva un’assoluzione piena nel merito. La Corte ha ribadito che la formula assolutoria prevale sulla prescrizione solo quando l’innocenza emerge ‘ictu oculi’, cioè in modo palese e indiscutibile dagli atti, senza necessità di alcuna valutazione approfondita. Nel caso di specie, il ricorrente si era limitato a richiamare una decisione favorevole del Tribunale del Riesame senza argomentare in modo specifico perché tale decisione rendesse evidente la sua innocenza, rendendo il ricorso generico e quindi inammissibile. La sentenza sottolinea l’onere per la difesa di dimostrare l’immediata evidenza della prova di innocenza per superare la declaratoria di estinzione del reato.

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Custodia Cautelare: fornitore stabile e associazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso contro un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per un individuo accusato di essere fornitore stabile di un’associazione dedita al traffico di stupefacenti. La Corte ha stabilito che un rapporto continuativo di fornitura, provato da intercettazioni, integra la partecipazione al sodalizio criminale e giustifica l’applicazione della più grave misura cautelare, data la pericolosità del soggetto e la gravità dei reati contestati.

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Sequestro preventivo terzo: diritti e limiti

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 305/2025, ha rigettato il ricorso di una terza proprietaria avverso un sequestro preventivo finalizzato alla confisca per sproporzione di un immobile. La Corte ha stabilito che, sebbene il terzo abbia pieno diritto di contestare i presupposti della misura cautelare, nel caso di specie la sproporzione tra il bene di lusso e i redditi leciti era sufficiente a giustificare il sequestro, e il rischio di dispersione del bene (periculum in mora) era stato adeguatamente motivato sulla base della condotta pregressa degli indagati volta ad occultare i proventi illeciti.

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Legittimo impedimento: arresto estero annulla condanna

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello nei confronti di un imputato, precedentemente dichiarato latitante, che era stato arrestato all’estero pochi giorni prima dell’udienza. L’arresto è stato qualificato come un legittimo impedimento, la cui mancata considerazione ha violato il diritto dell’imputato a partecipare al processo, imponendo un nuovo giudizio.

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Associazione mafiosa: la Cassazione sui gravi indizi

La Corte di Cassazione ha confermato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per un soggetto accusato di partecipazione ad un’associazione mafiosa. La difesa sosteneva l’insussistenza di prove sufficienti, ma la Corte ha ritenuto che le dichiarazioni concordanti di più collaboratori di giustizia, unite al contenuto di intercettazioni telefoniche che dimostravano un chiaro rapporto di subordinazione al capo clan, costituissero un quadro di gravità indiziaria solido e sufficiente a giustificare la misura. La Corte ha inoltre specificato che la regolarità formale della gestione amministrativa di un’attività non è sufficiente a escludere il coinvolgimento illecito, soprattutto in un contesto di intimidazione mafiosa.

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Retrodatazione custodia cautelare: quando si applica?

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un indagato che chiedeva la retrodatazione della custodia cautelare per associazione a delinquere. La richiesta si basava su un precedente arresto per un reato connesso. La Corte ha chiarito che, in caso di procedimenti diversi, la retrodatazione si applica solo se gli elementi per la seconda misura erano già desumibili dagli atti del primo procedimento prima del rinvio a giudizio, condizione non soddisfatta nel caso di specie.

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Rifiuto di atti d'ufficio: la Cassazione conferma

Due agenti di polizia municipale sono stati sospesi dal servizio per non essere intervenuti a seguito della segnalazione di un grave incidente stradale, nel quale una persona ha perso la vita. La Corte di Cassazione ha confermato la misura cautelare, rigettando il ricorso degli agenti. La difesa sosteneva che la loro fosse stata al massimo una condotta negligente, ma per i giudici ci sono sufficienti indizi per configurare il reato di rifiuto di atti d’ufficio, che richiede l’intenzionalità (dolo), ritenendo implausibile che non avessero visto l’auto incidentata.

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Associazione di tipo mafioso: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato contro l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per il reato di associazione di tipo mafioso con ruolo dirigenziale, oltre a porto d’armi, ricettazione ed estorsione. La Corte ha ritenuto sussistente la gravità indiziaria, confermando che, in fase di indagini preliminari, non è richiesta una descrizione dell’accusa dettagliata come nell’imputazione formale e che elementi come la gestione dei familiari dei detenuti e i contatti con altre cosche possono indicare un ruolo di vertice, anche in presenza di insubordinazioni interne al gruppo.

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Carenza di interesse e misura cautelare: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo contro una misura cautelare di arresti domiciliari. La decisione si basa sulla sopravvenuta carenza di interesse, poiché l’indagato era stato scarcerato nelle more del giudizio, facendo così venire meno lo scopo principale dell’impugnazione, ovvero il ripristino della libertà personale.

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Elezione di domicilio: quando è valida la notifica?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso contro una misura di sorveglianza speciale. La notifica del decreto impugnato, inviata al domicilio eletto dal ricorrente presso il suo difensore per l’istanza di gratuito patrocinio, è stata ritenuta valida. L’elezione di domicilio per il patrocinio a spese dello Stato, afferma la Corte, si estende all’intero procedimento, rendendo il ricorso tardivo e quindi inammissibile.

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Sequestro preventivo: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato contro un sequestro preventivo di oltre 300.000 euro. La Corte ha stabilito che l’impugnazione contro misure cautelari reali è ammessa solo per violazioni di legge e non per riesaminare i fatti. I motivi del ricorrente, che contestavano la provenienza illecita del denaro e la mancanza di prove, sono stati ritenuti generici e volti a una rivalutazione del merito, non consentita in sede di legittimità.

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Confisca profitto reato: limiti e presupposti

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza riguardo la confisca di denaro a un soggetto condannato per spaccio. La Corte ha stabilito che la confisca del profitto del reato può applicarsi solo alle somme che sono una conseguenza diretta e provata dei crimini specifici contestati, e non a tutto il denaro contante trovato in possesso dell’imputato, anche se di origine incerta. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione, che potrebbe includere l’esame della sproporzione tra la somma e i redditi leciti secondo la nuova legislazione.

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Prova nuova in revisione: i limiti della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un condannato che chiedeva la revisione della sentenza sulla base di una presunta “prova nuova”, consistente nella sua espulsione dal territorio nazionale avvenuta prima del processo. La Corte ha chiarito che una prova già valutata e ritenuta tardiva nel giudizio di merito non può essere considerata “nuova” ai fini della revisione, riaffermando la natura straordinaria di tale rimedio e l’intangibilità del giudicato.

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