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Carmine Paul Alexander TEDESCO - Avvocato

Rinuncia al ricorso: costi e conseguenze in Cassazione

Una società di trasporti, dopo aver perso in primo e secondo grado una causa di lavoro su indennità retributive, ha presentato ricorso in Cassazione. Successivamente, ha optato per la rinuncia al ricorso. La Corte Suprema ha dichiarato l’estinzione del processo e, applicando il principio della soccombenza virtuale, ha condannato la società a pagare le spese legali al dipendente, ritenendo che l’appello sarebbe stato verosimilmente respinto.

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Conciliazione giudiziale: quando copre ogni pretesa

Un lavoratore ha citato in giudizio la sua azienda per il pagamento di straordinari, nonostante avesse precedentemente firmato una conciliazione giudiziale in un’altra causa. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il suo ricorso, stabilendo che un accordo transattivo, se formulato con un linguaggio ampio e onnicomprensivo, può effettivamente coprire anche pretese non esplicitamente menzionate in esso, impedendo così future azioni legali per gli stessi periodi.

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Requisito dimensionale e licenziamento: la Cassazione

Una lavoratrice, licenziata per presunta condotta irrispettosa, otteneva in Appello un’indennità basata su un licenziamento sproporzionato. La Corte di Cassazione ha però annullato la decisione, evidenziando che il giudice di merito non aveva correttamente verificato il requisito dimensionale dell’azienda, ovvero il numero esatto di dipendenti. Tale accertamento è fondamentale per determinare la tutela applicabile. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione.

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Risarcimento danno: inerzia e valutazione equitativa

L’erede di un lavoratore, demansionato per anni, si è visto ridurre il risarcimento danno a causa dell’inerzia del defunto. La Cassazione ha chiarito che l’inattività del dipendente non costituisce concorso di colpa, ma rientra tra i criteri di valutazione equitativa del giudice. Inoltre, ha accolto il ricorso sulla liquidazione delle spese legali, confermando che il giudice deve sempre pronunciarsi d’ufficio su di esse.

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Calcolo spese legali: valore causa e aumento onorari

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 23649/2025, ha respinto il ricorso di alcuni lavoratori agricoli riguardante il calcolo delle spese legali. I giudici hanno stabilito che, ai fini della liquidazione, il valore della causa si determina in base alle prestazioni economiche richieste (come indennità di disoccupazione) e non diventa ‘indeterminato’ solo per la presenza di una domanda accessoria come la reiscrizione negli elenchi. La Corte ha inoltre confermato che il giudice d’appello aveva correttamente tenuto conto dell’aumento percentuale previsto per la difesa di più assistiti.

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Evasione contributiva: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione ha stabilito che la mancata comunicazione dei redditi all’INPS da parte di alcuni avvocati, tenuti a iscriversi alla Gestione Separata, configura una semplice omissione e non una evasione contributiva. La decisione si basa sul fatto che i professionisti avevano presentato la dichiarazione dei redditi, un elemento che, secondo i giudici, esclude l’intento fraudolento di occultare l’obbligazione contributiva, necessario per qualificare la condotta come evasione. L’ente previdenziale aveva impugnato la sentenza d’appello che aveva già declassato l’inadempimento a omissione, ma il suo ricorso è stato respinto.

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Decadenza contratti a termine: la Cassazione chiarisce

Un lavoratore impugnava una serie di contratti di somministrazione a termine. La Corte d’Appello dichiarava la decadenza dall’impugnazione per quasi tutti i contratti. La Cassazione ha ribaltato la decisione, chiarendo che, per effetto della proroga introdotta dal D.L. 225/2010, il nuovo e più breve termine di decadenza contratti a termine è entrato in vigore solo dal 31 dicembre 2011. Pertanto, l’impugnazione del lavoratore era tempestiva per tutti i rapporti di lavoro.

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Locazione non abitativa transitoria: la guida completa

Una società produttrice di calcestruzzo aveva stipulato un contratto di locazione di un anno per un opificio. I giudici di merito avevano considerato valida la durata breve, qualificando il contratto come ‘locazione non abitativa transitoria’ a causa della limitata disponibilità dell’immobile da parte della locatrice. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che il carattere transitorio deve dipendere oggettivamente dalla natura temporanea dell’attività del conduttore, e non dalle esigenze soggettive del locatore. Di conseguenza, la clausola sulla durata annuale rischia di essere nulla e sostituita con quella legale di sei anni.

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Decadenza lavoratori agricoli: quando inizia il termine?

Una lavoratrice agricola, cancellata dagli elenchi annuali, si è vista rigettare l’impugnazione perché tardiva. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, chiarendo che il termine di decadenza per i lavoratori agricoli non decorre da comunicazioni informali, come una richiesta di restituzione di indennità, ma esclusivamente dalla pubblicazione ufficiale del provvedimento di cancellazione sul sito dell’ente previdenziale. Questa sentenza rafforza la certezza del diritto per i lavoratori del settore.

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Indebito oggettivo: P.A. e recupero stipendi

La Corte di Cassazione ha stabilito che la Pubblica Amministrazione ha il dovere di recuperare le maggiori retribuzioni corrisposte a dipendenti in base a una progressione di carriera successivamente annullata da una sentenza definitiva. In questo caso di indebito oggettivo, la buona fede dei lavoratori non è sufficiente a escludere l’obbligo di restituzione, poiché prevale il principio di ripristino della legalità violata. Eventuali conflitti tra giudicati non impediscono l’azione di recupero se uno di essi ha già modificato in modo definitivo la situazione giuridica.

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Incentivo funzioni tecniche: quando sorge il diritto?

Una società di gestione infrastrutture ha negato un incentivo a un dipendente, sostenendo l’applicazione di un regolamento aziendale non favorevole. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che per l’incentivo per funzioni tecniche, il regolamento applicabile è quello in vigore al momento del conferimento dello specifico incarico al lavoratore, non alla data di stipula del contratto d’appalto generale. La decisione conferma il diritto del dipendente al compenso.

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Provvigioni stornate: onere della prova per l'agenzia

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società di assicurazioni che richiedeva la restituzione di provvigioni stornate a un ex subagente. La Corte ha stabilito che, sebbene il diritto alla restituzione possa derivare dalla legge, spetta alla società preponente l’onere di provare in giudizio i fatti costitutivi della sua pretesa, come l’effettivo recesso dei clienti. La semplice presentazione di una copia di un documento, disconosciuta dalla controparte, non è sufficiente a tal fine.

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Certificati E101: quando sono vincolanti per l'INPS?

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso dell’INPS contro una società cooperativa. L’Istituto contestava un distacco transnazionale di lavoratori, ma la Corte ha ribadito che i certificati E101 sono vincolanti per l’INPS, che deve seguire una specifica procedura europea per contestarne la validità prima di poter richiedere i contributi in Italia.

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Minimale contributivo: No a deroghe peggiorative

Una società cooperativa ha impugnato un avviso di addebito per oltre un milione di euro per omessi versamenti contributivi. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che il minimale contributivo, basato sul CCNL delle organizzazioni più rappresentative, non può essere derogato in peggio da accordi aziendali. Inoltre, ha stabilito che le indennità di trasferta sistematiche costituiscono retribuzione imponibile e che i contributi sono dovuti anche per le assenze non giustificate da legge o contratto collettivo.

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Conflitto tra giudicati: la sentenza che annulla vince

Un dipendente pubblico, demansionato a seguito di una sentenza che annullava la sua promozione, si opponeva basandosi su un’altra sentenza favorevole successiva. La Cassazione ha affrontato il tema del conflitto tra giudicati, stabilendo che una sentenza costitutiva che annulla un atto crea una realtà giuridica irreversibile. Di conseguenza, la seconda sentenza era inefficace e il demansionamento legittimo, accogliendo il ricorso dell’Amministrazione.

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Rinuncia alla prescrizione: effetti nel giudizio

In una causa di divisione ereditaria, la Cassazione chiarisce che citare in giudizio i coeredi dopo la scadenza del termine per accettare l’eredità costituisce una rinuncia alla prescrizione del loro diritto, non una mera interruzione. Tale rinuncia ha effetti permanenti e impedisce di eccepire nuovamente la prescrizione.

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Giudicato esterno: le regole per l'eccezione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso con cui un’azienda tentava di far valere un giudicato esterno formatosi in corso di causa. La decisione ribadisce che la prova del passaggio in giudicato di una sentenza non può basarsi sul mero calcolo dei termini, ma richiede una formale attestazione di cancelleria. L’assenza di tale prova e la mancata trascrizione degli atti nel ricorso per cassazione hanno portato alla sua reiezione per violazione del principio di autosufficienza.

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Omissione contributiva: quando non è evasione

La Corte di Cassazione ha stabilito che la mancata iscrizione alla Gestione Separata e il tardivo pagamento dei contributi da parte di un professionista non configurano automaticamente evasione, ma una più lieve omissione contributiva. L’elemento chiave è l’assenza di un’intenzione fraudolenta di occultare i redditi, provata in questo caso dalla successiva dichiarazione fiscale che ha permesso all’ente previdenziale di calcolare il dovuto. La Corte ha quindi respinto il ricorso dell’ente, confermando l’applicazione delle sanzioni ridotte.

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Rinuncia al ricorso: spese legali e conseguenze

Una società di trasporti, dopo aver impugnato una sentenza sfavorevole in una causa di lavoro, ha presentato una rinuncia al ricorso. Nonostante la mancata adesione dei lavoratori, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del processo. La decisione chiarisce che la parte rinunciante deve comunque pagare le spese legali della controparte, poiché ha dato causa al giudizio. Tuttavia, non è tenuta al versamento del doppio contributo unificato, in quanto tale sanzione non si applica ai casi di rinuncia.

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Riduzione penale: quando il ricorso è inammissibile

Una società affittuaria di un ramo d’azienda ha impugnato in Cassazione la decisione della Corte d’Appello che aveva concesso solo una parziale riduzione della penale contrattuale per inadempimento. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che non può riesaminare nel merito le valutazioni fattuali dei giudici precedenti sulla congruità della riduzione penale. La decisione sottolinea che il ricorso in Cassazione deve basarsi su vizi di legittimità e non su un disaccordo riguardo l’equità della valutazione compiuta.

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