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Carmine Paul Alexander TEDESCO - Avvocato

Vittime del dovere: lo status è imprescrittibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16193/2025, ha rigettato il ricorso del Ministero dell’Interno, stabilendo un principio fondamentale per le vittime del dovere. La Corte ha confermato che la condizione di ‘vittima del dovere’ costituisce uno status giuridico permanente e, come tale, l’azione per il suo riconoscimento è imprescrittibile. Tuttavia, i singoli ratei delle prestazioni economiche correlate sono soggetti alla normale prescrizione. La decisione distingue nettamente tra il diritto allo status e il diritto alle singole prestazioni economiche periodiche.

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Ammissione al passivo: onere della prova del credito

Una società creditrice ha impugnato la decisione di un tribunale che aveva ammesso solo parzialmente il suo credito nel fallimento di un’altra società. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando un principio fondamentale: per l’ammissione al passivo di crediti bancari, come quelli derivanti da saldi di conto corrente, è il creditore a dover fornire la prova completa dell’intera evoluzione del rapporto, depositando tutti gli estratti conto. La documentazione incompleta determina il rigetto della domanda.

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Onere probatorio nel fallimento: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha annullato un decreto che escludeva un credito dal passivo fallimentare per indeterminatezza. Secondo la Corte, se la prova di una rinegoziazione del debito fallisce, il giudice non può rigettare l’intera richiesta ma deve quantificare il credito sulla base del contratto originario. La decisione chiarisce i principi sull’onere probatorio e sul vizio di motivazione quando la prova fornita dal creditore è incompleta.

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Abuso del diritto: quando il ricorso è inammissibile

Una società operante nel settore della vigilanza privata ha venduto un marchio a un prezzo notevolmente inferiore al suo valore di acquisto, generando una minusvalenza. L’Amministrazione Finanziaria ha contestato l’operazione come un caso di abuso del diritto. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso della società inammissibile, sottolineando che il suo ruolo non è rivalutare i fatti, ma verificare la corretta applicazione della legge. La Corte ha inoltre confermato che l’abuso del diritto può essere provato anche tramite presunzioni.

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Ordinaria amministrazione e concordato: la Cassazione

La Corte di Cassazione chiarisce i criteri per definire un atto di ordinaria amministrazione nel contesto di un concordato preventivo. Una società fornitrice ha visto il proprio credito, derivante da vendite a un’impresa in crisi, declassato da prededucibile a chirografario. La Corte ha stabilito che la valutazione deve basarsi sull’interesse della massa dei creditori. Un’operazione, anche se tipica per l’impresa, diventa straordinaria se rappresenta una scelta strategica che espone i creditori a nuovi rischi, richiedendo quindi l’autorizzazione del tribunale per la prededuzione.

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Crediti prededucibili: no continuità tra procedure

Un’impresa che aveva fornito servizi a una società in amministrazione giudiziaria si è vista negare il riconoscimento dei propri crediti prededucibili nella successiva procedura di amministrazione straordinaria della stessa società. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che non esiste continuità giuridica (consecutio) tra l’amministrazione giudiziaria, una misura di prevenzione antimafia, e l’amministrazione straordinaria, una procedura concorsuale. Data la diversità di natura e finalità, i crediti sorti nella prima non possono godere di priorità nella seconda.

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Distanza dal confine: l'errore sulla zona urbanistica

Una disputa sulla corretta distanza dal confine tra due proprietà viene risolta dalla Corte di Cassazione. La Corte ha annullato la decisione di merito che, basandosi su una perizia tecnica errata, aveva applicato le norme per le zone rurali a un immobile sito in zona urbana. La sentenza sottolinea la prevalenza dei documenti urbanistici ufficiali (concessioni edilizie, certificati) sulla consulenza tecnica per stabilire la normativa applicabile in materia di distanze.

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Notifica diretta atti tributari: valida senza raccomandata

Un contribuente ha impugnato una cartella di pagamento sostenendo di non aver mai ricevuto l’avviso di accertamento. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che la notifica diretta atti tributari eseguita dall’ufficio finanziario a mezzo posta e consegnata al portiere si perfeziona con la firma di quest’ultimo, senza necessità della successiva raccomandata informativa prevista per le notifiche a mezzo ufficiale giudiziario.

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Integrazione contraddittorio: errore del giudice

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di appello che dichiarava inammissibile un ricorso per mancata integrazione del contraddittorio. L’errore della corte di merito consisteva nell’aver ordinato di chiamare in causa una società che non solo era già parte del processo, ma era la stessa che aveva proposto l’appello. La Suprema Corte ha chiarito che l’ordine di integrazione del contraddittorio è nullo se rivolto a una parte già costituita, cassando la decisione e rinviando la causa al giudice di secondo grado.

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Definizione agevolata: stop al processo tributario

Una società di ristorazione, dopo aver impugnato un avviso di accertamento fino in Cassazione, ha aderito alla definizione agevolata prevista dalla legge. Avendo presentato la domanda e pagato integralmente le rate dovute, la Suprema Corte ha dichiarato estinto il giudizio per cessazione della materia del contendere. La decisione chiarisce che il corretto utilizzo della definizione agevolata chiude definitivamente la lite con il Fisco.

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Beneficio di inventario: quando il Fisco deve attendere

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17992/2025, ha chiarito i limiti alla riscossione dell’imposta di successione in caso di accettazione con beneficio di inventario. Sebbene l’Agenzia delle Entrate possa legittimamente calcolare e notificare l’imposta dovuta, non può pretenderne il pagamento fino alla conclusione della liquidazione dei debiti ereditari. La riscossione è possibile solo se, una volta pagati tutti i creditori, residui un attivo patrimoniale in favore dell’erede. La Corte ha quindi annullato la decisione precedente che aveva convalidato una cartella di pagamento senza verificare l’esito di tale liquidazione.

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Amministratore di fatto: chi impugna l'avviso?

Un avviso di recupero per crediti d’imposta, emesso nei confronti di una società, viene notificato a un individuo ritenuto l’amministratore di fatto. Quest’ultimo impugna l’atto, ma la Corte di Cassazione dichiara il suo difetto di legittimazione processuale. La sentenza ribadisce un principio consolidato: l’amministratore di fatto non può rappresentare la società in giudizio e impugnare atti fiscali a essa diretti, se esiste ed è identificabile un amministratore di diritto. La rappresentanza di fatto rileva solo in via sussidiaria. Di conseguenza, l’originario ricorso era inammissibile.

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Dichiarazione di esonero: i requisiti secondo la Cassazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione stabilisce che, ai fini della dichiarazione di esonero dalle spese di lite nei giudizi previdenziali, non è necessario specificare l’importo numerico del reddito. È sufficiente che il cittadino dichiari di rientrare nei limiti di legge, firmando personalmente l’autodichiarazione. La Corte ha accolto il ricorso di una cittadina, la cui dichiarazione era stata rigettata in appello per mancanza di dettagli, riaffermando il principio di semplificazione dell’accesso alla giustizia.

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Costi presunti: sì alla deduzione forfettaria

Una società e i suoi soci hanno impugnato avvisi di accertamento fondati su indagini finanziarie. La Corte di Cassazione, accogliendo parzialmente il ricorso, ha stabilito un principio fondamentale in materia di costi presunti. In caso di accertamento basato su prelevamenti bancari non giustificati, considerati ricavi occulti, il contribuente ha il diritto di vedersi riconosciuta una deduzione forfettaria dei costi di produzione. La Corte ha cassato la sentenza di merito che negava tale possibilità, rinviando il caso per una nuova determinazione del reddito imponibile.

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Notifica atti fiscali: urgenza e frode fiscale

Una società di persone e i suoi soci hanno impugnato avvisi di accertamento notificati durante la sospensione per la pandemia COVID-19. I giudici di merito avevano annullato gli atti, escludendo l’urgenza della notifica dato che un procedimento penale era già in corso. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che la gravità della condotta, qualificata come frode fiscale, costituisce di per sé un valido motivo di ‘indifferibilità ed urgenza’ per la notifica atti fiscali, a prescindere dallo stato delle indagini penali. Lo scopo della deroga è infatti quello di arginare i danni all’erario derivanti da condotte gravemente illecite.

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Cessione ramo d'azienda: i debiti e la prova

Una società acquirente di un ramo d’azienda si opponeva a un decreto ingiuntivo per debiti della cedente, sostenendo che non fossero relativi al ramo trasferito. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per vizi procedurali, confermando le decisioni dei giudici di merito. La pronuncia sottolinea l’impossibilità per la Suprema Corte di riesaminare i fatti e l’importanza del rigore formale nella formulazione dei motivi di ricorso in tema di cessione ramo d’azienda.

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Litisconsorzio necessario: nullità se manca la società

La Corte di Cassazione ha annullato un intero processo tributario a causa di un difetto di litisconsorzio necessario. L’Agenzia delle Entrate aveva accertato un reddito in capo a una presunta società di fatto tra due fratelli. Nonostante il rinvio al primo giudice per integrare il contraddittorio, la società non era stata chiamata in causa. La Corte ha dichiarato la nullità di tutti gli atti, rinviando la causa per un nuovo giudizio con la partecipazione di tutti i soggetti necessari.

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Prova del credito: limiti dell'atto pubblico

Una società creditrice ha tentato di far ammettere il proprio credito al passivo fallimentare di un’altra azienda, basando la prova del credito su una comunicazione del commissario giudiziale di una precedente procedura. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che tale documento, pur provenendo da un pubblico ufficiale, non costituisce prova legale del contenuto sostanziale del credito, ma solo della sua provenienza e dei fatti avvenuti alla presenza del pubblico ufficiale. La valutazione del merito del credito rimane quindi soggetta al libero apprezzamento del giudice.

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Rinuncia al ricorso: quando si estingue il processo

Una società S.r.l. impugna un decreto del Tribunale. Tuttavia, prima della decisione, presenta una rinuncia al ricorso, che viene accettata dalla controparte. La Corte di Cassazione, di conseguenza, dichiara l’estinzione del processo. Viene chiarito che, in caso di rinuncia accettata, non si applica il raddoppio del contributo unificato e le spese legali vengono compensate come concordato tra le parti.

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Merger Leveraged Buy Out: non è abuso del diritto

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 16567/2025, ha stabilito un importante principio in materia di Merger Leveraged Buy Out (MLBO). Un’operazione di acquisizione societaria con indebitamento, seguita da fusione, non costituisce abuso del diritto se, nonostante la permanenza dei vecchi soci, si verifica una modifica sostanziale dell’assetto di controllo (c.d. ‘change of control’). Nel caso di specie, l’ingresso di un nuovo socio con il 50% del capitale, a fronte dei vecchi soci che hanno ridotto la loro quota dal 50% al 25% ciascuno, è stato ritenuto un mutamento rilevante che giustifica l’operazione e la conseguente deducibilità degli interessi passivi.

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