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Carmine Paul Alexander TEDESCO - Avvocato

Atto abnorme: restituzione atti al PM è illegittima

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’ordinanza con cui un Giudice dell’udienza preliminare restituisce gli atti al Pubblico Ministero, ritenendo erroneamente necessaria la citazione diretta invece del rinvio a giudizio, costituisce un atto abnorme. Tale decisione provoca un’indebita regressione del procedimento. La Corte ha chiarito che la scelta del rito processuale si basa sulla legge in vigore al momento dell’esercizio dell’azione penale, non al momento della commissione del reato.

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Prove illecite: la Cassazione sulla loro utilizzabilità

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha affrontato il tema delle prove illecite nel processo penale. Il caso riguardava registrazioni audio-video effettuate da un privato cittadino di nascosto. La Corte ha stabilito che tali prove sono inutilizzabili se ledono in modo sproporzionato il diritto alla riservatezza, anche se raccolte per difendere un proprio diritto. La decisione rafforza il principio secondo cui l’accertamento della verità non può avvenire a discapito delle garanzie fondamentali dell’individuo.

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Riparazione ingiusta detenzione: il diritto al surplus

La Corte di Cassazione ha stabilito che spetta la riparazione per ingiusta detenzione anche senza una sentenza di assoluzione, qualora un periodo di custodia cautelare non sia stato computato nella pena definitiva. Il caso riguardava un individuo la cui detenzione, subita in un primo procedimento, non era stata detratta dalla condanna inflitta in un secondo giudizio per lo stesso reato. La Suprema Corte ha chiarito che il diritto al risarcimento sorge dal ‘surplus’ di restrizione della libertà, ossia da una detenzione patita in eccesso rispetto a quella dovuta, a prescindere dall’esito finale del processo.

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Traffico di influenze: la Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 29640/2025, ha annullato una condanna per traffico di influenze illecite, chiarendo la sottile differenza con la lecita attività di intermediazione. La decisione sottolinea l’importanza di provare l’effettiva intenzione di influenzare illecitamente un pubblico ufficiale e non la semplice vanteria di avere contatti.

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Revisione europea: no senza sentenza CEDU

Un uomo condannato in assenza ha richiesto la revisione europea della sua sentenza, lamentando la violazione del diritto a un equo processo. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che il rimedio previsto dall’art. 628-bis c.p.p. presuppone inderogabilmente una precedente sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) favorevole al ricorrente. Il rimedio non è estensibile ai cosiddetti ‘fratelli minori’, ovvero soggetti in situazioni analoghe ma privi di una pronuncia diretta della Corte EDU.

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Captatore Informatico: Cassazione sulle intercettazioni

Un individuo, in custodia cautelare per associazione mafiosa ed estorsione, ricorre in Cassazione contestando la legittimità delle prove raccolte tramite captatore informatico. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, fornendo un’importante analisi sui diversi regimi normativi che regolano l’uso di questo strumento investigativo. La sentenza chiarisce che per i reati di criminalità organizzata, la legge consente l’uso del captatore con un onere motivazionale meno stringente rispetto ad altri reati, confermando la validità delle intercettazioni e della misura cautelare.

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Sequestro di denaro: quando è sproporzionato?

Un individuo, trovato in possesso di stupefacenti e di una cospicua somma di denaro, ha presentato ricorso contro il sequestro preventivo dei suoi beni. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che la misura era legittima. La decisione si fonda sul principio del sequestro di denaro sproporzionato, evidenziando come la somma sequestrata fosse incompatibile con i redditi leciti dichiarati dall’indagato. La Corte ha sottolineato che la semplice emissione di fatture non costituisce prova di un’entrata economica reale se non accompagnata da prove di effettivo pagamento, e che le giustificazioni generiche sulla condivisione delle spese familiari non sono sufficienti a dimostrare la liceità dei fondi.

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Autonoma valutazione: la Cassazione chiarisce i limiti

Un individuo, accusato di associazione mafiosa, ha contestato un’ordinanza di custodia cautelare per presunta mancanza di autonoma valutazione da parte del giudice. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, specificando che un giudice può legittimamente adottare le argomentazioni del pubblico ministero, purché sia evidente un esame critico del materiale probatorio. La Corte ha inoltre stabilito che gli atti intimidatori subiti dall’indagato non sono sufficienti a escluderne l’appartenenza al sodalizio, potendo essere interpretati come conflitti interni al mondo criminale.

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Sospensione mandato d'arresto europeo: il caso guida

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo che chiedeva la sospensione del mandato d’arresto europeo per partecipare a un processo in Italia. La sentenza chiarisce che la necessità di presenziare a un procedimento nazionale non è una causa automatica di sospensione, la cui concessione rientra nella facoltà discrezionale del giudice e non è un diritto dell’imputato, specialmente in presenza di un concreto pericolo di fuga.

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Pena sostitutiva patteggiamento: appello inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo un patteggiamento per maltrattamenti, lamentava la mancata applicazione di una pena sostitutiva. La Corte chiarisce che tale motivo non rientra tra quelli consentiti dalla legge per impugnare un patteggiamento e che la pena sostitutiva patteggiamento deve essere oggetto di uno specifico accordo tra le parti, non potendo essere disposta d’ufficio dal giudice.

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Termine suppletivo impugnazione: no con rito abbreviato

La Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato che chiedeva il termine suppletivo impugnazione di 15 giorni. La Corte ha stabilito che chi sceglie il rito abbreviato è considerato ‘presente’ ai fini processuali, escludendo così l’applicazione del termine aggiuntivo previsto per gli assenti, anche se la richiesta del rito era anteriore alla Riforma Cartabia.

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Abuso edilizio pergotenda: la decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per abuso edilizio nei confronti di un privato che aveva installato una “pergotenda” sul proprio terrazzo. Secondo la Corte, la struttura, per dimensioni, materiali e chiusure laterali fisse, non rientrava nell’edilizia libera ma costituiva una nuova costruzione soggetta a permesso. La decisione chiarisce che, anche alla luce delle nuove normative, una pergotenda diventa illegale se crea uno spazio stabilmente chiuso, determinando un aumento di volume e un mutamento della destinazione d’uso del terrazzo.

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Pericolosità sociale: quando è attuale per la Legge?

La Cassazione ha confermato una misura di prevenzione basata sulla pericolosità sociale attuale di una donna legata a un clan mafioso. La sua pericolosità è stata ritenuta attuale nonostante il sequestro delle aziende, data la continuità dei suoi comportamenti illeciti dal 2012 al 2021, anche in assenza di condanne definitive per i reati più recenti.

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Mandato di arresto europeo: il ruolo di Eurojust

Un uomo si oppone alla sua consegna temporanea a uno Stato estero in esecuzione di un mandato di arresto europeo, lamentando l’incompatibilità di un giudice e l’illegittima modifica dei termini di consegna. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, specificando che l’incompatibilità è motivo di ricusazione e non di nullità, e che Eurojust può legittimamente facilitare l’accordo sulle modalità della consegna, confermando la validità della procedura di cooperazione giudiziaria.

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Bancarotta fraudolenta: la guida alla sentenza

La Corte di Cassazione conferma una condanna per bancarotta fraudolenta a carico di un amministratore per la distrazione di beni sociali. Si chiarisce che la mancata giustificazione della destinazione dei beni mancanti costituisce prova della distrazione. Tuttavia, la sentenza viene annullata con rinvio per una nuova valutazione sulle attenuanti generiche, negate con motivazione apparente dalla corte d’appello.

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Risarcimento del danno: annullata sentenza in appello

Un uomo, condannato per tentato omicidio, aveva risarcito la vittima con una somma di denaro accettata da quest’ultima. La Corte d’Appello aveva negato l’attenuante specifica per il risarcimento del danno, considerandolo solo ai fini delle attenuanti generiche. La Corte di Cassazione ha annullato questa decisione, stabilendo che il giudice di merito deve motivare adeguatamente perché il risarcimento non sia ritenuto integrale ed effettivo, prima di poter escludere l’attenuante specifica. La semplice accettazione da parte della vittima non è vincolante per il giudice.

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Continuazione tra reati: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per il riconoscimento della continuazione tra reati, anche ‘per gruppi’. La sentenza sottolinea che, per ottenere il beneficio, l’imputato deve allegare elementi specifici e concreti che dimostrino un unico disegno criminoso iniziale, non essendo sufficienti indizi generici come la vicinanza temporale o lo stato di tossicodipendenza.

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Fatture inesistenti e dolo: analisi della Cassazione

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di un amministratore per l’utilizzo di fatture inesistenti. La sentenza chiarisce che il pagamento parziale di una fattura non basta a provarne la veridicità, specialmente in presenza di un fornitore fittizio e di numerose irregolarità. È stato ritenuto sussistente il dolo e non è stata applicata la causa di non punibilità per tenuità del fatto, data la rilevanza dell’imposta evasa.

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Concorso associazione mafiosa: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un soggetto in custodia cautelare per associazione mafiosa e narcotraffico. La sentenza chiarisce il concorso tra associazione mafiosa e quella dedita al traffico di stupefacenti, affermando che i due reati possono coesistere se le organizzazioni sono strutturalmente autonome. Vengono inoltre convalidate le intercettazioni tramite captatore informatico e confermata la presunzione di adeguatezza della custodia in carcere per i reati di mafia.

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Affidamento in prova negato: la valutazione del giudice

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un detenuto a cui era stato negato l’affidamento in prova al servizio sociale. Nonostante la buona condotta in carcere e un’offerta di lavoro, la Corte ha ritenuto corretta la decisione del Tribunale di Sorveglianza. La presenza di procedimenti penali recenti per fatti violenti, una problematica di alcolismo non risolta e un contesto familiare ritenuto inidoneo hanno portato a una prognosi negativa sulla rieducazione. La sentenza sottolinea che, per la concessione dell’affidamento in prova, non basta l’assenza di elementi ostativi, ma servono prove concrete di un cambiamento profondo e un basso rischio di recidiva.

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