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Carmine Paul Alexander TEDESCO - Avvocato

Clausola risolutiva espressa: la nullità per genericità

La Corte di Cassazione ha confermato la nullità di una clausola risolutiva espressa in un contratto di appalto di servizi perché formulata in modo generico. Il caso riguardava un’azienda ospedaliera che aveva risolto un contratto con un consorzio di imprese basandosi su una clausola che faceva un vago riferimento a “speciali motivi di inadempienza previsti dalla normativa vigente”. La Corte ha stabilito che tale clausola, per essere valida, deve specificare quali inadempimenti possono portare alla risoluzione automatica del contratto. La sua genericità la rende nulla, e tale nullità può essere rilevata d’ufficio dal giudice. Di conseguenza, la risoluzione del contratto è stata ritenuta illegittima, confermando il diritto dell’impresa al risarcimento del danno.

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Reperibilità notturna: quando è orario di lavoro?

Una cooperativa sociale si opponeva a una richiesta di contributi da parte dell’ente previdenziale per mancata retribuzione di straordinario notturno. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 23845/2025, ha stabilito che la reperibilità notturna con obbligo di permanenza in azienda è a tutti gli effetti ‘orario di lavoro’ secondo la normativa europea. Tuttavia, non deve essere automaticamente retribuita come straordinario. La retribuzione, anche se prevista da CCNL come indennità, deve rispettare i principi costituzionali di proporzionalità e sufficienza. La Corte ha quindi cassato la sentenza precedente, rinviando il caso al giudice di merito per una nuova valutazione sulla congruità della retribuzione.

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Responsabilità socio società cancellata: no a IVA

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’erede di un ex socio non risponde dei debiti IVA di una società estinta. La decisione si fonda sulla specifica normativa fiscale dell’epoca, che limitava la responsabilità socio società cancellata alle sole imposte sui redditi, escludendo l’IVA, e afferma la prevalenza della legge speciale tributaria su quella generale civilistica.

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Caparra confirmatoria: restituzione e risoluzione

Un’ordinanza della Cassazione chiarisce i diritti dell’acquirente in caso di inadempimento del venditore in un contratto preliminare immobiliare. Se il contratto viene risolto, la restituzione della caparra confirmatoria versata è sempre dovuta, anche se richiesta dopo l’atto di citazione. La Corte ha stabilito che la richiesta di restituzione non è una domanda nuova e tardiva, ma una conseguenza diretta dello scioglimento del vincolo contrattuale, distinguendola dalla richiesta del doppio della caparra, che è invece incompatibile con l’azione di risoluzione.

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Attribuzione spese legali: la correzione d'ufficio

La Corte di Cassazione ha corretto d’ufficio una propria ordinanza per un errore materiale, consistente nella mancata disposizione della attribuzione spese legali in favore del difensore dichiaratosi antistatario. L’ordinanza chiarisce che il procedimento di correzione ha natura amministrativa, pertanto non comporta una condanna alle spese per nessuna delle parti, in quanto non si configura una situazione di soccombenza.

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Avviso accertamento per relationem: quando è valido?

Una contribuente ha impugnato un avviso di accertamento basato ‘per relationem’ su un verbale della Guardia di Finanza non prodotto in giudizio. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, affermando la legittimità di un avviso di accertamento per relationem. La Corte ha chiarito che spetta al contribuente l’onere di contestare specificamente i fatti e le motivazioni riportate nell’atto, anche se derivanti dal documento esterno. La mancata contestazione specifica rende i fatti pacifici, sanando la mancata produzione del documento richiamato.

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Successione nel contratto: quando si trasferiscono gli oneri

Una società di gestione stradale ha citato in giudizio un’azienda agricola per canoni di concessione non pagati. L’azienda, avendo acquistato l’attività da un precedente proprietario, ha negato la propria responsabilità. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione d’appello, stabilendo che in un caso di successione nel contratto di concessione, l’obbligo di pagamento è personale e non si trasferisce automaticamente senza un formale atto di subentro, rigettando così il ricorso della società stradale.

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Responsabilità capofila ATS: il caso in Cassazione

Una società capofila di un’Associazione Temporanea di Scopo (ATS) è stata condannata a restituire i fondi pubblici ricevuti a causa dell’inadempimento di altre imprese associate. La Corte di Cassazione ha confermato la sua piena responsabilità contrattuale per l’adempimento di tutte le obbligazioni previste dal bando di finanziamento, inclusa la fase post-formazione. L’ordinanza ha inoltre chiarito che, in caso di obbligazione solidale, non sussiste litisconsorzio necessario se l’azione è promossa contro un solo debitore.

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Perfezionamento notifica: la data di consegna conta

Una società impugna una sentenza di primo grado, ma la Corte d’Appello dichiara il ricorso inammissibile perché notificato oltre i termini. La Cassazione interviene, chiarendo che ai fini del perfezionamento notifica per il ricorrente, conta la data di consegna dell’atto all’ufficiale giudiziario e non quella di ricezione da parte del destinatario. La sentenza d’appello viene quindi annullata con rinvio.

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Disconoscimento firma: quando è valido senza denuncia?

Un contribuente, ritenuto responsabile per i debiti fiscali di un’associazione sportiva, ha contestato l’accertamento effettuando il disconoscimento della firma sui documenti chiave. La Corte di Cassazione ha chiarito che tale atto non richiede una denuncia penale per essere valido. Il giudice di merito aveva errato ignorando il disconoscimento e basando la decisione proprio sui documenti contestati. La Corte ha quindi annullato la sentenza, rinviando il caso per un nuovo esame che applichi correttamente la procedura di verificazione della scrittura privata.

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Sospensione termini impugnazione: automatica con istanza

Una società sportiva ha impugnato avvisi di accertamento dopo aver presentato istanza di adesione senza però partecipare al contraddittorio. Le corti di merito hanno dichiarato il ricorso tardivo. La Cassazione ha chiarito che la sospensione termini impugnazione di 90 giorni è un effetto automatico della presentazione dell’istanza, a prescindere dal comportamento successivo del contribuente, garantendo così la certezza del diritto.

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Prova presuntiva: ASD e attività commerciale

La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di merito che aveva escluso la natura commerciale di un’associazione sportiva dilettantistica. L’errore del giudice di secondo grado è stato quello di valutare gli indizi in modo isolato, senza applicare il principio della “convergenza del molteplice”, fondamentale in tema di prova presuntiva. La Corte ha ribadito che una serie di elementi, sebbene non decisivi singolarmente, possono complessivamente dimostrare la reale natura imprenditoriale di un ente formalmente non-profit.

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Azioni edilizie alternative: la scelta è irrevocabile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 23819/2025, ha ribadito il principio secondo cui le azioni edilizie alternative, ovvero la risoluzione del contratto e la riduzione del prezzo per vizi della cosa venduta, sono tra loro incompatibili. Una volta che l’acquirente ha scelto una via tramite domanda giudiziale, tale scelta diventa irrevocabile e non può essere modificata in un successivo giudizio. Nel caso di specie, un’acquirente che aveva già ottenuto una riduzione del prezzo in un primo procedimento, non ha potuto successivamente chiedere la risoluzione del contratto per gli stessi vizi.

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Definizione agevolata coobbligato: effetti sul Fisco

Un’associazione sportiva ha impugnato un avviso di accertamento fiscale. Durante il ricorso in Cassazione, un soggetto coobbligato ha aderito alla “rottamazione quater”. L’ordinanza interlocutoria analizza l’impatto di questa definizione agevolata coobbligato sul processo in corso. La Corte ha sospeso la decisione, rinviando il caso a nuovo ruolo in attesa di una pronuncia delle Sezioni Unite su una questione simile, ovvero se l’adesione alla rottamazione comporti l’immediata estinzione del giudizio o solo la sua sospensione fino al completo pagamento.

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Responsabilità direttore lavori: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione conferma la condanna di un direttore dei lavori per gravi vizi in un’opera di ristrutturazione. L’ordinanza chiarisce che la responsabilità del direttore lavori, in quanto prestazione d’opera intellettuale, è soggetta alla prescrizione ordinaria decennale e non ai brevi termini di decadenza e prescrizione previsti per l’appalto. La Corte ha rigettato tutti i motivi di ricorso, inclusi quelli procedurali sulla nullità degli atti e sulla prova della qualità di eredi dei committenti originari, e ha confermato il diniego della manleva assicurativa a causa di specifiche clausole di esclusione.

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Appello inammissibile: no a eccessivo formalismo

In un caso riguardante un decreto ingiuntivo per forniture grafiche, un appello era stato dichiarato inammissibile per genericità. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che non si può dichiarare un appello inammissibile sulla base di un eccessivo formalismo. È sufficiente che l’atto individui chiaramente le questioni contestate e le relative critiche alla sentenza di primo grado, senza la necessità di formule sacramentali. La causa è stata rinviata per un nuovo esame nel merito.

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Indennità di occupazione e risoluzione del contratto

Un contratto preliminare di vendita immobiliare viene risolto per inadempimento del venditore. Nonostante ciò, la Cassazione conferma che il promissario acquirente, avendo avuto la disponibilità anticipata del bene, è tenuto a versare un’indennità di occupazione. Questa non è un risarcimento del danno, ma un’obbligazione restitutoria derivante dall’efficacia retroattiva della risoluzione, volta a riequilibrare le posizioni patrimoniali delle parti.

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Litispendenza: no tra opposizione a precetto e decreto

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che dichiarava la litispendenza tra un’opposizione a decreto ingiuntivo e una precedente opposizione a precetto. La Corte ha stabilito che le due azioni hanno finalità e oggetti diversi: la prima contesta il merito del credito, la seconda il diritto all’esecuzione forzata. La decisione errata del tribunale avrebbe reso definitivo il decreto ingiuntivo, violando il diritto di difesa. Di conseguenza, il caso è stato rinviato al tribunale di merito per la prosecuzione.

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Disconoscimento firma: responsabilità amministratore

Un individuo, ritenuto responsabile per i debiti fiscali di un’associazione sportiva, ha ottenuto l’annullamento della sentenza a suo carico grazie al disconoscimento della firma sui documenti societari. La Corte di Cassazione ha stabilito che il semplice disconoscimento formale priva il documento di valore probatorio, obbligando la controparte a chiederne la verificazione. La Corte ha chiarito la netta differenza tra questo istituto e la più complessa querela di falso, affermando che il giudice non può ignorare il disconoscimento. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.

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Valutazione delle prove: Cassazione su appalto e CTU

In una controversia su un contratto di appalto per la fornitura di serramenti, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza d’appello per carente valutazione delle prove. La Corte ha ritenuto che il giudice di merito avesse acriticamente accettato il valore irrisorio indicato da una CTU per una fornitura, senza confrontarlo con le fatture e senza fornire una motivazione adeguata sulla palese discrepanza. L’ordinanza sottolinea l’obbligo del giudice di esaminare tutti i fatti decisivi e di motivare in modo logico le proprie conclusioni probatorie.

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