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Carmine Paul Alexander TEDESCO - Avvocato

Litisconsorzio necessario: Cassazione annulla sentenza

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza in materia fiscale a causa della violazione del principio del litisconsorzio necessario. La controversia, relativa a un avviso di accertamento per redditi di partecipazione emesso nei confronti di una socia di una s.a.s. estinta, si era svolta senza la partecipazione di tutti i soci. La Corte ha stabilito che nei contenziosi sui redditi delle società di persone, la presenza in giudizio della società e di tutti i soci è obbligatoria. Di conseguenza, ha dichiarato la nullità dell’intero procedimento e ha rinviato la causa al giudice di primo grado per un nuovo esame, previa integrazione del contraddittorio.

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Compenso professionale avvocato: come si calcola?

Un avvocato si opponeva alla riduzione del proprio compenso da 92.000 a 24.000 euro in sede di ammissione al passivo fallimentare. La Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che il calcolo del compenso professionale avvocato deve basarsi sul valore effettivo della controversia (il cosiddetto ‘disputatum’) e non sul valore della domanda iniziale, qualora quest’ultimo risulti manifestamente sproporzionato. L’iscrizione della notula nei bilanci della società è stata ritenuta irrilevante ai fini della prova del credito nel fallimento.

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Società di comodo: onere della prova del contribuente

Una società agricola, qualificata come ‘società di comodo’ per non aver superato il test di operatività relativo all’anno d’imposta 2006, ha presentato ricorso in Cassazione. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che, per quell’annualità, il contribuente aveva l’onere di dimostrare l’esistenza di circostanze oggettive e straordinarie che giustificassero il mancato raggiungimento dei ricavi minimi presunti. Il ricorso è stato considerato un tentativo non consentito di riesaminare nel merito i fatti già valutati nei gradi precedenti.

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Notifica PEC cartella pagamento: quando è valida?

La Corte di Cassazione ha stabilito la validità della notifica PEC di una cartella di pagamento anche se inviata da un indirizzo non presente nei registri pubblici e con un file PDF non firmato digitalmente. Il ricorso di una società, che lamentava questi vizi formali, è stato respinto. Secondo la Corte, ciò che conta è la chiara identificabilità del mittente (l’agente di riscossione) e l’assenza di un reale pregiudizio al diritto di difesa del contribuente. La mancata apertura della mail per problemi tecnici del destinatario non inficia la validità della notifica già perfezionatasi.

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Onere della prova fallimento: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5003/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società contro la propria dichiarazione di fallimento. Il caso verteva sull’onere della prova fallimento, ovvero sulla responsabilità di dimostrare di non possedere i requisiti per essere assoggettati alla procedura concorsuale. La società aveva prodotto bilanci non depositati e altra documentazione contabile ritenuta inattendibile sia dal Tribunale che dalla Corte d’Appello. La Cassazione ha ribadito che l’onere della prova grava sul debitore e che la valutazione sull’attendibilità dei documenti è un giudizio di merito non sindacabile in sede di legittimità, confermando così la decisione dei giudici precedenti.

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Utili extracontabili: onere della prova del socio

Un ex socio di una S.r.l. è stato oggetto di un accertamento fiscale per utili extracontabili relativi a un anno in cui deteneva il 50% della società. Nonostante avesse ceduto le quote prima dell’approvazione del bilancio, la Corte di Cassazione ha confermato l’accertamento. La decisione si basa sulla presunzione di distribuzione dei profitti ai soci nelle società a ristretta base, sottolineando che l’onere di provare la mancata percezione di tali utili grava sul contribuente stesso. La cessione delle quote in un momento successivo non è risultata sufficiente a superare questa presunzione.

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Accertamento bancario: la prova spetta al socio

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un contribuente, socio e legale rappresentante di una società, contro un avviso di accertamento basato su versamenti bancari non giustificati. L’ordinanza chiarisce che in caso di accertamento bancario, l’onere di provare la natura non imponibile delle somme versate sul proprio conto corrente ricade interamente sul contribuente. Non è sufficiente affermare che i fondi provengano da prelievi societari; è necessaria una prova analitica e specifica che superi la presunzione legale di reddito prevista dalla normativa fiscale.

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Visto di conformità infedele: chi è competente?

Un professionista è stato sanzionato per un visto di conformità infedele dall’ufficio delle entrate locale del contribuente. La Corte di Cassazione ha confermato la nullità dell’atto, chiarendo che la competenza esclusiva spetta alla Direzione Regionale del domicilio fiscale del professionista, non a quella del suo assistito.

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Onere della prova fallimento: la contabilità inattendibile

Una società in liquidazione, dichiarata fallita, ha presentato ricorso sostenendo un errore nel calcolo dei debiti. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, non per l’errore di calcolo, ma perché la documentazione contabile della società era palesemente inattendibile e contraddittoria. La Corte ha ribadito che l’onere della prova per dimostrare di non essere fallibile grava sull’imprenditore, che deve fornire documentazione chiara e affidabile.

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Compensazione spese processuali: quando è illegittima?

Un avvocato, costretto a fare causa al Ministero della Giustizia per un compenso inadeguato, si vede negare il rimborso delle spese legali perché il Ministero non si è difeso. La Cassazione interviene stabilendo che la compensazione spese processuali non può basarsi sulla sola contumacia della controparte, riaffermando il principio che chi vince ha diritto al rimborso dei costi sostenuti.

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Onere della prova: Cassazione su movimentazioni bancarie

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 5005/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un contribuente contro un avviso di accertamento basato su movimentazioni bancarie non giustificate. La Corte ha ribadito che l’onere della prova grava sul contribuente, il quale deve fornire indicazioni concrete e documentate per superare la presunzione legale di reddito. Le giustificazioni generiche sono state ritenute insufficienti, confermando che il giudizio di Cassazione non può riesaminare i fatti del merito.

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Visto di conformità infedele: l'ufficio competente

Un professionista ha apposto un visto di conformità infedele su una dichiarazione dei redditi. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5014/2025, ha confermato che la competenza a sanzionare non spetta all’ufficio locale del contribuente, bensì alla Direzione Regionale del domicilio fiscale del professionista stesso. La cartella di pagamento è stata quindi annullata per incompetenza.

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Onere della prova fallimento: chi deve dimostrarlo?

Un’imprenditrice individuale, dichiarata fallita, ha contestato la decisione sostenendo di non rientrare nei limiti dimensionali previsti dalla legge. A sostegno della sua tesi, ha prodotto unicamente le proprie dichiarazioni fiscali. La Corte di Cassazione, confermando le sentenze precedenti, ha ribadito un principio fondamentale: l’onere della prova nel fallimento, per dimostrare la non fallibilità, grava interamente sul debitore. Documenti di formazione unilaterale, come le dichiarazioni dei redditi, se non supportati da altre scritture contabili o prove verificabili, sono ritenuti inidonei a tale scopo. Di conseguenza, il ricorso dell’imprenditrice è stato dichiarato inammissibile.

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Visto infedele: la competenza dell'ufficio è cruciale

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5013/2025, ha annullato una cartella di pagamento emessa nei confronti di un professionista per l’apposizione di un visto infedele. Il motivo della decisione risiede nell’incompetenza territoriale dell’ufficio dell’Agenzia delle Entrate che ha emesso l’atto. La Corte ha stabilito che la competenza non si basa sul domicilio del contribuente, ma su quello del professionista che ha commesso la violazione, confermando un orientamento consolidato.

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Visto di conformità infedele: competenza territoriale

Un professionista è stato sanzionato per un visto di conformità infedele. La Corte di Cassazione ha confermato l’annullamento della sanzione perché emessa da un ufficio territorialmente incompetente. La sentenza chiarisce che la competenza spetta alla Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate del luogo in cui ha domicilio fiscale il professionista, data la natura punitiva della sua responsabilità, e non quella del contribuente.

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Visto di conformità infedele: la competenza territoriale

La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di visto di conformità infedele, l’unico ufficio competente a irrogare la sanzione al professionista è la direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate del domicilio fiscale del professionista stesso, e non l’ufficio locale del contribuente. Un atto emesso da un ufficio incompetente è da considerarsi illegittimo e, pertanto, nullo.

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Aliquota Irap promotore finanziario: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che un promotore finanziario deve essere soggetto all’aliquota IRAP ordinaria del 4,25% e non a quella maggiorata prevista per banche e società finanziarie. La decisione si fonda sia sull’interpretazione della normativa regionale toscana, che non include i promotori nelle categorie soggette a maggiorazione, sia sull’efficacia vincolante di una precedente sentenza (giudicato) tra le stesse parti che aveva già risolto la medesima questione. Di conseguenza, l’avviso di accertamento dell’Agenzia delle Entrate, che applicava l’aliquota Irap promotore finanziario maggiorata, è stato annullato.

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Diffida ad adempiere: la Cassazione decide su appalto

In una controversia relativa a un contratto di appalto, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza d’appello che aveva ignorato una diffida ad adempiere inviata dal committente all’appaltatore. La Corte ha stabilito che la diffida è un fatto decisivo e che, in caso di accuse reciproche di inadempimento, il giudice deve valutare il comportamento di entrambe le parti in modo globale e unitario, senza isolare singole condotte. La mancata considerazione della diffida ha viziato la motivazione della sentenza, portando al suo annullamento con rinvio.

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Visto infedele: competenza territoriale e sanzioni

Un professionista ha contestato una cartella di pagamento per un visto infedele. La Corte di Cassazione ha confermato l’annullamento della cartella, stabilendo che la competenza a irrogare sanzioni spetta alla Direzione Regionale del domicilio fiscale del professionista, non all’ufficio locale del contribuente. La decisione ribadisce un fondamentale principio di competenza territoriale.

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Visto di conformità infedele: competenza e sanzioni

In un caso riguardante un visto di conformità infedele, la Corte di Cassazione ha stabilito che la competenza per irrogare la sanzione al professionista spetta alla Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate del domicilio fiscale del professionista stesso, e non all’ufficio territoriale del contribuente. La Corte ha ribadito che questa competenza è inderogabile, data la natura punitiva della sanzione. Di conseguenza, l’atto emesso dall’ufficio incompetente è stato dichiarato nullo.

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