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Carmine Paul Alexander TEDESCO - Avvocato

Modifica sostanziale impianto: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per il legale rappresentante di una società che gestiva un depuratore, per aver effettuato una modifica sostanziale impianto senza la necessaria autorizzazione. La Corte ha ribadito la natura permanente del reato, che cessa solo con il ripristino della situazione o con il rilascio dell’autorizzazione. La sentenza è stata annullata solo per un ricalcolo della pena.

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Ordine di demolizione: ricorso inammissibile se generico

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due privati contro un ordine di demolizione per un immobile abusivo. La Corte ha stabilito che l’appello era generico e non contestava in modo specifico le prove presentate in giudizio, le quali dimostravano che la richiesta di condono edilizio si riferiva a un immobile diverso da quello oggetto della demolizione. La decisione sottolinea l’importanza di formulare ricorsi specifici che affrontino direttamente le motivazioni della sentenza impugnata.

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Impugnazione sentenza non luogo a procedere: Appello

Un procuratore ha presentato ricorso diretto in Cassazione contro una sentenza di non luogo a procedere. La Corte ha riqualificato il ricorso, stabilendo che in caso di impugnazione di una sentenza di non luogo a procedere, l’unico strumento corretto è l’appello. La Cassazione ha chiarito che, a seguito delle riforme legislative, tali sentenze sono appellabili esclusivamente davanti alla Corte d’Appello e non tramite ricorso per saltum, trasferendo di conseguenza gli atti al giudice competente.

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Utilizzabilità chat criptate: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato contro un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per reati legati al narcotraffico. La difesa contestava l’utilizzabilità chat criptate ottenute dalla Francia tramite un Ordine di Investigazione Europeo (O.I.E.), lamentando violazioni procedurali e del diritto di difesa. La Corte ha confermato la piena utilizzabilità delle chat, qualificandole come prove documentali e ritenendo che l’identificazione dell’indagato come utente del dispositivo fosse supportata da un quadro indiziario solido e coerente, basato sulla sovrapposizione tra i contenuti delle chat e le attività di sorveglianza tradizionali.

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Associazione a delinquere: quando la condotta è reato

La Corte di Cassazione conferma la condanna per un soggetto accusato di partecipazione in un’associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico. La sentenza chiarisce che anche ruoli apparentemente secondari, come quello di accompagnatore e fornitore di veicoli, possono costituire un contributo penalmente rilevante, se inseriti in un rapporto stabile e fiduciario con i vertici del sodalizio. Il ricorso dell’imputato, basato sulla presunta marginalità del suo apporto e sulla mancata conoscenza della disponibilità di armi, è stato rigettato in quanto la sua condotta è stata ritenuta una piena e consapevole messa a disposizione a favore del gruppo criminale.

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Ordine europeo di indagine: prove valide dall'estero

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato contro una misura cautelare basata su dati da telefoni criptati, acquisiti tramite Ordine europeo di indagine da un’autorità francese. La sentenza chiarisce che tale acquisizione costituisce circolazione di prove tra procedimenti e non una nuova intercettazione. Pertanto, le prove sono utilizzabili in Italia, presumendone la legittimità, a meno che non sia provata una violazione dei diritti fondamentali della difesa.

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Prescrizione reato: la Cassazione annulla condanna

Un uomo, condannato per violenza a pubblico ufficiale e porto d’armi, ricorre in Cassazione. La Suprema Corte dichiara la prescrizione del reato di porto d’armi, annullando parzialmente la sentenza e rideterminando la pena. Confermata, invece, la condanna per la violenza, ritenendo legittimo l’operato degli agenti che lo avevano fermato di notte con un coltello.

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Rilascio Certificazioni Uniche: basta il cassetto fiscale

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5020/2025, ha rigettato il ricorso di un imprenditore accusato di omesso versamento di ritenute. Il punto cruciale della decisione riguarda il concetto di “rilascio certificazioni uniche” ai dipendenti. La Corte ha stabilito che, ai fini della configurabilità del reato, non è necessaria la consegna materiale del documento. L’inserimento della Certificazione Unica nel cassetto fiscale del lavoratore, consultabile sul sito dell’Agenzia delle Entrate, è considerato una prova idonea e sufficiente del suo rilascio, integrando così il presupposto del reato.

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Revisione della condanna: nuove prove non decisive

Due soggetti condannati per rapina hanno richiesto la revisione della condanna basandosi sulla scoperta di nuove prove (impronte e DNA) appartenenti a terzi, trovate vicino all’auto usata per il colpo. La Corte di Cassazione ha dichiarato la richiesta inammissibile. La motivazione risiede nel fatto che le nuove prove, pur indicando la presenza di altre persone, si riferivano a una fase successiva alla rapina, ovvero l’incendio dell’auto. Pertanto, non sono state ritenute ‘decisive’ per demolire il quadro probatorio originario, fondato sul riconoscimento da parte di un testimone oculare.

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Abuso di potere: quando l'azione disciplinare è lecita

Un Presidente di un Ordine dei Medici è stato accusato di abuso di potere per aver costretto un dottore a dimettersi da un centro sanitario concorrente attraverso azioni disciplinari. La Corte di Cassazione ha confermato l’assoluzione, stabilendo che l’esercizio di poteri disciplinari legittimi, anche se esercitati con fermezza, non integra il reato di concussione se non è accompagnato dalla minaccia di un danno ingiusto e illegittimo.

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Ricorso tardivo estradizione: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso contro una sentenza che concedeva l’estradizione di un cittadino verso uno Stato estero. La decisione si fonda sul mancato rispetto del termine di 15 giorni per l’impugnazione. Il caso in esame, incentrato su un ricorso tardivo estradizione, chiarisce che il termine decorre dalla lettura in udienza della sentenza con motivazione contestuale, confermando la rigidità delle scadenze processuali in materia.

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Correzione errore materiale: guida alla procedura

La Corte di Cassazione, con un’ordinanza, ha disposto la correzione di un errore materiale in una sua precedente sentenza. La decisione originaria aveva annullato una condanna per più capi d’imputazione, ma per una svista ne aveva omesso uno nel dispositivo. L’ordinanza reintegra il capo mancante, chiarendo l’effettiva portata della decisione e mostrando l’applicazione pratica della procedura di correzione errore materiale prevista dal codice.

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Bancarotta preferenziale: dolo e concorso dell'extraneus

La Corte di Cassazione conferma la responsabilità per bancarotta preferenziale di un creditore che aveva ricevuto un bene immobile da un socio, poi fallito, di una società di fatto. La sentenza analizza gli elementi indiziari sufficienti a dimostrare la consapevolezza del creditore riguardo l’esistenza della società e lo stato di difficoltà finanziaria del debitore, elementi che integrano il dolo del reato.

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Appello patteggiamento: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro una sentenza di patteggiamento per il reato di peculato. Il ricorrente contestava la sua qualifica di “pubblico ufficiale”, ma la Corte ha stabilito che l’appello patteggiamento è consentito solo se l’errore di qualificazione giuridica è manifesto ed evidente dagli atti, condizione non riscontrata nel caso di specie.

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Art. 420-quater c.p.p.: doppio termine prescrizione

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di non doversi procedere per un errore nel calcolo del termine finale delle ricerche dell’imputato. Secondo la Suprema Corte, in base all’art. 420-quater c.p.p., tale termine deve essere pari al doppio della prescrizione ordinaria del reato, e non calcolato con criteri diversi. Nel caso di specie, per un reato con prescrizione di 6 anni, il termine corretto per le ricerche è stato fissato a 12 anni.

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Continuità normativa: abuso d'ufficio e reati P.A.

Un ex amministratore pubblico, condannato per traffico di influenze illecite, ha presentato ricorso per la revoca della sentenza a seguito dell’abrogazione del reato di abuso d’ufficio. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo il principio di continuità normativa tra la norma abrogata e il nuovo delitto di indebita destinazione di denaro, confermando così la sussistenza del reato-fine e la validità della condanna.

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Associazione mafiosa: gravi indizi e custodia cautelare

La Corte di Cassazione ha confermato la misura della custodia cautelare in carcere per un individuo accusato di partecipazione ad associazione mafiosa. La decisione si basa su gravi indizi di colpevolezza, come la partecipazione a riunioni del clan, il coinvolgimento in attività estorsive e l’infiltrazione nell’economia legale tramite il ‘superbonus’. Il ricorso, che contestava la valutazione degli elementi indiziari, è stato dichiarato inammissibile perché mirava a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. La Corte ha ribadito la validità della doppia presunzione legale che impone il carcere per reati di associazione mafiosa, salvo prove concrete di rescissione del legame con il sodalizio.

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Imputazione coatta: quando è abnorme e annullabile

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di imputazione coatta emessa da un GIP. Il provvedimento è stato ritenuto ‘abnorme’ perché riguardava fatti per i quali era già intervenuta un’archiviazione, senza che il pubblico ministero avesse richiesto e ottenuto la riapertura delle indagini. Secondo la Corte, un simile ordine viola la procedura, costringendo il PM a compiere un atto nullo e creando una stasi del procedimento, configurando così un’ipotesi di abnormità per carenza di potere.

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Ammissione al passivo confisca: quando è valida?

Una società, cessionaria di crediti bancari garantiti da ipoteca, ha presentato istanza di ammissione al passivo su beni confiscati. Il Tribunale ha dichiarato l’istanza inammissibile perché tardiva. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, stabilendo che la domanda non può essere considerata tardiva se il credito e la buona fede del creditore sono già stati accertati da un precedente provvedimento giudiziario. L’accertamento giurisdizionale già avvenuto prevale sulla successiva scadenza di un termine procedurale per la presentazione della domanda di ammissione al passivo confisca.

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Errore materiale spese legali: la Cassazione corregge

La Corte di Cassazione, con un’ordinanza, ha corretto un proprio precedente provvedimento per un errore materiale. Nello specifico, la Corte aveva omesso di liquidare le spese legali in favore della parte civile, pur essendo questa risultata vittoriosa nel giudizio. Riconoscendo la svista come un errore materiale che causava un ingiusto nocumento, la Corte ha disposto l’integrazione della sentenza, condannando la parte soccombente al pagamento delle spese legali sostenute dalla parte civile, quantificate in € 3.686,00.

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