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Carmine Paul Alexander TEDESCO - Avvocato

Contributo di solidarietà: la Cassazione nega il potere

Una Cassa previdenziale privata ha imposto un contributo di solidarietà sulla pensione di un iscritto. La Corte di Cassazione ha dichiarato l’appello della Cassa inammissibile, confermando che solo la legge statale può introdurre prelievi obbligatori, ribadendo i limiti dell’autonomia degli enti previdenziali privati.

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Esenzione IMU abitazione principale: no per le società

Una società si è vista negare il diritto all’esenzione IMU per un immobile adibito a residenza del proprio amministratore. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5445/2025, ha confermato che l’esenzione IMU abitazione principale è un beneficio riservato esclusivamente alle persone fisiche che sono proprietarie dell’immobile e vi risiedono, escludendo categoricamente le persone giuridiche come le società.

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IMU leasing risoluzione: chi paga dopo il contratto?

Una società finanziaria ha impugnato un avviso di accertamento IMU relativo a immobili in leasing. Il contratto era stato risolto per inadempimento, ma l’utilizzatore non aveva restituito i beni. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di IMU e leasing con risoluzione contrattuale, la soggettività passiva del tributo torna in capo al locatore dal momento della risoluzione stessa, indipendentemente dalla mancata riconsegna fisica dell’immobile. La decisione si fonda sul principio che il presupposto dell’imposta per l’utilizzatore è l’esistenza del contratto, non la mera detenzione materiale del bene.

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Contributo solidarietà: illegittimo se imposto da Casse

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una Cassa di previdenza professionale contro un suo pensionato, confermando l’illegittimità del contributo di solidarietà imposto autonomamente dall’ente. La Suprema Corte ha ribadito che solo la legge statale può introdurre prelievi obbligatori sulle pensioni, in base al principio di riserva di legge. Ha inoltre stabilito che il diritto alla restituzione delle somme si prescrive in dieci anni. La Cassa è stata condannata anche per lite temeraria.

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Esenzione IMU A/10: la Cassazione conferma il no

Una contribuente ha richiesto l’esenzione IMU per un immobile accatastato come A/10 (ufficio), sostenendo di utilizzarlo come abitazione principale. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la classificazione catastale oggettiva è l’unico criterio valido. Poiché la categoria A/10 non è residenziale, non può beneficiare dell’esenzione IMU per l’abitazione principale, indipendentemente dall’uso effettivo. Per ottenere l’agevolazione, è necessario prima impugnare e modificare l’accatastamento dell’immobile.

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Accertamento catastale: la motivazione dell'Agenzia

Un proprietario di immobile, dopo aver aggiornato la planimetria catastale su richiesta del Comune, ha impugnato il successivo accertamento catastale dell’Agenzia delle Entrate che aumentava la rendita. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia, stabilendo che la motivazione dell’atto è sufficiente se basata sui dati forniti dal contribuente stesso e ha annullato la precedente sentenza d’appello per ‘motivazione apparente’, in quanto priva di una spiegazione logica sulla rideterminazione della categoria e della rendita.

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IMU leasing risolto: chi paga se l'immobile non torna?

Una società di leasing ha impugnato un avviso di accertamento IMU emesso da un Comune, relativo a un anno in cui il contratto di locazione finanziaria era stato risolto per inadempimento dell’utilizzatore, il quale non aveva però restituito l’immobile. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società, stabilendo che, in caso di IMU leasing risolto, la soggettività passiva dell’imposta torna in capo alla società locatrice dal momento della risoluzione contrattuale, a prescindere dalla materiale riconsegna del bene. La decisione si fonda sul principio che è il vincolo contrattuale, e non la mera detenzione materiale, a determinare chi debba pagare l’imposta.

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Documenti nuovi in appello: Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha chiarito che nel processo tributario è sempre possibile produrre documenti nuovi in appello, a differenza di altre prove. La Corte ha cassato la sentenza di una Commissione Tributaria Regionale che aveva erroneamente dichiarato inammissibili delle relazioni tecniche presentate per la prima volta in secondo grado dall’Agenzia delle Entrate in una controversia su accertamenti catastali. Secondo la Suprema Corte, i documenti sono ‘prove precostituite’ e la loro produzione è consentita senza limitazioni, a differenza delle ‘prove costituende’ (es. testimonianze), soggette a restrizioni.

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Motivazione accertamento catastale: la Cassazione

La Corte di Cassazione interviene sulla questione della motivazione dell’accertamento catastale. Una società proponeva una rendita catastale tramite procedura DOCFA, ma l’Agenzia Fiscale la rettificava aumentandola. I giudici di merito annullavano l’atto per carenza di motivazione. La Suprema Corte ha ribaltato la decisione, affermando che in caso di procedura avviata dal contribuente (DOCFA), l’obbligo di motivazione dell’accertamento catastale è soddisfatto con la semplice indicazione dei nuovi dati, non essendo necessaria una motivazione analitica come nelle revisioni d’ufficio.

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Rendita catastale impianto eolico: la motivazione

Una società che gestisce un impianto eolico ha contestato un accertamento sulla sua rendita catastale. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione della corte d’appello, favorevole alla società, perché basata su una motivazione apparente. Sebbene l’esclusione della torre eolica dal calcolo fosse corretta, la sentenza non spiegava adeguatamente la valutazione di altri elementi cruciali come il valore del suolo, le fondazioni e le spese tecniche, fondamentali per determinare la rendita catastale impianto eolico. Il caso è stato rinviato per un nuovo giudizio.

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Impugnazione contratto a termine: la Cassazione decide

Una lavoratrice, dopo una lunga serie di contratti a termine con una pubblica amministrazione, ha agito in giudizio per ottenere il risarcimento del danno da reiterazione abusiva. Sebbene vittoriosa in primo grado, la sua domanda è stata dichiarata inammissibile in appello e in Cassazione. Il motivo è stato il mancato rispetto del termine di decadenza per l’impugnazione contratto a termine. La Suprema Corte ha precisato che per contestare la successione illecita di contratti è necessario impugnare almeno l’ultimo rapporto entro i termini di legge, cosa che nel caso di specie non era avvenuta.

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Sopraelevazione in aderenza: la Cassazione decide

Una controversia tra vicini per una sopraelevazione in aderenza arriva in Cassazione. La Corte Suprema cassa la decisione d’appello che aveva erroneamente applicato un regolamento edilizio del 1996 a una costruzione del 1994. Il principio chiave affermato è che la legittimità di un’opera si valuta in base alle norme vigenti al momento della sua realizzazione, non a quelle successive. Il caso viene rinviato per un nuovo esame.

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Contributo di solidarietà illegittimo se senza legge

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una cassa di previdenza professionale, confermando l’illegittimità del contributo di solidarietà imposto a un pensionato. La Corte ha ribadito che qualsiasi prelievo patrimoniale deve avere un fondamento in una legge specifica, che in questo caso mancava. Inoltre, ha confermato la prescrizione decennale per la restituzione delle somme e ha sanzionato la cassa per abuso del processo.

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Compensi avvocati enti pubblici: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5457/2025, ha rigettato il ricorso di una legale contro un Comune in materia di compensi avvocati enti pubblici. La Corte ha stabilito che la determinazione del fondo per tali compensi è un atto discrezionale dell’amministrazione, e le relative controversie rientrano nella giurisdizione del giudice amministrativo, non di quello ordinario, trattandosi di interesse legittimo e non di diritto soggettivo.

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Rendita catastale retroattiva: quando è possibile?

Una società ha richiesto la correzione della propria rendita catastale per un errore di calcolo, domandandone l’applicazione retroattiva. L’Amministrazione Finanziaria ha rifiutato. La Corte di Cassazione ha stabilito che il rifiuto è sempre impugnabile. Tuttavia, ha chiarito che la rendita catastale retroattiva si applica solo se l’errore originario è imputabile all’Ufficio e non al contribuente. Nel caso di errore del contribuente, la rettifica ha efficacia solo per il futuro (ex nunc).

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Ruralità immobile A/8: sì se per agriturismo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5458/2025, ha stabilito un principio fondamentale in materia di ruralità immobile A/8. Anche una villa di lusso (categoria A/8) può ottenere il riconoscimento della ruralità, con i conseguenti benefici fiscali, se è utilizzata come struttura agrituristica. La Corte ha chiarito che il divieto di ruralità per gli immobili di lusso si applica solo quando questi sono destinati a uso abitativo, e non quando, come nel caso dell’agriturismo, sono strumentali all’attività agricola. La decisione è stata presa accogliendo il ricorso di un proprietario che aveva concesso in comodato la sua villa a una società agricola da lui stesso controllata per svolgere attività ricettiva.

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Motivazione accertamento DOCFA: quando è sufficiente

Una contribuente ha contestato un avviso di accertamento catastale seguito alla presentazione di una sua dichiarazione DOCFA, lamentandone la carenza di motivazione. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che, nel contesto della procedura DOCFA, se l’Agenzia delle Entrate non contesta i dati di fatto forniti dal contribuente ma si limita a una diversa valutazione tecnica (es. attribuzione di una classe differente), la motivazione dell’accertamento è soddisfatta con la semplice indicazione dei nuovi dati catastali, senza necessità di ulteriori dettagli.

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Ricorso inammissibile: Cassazione e autosufficienza

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile in materia di tassa automobilistica. L’appello del contribuente è stato respinto per carenza del principio di autosufficienza, in quanto non specificava adeguatamente i motivi di doglianza e tentava di ottenere un riesame del merito, non consentito in sede di legittimità. La decisione sottolinea la differenza tra errore di diritto e travisamento della prova, condannando il ricorrente al pagamento di sanzioni per abuso del processo.

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Interruzione prescrizione: vale la copia non firmata?

Un agente di polizia municipale ha agito contro il Comune per ottenere il pagamento del lavoro festivo. Il Comune ha eccepito la prescrizione del diritto. La controversia è giunta in Cassazione sulla validità, ai fini dell’interruzione prescrizione, di una lettera di messa in mora la cui copia prodotta in giudizio era priva di firma. La Corte di Cassazione ha stabilito che la produzione in giudizio della copia della lettera, unitamente all’avviso di ricevimento della raccomandata, crea una presunzione di corrispondenza con l’originale ricevuto, sufficiente a interrompere la prescrizione, salvo prova contraria a carico del destinatario.

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Rimborso iscrizione albo: no se c'è libera professione

Una dirigente biologa di un’azienda sanitaria pubblica ha chiesto il rimborso della tassa di iscrizione all’albo professionale. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5462/2025, ha respinto la richiesta, ribaltando la decisione della Corte d’Appello. La Suprema Corte ha stabilito che il rimborso iscrizione albo non è dovuto quando il professionista, pur in regime di esclusiva, ha la facoltà di svolgere attività libero-professionale. Poiché l’iscrizione non serve l’interesse esclusivo del datore di lavoro ma anche quello potenziale del dipendente, il costo resta a carico di quest’ultimo.

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