LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Carmine Paul Alexander TEDESCO - Avvocato

Distrazione delle spese: l'errore materiale va corretto

La Corte di Cassazione chiarisce che l’omissione della pronuncia sulla distrazione delle spese, richiesta dall’avvocato antistatario, costituisce un errore materiale. La Corte, accogliendo l’istanza di correzione, ha disposto l’integrazione del precedente provvedimento, sottolineando come la distrazione fosse una pronuncia obbligata a fronte della specifica richiesta. Questo caso evidenzia l’importanza del meccanismo di correzione per sanare sviste formali che non alterano la sostanza della decisione.

Continua »
Definizione agevolata: come estingue il processo

Un’associazione sportiva dilettantistica, dopo aver impugnato un avviso di accertamento fiscale fino in Cassazione, ha aderito alla definizione agevolata della lite. La Suprema Corte, preso atto della richiesta e del relativo pagamento, ha dichiarato l’estinzione del processo, estendendo gli effetti della definizione anche ai legali rappresentanti dell’ente, in quanto coobbligati. Le spese legali sono state compensate tra le parti.

Continua »
Esenzione IVA attività turistiche: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha negato l’esenzione IVA a una società cooperativa che organizza escursioni fluviali a scopo turistico. La Corte ha stabilito che tale servizio non rientra né nel “trasporto urbano” né nelle “visite a parchi” ai fini dell’esenzione IVA attività turistiche, poiché quest’ultima è riservata a enti senza scopo di lucro che perseguono finalità culturali e non a imprese commerciali.

Continua »
Revoca beneficio fallimento: quando nasce il credito?

La Corte di Cassazione ha stabilito che il credito derivante dalla revoca di un beneficio pubblico concesso a un’impresa è di natura concorsuale e va ammesso al passivo fallimentare, anche se il provvedimento formale di revoca interviene dopo la dichiarazione di fallimento. La Corte ha chiarito che il fatto costitutivo del credito non è l’atto di revoca, che ha natura meramente dichiarativa, ma il verificarsi dei presupposti per la restituzione (ad esempio, la mancata destinazione dei fondi), che sono anteriori al fallimento. Di conseguenza, il credito sorge ‘ex lege’ al momento dell’erogazione del beneficio, e la revoca funge solo da condizione per poter agire per il recupero. Questa interpretazione rafforza la posizione dell’ente erogatore nei confronti della massa dei creditori.

Continua »
Mutuo fondiario: superamento limite non è nullità

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5682/2025, ha stabilito che il superamento del limite di finanziabilità (solitamente l’80% del valore dell’immobile) in un contratto di mutuo fondiario non ne determina la nullità. Richiamando una precedente sentenza delle Sezioni Unite, la Corte ha chiarito che la norma sul limite di finanziabilità è una regola di condotta per la banca, posta a tutela della stabilità patrimoniale del sistema creditizio, e non una norma imperativa la cui violazione invalida il contratto. Di conseguenza, il ricorso dei debitori, che lamentavano proprio tale superamento, è stato rigettato.

Continua »
Definizione stragiudiziale lite: processo estinto

Una società di factoring, cessionaria di un credito IVA, si scontra con l’Amministrazione Finanziaria che nega parte del rimborso a causa di debiti della società cedente. Dopo un ricorso in Cassazione da parte dell’ente impositore, le parti raggiungono una definizione stragiudiziale della lite. La Corte Suprema dichiara quindi l’estinzione del processo per cessata materia del contendere, confermando la volontà delle parti di chiudere la disputa.

Continua »
Estinzione del Giudizio: la rinuncia al ricorso

Un Istituto di Credito aveva impugnato una decisione della Corte d’Appello relativa a una somma che doveva essere restituita da due clienti. Successivamente, sia la banca che i clienti hanno rinunciato reciprocamente ai rispettivi ricorsi pendenti dinanzi alla Corte di Cassazione. La Corte, prendendo atto delle rinunce e dell’accordo tra le parti sulle spese, ha dichiarato l’estinzione del giudizio, chiarendo che in questi casi non si applica la sanzione del raddoppio del contributo unificato.

Continua »
Rinuncia al ricorso: come evitare il doppio contributo

Una società cooperativa, dopo aver presentato ricorso in Cassazione, vi rinunciava. La Suprema Corte, con ordinanza, ha dichiarato l’estinzione del giudizio. La decisione chiarisce un importante aspetto fiscale: la rinuncia al ricorso, a differenza del rigetto o dell’inammissibilità, non comporta la condanna al pagamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, offrendo così un’importante lezione sulla gestione strategica del contenzioso.

Continua »
Cumulo interessi moratori: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un erede contro un istituto bancario in materia di un contratto di mutuo. La controversia verteva sulla presunta illegittimità del cumulo interessi moratori e corrispettivi, considerato usurario. La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile per genericità e per l’errata commistione di diversi motivi di impugnazione, confermando la decisione della Corte d’Appello e rendendo inefficace il ricorso incidentale della banca.

Continua »
Privilegio garanzia pubblica: esteso anche ai crediti SACE

La Corte di Cassazione ha stabilito che il privilegio garanzia pubblica, previsto dal D.Lgs. 123/1998, si estende anche ai crediti vantati da un ente garante a seguito dell’escussione di una garanzia su un finanziamento a un’impresa, poi fallita. La Corte ha riformato la decisione del tribunale di merito, che aveva negato il privilegio ritenendo che si applicasse solo a erogazioni dirette di denaro. Secondo i giudici di legittimità, la finalità pubblicistica di sostegno alle imprese giustifica un’interpretazione estensiva della norma, includendo anche le garanzie tra le forme di ‘finanziamento’ tutelate.

Continua »
Principio di soccombenza e motivi nuovi in Cassazione

Una società e i suoi garanti hanno perso una causa contro un istituto di credito per presunta usura. La Corte di Cassazione ha rigettato il loro ricorso, riaffermando due regole processuali fondamentali: il principio di soccombenza, secondo cui la parte che perde deve pagare le spese legali, e l’inammissibilità di introdurre per la prima volta in Cassazione questioni non discusse nei precedenti gradi di giudizio.

Continua »
Giudicato esterno: limiti e accertamento in fatto

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un debitore contro un istituto di credito. La Corte ha stabilito che la valutazione della Corte d’Appello, secondo cui diversi rapporti bancari erano confluiti in un unico conto corrente, costituisce un accertamento in fatto non sindacabile in sede di legittimità. Di conseguenza, l’applicazione del principio del giudicato esterno a tale rapporto unificato è stata ritenuta corretta, precludendo un nuovo esame del merito. È stata inoltre dichiarata inammissibile la costituzione in giudizio dell’erede del ricorrente, deceduto in corso di causa, per vizi procedurali.

Continua »
Rinuncia al ricorso in Cassazione: spese e contributo

Un cittadino rinuncia al ricorso in Cassazione contro un istituto di credito. La Corte, vista l’accettazione della controparte, dichiara estinto il giudizio. L’ordinanza chiarisce che in caso di rinuncia al ricorso accettata, non vi è condanna alle spese né obbligo di versare il doppio del contributo unificato.

Continua »
Ricorso incidentale inammissibile: requisiti di forma

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili sia il ricorso principale di un istituto di credito sia il ricorso incidentale di un suo cliente in una controversia finanziaria. La decisione sottolinea l’importanza dei requisiti formali degli atti di impugnazione, in particolare l’obbligo di includere una sommaria esposizione dei fatti nel ricorso incidentale, a pena di inammissibilità, senza possibilità di rinvio ad altri atti.

Continua »
Rinuncia all'impugnazione: chi paga le spese?

Un’ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che la rinuncia all’impugnazione non comporta automaticamente la compensazione delle spese legali. Anche se la rinuncia è motivata da un mutamento di giurisprudenza, la decisione sulla ripartizione dei costi processuali resta un potere discrezionale del giudice di merito. Nel caso specifico, il ricorrente che aveva rinunciato all’appello è stato comunque condannato a pagare le spese della controparte, e la Cassazione ha dichiarato il suo ricorso inammissibile.

Continua »
Prova cessione credito: onere e contestazione

La Cassazione chiarisce che la prova della cessione del credito spetta sempre al cessionario. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società che, non avendo fornito prova certa dell’atto di cessione, si era appellata al principio di non contestazione. La banca debitrice non era tenuta a contestare un fatto a lei non noto.

Continua »
Responsabilità conduttore: la prova dell'incendio doloso

Un’azienda conduttrice di un capannone, distrutto da un incendio di origine dolosa, è stata comunque ritenuta responsabile per i danni. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 5699/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso della società, ribadendo che la responsabilità del conduttore sussiste se non viene provato l’adempimento di tutti gli obblighi di custodia, come l’adeguamento alle normative antincendio. La prova del fatto del terzo non è sufficiente a esonerare il conduttore se questi è stato negligente.

Continua »
Collegamento negoziale tra mutuo e investimento: no

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società che sosteneva l’esistenza di un collegamento negoziale tra un contratto di mutuo e un successivo investimento finanziario. La Corte ha confermato la decisione di merito che escludeva tale collegamento a causa della mancanza di contemporaneità tra i due atti, ritenendo che il ricorso mirasse a una inammissibile rivalutazione dei fatti piuttosto che a una censura di legittimità.

Continua »
Prova presuntiva: quando basta a provare un credito?

Un cliente ottiene la nullità di un contratto bancario e la condanna dell’istituto di credito alla restituzione di somme, basata sulla presunzione di continuità dei pagamenti. La banca ricorre in Cassazione, evidenziando un’ammissione dello stesso cliente che smentiva tale continuità. La Suprema Corte accoglie il ricorso, affermando che l’ammissione è un fatto decisivo che invalida la prova presuntiva e rinvia la causa per una nuova valutazione.

Continua »
Rinuncia al ricorso: estinzione e spese legali

La Corte di Cassazione chiarisce i requisiti di validità ed efficacia della rinuncia al ricorso. Anche se presentata dal solo difensore e non accettata dalla controparte, la rinuncia estingue il giudizio. Tuttavia, il rinunciante è condannato al pagamento delle spese legali in base al principio di causalità. Il caso analizzato nasce da un’opposizione a un decreto ingiuntivo in materia bancaria.

Continua »