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Carmine Paul Alexander TEDESCO - Avvocato

Compensazione spese legali: la Cassazione decide

Un contribuente ottiene l’annullamento di una pretesa fiscale ma il giudice dispone la compensazione delle spese legali. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del contribuente, confermando la legittimità della compensazione. La decisione si fonda su un mutamento normativo (ius superveniens) che, sebbene non applicabile al merito della causa già deciso, costituisce una grave ed eccezionale ragione per derogare al principio della soccombenza e giustificare la compensazione spese legali.

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Ricorso per cassazione: inammissibile se non è chiaro

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una società fallita contro una decisione in materia di esecuzione immobiliare. Il motivo principale è la violazione dei principi di chiarezza e autosufficienza del ricorso per cassazione, in quanto l’atto presentato era confuso e non permetteva alla Corte di comprendere i fatti di causa senza consultare altri documenti. La sentenza ribadisce che l’appello deve essere redatto in modo chiaro e conciso, pena la sua inammissibilità.

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Giudizio di equità: no per bollette acqua e servizi

Un cittadino ha contestato un’ingiunzione per una bolletta idrica non pagata, eccependo la prescrizione. Il Giudice di Pace ha accolto l’opposizione. Il Tribunale, in appello, ha ritenuto il ricorso inammissibile, qualificando la prima decisione come un “giudizio di equità” dato il basso valore della causa. La Corte di Cassazione ha annullato questa decisione, stabilendo che le controversie su servizi pubblici, derivanti da contratti di massa e riguardanti diritti indisponibili, devono sempre essere decise secondo diritto, rendendo l’appello pienamente ammissibile.

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Impugnazione tardiva: la Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 5783/2025, ha rigettato il ricorso di una erede in una causa di divisione ereditaria. La ricorrente lamentava nullità procedurali successive a una sentenza non definitiva del 2008. La Corte ha stabilito che la mancata e tempestiva impugnazione di tale sentenza l’ha resa definitiva (passata in giudicato), sanando ogni vizio precedente e precludendo la contestazione di atti successivi che da essa dipendevano. Questa decisione sottolinea l’importanza di contestare tempestivamente ogni provvedimento giudiziario per non incorrere in una impugnazione tardiva.

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Voltura Catastale e Accettazione Tacita di Eredità

In una causa di divisione ereditaria, la Cassazione chiarisce i limiti della voltura catastale come prova dell’accettazione tacita di eredità. La Corte ha stabilito che, sebbene la voltura possa implicare accettazione, non è sufficiente affermare che sia stata presentata. È necessario provare chi l’ha richiesta e a quale titolo, specialmente se la circostanza è contestata. La sentenza di merito è stata annullata perché basata su un fatto erroneamente ritenuto non contestato, violando così l’onere della prova.

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Estinzione atipica: l'errore sul rimedio è fatale

La Corte di Cassazione ha stabilito che un’ordinanza di estinzione atipica del processo esecutivo, emessa per la tardiva produzione di documenti, deve essere impugnata con l’opposizione agli atti esecutivi e non con il reclamo. L’uso del rimedio errato ha comportato la dichiarazione di inammissibilità originaria dell’impugnazione, con la cassazione senza rinvio della sentenza d’appello e la definitiva chiusura della procedura esecutiva a danno del creditore.

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Ricorso per cassazione inammissibile: i requisiti

Una società di cantieristica navale ha presentato ricorso in Cassazione contro la decisione della Corte d’Appello che aveva revocato due decreti ingiuntivi a suo favore. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso per cassazione inammissibile a causa della sua esposizione confusa e della mancata specificità dei motivi, violando i requisiti procedurali essenziali. La decisione sottolinea che il ricorso non può limitarsi a richiedere una nuova valutazione dei fatti, ma deve confrontarsi puntualmente con la ratio decidendi della sentenza impugnata.

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Riscossione coattiva: sì al ruolo senza titolo esecutivo

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’ente pubblico che interviene per onorare una garanzia su un finanziamento privato, in caso di inadempimento del debitore, può procedere alla riscossione coattiva delle somme tramite iscrizione a ruolo, senza necessità di ottenere preventivamente un titolo esecutivo. La Corte ha chiarito che, con il pagamento e la surroga, il credito muta la sua natura da privatistica a pubblicistica, essendo finalizzato al recupero di risorse pubbliche. Questa trasformazione giustifica l’utilizzo degli strumenti di riscossione previsti per le entrate pubbliche.

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Inammissibilità del ricorso: quando la censura è oscura

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso presentato da una proprietaria contro la decisione del Tribunale in una causa di esecuzione forzata per la demolizione di opere edili. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso erano esposti in modo confuso, farraginoso e oscuro, impedendo di individuare le specifiche violazioni di legge contestate. La decisione sottolinea l’importanza fondamentale della chiarezza e della specificità nella redazione degli atti di impugnazione, pena, appunto, l’inammissibilità del ricorso stesso.

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Cessazione materia contendere: ricorso inammissibile

Un cittadino aveva impugnato in Cassazione una sentenza della Corte d’Appello. Tuttavia, prima della decisione, tutte le parti in causa hanno presentato un accordo congiunto, chiedendo la dichiarazione di cessazione della materia del contendere e la compensazione delle spese. La Corte di Cassazione, preso atto dell’accordo, ha dichiarato il ricorso inammissibile per sopravvenuta carenza di interesse, compensando integralmente le spese legali tra le parti.

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Interpretazione titolo esecutivo: guida alla sentenza

Un avvocato, creditore per spese legali in base a una sentenza della Corte dei conti, ha agito contro una delle nove Aziende Sanitarie condannate al pagamento, chiedendo l’intera somma. L’Azienda si è opposta, sostenendo che l’importo totale dovesse essere diviso tra le nove entità. La Corte di Cassazione ha confermato la corretta interpretazione del titolo esecutivo, stabilendo che la condanna era ‘pro quota’ e non per l’intero. La parola ‘ciascuno’ si riferiva ai quattro creditori, non ai nove debitori, come chiarito da un’analisi grammaticale e logica del testo della sentenza.

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Dichiarazione del terzo pignorato: oneri e doveri

Una società creditrice contesta la dichiarazione negativa resa dal terzo pignorato (un istituto di credito), il quale affermava l’inesistenza di fondi a causa di un precedente pignoramento. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile non per il merito della questione, ma per un vizio procedurale: la grave insufficienza nella descrizione dei fatti nel ricorso. La sentenza sottolinea l’importanza cruciale di redigere un ricorso per cassazione completo e specifico, pena l’impossibilità per la Corte di esaminare il caso. La questione centrale sulla corretta formulazione della dichiarazione del terzo pignorato in presenza di pignoramenti successivi resta quindi irrisolta in questa sede.

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Legittimazione attiva: chi può chiedere i danni?

Una proprietaria agisce in giudizio per danni da infiltrazioni al soffitto del proprio balcone, causati dal balcone sovrastante. La Corte di Cassazione conferma la decisione di merito che ha rigettato la domanda, poiché il danno interessava il ‘sottobalcone’, considerato di proprietà esclusiva del vicino del piano di sopra. Di conseguenza, alla proprietaria mancava la legittimazione attiva, ovvero il titolo per poter agire in giudizio a tutela di un bene non suo.

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Autosufficienza del ricorso: Cassazione inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso a causa della violazione del principio di autosufficienza del ricorso. Il ricorrente non aveva esposto in modo chiaro e completo i fatti processuali e le difese svolte nei precedenti gradi di giudizio, impedendo alla Corte di valutare la fondatezza dei motivi. La vicenda originava da un’opposizione a un precetto, in cui il debitore aveva eccepito in compensazione un controcredito maggiore, ottenendo ragione sia in primo grado che in appello. La decisione sottolinea l’importanza fondamentale della corretta redazione degli atti di impugnazione.

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Errore di fatto: quando la Cassazione non revoca

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per revocazione basato su un presunto errore di fatto. Il caso riguardava la responsabilità di un notaio per attività preparatorie a un rogito mai concluso. La Corte ha stabilito che la contestazione dei ricorrenti non riguardava una svista percettiva, ma un dissenso sulla valutazione giuridica della Corte, configurando un ‘error iuris’ e non un ‘errore di fatto’, motivo per cui il rimedio straordinario della revocazione non è applicabile.

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Errore di fatto revocatorio: quando è inammissibile

Una società agricola ha richiesto la revocazione di un’ordinanza della Cassazione, lamentando un errore di fatto revocatorio per una presunta contraddizione nel testo e per l’errata condanna alle spese. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che la presunta contraddizione era solo una descrizione delle tesi della parte, non una valutazione del giudice. Inoltre, ha chiarito che la contestazione sulle spese legali costituisce un errore di diritto (error iuris), non un errore di fatto, e quindi non può essere motivo di revocazione.

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Riscossione spese di giustizia: il termine non decade

Un debitore si era opposto a una cartella di pagamento per spese processuali, sostenendo che il diritto alla riscossione fosse decaduto per il mancato rispetto di un termine di un mese per l’iscrizione a ruolo. I tribunali di primo e secondo grado avevano accolto la sua tesi. La Corte di Cassazione, ribaltando la decisione, ha stabilito che il termine in questione non è perentorio. La mancata iscrizione a ruolo entro un mese non comporta la decadenza dal diritto alla riscossione spese di giustizia, poiché la norma è finalizzata a tutelare l’interesse dello Stato a una sollecita riscossione, non a creare un diritto per il debitore. Di conseguenza, l’opposizione del debitore è stata rigettata.

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Competenza per valore: la domanda riconvenzionale

Un’analisi sulla competenza per valore in un’opposizione all’esecuzione. La Cassazione chiarisce che la domanda riconvenzionale del creditore, se supera i limiti di valore, sposta la competenza dal Giudice di Pace al Tribunale, anche se proposta in risposta a un’eccezione di compensazione del debitore.

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Contributi avvocato G.O.T.: il caso alle Sezioni Unite

La Corte di Cassazione ha rimesso alle Sezioni Unite la questione relativa ai contributi previdenziali per un avvocato che ha svolto funzioni di Giudice Onorario di Tribunale (G.O.T.) tra il 2007 e il 2010. A causa di un vuoto normativo in quel periodo, è incerto se l’indennità percepita dovesse essere soggetta a contribuzione presso la Cassa Forense. La decisione è stata rinviata per risolvere un problema di rilevanza sistematica e per evitare un’assenza di tutela previdenziale, in contrasto con il principio di universalizzazione della copertura assicurativa.

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Competenza territoriale lavoratore: la guida completa

Un lavoratore, dopo aver ottenuto il riconoscimento del suo rapporto di lavoro subordinato, ha nuovamente citato in giudizio l’azienda per ottenere il versamento dei contributi previdenziali omessi a favore dell’ente previdenziale. È sorto un conflitto di competenza territoriale tra il Tribunale del luogo di lavoro e quello della sede dell’ente. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5799/2025, ha chiarito che tale azione non è una controversia previdenziale, ma un’azione risarcitoria in forma specifica derivante dal rapporto di lavoro. Di conseguenza, la competenza territoriale del lavoratore si determina secondo le regole delle controversie di lavoro (art. 413 c.p.c.), radicandosi presso il giudice del luogo in cui si svolgeva la prestazione lavorativa.

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