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Carmine Paul Alexander TEDESCO - Avvocato

Transfer pricing IRAP: la retroattività è legittima

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5913/2025, ha stabilito la piena legittimità dell’applicazione retroattiva delle regole sul transfer pricing IRAP. Il caso vedeva contrapposta l’Agenzia delle Entrate a una società per accertamenti relativi agli anni 2008 e 2009. La Corte ha chiarito che la Legge n. 147/2013 non ha introdotto una nuova norma, ma ha fornito un’interpretazione autentica, confermando che la disciplina sui prezzi di trasferimento si è sempre applicata ai fini IRAP, anche dopo la riforma del 2007. Di conseguenza, gli avvisi di accertamento emessi prima del 2013 sono stati ritenuti validi.

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Agevolazioni fiscali fondazioni: la prova richiesta

Una fondazione bancaria si è vista negare le agevolazioni fiscali dall’Amministrazione Finanziaria per gli anni d’imposta dal 1994 al 1998. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5914/2025, ha chiarito che per ottenere tali benefici non è sufficiente destinare gli utili a scopi sociali. La fondazione deve fornire la prova positiva che la sua attività prevalente sia di promozione sociale e culturale, e non la gestione, anche indiretta, della partecipazione nella società bancaria. L’onere della prova grava interamente sull’ente, che deve superare la presunzione di attività gestoria.

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Agevolazione fiscale fondazioni: quando è negata?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5915/2025, ha annullato la decisione di merito che concedeva un’agevolazione fiscale a una fondazione bancaria. I giudici hanno stabilito che, per beneficiare della riduzione d’imposta, non è sufficiente erogare fondi per scopi sociali, ma è necessario dimostrare di svolgere direttamente attività meritorie e di gestire il patrimonio in modo non imprenditoriale, fornendo una prova rigorosa che va oltre la semplice presentazione dei bilanci.

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Agevolazioni IRES fondazioni: no al beneficio senza attività

La Corte di Cassazione nega le agevolazioni IRES a una fondazione bancaria. Il beneficio fiscale spetta solo se l’ente dimostra di svolgere direttamente attività sociali, non limitandosi a gestire un patrimonio e a erogare fondi. La sentenza sottolinea l’onere della prova a carico della fondazione.

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Restituzione atti al PM: quando è un atto abnorme?

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di un giudice monocratico che aveva disposto la restituzione degli atti al PM in un processo per riciclaggio. Il giudice aveva erroneamente ritenuto mancante l’udienza preliminare, che invece si era regolarmente svolta. La Suprema Corte ha qualificato il provvedimento come ‘abnorme’ perché, in violazione delle norme procedurali, ha causato un’indebita regressione del procedimento a una fase già conclusa, creando una situazione di stallo processuale.

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Inammissibilità appello: quando i motivi sono generici

La Corte di Cassazione conferma l’inammissibilità di un appello contro una condanna per truffa. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi presentati, che non confutavano specificamente le prove e le argomentazioni della sentenza di primo grado. Questo caso ribadisce il rigido onere di specificità richiesto per le impugnazioni penali, in linea con le recenti riforme legislative.

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Occultamento scritture contabili: guida alla sentenza

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imprenditore condannato per occultamento scritture contabili. La sentenza chiarisce punti fondamentali sulla validità delle notifiche al difensore d’ufficio quando il domicilio eletto è inidoneo, sul momento in cui inizia a decorrere la prescrizione per questo reato permanente (la data dell’accertamento fiscale) e sulla necessità del consenso esplicito dell’imputato per l’applicazione di pene sostitutive in appello.

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Prescrizione reati tributari: il rinvio per difesa

La Corte di Cassazione ha annullato parzialmente una condanna per omessa dichiarazione, accogliendo il motivo relativo alla prescrizione reati tributari. La sentenza stabilisce che il rinvio dell’udienza concesso al nuovo difensore per preparare la difesa (termine a difesa) non sospende il decorso della prescrizione, portando all’estinzione del reato per decorso del tempo.

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Fatto di lieve entità: no se l'attività è organizzata

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio. La Corte ha escluso l’ipotesi di ‘fatto di lieve entità’ a causa della notevole quantità di droga (quasi 100g di cocaina), dell’uso di un appartamento dedicato e della presenza di strumenti per il confezionamento, elementi indicativi di un’attività stabile e organizzata, non di un episodio minore.

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Ricorso inammissibile: motivi nuovi in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile in materia di reati tributari. La sentenza stabilisce che non è possibile presentare motivi di ricorso nuovi in Cassazione se non sono stati precedentemente sollevati nei motivi di appello, confermando un principio consolidato della procedura penale. Di conseguenza, la ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Spaccio di droga: quando non è fatto di lieve entità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di droga, confermando che la qualificazione del reato come “fatto di lieve entità” richiede una valutazione complessiva di tutti gli indici, non solo della quantità di stupefacente. Nel caso specifico, l’organizzazione professionale dell’attività, la sua continuità e il ruolo dell’abitazione come punto di riferimento per gli acquirenti sono stati elementi decisivi per escludere il beneficio e confermare la condanna.

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Evasione Fiscale: Ricorso Inammissibile in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imprenditore condannato per evasione fiscale. Il caso riguardava una dichiarazione dei redditi infedele, con l’imputato che sosteneva l’irregolarità dell’accertamento fiscale e la natura ‘pro forma’ di alcune fatture. La Corte ha ribadito che le irregolarità formali degli accertamenti fiscali non invalidano le prove nel processo penale e che la valutazione dei fatti operata dai giudici di merito non è sindacabile in sede di legittimità se logicamente motivata.

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Omesso Versamento IVA: quando la crisi non esclude il dolo

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9136/2025, ha confermato la condanna per omesso versamento IVA a carico di un imprenditore. La difesa, basata su una presunta crisi di liquidità imprevedibile, è stata respinta. Secondo la Corte, le difficoltà economiche erano note da tempo e quindi prevedibili, pertanto l’imprenditore avrebbe dovuto accantonare le somme per l’IVA, configurando così il dolo necessario per il reato.

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Motivazione illogica: Cassazione annulla condanna

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per disturbo della quiete pubblica a carico della titolare di un bar. La decisione si fonda sulla manifesta motivazione illogica del giudice di merito, il quale aveva basato la condanna su testimonianze che lui stesso aveva definito inattendibili e contraddittorie. La Suprema Corte ha evidenziato come non si possa giungere a un’affermazione di colpevolezza partendo da premesse probatorie giudicate inaffidabili, rinviando il caso per un nuovo esame.

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Concorso di colpa: la responsabilità dell'automobilista

La Corte di Cassazione annulla, ai soli effetti civili, una sentenza di assoluzione per un automobilista coinvolto in un incidente mortale. Nonostante l’eccessiva velocità del motociclista deceduto, i giudici hanno ritenuto carente la motivazione della Corte d’Appello, che non ha valutato adeguatamente il concorso di colpa dell’automobilista per la sua manovra imprudente e la prevedibilità del comportamento altrui.

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Competenza territoriale: il luogo dell'accertamento

La Corte di Cassazione ha stabilito la competenza territoriale del Tribunale di Bolzano in un caso di reati tributari, rigettando l’ipotesi di connessione con reati più gravi commessi a Roma. In assenza di prove certe su altri criteri, prevale il luogo di accertamento dei fatti, come previsto dalla normativa sui reati fiscali.

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Sequestro preventivo: limiti del terzo interessato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9147/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un terzo interessato avverso un’ordinanza di sequestro preventivo. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: il terzo, estraneo al reato, non può contestare né l’esistenza dei presupposti del reato (fumus boni iuris) né la proporzionalità della misura cautelare. La sua difesa è limitata alla dimostrazione della propria effettiva titolarità del bene e all’assenza di collegamenti con l’indagato.

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Legittimazione del socio: no al ricorso per beni SRL

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un socio di minoranza contro il sequestro di beni intestati a due società. La sentenza sottolinea che la legittimazione del socio non è sufficiente per agire in giudizio a tutela del patrimonio sociale, poiché tale diritto spetta unicamente alla società stessa, rappresentata dal suo amministratore. Il ricorrente non aveva dimostrato di ricoprire tale carica.

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Particolare tenuità: irretroattività della legge penale

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un Procuratore contro un’assoluzione per resistenza a pubblico ufficiale. La decisione si basa sulla non punibilità per particolare tenuità del fatto, applicando la legge in vigore al momento del reato, più favorevole all’imputato, e riaffermando il principio di irretroattività della legge penale più severa.

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Giudizio di rinvio: i limiti alla domanda nuova

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9152/2025, ha rigettato il ricorso di un imputato, stabilendo principi chiari sui limiti del giudizio di rinvio. La Corte ha chiarito che non è possibile presentare domande nuove, come il riconoscimento della continuazione tra reati, se queste non rientrano nei punti specifici annullati dalla precedente sentenza di Cassazione. La richiesta, in tal caso, deve essere presentata al giudice dell’esecuzione. Inoltre, è stato confermato che la Corte d’appello può rigettare una richiesta di concordato e decidere nel merito nella stessa udienza se l’imputato ha formulato conclusioni subordinate, poiché ciò implica una rinuncia alla separazione delle fasi.

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