La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3459/2025, affronta il confine tra estorsione ed esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Il caso riguarda due individui che, agendo per conto di terzi, hanno usato violenza contro un imprenditore per recuperare un credito. La Corte ha qualificato il fatto come tentata estorsione, aggravata dal metodo mafioso, poiché gli aggressori non miravano solo a recuperare il debito, ma perseguivano un ingiusto profitto personale, pretendendo somme aggiuntive derivanti da bonus edilizi. La sentenza sottolinea che la ricerca di un’ulteriore finalità di profitto da parte dell’intermediario è l’elemento decisivo che distingue l’estorsione e profitto dall’esercizio arbitrario dei diritti.
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