LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Carmine Paul Alexander TEDESCO - Avvocato

Ricorso patteggiamento: i motivi ammessi in Cassazione

La Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso patteggiamento per un reato di droga. L’imputato lamentava la mancata motivazione sull’assoluzione, ma la Corte ha ribadito che i motivi di ricorso contro una sentenza di patteggiamento sono tassativi e limitati a vizi specifici, come quelli sulla volontà o sulla pena, escludendo questioni sulla responsabilità.

Continua »
Recidiva spaccio: la Cassazione e la pericolosità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per spaccio di stupefacenti. L’imputato sosteneva l’uso personale e contestava l’applicazione dell’aumento di pena per la recidiva. La Corte ha ritenuto le motivazioni infondate, evidenziando come la quantità di droga, il denaro rinvenuto e i numerosi precedenti specifici e non, dimostrassero chiaramente sia la finalità di spaccio sia la pericolosità sociale del soggetto, giustificando la valutazione sulla recidiva spaccio.

Continua »
Ingente quantità stupefacenti: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per traffico di droga. La Corte conferma che l’analisi a campione della sostanza è valida per determinare il principio attivo totale e ribadisce i criteri per configurare l’aggravante dell’ingente quantità stupefacenti, basandosi su peso complessivo, principio attivo e superamento delle soglie giurisprudenziali. La scelta del rito abbreviato preclude la richiesta di nuove perizie.

Continua »
Ricorso concordato in appello: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza di patteggiamento in appello. La Corte ha stabilito che il ricorso concordato in appello non può essere utilizzato per contestare la misura della pena concordata, come il mancato riconoscimento di attenuanti generiche, ma solo per vizi relativi alla formazione della volontà, al consenso del PM o all’illegalità della sanzione inflitta.

Continua »
Inammissibilità ricorso generico: la Cassazione

Un’ordinanza della Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità di un ricorso generico avverso una condanna per furto e reati alimentari. La Corte ha stabilito che la mancata indicazione specifica dei motivi di fatto e di diritto, come richiesto dall’art. 581 c.p.p., rende l’appello nullo, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Continua »
Trattamento sanzionatorio: motivazione della pena

Un soggetto ricorre in Cassazione contro una condanna per detenzione di stupefacenti, contestando sia l’attribuzione del reato sia il trattamento sanzionatorio, ritenuto eccessivo. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito. Viene ribadito il principio secondo cui l’obbligo di motivazione della pena da parte del giudice è più stringente quanto più ci si allontana dal minimo edittale, mentre può essere più sintetico, basandosi su elementi come le modalità del fatto e i precedenti penali, quando la pena si avvicina a tale minimo.

Continua »
Concordato in appello: limiti del ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi di tre individui condannati per reati legati agli stupefacenti. Per due di loro, la Corte ribadisce che il ricorso avverso una sentenza di concordato in appello non può basarsi su una generica contestazione della qualificazione giuridica, essendo i motivi di impugnazione strettamente limitati dalla legge. Per il terzo, la Corte ritiene infondata la doglianza sulla mancata perizia tossicologica, affermando che la prova della natura della sostanza poteva essere desunta da altri elementi, come il contenuto di conversazioni telefoniche, specialmente nel contesto di un giudizio abbreviato.

Continua »
Reato di lieve entità: no se la droga è tanta

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di sostanze stupefacenti, confermando l’esclusione del reato di lieve entità. La decisione si fonda sulla notevole quantità di cocaina detenuta (quasi 21 grammi), sull’elevata purezza (70,3%) e sul numero di dosi ricavabili (140), elementi che, uniti alla condizione personale dell’imputato, indicavano una significativa potenzialità diffusiva e un inserimento in circuiti criminali più ampi.

Continua »
Concorso coltivazione stupefacenti: ricorso generico

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per concorso in coltivazione di stupefacenti. Il ricorso è stato ritenuto generico perché non affrontava le prove a carico, come video e intercettazioni, che dimostravano la sua consapevole partecipazione alla cura di piante di cannabis illegali, occultate tra quelle legali.

Continua »
Finalità di spaccio: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un uomo condannato per detenzione di stupefacenti. La Corte ha ritenuto che le censure sulla finalità di spaccio contestassero la valutazione dei fatti, non ammissibile in sede di legittimità, confermando la decisione basata sulla quantità e modalità di detenzione della sostanza.

Continua »
Attenuanti generiche: limiti alla concessione massima

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato, confermando la decisione di non concedere le attenuanti generiche nella massima estensione. La scelta è stata giustificata dalla particolare gravità dei fatti (ingente trasporto di droga da parte di un agente di polizia penitenziaria) e dalla personalità del soggetto, ritenendo la motivazione del giudice di merito adeguata e priva di vizi logici.

Continua »
Sentenza non tradotta: quando è un diritto leso?

Un cittadino straniero è stato condannato per soggiorno irregolare. Ha impugnato la decisione lamentando una sentenza non tradotta e la violazione del principio del ‘ne bis in idem’. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, specificando che l’assenza di traduzione non è causa di nullità se non si dimostra un pregiudizio concreto al diritto di difesa, esercitato in Cassazione esclusivamente dal legale. Inoltre, ha chiarito che la permanenza illegale sul territorio dopo una precedente sentenza definitiva costituisce un nuovo reato, non coperto dal giudicato precedente.

Continua »
Furto venatorio: quando serve la querela per procedere

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4410 del 2025, ha rigettato il ricorso di un Procuratore Generale, confermando che il furto venatorio, se aggravato solo dall’esposizione alla pubblica fede, non è più procedibile d’ufficio ma richiede una querela. La Corte ha chiarito che, a seguito della Riforma Cartabia, l’appartenenza della fauna al patrimonio indisponibile dello Stato non costituisce di per sé un’aggravante autonoma tale da consentire la procedibilità d’ufficio, prevalendo la nuova disciplina sulla procedibilità a querela per l’ipotesi specifica contestata.

Continua »
Pena illegale: la Cassazione sui limiti del ricorso

La Corte di Cassazione interviene su un caso di guida in stato di ebbrezza, chiarendo la fondamentale distinzione tra “pena illegale” e “pena illegittima”. In una sentenza di patteggiamento, il ricorso del Procuratore è stato parzialmente respinto perché gli errori di calcolo della pena la rendono solo illegittima, ma non illegale e quindi non impugnabile. La Corte ha però annullato la sentenza per la mancata applicazione della sanzione accessoria obbligatoria della revoca della patente.

Continua »
Sospensione patente messa alla prova: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di estinzione del reato per esito positivo della messa alla prova, il giudice penale non può disporre la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente. Questa competenza, chiarisce la Corte, spetta esclusivamente al Prefetto. La sentenza annulla quindi la decisione di un tribunale che aveva imposto la sospensione della patente a un’imputata, ribadendo che la sospensione patente messa alla prova segue un percorso amministrativo e non giudiziale penale.

Continua »
Gratuito patrocinio: requisiti di ammissibilità

La Corte di Cassazione conferma che una domanda di gratuito patrocinio è inammissibile se manca dell’autocertificazione sul reddito o se l’identità del richiedente è incerta. La sentenza chiarisce che i poteri di indagine del giudice non possono sopperire a tali vizi di ammissibilità iniziali. Nel caso di specie, il ricorso di un detenuto, identificato solo tramite rilievi dattiloscopici, è stato respinto proprio perché l’incertezza sulla sua identità impediva le necessarie verifiche patrimoniali.

Continua »
Riparazione per ingiusta detenzione: quando non spetta

Un soggetto, assolto dall’accusa di utilizzo di fatture false, si è visto negare la riparazione per ingiusta detenzione. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, ritenendo che la sua condotta, qualificata come colpa grave (occultamento di somme di denaro), avesse contribuito a determinare l’adozione della misura cautelare nei suoi confronti, escludendo così il diritto all’indennizzo.

Continua »
Riparazione per ingiusta detenzione: quando è negata

Un soggetto, assolto dall’accusa di reati legati agli stupefacenti, si è visto negare la riparazione per ingiusta detenzione a causa della sua condotta. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, stabilendo che l’aver tenuto conversazioni telefoniche con linguaggio criptico, tali da generare un fondato sospetto di colpevolezza, costituisce una colpa grave che esclude il diritto al risarcimento, pur in presenza di una successiva sentenza di assoluzione.

Continua »
Molestie olfattive: condanna anche con autorizzazioni

La Corte di Cassazione conferma la condanna del titolare di un ristorante per il reato di getto pericoloso di cose a causa delle molestie olfattive prodotte dalla sua attività. La sentenza stabilisce che, anche in presenza di autorizzazioni, si applica il più severo criterio della “stretta tollerabilità” per proteggere la salute pubblica. Viene respinta la tesi difensiva sulla prescrizione e sull’errata valutazione delle prove, ribadendo che le emissioni maleodoranti, se superano una certa soglia, costituiscono reato.

Continua »
Omesso versamento contributi: quando è reato?

La Corte di Cassazione conferma la condanna per omesso versamento contributi a carico di un imprenditore, dichiarando il suo ricorso inammissibile. La sentenza ribadisce che i modelli UNIEMENS (ex DM10) costituiscono piena prova del pagamento degli stipendi e che una generica crisi di liquidità aziendale non è una scusante sufficiente per escludere la responsabilità penale.

Continua »