La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 25856/2024, ha stabilito che la mera successione di contratti a termine marittimi non è sufficiente a dimostrare un intento fraudolento del datore di lavoro. Il caso riguardava due lavoratori che contestavano la legittimità di numerosi rinnovi contrattuali. La Corte ha chiarito che, per configurare un abuso sanzionabile come frode alla legge, i lavoratori devono fornire prove aggiuntive (un 'quid pluris') oltre al numero e alla frequenza dei contratti. La decisione della Corte d'Appello, che aveva respinto le domande dei lavoratori per insufficienza di prove, è stata quindi confermata, in quanto la sua motivazione non è stata ritenuta 'apparente' ma fondata su una valutazione concreta degli elementi a disposizione.
Continua »