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Carmine Paul Alexander TEDESCO - Avvocato

Contraffazione grossolana: è reato? La Cassazione

Un uomo viene condannato per ricettazione e vendita di 44 accessori di moda contraffatti. In Cassazione, lamenta che la contraffazione grossolana dei prodotti dovesse escludere il reato. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile, ribadendo che il reato tutela la fede pubblica nei marchi, a prescindere dalla possibilità di ingannare l’acquirente. Viene confermata la condanna e l’irrilevanza della palese falsità dei beni.

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Elezione di domicilio: Cassazione chiarisce i requisiti

La Corte di Cassazione ha annullato una declaratoria di inammissibilità di un appello. La Corte d’Appello aveva ritenuto necessario un nuovo atto di elezione di domicilio successivo alla sentenza di primo grado. La Cassazione, richiamando una recente pronuncia delle Sezioni Unite, ha stabilito che è sufficiente un richiamo specifico a una precedente elezione di domicilio già presente agli atti, purché idonea a garantire la notifica. Il caso riguardava un imputato divenuto irreperibile dopo essere stato espulso dal territorio nazionale.

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Danno patrimoniale: la Cassazione e la truffa aggravata

Due dipendenti pubblici, condannati per truffa aggravata per aver falsamente attestato la loro presenza in servizio, hanno presentato ricorso in Cassazione sostenendo l’irrilevanza del danno economico, quantificato in 51 euro ciascuno. La Suprema Corte ha rigettato gran parte dei motivi, specificando che il concetto di danno patrimoniale in questi casi non si limita alla mera retribuzione indebitamente percepita, ma include anche il più ampio pregiudizio funzionale e organizzativo arrecato all’ente pubblico. Tuttavia, la Corte ha annullato con rinvio la sentenza d’appello su un punto cruciale: la mancata valutazione e motivazione riguardo la possibile applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.).

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Rescissione del giudicato: la detenzione lo giustifica

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza della Corte di Appello che negava la rescissione del giudicato a una persona condannata. La ricorrente, trovandosi agli arresti domiciliari per un’altra causa al momento della notifica della citazione a giudizio, non aveva avuto effettiva conoscenza del processo. La Cassazione ha stabilito che lo stato detentivo è una causa di incolpevole mancata conoscenza che prevale sulla regolarità formale della notifica, richiedendo una verifica della conoscenza effettiva del procedimento.

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Giudicato cautelare e sequestro: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione annulla un’ordinanza di sequestro, stabilendo che l’esclusione di un’aggravante mafiosa in un altro procedimento, pur non essendo vincolante, è un fatto nuovo che può superare il giudicato cautelare e deve essere valutato dal giudice del rinvio per la possibile revoca della misura.

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Ricettazione: dolo eventuale e pene sostitutive

La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di ricettazione, confermando la responsabilità di tre imputati. La sentenza chiarisce che per il reato di ricettazione è sufficiente il dolo eventuale, ovvero l’accettazione del rischio della provenienza illecita del bene. Due ricorsi sono stati dichiarati inammissibili, mentre per il terzo imputato la Corte ha annullato la sentenza con rinvio, limitatamente alla mancata valutazione della richiesta di applicazione di pene sostitutive, evidenziando una violazione procedurale.

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Appello generico: inammissibilità e conseguenze legali

La Corte di Cassazione ha confermato l’inammissibilità di un ricorso, ribadendo che un appello generico, che si limita a riproporre le tesi del primo grado senza criticare specificamente le motivazioni della sentenza impugnata, viola le norme procedurali. Il caso evidenzia come la mancanza di un confronto puntuale con le argomentazioni del giudice porti inevitabilmente alla declaratoria di inammissibilità, con condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

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Sequestro per equivalente: conti bloccati anche dopo

Due persone, indagate per truffa aggravata, si sono viste sequestrare un immobile per coprire il profitto del reato. Nonostante ciò, i loro conti correnti sono rimasti bloccati. La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità della misura, spiegando che nel caso di sequestro per equivalente, il vincolo può estendersi anche a somme di origine lecita accreditate successivamente, fino al raggiungimento dell’intero importo. La Corte ha inoltre chiarito che il giudice d’appello cautelare può integrare la motivazione del provvedimento di primo grado.

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Permesso premio: Cassazione sui reati ostativi

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di un Tribunale di Sorveglianza che negava un permesso premio a un detenuto per un reato ostativo. La Corte ha stabilito che, a seguito della riforma dell’art. 4-bis, il giudice non può basare il diniego solo sul passato criminale, ma deve condurre una valutazione completa e bilanciata, considerando anche il percorso rieducativo e le relazioni positive degli operatori carcerari per superare la presunzione di pericolosità.

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Interesse ad impugnare: no se occupi l'immobile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato contro un sequestro preventivo. La decisione si fonda sulla mancanza di un concreto interesse ad impugnare, poiché l’individuo occupava abusivamente l’immobile e non vantava alcuna posizione giuridica tutelata che gli desse diritto alla restituzione del bene in caso di annullamento del sequestro.

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Sabotaggio opere militari: i limiti del reato

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per un individuo accusato di incendio e sabotaggio di opere militari per aver appiccato il fuoco a due veicoli in una caserma. La Corte ha ritenuto che la motivazione del Tribunale fosse insufficiente a dimostrare la sussistenza del grave reato di sabotaggio, non avendo provato che l’intera struttura fosse stata resa inservibile, anche solo temporaneamente, per le sue funzioni militari.

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Sorveglianza speciale: limiti al lavoro fuori comune

Un individuo sottoposto a sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno ha richiesto l’autorizzazione a viaggiare per motivi di lavoro. La Corte di Cassazione ha confermato il diniego dei giudici di merito, stabilendo che, sebbene l’autorizzazione per lavoro sia ammissibile, non può essere concessa se la sua ampiezza rischia di vanificare la misura di prevenzione. La decisione si è basata sulla specifica pericolosità sociale del soggetto e sulla necessità di bilanciare il diritto al lavoro con le esigenze di sicurezza pubblica, ribadendo i criteri restrittivi per derogare alla sorveglianza speciale.

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Interesse ad impugnare: no al ricorso se occupi un immobile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2641/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso contro un sequestro preventivo. L’indagato, occupante abusivo dell’immobile sequestrato, è stato ritenuto privo di un concreto interesse ad impugnare, poiché non titolare di una posizione giuridica tutelata che gli darebbe diritto alla restituzione del bene in caso di annullamento del sequestro.

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Particolare tenuità del fatto: limiti per omesso IVA

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imprenditore condannato per omesso versamento IVA per un importo di circa 285.000 euro. La Corte ha stabilito che superare la soglia di punibilità di 250.000 euro di una cifra così rilevante esclude l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Inoltre, sono state negate le attenuanti generiche a causa di un precedente penale per violazioni in materia di sicurezza sul lavoro, considerato indicativo di una gestione d’impresa illecita.

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Credito e confisca: quando la banca perde tutto

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di una società finanziaria contro l’esclusione del suo credito ipotecario dai beni confiscati a un soggetto. La decisione si fonda sulla ritenuta strumentalità del finanziamento alle attività illecite e, soprattutto, sulla mancanza di buona fede dell’istituto di credito. La Corte ha sottolineato come la banca abbia ignorato evidenti anomalie, quali la sproporzione tra il mutuo erogato, il valore dell’immobile e il reddito del richiedente, violando i propri obblighi di diligenza.

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Ricorso generico: inammissibile se privo di ragioni

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per furto pluriaggravato. Il motivo è la presentazione di un ricorso generico, basato su deduzioni vaghe e prive di specifici riferimenti fattuali e giuridici riguardo la presunta violazione dell’art. 129 c.p.p. La ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Attenuanti generiche: quando il diniego è legittimo

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto, il quale contestava unicamente il diniego delle attenuanti generiche. Secondo la Corte, per motivare il rigetto di tale beneficio è sufficiente un congruo riferimento agli elementi decisivi, in linea con la giurisprudenza consolidata. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

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Inammissibilità ricorso pena: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso pena presentato da un imputato condannato per furto pluriaggravato. Il ricorso, che contestava la determinazione della pena, è stato ritenuto generico e manifestamente infondato, poiché la sentenza d’appello aveva adeguatamente motivato la sanzione in base all’insidiosità della condotta e ai precedenti penali del soggetto, che non avevano avuto alcun effetto deterrente.

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Furto consumato: quando il reato è completo?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto aggravato. La Corte ha confermato che si tratta di furto consumato, e non tentato, quando la refurtiva viene occultata e passa sotto l’esclusivo dominio dell’agente, anche per un breve lasso di tempo e nello stesso luogo del reato. Il secondo motivo di ricorso è stato ritenuto inammissibile perché sollevato per la prima volta in Cassazione.

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Testimonianza persona offesa: quando è prova legale

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto con strappo. L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la testimonianza della persona offesa può costituire, da sola, prova sufficiente per l’affermazione di responsabilità penale, a condizione che il giudice ne abbia vagliato positivamente la credibilità soggettiva e l’attendibilità intrinseca. Nel caso di specie, l’identificazione era peraltro rafforzata dalla dichiarazione di un testimone che conosceva l’imputato.

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