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Carmine Paul Alexander TEDESCO - Avvocato

Continuazione tra reati: quando non è riconosciuta

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato che chiedeva il riconoscimento della continuazione tra reati per una truffa. La decisione si fonda sulla distanza temporale e sulle diverse modalità di esecuzione rispetto ai crimini precedenti, elementi che hanno dimostrato l’assenza di un medesimo disegno criminoso. Secondo la Corte, l’uso della stessa carta prepagata non è sufficiente a provare una programmazione unitaria, ma può indicare solo uno stile delinquenziale.

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Giudice dell'esecuzione: limiti sulla impugnazione

La Corte di Cassazione ha chiarito i limiti di competenza del giudice dell’esecuzione riguardo alla valutazione di un atto di appello. In un caso in cui un appello era stato inviato all’indirizzo corretto del Tribunale ma in un plesso errato (Sezione Lavoro anziché Penale), il giudice dell’esecuzione aveva rigettato l’istanza di non esecutività della pena. La Suprema Corte ha annullato tale decisione, stabilendo che solo il giudice dell’impugnazione può valutare la ritualità e l’ammissibilità dell’appello, mentre il giudice dell’esecuzione può unicamente verificare la formazione del titolo esecutivo, ad esempio per tardività dell’atto, ma non per altri vizi procedurali.

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Competenza giudice esecuzione: il caso dell'assoluzione

La Corte di Cassazione risolve un conflitto di giurisdizione sorto tra due giudici in seguito a sentenze contrastanti: una di condanna e una successiva di assoluzione per lo stesso fatto, entrambe definitive. La Corte stabilisce che la competenza del giudice dell’esecuzione spetta al giudice che ha emesso l’ultima sentenza divenuta irrevocabile, ma solo se questa ha effetti esecutivi. Una mera assoluzione, priva di statuizioni esecutive, non è idonea a radicare la competenza, che resta in capo al giudice della precedente sentenza di condanna.

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Favoreggiamento immigrazione: Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha confermato le condanne per due imputati accusati di favoreggiamento immigrazione clandestina. Il caso riguardava un’organizzazione che facilitava l’ingresso illegale di cittadini stranieri nel Regno Unito utilizzando documenti italiani falsi e un sistema di viaggi a tappe per eludere i controlli. La Corte ha rigettato i ricorsi, ritenendo che le motivazioni dei giudici di merito fossero logiche e coerenti e che i ricorsi mirassero a una inammissibile rivalutazione dei fatti. La sentenza chiarisce anche l’inapplicabilità dell’attenuante della minima partecipazione quando il numero dei concorrenti costituisce un’aggravante specifica.

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Misure cautelari: possesso di armi e rischio reato

La Corte di Cassazione conferma le misure cautelari per due individui trovati con numerose armi clandestine. La sentenza chiarisce che, nella valutazione delle esigenze cautelari, il concreto rischio di reiterazione del reato, desunto dalla gravità dei fatti e da possibili legami criminali, può prevalere su una fedina penale pulita. La presenza di tale rischio rende inoltre non necessaria la fissazione di un termine di scadenza per la misura.

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Bancarotta fraudolenta extraneus: dolo e prescrizione

La Corte di Cassazione, con la sentenza 334/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imprenditore, condannato per concorso in bancarotta fraudolenta extraneus. Il caso riguarda la vendita di capannoni di una società, poi fallita, a un prezzo irrisorio, e la successiva rivendita a una società collegata agli amministratori della prima. La Corte ha confermato che per il dolo dell’extraneus è sufficiente la consapevolezza di partecipare a un’operazione che depaupera il patrimonio sociale, senza necessità di conoscere lo stato di dissesto. Inoltre, ha ribadito che la prescrizione per la bancarotta fraudolenta decorre dalla data della sentenza di fallimento e non dal compimento degli atti distrattivi.

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Dolo alternativo: incendio e tentato omicidio

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per tentato omicidio, oltre che per incendio e altri reati, di un uomo che aveva dato fuoco a un’abitazione per un’estorsione. La Corte ha stabilito che, data l’alta probabilità della presenza di persone all’interno e la natura letale dell’atto, l’imputato ha agito con dolo alternativo. Questo tipo di dolo si configura quando l’agente prevede e accetta come possibili due risultati della sua azione, in questo caso lesioni gravi o la morte, distinguendolo dal meno grave dolo eventuale e qualificandolo come una forma di dolo diretto.

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Elezione di domicilio: basta il richiamo nell'appello

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di inammissibilità di un appello. La Corte ha stabilito che, per la validità dell’impugnazione, è sufficiente che l’atto di appello contenga un richiamo espresso e specifico a una precedente elezione di domicilio già presente nel fascicolo processuale, senza la necessità di allegarla nuovamente. Questa decisione si allinea a un recente intervento chiarificatore delle Sezioni Unite in materia di elezione di domicilio.

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Bancarotta fraudolenta prestanome: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 335/2025, ha rigettato il ricorso di un imprenditore, condannato per il reato di bancarotta fraudolenta documentale e patrimoniale. L’imputato agiva come prestanome di un’impresa individuale. La Corte ha confermato che per la configurazione del reato di bancarotta fraudolenta prestanome è sufficiente il dolo generico, ossia la consapevolezza del rischio che l’amministratore di fatto ponga in essere condotte illecite, senza che sia necessaria la conoscenza di ogni singolo atto. La denuncia di furto delle scritture contabili è stata ritenuta ininfluente ai fini della responsabilità.

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Additivi alimentari: vino con solfiti nella salsiccia

Un produttore, assolto in primo e secondo grado per aver venduto salsiccia contenente solfiti, vede la sua assoluzione annullata dalla Corte di Cassazione. Il caso verteva sull’uso di vino bianco (ingrediente consentito ma che può contenere solfiti) nella preparazione. La Corte ha stabilito che l’uso di un ingrediente lecito non legalizza la presenza di additivi alimentari proibiti nel prodotto finale, ribadendo che la normativa sulla sicurezza alimentare prevale sulle specifiche di produzione se queste non sono chiare. Il processo è stato rinviato per un nuovo giudizio.

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Ricorso inammissibile: limiti dopo il patteggiamento

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una sentenza per furto aggravato. La decisione si fonda sul fatto che l’imputato, avendo accettato un patteggiamento in appello (art. 599-bis c.p.p.), ha rinunciato a contestare la responsabilità e la qualificazione giuridica del reato, limitando così i motivi di impugnazione.

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Stato di necessità immigrazione: non scusa la violenza

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e omicidio preterintenzionale a carico di tre individui, ritenuti responsabili della gestione di una traversata in cui un migrante ha perso la vita. La Corte ha rigettato i ricorsi, escludendo l’applicabilità della scriminante dello stato di necessità immigrazione, poiché gli imputati avevano esercitato violenza e avevano il pieno controllo dell’imbarcazione, dimostrando un’adesione al piano criminale. Sono state respinte anche le eccezioni procedurali relative all’assenza del difensore e alla mancata traduzione della sentenza.

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Ricorso patteggiamento: i limiti all'impugnazione

Un imputato ha impugnato una sentenza di patteggiamento, sostenendo la sussistenza di cause di non punibilità. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che il ricorso patteggiamento è consentito solo per i motivi tassativamente indicati dalla legge, come l’erronea qualificazione giuridica o l’illegalità della pena. Le censure generiche e formali non sono sufficienti per superare il vaglio di ammissibilità.

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Ricorso per cassazione: quando è inammissibile?

La Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per cassazione avverso una condanna per percosse. Il motivo risiede nel fatto che l’appello contro le sentenze del Giudice di Pace è ammesso solo per violazione di legge e non per vizi di motivazione. La Corte ha inoltre ritenuto infondata la censura sulla pena e sulle attenuanti.

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Impugnazione cautelare: l'errore del ricorso diretto

A seguito del rigetto di una richiesta di custodia cautelare per furto aggravato, il Pubblico Ministero ha proposto ricorso diretto in Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato l’illegittimità di tale scelta, applicando il principio di tassatività dei mezzi di impugnazione. L’atto è stato quindi convertito in un’impugnazione cautelare di tipo ‘appello’ e trasmesso al competente Tribunale del riesame, confermando che il ricorso per saltum non è ammesso in questi casi.

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Amministratore di fatto: appello inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per bancarotta fraudolenta. Il ricorso è stato respinto perché basato su censure generiche e riproduttive di argomenti già esaminati, confermando la rilevanza della figura dell’amministratore di fatto, il cui ruolo era stato provato nel merito.

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Patteggiamento in appello: limiti al ricorso

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro una sentenza di patteggiamento in appello per furto in abitazione. La Corte ha stabilito che, una volta accettato l’accordo sulla pena, non è possibile contestare la dosimetria in Cassazione, salvo che la pena sia illegale. La motivazione della congruità della pena concordata è stata ritenuta sufficiente.

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Risarcimento del danno e tenuità del fatto: la Cassazione

Un individuo, assolto per il reato di accesso abusivo a sistema informatico per la particolare tenuità del fatto, è stato comunque condannato al risarcimento del danno in favore della parte civile. La Corte di Cassazione ha dichiarato il suo ricorso inammissibile, confermando che l’assoluzione penale per lieve entità non impedisce al giudice di pronunciarsi sulle richieste civili e di condannare l’imputato al pagamento del risarcimento del danno e delle spese legali della vittima.

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Ricorso per bancarotta: inammissibile se di merito

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per bancarotta presentato da un imprenditore condannato per bancarotta documentale semplice, fraudolenta patrimoniale e fraudolenta documentale. I motivi del ricorso, volti a ottenere una rivalutazione delle prove testimoniali e dei fatti, sono stati respinti. La Corte ha ribadito che il suo ruolo è limitato al controllo di legittimità e non può estendersi a un nuovo esame del merito della causa. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Sospensione condizionale pena: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per false attestazioni. La richiesta di sospensione condizionale della pena è stata respinta perché l’imputato non ha contestato efficacemente la motivazione della Corte d’Appello, che aveva evidenziato l’assenza di una condotta collaborativa idonea a formulare una prognosi favorevole.

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