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Visto infedele: competenza e nullità dell’atto

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11818/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di visto infedele. Se un professionista appone un visto di conformità errato su una dichiarazione, l’unico ufficio competente a irrogare la sanzione è la Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate del domicilio fiscale del professionista stesso, non l’ufficio locale del contribuente. Un atto emesso da un ufficio incompetente è nullo, invalidando la pretesa del Fisco.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Visto Infedele: la Competenza è Solo della Direzione Regionale

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 11818 del 2 maggio 2024) ha stabilito un principio di diritto cruciale per tutti i professionisti che appongono il visto di conformità sulle dichiarazioni fiscali. In caso di visto infedele, l’atto di contestazione e la relativa richiesta di pagamento sono nulli se non provengono dall’ufficio territorialmente competente, identificato dalla Corte in modo esclusivo nella Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate del domicilio fiscale del professionista. Analizziamo la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un professionista, responsabile dell’assistenza fiscale per un Centro di Assistenza Fiscale (CAF), che aveva apposto il visto di conformità sulla dichiarazione dei redditi di un contribuente per l’anno d’imposta 2014. A seguito di un controllo formale, l’Agenzia delle Entrate ha riscontrato che il visto era ‘infedele’, ovvero non corretto. Di conseguenza, l’Ufficio provinciale dell’Agenzia, competente per il domicilio del contribuente, ha iscritto a ruolo a carico del professionista una somma pari all’imposta, alle sanzioni e agli interessi che sarebbero stati richiesti al contribuente.

Il professionista ha impugnato la cartella di pagamento, sostenendo, tra le altre cose, un vizio di incompetenza. A suo avviso, l’atto avrebbe dovuto essere emesso non dall’ufficio provinciale locale, ma dalla Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate competente per il suo domicilio fiscale, sito in un’altra regione.

Mentre i giudici di merito avevano respinto questa tesi, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, accogliendo il ricorso del professionista.

## La Questione della Competenza in caso di Visto Infedele

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’articolo 39 del D.Lgs. n. 241/1997. Questa norma disciplina le sanzioni per chi rilascia un visto infedele. Il ricorrente ha sostenuto che il secondo comma di tale articolo individua in modo chiaro e inequivocabile la competenza funzionale e territoriale per contestare tali violazioni.

La norma, infatti, stabilisce che le violazioni e le relative sanzioni sono irrogate dalla ‘direzione regionale dell’Agenzia delle entrate competente in ragione del domicilio fiscale del trasgressore’. Il ‘trasgressore’ in questo caso non è il contribuente, ma il professionista che ha materialmente rilasciato il visto errato.

L’Agenzia delle Entrate, invece, ha agito tramite il suo ufficio provinciale, basando la propria competenza sul domicilio del contribuente la cui dichiarazione era oggetto del controllo. La Cassazione ha dovuto quindi decidere quale delle due interpretazioni fosse corretta e quali fossero le conseguenze di un eventuale errore.

## La Decisione della Cassazione: Competenza Esclusiva e Inderogabile

La Suprema Corte ha pienamente accolto la tesi del professionista. Ha chiarito che l’articolo 39, comma 2, del D.Lgs. 241/1997 istituisce una regola di competenza speciale, funzionale e territoriale, che non ammette eccezioni.

Questo significa che l’unico organo autorizzato dalla legge a procedere contro il professionista per un visto infedele è la Direzione Regionale nel cui territorio si trova il domicilio fiscale del professionista stesso. La scelta di accentrare questa competenza a livello regionale risponde a una logica di efficienza e di specializzazione, creando un interlocutore unico per i soggetti abilitati al rilascio dei visti.

L’atto emesso dall’ufficio provinciale, territorialmente incompetente, è stato quindi ritenuto illegittimo e, di conseguenza, nullo.

le motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione su un’analisi approfondita della normativa. Ha sottolineato che la competenza definita dalla legge non è a disposizione dell’Amministrazione finanziaria, che non può scegliere un ufficio diverso da quello previsto. Questa regola serve a garantire non solo il buon funzionamento della Pubblica Amministrazione, ma anche i diritti del cittadino, che sa esattamente da quale ufficio può attendersi un atto.

Inoltre, la Corte ha osservato che la responsabilità del professionista, pur essendo legata al pagamento di una somma pari all’imposta, ha una chiara natura punitiva e sanzionatoria. Essa scaturisce da un comportamento illecito (l’infedeltà del visto) e si aggiunge alle sanzioni tributarie classiche. Questa natura sanzionatoria rafforza la necessità di rispettare scrupolosamente le regole di competenza previste dalla legge, che costituiscono una garanzia fondamentale per il soggetto sanzionato.

La Cassazione ha anche precisato che la procedura di riscossione tramite iscrizione a ruolo, prevista per il visto infedele, non modifica questa regola di competenza. Il fatto che l’ufficio locale del contribuente effettui il controllo formale non gli conferisce automaticamente il potere di sanzionare il professionista. Anzi, la legge prevede esplicitamente un flusso di ‘segnalazioni’ dagli uffici locali alle Direzioni Regionali competenti, a conferma di questa divisione di compiti.

le conclusioni

La sentenza rappresenta una vittoria significativa per i professionisti e stabilisce un importante paletto procedurale. Le implicazioni pratiche sono chiare: qualsiasi atto di contestazione o cartella di pagamento per visto infedele emesso da un ufficio diverso dalla Direzione Regionale del domicilio fiscale del professionista è illegittimo e può essere annullato. I professionisti devono quindi prestare massima attenzione non solo al merito della contestazione, ma anche alla competenza dell’ufficio che ha emesso l’atto. Questa decisione rafforza le garanzie procedurali e assicura che il rapporto tra Fisco e intermediari si svolga secondo regole chiare e inderogabili.

Quale ufficio dell’Agenzia delle Entrate è competente a sanzionare un professionista per un visto infedele?
L’unico ufficio competente è la Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate individuata in base al domicilio fiscale del professionista (il ‘trasgressore’) che ha rilasciato il visto, come stabilito dall’art. 39, comma 2, del D.Lgs. n. 241/1997.

Cosa succede se l’atto di accertamento per visto infedele viene emesso da un ufficio incompetente?
L’atto è illegittimo e nullo. La competenza stabilita dalla legge è inderogabile e la sua violazione comporta l’invalidità dell’atto emesso, che può essere annullato in sede di ricorso.

La responsabilità del professionista per visto infedele ha natura sanzionatoria?
Sì, la Corte di Cassazione ha affermato che la responsabilità del professionista, che lo obbliga al pagamento di una somma pari all’imposta, sanzioni e interessi del contribuente, ha una funzione anche punitiva. Questa natura sanzionatoria rafforza la necessità di applicare rigorosamente le norme sulla competenza come garanzia per il professionista.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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