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Visto di conformità infedele: la competenza territoriale

La Corte di Cassazione ha stabilito che per un visto di conformità infedele, la competenza a irrogare sanzioni al professionista spetta esclusivamente alla Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate del luogo in cui il professionista ha il domicilio fiscale. Un atto emesso da un ufficio diverso, come quello del domicilio del contribuente, è illegittimo e deve essere annullato. La sentenza chiarisce un importante principio di competenza funzionale e territoriale a garanzia del professionista.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Visto di Conformità Infedele: La Cassazione Definisce la Competenza Territoriale

Il visto di conformità infedele rappresenta una delle questioni più delicate per i professionisti fiscali. La responsabilità che ne deriva può avere conseguenze economiche significative. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha finalmente chiarito un aspetto procedurale fondamentale: quale ufficio dell’Agenzia delle Entrate è competente a irrogare le sanzioni? La risposta a questa domanda non è banale e definisce i confini di una garanzia fondamentale per il professionista.

I Fatti di Causa

Un professionista, in qualità di responsabile dell’assistenza fiscale per un Centro di Assistenza Fiscale (CAF), apponeva il visto di conformità sulla dichiarazione dei redditi di un contribuente per l’anno d’imposta 2014. A seguito di un controllo formale, l’Agenzia delle Entrate della provincia di domicilio del contribuente (Milano) riscontrava un’irregolarità, ritenendo il visto apposto come infedele.

Di conseguenza, l’ufficio provinciale iscriveva a ruolo e notificava una cartella di pagamento direttamente al professionista, chiedendo il pagamento di una somma pari all’imposta, alle sanzioni e agli interessi che sarebbero stati richiesti al contribuente. Il professionista, che aveva il proprio domicilio fiscale in un’altra città (Roma), impugnava l’atto, eccependo il difetto di competenza territoriale e funzionale dell’ufficio che lo aveva emesso.

La Questione Giuridica: Competenza per Visto di Conformità Infedele

Il nodo centrale della controversia era l’interpretazione dell’articolo 39, comma 2, del D.Lgs. n. 241/1997. Questa norma stabilisce le regole per la contestazione delle violazioni relative al visto di conformità. Il ricorrente sosteneva che la competenza non fosse dell’ufficio provinciale legato al contribuente, bensì della Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate competente in base al domicilio fiscale del professionista stesso (il ‘trasgressore’).

La difesa dell’Agenzia delle Entrate, al contrario, riteneva che la procedura, originando dal controllo sulla dichiarazione del contribuente, radicasse la competenza presso l’ufficio che aveva effettuato tale controllo. I giudici di merito avevano dato ragione all’Amministrazione Finanziaria, ma il professionista ha portato la questione fino in Cassazione.

Analisi della Norma e Natura della Responsabilità

La Corte ha dovuto analizzare non solo il dato testuale della norma, ma anche la sua ratio. La responsabilità del professionista per visto di conformità infedele ha una natura complessa, con aspetti sia sanzionatori che di garanzia. La legge prevede che il professionista sia tenuto al pagamento di una somma pari all’imposta, sanzioni e interessi dovuti dal contribuente. Sebbene definita ‘civilistica’ nei lavori preparatori, la Cassazione ne ha riconosciuto la funzione anche ‘punitiva’, in quanto reazione a una specifica violazione: l’infedeltà del visto.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del professionista, cassando la sentenza impugnata e annullando l’atto originario. Il ragionamento dei giudici si è basato sui seguenti punti cardine:

1. Competenza Funzionale Esclusiva: L’articolo 39, comma 2, del D.Lgs. 241/1997 attribuisce in modo esplicito la competenza a contestare le violazioni e irrogare le sanzioni alla ‘direzione regionale dell’Agenzia delle entrate competente in ragione del domicilio fiscale del trasgressore’. Questa attribuzione non è generica, ma definisce una competenza funzionale ‘verticale’ (Direzione Regionale anziché provinciale) e ‘orizzontale’ (quella del domicilio del professionista).

2. Ratio della Norma: La scelta del legislatore è volta a centralizzare su base regionale la gestione dei rapporti con i soggetti abilitati al rilascio dei visti. Questo garantisce uniformità di trattamento e consente un controllo più efficace e specializzato sull’operato dei professionisti. Inoltre, evita che un professionista possa essere chiamato a difendersi in innumerevoli fori diversi, corrispondenti ai domicili dei suoi assistiti sparsi sul territorio nazionale.

3. Inderogabilità della Competenza: La distribuzione della competenza tramite una legge generale e astratta, come nel caso di specie, è inderogabile. L’amministrazione non può scegliere un ufficio diverso da quello previsto dalla legge. La violazione di queste regole determina l’illegittimità dell’atto, che può essere annullato se il vizio viene dedotto in giudizio.

4. Irrilevanza del Flusso Procedimentale: Il fatto che la scoperta dell’infedeltà avvenga tramite il controllo formale (ex art. 36-ter D.P.R. 600/73) sulla dichiarazione del contribuente non sposta la competenza. Lo stesso art. 39, comma 2, prevede un flusso di comunicazioni dagli uffici locali alle direzioni regionali competenti, a conferma che l’ufficio che rileva l’errore non è lo stesso che deve agire contro il professionista.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un punto fermo a tutela dei professionisti fiscali. Viene stabilito in modo inequivocabile che qualsiasi atto sanzionatorio per visto di conformità infedele deve essere emesso esclusivamente dalla Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate nel cui ambito territoriale si trova il domicilio fiscale del professionista. Un atto emesso da un qualsiasi altro ufficio, incluso quello che ha effettuato il controllo sul contribuente, è viziato da incompetenza e, pertanto, nullo. Questa decisione rafforza le garanzie procedurali e assicura che il professionista si confronti con un unico interlocutore istituzionale, specializzato e predeterminato per legge.

Quale ufficio è competente a sanzionare un professionista per un visto di conformità infedele?
La competenza esclusiva spetta alla Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate individuata in base al domicilio fiscale del professionista (definito ‘trasgressore’) che ha rilasciato il visto.

L’ufficio che controlla la dichiarazione del contribuente può emettere direttamente l’atto sanzionatorio verso il professionista?
No. L’ufficio locale che effettua il controllo formale e rileva l’irregolarità deve limitarsi a segnalare la violazione alla Direzione Regionale competente per il domicilio del professionista. Solo quest’ultima è autorizzata a procedere con l’iscrizione a ruolo e l’emissione dell’atto.

Qual è la conseguenza di un atto emesso da un ufficio territorialmente e funzionalmente incompetente?
L’atto è illegittimo e deve essere annullato. La competenza stabilita dalla legge non è derogabile e la sua violazione costituisce un vizio che, se fatto valere in giudizio, porta all’annullamento del provvedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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