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Rinuncia al ricorso: estinzione del giudizio

Un Comune aveva presentato ricorso in Cassazione contro una società energetica per una questione relativa all’accertamento ICI su un impianto idroelettrico. A seguito di un accordo transattivo, il Comune ha effettuato la rinuncia al ricorso, a cui la società ha aderito. La Corte di Cassazione, preso atto dell’accordo, ha dichiarato l’estinzione del giudizio e compensato integralmente le spese legali tra le parti.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Quando il Giudizio si Estingue per Accordo

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame offre un chiaro esempio di come un contenzioso tributario possa concludersi prima di una sentenza di merito, attraverso l’istituto della rinuncia al ricorso. Questo strumento processuale, spesso frutto di un accordo transattivo tra le parti, si rivela fondamentale per una gestione efficiente delle controversie, evitando i lunghi tempi della giustizia. Il caso vedeva contrapposti un Comune e una importante società energetica in merito a un avviso di accertamento per l’ICI relativa a un impianto idroelettrico.

I Fatti del Contenzioso Tributario

La vicenda ha origine da un avviso di accertamento emesso da un Comune nei confronti di una società energetica per il mancato pagamento dell’ICI sull’anno 2009. L’imposta era dovuta per un impianto idroelettrico di proprietà della società, la cui rendita catastale era stata rettificata al rialzo dall’Agenzia del Territorio. La società aveva impugnato l’accertamento e la Commissione tributaria di primo grado le aveva dato ragione. Il Comune, non soddisfatto della decisione, aveva proposto appello alla Commissione tributaria regionale, la quale però aveva confermato la sentenza di primo grado, rigettando le pretese del Comune. Di conseguenza, l’ente locale aveva deciso di portare la questione dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Svolta: La Rinuncia al Ricorso e l’Accordo Transattivo

Durante il giudizio in Cassazione, è intervenuto un fatto nuovo e decisivo. Le parti hanno raggiunto un accordo transattivo per definire la controversia in via amichevole. In esecuzione di tale accordo, il Comune ha formalizzato la rinuncia al ricorso che aveva presentato. La società energetica, a sua volta, ha prestato adesione a tale rinuncia, confermando la volontà comune di porre fine al giudizio. Questo passaggio è stato cruciale, in quanto ha spostato il focus del processo dalla discussione sul merito della pretesa tributaria alla valutazione degli effetti processuali della rinuncia stessa.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha preso atto della volontà concorde delle parti. Nel motivare la sua decisione, ha chiarito la natura giuridica della rinuncia al ricorso. Sebbene sia un atto unilaterale che non richiede necessariamente l’accettazione della controparte per essere efficace, la sua notifica o comunicazione agli avvocati delle altre parti costituite è un requisito formale indispensabile. In questo caso, essendo la rinuncia frutto di un accordo, il percorso è stato ancora più lineare. Di conseguenza, i giudici hanno dichiarato l’estinzione del giudizio, come previsto dal codice di procedura civile. La Corte ha inoltre stabilito la compensazione integrale delle spese processuali, una soluzione tipica quando l’estinzione deriva da un accordo che già regola i rapporti economici tra le parti. Infine, è stato precisato che non sussistono i presupposti per il versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato (il cosiddetto ‘doppio contributo’), poiché tale misura, di natura sanzionatoria, si applica solo nei casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, e non in caso di estinzione per rinuncia.

Le Conclusioni

L’ordinanza dimostra l’importanza degli strumenti di definizione alternativa delle controversie. La rinuncia al ricorso, supportata da un accordo transattivo, ha permesso alle parti di chiudere definitivamente la lite, con un notevole risparmio di tempo e risorse. Per i professionisti e le parti processuali, questa decisione ribadisce che la via del dialogo e dell’accordo è spesso preferibile alle incertezze e ai costi di un lungo iter giudiziario. La Corte, dichiarando l’estinzione del giudizio e compensando le spese, ha ratificato la volontà delle parti, applicando correttamente i principi del diritto processuale e confermando che la giustizia può anche essere uno strumento per validare soluzioni concordate, piuttosto che imporre decisioni.

Cosa succede se la parte che ha proposto ricorso decide di rinunciare durante il giudizio in Cassazione?
Se la rinuncia al ricorso è formalmente corretta e comunicata alle altre parti, il giudizio si estingue. Questo significa che il processo si conclude senza una decisione sul merito della questione.

La rinuncia al ricorso per cassazione richiede sempre l’accettazione della controparte?
No, la rinuncia è un atto unilaterale che, per essere efficace, non necessita dell’accettazione della controparte. Tuttavia, la legge richiede che l’atto di rinuncia sia notificato alle altre parti o comunicato ai loro avvocati per garantire la corretta conclusione del processo.

In caso di estinzione del giudizio per rinuncia, si deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. La Corte ha chiarito che l’obbligo di versare un ulteriore importo pari al contributo unificato si applica solo nei casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione. L’estinzione per rinuncia non rientra in questi casi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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