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Regolarizzazione scommesse: il bookmaker ha diritto

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11948/2024, ha stabilito principi fondamentali in materia di regolarizzazione fiscale scommesse. Un operatore estero (bookmaker), che aveva aderito alla sanatoria per la sua rete di punti raccolta in Italia, si era visto negare il rimborso di somme versate per alcuni punti poi chiusi. La Corte ha ribaltato la decisione precedente, affermando che il bookmaker non è un mero ‘veicolo’ per i punti raccolta, ma un soggetto passivo d’imposta con pieno diritto a richiedere il rimborso. Inoltre, ha chiarito che il versamento iniziale di 10.000 euro per punto non è un costo di accesso, ma un acconto d’imposta, rafforzando la posizione del contribuente.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Regolarizzazione Fiscale Scommesse: Il Bookmaker Estero ha Pieno Diritto al Rimborso

Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha delineato con chiarezza i contorni della regolarizzazione fiscale scommesse prevista dalla Legge di Stabilità 2015, offrendo importanti tutele agli operatori del settore. La pronuncia stabilisce che il bookmaker estero non è un semplice intermediario, ma un soggetto pienamente legittimato a richiedere il rimborso delle somme versate, e qualifica il pagamento iniziale come un acconto d’imposta, non un mero costo d’ingresso.

I Fatti del Caso: Una Procedura di Sanatoria Contesa

Una società di diritto maltese, operante in Italia come bookmaker attraverso una rete di Centri Trasmissione Dati (CTD), aveva aderito alla procedura di regolarizzazione per sanare la propria posizione fiscale. La normativa prevedeva, tra le altre cose, il versamento di un importo di 10.000 euro per ciascun punto di raccolta.

Successivamente, la società aveva presentato un’istanza di rimborso per le somme versate relative a punti raccolta per i quali era venuto meno l’interesse, ma l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli aveva negato il rimborso. La Commissione Tributaria Regionale aveva confermato la decisione dell’Agenzia, sostenendo che il bookmaker agisse come un semplice ‘veicolo’ per la regolarizzazione dei singoli CTD, i quali sarebbero gli unici veri titolari del diritto al rimborso. Di conseguenza, secondo i giudici di merito, la società estera non aveva la legittimazione per agire in giudizio.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto i motivi principali del ricorso della società, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa a un nuovo esame. I giudici supremi hanno smontato la tesi del ‘bookmaker-veicolo’ e hanno chiarito la natura giuridica e fiscale dei pagamenti effettuati nell’ambito della sanatoria.

Le Motivazioni: Il Ruolo del Bookmaker nella regolarizzazione fiscale scommesse

La Corte ha fondato la sua decisione su tre pilastri argomentativi che ridefiniscono il ruolo e i diritti degli operatori esteri nel contesto della normativa di sanatoria.

Il Bookmaker non è un Semplice ‘Veicolo’

Il primo punto cruciale affrontato dalla Cassazione è la titolarità del diritto al rimborso. Contrariamente a quanto stabilito in appello, la Corte ha affermato che il bookmaker estero è a tutti gli effetti un soggetto passivo dell’imposta unica sulle scommesse. Esso gestisce la rete, assume il rischio d’impresa e realizza il presupposto impositivo. I CTD, pur avendo una propria soggettività, operano come intermediari in un rapporto di solidarietà paritetica con il bookmaker. La procedura di regolarizzazione fiscale era mirata proprio a far emergere e legalizzare l’attività di questi operatori esteri. Pertanto, negare al bookmaker la legittimazione a chiedere il rimborso delle somme da esso stesso versate costituirebbe una palese violazione della logica della norma.

La Natura del Versamento di 10.000 Euro: Acconto e non Costo

La sentenza chiarisce in modo inequivocabile che l’importo di 10.000 euro versato per ogni punto raccolta non è un ‘costo di accesso’ alla procedura, ma un vero e proprio acconto d’imposta. Questa interpretazione si basa su due elementi decisivi: il testo della legge, che parla esplicitamente di somma ‘da compensare’ con l’imposta dovuta, e l’utilizzo del modello F24 per il pagamento, strumento tipico per il versamento di imposte e contributi. Qualificarlo come un semplice costo amministrativo sarebbe contrario alla sua natura prettamente fiscale.

Il Diritto al Rimborso per i Punti Rinunciati

Infine, la Corte ha contestato la tesi secondo cui il rimborso sarebbe stato precluso fino alla conclusione della liquidazione automatizzata dell’imposta per l’anno di riferimento. I giudici hanno specificato che le norme invocate dalla Commissione Regionale si applicano a contesti diversi (raccolta di scommesse su ‘rete virtuale’ e non ‘fisica’). Per la fattispecie in esame, non esiste alcun obbligo di compensazione che impedisca al contribuente di richiedere il rimborso diretto delle somme versate a titolo di acconto per i punti raccolta oggetto di successiva rinuncia.

Conclusioni: Implicazioni della Sentenza

Questa pronuncia rappresenta una pietra miliare per gli operatori del settore delle scommesse che hanno aderito alla regolarizzazione fiscale scommesse. La Corte di Cassazione ha riaffermato che il bookmaker è il fulcro dell’attività di gioco e, come tale, è titolare di diritti e obblighi fiscali diretti, inclusa la legittimazione a richiedere rimborsi. La qualificazione del versamento iniziale come acconto d’imposta e la conferma del diritto al rimborso per le posizioni rinunciate forniscono una maggiore certezza giuridica e tutelano gli investimenti degli operatori, allineando l’interpretazione della norma alla sua effettiva finalità: quella di integrare nel sistema legale soggetti che operavano in precedenza al di fuori di esso.

Chi è il soggetto legittimato a richiedere il rimborso nella procedura di regolarizzazione fiscale scommesse?
Sia il bookmaker estero che il titolare del singolo punto di raccolta (CTD) sono soggetti passivi d’imposta. Pertanto, il bookmaker che ha effettuato il versamento ha piena legittimazione a richiederne il rimborso.

Il versamento di 10.000 euro per punto raccolta è un costo di accesso o un acconto d’imposta?
La Corte di Cassazione ha stabilito che si tratta di un acconto d’imposta. Questa natura è confermata dal testo della norma, che prevede la possibilità di ‘compensare’ tale somma con l’imposta dovuta, e dall’uso del modello F24 per il pagamento.

Un bookmaker può chiedere il rimborso per i punti raccolta ai quali ha successivamente rinunciato?
Sì. La Corte ha chiarito che non vi è alcun obbligo normativo che imponga di attendere la liquidazione automatizzata dell’imposta per compensare l’acconto. Pertanto, il contribuente ha diritto a richiedere il rimborso diretto delle somme versate per i punti non più operativi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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