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Giurisprudenza Tributaria

Notifica PEC: la Cassazione conferma la sua validità
Una società ha impugnato un'iscrizione ipotecaria basata su diverse cartelle di pagamento, sostenendo vizi nella notifica PEC e l'avvenuta prescrizione dei crediti. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo la piena validità della notifica PEC eseguita con allegati in formato PDF semplice, non essendo necessario il formato p7m. La Corte ha inoltre chiarito che la comunicazione preventiva di iscrizione ipotecaria, regolarmente notificata, ha interrotto la prescrizione, rendendo legittima la successiva iscrizione del vincolo sul bene immobile.
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Rimborso IRPEF sisma: i termini di decadenza
Una contribuente ha richiesto un rimborso IRPEF per le agevolazioni post-sisma, introdotte da una legge successiva ai pagamenti. La richiesta, presentata dopo anni, è stata respinta. La Corte di Cassazione ha stabilito che per un rimborso IRPEF sisma basato su una nuova legge, il termine di decadenza è di due anni dalla data di entrata in vigore della norma stessa, non il termine più lungo di 48 mesi, confermando la tardività dell'istanza.
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Rimborso IVA: la Cassazione sui termini per interessi
Una società ha contestato il calcolo degli interessi su un rimborso IVA ricevuto in ritardo. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 28588/2025, ha chiarito che il termine per la maturazione degli interessi di mora è di sessanta giorni dalla disposizione di pagamento dell'Ufficio. La sentenza impugnata è stata cassata perché aveva erroneamente applicato un termine diverso, basandosi su una norma che regola i soli rapporti interni tra Amministrazione e concessionario della riscossione.
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Ius superveniens sanzioni: Revoca della Cassazione
Una società contribuente, dopo aver ricevuto una sentenza sfavorevole dalla Cassazione in materia di sanzioni per fatture inesistenti, ha ottenuto la revoca della stessa decisione. La Corte ha ammesso di aver commesso un errore di fatto, ignorando una memoria difensiva che chiedeva l'applicazione dello ius superveniens sanzioni, ovvero una legge successiva più favorevole. L'ordinanza analizzata accoglie il ricorso per revocazione, cassa parzialmente la sentenza precedente e rinvia il caso alla Corte di giustizia tributaria per rideterminare le sanzioni alla luce della normativa più mite.
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Detrazione IVA formazione: ok per i contributi pubblici
Una società cooperativa ha ricevuto fondi pubblici per corsi di formazione, considerandoli fuori campo IVA e detrattendo l'imposta sugli acquisti. L'Agenzia delle Entrate ha contestato la detrazione, riqualificando le operazioni come esenti. La Corte di Cassazione ha dato ragione alla società, confermando il pieno diritto alla detrazione IVA formazione grazie a una legge interpretativa successiva (ius superveniens), che ha stabilito che i contributi pubblici non precludono la detraibilità dell'imposta sugli acquisti correlati a tali attività.
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Agevolazioni fiscali ristrutturazione: anche per SICAF?
Una società di investimento a capitale fisso (SICAF) si è vista negare il rimborso delle imposte ipotecarie e catastali, pagate in misura proporzionale anziché fissa, per l'acquisto di un immobile da ristrutturare. Le corti di merito avevano escluso l'applicabilità delle agevolazioni fiscali ristrutturazione, sostenendo che una SICAF non è un'impresa di costruzione. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha ritenuto la questione di particolare importanza e priva di precedenti specifici, rinviando la causa a una pubblica udienza per la decisione finale sul merito.
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Omessa dichiarazione Iva: il dolo specifico va provato
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per omessa dichiarazione Iva, sottolineando che il dolo specifico di evasione non può essere presunto. La corte d'appello aveva errato nel non motivare adeguatamente sull'assenza dell'elemento soggettivo, ignorando gli indizi forniti dall'imputato (come la presentazione delle comunicazioni dati Iva) che potevano escludere la volontà di evadere le imposte.
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Indennità di esproprio e tassa: la Cassazione decide
Un consorzio di costruzioni e un notaio hanno contestato un avviso di liquidazione relativo all'imposta di registro sulle indennità corrisposte per un'espropriazione a un proprietario-coltivatore diretto, sostenendo l'applicazione di un'aliquota dello 0,50%. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4217/2024, ha respinto il ricorso, stabilendo che tutte le **indennità di esproprio**, comprese quelle aggiuntive per la perdita dell'attività agricola, per l'occupazione d'urgenza o per il deprezzamento dei fondi residui, hanno natura patrimoniale. Di conseguenza, devono essere assoggettate all'imposta di registro con l'aliquota del 3%, in quanto rientrano nella categoria residuale degli atti aventi per oggetto prestazioni a contenuto patrimoniale.
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Indennità di esproprio: Tassazione al 3% confermata
La Cassazione ha stabilito che l'indennità di esproprio e le somme accessorie versate a un coltivatore diretto hanno natura patrimoniale. Pertanto, sono soggette all'imposta di registro proporzionale del 3% e non all'aliquota ridotta dello 0,50%. Respinta anche la richiesta di esenzione dall'imposta di bollo, poiché il soggetto espropriante non era lo Stato.
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Estinzione del giudizio per accordo: la Cassazione
Un Ente Provinciale impugnava un avviso di accertamento IMU emesso da una Società di Riscossione. Dopo l'appello in Cassazione, le parti hanno raggiunto un accordo transattivo. La Suprema Corte, prendendo atto dell'intesa, ha dichiarato l'estinzione del giudizio per cessata materia del contendere, compensando integralmente le spese legali tra le parti e chiarendo l'inapplicabilità del raddoppio del contributo unificato in questi casi.
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Sospensione giudizio tributario per rottamazione quater
Un'ordinanza della Corte di Cassazione affronta il caso di una società che, durante un contenzioso tributario per una cartella Tarsu, ha aderito alla "rottamazione quater". La Corte, applicando la Legge 197/2022, ha disposto la sospensione del giudizio tributario, rinviando la causa a nuovo ruolo in attesa del completamento del piano di pagamento. L'estinzione del processo è quindi subordinata al puntuale saldo di tutte le rate previste dalla definizione agevolata.
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Indennità di esproprio: tassa al 3%, non allo 0,5%
Un consorzio edile ha contestato l'applicazione dell'imposta di registro al 3% su varie indennità corrisposte in una procedura di esproprio per pubblica utilità, sostenendo che dovesse applicarsi l'aliquota dello 0,50% tipica delle quietanze. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che ogni indennità di esproprio (inclusa quella aggiuntiva per il coltivatore diretto, per la perdita di frutti, per il deprezzamento del fondo residuo e per l'occupazione) possiede un "contenuto patrimoniale". Di conseguenza, tali somme rientrano nella categoria residuale degli atti con prestazioni a contenuto patrimoniale, soggetti all'aliquota del 3% secondo l'art. 9 della Tariffa allegata al Testo Unico sull'Imposta di Registro.
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Indennità di esproprio: tassazione e imposta registro
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4161/2024, ha stabilito che tutte le somme corrisposte a titolo di indennità di esproprio, incluse quelle aggiuntive per il coltivatore diretto, per la perdita di frutti o per il deprezzamento di aree residue, hanno natura patrimoniale. Di conseguenza, sono soggette all'imposta di registro con l'aliquota proporzionale del 3% e non a quella fissa dello 0,50% prevista per le semplici quietanze. La Corte ha inoltre negato l'esenzione dall'imposta di bollo, poiché il soggetto beneficiario dell'esproprio, un consorzio privato, non rientra nella nozione di 'Stato' richiesta dalla norma di esenzione.
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Errore di percezione: l’appello in Cassazione è nullo
Una società ha impugnato in Cassazione una sentenza tributaria, sostenendo che la decisione si basasse su un documento di notifica mai depositato in giudizio. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che tale doglianza configura un **errore di percezione**, un vizio fattuale che deve essere contestato con il rimedio specifico della revocazione, non con il ricorso per cassazione, che è destinato a correggere errori di diritto.
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Errore revocatorio: quando è inammissibile? La Cassazione
Un contribuente ha richiesto la revocazione di un'ordinanza della Corte di Cassazione, sostenendo che la Corte avesse ignorato la sua eccezione sulla tardività del ricorso dell'Amministrazione Finanziaria. La Corte ha respinto la richiesta, chiarendo che l'errore revocatorio può riguardare solo un errore di fatto (una svista nella lettura degli atti) e non un errore di diritto (una sbagliata interpretazione o applicazione di una norma). Inoltre, la Corte ha stabilito che il ricorso originale era comunque tempestivo, poiché il termine, scadendo di sabato, era stato legittimamente prorogato al lunedì successivo, rendendo l'eccezione del contribuente infondata.
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Confisca diretta reati tributari: somme future
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6576 del 2024, ha stabilito che la confisca diretta per reati tributari si applica a tutte le somme di denaro presenti sul conto di una società, anche se depositate dopo la commissione del reato. Il 'risparmio di spesa', derivante dal mancato pagamento delle imposte, è considerato profitto del reato. Data la natura fungibile del denaro, qualsiasi somma trovata nel patrimonio dell'ente fino all'ammontare dell'imposta evasa può essere sequestrata direttamente, senza che sia necessario dimostrare un nesso causale diretto.
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Giudizio di ottemperanza: limiti e giudicato
Una società bancaria, dopo aver ottenuto una sentenza definitiva per il pagamento di interessi su un credito IVA, ha avviato un giudizio di ottemperanza contro l'Agenzia Fiscale. Quest'ultima si è difesa sostenendo di aver già pagato il debito anni prima della sentenza definitiva. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società, stabilendo che nel giudizio di ottemperanza non possono essere sollevate eccezioni basate su fatti estintivi (come il pagamento) avvenuti prima della formazione del giudicato. Tali fatti dovevano essere dedotti nel corso del giudizio di merito, in virtù del principio del 'dedotto e deducibile'.
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Compensazione minor gettito ICI: la Cassazione decide
Un comune ha citato in giudizio lo Stato per ottenere una compensazione per le minori entrate dell'ICI derivanti da immobili industriali. La Corte di Cassazione, ribaltando la decisione d'appello, ha chiarito il metodo di calcolo per la compensazione minor gettito ICI. La Corte ha stabilito che, per verificare il superamento delle soglie di accesso al contributo, si deve considerare solo la perdita di gettito dell'anno in corso. Tuttavia, l'importo totale della compensazione può includere anche le perdite non compensate degli anni precedenti, evitando così un'alterazione dei presupposti per l'erogazione dei trasferimenti statali.
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IVA per cassa: annotazione in fattura obbligatoria
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4112/2024, ha stabilito che per usufruire del regime dell'IVA per cassa previsto dall'art. 7 del D.L. n. 185/2008 (applicabile per le annualità 2011 e 2012), era indispensabile l'espressa annotazione sulla fattura. La Corte ha rigettato il ricorso di una società, chiarendo che il semplice comportamento concludente non era sufficiente a sostituire tale requisito formale, data la natura eccezionale e transattiva di quella specifica disciplina, a differenza del regime opzionale sistemico introdotto successivamente nel 2012.
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Rimborso accise energia: chi può chiederlo?
Una società ha richiesto il rimborso di un'addizionale sull'accisa per l'energia elettrica, sostenendone l'incompatibilità con il diritto UE. I giudici di merito hanno negato la richiesta, affermando che solo il fornitore di energia, e non il consumatore finale, ha la legittimazione per agire. La Corte di Cassazione, investita della questione, ha deciso di sospendere il giudizio. L'ordinanza interlocutoria rinvia la causa in attesa di una pronuncia della Corte di Giustizia dell'Unione Europea su un caso analogo, che chiarirà la questione del diritto al rimborso accise energia per il consumatore finale.
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