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Giurisprudenza Tributaria

Redditometro: come funziona la prova contraria del Fisco
La Corte di Cassazione analizza un caso di accertamento fiscale basato sul redditometro per il possesso di beni di lusso. L'Agenzia delle Entrate aveva rettificato il reddito di un contribuente, il quale aveva ottenuto l'annullamento in appello. La Suprema Corte ha ribaltato la decisione, chiarendo che per superare la presunzione del redditometro non basta dimostrare la disponibilità di somme non tassabili (derivanti, ad esempio, dalla vendita di un altro bene), ma è necessario provare che tali somme siano state effettivamente utilizzate per coprire le spese contestate. La causa è stata rinviata per un nuovo esame.
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Residenza fiscale e Lista Falciani: Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di accertamento fiscale basato sulla "Lista Falciani". L'Agenzia delle Entrate contestava la residenza fiscale estera di una contribuente. La Corte ha annullato la decisione di merito, stabilendo che la residenza fiscale si determina in base al "centro di interessi vitali" e non solo sulla base di un certificato formale. Ha inoltre confermato la piena utilizzabilità della "Lista Falciani" come prova sufficiente a fondare l'accertamento, invertendo l'onere della prova a carico della contribuente.
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Raddoppio termini accertamento: sì alla retroattività
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2865/2024, ha stabilito che il raddoppio dei termini di accertamento per capitali detenuti all'estero, introdotto nel 2009, ha natura procedurale e si applica retroattivamente. Il caso riguardava un contribuente sanzionato per omessa dichiarazione di disponibilità finanziarie in Svizzera per gli anni 2008-2009. La Corte ha chiarito che, essendo una norma procedurale, si applica il principio 'tempus regit actum', legittimando l'operato dell'Agenzia delle Entrate anche per annualità precedenti all'entrata in vigore della legge.
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Esenzione fiscale fabbricati rurali: la Cassazione
Una società agricola ha impugnato un avviso di accertamento TARI, sostenendo che i propri immobili dovessero essere esenti in quanto rurali. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, affermando un principio fondamentale: l'esenzione fiscale per i fabbricati rurali non dipende dal loro uso di fatto, ma richiede inderogabilmente una specifica classificazione catastale (es. D/10). La Corte ha inoltre precisato che una precedente sentenza favorevole sull'IMU non si estende automaticamente alla TARI, data la diversa natura dei due tributi. La decisione sottolinea come la forma prevalga sulla sostanza per il riconoscimento di questo specifico beneficio fiscale.
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Agevolazione IRES enti ecclesiastici: i limiti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 2860/2024, ha stabilito i criteri per l'applicazione dell'agevolazione IRES per gli enti ecclesiastici. Il caso riguardava un istituto diocesano a cui l'Amministrazione Finanziaria aveva negato la riduzione IRES sui redditi derivanti da locazioni immobiliari. La Corte ha chiarito che il beneficio non è automatico basandosi solo sulla natura dell'ente (requisito soggettivo), ma richiede una valutazione oggettiva dell'attività svolta. Se la gestione immobiliare è condotta con criteri imprenditoriali e di concorrenza sul mercato, essa perde il diritto all'agevolazione IRES, anche se i proventi sono destinati a fini istituzionali come il sostentamento del clero. La sentenza è stata cassata con rinvio per una nuova valutazione dei fatti secondo questo principio.
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Investimenti ambientali: no alla doppia deduzione
La Corte di Cassazione ha stabilito che nell'ambito dell'agevolazione per investimenti ambientali (cd. Tremonti Ambiente), la deducibilità è limitata al solo costo supplementare dell'investimento. Non è ammessa l'ulteriore deduzione delle quote di ammortamento, in quanto ciò configurerebbe una duplicazione illegittima del beneficio fiscale, in contrasto con la normativa europea sugli aiuti di Stato.
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Fatture inesistenti: onere della prova per le aziende
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha chiarito la ripartizione dell'onere della prova in caso di contestazione di costi derivanti da fatture inesistenti. L'Amministrazione finanziaria deve fornire prove, anche solo indiziarie, della fittizietà dell'operazione. A quel punto, spetta al contribuente fornire una prova rigorosa del contrario, che non può limitarsi alla sola esibizione della fattura o delle scritture contabili. La Corte ha cassato la sentenza di merito che aveva erroneamente posto a carico dell'Agenzia fiscale l'onere di una prova incontrovertibile.
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Società non operative: come contestare la presunzione
Una società di capitali, qualificata come "società non operative" a causa di perdite consecutive, ha dichiarato il reddito minimo presunto senza versare l'imposta, al fine di poter impugnare la successiva cartella di pagamento. La Corte di Cassazione, ribaltando le decisioni dei giudici di merito, ha stabilito che tale comportamento è una strategia processuale legittima. Il contribuente ha sempre il diritto di dimostrare in giudizio la sussistenza di situazioni oggettive che giustificano la disapplicazione della disciplina, anche se ha presentato una dichiarazione conforme alla presunzione legale. La Corte ha sottolineato che il diniego dell'interpello non è un atto impugnabile e che il giudice tributario deve valutare il rapporto sostanziale e non solo l'atto formale.
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Compensazione credito: la prova spetta al contribuente
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 28206/2025, ha rigettato il ricorso di un contribuente contro una cartella di pagamento per una compensazione credito non provata. La Corte ha ribadito che l'onere di dimostrare l'esistenza del credito spetta esclusivamente al contribuente, specialmente quando la sua stessa dichiarazione dei redditi indicava un'eccedenza d'imposta pari a zero.
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Rimborso accise energia: la Cassazione conferma
Una società cliente ha richiesto e ottenuto il rimborso di un'addizionale provinciale sulle accise pagata al proprio fornitore di energia. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del fornitore, confermando il diritto del cliente al rimborso accise energia direttamente da quest'ultimo. La decisione si fonda sulla sopravvenuta dichiarazione di incostituzionalità della norma che istituiva la tassa, stabilendo inoltre l'applicazione di interessi moratori maggiorati sulla somma da restituire.
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Integrazione del contraddittorio: l’obbligo in Cassazione
In un caso di contenzioso fiscale per operazioni inesistenti, la Corte di Cassazione ha emesso un'ordinanza interlocutoria. Rilevando la mancata notifica del ricorso al fallimento di una delle società coinvolte, parte necessaria nel giudizio precedente, ha sospeso la decisione sul merito. Invece di dichiarare l'inammissibilità, la Corte ha ordinato l'integrazione del contraddittorio, concedendo 60 giorni per notificare l'atto alla parte mancante, in applicazione del principio di cui all'art. 331 c.p.c.
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Interessi rimborso imposte: no a tassi commerciali
Un contribuente chiedeva gli interessi per ritardato pagamento di un rimborso imposte secondo i tassi delle transazioni commerciali. La Cassazione ha negato tale richiesta, stabilendo che si applica la normativa speciale tributaria (D.P.R. 602/1973), che prevale su quella generale, e non quella sui ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali.
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Riunione ricorsi connessi: la decisione della Cassazione
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso relativo a un accertamento fiscale per IRPEF. Invece di decidere nel merito, ha emesso un'ordinanza interlocutoria disponendo la riunione dei ricorsi connessi. La Corte ha rilevato la pendenza di un altro ricorso tra le stesse parti, avente ad oggetto la sentenza che negava la revocazione della pronuncia principale qui impugnata. Data la stretta connessione e la potenziale influenza del primo giudizio sul secondo, è stato disposto un rinvio per una trattazione congiunta, in applicazione analogica dell'art. 335 c.p.c.
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Rifiuti Speciali Centro Commerciale: La Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione si è pronunciata sul caso di un'attività commerciale operante all'interno di un centro commerciale che contestava il pagamento della tassa sui rifiuti (TARSU). La Corte ha chiarito che l'esenzione prevista da un regolamento comunale per i 'rifiuti speciali centro commerciale' si applica solo a specifiche strutture integrate con ipermercato e gestore unico, non a complessi con operatori autonomi. Inoltre, ha ribadito che per ottenere qualsiasi esenzione fiscale è necessaria una formale dichiarazione da parte del contribuente. La sentenza è stata cassata con rinvio solo per la rideterminazione delle sanzioni.
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Notifica atti fiscali: vale la data di spedizione
Un contribuente residente all'estero (AIRE) ha impugnato un avviso di accertamento ricevuto dopo la scadenza del termine di decadenza. La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso dell'Amministrazione Finanziaria, ha stabilito che per la notifica atti fiscali vale il principio della scissione soggettiva degli effetti. Di conseguenza, per evitare la decadenza, è sufficiente che l'ente impositore abbia iniziato il procedimento di notifica entro i termini, a prescindere dalla data di effettiva ricezione da parte del destinatario. Il caso è stato rinviato per verificare la corretta instaurazione del procedimento notificatorio.
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Improcedibilità ricorso: decisivo il deposito notifica
Un fornitore di energia ricorre in Cassazione contro la condanna a rimborsare un'accisa a un'azienda cliente. La Corte Suprema dichiara l'improcedibilità del ricorso non per il merito della questione, ma per un vizio formale: il ricorrente ha omesso di depositare la copia notificata della sentenza d'appello entro i termini previsti. La decisione sottolinea il rigore delle norme processuali e l'onere della parte di produrre la documentazione richiesta a pena di inammissibilità.
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Tassazione rifiuti centro commerciale: la Cassazione
Una società operante in un centro commerciale ha contestato la tassa sui rifiuti, sostenendo di produrre rifiuti speciali non assimilabili a quelli urbani. La Corte di Cassazione ha chiarito che, secondo il regolamento locale, l'esenzione sulla tassazione rifiuti centro commerciale si applica solo a strutture integrate con un ipermercato gestite unitariamente. Poiché la società non aveva presentato apposita dichiarazione per l'esenzione e non rientrava nella fattispecie prevista, la tassa è dovuta. La sentenza è stata però cassata con rinvio per la sola rideterminazione delle sanzioni.
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Esenzione Tassa Rifiuti: la denuncia è obbligatoria
La Corte di Cassazione ha chiarito che l'esenzione dalla tassa rifiuti per le attività commerciali situate in un centro commerciale non è automatica. Un'impresa aveva omesso di versare il tributo, sostenendo che lo smaltimento fosse gestito dal consorzio del centro. La Corte ha stabilito che, per beneficiare dell'esenzione, il contribuente deve presentare una specifica denuncia al Comune, documentando la produzione di rifiuti speciali. In assenza di tale dichiarazione, l'obbligo di pagamento permane, rendendo legittimo l'avviso di accertamento del Comune.
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Esenzione TARSU centro commerciale: la Cassazione decide
Una società operante in un centro commerciale ha contestato un avviso di accertamento per la TARSU, sostenendo di avere diritto all'esenzione. La Corte di Cassazione ha stabilito che l'esenzione TARSU prevista dal regolamento comunale per 'ipermercato con annesso centro commerciale' non si applica a un complesso con più operatori autonomi. Inoltre, ha ribadito che per ottenere esenzioni o riduzioni è necessaria una specifica denuncia, omessa in questo caso. La sentenza è stata cassata con rinvio solo per la rideterminazione delle sanzioni.
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Rifiuti speciali centro commerciale: la Cassazione decide
Una società operante in un centro commerciale contestava l'obbligo di pagare la tassa sui rifiuti (TARSU), sostenendo che i propri scarti fossero rifiuti speciali. La Corte di Cassazione ha stabilito che l'esenzione prevista dal regolamento comunale si applica solo a strutture integrate di ipermercato e centro commerciale, non a singoli negozi. Ha inoltre ribadito che per ottenere esenzioni è necessaria un'apposita denuncia. La Corte ha però annullato la sentenza precedente limitatamente alla parte sulle sanzioni, poiché il giudice non si era pronunciato sulle specifiche contestazioni della società, rinviando il caso per una nuova valutazione su questo unico punto.
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